Search

Roglic se la ride, ma qualche dubbio del Bondone resta

24.05.2023
6 min
Salva

PERGINE VALSUGANA – Il clima è disteso in casa Jumbo-Visma. Quei 25” persi ieri sul Bondone non hanno creato tensioni. Almeno in apparenza. Sepp Kuss ci sorride e parlando del buon lavoro svolto ieri ci dice che oggi sarebbe stata più facile. E Primoz Roglic è il ritratto della serenità. Saluta i suoi tifosi. Parla con la tv slovena, venuta ad assicurarsi che sia stato solo un piccolo inciampo.

Intanto il meccanico pulisce le gomme della sua Cervélo con un panno inumidito di un particolare prodotto. Per oggi, tappa veloce, Roglic e i suoi compagni hanno scelto la S5, la bici aero.

Ieri le parole del suo direttore sportivo, Marc Reef, non erano state allarmistiche ma senza dubbio erano più serie rispetto al clima di questa mattina: «Non è qualcosa che ci aspettavamo prima della tappa di oggi (ieri, ndr) ma è quello che è successo. Ci sono due tappe difficili giovedì e venerdì. Sepp Kuss ha fatto un ottimo lavoro. Senza di lui il distacco di Primoz sarebbe stato un po’ più grande. Ma va detto che Primoz è stato molto forte nell’ultimo chilometro». 

Roglic sereno

Oggi invece c’era tutt’altra atmosfera nel clan giallo-nero. Ieri sul Bondone, Primoz non era stato di grandi parole. Aveva detto solo che non corre da solo, replicando a chi dava per scontato un suo assolo. E che la botta rimediata verso Rivoli – la stessa caduta che ha visto il ritiro di Tao Geoghegan Hart – non era del tutto passata.

«Oggi va bene – ha detto Roglic – vedremo come starò nei prossimi giorni. Però io sono fiducioso. Vero, ieri ci sono stati due atleti più forti di me, ma ci sono ancora dei giorni importanti da affrontare. Oggi si va verso il mare e possiamo recuperare bene in vista delle prossime salite».

«Io darò il massimo per vincere questo Giro d’Italia. Dopo la caduta a Rivoli non ho mai pensato di andare a casa. Ripeto, dobbiamo essere ottimisti: tutto è sicuramente possibile fino alla fine. E anche il fatto di aver ripreso qualche secondo nel finale di ieri è qualcosa di buono».

Edoardo Affini, sta bene. Ieri per lui un grande lavoro sul Santa Barbara e sulla Bordala
Edoardo Affini, sta bene. Ieri per lui un grande lavoro sul Santa Barbara e sulla Bordala

Affini racconta

E allora cosa è successo? Proviamo a mettere insieme i pezzi. E’ vero che Roglic sia caduto e che aveva un bel dolore, motivo per il quale non si è mosso né verso Crans, né verso Bergamo. Però fino a metà Bondone sgambettava agile e con la bocca semichiusa, pertanto sicuramente lo sloveno stava bene, altrimenti non avrebbe messo a tirare i suoi compagni in quel momento. Compagni che non hanno tirato solo nella scalata finale.

«Ieri la fuga era numerosa e noi non c’eravamo – ha detto Edoardo Affini – non volevamo che prendesse troppo vantaggio, visto che c’era gente anche relativamente vicina alla maglia rosa. La Ineos-Grenadiers aveva due uomini in fuga e non avrebbe preso in mano la situazione e così abbiamo deciso di dare una mano alla Groupama-Fdj. Ho tirato io in prima persona».

«Visto che si dice che è un Giro noioso abbiamo deciso di prendere in mano la situazione e dare una smossa alla battaglia. Poi il risultato finale non è stato quello che ci aspettavamo, ma neanche è stato un disastro. Tutto è assolutamente in gioco e viste le salite che mancano non sarà questione di secondi, ma di minuti. In questo momento ci sono tre corridori vicini e probabilmente il vincitore del Giro uscirà tra di loro».

All’arrivo di Rivoli, Roglic si è presentato così. Per lo sloveno una caduta meno banale di quanto sembrasse
All’arrivo di Rivoli, Roglic si è presentato così. Per lo sloveno una caduta meno banale di quanto sembrasse

Crisi di fame?

