Dopo il podio di via Roma, la Ruegg ambisce al tetto del mondo

30.03.2025
6 min
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Vollering, Wiebes, Longo Borghini? Sì, sono le protagoniste di questo inizio di stagione, ma non sono le più costanti, ossia quelle che a livello di WorldTour hanno ottenuto più punti. Il primato spetta infatti a Noemi Ruegg, svizzera ventiquattrenne che paradossalmente non appartiene a un team della massima serie, correndo per l’EF Education-Oatly.

L’elvetica ha iniziato in Australia conquistando di forza il successo al Santos Tour Down Under, ma poi ha colto anche il terzo posto alla Cadel Evans Great Ocean Race, per poi collezionare Top 10 nelle classiche di casa nostra, tra Strade Bianche, Trofeo Binda fino al podio a sorpresa nella Milano-Sanremo. Ce n’è abbastanza per andare alla sua scoperta e capire come sia spuntata fuori tra le grandi del panorama internazionale.

Willunga Hill: la Ruegg mette le mani sul Santos Tour e da lì parte la sua entusiasmante stagione
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Qual è la tua storia ciclistica, come hai iniziato e sei arrivata a questo punto?

Ho iniziato attraverso la mia famiglia. Ho un fratello maggiore di 5 anni, Timon, ora è un professionista di mountain bike ma a ispirarci è stato nostro padre. Con lui che era un ciclista per diletto andavamo a vedere le gare di ciclocross di mio fratello maggiore e a un certo punto ho voluto provarci anch’io. Soprattutto quando dovevo andare a scuola in bici, me ne sono davvero innamorata. Ho voluto provare anche io una gara di ciclocross, e mi è piaciuta molto. Lì ho cominciato davvero.

Dall’inizio dell’anno sei la ciclista che ha ottenuto più risultati: che cosa è cambiato per farti fare questo progresso?

Mi alleno in modo molto costante e ho sempre saputo che questi risultati erano dentro di me. Mi sentivo abbastanza forte per farlo, ma avevo solo bisogno di acquisire molta esperienza. Penso che ora il lavoro stia semplicemente dando i suoi frutti come tutto quello che ho fatto negli ultimi anni. Acquisire esperienza nelle gare significa saperle leggere in anticipo, cogliere tutte le tattiche e reggere anche fisicamente. Sono migliorata molto e penso che potrei fare un altro passo avanti. Ma non c’è niente che abbia fatto di diverso in modo specifico. Penso che sia solo che ho lavorato sodo e costantemente.

La gioia della ventitreenne di Schlofflisdorf per la sua vittoria al Santos Tour Down Under
La gioia della ventitreenne di Schlofflisdorf per la sua vittoria al Santos Tour Down Under
Quanto ha inciso vincere il Tour Down Under nella tua consapevolezza?

Di sicuro mi ha dato molta sicurezza perché era la prima gara della stagione e non sai mai dove ti trovi dopo l’inverno. Per me è stato un sollievo perché sono rimasta per lo più a casa in Svizzera a causa del vento. Quindi ho passato un sacco di ore anche sui rulli e pensavo «Oh, forse avrei dovuto andare in Spagna come tutti gli altri per fare un buon ritiro di allenamento». Ma ho deciso di restare a casa. Quindi ero un po’ dubbiosa su quel che avrei ottenuto. Sì, ho fatto la cosa giusta e questo mi ha dato molta sicurezza.

Tu emergi sia nelle corse a tappe che nelle classiche: quali sono le corse che preferisci?

E’ difficile dirlo. Mi piacciono molto entrambe. Penso che le corse a tappe siano qualcosa di veramente speciale perché hai la possibilità ogni giorno di migliorare immediatamente. Gli errori che hai fatto come squadra, li puoi annullare. Le classiche di un giorno mi piacciono molto perché sono sempre piene di incognite. Non riesco davvero a decidere cosa mi piace di più.

L’elvetica, campionessa nazionale lo scorso anno, ha trovato nel team la realtà giusta per emergere
L’elvetica, campionessa nazionale lo scorso anno, ha trovato nel team la realtà giusta per emergere
Hai cambiato team lo scorso anno lasciando il WorldTour: che differenze hai trovato?

