In un weekend scevro di grandi appuntamenti di ciclocross al Nord, i fari dell’attenzione si sono spostati su Belvedere Marittimo (CS), teatro della quarta tappa del Mediterraneo Cross, la principale challenge del Meridione, tanto che ad assistere alle gare si è presentato anche il cittì della nazionale Daniele Pontoni. Perché anche nelle regioni del Sud si svolge attività sui prati, in un universo che forse sfugge ai fari dell’attenzione ma dove emergono storie e talenti. Il problema è capire se e come questi possano poi arrivare ai vertici nazionali. Perché, a essere sinceri, dopo i fasti lontani dei successi del pugliese Vito Di Tano non ci sono più stati ciclocrossisti meridionali ai vertici e forse avrebbero potuto.
Lo specchio di parte del Paese
Per questo mettere in piedi una challenge come il Mediterraneo Cross è ancora più meritorio. L’artefice è il vulcanico Michele Carella, titolare di mtbonline.it, un sito specializzato nell’attività offroad e di un allegato sistema di cronometraggio al quale si rivolgono moltissimi organizzatori fra mtb e ciclocross. Con lui Sabino Piccolo e Franco De Rosa, che insieme a Pietro Amelia hanno investito le loro energie dedicando i mesi freddi (che poi a queste latitudini così freddi non sono…) per dare opportunità a tanti appassionati di fare attività.
«Ogni tappa ha almeno 250 partecipanti – spiega Carella – distribuiti nelle varie categorie. E’ chiaro che non siamo al livello del Giro delle Regioni, ma per noi sono numeri importanti, considerando il passato, significa che c’è fermento. L’epicentro dell’attività è in Puglia, dove infatti c’è la maggioranza dei team che svolgono attività invernale e dove la tradizione, anche grazie alla storia di Di Tano, è molto forte, tanto che spesso arrivano anche i nomi di spicco del panorama settentrionale. Ma c’è molta attività anche in Basilicata, Calabria, Campania mentre latita un po’ in Sicilia, dove però il 23 dicembre allestiremo un grande evento, il Trinacria Cross di Sant’Alessio Siculo (Messina».
Un ambiente famigliare
Partecipando a una delle tappe del Mediterraneo Cross ci si accorge che il concetto di gara di ciclocross cambia un po’ rispetto agli stereotipi ai quali siamo abituati: «E’ vero, qui si vive una dimensione molto più familiare e per capirlo basta girare alla sera della vigilia nell’area paddock: ci si unisce per cena, si vedono i ragazzi che mettono da parte le bici per fare i compiti, si vedono soprattutto corridori di squadre diverse unirsi, fare gruppo, lasciare la loro rivalità sul campo di gara. Ogni tappa assume l’immagine di una giornata di autentica festa».
Dal punto di vista tecnico la qualità è molto alta e Pontoni ha potuto verificarlo di persona: «Rispecchia un po’ l’andamento nazionale, ossia a un livello elite buono, ma senza quei picchi che ti autorizzano a sognare a livello internazionale, abbiamo grandi valori in campo nelle categorie giovanili. Mi sento anzi di dire che ci sono ragazzi che hanno grandissime qualità, che potrebbero davvero emergere anche in ambito nazionale e aspetto con curiosità l’appuntamento tricolore perché sono convinto che i ragazzi di queste parti porteranno a casa grandi soddisfazioni».
I nomi da appuntare
Un esempio lo si ha fra gli Allievi: «Ci sono un paio di ragazzi che sono già sul taccuino del cittì e che anche a Belvedere Marittimo hanno dato vita a una gara sensazionale. Il primo nome è Walter Vaglio, che ha già a casa ben 3 maglie tricolori vinte nella mtb fra esordienti e allievi oltre a essere finito sul podio agli europei giovanili e sono sicuro che può allungare la sua collezione. Lui è un secondo anno, Marco Sicuro invece è un primo (nella foto di apertura i due fra Carella e Pontoni, ndr): sono compagni di squadra alla Scuola Ciclistica Tugliese V.Nibali ma in gara non si risparmiano. Poi c’è Marco Russo (Team Go Fast Puglia Aradeo) fra gli juniores che nella tappa calabrese ha chiuso terzo (vittoria per Francesco Carnevali del team romano Cycling Café, ndr)».
La domanda è: questi ragazzi quante possibilità hanno di emergere anche a livello nazionale, di trovare un futuro nel ciclocross? «Una domanda che non ha una soluzione definita. Cambiare squadra, andare al Nord? Chi l’ha fatto in passato si è perso, trovandosi in una dimensione diversa, lontano da casa e risentendone anche sul piano degli studi che a queste età deve essere primario, quindi non risolve. Possiamo dire che molta responsabilità è dei team, sta a loro garantire occasioni per farsi vedere e per continuare a crescere nella loro attività, cercando di tenere i ragazzi al passo con i loro coetanei delle regioni epicentro del ciclocross italiano».
Percorsi tecnici e sponsor importanti
Dal punto di vista organizzativo, queste gare non hanno nulla da invidiare ad altre prove nazionali: «Anzi, vorrei davvero vedere quali altre prove possono avere contesti come quelli del circuito. C’è almeno un poker di gare che si svolge in riva al mare, abbinando un contesto tecnico di qualità a teatri naturali straordinari. Tra l’altro pur essendo sul mare sono tutti percorsi non sabbiosi, salvo quello di Barletta con due passaggi proprio sul bagnasciuga».
L’inserimento delle varie tappe nel calendario nazionale è stato per queste prove un toccasana: «E’ tutto legato ai punti del ranking nazionale: chi è di queste regioni può accumulare punti per poi potersi giocare le proprie carte ai campionati italiani, ma al contempo anche chi viene dalle regioni del Centro ha l’opportunità di fare trasferte meno onerose e competere comunque a livello nazionale. Anche gli sponsor credono nel nostro progetto, abbiamo trovato in Selle SMP e Ursus due realtà che ci hanno dato fiducia, oltre a Scratch Tv».
Due tappe per i titoli
Il Mediterraneo Cross ha tra le sue finalità anche quelle sociali: durante le sue prove viene infatti svolta una raccolta fondi a favore dell’Associazione Le Ali di Camilla per la cura dell’epidermolisi bollosa. La challenge proseguirà il 24 novembre a Barletta e l’1 dicembre a Grumo Nevano, la tappa conclusiva che varrà anche quale campionato regionale campano. L’evoluzione del ciclocross italiano passa anche da qui, trovare una rete di collegamento anche con il Nord è un passaggio fondamentale se vogliamo che la specialità possa crescere davvero.