Dalla Campania riparte Bozzola: nuovi target per colpire duro

13.06.2025
5 min
Salva

La conquista del Giro di Campania, prova in tre tappe allestita la scorsa settimana, ha per Mirko Bozzola un significato speciale. Non tanto perché si tratta della prima corsa a tappe che il novarese si aggiudica, quanto perché è il suo primo successo con la maglia della Sc Padovani. Bozzola ha lasciato alla fine della scorsa stagione il devo team della Q36.5 proprio per diventare il riferimento della gloriosa squadra che proprio attraverso di lui voleva acquisire nuova gloria, approdando anche fra le Continental. Ma i primi mesi della stagione non sono andati come lui e lo staff speravano.

Il piemontese ha sofferto di una pericardite che lo ha costretto a 45 giorni di inattività
Il piemontese ha sofferto di una pericardite che loo ha costretto a 45 giorni di inattività

«Per me questa vittoria è stata una boccata d’aria fresca – ammette Bozzola – ci voleva davvero dopo un inizio stagione con troppe sfortune. Tutto è nato da una pericardite che mi ha costretto a 45 giorni d’inattività per fare in modo che l’infiammazione venisse eliminata. Non c’era da scherzare, serviva riposo e attenzione. Così ho avuto poco tempo per prepararmi, per ritrovare la condizione e soprattutto per portare risultati. Le prime gare di aprile non riuscivo neanche a terminarle, pian piano poi le cose sono andate meglio e in Campania, pur senza vincere una tappa, sono tornato a essere me stesso».

Il tuo problema ha tolto al team quel riferimento di cui aveva bisogno…

E’ vero e mi dispiace, poi ci si è messo anche l’infortunio al braccio di Ursella che ha tolto alla squadra anche il velocista di punta. Era difficile in quelle condizioni fare risultato e devo anzi dire che i ragazzi sono stati bravi, cogliendo alcuni piazzamenti importanti. Non c’erano le punte, i riferimenti, anche le strategie che erano state previste a inizio stagione sono state completamente riviste. Diciamo che le cose per il nostro team non sono andate bene nei primi mesi, è come se la nostra stagione iniziasse ora.

Il novarese era accompagnato da Basso, Bonaldo, Mion, Scarso e Ursella (foto team)
Il novarese era accompagnato da Basso, Bonaldo, Mion, Scarso e Ursella (foto team)
E’ vero che il Giro di Campania aveva una valenza nazionale, ma che cosa significa per te e per voi?

E’ un segno di rinascita, quell’iniezione di fiducia della quale, soprattutto alla vigilia del Giro NextGen, avevamo bisogno. Soprattutto avevo bisogno io di restituire il sorriso allo staff che mi è sempre stato vicino nelle settimane più difficili, ora serve solo che anche Ursella, che si sta riprendendo, ritrovi la forma e soprattutto quel pizzico di fortuna che serve sempre per vincere.

Tu non sei mai stato un uomo da classifica…

E non lo sono neanche ora, ma vincere fa sempre piacere. Mi ero preparato a puntino pensando soprattutto al Giro NextGen, sono andato ad allenarmi in altura a Livigno, sono sceso proprio prima della corsa campana, ideale proprio in funzione propedeutica non avendo grandi salite. A Livigno ho lavorato sodo sulle indicazioni del mio preparatore Paolo Slongo, ho anche perso peso. E questo mi ha aiutato soprattutto nelle ascese. Nel cronoprologo di 4 chilometri ho chiuso 5°, il giorno dopo sono entrato nella fuga che ha deciso la corsa finendo secondo dietro Leonardo Vesco, nell’ultima abbiamo amministrato la corsa. Non sono un uomo da classifica, ma ho buone doti di recupero fra una tappa e l’altra e questo mi aiuta.

Bozzola sul podio al fianco di Dmitri Konychev, che lo ha voluto come guida del team
Bozzola sul podio al fianco di Dmitri Konychev, che lo ha voluto come guida del team
Tu hai rinunciato a un devo team, non è cosa da tutti i giorni…

In molti me lo dicono, effettivamente può sembrare un bel salto all’indietro ma a ben guardare non è così. Ho trovato un team molto ben organizzato, con un calendario davvero qualitativo, il cambiamento è stato meno marcato di quel che pensavo. Io credo che a conti fatti la scelta sia stata giusta perché avverto la fiducia del team sulle mie prestazione il mio ruolo come leader della squadra.

Ora sei in partenza per il Giro, con quali aspettative?

Siamo molto motivati a far bene, è un po’ il target del team, almeno per questo primo anno e questa prima parte di stagione. Sappiamo di aver lavorato bene fisicamente e di aver strutturato nella maniera migliore il team, il gruppo si è cementato, abbiamo fatto lavoro di squadra e già in Campania i frutti si sono visti. Io punto a qualche tappa, in particolare c’è quella di Acqui Terme che mi piace molto con salite brevi e non tanto dure, sono anche andato a vedere personalmente l’ultima parte del percorso, d’altronde sono le mie parti, ci tengo a far bene lì.

Il Giro di Campania U23 era strutturato su tre tappe. Bozzola ha preceduto Vesco di 4″ e Burani di 11″
Il Giro di Campania U23 era strutturato su tre tappe. Bozzola ha preceduto Vesco di 4″ e Burani di 11″
Il fatto che per lungo tempo sei stato lontano dalle corse ha anche risvolti positivi, nel senso di energie ancora in serbatoio?

Io lo spero, confido che la seconda parte dell’anno sia fortunata, mi ripaghi di quel che ho perso. Sicuramente ho speso meno di altri e questa è una riserva che può dare frutti. La stagione è lunga, ci sono tante corse internazionali alle quali poter puntare. L’importante è aver a disposizione un gruppo motivato come il nostro.

Tornando al Giro, ci sarà il confronto con molti team internazionali di primo piano. Tu hai fatto parte di un devo team, che cosa si troveranno di fronte i tuoi compagni e in generale i team italiani?

Un modo diverso d’interpretare la corsa. Noi siamo mentalmente e culturalmente impostati su un sistema di gare fatto di scatti e controscatti che si moltiplicano con l’avvicinarsi del traguardo, ma quando corri all’estero ti accorgi che tutti vogliono emergere e quindi le corse diventano dure da subito, appena partiti. Su questo ho cercato di lavorare con i compagni. Per far capire loro il cambio di mentalità: un buon risultato parte proprio da questa comprensione.

Bozzola: la SC Padovani e la voglia di affermarsi

22.01.2025
5 min
Salva

La curiosità intorno alla nuova continental italiana – la SC Padovani Polo Cherry Bank – è tanta. Per la squadra guidata da Ongarato e che conta sull’apporto di tante figure di grande esperienza, è tempo di rifinire la condizione in vista dell’esordio stagionale. I ragazzi sono ora in Spagna, e stanno affrontando gli ultimi giorni del loro ritiro. Tra i volti della SC Padovani c’è quello di Mirko Bozzola, uscito dal devo team della Q36.5 Pro Cycling. La formazione di sviluppo è stata chiusa e così molti dei suoi giovani talenti sono andati dispersi. Uno di loro è proprio Bozzola, classe 2004, che si appresta a iniziare il terzo anno nella categoria under 23 (in apertura photors.it). 

