MISANO – Northwave rinnova completamente la gamma media nella categoria delle calzature, con il focus principale che rimane il comfort.Revolution e Storm Carbon sono le due nuove scarpe.
La prima adotta la suola Morph Carbon con design Powershape per il sostegno dell’arco plantare e adotta la calzata Pro-Fit. Northwave Storm Carbon ha la medesima suola della sorella, ma punta ad un maggiore comfort complessivo. Vediamole nel dettaglio.
Disegno NW, ma le due scarpe sono molto differenti tra loroDisegno NW, ma le due scarpe sono molto differenti tra loro
Le NW Revolution
Per lo sviluppo e la produzione della nuova Revolution si è partiti dalla suola con disegno Powershape, ormai una garanzia in termini prestazionali. Il nome si riferisce in modo diretto al supporto dell’arco plantare, se pur con materiali diversi, quella in dotazione alla nuova calzatura ha posta in dote il medesimo concetto di quella che utilizza la Veloce Extreme. Nel complesso la Revolution è una scarpa categorizzata Pro Fit, con una calzata che si rivolge all’agonismo. Sempre in merito alla suola, ha una rigidità di livello 13 (scala Northwave) ed è un composto di carbonio.
Poi il doppio rotore X-Dial SLW3 e la tomaia in PU con fori posizionati in modo strategico e ottenuti con la tecnica laser. I passanti dove scorrono i cavi dei due rotori sono in tessuto e la linguetta presenta una rete per una ventilazione e traspirazione massimizzate. Infine la sezione interna del tallone ha degli inserti grippanti che stabilizzano il tallone. La Revolution è disponibile in taglie dalla 36 alla 50, ad un prezzo di listino di 224,99 euro.
La suola, comune ai due modelliLa Revolution, ha una vocazione più corsaiolaNorthwave Storm CarbonTallone avvolgente per entrambe, ma eccessivamente stringenteCambia il posizionamento dei foriArco plantare PowershapeLa suola, comune ai due modelliLa Revolution, ha una vocazione più corsaiolaNorthwave Storm CarbonTallone avvolgente per entrambe, ma eccessivamente stringenteCambia il posizionamento dei foriArco plantare Powershape
Northwave Storm Carbon
Diversa dalla Revolution, per costruzione e anche per il pubblico alla quale si rivolge. Punta ad offrire un maggiore comfort, pur utilizzando la medesima suola della sorella. Quest’ultima, così come la Revolution, è compatibile anche con il sistema SpeedPlay (grazie all’apposito adattatore). Ma è la tomaia e il sistema di chiusura che fanno la differenza in fatto di resa tecnica. Tessuto in TPU forato al laser, rotore singolo e cavo, con l’aggiunta di un velcro nella sezione più bassa.
Semplice e comoda anche grazie ad una forma che ha l’obiettivo di non creare pressioni. La linguetta ha un inserto in rete. Northwave Storm Carbon è disponibile con prezzo di listino di 189,90 euro. Le taglie sono comprese tra la 36 e la 50.
MISANO ADRIATICO – C’è anche un grande ritorno dell’acciaio anche nella componentistica (non solo in ambito telai, soprattutto in ottica gravel) e i dischi per i freni sono una conferma. Deda si pone come uno dei player più importanti.
Pista frenante in acciaio e spider di supporto in alluminio, per un disco che guarda alla sostanza, alla longevità e all’efficienza. A Italian Bike Festival 2024, Deda ha presentato ufficialmente i suoi rotori.
Il nuovo disco Deda una volta montato, design essenziale e sostanziosoIl nuovo disco Deda una volta montato, design essenziale e sostanzioso
Deda, maestri nelle leghe
Quando si tratta di Deda è lecito aspettarsi un componenti di qualità. L’azienda cremasca è leader, da sempre, nella categoria dei metalli. I nuovi rotori per i freni a disco si rivolgono al mondo road ed al gravel e sono costruiti combinando l’acciaio e l’alluminio.
Il primo si riferisce alla prima parte, quella superiore della pista frenante (nella zona a contatto con le pastiglie, il disco Deda ha uno spessore di 1,8 millimetri), l’alluminio 7075 è utilizzato per il ragno di supporto e per la zona di ingaggio (CenterLock) al mozzo. Non è disponibile in versione a 6 fori.
La rivettatura flottante posterioreValore rilevato della misura 160Peso rilevato del 140 di diametroLa rivettatura flottante posterioreValore rilevato della misura 160Peso rilevato del 140 di diametro
Soluzione flottante
Le due parti del disco Deda sono unite tra loro grazie ad un sistema flottate a 5 rivetti con rondelle elastiche. Questa tecnica permette un’elevata dissipazione del calore, evita la deformazione del materiale e contribuisce ad una efficienza straordinaria anche quando le temperature salgono in modo esponenziale. Il design superiore della pista frenante è arrotondato. Anche in questo caso, oltre a questioni di sicurezza, entra in gioco la ricerca di una forma adatta a garantire le migliori performance, con un valore alla bilancia ridotto.
Il disco Deda è frutto di una ricerca con analisi FEM, acronimo di Finite Element Method. Significa che le forme e l’impiego dei materiali devono collimare in modo perfetto, tanto da essere prestazionali e garantire costantemente l’integrità del componente. I diametri disponibili sono due: 160 e 140 millimetri.
Uno dei primi campioni, soggetto di uno stress test da parte nostraUno dei primi campioni, soggetto di uno stress test da parte nostra
Provato in anteprima
I primi test da parte nostra risalgono alla fine del 2023. Oltre 7000 chilometri, su strada e nel gravel, in inverno e con le temperature estive. I primi campioni dei dischi non avevano una livrea definitiva e alcuni dettagli erano da rifinire, ma era importante capire l’efficacia, la bontà dei materiali e la qualità complessiva del componente, così come la longevità.
I primi risultati ci hanno fornito dei riscontri eccellenti, soprattutto se messi a confronto con i dischi (tutti) in alluminio. Maggiore modulabilità della frenata e capacità di sopportare frenate protratte nel tempo. Una maggiore stabilità del componente che non cambia forma e non pizzica le pastiglie anche dopo lunghe discese. Nessun problema di adattabilità con i vari impianti. Ma il ragno in alluminio cambiava colore (senza deformarsi) per via delle elevate temperature al quale abbiamo sottoposto i dischi. Da qui la scelta, poi definitiva, di usare il ragno in livrea nera.