Insomma la botta c’è stata, ma Roglic e la sua squadra l’hanno assorbita bene. Thomas non è l’ultimo arrivato e Almeida è davvero in palla. «Ieri sera a cena – va avanti Affini – Primoz era tranquillo. Non l’ho visto nervoso, teso o giù di morale.

«Poi cosa sia successo di preciso sul Bondone non lo so. Io ero nelle retrovie e avevo finito il mio lavoro. So che i ragazzi hanno fatto un buon ritmo, ma può essere anche che dopo il giorno di riposo il fisico sia un po’ indecifrabile. Magari Primoz si è sentito bene all’inizio e poi ha capito che gli mancava qualcosina. O magari anche a livello di alimentazione non è stato perfetto, ma questo lo sa solo lui».

La versione del calo di zuccheri sembra essere la più attendibile per come è andata. Ben inteso: non è una crisi di fame, perché da quella non ci si riprende, né in tempi così rapidi, né in quei frangenti. Semmai si tratta di un errore fatto “a monte”, o per meglio dire qualche chilometro più a valle. In più va considerato il fatto che ad un certo punto del Bondone ha iniziato a piovere e questo se si è al limite con gli zuccheri incide nella termoregolazione.

«Se guardiamo alla sua reazione dopo che si è staccato, Primoz ha dimostrato che c’è. Nel chilometro e mezzo finale ha guadagnato qualcosa. Quindi si è gestito bene. Come ho detto, per me Primoz stava bene. Ha sentito che le gambe non rispondevano come si aspettava e ha deciso di aspettare un po’. Ha deciso di vedere come andavano le cose».

Aspettando il Lussari

Voce comune è che Roglic voglia attendere la crono del Lussari e giocarsi tutto lì. Ma più di qualcuno dice che le pendenze delle Tre Cime lo favoriranno contro corridori come Almeida e Thomas.

«Ci aspettano due tapponi – conclude Affini – ma è chiaro che mettere una crono del genere a fine Giro incida. Quando ti ritrovi con 5 chilometri al 15% capisci che non è più una questione di secondi… Se si prende una botta lì ci si spegne e credo che questo tenga bloccati un po’ tutti».

Giorno di riposo, i postumi della caduta, un possibile calo di zuccheri… tutto può essere. Qualche dubbio resta, ma probabilmente tra meno di 24 ore sapremo la verità. Roglic ieri ha perso una battaglia ma non la guerra. La maglia rosa dista solo 25″. E quel finale in rimonta dà tanta, tanta, speranza.

Un guizzo di Thomas scopre la (piccola) crisi di Roglic

23.05.2023
5 min
Salva

MONTE BONDONE – La rosa è tornata. A un certo punto, quando Roglic sembrava davvero in palla e non si capiva perché non attaccasse, si è ipotizzato che non volesse conquistare il primato, per non dover sottostare alle formalità che esso implica. Ma siamo al Giro d’Italia, è appena iniziata la terza settimana e i grandi della classifica hanno cancellato con un colpo di spugna tutto l’attendismo delle prime due settimane. Così è successo che Bruno Armirail ha potuto indossare il sogno rosa per tre tappe, riposo compreso. Ma quando a 10 chilometri dall’arrivo le sue gambe e il suo povero cuore hanno detto basta, la corsa è finalmente finita in mano ai grandi. E per Thomas non è stato certo un peso indossare nuovamente il simbolo del Giro.

Thomas aggancia Almeida, il portoghese prende fiato e insieme vanno all’arrivo
Thomas aggancia Almeida, il portoghese prende fiato e insieme vanno all’arrivo

L’intuito di Thomas

E’ stata la sua intuizione a spingere giù Roglic. Il gallese della Ineos-Grenadiers si era accorto di qualcosa e ha voluto metterlo alla prova. Perciò ora che lo racconta, il suo finale di tappa assume tutto un altro significato.

