Il collezionista di maglie, Felix Grossschartner

15.08.2023
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Chiamatelo collezionista di maglie. Dopo aver vestito fino a fine giugno quella di campione austriaco, Felix Grossschartner se n’è regalata un’altra, quella di miglior scalatore europeo al San Gottardo, che probabilmente non indosserà mai in corsa, ma che ha testimoniato la sua buona condizione dopo il Tour de France.

Abituato a fare il capitano alla Bora-Hansgrohe, alla Grande Boucle di quest’anno il ventinovenne di Wels si è ritagliato il nuovo ruolo di gregario con la casacca della UAE Emirates, preziosa pedina per aiutare Tadej Pogacar e Adam Yates a salire sul podio di Parigi. Durante un giorno di meritato riposo, Felix ci ha raccontato la sua campagna francese e poi ci ha parlato dei piani futuri.

Grossschartner con Adam Yates, fresco di maglia gialla. Un selfie sul bus…
Grossschartner con Adam Yates, fresco di maglia gialla. Un selfie sul bus…
Che cosa ha voluto dire la vittoria sul San Gottardo per te?

E’ stato bello conquistare il titolo di miglior scalatore europeo, ma so bene che il livello non era esattamente quello delle gare WorldTour. Arrivare primo fa sempre piacere e mi auguro che in futuro questa corsa cresca e diventi sempre più famosa e frequentata. Comunque un po’ di pressione c’era perché io arrivavo dal Tour e c’erano tanti giovani che volevano battermi, per cui è stata una bella soddisfazione riuscire ad arrivare a braccia alzate. 

Hai ricevuto anche una maglia di miglior scalatore?

Mi hanno dato una maglia, ma non so se potrò vestirla nelle gare professionistiche. Non so se la squadra ne farà una apposta, ma al massimo mi iscriverò a qualche gara amatoriale in Austria, così potrò indossarla: da noi, infatti, ci sono i campionati nazionali per scalatori. Scherzi a parte, forse è un po’ presto ed è meglio che mi dedichi al professionismo ancora per qualche stagione.

Tornando al Tour de France, com’è stata la tua esperienza da gregario?

Era la prima volta, soprattutto al servizio di un campione come Tadej, uno dei favoriti per la vittoria finale. Il lavoro duro toccava sempre a noi o alla Jumbo-Visma, per cui bisognava sempre farsi trovare pronti. Quando corri per una squadra che non ha questi obiettivi, a volte puoi concederti un po’ di riposo, ma per i gregari di Pogacar o Vingegaard è tutta un’altra storia e devi essere sempre sul pezzo, tirare sulle salite finali e cercare di rimanere sempre tra i migliori quindici di giornata.

Soddisfatto?

È stata una bella esperienza e sono contento di aver dato il mio contributo. Alla fine non abbiamo vinto, ma ottenere un doppio podio è comunque un grande risultato. Senza dubbio, combatteremo per riprenderci la maglia gialla.

Come ci aveva anticipato a Sestriere il team manager Matxin, Yates è stato il secondo capitano, non un corridore qualunque: ci racconti la corsa da dietro le quinte?

E’ stato bello perché sia Tadej sia Adam sono due persone molto disponibili. Inoltre, entrambi sanno guidare molto bene la bicicletta e questo è fondamentale nel posizionamento all’interno del gruppo, perché significa molto meno lavoro e meno stress per noi gregari.

Ci avevi raccontato quando Tadej fosse “alla mano” negli allenamenti, ti ha stupito anche corrergli al fianco da compagno al Tour?

E’ incredibile, perché sei nella corsa ciclistica più importante al mondo, eppure con lui tutto sembra così normale. Ci sono delle tattiche, le segui e molto spesso vinci grazie a lui. 

Ci racconti il buffo team radio che ha fatto il giro del web tra tigri e coccodrilli?

Ci siamo divertiti un sacco anche noi. Se l’è inventato di sana pianta il nostro compagno danese, Mikkel Bjerg e noi abbiamo improvvisato, perché in realtà non voleva dire niente ma era solo per puro divertimento. La cosa ancor più buffa è che lui non le pianifica queste cose, ma le tira fuori all’improvviso, per cui è riuscita ancora meglio. 