«Qui si sta bene – racconta dopo il lungo allenamento da cinque ore – la temperatura è perfetta. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto l’ultima distanza prima dell’esordio stagionale, che sarà il 24 gennaio alla Classica Camp de Morvedre. Una corsa che si snoderà nella provincia di Valencia, con partenza e arrivo dal paesino di Estivella».

Mirko Bozzola inizierà a correre in Spagna il 24 gennaio (photors.it)
Mirko Bozzola inizierà a correre in Spagna il 24 gennaio (photors.it)

Partito da lontano

Rispetto alla stagione 2024 Bozzola attaccherà il numero sulla maglia con un mese di anticipo. Lo scorso anno esordì con la maglia del devo team della Q36.5 il 25 febbraio a Misano

«Non arriverò pronto al 100 per cento – spiega – alla gara di venerdì, ma va bene così. I miei obiettivi in stagione saranno altri. Comunque sento di migliorare, me ne accorgo giorno dopo giorno, quindi credo che la strada sia quella giusta. Quest’anno vorrei andare bene nelle corse internazionali under 23 e al Giro Next Gen, vedremo se quando uscirà il percorso ci sarà qualche tappa intrigante».

I ragazzi della SC Padovani hanno fatto un primo ritiro a dicembre in Veneto, mentre ora sono in Spagna (photors.it)
I ragazzi della SC Padovani hanno fatto un primo ritiro a dicembre in Veneto, mentre ora sono in Spagna (photors.it)
Senti di poter fare un passo in più rispetto al 2024?

In realtà anche lo scorso anno ero partito per fare bene nelle gare internazionali, ma poi qualche intoppo di troppo mi ha un po’ condizionato. Non ho avuto una stagione costante. Adesso mi sento meglio, tutto è curato nei dettagli e qui alla SC Padovani non ci manca davvero nulla. 

Guidaci in questa nuova squadra.

Arrivare in una formazione appena nata è sempre un’incognita, ma il progetto è davvero molto bello. Esco da un devo team e devo ammettere che non vedo differenze tra il 2024 e il 2025. La squadra è super attrezzata e non ci manca niente.

Bozzola vuole affermarsi nelle gare internazionali under 23 per attirare l’attenzione delle squadre professionistiche (photors.it)
Bozzola vuole affermarsi nelle gare internazionali under 23 per attirare l’attenzione delle squadre professionistiche (photors.it)
Che effetto fa viverlo?

E’ positivo perché si capisce quanto sia stato fatto e in quanto poco tempo. La struttura è stata realizzata velocemente e l’organizzazione pure: ritiri, calendario, divise, bici… Già essere in Spagna a gennaio per un ritiro in vista delle gare di inizio stagione non è cosa da poco. Non sono tante le continental che possono permettersi questo. 

Con chi ti sei confrontato di interno alla Padovani?

Con tutti: da Ongarato a Petacchi, fino a Konychev. Mi hanno parlato subito di un progetto ambizioso e sono stati onesti. Mi avevano detto che le loro erano idee da concretizzare, ma mi sono fidato e tutt’ora mi fido. Tutte le promesse fatte sono state mantenute e questo non è di poco conto. 

Mirko Bozzola correrà la sua terza stagione da under 23 con la SC Padovani Polo Cherry Bank (photors.it)
Mirko Bozzola correrà la sua terza stagione da under 23 con la SC Padovani Polo Cherry Bank (photors.it)
C’è mai stata l’occasione di passare professionista con la Q36.5?

No. Nonostante abbia corso con la professional un paio di volte, ho comunque fatto una stagione che non mi ha permesso di guadagnare spazio. Tuttavia non ci sono rimasto male, riparto con la voglia di fare e consapevole di aver imparato tanto. 

Cosa?

Dal punto di vista dell’alimentazione in gara e fuori, oppure a leggere la gara e capire come muoversi in gruppo. Correre un anno in un devo team è un’esperienza che consiglio e che serve tanto per maturare.

Il corridore novarese era passato prima alla Zalf (photors.it)
Il corridore novarese era passato prima alla Zalf (photors.it)
A livello atletico che passi in avanti senti di aver fatto?

Partivo già con un buono spunto veloce che sento di aver migliorato ulteriormente. Sulle salite da 10 o 12 minuti sento di poter stare con i migliori. In più sono un corridore di passo. Penso che il mio terreno di caccia siano le corse ondulate, con strappi di due o tre chilometri. 

Hai provato anche a correre al Nord con i pro’, come è andata?

E’ stata un’esperienza bella, ma che mi ha fatto capire come in quelle corse serva un’altra mentalità. Non ho partecipato a gare facili, nonostante ciò mi sono comportato bene. Ma prima di pensare a quel mondo, meglio fare bene da under 23 nelle gare che avrò a disposizione. L’obiettivo del 2025 è affermarmi e conquistare una chiamata dai professionisti.

Nel 2024 Bozzola ha corso con il devo team della Q36.5 nel quale dice di aver imparato molto
Nel 2024 Bozzola ha corso con il devo team della Q36.5 nel quale dice di aver imparato molto
Come arrivi all’inizio della stagione?

Fiducioso, ancora di più rispetto al 2024. So che posso arrivare a un buon livello. Nei miei tre anni da under 23 sono sempre stato in squadre che mi hanno dato la possibilità di crescere. Alla Q36.5 ho imparato ad allenarmi con un preparatore, a stare con i professionisti. Ho capito cosa vuol dire fare il corridore.  

Konychev alla guida della Padovani, con un piccolo rimpianto…

14.11.2024
5 min
Salva

E’ un progetto importante, quello della Sc Padovani che va completandosi di ora in ora. Non poteva essere altrimenti per un nome storico del ciclismo italiano, nato addirittura nel 1909 e che dopo quarant’anni di stop aveva ripreso la sua attività nel 2014 dedicandosi agli juniores. Ora un passo in avanti, con l’allestimento della squadra U23 Continental. Nello staff tanti nomi affermati del ciclismo e fra loro anche una vecchia conoscenza del ciclismo nostrano come Dimitri Konychev.

Per l’ex campione sovietico, due volte sul podio mondiale, è un ritorno in ammiraglia dopo la dolorosa esperienza della Gazprom che ha lasciato tante domande senza risposta: «Tutto è nato da un incontro con Petacchi durante l’Italian Bike Festival di Misano. Mi ha paventato questa possibilità e gli ho subito detto che mi sarebbe piaciuto molto perché amo lavorare con i più giovani. Poi ho parlato anche con Ongarato e alla fine abbiamo avviato la macchina».