In realtà la EF è strutturata come un team del WorldTour. Tutto è perfettamente organizzato e lavoriamo anche abbastanza in contatto il team maschile. A me sinceramente sembra di essere sempre in un team della massima serie. Ovviamente le due squadre sono un po’ diverse. In questo mese ho avuto davvero il mio ruolo di leader, che mi è anche piaciuto molto. E penso che potrei imparare molto anche da questi due anni, diventare una leader a tempo pieno e ho avuto davvero la possibilità di farlo nel team EF. Prima mi sentivo un po’ bloccata in questo ruolo di aiutante, gareggiando soprattutto nel calendario nazionale. Avevo bisogno di cambiare qualcosa.

Hai chiuso sul podio la Milano-Sanremo: che corsa è stata per te?

E’ stato fantastico. Io ancora non riesco a pensarci. Sono salita sul podio in una delle gare monumento. La gara è stata abbastanza frenetica fin dall’inizio, penso che tutti fossero super nervosi perché quella era la prima edizione e non sapevamo a che cosa andavamo incontro.  Ci sono anche state un paio di cadute che mi hanno costretto a fermarmi e ripartire. Quindi la mia squadra ha dovuto riportarmi nel gruppo. Non è stata una gara perfetta dall’inizio alla fine ho fatto qualche errore, ma alla fine ero lì quando dovevo essere nei punti chiave e mi sentivo forte su entrambe le salite decisive. E potevo fidarmi del mio sprint.

Una Ruegg raggiante sul podio della Sanremo. Eppure a ripensarci poteva anche far saltare il banco…
Una Ruegg raggiante sul podio della Sanremo. Eppure a ripensarci poteva anche far saltare il banco…
Ma l’hai trovata molto diversa dalle altre classiche e così particolare per quanto riguarda la strategia come la gara maschile?

Non possiamo davvero paragonare la gara maschile a quella femminile. C’è un chilometraggio molto diverso, ma abbiamo dimostrato che possiamo davvero fare una gara emozionante anche noi. Come nella gara maschile. Non è un caso se all’arrivo sia arrivato un gruppo ristretto e il finale sia stato così emozionante.

Tre volte in top 10 nelle classiche italiane del WorldTour: pensi che avresti potuto fare meglio e dove?

Bella domanda, in effetti c’è una cosa in cui avrei potuto fare un po’ meglio. Lo sprint mi sarebbe andato molto bene con il leggero arrivo in salita, ma ero troppo indietro all’ultima curva. Così non sono riuscita a fare il mio sprint perfetto. Chissà, in una posizione migliore poteva anche andare diversamente. Comunque tre volte nella top ten e il podio a Sanremo è già incredibile.

Per l’elvetica i risultati ottenuti stanno portando grande popolarità anche in patria
Per l’elvetica i risultati ottenuti stanno portando grande popolarità anche in patria
In corsa ti piace avere l’iniziativa o studi le avversarie per scegliere la tattica migliore?

Mi piace molto avere la mia strategia e un mio piano che mi dia risultati. All’avvicinamento di una gara mi dedico sempre a molto riposo. Poi vado in gara e mi domando «Cosa devo fare? Qual è il piano?». Nel ciclismo devi sempre essere flessibile. Devi adattarti, ma anche fidarti del tuo istinto, e penso di stare migliorando anche in quello.

Per una ragazza svizzera la mountain bike è ancora la prima scelta o i risultati della Reusser e tuoi stanno cambiando la situazione?

Ho anche fatto un po’ di mountain bike in passato ma non mi sono mai impegnata davvero. Non mi è mai piaciuta molto, ma è ancora la disciplina più praticata da noi. Però il cambiamento è in atto. Possiamo avere più ragazze anche sulla strada, ma non solo grazie a me, penso a Marleen Reusser, Elise Chabbey, Linda Zanetti, siamo tutte dei buoni modelli e penso che ora possiamo ispirare le giovani.

La svizzera ora punta con decisione ai Grandi Giri, a cominciare dalla Vuelta
La svizzera ora punta con decisione ai Grandi Giri, a cominciare dalla Vuelta
Che cosa desideri ora dalle prossime gare?

