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Bozzola vince ancora, ma non chiamatelo velocista…

17.06.2022
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Quando hai il papà che va in bici (con lui nella foto d’apertura), come anche il nonno, lo zio, il fratello maggiore, che cosa farai da grande? Non è certo un caso se Mirko Bozzola sia uno dei corridori junior che si stanno maggiormente mettendo in evidenza. La sua stagione sta procedendo come meglio non si potrebbe, con la grande luce del successo al Gran Premio della Liberazione e l’ultimo squillo siglato domenica scorsa, al Memorial Pietro Zipponi a Brione (BS) battendo in uno sprint a due nientepopodimeno che Pavel Novak, che di bastonate sportive ai corridori italiani ne aveva riservate un bel po’ nelle ultime settimane…

Mirko sulla bici ci è praticamente nato: «Con una famiglia come la mia mi sono quasi ritrovato prima a pedalare che a camminare. Le categorie giovanili le ho fatte tutte, fino a quella nella quale milito adesso, facendo anche un po’ di mtb, ma solo per divertimento perché per me la strada è tutto».

Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Come sei arrivato a una stagione così densa di vittorie?

Credo che il merito sia stato della mia società, la Aspiratori Otelli, che mi ha tenuto “al coperto” lo scorso anno, senza chiedermi nulla, se non fare le mie esperienze e imparare tutto quello che si poteva. Mi hanno detto subito che il mio anno doveva essere questo, poi ho fatto un inverno curando la preparazione nei minimi dettagli, con grande attenzione e i risultati si sono visti.

Oltretutto una stagione molto ricca perché di gare finora ne hai già fatte tante…

Praticamente da marzo ho gareggiato ogni fine settimana, saltandone solamente uno, ma era quello della comunione di mia sorella, non potevo mancare…

Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Tanti ottimi risultati, con la perla del successo a Roma, ti stanno etichettando come un velocista.

No, non mi ci sento. Sicuramente lo spunto veloce è ciò che più è migliorato in questa stagione, ma io mi reputo un corridore completo, che tiene bene in salita e sul passo. Lo spunto è buono per entrare in gruppetti e giocarmi la vittoria allo sprint, ma non sono e non sarò mai un velocista puro. Il mio obiettivo è essere un ciclista senza lacune più che con una caratteristica preferenziale.

Perché?

Perché il ciclismo attuale questo richiede. Di scalatori alla Contador ce ne sono sempre meno perché le squadre professionistiche ormai cercano altro, corridori alla Pogacar, alla Van Der Poel, alla Van Aert che hanno un grande spunto veloce ma vanno bene su qualsiasi terreno. Le caratteristiche specifiche non le cercano più e noi delle nuove generazioni dobbiamo adeguarci. Poi ci sono le eccezioni come Ganna che è un fenomeno sul passo, lo conosco bene perché suo padre è stato mio diesse da allievo, ma come detto sono eccezioni di fuoriclasse assoluti.

Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Torniamo alla gara di domenica: come hai fatto a battere Novak?

Eravamo a Livigno per preparare i campionati italiani, ma sapevo che domenica saremmo scesi per la gara che passava per le strade del mio compagno di colori Gabriele Casalini e avremmo corso per lui. Sul primo strappo mi sono messo davanti a tirare per fare selezione, a 5 chilometri dall’arrivo eravamo rimasti in tre, ma su di noi sono tornati Novak e Casalini. Poi Pavel è partito come fa sempre lui, ma stavolta sono riuscito a tenerlo, nella discesa all’imbocco del rettilineo l’ho superato e ho vinto.

Una bella impresa: è davvero forte come si dice?

Assolutamente, è uno che attacca sempre, che non si arrende mai ed è capace di numeri eccezionali. Anche domenica era al rientro dopo i problemi in Francia, eppure era già brillante. Ce ne sono davvero pochi di corridori come lui, la cosa che gli invidio di più è il coraggio di provarci sempre.

Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Quest’anno ti sei anche guadagnato la maglia della nazionale…

Ed è stato un grande onore, un primo obiettivo con cui ho realizzato un sogno che coltivavo fin da piccolo. Ho corso onorando la maglia come si deve sempre fare, dando tutto me stesso. Devo dire che ho trovato un’organizzazione perfetta e soprattutto una grande capacità di fare gruppo.

Proprio a questo proposito, che effetto fa condividere obiettivi, tattiche, ma anche la quotidianità fatta di chiacchiere e piccole cose con quei ragazzi che solitamente affronti da avversari ogni domenica?

