Stella subito vittorioso. Un talento sbocciato al Caneva

04.04.2025
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Il ruolino di marcia tenuto da Davide Stella in questo inizio stagione è di quelli importanti: in 18 giorni di gara 2 vittorie condite da 3 Top 5. Il suo ingresso del team UAE Gen Z è stato subito fragoroso. Parliamo d’altronde di un corridore che su pista è considerato un autentico talento, uno di quelli destinato a fare la storia e alle porte del compimento dei suoi 19 anni (lo farà il 14 aprile) sta riuscendo nel suo intento, dimostrare che ha valide carte da giocare anche su strada.

Nel team Gottardo Giochi Caneva Stella è rimasto ben 4 anni, fondamentali per la sua crescita
Nel team Gottardo Giochi Caneva Stella è rimasto ben 4 anni, fondamentali per la sua crescita

Chi conosce bene chi è Davide e quello che può fare è Michele Biz, suo presidente alla Gottardo Giochi Caneva: «Con noi è rimasto quattro anni, da quando è diventato allievo fino all’accesso nel devo team. Io non lo conoscevo ma me ne avevano parlato molto bene. Chiesi informazioni a Roberto Casani, il nostro tecnico e avute ampie garanzie su di lui abbiamo investito».

Che cosa ti aveva detto per convincerti?

Lo aveva tenuto d’occhio nel secondo anno da esordiente. Non sono stati i risultati a solleticare la sua attenzione, quanto il suo comportamento, in gara ma soprattutto fuori. Abbiamo visto il suo inserimento in famiglia, l’appoggio di questa alla sua attività, anche il fatto della tradizione nel suo territorio, il Goriziano, ha avuto il suo peso, abbiamo anche parlato con qualche amico della sua zona. C’erano tutti i presupposti per vedere quel che poi abbiamo visto e continuiamo a vedere.

Davide Stella insieme a David Zanutta, quando conquistarono il titolo italiano allievi 1° anno nella madison
Davide Stella insieme a David Zanutta, quando conquistarono il titolo italiano allievi 1° anno nella madison
Dal punto di vista tecnico?

Potrà sembrare strano ma da esordiente non aveva vinto titoli particolari, ripeto non è stato quello il lato che abbiamo preso in considerazione. Le sue caratteristiche tecniche sono rimaste inalterate, si vedeva subito che era molto veloce e che aveva qualità che andavano sfruttate. Aveva solo bisogno di essere seguito, indirizzato, fatto crescere nella maniera giusta. Da noi ha iniziato subito a vincere, ricordo che quando conquistò il titolo nazionale nella madison, al primo anno da allievo, era strafelice. Questo è il primo vero ricordo che ho di lui in gara.

Che cosa ti colpì di quel ragazzino?

Dopo averlo visto all’opera, eravamo andati a casa sua per parlare con la famiglia e chiudere l’accordo per prenderlo nel nostro team. Questa è un po’ una nostra tradizione, vogliamo che la scelta sia condivisa da tutta la famiglia, è importante conoscersi. La cosa che mi colpì fu la sua grande determinazione, il fatto che parlò subito non delle sue ambizioni personali, ma legate alla squadra, la volontà di dare un contributo alla crescita di tutto il gruppo. E questa determinazione la colsi anche in un episodio successivo.

Il friulano ha subito mostrato la sua predisposizione per la pista, dove da junior vanta ben 7 titoli vinti
Il friulano ha subito mostrato la sua predisposizione per la pista, dove da junior vanta ben 7 titoli vinti
Quale?

Era l’inverno e organizzammo una grande riunione con tutti i nostri ragazzi, allievi e juniores insieme. Si parlava di obiettivi da raggiungere nel corso della stagione. Lui consegnò un post.it che mi lasciò di stucco, c’era scritto “diventare campione del mondo”. Gli chiesi davanti a tutti se si rendeva conto di quel che aveva scritto, se l’aveva preso sul serio e lì si mostrò risoluto, disse che il percorso con noi doveva portarlo a quello. Ha avuto ragione…

Stradista o pistard? Voi avete appoggiato sempre la sua doppia anima tecnica, ma dove lo vedete meglio?