Voglio solo restare me stessa e concentrarmi solo sul mio processo. Se continuo a crescere credo che i risultati arriveranno automaticamente. Non voglio mettermi troppa pressione. Non c’è un obiettivo specifico. Sono curiosa di vedere come andrò in un grande giro. Cominciando intanto alla Vuelta e sarebbe incredibile andare sul podio anche lì, ma di sicuro è quella la mia ambizione. Proverò a vincere qualche tappa e poi aiuterò la squadra per la classifica generale.

Dopo lo sfogo di Vollering, il punto sui premi per le donne

29.03.2025
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«Trovo molto deludente – ha detto Demi Vollering a Eurosport circa la Milano-Sanremo – che riceviamo solo l’11 per cento di ciò che spetta agli uomini. E’ una differenza enorme. Ora, nessuna di noi è qui per i premi in denaro, ma se la gente parla di pari opportunità, allora vogliamo davvero che accada. Ciò include le piccole cose, come questa. Dimostra solo che non ci siamo ancora arrivati. C’è ancora molto lavoro da fare».

Il Ministro Roccella ha garantito alla Lega Ciclismo la copertura dei premi per le gare femminili (foto Roberto Pittore)
Il Ministro Roccella ha garantito alla Lega Ciclismo la copertura dei premi per le gare femminili (foto Roberto Pittore)

La promessa del Ministro

L’importo dei premi è indicato sul libro di corsa della Sanremo, stampato su un lato per gli uomini e sull’altro per le donne. Entrambe le gare sono inserite nel calendario del WorldTour.

Il montepremi per gli uomini ammonta a 50 mila euro: il primo che ne vince 20 mila, il secondo 10 mila e il terzo 5 mila. Quello per le donne ammonta complessivamente a 10.260 euro: la prima ne ha presi 2.256, la seconda 1.692, la terza 1.128.

Al netto del fatto che la parità non passa soltanto per i premi, ma anche per la sicurezza in corsa, il divario è obiettivamente notevole. Per questo abbiamo provato a fare una piccola ricostruzione del discorso dei premi. Alla presentazione della Coppa Italia delle Regioni a Roma, il Ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità Roccella assicurò infatti alla Lega Ciclismo i fondi per pareggiare la differenza dei premi.

E’ l’Accpi, presieduta da Cristian Salvato, a ricevere e ridistribuire i premi delle corse
E’ l’Accpi, presieduta da Cristian Salvato, a ricevere e ridistribuire i premi delle corse

Una casa sicura

Cristian Salvato, presidente dell’Accpi, fa un riassunto sulla situazione dei premi. Spiega che non esiste una regola che imponga agli organizzatori di prevedere premi uguali per uomini e donne. Lo hanno fatto quelli di Flanders Classics che organizzano il Giro delle Fiandre, ma in giro per il mondo non è un’abitudine condivisa da tutti.

«In Italia ci siamo avvicinati – spiega – dopo che la Lega Ciclismo del presidente Pella ha stanziato una somma per questo scopo con il contributo del Ministro Roccella. Gli organizzatori mettono una somma e loro integrano, ma non arrivano al vero pareggio. Quanto alla distribuzione dei premi, come altre associazioni dei corridori in Francia e Spagna, li raccogliamo noi in Italia e poi li giriamo al CPA Cycling che è il referente unico.

«Io penso però che la parità di cui parla Vollering non sia da circoscrivere ai premi. La strada per costruire una casa solida è ancora lunga, bisogna tirare su dei muri fatti bene, poi si può pensare all’arredamento. Non basta dare i premi e siamo a posto, secondo me sono l’ultima cosa. Prima c’è da parlare soprattutto di sicurezza che non passa per i cartellini gialli e quelle cose. Passa da uno standard omogeneo per le barriere, ad esempio, che non c’è a livello professionistico e non oso immaginare a livello giovanile…».

L’UCI del presidente Lappartient ha parificato gli stipendi WorldTour femminili a quelli professional maschili
L’UCI del presidente Lappartient ha parificato gli stipendi WorldTour femminili a quelli professional maschili

Pareggio al livello Pro Series

I premi saranno l’ultima cosa, resta però la curiosità di capire in che modo la Lega Ciclismo si stia muovendo per pareggiare i conti e dare dunque seguito al suo annuncio.

Il pareggio effettivamente avviene, ma per tutte le gare femminile che fanno parte della Coppa Italia delle Regioni, il riferimento è ai premi alla categoria Pro Series maschile, che prevedono un montepremi di 18.800 per ogni gara.