I dischi Deda non puntano ad una leggerezza estrema (per gli amanti dei confronti e numeri, un disco da 160 Shimano Dura Ace pesa 103 grammi), lo si nota anche dal valore alla bilancia rilevato, perché l‘obiettivo principale è quello di fornire un prodotto sostanzioso e durevole nel tempo, da usare su strada e in ambito gravel.
MISANO ADIRATICO – «Quest’anno c’è stato un bel ricambio di atleti – dice Mirko Testa – stanno entrando un po’ di nuove leve. Sta cambiando un po’ il giro della nazionale. Stanno cominciando a provare sempre più atleti giovani. E’ bello, è bello per il movimento, è bello per lo sport, si sta evolvendo tutto. Si alza il livello e stiamo cambiando anche maniera di vivere lo sport, secondo me siamo nella direzione giusta».
Italian Bike Festival è stato una centrifuga di incontri unici. Ed è stato così che sabato pomeriggio presso lo stand di Eevye abbiamo incontrato Mirko Testa, bronzo nella cronometro paralimpica di Parigi (foto Coni in apertura). Uno così ti dà i brividi per la grinta che ci mette. Correva nel motocross e proprio durante una gara cadde e riportò la lesione spinale che l’ha costretto sulla sedia. Eppure un mese e mezzo dopo essere uscito dall’ospedale fece la prima gara in hand bike e l’anno dopo vinse il Giro d’Italia. Lo scorso anno a Glasgow ha vinto il campionato del mondo e a Parigi, oltre al bronzo individuale, ha raggiunto l’argento nella staffetta.
Dopo il bronzo di Parigi, Mirko Testa con la compagna Sara Morottti, ex nuotatrice (foto Instagram)Il ritorno a casa del campione è stato una festa travolgente con due medaglie al collo (foto Instagram)Dopo il bronzo di Parigi, Mirko Testa con la compagna Sara Morottti, ex nuotatrice (foto Instagram)Il ritorno a casa del campione è stato una festa travolgente con due medaglie al collo (foto Instagram)
Mirko guarda fisso e sprigiona energia. La gente chiede la foto, i giganti delle Paralimpiadi stanno entrando sempre più forte negli orizzonti degli altri. E lo scintillare di una medaglia olimpica non è qualcosa di fronte cui si possa rimanere indifferenti.
Cosa rimane dopo Parigi?
Tanta emozione! Sinceramente non mi aspettavo una gara così, perché è andata veramente oltre le mie aspettative. Puntavo a fare bene, ci arrivavo da campione del mondo in carica, quindi una top 5 la volevo sicuramente. Mi sono preparato bene, però le Olimpiadi sono le Olimpiadi e non si sa mai cosa succede. Sono contento. Sono riuscito a ottenere un bel bronzo e i due francesi che mi sono arrivati davanti hanno fatto un bel gioco di squadra. E’ giusto che abbiano fatto primo e secondo. Più o meno, insomma… (ride, ndr). Io sono contento del mio bronzo e dell’argento nella staffetta, che è bello perché una medaglia di squadra.
Hai parlato di nuove leve e anche la staffetta a modo sua era tutta nuova…
Infatti siamo partiti un po’ sfavoriti, perché era una squadra nuova, mai provata. Però ci siamo divertiti ed è uscito anche un bel risultato.
Lo scorso anno a Glasgow, Mirko Testa ha conquistato il mondiale della cronometro H3 (foto FCI)Lo scorso anno a Glasgow, Mirko Testa ha conquistato il mondiale della cronometro H3 (foto FCI)
Sei arrivato da campione del mondo, quanto è più alto il livello olimpico rispetto a un mondiale?
E’ completamente diverso. Devo dire che io mi sono preparato molto di più che al mondiale dello scorso anno, stavo molto meglio, andavo molto più forte. Però ho visto che anche gli altri erano molto più veloci rispetto a Glasgow. Giustamente si arriva al top del top della forma, è un evento che capita una volta ogni quattro anni. Il livello è veramente alto.
La stagione non è ancora finita, c’è tanto per cui combattere…
Infatti fra pochi giorni c’è il mondiale a Zurigo. E’ bello perché corriamo con i pro’ come l’anno scorso in Scozia. Questa unificazione secondo me servirà anche per far crescere ulteriormente il movimento, servirà a far vedere anche noi. Vado da campione del mondo, le aspettative sono alte, farò il massimo. Il percorso è molto duro. Facciamo un primo pezzo sul percorso degli elite e poi usciamo e per fortuna facciamo un tratto un po’ più facile. Comunque saranno 1.200 di dislivello che, pedalando con le braccia, si faranno sentire.
Mirko Testa è un atleta delle Fiamme Oro, qui è con Vittorio Pisani, Capo della Polizia (foto Instagram)Mirko Testa con Ivano Pezzotta, che l’ha invitato e accolto nel suo stand a IBF (foto Instagram)Mirko Testa è un atleta delle Fiamme Oro, qui è con Vittorio Pisani, Capo della Polizia (foto Instagram)Mirko Testa con Ivano Pezzotta, che l’ha invitato e accolto nel suo stand a IBF (foto Instagram)
Poi andrai in vacanza?
Poi vacanze, esatto. Stacchiamo e la bici per un periodo non la voglio più vedere. Gli impegni del prossimo anno sono ancora in via di definizione. Le Coppe del mondo non credo siano ancora tutte fissate, se ne conosce al massimo un paio. L’unica cosa certa è il mondiale. Confido che per quando riprenderò ad allenarmi, se ne saprà di più.
MISANO ADRIATICO – Ivan Basso è circondato dai tifosi che chiedono firme e foto. Il richiamo del campione è immutato anche ora che ha smesso da quasi dieci anni. L’Italian Bike Festival è l’occasione per mostrare le Aurum Bikes, che ha ideato assieme a Contador e sono appena sbarcate sul mercato italiano. La Fundacion Contador, il cui organico costituisce la base del Team Polti-Kometa, ha annunciato una riorganizzazione: spariscono gli under 23 e si punta tutto sugli juniores. Oltre alle spiegazioni fornite con la comunicazione dei primi di agosto, è interessante sentire al riguardo il parere di Ivan. Quale futuro immagina per la sua squadra? Due sgabelli in un angolo dello stand sono il posto giusto per entrare nel discorso.
Giro d’Italia, Basso con Matteo Fabbro: per lui una stagione al di sotto delle atteseGiro d’Italia, Basso con Matteo Fabbro: per lui una stagione al di sotto delle attese
Perché questa decisione?