Alessandro Petacchi, il team manager, seguirà alcune trasferte, in base ai suoi impegni tv
Alessandro Petacchi, il team manager, seguirà alcune trasferte, in base ai suoi impegni tv
Un team che parte da zero?

Una base c’è, sia come nomi che come staff, ma certamente dobbiamo inserirci in un mondo non facile. Non possiamo porci particolari obiettivi se non quello di far bene il più possibile. Stiamo costruendo il roster, che alla fine sarà composto da 14 corridori.

Un numero esiguo secondo te?

Diciamo che un 2-3 elementi in più, i classici panchinari che entrano al bisogno avrebbero fatto comodo… Con 14 nomi non è semplice fare la doppia attività, serve davvero che la sorte ci dia una mano mantenendo in salute tutti i nostri corridori. Ma dobbiamo sempre tener presente che i soldi a disposizione sono limitati, per far funzionare tutto e quindi dobbiamo fare piccoli passi. Non siamo una squadra professional, le trasferte dobbiamo pagarle tutte noi, dobbiamo stare attenti.

Ares Costa (al centro), iridato e campione europeo nel quartetto
Ares Costa (secondo da sinistra), iridato e campione europeo nel quartetto
Tu che hai vissuto gli anni gloriosi della Fassa Bortolo con un maestro come Ferretti, hai il suo stesso metodo?

Non scherziamo, di Ferretti ce n’è stato uno e uno solo… I tempi sono cambiati, sono soprattutto cambiati i rapporti tra corridori e staff. Oggi è impossibile gestire una squadra come allora, ci sono relazioni diverse, ma sempre basate sul reciproco rispetto. A me piace lavorare con i giovani proprio per questo, perché c’è sempre la possibilità di plasmarli, di trasmettere le proprie esperienze.

Lo staff come sarà composto?

Saremo due direttori sportivi principali, io e Franco Lampugnani che viene dalla guida del team juniores, poi avremo altri 3 o 4 direttori sportivi giovani, che hanno da poco preso il patentino e che ci aiuteranno imparando il mestiere. Avremo così la possibilità di farli crescere vicino a noi, un team allarga i suoi orizzonti anche così.

Thomas Turri nell’annuncio sui social del suo ingaggio per il 2025
Thomas Turri nell’annuncio sui social del suo ingaggio per il 2025
Veniamo al roster: non ci sono corridori stranieri, è un caso abbastanza strano per un team italiano…

Uno straniero fai fatica a gestirlo, considerando le trasferte, sono costi che in questo momento non possiamo sostenere. Per questo abbiamo scelto una squadra completamente italiana, facciamo crescere buoni corridori di qui e allo stesso modo possiamo impiegare il budget nella maniera più costruttiva. Cercare un corridore estero non avrebbe avuto senso.

In base ai corridori che avete, quali saranno le vostre caratteristiche?

Abbiamo cercato corridori in grado di emergere nelle corse veloci ma anche impegnative. Un po’ come quelle del calendario belga o olandese, ma anche in Francia. Io dico che abbiamo in squadra gente capace, che se messa nelle condizioni può portare a casa grandi risultati.

Mirko Bozzola viene dalla Q36.5 per fare da regista in corsa, ma anche per cogliere traguardi di spicco
Mirko Bozzola viene dalla Q36.5 per fare da regista in corsa, ma anche per cogliere traguardi di spicco
Cercherete quindi di fare attività all’estero?

Possibilmente ne faremo molta, perché è lì che impari. Non posso dire dove andremo, in questi giorni stiamo inviando moltissime lettere per richiedere inviti, vedremo quel che salterà fuori. Quel che è certo è che cercheremo di dare tante opportunità di correre in gare di livello, confrontandosi con buoni team esteri per imparare il più possibile e togliersi anche importanti soddisfazioni.

L’ultimo acquisto in ordine di tempo è quello di Mirko Bozzola, che viene dal devo team della Q36.5. Come lo avete convinto?

Mirko con noi ha la possibilità di essere un cardine della squadra. Correndo in un devo team ha acquisito un’esperienza importante, ora pur avendo solamente 20 anni può essere davvero una sorta di regista in corsa, spiegare a chi entra nella categoria per la prima volta come si può muovere. Io vedo in lui le caratteristiche di un Paolini, per intenderci, oppure di un Tosatto o De Marchi. Fatte salve le sue aspirazioni personali perché parliamo di uno che può essere un vincente e lo ha dimostrato. Di corridori così posso assicurare che non ce ne sono tanti, per questo è davvero un ottimo acquisto.

Dimitri Konychev insieme a suo figlio Alexander. Averlo in squadra sarebbe stata la ciliegina sulla torta
Dimitri Konychev insieme a suo figlio Alexander. Averlo in squadra sarebbe stata la ciliegina sulla torta
Per il resto?

Stiamo completando il team, avremo con noi Ares Costa che è un giovane molto promettente, iridato junior nel quartetto dell’inseguimento, poi un altro che come Costa viene dal florido vivaio del Borgo Molino, Thomas Turri che è salito sul podio alla prima tappa del Giro del Friuli e che si è dimostrato prezioso nelle cronosquadre. Poi stiamo per chiudere con un elemento d’esperienza come Matteo Zurlo, insomma alla fine avremo un bel mix.

Torniamo un attimo alla figura di Bozzola regista in corsa. Non sarebbe stato un ruolo ideale anche per tuo figlio Alexander?

Eh, sarebbe stato bello averlo con noi, ma per ora sta bene dove sta, fa bene a continuare la sua attività al Team Vorarlberg. Sicuramente quel ruolo gli si sarebbe cucito a pennello, mi sarebbe piaciuto averlo con me in quest’avventura…

Al Casentino si rivede Bozzola: dove era finito?

27.08.2024
4 min
Salva

Torna alla ribalta Mirko Bozzola, vincitore del Giro del Casentino. Non è che l’ex vincitore del GP Liberazione si fosse perso, anzi. E’ alla sua prima stagione alla Q36.5, ha gareggiato spesso all’estero, ha anche assaggiato il clima delle classiche belghe di primavera, ma il suo rendimento non è stato pari alle attese, soprattutto alle sue.

In Toscana però, cogliendo la sua seconda vittoria stagionale a due settimane dalla prima, è come se si fosse sbloccato: «Era una corsa vallonata, abbastanza dura con un paio di salite di cui una di 5 chilometri da ripetere più volte. Nell’ultima salita siamo andati via io, Olivo e Bagatin, solo che mancavano 65 chilometri al traguardo… Abbiamo lavorato di comune accordo impedendo il rientro degli avversari, eravamo concordi nel giocarci la vittoria in volata fra noi e lì ho avuto partita vinta. Per me vincere una corsa che nell’albo d’oro ha Bartali, Coppi e Nencini è un titolo di merito».