Per cui la Sanremo con i suoi 50 mila euro resta lontana, ma ad esempio al Trofeo Matteotti gli uomini avranno un montepremi di 14 mila euro che sarà inferiore rispetto a quello delle donne. E d’altra parte la disparità regna sovrana anche a livello degli stipendi. Nonostante i proclami dell’UCI, gli stipendi delle donne WorldTour sono pari a quelli delle professional maschili, ma non risulta che Demi Vollering si sia lamentata per questo.

Quello che manca, volendo raggiungere il livello delle gare Monumento, sarebbe un’integrazione di 30 mila euro che però forse costituisce un esborso superiore a quello che la Sanremo delle donne rende a RCS in termini di ritorno economico. Si organizzano le gare per produrre utile ed è raro che l’organizzatore si esponga per importi superiori a quelli che incassa.

Il montepremi della Sanremo Donne è stato aumentato da RCS Sport (qui Vegni Bellino) rispetto al minimo stabilito dall’UCI
Il montepremi della Sanremo Donne è stato aumentato da RCS Sport (qui Vegni e Bellino) rispetto al minimo stabilito dall’UCI

La Coppa Italia delle Regioni

Dal punto di vista economico, nei prossimi 4-5 anni il ciclismo femminile difficilmente raggiungerà gli investimenti di quello maschile, per cui i ragionamenti degli organizzatori saranno per forza piuttosto cauti.

Nonostante ciò, dato che il montepremi minimo per le gare WorldTour è di 8.000 euro, i 10.260 di RCS costituiscono un passo in avanti. E se nel libro di corsa viene indicato un importo così basso è perché vi viene inserito il premio che l’organizzazione è in grado di riconoscere con le sue forze: l’integrazione da parte della Lega arriva da altre casse.

E’ pari invece fra uomini e donne il montepremi finale della Coppa Italia delle Regioni: 150 mila euro per gli uomini e la stessa cifra per le donne.

Sanremo Donne, il presidente della Lega Pella consegna a Balsamo la maglia di leader della Coppa Italia delle Regioni
Sanremo Donne, il presidente della Lega Pella consegna a Balsamo la maglia di leader della Coppa Italia delle Regioni

Un difetto di comunicazione?

Ma allora perché la protesta della Vollering? Forse per un difetto di comunicazione. Se infatti le atlete italiane sono state avvisate dell’intervento della Lega Ciclismo e sono consapevoli del contributo ai loro premi, forse è saltato il passaggio con le straniere, che la Lega non ha potuto contattare.

A quanto ci risulta, la Lega del Ciclismo Professionistico verserà la sua parte all’Accpi, con delle modalità attualmente allo studio. Dato che l’Associazione processa il pagamento dei premi 3-4 volte all’anno, la Lega approfitterà di una di queste finestre per il suo montepremi? Non resta che attendere la prova dei fatti, ma almeno ora il quadro ci sembra un po’ più chiaro.

Il Turchino e altri 40 chilometri: la ricetta di Magnaldi per Sanremo

28.03.2025
4 min
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In attesa che la Gand-Wevelgem di domenica riaccenda i riflettori sulle grandi classiche del WorldTour, avendo appena visto Lorena Wiebes dominare anche a De Panne, torniamo sulla Milano-Sanremo con Erica Magnaldi.

C’era grande confusione attorno alla prima edizione della Classicissima di Primavera al femminile. Il percorso era illeggibile e questo ha portato alle scelte più disparate. Alcune squadre hanno lasciato a casa le velociste e altre, al contrario, hanno puntato su atlete di grande potenza, certe che Cipressa e Poggio non avrebbero fatto la differenza. Non avendo una velocista del livello di Wiebes e Balsamo, il UAE Team Adq ha scelto di puntare tutto su Elisa Longo Borghini e le ha costruito attorno una squadra per fare la selezione in salita. Erica Magnaldi doveva essere l’ago della bilancia sulla Cipressa.

«Solo che alla Cipressa – sottolinea da Sierra Nevada, dove sta preparando il resto della primavera – si arrivava soltanto dopo circa 120 chilometri quasi completamente pianeggianti, quindi non era la stessa cosa che vivono gli uomini, che la iniziano quando ne hanno già 250-260. Il gruppo era in buona parte ancora fresco, eravamo tante, per cui una ragazza da sola non bastava per fare la selezione».