L’atmosfera in squadra era altissima e si è visto come avete festeggiato il doppio podio di Parigi, sapendo tutto il lavoro che c’era dietro, corretto?

Esatto. Il morale era sempre alto, persino quando Tadej ha perso terreno sul Col de La Loze, nonostante in quel momento abbiamo realizzato che non avremmo più avuto possibilità di vincere il Tour. Tadej era dispiaciuto, ma noi siamo una squadra e l’abbiamo supportato anche in quel frangente difficile. È stata dura, ma siamo ripartiti e abbiamo imparato anche da quella situazione.

Arrivato dalla Bora, Grossschartner si è messo subito a disposizione della “causa Pogacar”
Arrivato dalla Bora, Grossschartner si è messo subito a disposizione della “causa Pogacar”
Quali sono i tuoi piani adesso?

Avrei dovuto fare la cronometro mondiale, ma non mi sentivo benissimo lunedì e martedì, così ho dato forfait. Credo che le fatiche del Delfinato e del Tour si siano fatte sentire, poi con l’ulteriore sforzo al San Gottardo. Ora farò un po’ di riposo, poi mi rimetto sotto la settimana prossima, niente Vuelta. Farò la classica del Gp di Plouay a inizio settembre, poi il Giro di Lussemburgo e qualche piccola corsa, poi chiuderò la stagione in Cina, col Tour di Guangxi, che ho già fatto due volte.

Ti vedremo al Giro d’Italia l’anno prossimo, magari con Tadej?

Chissà, non ve lo so ancora dire. Vedremo, non abbiamo ancora parlato dei programmi di squadra, tra qualche mese lo saprete. 

Quali sono i tuoi hobby quando non pedali?

Passare del tempo con la mia fidanzata, oppure giocare a golf. D’inverno, invece, mi do allo sci alpinismo: a un’oretta da casa mia ci sono tutte le montagne che voglio.  

Osttirol a portata di bici, per famiglie ed agonisti

30.04.2022
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Nei giorni del Tour of the Alps abbiamo solcato valli incantevoli. Alcune molto conosciute, altre meno, almeno per il pubblico italiano. Tra queste ci ha colpito non poco la porzione dell’Osttirol.

Si tratta della zona austriaca che si prolunga dalla Val Pusteria, arriva fino a Lienz e da una parte, a Nord, risale verso il Grossglockner, e dall’altra, a Sud, torna ancora verso l’Italia, verso la Carnia per la precisione.

Anche i pro’ del Tour of the Alps hanno beneficiato delle ampie pianure che circondano Lienz
Anche i pro’ del Tour of the Alps hanno beneficiato delle ampie pianure che circondano Lienz

Pianura, l’elemento in più

Per chi ama andare in bici il piatto forte sono senza dubbio i paesaggi. Il Grossglockner che sfiora i 3.800 metri e altre 265 vette che superano i 3.000 metri. E poi boschi, fiumi, cascate, ampi pascoli e cittadine scrigno da visitare, a partire da Lienz stessa.

Ma c’è un elemento che a nostro avviso marca la differenza dell’Osttirol con altre zone di montagna: ed è la pianura. Può sembrare un controsenso visto che parliamo di un paesaggio montano in cui a rubare la scena sono le salite, ma non è del tutto così. Le salite, tranquilli, non le tocca nessuno!

Visto che parliamo principalmente di turismo con bici da strada o comunque da viaggio (per la Mtb servirebbe un libro a parte, tanti sono percorsi e opportunità), la pianura è qualcosa che agevola non poco gli spostamenti. Rende fruibile quella zona ad una pletora molto più ampia di utenti.

Meno fatica, possibilità di coprire chilometraggi maggiori e piace persino ai ciclisti dall’animo agonistico che possono svolgere i loro lavori specifici tra una salita e l’altra o “fare scarico”.