La prima stagione alla Q36.5 è stata sfortunata. falcidiata di stop fisici
La prima stagione alla Q36.5 è stata sfortunata. falcidiata di stop fisici
Perché nel corso dell’anno non hai ottenuto risultati all’altezza di quelli dell’ultimo mese?

La forma è arrivata solamente adesso. Ho avuto tanti problemi, perso molti giorni di allenamento che non mi hanno fatto rendere come volevo. Avevo iniziato a trovare la forma giusta quando a giugno eravamo al Tour de Kurpie in Polonia, avevo fatto un paio di Top 10 ed eravamo andati abbastanza bene nella cronosquadre, la gamba stava girando ma nella quarta tappa sono caduto e dopo sono rimasto fermo due settimane perché avevo preso brutte botte sulla parte sinistra del corpo. Così ho dovuto ricominciare tutto daccapo.

Facile immaginare che non era questo l’approccio che volevi avere con il team…

Assolutamente, anzi devo dire che ho trovato tanta comprensione e fiducia. Mi trovo benissimo con i compagni e lo staff, si vede che è un team di altissima qualità, il top che ci può essere in Italia. C’è addirittura una casa a nostra disposizione per gli allenamenti di gruppo e i ritrovi pregara. Si è formato un bel gruppo, anche con gente forte come Oioli oppure il colombiano Martinez che ha un anno meno di me ma va davvero forte. I risultati al team non mancano, ma io voglio fare la mia parte.

Spesso i risultati non dicono tutto: rispetto allo scorso anno noti miglioramenti?

Direi proprio di sì, perché è profondamente cambiata la mia attività. Facciamo un calendario internazionale, di livello molto più alto dove ci confrontiamo con gli altri Devo team, quelli delle formazioni WorldTour. Vedo che il livello generale è molto più elevato e bisogna adeguarsi. Questo significa che anche l’allenamento è cambiato: ora faccio più ore e vedo che la mia resistenza è aumentata, nelle ultime fasi delle corse ho ancora molte energie. Al Giro del Casentino sono rimasto sorpreso io stesso di come riuscissi a spingere nelle ultime battute.

E ora?

Ora voglio continuare a sfruttare la condizione acquisita e prendermi quel che a inizio stagione non mi è riuscito. Magari a cominciare dal Giro del Friuli dove ci sono tappe adatte a me. E’ una corsa dove ci sarà tanta gente forte, una vittoria in essa può cambiare il giudizio su una stagione. Sto sfruttando questi giorni proprio per rifinire la preparazione, ho anche evitato ogni impegno agonistico proprio perché al Friuli voglio dare tutto e poi prendere lo spunto per il finale di stagione.

Il ventenne novarese punta tutto sul Giro del Friuli per rilanciarsi verso il 2025
Il ventenne novarese punta tutto sul Giro del Friuli per rilanciarsi verso il 2025
A una convocazione in azzurro ci pensi sempre?

E come si fa a non farlo? Ho già assaggiato l’azzurro da junior, è un onore, se non sarà quest’anno ci punterò con forza nel 2025. Magari una convocazione può sempre arrivare, potrei ad esempio dare una mano ad Oioli all’europeo. Io comunque penso già al prossimo anno che sarà quello decisivo per le mie ambizioni, per trovare la strada verso il professionismo e sicuramente una convocazione in azzurro sarebbe un bel viatico.

Nelle file della Q36.5 arriva Bozzola che non si accontenta

31.01.2024
5 min
Salva

E’ passato molto tempo dall’aprile 2022, quando Mirko Bozzola sorprese tutti facendo suo il GP Liberazione juniores sulle strade romane. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e il corridore che faceva parte dell’Aspiratori Otelli ha continuato a evolversi, si è anche aggiudicato una tappa al Giro della Lunigiana per poi cambiare categoria e andare in crescendo, con una vittoria a metà giugno prima di chiudere la stagione già a metà luglio. Tempo comunque sufficiente per trovare l’ingaggio con la Q36.5.

Un’evoluzione che apre la porta a tanti spunti, a cominciare dal fatto che è una scelta a metà fra Italia e estero: «Ad agosto ho avuto il primo contatto. Ho parlato a lungo con Daniele Nieri che mi ha spiegato non solo le aspettative del team nei miei confronti e il programma, ma anche la filosofia di squadra. Non c’è voluto molto a convincermi, era chiaro che la squadra sia molto ambiziosa e io mi ci rispecchio perfettamente».

Pur avendo chiuso già a luglio la sua stagione, il 19enne aveva già trovato un approdo alla Q36.5 (photors.it)
Pur avendo chiuso già a luglio la sua stagione, il 19enne aveva già trovato un approdo alla Q36.5 (photors.it)
Come prima impressione la senti più vicina alle tue esperienze passate, alle nostre radici?

Ci sono sicuramente molti italiani, ma resta pur sempre un team internazionale e per me questo è stato preminente. Una formazione simile ti fa crescere perché fa un calendario molto prestigioso. Io la vedo come una via di mezzo, ma la corsa che mi piace di più è che prende il meglio di ognuna delle due eventualità.

Tu hai fatto già un anno nella categoria con la Zalf. Che cosa ti ha spinto a cambiare?

Non rinnego assolutamente la mia scelta, mi ha dato tante soddisfazioni, ma mi sono anche reso conto che per arrivare dove voglio arrivare serve qualcosa in più. In questo molto pesa il calendario: fare gare più importanti significa affrontare corridori più forti e questo è un passo fondamentale per crescere. Per questo ritengo questo un anno decisivo per la mia carriera.

Una sola stagione per Bozzola alla Zalf, con solo 16 giorni di gara, ma un bilancio positivo (photors.it)
Una sola stagione per Bozzola alla Zalf, con solo 16 giorni di gara, ma un bilancio positivo (photors.it)
Tu finora sei stato identificato soprattutto come un velocista, ma questa definizione la senti stretta?

Sì, al punto che ormai non mi ci identifico più. Io voglio essere visto come un corridore che ha a disposizione più frecce al proprio arco. Non dimentichiamo che il Liberazione l’ho vinto al termine di una fuga lunghissima. Anche per questo è importante la scelta che ho fatto: effettuare gare sempre diverse, su percorsi il più possibile separati l’uno dall’altro, servirà per capire che tipo di corridore sono.

Perché guardi tanto al tipo di avversari?

Perché conta molto per me affrontare gente che ha maggiore esperienza della mia. Credo che sia questa la strada per imparare di più e me ne sono già accorto al primo ritiro, con il nostro gruppo affiancato a quello della prima squadra. Avere al mio fianco uno come Gianluca Brambilla che ha vissuto così tanti anni nel ciclismo che conta è una fortuna enorme, posso imparare tante cose, ma devo dire che in tutto il gruppo ho trovato grande disponibilità e si è instaurato subito un ottimo feeling.