«Ho avuto la sensazione che Roglic non fosse al 100 per cento – racconta Thomas – e il ritmo di Kuss non fosse insuperabile. Mi sembrava di poter accelerare, quindi ho pensato di tornare su Almeida e vedere se dietro avrebbero reagito o avrebbero continuato allo stesso ritmo. Fortunatamente ce l’ho fatta, ho collaborato bene con Joao verso l’arrivo e abbiamo cercato di guadagnare un po’ di tempo. E andata bene».

Il forcing di Thomas e Almeida ha fatto scoprire la difficoltà di Roglic, che ha perso 25 secondi
Il forcing di Thomas e Almeida ha fatto scoprire la difficoltà di Roglic, che ha perso 25 secondi
Però hai perso Sivakov, caduto ancora una volta…

Ovviamente non è l’ideale, perché Pavel stava crescendo di condizione ed era una grande risorsa per la squadra. Sembra la storia di questo Giro, con cadute, malanni e cose del genere. Speriamo che domani sia una giornata semplice e che finisca allo sprint. Così poi resteranno due grandi tappe di montagna. Avere un uomo in meno inciderà, ma penso che per il modo in cui si stanno comportando gli altri, saremo capaci di difenderci bene.

Si può dire che il Giro sia un affare a tre, fra te, Almeida e Roglic?

Si potrebbe pensarlo, ma so bene che Almeida è vicino e ricordo bene che quando Froome vinse il Giro era indietro di tre minuti. Possono ancora succedere molte cose, soprattutto se il tempo peggiora di nuovo, cosa che penso accadrà. Quindi vedremo, ma posso dire che il Giro è più imprevedibile del Tour. Ci sono ugualmente degli ottimi corridori, ma qui il meteo, le discese e tanti fattori giocano un ruolo decisivo. 

Buona sul Bondone anche la prova di Zana, che ha lavorato per Dunbar e ha chiuso 15° a 3’18”
Buona sul Bondone anche la prova di Zana, che ha lavorato per Dunbar e ha chiuso 15° a 3’18”
La maglia rosa sarà un peso o darà motivazioni in più?

Penso che sia fantastico per la squadra, per il morale e tutto il resto. Siamo super motivati, ci saranno dei giorni in cui dovremo difenderci e poi toccherà alla cronometro. Siamo in un’ottima posizione ma, come ho detto, possono succedere molte cose. Quindi continueremo ad affrontare le difficoltà giorno per giorno.

Che livello vedi in questo Giro?

Alto, di sicuro. Non ho idea di quale potenza io abbia sviluppato, non avevo il misuratore e non riesco a vederlo quando sono in salita, ma sono venuto su certamente a un ottimo passo. Il livello delle corse sembra aumentare ogni anno e il Giro non fa eccezioni. Tutti si allenano meglio, c’è l’alimentazione, è tutto il sistema. Intere squadre sono molto più professionali.

Non aver vinto la tappa brucia, ma Thomas scherzando ha parlato di spunto svanito con l’età
Non aver vinto la tappa brucia, ma Thomas scherzando ha parlato di spunto svanito con l’età
Nelle precedenti vittorie di questa squadra al Giro tutti hanno sempre parlato del grande clima creato da Tosatto e gli altri tecnici.

E’ vero, si respira un’atmosfera fantastica. Andiamo tutti molto d’accordo, abbiamo davvero un bel gruppo ed è un peccato aver perso i ragazzi che si sono ritirati perché erano super forti. Ma per fortuna stiamo andando tutti bene, dobbiamo solo continuare per altri quattro giorni.

Qual era il piano alla vigilia? I due corridori in fuga servivano per puntare alla tappa?

Si trattava più che altro di avere qualcuno davanti insieme ai gregari delle altre grandi squadre. Questo ci ha permesso di non tirare e ha funzionato davvero bene. La Jumbo-Visma ha lavorato per tutto il giorno, hanno controllato molto bene la corsa e l’hanno impostata. E hanno speso tante energie.

Nella conferenza stampa, un Thomas molto ottimista, preoccupato per i due tapponi che restano
Nella conferenza stampa, un Thomas molto ottimista, preoccupato per i due tapponi che restano
Ti dispiace di non aver vinto la tappa?