E’ stata presa dopo una riflessione molto lunga e profonda sul reclutamento dei nuovi talenti. Osservando i risultati che abbiamo avuto dall’ultima ondata di ragazzi, abbiamo capito che qualcosa sta cambiando, andando verso il potenziamento della categoria under 19. Questo ci ha fatto pensare che è meglio fare una squadra juniores potenziata e far passare gli under 23 più bravi direttamente tra i professionisti. Può essere un rischio per qualche ragazzo che non si sia ancora espresso nella categoria, ma in cui vediamo il potenziale necessario.
Anche per evitare che gli under 19 migliori vengano portati via da qualcun altro?
Da un paio d’anni c’è la tendenza per cui lo junior più forte e vincente va in una WorldTour. Quello un pochino sotto va nel devo team di una WorldTour. Mentre quello ancora un pochino sotto sceglie fra le due professional italiane. Questa cosa ci ha fatto capire che fosse giusto prendere una decisione e così abbiamo fatto.
Puoi dire di essere pienamente soddisfatto della stagione della squadra?
Siamo contenti perché la squadra ha espresso quasi sempre il massimo di quello che poteva. Abbiamo partecipato a un calendario di primissima fascia, in cui le gare principali sono finite alle stesse due, tre squadre, mentre ce ne sono altre 22 che non hanno vinto e tra queste ci siamo anche noi. Alcuni atleti sono andati meglio di quanto ci aspettassimo, altri hanno reso meno, per cui forse non sta andando esattamente come vorremmo. Sicuramente potevamo fare meglio.
Maestri è il leader del Team Polti: di recente ha vinto il titolo europeo del mixed team relayMaestri è il leader del Team Polti: di recente ha vinto il titolo europeo del mixed team relay
Cosa vorreste?
Vogliamo crescere, andare avanti, vogliamo fare meglio. Dobbiamo anche guardare il rapporto tra investimento e risultati, che non vale solo nel calcio. Quando lavori con corridori che devono crescere, fai un certo tipo di lavoro e hai un costo. Se devi prendere corridori che garantiscono vittorie, ne hai un altro.
Prendere corridori che garantiscono il risultato potrebbe diventare una necessità?
Lo è già. Il problema è che in questo momento non abbiamo le risorse sufficienti. Voglio ringraziare i miei sponsor e quelli che con ogni probabilità ci seguiranno, perché ci hanno permesso di mantenere i corridori che abbiamo. Non era assolutamente scontato riuscire a tenere Piganzoli(foto di apertura, ndr). Non era assolutamente scontato tenere Lonardi. L’alternativa sarebbe stata aprire un nuovo ciclo, sapendo che ci sarebbe stata una differenza.
Quale?
Nel ciclo aperto con Piganzoli, i migliori under 23 volevano venire con noi. Se aprissimo un nuovo ciclo adesso, probabilmente non prenderemmo i migliori under 23. Però vi chiedo: quante squadre WorldTour quattro anni fa avrebbero preso Piganzoli? Nessuna, probabilmente. Davide è arrivato al professionismo con due vittorie e altre due le ha vinte da professionista, quindi quattro vittorie in tutta la sua carriera. Cosa vuol dire? Vuol dire che stiamo lavorando per tirare fuori un corridore che con orgoglio siamo riusciti far passare, nonostante non avesse un palmares eccellente. Questo fa sperare che alcuni di quelli che abbiamo adesso in organico, magari domani potrebbero venire fuori bene. Poi, ovvio… di Nibali non ne nasce uno ogni biennio.
Per Lonardi, una vittoria per ora nel 2024, ma tanti piazzamenti in maglia Polti-KometaPer Lonardi, una vittoria per ora nel 2024, ma tanti piazzamenti in maglia Polti-Kometa
Piganzoli quest’anno ha fatto la prima altura in vita sua. E’ andato bene al Giro. Ci sta che nel 2025 spingiate di più sul gas?
Sì, sì, non c’è dubbio. “Piga” è un atleta che sa fare benissimo il mestiere del corridore che vince e può diventare un campione. Ha fatto un gran bel Giro d’Italia, diverso da quello di Pellizzari ad esempio, che reputo un atleta eccellente, ma il suo Giro è stato fatto di alti e bassi in cui ha potuto recuperare. Piganzoli invece ha tenuto duro tutti i giorni e noi da questo abbiamo capito che è un corridore da corse a tappe. Va forte in salita e va forte a cronometro, anche se dobbiamo lavorarci. Abbiamo un gioiellino che non è spremuto. Viene da realtà giovanili che l’hanno protetto e conservato: non sono molti gli juniores che non hanno fatto altura. Non sono molti gli juniores che si allenano 14-16 ore a settimana. Noi non sappiamo se tutta questa accelerazione precoce nelle categorie giovanili porterà lontano…
Cosa te ne pare?
La Mapei giovani e la Liquigas avevano un processo di crescita diverso rispetto ad ora e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nibali, Viviani, Oss, Sagan, Pozzato, Cancellara… Insomma, li conoscete meglio di me. Oggi c’è un sistema diverso e credo che qui in Italia ci sia qualcosa da mettere a posto. Non mi voglio aggiungere ai miei colleghi o ex colleghi secondo cui in Italia manca la squadra WorldTour. Non voglio essere l’ennesimo, però è un fatto che non ci sono le squadre WorldTour che dovrebbero esserci, una soltanto è anche poco. Ma le squadre WorldTour non nascono così. E allora forse la responsabilità è anche mia…
Il Team Polti-Kometa occupa la 29ª posizione del ranking UCI per i teamIl Team Polti-Kometa occupa la 29ª posizione del ranking UCI per i team
Di cosa?
Di non essere stato capace in questi anni di cogliere tutto quello che c’è dietro, non solo il risultato o il piazzamento. Non siamo stati capaci di raccontarlo e questa è la conseguenza. Ho due sponsor che l’anno scorso non erano sulla maglia. Facevano parte di un club con cui facevamo attivazione alle corse, vuol dire che portavano degli ospiti alle gare per vivere l’esperienza della corsa. Uno di questi due sponsor metterà cinque volte tanto, l’altro moltiplicherà il suo impegno per sei. Siamo stati capaci di far venire persone e farle entusiasmare con un tifo trasversale, che sostiene anche il ciclista che arriva per ultimo. Però dobbiamo ancora imparare dalle altre discipline…
Imparare cosa?