Per Bozzola ritiro senza allenamento a Calpe. Il team gli ha inviato comunque una divisa per i suoi allenamenti
Per Bozzola ritiro senza allenamento a Calpe. Il team gli ha inviato comunque una divisa per i suoi allenamenti
Come giudichi l’ultimo anno?

Nel complesso buono pur essendo stata una stagione breve, da marzo a metà luglio con uno stop prolungato per un problema a un tendine. Ma aver vinto due gare più una cronosquadre è un bottino già importante. Aver finito prima mi ha anche permesso d’iniziare per tempo la preparazione. La cosa che mi ha scocciato di più è stata che al ritiro di Calpe mi sono ammalato quasi subito, tornando a casa dopo appena qualche giorno. Dal punto di vista fisico è stata un’esperienza sfortunata, da quello intersociale molto istruttiva.

Hai avuto modo di capire che calendario avrai?

Purtroppo essendo tornato prima no, ne dovremo riparlare e questo aspetto per me è importante. Spero tanto di avere quante più occasioni possibili per correre con gente più grande, più attrezzata da ogni punto di vista e, non lo nascondo, spero anche di mettere la mia firma in corse di peso. Ho ancora tempo per capire tante cose, essere in una squadra che ha al suo interno un team maggiore, professional ma alle porte del WorldTour, è un’opportunità straordinaria e voglio sfruttarla.

L’ultimo successo, al Trofeo Bottecchia, staccando il gruppo di 10″ (photors.it)
L’ultimo successo, al Trofeo Bottecchia, staccando il gruppo di 10″ (photors.it)
Tu d’altronde il contraccolpo del cambio di categoria lo hai già assorbito…

Sì, i primissimi mesi sono sempre di assestamento e al di là dei piazzamenti ottenuti è stato così anche per me. Cambia tutto, bisogna essere svelti ad ambientarsi, ad abituarsi ai diversi carichi di allenamento. Il primo anno il mio obiettivo era imparare il più possibile e quello che ha influito tantissimo è stato l’aspetto dell’alimentazione in corsa. Prima quasi non sapevo che cosa fare e non credevo che fosse un aspetto così importante, il 2023 è stato fondamentale in tal senso. Ora però so anche come muovermi in gruppo in ogni situazione, quindi voglio di più.

Si rivede Bozzola, prime vittorie fra gli under 23

24.07.2023
5 min
Salva

Mentre i principali team (invero più esteri che italiani) si davano battaglia al Giro della Valle d’Aosta, il Trofeo Bottecchia disputato a Fossalta di Piave ha messo in mostra un diciannovenne che a dispetto dell’età è già una vecchia conoscenza per gli appassionati. Mirko Bozzola ha colto sulle strade venete la sua seconda vittoria da under 23 e non è una cosa da poco, visto che parliamo del vincitore del Gran Premio Liberazione 2022 da junior, l’autore di quella fuga a lunga gittata che lasciò molti a bocca aperta, considerando le caratteristiche del percorso romano.

Da allora Bozzola è cresciuto, ha cambiato categoria, si è posto di fronte a un mondo nuovo, a un nuovo team (la Zalf Euromobil Desirée Fior), a nuovi compiti con grande umiltà, ma col passare delle settimane e la crescita di condizione sono riemerse le caratteristiche che lo avevano messo in evidenza lo scorso anno.

«In questi mesi – racconta il piemontese – sono cambiate molte cose, mi sono dovuto adattare a un ciclismo diverso, fatto di nuove tabelle di preparazione, di gare su distanze più lunghe, di un modo di correre al quale non ero abituato. In fin dei conti mi sono ambientato in fretta, ora posso dire che il periodo di ambientamento è finito».

Bozzola intervistato dopo la vittoria, la seconda quest’anno dopo quella di giugno al Memorial Maule (Photors)
Bozzola intervistato dopo la vittoria, la seconda quest’anno dopo quella di giugno al Memorial Maule (Photors)
Ti aspettavi di più o di meno dal cambio di categoria?

Penso di essere andato al di là delle mie previsioni: non avrei mai detto che sarei arrivato a metà luglio con due vittorie individuali più una cronosquadre e qualche piazzamento ai vertici. Il bilancio è ben più che positivo.

Eppure un periodo di apprendistato è stato necessario…

Non poteva essere altrimenti. Le gare sono più dure, bisogna imparare a gestirsi, nelle energie e anche mentalmente. Con il caldo poi è importante bere spesso e fare tutto quel che il team consiglia, la cotta è dietro l’angolo. Io riesco a muovermi bene e devo dire che rispetto allo scorso anno sono anche meno controllato, forse perché sono un novizio della categoria.

Lo scorso anno all’indomani della tua vittoria romana dicevi di dover migliorare su molti aspetti. Dopo un anno noti di aver fatto progressi?

In generale sì, ma c’è ancora molto da fare. Sicuramente devo lavorare ancora molto sul mio rendimento in salita, a inizio stagione pagavo dazio più frequentemente di quanto avviene ora, ma so che posso fare molto meglio. Lo spunto veloce è rimasto, anzi posso dire che noto dei miglioramenti nella potenza e nei wattaggi, ma non voglio certo fermarmi.

Ottimo passista, Bozzola deve ancora migliorare il suo rendimento in salita (Photors)
Ottimo passista, Bozzola deve ancora migliorare il suo rendimento in salita (Photors)
Che cosa ti è piaciuto di più della tua ultima vittoria?

Non è stata facile. Era una corsa piatta e lunga nella quale si era avvantaggiato un gruppetto di otto atleti. Io ho fatto un grande sforzo per riaccodarmi e visto che nessuno dava nuova linfa alla fuga ho attaccato insieme a Giovanni Gazzola (Sissio Team), per poi staccarlo e farmi gli ultimi 30 chilometri da solo, con il gruppo sempre vicino, ma alla fine ho conservato una decina di secondi di vantaggio.

A ben guardare non è una meccanica di corsa molto diversa da quella del Liberazione 2022, è quasi diventata un tuo marchio di fabbrica…

E’ questo il modo che preferisco, non mi piace aspettare la volata, voglio prendere io l’iniziativa, anche perché poter arrivare da soli al traguardo, godersi quegli ultimi metri sapendo di non essere più raggiunto ha un sapore particolare, dolcissimo, impagabile.

Il piemontese è al suo primo anno alla Zalf, nella quale si è ben integrato nei suoi meccanismi (Photors)
Il piemontese è al suo primo anno alla Zalf, nella quale si è ben integrato nei suoi meccanismi (Photors)
Come ti trovi alla Zalf?

Molto bene, è un team unito nel quale si corre molto per la squadra pensando sempre a fare risultato. Il principio di base è che quel che conta è il team, non è un caso se la mia sia stata la dodicesima vittoria dall’inizio dell’anno.

I più anziani ti hanno preso sotto la loro ala?