Noi abbiamo Nunzio Cucinotta che segue i nostri ragazzi su pista e mi disse subito che quel giovane aveva una particolare predisposizione per le specialità su pista, per questo sono convinto che non la debba mai lasciare e che sia quella la via maestra per raggiungere i suoi sogni. Su quel talento di base abbiamo lavorato tanto e tanto ancora Davide deve lavorare perché non vada disperso. La passione è rimasta, Davide sa bene che quella è una porta aperta verso la partecipazione olimpica, già a Los Angeles 2028, deve solo seguirla.

Su strada Stella si è messo in mostra da junior come un ottimo velocista. Ora ha già 2 vittorie in maglia UAE (fotobolgan)
Su strada Stella si è messo in mostra da junior come un ottimo velocista. Ora ha già 2 vittorie in maglia UAE (fotobolgan)
Sei rimasto sorpreso dal suo inizio di stagione alla UAE?

No, anzi devo dire che i suoi successi sono stati per me e per noi di tutto il gruppo la classica ciliegina sulla torta. La vittoria alla Volta ao Alentejo è arrivata proprio prima della presentazione della nostra attività per quest’anno, tenutasi sabato scorso. Abbiamo parlato di lui, di come si possano perseguire i propri sogni. Stella ha qualità innate, ha fatto un ingresso nel mondo dei grandi che non è comune, considerando che ha già all’attivo due vittorie.

Siete rimasti in contatto?

So che tecnici e compagni di squadra lo sentono ripetutamente, io gli ho mandato messaggi di congratulazioni, sa che per lui ci sono sempre. La cosa che mi piace di lui è che è uno costante, lo vedi vincere a inizio stagione come anche alla fine, tiene sempre una qualità di prestazioni alta perché non smette mai d’imparare, di crescere.

Il corridore di Monfalcone insieme a Juan David Sierra agli ultimi europei. Una coppia molto promettente
Il corridore di Monfalcone insieme a Juan David Sierra agli ultimi europei. Una coppia molto promettente
Vedendolo ora da lontano, che impressione ne trai?

Quella di un ragazzo che è esattamente dove voleva essere. Come quando vince, hai sempre l’impressione che sia una corsa quasi naturale, che non lo sorprende, ma che lui prende con consapevolezza. Sta acquisendo l’abitudine a vincere che è una dote necessaria per continuare a crescere, per raggiungere i suoi obiettivi. Sta facendo i passi giusti: non nascondo che qualche piccolo timore ce l’avevo nel suo passaggio di categoria, è sempre un’incognita, ma ha iniziato col piede giusto, ora deve solo proseguire.

Bragato a Caneva: l’importanza della programmazione

28.11.2024
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Stevenà di Caneva ha ospitato una serata speciale dedicata alla programmazione nello sport, con Diego Bragato, head coach della Federciclismo. Invitato dal GS Caneva e dal presidente Michele Biz, Bragato ha condiviso il percorso che porta a trionfare ai massimi livelli, come le Olimpiadi, offrendo spunti utili sia per atleti che per allenatori e appassionati. 

La serata è stata a dir poco corposa. C’erano società, giovani, direttori sportivi e persino una paio di rappresentanti extra settore. «Davvero una bella partecipazione – ha commentato Bragato – il Comune di Caneva realizza questi incontri con una certa costanza, tanto che ho parlato persino con il sindaco per chiarire gli argomenti che avremmo messo sul tavolo. E’ stato un incontro interessante. Pensate che doveva durare un’ora, ne è durato due!».

Diego Bragato (classe 1986) è l’head Performance della FCI. Moderatrice della serata, Giada Borgato
Diego Bragato (classe 1986) è l’head Performance della FCI. Moderatrice della serata, Giada Borgato
Diego, di che cosa si trattava e chi erano gli interlocutori?

Sono stato invitato dal GS Caneva di Michele Biz per parlare a cittadini e società sportive del territorio. La sala era gremita con circa un centinaio di persone, tra cui atleti amatoriali, giovani, tecnici e persone anche di altre discipline come il nuoto e l’atletica. L’idea era affrontare il tema della programmazione in funzione degli obiettivi, con esempi pratici legati al lavoro fatto per le Olimpiadi e i mondiali.