Ho tre amici allenatori di calcio e a novembre andrò a visitarli in forma strettamente riservata per capire e studiare. Vado a vedere il basket, vado a vedere la pallavolo. Mi piace capire a livello sportivo e manageriale. Voglio imparare perché il calcio ha una maglia d’allenamento con uno sponsor e quella da partita con un altro. Perché in Coppa giocano con una maglia e in campionato con un’altra. Perché sono bravi e quindi bisogna andare a imparare da quelli più bravi di noi.
Contador è parte del Team Polti, ma sembra spesso lontano dalla sua gestioneContador è parte del Team Polti, ma sembra spesso lontano dalla sua gestione
Ha senso rincorrere il calcio e altri sport?
Alcuni sono stati precursori. Il calcio è cambiato completamente, lo stesso la Formula Uno. Ci sono degli elementi su cui siamo stati molto disattenti, concentrati solo sulla performance o nel ripulire l’immagine di uno sport che si era parecchio contaminata. Però forse non siamo stato bravi a raccontare il contrario. Quando tu vai da un amministratore delegato di 50 anni e gli parli di ciclismo, magari lo vedi che è interessato. Però devi essere capace di raccontargli qualcosa per mandare via un’immagine che ha da quando 20 anni fa era all’università. Ha sentito e visto delle cose che gli sono entrate in testa e gli suggerirebbero di starci alla larga. Ma io dico che da più di un decennio questo mondo è completamente diverso. Per questo ho fiducia che la situazione cambierà e per questo bisogna essere pronti, con tutte le carte in regola.
MISANO ADRIATICO – E’ stato un weekend di lavoro intenso ed eccitante, reso ancora più frenetico dalla pioggia che ha dimezzato le attività del venerdì, costringendo tutti a comprimere le proprie attività nel tempo rimasto. La settima edizione di Italian Bike Festival, la terza nell’area dell’autodromo dedicato a Marco Simoncelli, ha battuto ancora una volta i suoi record. E se è vero che in apparenza l’affluenza di ieri è parsa leggermente inferiore rispetto a quella del sabato, resta il fatto che gli stand delle aziende sono stati presi d’assalto da un fiume di appassionati. I numeri diffusi dall’organizzazione parlano di 57.000 visitatori, il 7,5% in più rispetto allo scorso anno.
Il nostro team alla fine di IBF. Da sinistra: Alberto, Emiliano, Luciano, Teresina, Federica, Filippo, Enzo e StefanoIl nostro team alla fine di IBF. Da sinistra: Alberto, Emiliano, Luciano, Teresina, Federica, Filippo, Enzo e Stefano
Dai social al nostro salotto
Ci siamo accorti del fermento attraverso gli occhi dei social, che ci hanno invitato e spinto a realizzare un’attività più intensa del solito, per raccontare il tanto che avveniva intorno. Esibizioni. Incontri. Esperienze. Scoperte tecniche. E’ stata una fiera viva, non una semplice esposizione. Una… creatura gigantesca capace di accogliere la curiosità degli appassionati che sin dalle prime ore del mattino si ritrovavano assiepati fuori dai cancelli.
Ci siamo presentati a Misano con lo splendido pullman nero dai divanetti bianchi che sulla fiancata ha visto aggiungersi al logo di bici.PRO anche quello di bici.STYLE. Uno stand bellissimo e originale, costruito in collaborazione con Tresca Trasformer, con Marina Romoli Onlus e con il Caffè Gabelò. Una piccola oasi, in cui sedersi per scambiare opinioni, rivedere amici e campionie alzare i calici a fine giornata. E proprio con gli occhi degli agonisti e al contempo quelli degli appassionati di uno stile di vita silenzioso e salutare, i nostri giornalisti hanno macinato chilometri e parole per raccogliere il bello di IBF 2024.
Fasce di pubblico decisamente ampie, a curiosare davanti alla bici che potrebbe dare la svolta alla propria mobilitàL’abbigliamento è un fronte di notevole interesse e in fiera si fanno anche buoni affariCon Bici+ si stipulano anche assicurazioni per la tutela del ciclistaFasce di pubblico decisamente ampie, a curiosare davanti alla bici che potrebbe dare la svolta alla propria mobilitàL’abbigliamento è un fronte di notevole interesse e in fiera si fanno anche buoni affariCon Bici+ si stipulano anche assicurazioni per la tutela del ciclista
Un mercato eterogeneo
«L’Italian Bike Festival – ragiona Alberto Fossati – si conferma un’esposizione di riferimento non solo della bicicletta, ma anche del turismo. E’ un aspetto che riscontro ormai da tre anni. Prima era un evento molto più rivolto al mezzo meccanico e a tutto quello che vi ruota intorno. Ora c’è di più e non mi riferisco solo al cicloturismo, ma anche a quanto i comprensori delle varie regioni e dei vari territori investono proprio verso la bicicletta riconoscendola come un veicolo di promozione. Questo sicuramente è un primo discorso. A IBF si riconosce anche l’interpretazione europea dello sport outdoor per eccellenza.
«Per molte aziende infatti il ciclismo è un banco di prova importantissimo, perché ha tanti utenti di fasce diverse. A partire dall’agonista fino a chi è semplicemente appassionato e pedalicchia per diletto. Si nota una grande crescita di tutto quello che è legato alle cargo bike e le e-bike. Se queste hanno delle radici ormai profonde, le cargo bike invece stanno per arrivare in diverse formulazioni, che permettono diverse scelte e di riflesso diversi utilizzi.
«Quello che invece, a mio parere, forse manca all’Italian Bike Festival è un pizzico di internazionalità che forse meriterebbe, per allargare ulteriormente il parco dei visitatori. Credo che gli investimenti futuri che l’organizzazione dovrebbe prevedere, a mio parere ovviamente, dovrebbero vertere soprattutto sul dare internazionalità all’evento».
Gravel e borse: la vacanza e i weekend hanno sempre più il gusto dell’avventuraSe le bici sono tutte tecniche al top, allora anche l’abito vuole la sua parte: qui Guerciotti, questa fantasia messicana è stupendaGravel e borse: la vacanza e i weekend hanno sempre più il gusto dell’avventuraSe le bici sono tutte tecniche al top, allora anche l’abito vuole la sua parte: qui Guerciotti, questa fantasia messicana è stupenda
Di gravel e pubblico
«Avendo smesso ormai definitivamente di fare gare – spiega Filippo Lorenzon – la mia mente si è aperta e ha recepito tante differenze. Per me prima la bici era quella da strada per correre o la bici da mountain bike da cross country. Invece ho visto tante altre cose, su tutte la grande varietà di gravel e la voglia di provare qualcosa di diverso. Ad esempio, dopo tanti anni, una bici in acciaio con geometrie diverse e con disegni diversi.