Beh, se hai la possibilità di farlo, chiaro che vorresti riuscirci. Non c’è stato in realtà tanto tempo per parlare con Almeida, ma penso che entrambi abbiamo capito la situazione. Entrambi volevamo massimizzare lo sforzo ed entrambi abbiamo lavorato molto bene. Sì, di sicuro sarebbe stato bello vincere la tappa, ma sto diventando un po’ vecchio e mi manca quel cambio di ritmo. Però ci sono altri due tapponi di montagna, magari posso riprovarci.

La corsa da dentro, mentre Armirail perdeva la rosa

23.05.2023
7 min
Salva

MONTE BONDONE – Bruno Armirail ha restituito la maglia rosa a colui che gliela aveva ceduta con tanta gentilezza. Il corridore della Groupama-Fdj però al contrario di Thomas non è stato così contento di restituirla. Sulle rampe del Bondone ha lottato fino all’ultima goccia di energia per tenersela.

In questi tre giorni in rosa molte cose sono cambiate per il francese. Adesso è Armirail, “quello che è stato maglia rosa al Giro d’Italia”. Alla fine è così per il grande pubblico. Quando andrà nelle piazze del Giro, del Tour o di un Fiandre, e salirà sul palco per la presentazione della sua squadra lo speaker ricorderà questo passaggio della maglia rosa. Sempre.

Con la Groupama-Fdj

Ma se questo è l’epilogo, la storia va raccontata. E allora vi diciamo che la Sabbio Chiese-Monte Bondone l’abbiamo seguita da dentro. Lapierre e la Groupama-Fdj ci hanno aperto le porte di un loro mezzo al seguito per vivere “da dentro” la tappa. E’ stato un viaggio tecnico, tattico e di emozioni. A farci da guida anche l’ex pro’, e patron della tappa di Crans Montana, Steve Morabito, uomo immagine del team francese.

Sul cruscotto, in un maxi tablet, c’è VeloViewer. In pratica dentro questo strumento dentro l’ammiraglia e gli altri mezzi al seguito è una sorta di Bibbia. Mentre radiocorsa è il Vangelo. Perdonate il paragone “celeste”, ma sono davvero due strumenti essenziali.

Morabito ci spiega come funziona questa App. Ci fa vedere anche che appena il primo taglierà il traguardo sapranno con esattezza il tempo massimo: dato utile nel caso qualche corridore se la dovesse passare male. E mentre spiega scatta foto e gira video. Fino a Salò ci sono paletti spartitraffico, rotonde, cigli, strettoie.

«I direttori sportivi – dice Morabito – hanno già detto ai ragazzi di questi ostacoli, ma meglio un’immagine e una info in più che una in meno».

Poi ci fa vedere, sempre da VeloViewer come sono disposte le ammiraglie e gli altri mezzi di assistenza del team. «La prima auto è in coda al gruppo. La seconda è qui – e ce la mostra bordo strada, anch’essa partita un po’ prima della tappa – e poi c’è un altro van come il nostro che dà l’acqua. Anche noi faremo dei tagli per dare assistenza ai ragazzi».

Sul Santa Barbara Groupama-Fdj tra le prime posizioni a controllare. La maglia rosa era tranquilla in quel frangente
Sul Santa Barbara Groupama-Fdj tra le prime posizioni a controllare. La maglia rosa era tranquilla in quel frangente

Primato a rischio

Certo oggi la tappa era fortemente a rischio per la maglia rosa. E Armirail lo sapeva, i tecnici lo sapevano.

«Il rischio maggiore – spiega Morabito – è se iniziano ad attaccare con scatti sin da subito, perché Bruno non ha il cambio di ritmo netto. Non ha la “botta”». E proprio in quel momento il gruppo, appena arrivato sul Lago di Garda, si spezza e il leader resta indietro. La Groupama-Fdj è costretta a tirare.

Per fortuna loro anche la Bora-Hansgrohe è rimasta intrappolata nelle viuzze di Salò con Kamna. La fuga non parte. La velocità è alta, ma in qualche modo Armirail riesce a mettersi alle spalle il primo rischio.

Da lì in poi la sua squadra prende in mano la situazione. Pinot non si muove. Troppo dispendioso per uno scalatore andare via in una frazione così, ci spiega Morabito. Alla fine va tutto come programma. I francesi difendono con orgoglio e sapienza la maglia rosa. Anche sotto le trenate della Jumbo-Visma.