Drava, la spina dorsale

E la pianura è quella che segue i principali corsi d’acqua. La Drava scende dolcemente dal confine con la Val Pusteria. La pista ciclabile è collegata a quella che muove verso Brunico. E’ questa la spina dorsale dei percorsi su asfalto dell’Osttirol. E’ quella più famosa e battuta. Anche perché ci si può organizzare con il ritorno in treno, in entrambe le direzioni la si percorra.

Solitamente si va dal confine italiano a Lienz. In questo modo la strada tende sempre a scendere. Il percorso in questione è segnalato come R4. Partendo da Dobbiaco e arrivando fino a Nikolsdorf, paesino a Sud di Lienz, il percorso misura 63 chilometri e circa 600 metri di dislivello a scendere e 300 a salire. Pertanto è molto facile.

Verso il Grossglockner

Se il percorso della Drava è quello più “family friend”, quello lungo l’Isel oltre che strizzare l’occhio alle famiglie, lo strizza anche anche ai più esperti. Seguendo il corso di questo fiume, che proprio a Lienz va a gettarsi nella Drava (le due arterie ciclabili sono collegate), oltre alla pianura ci sono tante scalate e “vallecole” laterali in cui avventurarsi.

Da Lienz a Matrei in Osttirol, è tutta pianura ma di qua e di là le alternative non mancano. Si può scoprire la più dolce Virgental, che parte ad ovest di Matrei, oppure risalire le arcigne pendenze del Grossglockner a ovest.  E’ questa per esempio, la strada che all’ultimo Tour of the Alps hanno percorso i corridori e dove ha vinto Miguel Angel Lopez.

Ogni anno la Dolomiten Radrundfahrt raduna migliaia di partenti
Ogni anno la Dolomiten Radrundfahrt raduna migliaia di partenti

Per gli agonisti

Il Grossglochner è di certo l’attrazione maggiore per gli scalatori: c’è anche il Glocknerrunde, anello di 180 chilometri e 4.700 metri di dislivello che gira attorno alle falde del più grande massiccio austriaco. Ma è bellissimo anche il Giro del Passo Stalle (famoso per la sua biodiversità), che tra l’altro si estende anche in Italia proprio attraverso questo valico.

Ma se proprio amate le sfide c’è la Dolomiten Radrundfahrt, con partenza e arrivo a Lienz. E’ una granfondo (quest’anno si disputa il 12 giugno). I suoi percorsi sono davvero un tuffo nel cuore dell’Osttirol, soprattutto quello più corto da 112 chilometri e 1.870 metri di dislivello.

Questo va da Lienz a Oberdrauburg e da lì a Strassen attraverso la selvaggia Lesachtal per rientrare poi a Lienz.

Mentre il giro lungo, misura ben 228 chilometri e 5.450 metri di dislivello. Si tratta di un “doppio anello”. Il primo scala prima il Plockenpass e poi lo Zoncolan. Sì, avete capito bene: sconfina in Italia. Rientrati a Lienz per la strada percorsa al contrario, va poi a comprendere l’intero percorso corto di cui abbiamo parlato prima.

Parkade: Austria e Italia

La cosa bella è che di fatto questo giro grande riprende parte del Parkade. Sono tre arterie principali, tutte ben segnalate, che dall’Osttirol portano al Mar Adriatico. Quasi tutte piste ciclabili super mantenute. 

Ecco le tre direttrici: Lienz-Trieste (230 chilometri); Lienz-Grado (192 chilometri) e Lienz-Venezia (255 chilometri). Ci sono partenze scandite con delle guide e trasporto di bagagli al seguito, oppure si possono fare in autonomia. in ogni caso è un bellissimo progetto transfrontaliero. E’ rivolto soprattutto alle ebike, ma anche alle bici tradizionali. E a proposito di ebike: le colonnine di ricarica in Osttirol sono tantissime e in continua espansione. 

Su maps.osttirol ci sono l’elenco delle colonnine e di tutti i percorsi. E per tutti intendiamo anche quelli per escursionisti a piedi e biker…

Osttirol