«Mi è piaciuta la gente, tanta, che ho visto nei due giorni. Tante donne e tanti bambini e, soprattutto il sabato, un pubblico non solo tecnico. C’erano anche tanti curiosi, però forse dipende anche dal fatto che fossimo in Romagna, dove c’è grande movimento. Una cosa che mi è dispiaciuta? Non aver fatto i test in pista, che sono uno degli aspetti più interessanti di Italian Bike Festival».
All’Italian Bike Festival con papà: scene come questa erano molto frequenti: sempre più la bici è un affare di famigliaAll’Italian Bike Festival con papà: scene come questa erano molto frequenti: sempre più la bici è un affare di famiglia
La bici tutti i giorni
«Mi è piaciuto il clima di collaborazione – racconta Stefano Masi – che si respirava tra i vari stand. I sorrisi, lo scambio di opinioni, l’intrattenimento. Tutto quello che c’è stato è stato fatto sempre col sorriso, sia con gli utenti, ma anche tra gli stessi addetti ai lavori. Mi ha impressionato in positivo la presenza di tantissime declinazioni della bici, dalla strada al gravel, tantissimo fuoristrada, ma anche molte bici urban, elettriche e cargo.
«Questa diversità mi fa capire e anche sperare che ci sia atto una rivoluzione nel senso di usare sempre più la bici per ogni momento della giornata. Il popolo di Misano mi ha dato proprio l’impressione di voler far diventare la bici il centro dei suoi spostamenti e della sua mobilità».
La bici gialla e la maglia di Pogacar, che proprio ieri ha vinto a MontrealLa bici gialla e la maglia di Pogacar, che proprio ieri ha vinto a Montreal
I bastoni fra le ruote
Italian Bike Festival da una parte è il bello della bicicletta, coniugata e declinata in ogni splendore possibile. Dall’altra però è dover fare i conti con un momento di mercato che nell’estate, al netto di poche eccezioni, ha conosciuto un rallentamento. Tanti vorrebbero spingere sulla bici come mezzo di locomozione ecologico e silenzioso e si ri trovano invece davanti la proposta del Governo di cancellare anche le corsie ciclabili delimitate da una semplice riga di vernice.
La bicicletta, soprattutto quella a pedalata assistita, ha tutti i requisiti di legge per poter essere… affrontata con gli stessi parametri di un’auto o una moto. Può essere finanziata e anche noleggiata a lungo termine, con la possibilità di scaricare le spese del noleggio. Eppure gli incentivi statali continuano a concentrarsi sulle auto e le politiche del traffico tendono a privilegiare le quattro ruote, che uccidono le città e non risparmiano i ciclisti.
In casa Abus usano una moletta per tagliare un lucchetto, che però non cede. E quando cede, non si apre…In casa Abus usano una moletta per tagliare un lucchetto, che però non cede. E quando cede, non si apre…
Vietato tradire IBF
Servirebbe un cambio di civiltà, che negli stand di Italian Bike Festival è già scattato da un tempo, mentre giusto ieri al Salone dell’Auto di Torino, un pilota ha perso il controllo della sua auto da rally ed è finito tra la folla, provocando 12 feriti. Se non vi è chiara la differenza, forse non siamo abbastanza bravi nello spiegarla, oppure abbiamo di fronte persone che non vogliono ascoltare.
Un’ultima annotazione sulla formula di IBF. La pioggia ha rischiato di renderlo meno felice, ma mai e poi mai scambieremmo la festa di Misano conl’ipotesi che la stessa venga trasferita nei padiglioni coperti e ovattati di una fiera al coperto.
Italian Bike Festival è uno spettacolo di strada, perché il ciclismo è uno sport di strada. Portarlo via dal suo habitat significa perderlo. Lo sanno bene Francesco Ferrario e tutto il suo team: speriamo che resistano alla tentazione di mettere un tetto fra noi e lo splendido cielo del ciclismo.
Incontrata all'Italian Bike Festival di Milano, con Rachele Barbieri si parla della sua nuova vita nel WorldTour e del super treno delle azzurre a Monaco
MILANO – Era la fine di gennaio quando Gianluca Pozzi, Amministratore Delegato di Drali Milano, ci presentava l’area che avrebbe presto ospitato il nuovo magazzino e soprattutto la nuova officina della sua azienda. Drali aveva infatti da poco acquistato gli spazi di una ex legatoria situata nello stesso stabile di Via Palmieri, nella parte sud di Milano, dove da qualche anno lo storico marchio milanese ha ripreso a “pedalare” sulla spinta dello stesso Gianluca Pozzie dei suoi soci Andrea Camerana e Robert Carrara. Un marchio che ha fatto la storia del ciclismo milanese, e non solo, e che nel 2025 taglierà il traguardo del primo secolo di vita.
In una mattinata milanese particolarmente calda e che invogliava ad andare in vacanza, abbiamo deciso invece di fare nuovamente visita a Drali per vedere se gli spazi vuoti visti a fine gennaio si erano in qualche modo “riempiti”. La risposta è stata assolutamente positiva.
Il magazzino e la nuova officina sono ora perfettamente operativi con tre persone dedicate alle fasi di ricezione, spedizione e assemblaggio bici. A guidarci nella nostra visita Daniele Calvi, marketing & comunicazione di Drali.
Le nuove strutture di Drali rispecchiano le ambizioni dell’aziendaLe nuove strutture di Drali rispecchiano le ambizioni dell’azienda
Con il magazzino e la nuova officina, attualmente su quanti metri quadrati si sviluppa la sede di Drali?
Complessivamente siamo all’incirca su mille metri quadrati, metà dei quali dedicati al magazzino e all’officina. Il resto è occupato dagli uffici, dallo spazio vendita e dal nostro flagship store, che anche quest’anno ha ospitato diversi incontri aperti al pubblico e che continuerà sicuramente a farlo.
Come è strutturata l’area dedicata al magazzino e all’officina?