Non vedo tantissimo i miei compagni, se non in occasione delle gare, visto che mi alleno a casa. In corsa ci si aiuta tutti ed è normale ad esempio che un quarto anno si metta al servizio di un primo. Devo dire comunque che è capitato spesso come i più anziani mi abbiamo dato utili consigli per approcciarmi a questo mondo, è anche per questo che alla Zalf mi trovo bene.

A Fossalta di Piave il novarese ha preceduto di 10″ il gruppo regolato da Zurlo (foto Italiaciclismo)
A Fossalta di Piave il novarese ha preceduto di 10″ il gruppo regolato da Zurlo (foto Italiaciclismo)
Con una prima stagione da under 23 già briillante, iniziano a farsi sentire le sirene dei team professionistici, soprattutto di quelli con una filiera alle spalle per far crescere i propri atleti più giovani. Stai già pensando a un futuro da pro’ o pensi che ci sia tempo?

Forse sarò all’antica, ma credo che un paio d’anni nella categoria siano necessari, per fare esperienze e crescere anche mentalmente. Il prossimo anno se ne parlerà, non dico certo di no a un team Devo con alle spalle una grande squadra magari del WorldTour, ma passare adesso sarebbe un salto nel buio, credo di dover ancora imparare tanto e nel team attuale posso farlo.

Oltretutto c’è ancora da “svezzarti” a livello di corse a tappe…

Ho fatto il Giro del Veneto ed è servito molto per crescere di condizione, ma una corsa a tappe è qualcosa di completamente diverso dalle gare alle quali si partecipa abitualmente, ci sono molti aspetti da considerare, imparare a gestirsi. Lì mi è stato molto utile essere a contatto con chi aveva più esperienza, ma ho anche capito che ho molto da imparare.

Bozzola vince ancora, ma non chiamatelo velocista…

17.06.2022
5 min
Salva

Quando hai il papà che va in bici (con lui nella foto d’apertura), come anche il nonno, lo zio, il fratello maggiore, che cosa farai da grande? Non è certo un caso se Mirko Bozzola sia uno dei corridori junior che si stanno maggiormente mettendo in evidenza. La sua stagione sta procedendo come meglio non si potrebbe, con la grande luce del successo al Gran Premio della Liberazione e l’ultimo squillo siglato domenica scorsa, al Memorial Pietro Zipponi a Brione (BS) battendo in uno sprint a due nientepopodimeno che Pavel Novak, che di bastonate sportive ai corridori italiani ne aveva riservate un bel po’ nelle ultime settimane…

Mirko sulla bici ci è praticamente nato: «Con una famiglia come la mia mi sono quasi ritrovato prima a pedalare che a camminare. Le categorie giovanili le ho fatte tutte, fino a quella nella quale milito adesso, facendo anche un po’ di mtb, ma solo per divertimento perché per me la strada è tutto».

Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Come sei arrivato a una stagione così densa di vittorie?

Credo che il merito sia stato della mia società, la Aspiratori Otelli, che mi ha tenuto “al coperto” lo scorso anno, senza chiedermi nulla, se non fare le mie esperienze e imparare tutto quello che si poteva. Mi hanno detto subito che il mio anno doveva essere questo, poi ho fatto un inverno curando la preparazione nei minimi dettagli, con grande attenzione e i risultati si sono visti.

Oltretutto una stagione molto ricca perché di gare finora ne hai già fatte tante…

Praticamente da marzo ho gareggiato ogni fine settimana, saltandone solamente uno, ma era quello della comunione di mia sorella, non potevo mancare…

Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Tanti ottimi risultati, con la perla del successo a Roma, ti stanno etichettando come un velocista.

No, non mi ci sento. Sicuramente lo spunto veloce è ciò che più è migliorato in questa stagione, ma io mi reputo un corridore completo, che tiene bene in salita e sul passo. Lo spunto è buono per entrare in gruppetti e giocarmi la vittoria allo sprint, ma non sono e non sarò mai un velocista puro. Il mio obiettivo è essere un ciclista senza lacune più che con una caratteristica preferenziale.

Perché?

Perché il ciclismo attuale questo richiede. Di scalatori alla Contador ce ne sono sempre meno perché le squadre professionistiche ormai cercano altro, corridori alla Pogacar, alla Van Der Poel, alla Van Aert che hanno un grande spunto veloce ma vanno bene su qualsiasi terreno. Le caratteristiche specifiche non le cercano più e noi delle nuove generazioni dobbiamo adeguarci. Poi ci sono le eccezioni come Ganna che è un fenomeno sul passo, lo conosco bene perché suo padre è stato mio diesse da allievo, ma come detto sono eccezioni di fuoriclasse assoluti.

Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Torniamo alla gara di domenica: come hai fatto a battere Novak?

Eravamo a Livigno per preparare i campionati italiani, ma sapevo che domenica saremmo scesi per la gara che passava per le strade del mio compagno di colori Gabriele Casalini e avremmo corso per lui. Sul primo strappo mi sono messo davanti a tirare per fare selezione, a 5 chilometri dall’arrivo eravamo rimasti in tre, ma su di noi sono tornati Novak e Casalini. Poi Pavel è partito come fa sempre lui, ma stavolta sono riuscito a tenerlo, nella discesa all’imbocco del rettilineo l’ho superato e ho vinto.

Una bella impresa: è davvero forte come si dice?

Assolutamente, è uno che attacca sempre, che non si arrende mai ed è capace di numeri eccezionali. Anche domenica era al rientro dopo i problemi in Francia, eppure era già brillante. Ce ne sono davvero pochi di corridori come lui, la cosa che gli invidio di più è il coraggio di provarci sempre.

Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Quest’anno ti sei anche guadagnato la maglia della nazionale…

Ed è stato un grande onore, un primo obiettivo con cui ho realizzato un sogno che coltivavo fin da piccolo. Ho corso onorando la maglia come si deve sempre fare, dando tutto me stesso. Devo dire che ho trovato un’organizzazione perfetta e soprattutto una grande capacità di fare gruppo.

Proprio a questo proposito, che effetto fa condividere obiettivi, tattiche, ma anche la quotidianità fatta di chiacchiere e piccole cose con quei ragazzi che solitamente affronti da avversari ogni domenica?

E’ proprio a questo che mi riferisco parlando di gruppo. Non è semplice: normalmente ci si vede alle gare, ci si conosce di vista e magari ci si saluta, ma poi in nazionale cambia tutto, si diventa amici, si lavora per un obiettivo comune. Soprattutto ci si conosce molto di più e credo che questo sia molto importante. In quelle poche occasioni che ho avuto finora (e spero tanto di averne altre) ho notato che il principio di base è correre come una cosa sola: tutti per uno, uno per tutti, come i moschettieri… Se hai la maglia azzurra indosso non ti puoi mai tirare indietro, mai…

Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Che cosa ti prefiggi ora?

Intanto i tricolori dove voglio davvero fare bene, poi anche in base a questi spero di guadagnarmi la convocazione per gli europei e anche lì pensare a qualcosa di importante e di grosso. Dopo si vedrà, andiamo un passo per volta.