Ma quando inizia il vero forcing finale anche la minima speranza si spegne.

Rosa addio

Ad una dozzina di chilometri dal termine, i dubbi e i rischi si trasformano in realtà: Armirail si stacca definitivamente e deve dire addio alla maglia rosa. Sale del proprio passo e dà il meglio di sé. Ma sotto le sgasate di Almeida, prima, e Thomas, poi, i minuti fioccano. Anzi, forse nel complesso si difende sin troppo bene e ne incassa “solo” 4’24”.

«Nella riunione del mattino – spiega Morabito – si era detto di fare il possibile per arrivare davanti fino all’imbocco dell’ultima salita. E ci sono riusciti. Poi si poteva sperare che i big si controllassero come è già successo in questo Giro. In quel caso magari si poteva anche ipotizzare di tenerla un giorno ancora. Ma visto come sono andati…».

«Poi se ti stacchi su pendenze medie così pedalabili e a tanti chilometri dall’arrivo le differenze di velocità sono alte e i distacchi sono ampi. Pazienza. Ma i ragazzi hanno corso bene. Anche fermare Pinot: che senso avrebbe avuto? Che Armirail avrebbe perso 20” in meno: non sarebbe cambiato nulla».

Lapierre da salita

Eppure Bruno se l’era studiata bene. Preciso sui rifornimenti, non aveva sgarrato mezzo sorso d’acqua o mezza barretta. Per esempio quando è passato al nostro rifornimento è stato l’unico ad assicurarsi anche il ghiaccio nella calza, utile in quel momento di calura.

E anche da un punto di vista tecnico Armirail non ha lasciato nulla al caso. Per questa frazione da 5.100 e passa metri di dislivello reali, ha scelto il 34 posteriore, cosa che di solito non fa, tanto più lui che, cronoman, non fa dell’agilità la sua arma migliore. Ha optato per le ruote da 36 millimetri e non da 50 come i suoi compagni. Ed era intervenuto persino sui tubolari, preferendo quelli da 25 millimetri, oggi considerate praticamente “gomme strette”. Quindi massima leggerezza sulla sua Lapierre Xelius. 

Non è bastato. Ma questa esperienza in rosa non gliela toglierà nessuno.

Il Bondone di Almeida: fame, stupore e sogni di gloria

23.05.2023
5 min
Salva

MONTE BONDONE – Mentre Thomas finisce di parlare, Almeida si siede, poggia sul tavolo una ciotola di riso e uova e inizia a vuotarci dentro due vasetti di ketchup. Se ne sta lì a mescolare con gli occhi famelici e con gesti metodici e attenti. Perciò supponiamo che rimanga anche male quando la nuova maglia rosa si alza e lo chiamano al microfono per raccontare la sua vittoria. Però non si scompone, continua a mescolare e intanto ascolta. Poi si ferma. E risponde.

Dopo aver tagliato la riga, avendo appena battuto Thomas su uno degli arrivi più prestigiosi e duri di questo Giro d’Italia che oggi finalmente ha gettato la maschera, Joao ha cacciato un urlo quasi animalesco.

«Questa vittoria significa molto – spiega e intanto mescola – è stata la mia prima volta in assoluto, dopo essere stato tante volte secondo. Sono molto soddisfatto, è un sogno che si è avverato».

Volata a due sul traguardo del Bondone: primo Almeida, secondo Thomas, nuova maglia rosa
Volata a due sul traguardo del Bondone: primo Almeida, secondo Thomas, nuova maglia rosa
Hai attaccato a 4,4 chilometri dall’arrivo e sei rimasto da solo con Kuss che ti teneva a pochi metri. Non avevi paura di sprecare le forze?

Era piuttosto ripido in quel tratto, intorno al 9-10 per cento. Finché si andava su a 20-21 all’ora, si stava bene in gruppo. Quando è diventato più ripido, ho capito che a ruota non si risparmiava molto e che era lo stesso sforzo per tutti. Così ho cercato di fare il mio meglio. Ho cercato di mantenere un ritmo costante, che è il modo in cui corro di solito. Penso che non sia una novità, ma siccome mi sentivo bene, ho cercato di aumentare la velocità.