La prima parte è dedicata al ricevimento e alla spedizione della merce. Per quel che riguarda il ricevimento ci riferiamo ai telai, che possono essere grezzi oppure verniciati. I telai grezzi sono quelli che arrivano dalla nostra sede produttiva. Appena arrivati, sono sottoposti ad un rigido controllo per verificare che non vi siano delle imperfezioni. Se tutto è a posto vengono spediti in verniciatura. Al ritorno dalla verniciatura vengono sottoposti ad un ulteriore controllo per verificare che questa sia stata eseguita in maniera perfetta.
Al Velofollies Drali ha presentato le borse BAC per il bikepackingAl Velofollies Drali ha presentato le borse BAC per il bikepacking
Terminata questa fase di doppio controllo quale è il passaggio successivo?
In realtà i controlli sono tre. L’ultimo avviene al momento dell’imballaggio e della spedizione che può essere del solo telaio o della bici completa. Quest’ultima arriva dall’officina dove avviene l’assemblaggio e che è il cuore della nuova area della nostra sede.
Visitandola abbiamo notato una bellissima e modernissima area lavoro per i vostri meccanici.
E’ assolutamente vero. Il merito va riconosciuto a 3D Beta che ha realizzato per noi tre postazioni di lavoro per i nostri meccanici personalizzandole con i nostri colori. Attualmente qui operano tre persone che possono diventare anche cinque nei momenti di massimo lavoro.
Il resto degli spazi come sono stati occupati?
Abbiamo implementato il nostro magazzino per quel che concerne la componentistica. Discorso analogo per quel che riguarda le tubazioni. Ora siamo in grado di rispondere in tempi rapidissimi a qualsiasi richiesta che ci dovesse arrivare per realizzare un telaio con geometrie particolari. Abbiamo inoltre previsto uno spazio per le nostre biciclette test e noleggio.
Avete già avuto delle esperienze in merito?
Qualcosa sì, grazie al nostro rivenditore in Canada che ha organizzato di recente dei training camp sulle Dolomiti e a Maiorca e ha noleggiato le nostre biciclette per i partecipanti al camp. Uno spazio è poi dedicato a BAC. Si tratta di un marchio di portapacchi e borse ideali anche per il gravel disegnate dal Product Design Engineer, Alfonso Cantafora. E’ una realtà giovane con la quale abbiamo iniziato a collaborare quest’anno e che ha fatto il suo debutto ufficiale con noi a gennaio in occasione di Velofollies, la fiera di riferimento per tutti gli appassionati di bici del Benelux.
Drali Milano sarà presente al prossimo Italian Bike FestivalDrali Milano sarà presente al prossimo Italian Bike Festival
Cercando di trovare una sintesi, quale motivo vi ha spinto a dotarvi di un magazzino e di una nuova officina?
Tutto nasce dalla necessità di rispondere ad una richiesta di prodotto sempre maggiore che arriva dalla nostra clientela. Una maggiore richiesta richiede giocoforza una maggiore capacità produttiva. Contemporaneamente stiamo lavorando per incrementare altri aspetti del nostro lavoro come la qualità e il numero dei nostri fornitori, ma anche la nostra forza commerciale. A breve implementeremo anche il nostro impegno a livello di marketing tenendo fede a quello che è un pensiero di Gianluca Pozzi, il nostro Amministratore Delegato: “Alzare contemporaneamente tutti i livelli!”. Tutto in Drali deve crescere in maniera omogenea.
Il prossimo appuntamento con Drali Milano è previsto dal 13 al 15 settembre a Misano in occasione di Italian Bike Festival. L’azienda sta lavorando a qualche bella novità che speriamo di poter presto vedere e raccontare.
Gli occhiali LEM aprono la porta su uno scenario tutto nuovo. Le lenti graduate per davvero: non applicate ma integrate. Merito di una tecnologia esclusiva
MISANO ADRIATICO – Ancora da Italian Bike Festival, questa volta con un’idea che potrebbe cambiare la visione del mondo per coloro che vanno in bici con le lenti a contatto o applicando nei modi più disparati le lenti oftalmiche all’interno di mascherine sportive. L’idea l’ha messa sul banco LEM, azienda che porta lo storico nome dei caschi per moto disegnati e prodotti negli anni 70 da Romano Magnani (Lavorazione Elmi Magnani), detto il Gufo. Solo che accanto ai caschi, nello stand di LEM abbiamo notato dei nuovi occhiali LEMi e qui la novità è veramente importante e stravolge il concetto della lente oftalmica applicata al mondo degli occhiali sportivi.
Il Gufo era il soprannome di Romano Magnani, creatore del marchi LEM: un aggancio con la storiaIl Gufo era il soprannome di Romano Magnani, creatore del marchi LEM: un aggancio con la storia
Il coraggio di LEM
Contrariamente a quanto avviene altrove, qui la lente oftalmica è integrata nella mascherina. Le lenti sono eaborate con tecnologie Maximum Free Form altamente personalizzate che utilizzano prismi rotazionali per compensare l’elevata curvatura che avvolge il design delle lenti, ottimizzando l’esperienza visiva per chi lo indossa. Le doppie lenti vengono iniettate utilizzando una formula esclusiva di policarbonato che supera tutte le specifiche ANSI ed EN, incluso l’impatto di massa elevato per applicazioni militari/tattiche di sicurezza/ASTM e MilSpec.
«LEM è attenta a tutte quelle che sono le tecnologie innovative che permettono di migliorare le performance degli atleti – spiega Paolo Sotti di LEM – una volta effettuata la visita oculistica, i dati vengono inviati al team Maximus che produce una lente esclusiva customizzata per il cliente».
Gli occhiali hanno lenti Maximus, ma disegno e tenologia LEMGli occhiali hanno lenti Maximus, ma disegno e tenologia LEM
Brevetto americano
Le lenti sono prodotte da Maximus Optic, azienda USA, che nel 2022 ha lanciato Maximus Rx Shield, la prima mascherina integrata con lenti oftalmiche. Le lenti sono disponibili monofocali e progressive, garantiscono una visione ottimale offrendo una migliore gestione della luce e un peso ridotto al minimo. In condizioni estreme come richiede il mondo dello sport. Le tecnologie adottate sono in grado di elaborare l’85 per cento delle prescrizioni, con il preciso intento di coprire a breve ogni esigenza.