Erica Magnaldi, cuneese di 32 anni, è laureata in medicina ed è pro’ dal 2018
Erica Magnaldi, cuneese di 32 anni, è laureata in medicina ed è pro’ dal 2018
Però ci hai provato…

Sì e sicuramente abbiamo un po’ ridotto il gruppo. Però le velociste più forti erano difficili da staccare su quelle pendenze e delle salite non lunghe, in una gara così breve. Per noi donne 156 chilometri non sono una distanza proibitiva. Quello che abbiamo appurato a posteriori, analizzando la corsa, è che se davvero si vuole fare corsa dura sulla Cipressa bisogna impegnare metà della squadra, altrimenti diventa una gara per velociste.

Ricordi quale sia stato lo svolgimento della tua Cipressa?

Sì, è stato abbastanza semplice. L’ho presa a tutta da sotto e ho continuato a tutta finché ce l’ho fatta. Mi hanno detto che a ruota, soprattutto finché c’è stato un gruppo di una trentina di persone, si stava bene. Si risparmiavano tanti watt rispetto al prendere il vento davanti. Però è stato comunque un bel momento. Siamo state protagoniste come squadra, perché siamo state forse le uniche a cercare la selezione. In più è stato emozionante essere in testa, alla prima edizione della Sanremo, su quella salita che avevo visto tante volte in televisione con gli uomini e sentire tanta gente che mi incitava. Sicuramente è un momento che ricorderò.

Pensi che le vostre corse dovrebbero essere allungate?

Dipende, non ha senso generalizzare. Ci sono gare che mantengono la loro peculiarità e la loro difficoltà anche se non sono lunghissime. Dalla Sanremo sinceramente mi aspettavo che, così come per gli uomini è la gara più lunga del calendario, lo fosse anche per noi. Una gara sui 200 chilometri, che per noi sarebbe la più lunga e aggiungerebbe qualcosa che forse è mancato in questa edizione. Per carità è stata molto avvincente, l’ho riguardata e il finale è stato molto bello da vedere, spettacolare anche così. Però, visto che il percorso non è dei più selettivi o dei più particolari, forse la lunghezza sarebbe una caratteristica che avrei aggiunto.

Il forcing di Magnaldi non ha eliminato le velociste più forti: Longo Borghini si volta, Kopecky l’ha già messa nel mirino
Il forcing di Magnaldi non ha eliminato le velociste più forti: Longo Borghini si volta, Kopecky l’ha già messa nel mirino
I 200 chilometri non fanno paura?

In realtà più di una volta al Tour abbiamo fatto tappe di 160-170 chilometri, quindi ci stiamo già avvicinando a delle lunghezze notevoli. Per cui visto che il nostro livello aumenta di anno in anno, forse è giusto intervenire anche sulle distanze. Le ragazze che si allenano come delle professioniste fortunatamente sono sempre di più, per cui in certe corse come la Sanremo allungherei il percorso, anche perché altrimenti diventa veramente difficile fare la selezione.

Fra le nostre ipotesi ci sarebbe la partenza da Novi Ligure, che permetterebbe di fare anche il Turchino…

Esatto, più o meno quello che mi aspettavo. Avere anche noi il Turchino sarebbe stato diverso, perché avrebbe dato l’occasione a qualche fuga di prendere il largo, cosa che è un po’ mancata in questa edizione. Una delle caratteristiche della Sanremo maschile, che per noi non c’è stata, è la possibilità che parta una fuga da lontano, impossibile su un percorso veloce e corto come il nostro. Da noi la fuga che prende vantaggio non viene ripresa di certo come per i professionisti e questo avrebbe aggiunto un po’ di spettacolo e di incognita.

Sei a Sierra Nevada preparando i prossimi obiettivi?

Esatto. Il 20 aprile, lo stesso giorno dell’Amstel, farò una gara in Francia, a Chambéry. Poi rientro nel WorldTour con la Freccia Vallone e da lì il focus principale sarà sulla Vuelta Espana, che inizia dieci giorni dopo e dove vorrei arrivare tirata a lucido.