E’ proprio a questo che mi riferisco parlando di gruppo. Non è semplice: normalmente ci si vede alle gare, ci si conosce di vista e magari ci si saluta, ma poi in nazionale cambia tutto, si diventa amici, si lavora per un obiettivo comune. Soprattutto ci si conosce molto di più e credo che questo sia molto importante. In quelle poche occasioni che ho avuto finora (e spero tanto di averne altre) ho notato che il principio di base è correre come una cosa sola: tutti per uno, uno per tutti, come i moschettieri… Se hai la maglia azzurra indosso non ti puoi mai tirare indietro, mai…

Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Che cosa ti prefiggi ora?

Intanto i tricolori dove voglio davvero fare bene, poi anche in base a questi spero di guadagnarmi la convocazione per gli europei e anche lì pensare a qualcosa di importante e di grosso. Dopo si vedrà, andiamo un passo per volta.

Sei al secondo anno junior e i tuoi risultati non passano inosservati neanche lassù nel mondo professionistico. Ci stai già pensando?

Sì, ma sono convinto che aspettare sia la cosa migliore. Un paio d’anni fra gli under 23 sono necessari per crescere nella maniera giusta, per imparare, passare troppo presto significa fare un salto enorme che porta benefici solo in casi eccezionali. Io ho tempo e voglio sfruttarlo tutto.

Savino 2022

Savino e non solo. Salvoldi fa il punto sugli junior

11.05.2022
5 min
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Le giornate di Dino Salvoldi, queste giornate primaverili sono pressanti di impegni, forse anche più di quando si doveva occupare dell’intero settore femminile. La sua scoperta del mondo juniores va avanti, ma se agli inizi della sua avventura, nelle prime prove internazionali, doveva necessariamente basarsi soprattutto su quanto fatto lo scorso anno, ora si basa sulle sue considerazioni e sta mettendo in atto un piano che va maturando di settimana in settimana.

Il tecnico azzurro è reduce dalla trasferta alla Corsa della Pace, la gara più importante fra quelle a tappe del calendario junior, tappa della Nations Cup dove la nazionale italiana è tornata a casa con il bellissimo sigillo di tappa di Federico Savino. A dimostrazione che le sue scelte erano state indovinate.

«Sapevo che questo era un passaggio fondamentale nella stagione – dice – e ho ragionato sapendo che avremmo trovato al via il meglio della categoria internazionale. Oltretutto affrontavamo percorsi molto impegnativi, decisamente più che nelle prove italiane di questo periodo stagionale. Quindi ho deciso di optare per atleti tutti al secondo anno considerando che quelli di primo anno non hanno mai fatto corse a tappe ed era assurdo iniziare subito dalla prova più importante e difficile».

Salvoldi 2022
Prime uscite nel complesso positive per Salvoldi alla guida degli junior
Salvoldi 2022
Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Come ti sei regolato con le convocazioni?

Mi sono basato molto non solo sulle gare, ma anche sui lavori che svolgiamo su pista. Ho quindi portato quegli elementi sui quali sto puntando in ottica quartetto, più un paio come Bozzola e Arrighetti più adatti a quel tipo di gara. Tra l’altro è lo stesso sistema messo in atto dalla Francia. Penso di fare lo stesso anche per le prossime tappe, salvo che per il Tour du Pays de Vaud che richiede maggiori attitudini per la salita. Nella prossima gara però farò un’inversione e chiamerò ragazzi tutti al primo anno.

Come giudichi la trasferta?

Quando abbiamo fatto la riunione con i ragazzi prima del via, ho spiegato loro che non avevamo una squadra adatta per puntare alla classifica, perché è evidente che in questo momento anche a livello giovanile non abbiamo specialisti delle corse a tappe. E’ una fase, dobbiamo prenderne atto. Quindi volevo una squadra che interpretasse ogni tappa come una corsa in linea, correndo in maniera coraggiosa. La crono non ci è stata favorevole, anche la tappa clou che doveva definire la classifica non è stata fortunata ma nelle altre ci siamo messi sempre in evidenza e la vittoria di Savino è stata la perla della settimana.

Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Che corridore è?

Sto imparando a conoscerlo, agli inizi su pista faticava, ma è cresciuto tantissimo e in pochissimo tempo. Ha una caratteristica peculiare: è consapevole che per fare risultato devi attaccare. In Italia abbiamo troppo la tendenza a puntare al piazzamento, per questo non si rischia per vincere. Lui ha cambiato questo atteggiamento, ci prova e questo mi piace. Tecnicamente è ancora molto grezzo, ma io penso che possa crescere molto dappertutto, soprattutto nelle prove contro il tempo su pista e su strada.

Ti sei fatto un’idea del nostro valore in confronto ai movimenti degli altri Paesi?