«Negli ultimi tre anni – spiegano Patrick Hussey, co-fondatore/direttore di Maximus Optic e Massimo Vedani, responsabile commerciale Europa – abbiamo lavorato a stretto contatto per affinare e perfezionare le nostre tecnologie Maximus Rx Lens con un gruppo mirato di importanti ingegneri ottici, marchi sportivi, professionisti dell’ottica e atleti, con grande successo. Le nostre scoperte tecniche più recenti includono le prime collezioni di protezioni prescrittive polarizzate e fotocromatiche sul mercato: lenti fotocromatiche Zeus polarizzate e Velocity dotate di una speciale tecnologia a film sottile sviluppata internamente in X Lab».
LEM produce anche caschi, tuttavia la vera novità di IBF 2023 sono stati gli occhialiLEM produce anche caschi, tuttavia la vera novità di IBF 2023 sono stati gli occhiali
Una vera svolta
La sensazione immediata è quella di trovarsi di fronte a una tecnologia che cambierà per sempre il mondo e le prestazioni degli atleti che necessitano di lenti oftalmiche durante le loro attività sportive. LEM è sempre stato e sarà a fianco degli atleti amatori e professionisti del mondo della bici e dello sport a 360 gradi.
MISANO ADRIATICO – Massimiliano Mirabella è il nuovo direttore marketing di Sidi, inserito in azienda all’inizio della scorsa primavera. L’incontro di cui vi raccontiamo si svolge nella rutilante e calda atmosfera di Italian Bike Festival, dove le aziende sfoggiano il meglio delle collezioni. Il mondo del marketing è cambiato così tanto che, mentre un tempo le fiere erano il momento per tirare fuori le novità, nell’era di internet c’è una fiera ogni giorno. Per cui siamo sommersi quotidianamente di novità e dei relativi embargo: date limite prima delle quali è vietato mostrare quel che si vede.
In casa Sidi si può parlare di tutto, perché la chiara intenzione è quella di tenere aperte le porte e mostrare il lusso aggiunto del marchio: la produzione interna che consente ogni tipo di personalizzazione. E’ chiara la volontà di portare modernità dove il punto di forza è invece rappresentato dalla tradizione. Il passaggio di Paolo Bettini e il confabulare su un modello di scarpini dà l’idea dell’interazione fra azienda e utenti.
Nello stand di Sidi all’Italian Bike Festival l’intera collezione, da spiegare a curiosi e appassionatiNello stand di Sidi all’Italian Bike Festival l’intera collezione, da spiegare a curiosi e appassionati
Di cosa ha bisogno un’azienda radicata come Sidi?
Parliamo di una realtà che ha tradizione e la capacità unica di fare prodotti. Siamo qui per continuare il suo percorso e ampliarlo. Il bello di Sidi è la sua storicità, portata avanti da maestranze che sono da anni in azienda e hanno la capacità di creare oggetti pensati per durare nel tempo. Sono loro il valore che vogliamo preservare.
In quale misura la spinta dei marchi stranieri costringe un marchio di tradizione ad accelerare o cambiare strada?
Noi abbiamo la nostra direzione, cioè quella di continuare a produrre una scarpa di estrema quantità, che ti consenta nel tempo di avere una migliore esperienza di pedalata. Vogliamo mantenerla e abbiamo la fortuna di avere un patrimonio di atleti che ci consente costantemente di sviluppare prodotti. Quando sono in ufficio, ogni settimana passa qualche leggenda del ciclismo.
I campioni sanno valutare meglio un prodotto?
C’è una rete di testimonial privilegiati che hanno diverse competenze e diverse esperienze per i vari settori. Abbiamo anche tester che sono persone normalissime, perché bisogna ascoltare tutte le istanze. Le informazioni che riusciamo a raccogliere si traducono nel prodotto. Altre aziende hanno processi più lunghi, perché devono spedire il lavoro dall’altra parte del mondo. Qui c’è un andirivieni costante, quindi si riesce a lavorare su dettagli microscopici che però fanno una grandissima differenza.
Le Shot 2s hanno la chiusura fuori dalle zone di contatto con altri ciclisti. Tallone regolabileLa Shot S2 è prodotta anche in nero opaco, ugual,mente con il doppio Tecno-3 Push Flex sul collo del piedeLa suola in carbonio C-Boost, qui il dettaglio, sfrutta tutta la forza delle fibre intrecciateScarpe con i lacci, perché no? Il mercato le chiede, questo è un modello da gravelLe Shot 2s hanno la chiusura fuori dalle zone di contatto con altri ciclisti. Tallone regolabileLa Shot S2 è prodotta anche in nero opaco, ugual,mente con il doppio Tecno-3 Push Flex sul collo del piedeLa suola in carbonio C-Boost, qui il dettaglio, sfrutta tutta la forza delle fibre intrecciateScarpe con i lacci, perché no? Il mercato le chiede, questo è un modello da gravel
Quanto dura la gestazione di un nuovo modello?
Anche un paio d’anni, proprio perché c’è la lunga fase dello sviluppo. In altri mondi, tipo quello della moto, può durare anche tre anni, perché ci sono più stampi da fare.
Invece a livello di marketing, quali sono i valori che si vogliono legare a Sidi?
Non siamo qua per stravolgere Sidi, proprio perché ci piace quello che Sidi ha sempre rappresentato. Quindi l’idea è mantenere questa grandissima capacità di realizzare scarpe che non siano soltanto alla moda, ma offrano comfort e soluzioni a chi va in bicicletta. Negli anni Sidi ha portato soluzioni poi riprese da tutti. La prima tacchetta aggiustabile, i primi rotori, la prima suola in carbonio… Erano le istanze dei ciclisti e la nostra azienda ha trovato le soluzioni. L’idea è continuare in quella direzione, quella di un prodotto di valore fatto per durare nel tempo, che porti veramente un beneficio.
MISANO ADRIATICO – Ciascuno dei 53 mila visitatori di IBF 2023 (Italian Bike Festival) ha portato con sé occhi sgranati, competenza e voglia di conoscere. E quando poi ciascuno ha ripreso la via di casa, aveva con sé gadget e un’idea precisa di quale sarà la prossima bici, il completo, il casco e ogni accessorio. La fiera che per il secondo anno si è svolta attorno all’autodromo dedicato a Marco Simoncelli ha chiamato a raccolta un pubblico pazzesco, che soprattutto il sabato e la domenica ha portato con sé un entusiasmo traboccante.
