Il nuovo mondo di Arzuffi? Nel gravel una nuova dimensione

06.09.2024
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«Al gravel non ci avevo mai pensato fino a quest’anno, poi ad aprile mi era arrivata una proposta dagli organizzatori della Monsterrando, ma guardando il calendario non mi sembrava così fattibile. Ad inizio agosto sono tornati alla carica, ho visto che la domenica era libera e gli ho detto sì. Il mio esordio è nato così». Parole di Alice Maria Arzuffi, presentatasi al via della tappa italiana delle World Series da completa neofita e da completa neofita tornata a casa con un successo clamoroso, soprattutto per com’è arrivato.

Arzuffi sul podio della Monsterrando, vinta in campo maschile da Vakoc (CZE)
Arzuffi sul podio della Monsterrando, vinta in campo maschile da Vakoc (CZE)

Partire insieme agli uomini

«Dopo il Tour volevo concentrarmi sulla strada, ma come detto la domenica era libera e non nascondo che avevo molta curiosità per affrontare questo mondo del quale parlano in tanti. Così mi sono detta che si poteva provare. E’ un misto di strada e ciclocross, due specialità che amo quindi mi sono trovata bene.

«L’idea di base era partire forte e tenere lungo i suoi 152 chilometri. Partire insieme agli uomini ha un certo peso anche nella tattica. Mi sono detta che dovevo tenere un ritmo alto facendo attenzione di non andare fuorigiri, quindi dovevo trovare ruote adatte per il mio scopo. Dopo una ventina di chilometri mi trovavo già da sola, parlando relativamente alla classifica femminile, quindi a quel punto dovevo solo attuare il piano stabilito in precedenza».

Arzuffi con Elena Cecchini, compagna di nazionale e terza al traguardo
Arzuffi con Elena Cecchini, compagna di nazionale e terza al traguardo

L’esperienza nel ciclocross

Alla fine Arzuffi ha chiuso rifilando alle avversarie distacchi d’altri tempi: la specialista polacca Karolina Migon ha chiuso a 5’44”, Elena Cecchini a 7 minuti, per le altre basti dire che solo in 8 hanno tenuto il distacco sotto l’ora… A prescindere dall’esito, per la ciclista di Giussano è stata comunque un’esperienza illuminante: «Non è facilissima, al contrario di quel che si potrebbe pensare è una specialità più vicina al ciclocross che alla strada per la sua intensità, perché come sui prati, detta in parole povere “se ne hai, vai”. Le velocità non sono elevatissime, forse anche perché la Monsterrato aveva un buon dislivello».

Il team, la Ceratizit-WNT era favorevole alla sua partecipazione? «Diciamo che non l’hanno ostacolata, temendo sempre qualche caduta, un infortunio che può sempre avvenire. Il fatto è che adesso mi è venuta una certa voglia di riprovarci…».

Per il team la partecipazione dell’azzurra è stata tollerata più che incoraggiata
Per il team la partecipazione dell’azzurra è stata tollerata più che incoraggiata

Ora europei e (forse) mondiali

Rivedremo quindi Alice nelle prove titolate, a cominciare dall’europeo? «La corsa continentale la faccio sicuramente, vedremo come andrà e poi si deciderà per i mondiali, ma visti i risultati mi piacerebbe provarci, anche perché non è necessaria, almeno per me, una preparazione specifica. Io continuo la mia attività su strada e quella è utile anche facendo questa virata verso l’offroad».

Conoscendo il suo passato c’è da chiedersi se questa esperienza non le stia riaccendendo la voglia di cimentarsi anche nel ciclocross: «No, non c’è pericolo, quello è un capitolo chiuso. Non perché non mi piaccia più, ma la mia attività su strada richiede il massimo della concentrazione soprattutto nella preparazione invernale. Quest’anno, dedicandomi agli allenamenti senza distrazioni ho trovato molto giovamento nel mio rendimento generale a differenza dei due precedenti dove iniziavo il calendario su strada senza aver riposato e pagandone poi le conseguenze. Ho bisogno di staccare, è il fisico che me lo chiede».

La lombarda era uscita con una gran gamba dal Tour, vissuto sempre in prima linea
La lombarda era uscita con una gran gamba dal Tour, vissuto sempre in prima linea

Preparazione specifica? Non serve…

Venendo all’attività su strada, che stagione è stata finora? «Direi positiva, vengo da un Tour de France finalmente buono, affrontato con valori fisici che non riscontravo da almeno 6 anni a questa parte. Sono sempre rimasta nelle posizioni di avanguardia, ho chiuso al 20° posto, ma anche prima le cose erano andate bene, con qualche Top 10, un rendimento generale alle classiche molto positivo lavorando per le compagne, un buon piazzamento finale anche al Giro. Ora mi attende il Romandia, spero di continuare sulla stessa lunghezza d’onda».

Per europei e mondiali prevedi qualche allenamento specifico? «No, anche alla Monsterrato sono arrivata senza alcuna preparazione, la strada ti dà quello che serve. Per quel che ho visto, la gravel segue la scia delle prove su strada aggiungendoci quelle caratteristiche legate alla tecnica precipue del ciclocross, per questo mi piace molto. Diciamo che per certi versi si avvicina anche alla corsa a piedi, forse perché a differenza delle altre discipline prevede la partenza condivisa con gli uomini, che sicuramente  influisce nell’impostazione della corsa».

Una stagione finora positiva per la ciclista di Giussano, con 40 giorni di gara e 6 Top 10
Una stagione finora positiva per la ciclista di Giussano, con 40 giorni di gara e 6 Top 10

Gli stradisti e quel qualcosa in più

Chi viene dalla strada, in confronto a chi invece del gravel è specialista, ha qualcosa in più? «Secondo me sì, perché la condizione fisica che è in grado di darti un Giro o un Tour non la puoi acquisire in altra maniera. Hai un livello di rendimento più alto, poi da quel che ho visto il gravel richiede sì un po’ di tecnica, ma non è certo qualcosa di improponibile anche a chi non ha esperienza nell’offroad. Quel che cambia è la velocità sostenuta, basta abituarsi».