Sì e siamo indietro, questo è sicuro. Per questo dico che dobbiamo avere pazienza nel giudicare i ragazzi e le loro trasferte, non dobbiamo chiedere loro la luna. C’è differenza contro buona parte del gruppo e questa è data dai tipi di gare che si affrontano. Io sono convinto che da giugno in poi le cose cambieranno. Noi abbiamo a che fare con la scuola che occupa molto spazio e molto tempo, anche mentalmente e per certi versi il nostro calendario lo contempla, proponendo gare più performanti nell’estate. Per questo le prove di questo periodo sono importanti, ma secondo me dicono poco in ottica gare titolate, europei e mondiali che siano.

Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Sembra di capire però che sulla doppia attività strada+pista sei molto esigente, tieni che un numero sempre maggiore di ragazzi provi questa opportunità per poi fare la sua scelta preferenziale più avanti…

Non solo con la pista, anche con la Mtb. Lo avete visto con le prime convocazioni, con Mattio e Milesi. Coinvolgeremo sempre più biker tenendo presente che i calendari si accavallano e non è assolutamente facile abbinare le varie discipline. In un processo formativo come il loro è però fondamentale, per sviluppare le proprie attitudini. Su un concetto però batto molto: chi fa pista non deve sentirsi penalizzato per la strada. E su questo serve soprattutto la collaborazione delle società.

Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Si parla spesso del passaggio sempre più precoce di ragazzi al professionismo e da più parti si vagheggia l’allargamento della categoria a 3 anni come una delle soluzioni: saresti d’accordo?

Sarebbe una scelta intelligente, considerando che in Italia c’è un sistema scolastico diverso da molti altri Paesi, con i ragazzi che a 18-19 anni devono effettuare la maturità che è un passaggio importante nella propria vita. Ci sarebbe modo di sviluppare il talento dei ragazzi con più calma e consentire alle società di sviluppare una vera filiera. Considerando che a ben guardare, da quando passano di categoria a quando devono fare l’ulteriore salto, hanno i ragazzi a disposizione per meno di due stagioni. Perché ciò avvenga però serve un accordo regolamentare internazionale, non possiamo farlo noi autonomamente.

Quali saranno i prossimi impegni?

Avremo il 21 e 22 maggio il Trophée Centro Morbihan in Francia, dal 26 al 29 il Tour du Pays de Vaud in Svizzera e dal 9 al 12 giugno il trofeo Saarland in Germania. Saranno tutte esperienze utilissime per i ragazzi, ma intanto si continua con gli appuntamenti settimanali a Montichiari, da quelli non si prescinde…

Con quali miti crescono? Viaggio tra gli juniores al Liberazione

25.04.2022
7 min
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Van der Poel, Van Aert, Pogacar… e Pantani. Sono loro i miti dei ragazzi di oggi. Roma, Terme di Caracalla, va in scena il mitico GP Liberazione. Gli juniores aprono la seconda giornata di gare in attesa del consueto show degli U23 in programma nella terza.

Bozzola, che numero!

GP Liberazione vinto da Mirko Bozzola. Il corridore della Aspiratori Otelli è stato autore di una prova magistrale. In fuga da solo per sei giri. Un’eternità su questo circuito.

Già azzurro con Salvoldi qualche settimana fa, neanche il cittì (che era a bordo strada) si aspettava un numero del genere.

«Ci tenevo molto – ha detto Bozzola – lo scorso anno non ero in forma ma ho preso le misure e oggi… In settimana ho fatto parecchio dietro motore con dei rilanci, pensando proprio a questo percorso.

«Cosa pensavo mentre ero in fuga? A spingere e basta. Conoscevo i distacchi che mi davano la moto e lo speaker mentre passavo sotto l’arrivo. Ma non ho mai avuto paura che mi riprendessero. Ero sicuro di me».

I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer
I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer

Idoli ed epoche

Dicevamo dei miti però, degli idoli che seguono Bozzola e colleghi. Dagli over 30 in su non avevano all’epoca i social, non erano così bombardati di informazioni, programmi, dirette tv… Magari leggevano più libri, più quotidiani. Ascoltavano i racconti dei più grandi, dei tecnici, del “bar sport”. 

Oggi i social la fanno da padroni. Spesso i ragazzi hanno una diversa soglia di attenzione. Tutto deve essere più immediato e d’impatto. A loro abbiamo chiesto chi tifano, chi sono i loro miti.

«I miti sono Van Aert e Van der Poel, che fanno anche ciclocross, ma credo anche i velocisti come Jakobsen e Groenewegen – dice Edoardo Banfi del Pedale Casalese Armofer – Li seguiamo molto dalla tv, dai social e quando siamo in viaggio in ammiraglia dal telefono con GCN».

Subito Van Aert e VdP

«Siamo in un’era diversa – dice Giovanni Anselmo, trapanese della Madone Racing Team – e rispetto a qualche anno fa ci sono più fenomeni. Penso a Pogacar, Van der Poel, Van Aert… loro sono corridori “all round”, vanno forte in salita e in pianura. Però poi restano i grandi come Pantani e Cipollini che non possono essere dimenticati».