EDITORIALE / Bentornata Sanremo, ma c’è tanto da fare

24.03.2025
4 min
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SANREMO – C’erano anche loro, oltre l’angolino in alto in cui sono state relegate dal giornale organizzatore e dagli approfondimenti dei giorni successivi. La Milano-Sanremo delle donne è stata un utile esperimento: crediamo il primo sorso di una degustazione che darà maggiori soddisfazioni in futuro. Quello che abbiamo visto, infatti, non può assolutamente bastare.

Al via da Genova, la campionessa italiana Longo Borghini era convinta si potesse fare la differenza in salita
Al via da Genova, la campionessa italiana Longo Borghini era convinta si potesse fare la differenza in salita

Logistica complicata

Non è facile infilare due corse nell’angusta geometria di Sanremo, che sabato ha accolto la carovana con un inedito mercato nel piazzale riservato ai pullman. Così gli uomini sono rimasti alle spalle della vecchia stazione, mentre le donne sono finite in un centro sportivo 2 chilometri dopo l’arrivo.

Non è facile neppure trovare pagine e spazi per due corse all’indomani di una Classicissima monumentale come quella di Van der Poel, Ganna e Pogacar. Tantomeno è semplice gestire la viabilità dei veicoli accreditati, che seguendo i cartelli dell’organizzazione si sono trovati davanti a strade chiuse e vigili giustamente irremovibili. La prima volta richiede tolleranza, che volentieri concediamo.

La corsa è partita da Genova: i 128 chilometri fino alla Cipressa, Capi compresi, hanno inciso poco
La corsa è partita da Genova: i 128 chilometri fino alla Cipressa, Capi compresi, hanno inciso poco

Percorso insufficiente

Si può invece ragionare sul percorso della gara, che purtroppo ha detto davvero poco. La caratteristica fondamentale della Milano-Sanremo è la sua lunghezza che rende selettive due salitelle come Cipressa e Poggio. Gli appena 128 chilometri lungo il mare, da Genova all’inizio della Cipressa, sono stati un antipasto inconsistente per atlete che per preparazione e mezzi atletici hanno davvero poco da invidiare ai colleghi uomini.

Ne è venuta fuori una gara insipida, con le scalatrici che nulla hanno potuto in salita e il solo attacco di giornata a 2 chilometri dall’arrivo da parte di Elisa Longo Borghini. Un solo attacco in una classica WorldTour, tolto un tentato allungo sul Poggio: qualcosa non ha funzionato. Lorena Wiebes ha salutato ed è passata all’incasso con una facilità disarmante.

Il forcing di Labous e Niewiadoma sul Poggio non ha portato una selezione incisiva
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Sanremo, quale Sanremo?

Genova capitale 2024 dello Sport ha stanziato i soldi per avere il via della Sanremo Donne e tagliando i fondi al Giro del Ponente in Rosa, ma l’accoglienza non è stata certo degna del WorldTour.

Nessuna presentazione delle squadre alla vigilia, come l’evento avrebbe meritato e richiesto. Poca cartellonistica per richiamare i genovesi al grande evento. Lo stesso staff di RCS Sport non è parso sovradimensionato per gestire le fasi di partenza. Al punto di sentirci dire che per avere atlete con cui parlare nella zona mista di partenza, avremmo dovuto fare richiesta all’addetta che si trovava a Pavia per gestire la stessa fase fra gli uomini.

E’ solo una suggestione: anticipando il via a Novi Ligure, si avrebbe un percorso più credibile?
E’ solo una suggestione: anticipando il via a Novi Ligure, si avrebbe un percorso più credibile?

Il via da Novi Ligure

La Milano-Sanremo Donne merita di più. E merita anche un percorso coerente con quello degli uomini. «Sogno di veder correre su queste strade le mie nipoti – ha detto Elisa Longo Borghini dopo l’arrivo – finalmente in una gara di 200 chilometri».

Questa volta una proposta la facciamo. Si stabilisca la partenza da Novi Ligure, di fronte al Museo dei Campionissimi. Si avrebbe una Sanremo di 198,5 chilometri: 100 meno degli uomini, esattamente come accade al Fiandre. Basterebbe per fare della Sanremo Donne la classica più lunga del calendario, al pari degli uomini. Le ragazze scalerebbero il Turchino e vivrebbero quel senso di arrivo della primavera che sabato è mancato. E magari anche la Cipressa e il Poggio ritroverebbero la dignità che sfortunatamente non hanno avuto.