Sei al secondo anno junior e i tuoi risultati non passano inosservati neanche lassù nel mondo professionistico. Ci stai già pensando?

Sì, ma sono convinto che aspettare sia la cosa migliore. Un paio d’anni fra gli under 23 sono necessari per crescere nella maniera giusta, per imparare, passare troppo presto significa fare un salto enorme che porta benefici solo in casi eccezionali. Io ho tempo e voglio sfruttarlo tutto.

Savino 2022

Savino e non solo. Salvoldi fa il punto sugli junior

11.05.2022
5 min
Salva

Le giornate di Dino Salvoldi, queste giornate primaverili sono pressanti di impegni, forse anche più di quando si doveva occupare dell’intero settore femminile. La sua scoperta del mondo juniores va avanti, ma se agli inizi della sua avventura, nelle prime prove internazionali, doveva necessariamente basarsi soprattutto su quanto fatto lo scorso anno, ora si basa sulle sue considerazioni e sta mettendo in atto un piano che va maturando di settimana in settimana.

Il tecnico azzurro è reduce dalla trasferta alla Corsa della Pace, la gara più importante fra quelle a tappe del calendario junior, tappa della Nations Cup dove la nazionale italiana è tornata a casa con il bellissimo sigillo di tappa di Federico Savino. A dimostrazione che le sue scelte erano state indovinate.

«Sapevo che questo era un passaggio fondamentale nella stagione – dice – e ho ragionato sapendo che avremmo trovato al via il meglio della categoria internazionale. Oltretutto affrontavamo percorsi molto impegnativi, decisamente più che nelle prove italiane di questo periodo stagionale. Quindi ho deciso di optare per atleti tutti al secondo anno considerando che quelli di primo anno non hanno mai fatto corse a tappe ed era assurdo iniziare subito dalla prova più importante e difficile».

Salvoldi 2022
Prime uscite nel complesso positive per Salvoldi alla guida degli junior
Salvoldi 2022
Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Come ti sei regolato con le convocazioni?

Mi sono basato molto non solo sulle gare, ma anche sui lavori che svolgiamo su pista. Ho quindi portato quegli elementi sui quali sto puntando in ottica quartetto, più un paio come Bozzola e Arrighetti più adatti a quel tipo di gara. Tra l’altro è lo stesso sistema messo in atto dalla Francia. Penso di fare lo stesso anche per le prossime tappe, salvo che per il Tour du Pays de Vaud che richiede maggiori attitudini per la salita. Nella prossima gara però farò un’inversione e chiamerò ragazzi tutti al primo anno.

Come giudichi la trasferta?

Quando abbiamo fatto la riunione con i ragazzi prima del via, ho spiegato loro che non avevamo una squadra adatta per puntare alla classifica, perché è evidente che in questo momento anche a livello giovanile non abbiamo specialisti delle corse a tappe. E’ una fase, dobbiamo prenderne atto. Quindi volevo una squadra che interpretasse ogni tappa come una corsa in linea, correndo in maniera coraggiosa. La crono non ci è stata favorevole, anche la tappa clou che doveva definire la classifica non è stata fortunata ma nelle altre ci siamo messi sempre in evidenza e la vittoria di Savino è stata la perla della settimana.

Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Che corridore è?

Sto imparando a conoscerlo, agli inizi su pista faticava, ma è cresciuto tantissimo e in pochissimo tempo. Ha una caratteristica peculiare: è consapevole che per fare risultato devi attaccare. In Italia abbiamo troppo la tendenza a puntare al piazzamento, per questo non si rischia per vincere. Lui ha cambiato questo atteggiamento, ci prova e questo mi piace. Tecnicamente è ancora molto grezzo, ma io penso che possa crescere molto dappertutto, soprattutto nelle prove contro il tempo su pista e su strada.

Ti sei fatto un’idea del nostro valore in confronto ai movimenti degli altri Paesi?

Sì e siamo indietro, questo è sicuro. Per questo dico che dobbiamo avere pazienza nel giudicare i ragazzi e le loro trasferte, non dobbiamo chiedere loro la luna. C’è differenza contro buona parte del gruppo e questa è data dai tipi di gare che si affrontano. Io sono convinto che da giugno in poi le cose cambieranno. Noi abbiamo a che fare con la scuola che occupa molto spazio e molto tempo, anche mentalmente e per certi versi il nostro calendario lo contempla, proponendo gare più performanti nell’estate. Per questo le prove di questo periodo sono importanti, ma secondo me dicono poco in ottica gare titolate, europei e mondiali che siano.

Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Sembra di capire però che sulla doppia attività strada+pista sei molto esigente, tieni che un numero sempre maggiore di ragazzi provi questa opportunità per poi fare la sua scelta preferenziale più avanti…

Non solo con la pista, anche con la Mtb. Lo avete visto con le prime convocazioni, con Mattio e Milesi. Coinvolgeremo sempre più biker tenendo presente che i calendari si accavallano e non è assolutamente facile abbinare le varie discipline. In un processo formativo come il loro è però fondamentale, per sviluppare le proprie attitudini. Su un concetto però batto molto: chi fa pista non deve sentirsi penalizzato per la strada. E su questo serve soprattutto la collaborazione delle società.

Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Si parla spesso del passaggio sempre più precoce di ragazzi al professionismo e da più parti si vagheggia l’allargamento della categoria a 3 anni come una delle soluzioni: saresti d’accordo?

Sarebbe una scelta intelligente, considerando che in Italia c’è un sistema scolastico diverso da molti altri Paesi, con i ragazzi che a 18-19 anni devono effettuare la maturità che è un passaggio importante nella propria vita. Ci sarebbe modo di sviluppare il talento dei ragazzi con più calma e consentire alle società di sviluppare una vera filiera. Considerando che a ben guardare, da quando passano di categoria a quando devono fare l’ulteriore salto, hanno i ragazzi a disposizione per meno di due stagioni. Perché ciò avvenga però serve un accordo regolamentare internazionale, non possiamo farlo noi autonomamente.

Quali saranno i prossimi impegni?

Avremo il 21 e 22 maggio il Trophée Centro Morbihan in Francia, dal 26 al 29 il Tour du Pays de Vaud in Svizzera e dal 9 al 12 giugno il trofeo Saarland in Germania. Saranno tutte esperienze utilissime per i ragazzi, ma intanto si continua con gli appuntamenti settimanali a Montichiari, da quelli non si prescinde…

Con quali miti crescono? Viaggio tra gli juniores al Liberazione

25.04.2022
7 min
Salva

Van der Poel, Van Aert, Pogacar… e Pantani. Sono loro i miti dei ragazzi di oggi. Roma, Terme di Caracalla, va in scena il mitico GP Liberazione. Gli juniores aprono la seconda giornata di gare in attesa del consueto show degli U23 in programma nella terza.