Poi è arrivato Thomas…

Mi voltavo e vedevo Kuss e sono rimasto un po’ sorpreso quando Thomas è arrivato come un fottuto razzo. Non me l’aspettavo, ma ho provato a seguirlo. Ho sofferto fino alla fine e insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro per guadagnare terreno su Roglic.

Secondo Baldato questo giorno rafforzerà la tua fiducia in te stesso…

E’ stato un giorno pazzesco che mi lascerà molto. Abbiamo vissuto una tappa con 5.000 metri di dislivello. Ero stato tante volte vicino alla vittoria, quindi penso che esserci finalmente riuscito sia stato un passo avanti, per la mia carriera e per la mia fiducia. Fabio ha ragione. Ma penso di essere comunque lo stesso corridore di prima. La vittoria dimostra semplicemente che sto facendo le cose per bene e mi dà una spinta in più per il futuro.

Vorresti mangiare, lo sappiamo. Non hai pensato sul momento che fosse strano che Roglic non attaccasse?

Questo è il mio pasto di recupero, in realtà sono piuttosto affamato, ma non dite al nutrizionista che avete visto in giro del ketchup (sorride e mescola, ndr). Mi sentivo bene e ho visto che nel finale gli altri stavano aspettando che facessi qualcosa, perché avevo messo la squadra al lavoro. Penso sia stato un buon segnale che non abbiano attaccato, perché forse avevano paura di me o forse non erano in condizioni eccezionali. Io ho cercato solo di fare la mia gara ed è andata abbastanza bene.

Quando la Jumbo Visma si è spostata, Almeida ha chiesto a Formolo e Vine di alzare il ritmo
Quando la Jumbo Visma si è spostata, Almeida ha chiesto a Formolo e Vine di alzare il ritmo
Che differenze vedi fra questo Giro e quello del 2022?

Penso che nel complesso quest’anno il livello sia stato più alto in ogni gara. Però non possiamo davvero confrontare i due Giri, perché abbiamo avuto condizioni diverse, salite diverse, meteo, qualunque cosa… E’ difficile anche confrontare i numeri, perché ci sono tanti fattori che possono influenzarli. Però posso dire che finora questo Giro d’Italia è stato piuttosto difficile, specialmente per il tempo. E posso anche dire che i numeri siano abbastanza buoni, quindi sono contento.

La squadra ha fatto un grande lavoro, a partire da Vine, Formolo e Ulissi…

Jai Vine è stato male in queste prime due settimane. Molti si sono ammalati, si è ammalato lui e poi anche io. Quindi finora era stato un po’ limitato. Negli ultimi giorni però ha recuperato e oggi è tornato al suo livello normale. Ha fatto un ottimo lavoro, come tutti. Non ho bisogno di citarli uno per uno, perché sono tutti fantastici. Abbiamo una squadra davvero forte.

Dopo l’arrivo, tornando verso le premiazioni, Almeida ha cacciato un urlo fortissimo
Dopo l’arrivo, tornando verso le premiazioni, Almeida ha cacciato un urlo fortissimo
Dicevano tutti di aspettare la terza settimana ed eccola qua: è iniziato un altro Giro?

Un po’ forse sì. Nelle prime due settimane non ci sono state davvero le possibilità per fare differenze a causa del maltempo. Oggi è stato il primo giorno in cui abbiamo potuto cogliere l’occasione per fare qualcosa e l’abbiamo afferrata. Il piano era di avere qualcuno in fuga e avevamo Diego. Quando lo abbiamo preso dopo tutti quei chilometri, ha tirato fortissimo e ha fatto male ai miei rivali. Quindi è stato tutto pianificato alla perfezione. 

Pensi di poter vincere il Giro?

Ovviamente ci credo, ma sono consapevole che non sarà facile. Farò tutto il possibile, farò del mio meglio e alla fine, qualunque sia il risultato, sarò felice.

Ti sei mai sentito con Pogacar in questi giorni?

Ci siamo messaggiati qualche giorno fa e mi ha detto di attaccare e prendere la maglia. Gli ho detto che non ho le sue gambe e di rilassarsi.