Intendiamoci, il momento va gestito. Dopo il boom di vendite durante e dopo il Covid, sarebbe stato incauto aspettarsi che la bolla continuasse a gonfiarsi. Eppure l’interesse e la passione del pubblico rappresentano un capitale su cui le aziende produttrici dovrebbero ragionare con attenzione. Vale la pena tagliare fuori così tanta gente attuando una politica dei prezzi sempre e comunque al rialzo, oppure si può ragionare di normalizzare la situazione, autorizzando un ricambio più continuo e meno traumatico? L’alta gamma tira, come ogni bene di lusso che si rispetti, da quando però la bicicletta va considerata tale?
La nostra squadra a IBF: Alberto, Emiliano, Luciano, Gabriele, Enzo, Stefano e accosciati Matteo e FedericaLa nostra squadra a IBF: Alberto, Emiliano, Luciano, Gabriele, Enzo, Stefano e accosciati Matteo e Federica
A casa di bici.PRO
Il pullman di bici.PRO e l’hospitality allestita con Leonilde Tresca e la Marina Romoli Onlus sono diventati n punto di passaggio, in cui incontrarsi per scambiare idee e sensazioni. Preziosi il conforto del Caffè Gabelò, le bottiglie ghiacciate di Gran Cuvée di Vini Fantini e i ravioli cucinati durante l’aperitivo del sabato. Ci sono diversi modo per fare il nostro mestiere. Quando si riesce a svolgerlo con rigore (stando alla larga dai pettegolezzi) e insieme divertendosi, non ci sono limiti che non si possano raggiungere e superare.
Il bello di un evento come IBF è infatti che ha concesso nuovamente spazio agli incontri. E proprio dal parlare continuo con i lettori, con i corridori e coloro che gestiscono aziende e territori, è emerso ciò che già lo scorso anno si era manifestato, ma non aveva ancora delimitato la sua vera dimensione. Il ciclismo sta cambiando.
Nibali è stato presente negli stand dei suoi sponsor, da Q36.5 a Scott, firmando autografiA IBF presente anche Pozzato, che ha spiegato il risvolto turistico delle sue iniziative con Giorgio FurlanLa Camera di Commercio di Varese ha varato un ecosistema cicloturistico di grande sostanzaNibali è stato presente negli stand dei suoi sponsor, da Q36.5 a Scott, firmando autografiA IBF presente anche Pozzato, che ha spiegato il risvolto turistico delle sue iniziative con Giorgio FurlanLa Camera di Commercio di Varese ha varato un ecosistema cicloturistico di grande sostanza
Una filosofia nuova
Il ciclismo sta cambiando. I corridori e quelli che cercano di emularli ci saranno sempre, ma si sta facendo largo un’utenza che vuole prendersela più comoda, pur non rinunciando a contenuti tecnologici importanti. In quasi tutte le aziende che producono biciclette, accanto ai modelli superleggeri e rigidi, si affermano le versioni endurance: appena più pesanti e molto più comode. In questo caso nessuno storce il naso se al posto del Dura Ace si propone di montare il 105, anzi. Il fatto che Shimano (sorprendentemente assente) abbia puntato sul rilancio di questo gruppo fa pensare sia stata accolta la necessità di andare incontro alle esigenze del pubblico, senza rinunciare all’affidabilità.
Novizi e bambini
Non è un caso che il gravel sia uscito dalla nicchia e si confermi ancora di più il veicolo per conquiste non più scandite dal cronometro. Non è un caso che l’abbigliamento stia diventando sempre più tecnico, ma anche… stiloso. Forse dipende anche dalla ventata di nuovi ciclisti nati durante il Covid: donne e uomini che probabilmente ignorano la storia del Giro d’Italia, ma hanno capito alla grande il valore del ciclismo e del suo benessere.
Quel che più è piaciuto di IBF è stata anche la presenza importante di bambini, ben contenti di misurarsi negli spazi loro riservati. Nel momento in cui si fa così tanta fatica a trovare uno spazio sicuro per loro (chiedere a Elisa Balsamo), sapere che la bicicletta sia per loro il veicolo dei sogni rende anche più urgente la necessità di fare qualcosa per trovare quegli spazi.
Massiccia la presenza dei bambini, che hanno curiosato e partecipato agli eventi dedicatiNello stand della Marina Romoli Onlus si giocava a Basket Bike. Hanno partecipato anche alcuni pro’Nel parcheggio gli stand, in pista i test delle bici: IBF ha richiamato 53 milla spettatori nel weekendNello stand della Marina Romoli Onlus si giocava a Basket Bike. Hanno partecipato anche alcuni pro’Massiccia la presenza dei bambini, che hanno curiosato e partecipato agli eventi dedicatiNel parcheggio gli stand, in pista i test delle bici: IBF ha richiamato 53 milla spettatori nel weekend
Ciclomercato e sponsor
E poi sapendo leggere fra le righe e nelle frasi a mezza bocca, Italian Bike Festival ha aperto le porte sul mercato della bicicletta fra i team dei pro’. Così è parso di cogliere la traccia di importanti avvicendamenti sia sul fronte dei mezzi meccanici, sia su quello dell’abbigliamento. Il team Ineos Grenadiers parrebbe molto vicino alla spagnola Gobik. Invece il cambio nella proprietà di Lapierre potrebbe allontanare le bici di Digione dalla Groupama-Fdj, dopo anni di sviluppo concertato e proficuo. Radio gruppo parla di un ipotetico interessamento da parte di Wilier Triestina, ma il condizionale è d’obbligo: ci si muove nel campo delle ipotesi e per sapere come andrà a finire basterà aspettare poche settimane.
Accanto all’Area Food di IBF il palco delle premiazioni e delle interviste con i campioniAccanto all’Area Food di IBF il palco delle premiazioni e delle interviste con i campioni
Il nostro impegno per domani
I 53 mila visitatori di IBF 2023 sono un esercito su cui vale la pena ragionare, che potrebbe spingere il ciclismo verso pratiche già in uso nel mondo delle auto e delle moto. A fronte di prezzi così elevati, che ormai hanno aperto la porta all’acquisto mediante finanziamento, perché non ragionare sugli affitti a lungo termine? Le bici usate dopo uno o due anni potrebbero poi infoltire il mercato dell’usato.
C’è una geografia economica da ridisegnare, ma la certezza che salta agli occhi è che la bici piace: lo abbiamo letto negli occhi di ciascuno di loro. Sarà nostra cura immaginare un mondo che possa andargli incontro e permettergli di vivere al meglio il loro sogno.