Bozzola, che numero!

GP Liberazione vinto da Mirko Bozzola. Il corridore della Aspiratori Otelli è stato autore di una prova magistrale. In fuga da solo per sei giri. Un’eternità su questo circuito.

Già azzurro con Salvoldi qualche settimana fa, neanche il cittì (che era a bordo strada) si aspettava un numero del genere.

«Ci tenevo molto – ha detto Bozzola – lo scorso anno non ero in forma ma ho preso le misure e oggi… In settimana ho fatto parecchio dietro motore con dei rilanci, pensando proprio a questo percorso.

«Cosa pensavo mentre ero in fuga? A spingere e basta. Conoscevo i distacchi che mi davano la moto e lo speaker mentre passavo sotto l’arrivo. Ma non ho mai avuto paura che mi riprendessero. Ero sicuro di me».

I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer
I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer

Idoli ed epoche

Dicevamo dei miti però, degli idoli che seguono Bozzola e colleghi. Dagli over 30 in su non avevano all’epoca i social, non erano così bombardati di informazioni, programmi, dirette tv… Magari leggevano più libri, più quotidiani. Ascoltavano i racconti dei più grandi, dei tecnici, del “bar sport”. 

Oggi i social la fanno da padroni. Spesso i ragazzi hanno una diversa soglia di attenzione. Tutto deve essere più immediato e d’impatto. A loro abbiamo chiesto chi tifano, chi sono i loro miti.

«I miti sono Van Aert e Van der Poel, che fanno anche ciclocross, ma credo anche i velocisti come Jakobsen e Groenewegen – dice Edoardo Banfi del Pedale Casalese Armofer – Li seguiamo molto dalla tv, dai social e quando siamo in viaggio in ammiraglia dal telefono con GCN».

Subito Van Aert e VdP

«Siamo in un’era diversa – dice Giovanni Anselmo, trapanese della Madone Racing Team – e rispetto a qualche anno fa ci sono più fenomeni. Penso a Pogacar, Van der Poel, Van Aert… loro sono corridori “all round”, vanno forte in salita e in pianura. Però poi restano i grandi come Pantani e Cipollini che non possono essere dimenticati».

«Anche il mio idolo è Van Aert – spiega Federico Amati della Logistica Ambientale – perché è un corridore che sorprende sempre. Sa vincere dappertutto. Ha un modo di correre spettacolare. E’ un corridore che sa “uscire dalle righe”».

“Uscire dalle righe”: questa è una cosa non secondaria. Questi ragazzi sono cresciuti col potenziometro e il nutrizionista, però certe emozioni (per fortuna) non le puoi sopire con i numeri.

«Chi corre così – riprende Federico – ha sempre il suo fascino. Attacca da lontano, senza indugi e spacca i programmi fatti. 

«Come li seguo? Dirette totali: sei ore sul divano! E chiaramente dai social. Non gli scrivo, ma metto i like. E proprio dalle telecronache di Riccardo Magrini conosco anche i corridori del passato. Mi vengono in mente Cancellara e soprattutto Pantani, che attaccava sempre. Dagli aneddoti di Magrini poi vado ad informarmi su internet». 

I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser
I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser

Spunta Pantani 

Pantani e Cipollini. Quando loro correvano questi ragazzi erano neonati o addirittura non erano nati. Come fanno a conoscerli?

«I grandi sono grandi sempre – riprende Giovanni Anselmo – Li conosciamo grazie ad internet. Alcuni direttori sportivi hanno corso con Pantani. Lo hanno conosciuto di persona. E certi racconti sono da pelle d’oca. Per esempio la sua rimonta di Oropa. Ogni volta che la riguardo mi emoziona. Sono brividi forti».

«Proprio ieri – racconta Jacopo Militello della Franco BalleriniLuca Scinto ci ha dato un libro su Francesco Moser. Ho letto qualche pagina mentre ero in viaggio e l’ho trovata molto interessante. Del passato però conosco anche Coppi, Franco Ballerini vista la nostra squadra, e Pantani. Cosa sappiamo? Che hanno vinto tanto e con delle imprese da cui dobbiamo prendere spunto.

«Su internet e Youtube vado a vedere video, foto, articoli. Anche in tv ogni tanto la Rai fa vedere delle vecchie corse. E appunto anche dai libri. Quando ero alla Gastone Nencini ho letto il suo libro. Il mito di oggi? Pogacar!».

Verso il passato

«Del passato conosco quelli più famosi – dice Fabrizio Pastori della Feralpi Group – anche perché ho fatto la tesina degli esami di terza media sul ciclismo e quindi mi sono dovuto informare. Ho parlato di Bartali che nella Seconda Guerra mondiale aveva aiutato gli ebrei. E devo dire che mi è piaciuto studiarlo. 

«Oggi, finché vinceva mi piaceva Nibali, quando ero piccolo. Adesso mi piace Pogacar. Quando siamo nel pullmino per andare alle corse i nomi che emergono di più sono quelli di Pogacar, Van Aert e Van der Poel. Li seguiamo dalla tv e molto dai social, i siti e mi piace rivedere gli highlights».

«Il mio mito è Fabian Cancellara – dice Christian Di Prima della Multicar Amarù – non so perché, ma mi piaceva il suo modo di correre. Come l’ho “conosciuto”? Con il suo ultimo Fiandre. Fece terzo, vinse Sagan. Per me ha finito di correre da campione e questo mi piace.

«E come lui Van Aert, ma Cancellara ha una marcia in più. Non lo vedo più in tv, ma lo seguo sui social. Ancora esce in bici, si diverte come un cicloamatore. E poi ho rivisto tutti i suoi video su Youtube. E’ una bella ispirazione».

Pogacar e giovani 

Chiacchierando anche con i più giovani ancora, emerge quasi un solo nome: quello di Tadej Pogacar. Per loro è davvero un mito. Lo vedono molto vicino. Ha solo una manciata di anni in più. Impossibile non sognare. Vincenzo Buonomo del Team Cesaro, è addirittura un allievo ed è in attesa della sua gara.

«Mi piace Pogacar – dice Vincenzo – perché è così forte pur essendo così giovane. Come ci riesce? Credo perché mangia bene, si allena tanto e usa molto anche la testa. In tv studio come si muove in corsa e poi lo seguo sui social, soprattutto Instagram. Prima di Pogacar, mi piaceva molto Nibali e infatti i miei amici mi chiamo Squalo.

«Del passato conosco Armstrong e Pantani. Ho visto i film sulla loro vita. Di Pantani ne parlano quasi tutti, ha fatto una vita così e così. Però so quanto era forte. Altri più vecchi non ne conosco».

Infine piccola considerazione in tema di giovani e giovani campioni. Fa un po’ strano che sia stato super nominato Pogacar e mai Evenepoel. Eppure anche lui attacca e fa azioni insolite. Vedi la Liegi di ieri.