«Anche il mio idolo è Van Aert – spiega Federico Amati della Logistica Ambientale – perché è un corridore che sorprende sempre. Sa vincere dappertutto. Ha un modo di correre spettacolare. E’ un corridore che sa “uscire dalle righe”».

“Uscire dalle righe”: questa è una cosa non secondaria. Questi ragazzi sono cresciuti col potenziometro e il nutrizionista, però certe emozioni (per fortuna) non le puoi sopire con i numeri.

«Chi corre così – riprende Federico – ha sempre il suo fascino. Attacca da lontano, senza indugi e spacca i programmi fatti. 

«Come li seguo? Dirette totali: sei ore sul divano! E chiaramente dai social. Non gli scrivo, ma metto i like. E proprio dalle telecronache di Riccardo Magrini conosco anche i corridori del passato. Mi vengono in mente Cancellara e soprattutto Pantani, che attaccava sempre. Dagli aneddoti di Magrini poi vado ad informarmi su internet». 

I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser
I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser

Spunta Pantani 

Pantani e Cipollini. Quando loro correvano questi ragazzi erano neonati o addirittura non erano nati. Come fanno a conoscerli?

«I grandi sono grandi sempre – riprende Giovanni Anselmo – Li conosciamo grazie ad internet. Alcuni direttori sportivi hanno corso con Pantani. Lo hanno conosciuto di persona. E certi racconti sono da pelle d’oca. Per esempio la sua rimonta di Oropa. Ogni volta che la riguardo mi emoziona. Sono brividi forti».

«Proprio ieri – racconta Jacopo Militello della Franco BalleriniLuca Scinto ci ha dato un libro su Francesco Moser. Ho letto qualche pagina mentre ero in viaggio e l’ho trovata molto interessante. Del passato però conosco anche Coppi, Franco Ballerini vista la nostra squadra, e Pantani. Cosa sappiamo? Che hanno vinto tanto e con delle imprese da cui dobbiamo prendere spunto.

«Su internet e Youtube vado a vedere video, foto, articoli. Anche in tv ogni tanto la Rai fa vedere delle vecchie corse. E appunto anche dai libri. Quando ero alla Gastone Nencini ho letto il suo libro. Il mito di oggi? Pogacar!».

Verso il passato

«Del passato conosco quelli più famosi – dice Fabrizio Pastori della Feralpi Group – anche perché ho fatto la tesina degli esami di terza media sul ciclismo e quindi mi sono dovuto informare. Ho parlato di Bartali che nella Seconda Guerra mondiale aveva aiutato gli ebrei. E devo dire che mi è piaciuto studiarlo. 

«Oggi, finché vinceva mi piaceva Nibali, quando ero piccolo. Adesso mi piace Pogacar. Quando siamo nel pullmino per andare alle corse i nomi che emergono di più sono quelli di Pogacar, Van Aert e Van der Poel. Li seguiamo dalla tv e molto dai social, i siti e mi piace rivedere gli highlights».

«Il mio mito è Fabian Cancellara – dice Christian Di Prima della Multicar Amarù – non so perché, ma mi piaceva il suo modo di correre. Come l’ho “conosciuto”? Con il suo ultimo Fiandre. Fece terzo, vinse Sagan. Per me ha finito di correre da campione e questo mi piace.

«E come lui Van Aert, ma Cancellara ha una marcia in più. Non lo vedo più in tv, ma lo seguo sui social. Ancora esce in bici, si diverte come un cicloamatore. E poi ho rivisto tutti i suoi video su Youtube. E’ una bella ispirazione».

Pogacar e giovani 

Chiacchierando anche con i più giovani ancora, emerge quasi un solo nome: quello di Tadej Pogacar. Per loro è davvero un mito. Lo vedono molto vicino. Ha solo una manciata di anni in più. Impossibile non sognare. Vincenzo Buonomo del Team Cesaro, è addirittura un allievo ed è in attesa della sua gara.

«Mi piace Pogacar – dice Vincenzo – perché è così forte pur essendo così giovane. Come ci riesce? Credo perché mangia bene, si allena tanto e usa molto anche la testa. In tv studio come si muove in corsa e poi lo seguo sui social, soprattutto Instagram. Prima di Pogacar, mi piaceva molto Nibali e infatti i miei amici mi chiamo Squalo.

«Del passato conosco Armstrong e Pantani. Ho visto i film sulla loro vita. Di Pantani ne parlano quasi tutti, ha fatto una vita così e così. Però so quanto era forte. Altri più vecchi non ne conosco».

Infine piccola considerazione in tema di giovani e giovani campioni. Fa un po’ strano che sia stato super nominato Pogacar e mai Evenepoel. Eppure anche lui attacca e fa azioni insolite. Vedi la Liegi di ieri.