E qual è la tua idea di programmazione?

La prima cosa è avere chiaro l’obiettivo. Parto sempre dall’obiettivo, che sia a breve, medio o lungo termine. Una volta definito, ragiono sul punto di partenza, che significa capire dove si è oggi: nei giovani può essere un test fisico, ma anche una riflessione più ampia. Poi traccio un percorso, usando i mezzi e i metodi a disposizione: multidisciplinarietà, allenamenti specifici, periodi di recupero o attività alternative. L’importante è sapere dove si vuole arrivare, appunto l’obiettivo, e pianificare a ritroso per raggiungerlo.

Pianificare a ritroso…

Sì, so dove devo arrivare, percorro le tappe che mi servono, partendo da zero.

Come si adatta questo approccio a un giovane atleta? Prendiamo come riferimento la categoria allievi, dove i ragazzi sono ancora giovanissimi, ma più strutturati…

Un allievo è già in grado di iniziare a capire cosa gli piace. È fondamentale continuare a fare esperienze diverse per svilupparsi, ma iniziare anche a definire una priorità, che sia la strada, la mountain bike o la pista. Ad esempio, se la priorità è la strada, può sfruttare la pista o il ciclocross come completamento, ma concentrare la stagione principale sulla strada. L’importante è avere una visione chiara e lavorare per tappe, senza correre solo per la gara della domenica.

Kelsey Mitchell (classe 1993) prima passare al ciclismo era stata una ginnasta, aveva giocato ad hokey su ghiaccio, basket e calcio fino al 2017. Nel 2021 ha vinto le Olimpiadi
Kelsey Mitchell prima passare al ciclismo era stata una ginnasta, aveva giocato ad hokey su ghiaccio, basket e calcio fino al 2017. Nel 2021 ha vinto le Olimpiadi
Che non è programmazione…

Sì, oggi non funziona più. A livello assoluto, gli atleti arrivano pronti alla prima gara della stagione, ma per farlo hanno già intrapreso un programma ben definito. Le gare di allenamento non esistono più. Bisogna abituare i ragazzi a fare le cose in allenamento e arrivare alle gare pronti, con obiettivi specifici. Anche i giovani devono iniziare a ragionare così: non tutte le gare hanno lo stesso peso.

Che domande ti sono state fatte durante l’evento?

C’è stata una domanda che mi ha colpito, fatta da un direttore sportivo: mi chiedeva come gestire un ragazzo che arriva tardi al ciclismo, magari a 17 o 18 anni. Ho risposto con un esempio provocatorio: «Ho un ragazzo junior che ha giocato a calcio fino alla scorsa settimana e ora vuole iniziare con la bici. Lo prendereste?». Nessuno ha risposto.

Il caso Evenepoel!

Appunto. Questo è un limite culturale: altri Paesi accolgono atleti da altri sport, anche tardi. Noi diciamo di no e questo ci penalizza. Pensiamo alla vicina e piccola Slovenia. Quanto è forte nello sport? Loro hanno dato la possibilità concreta di pedalare ad un saltatore con gli sci (Roglic, ndr) e guardiamo dove è arrivato.

Ma secondo te perché le società non prederebbero quell’atleta? È solo una questione economica, perché in Italia sotto questo punto di vista è sempre più difficile. O c’è altro?

Io penso sia una cultura sportiva generale. Non è colpa né della Federazione, né della singola società, ma di una cultura sportiva più generale che dovrebbe essere più trasversale. Non so, penso alla sprinter canadese che si è ritrovata alle Olimpiadi quando fino a pochissimi anni prima giocava a calcio. Le hanno fatto dei test fisico/sportivi e hanno visto che poteva essere adatta alla velocità su pista nel ciclismo.

I giovani del Caneva in allenamento
I giovani del Caneva in allenamento
Chiaro…

È vero, ci sono meno bambini e molti più sport tra cui scegliere. È normale avere meno atleti disponibili rispetto a prima. Ma proprio per questo dobbiamo essere pronti a intercettare chi vuole provare il ciclismo, anche più avanti. In questo, serve una cultura sportiva trasversale, che parta dalle scuole e coinvolga tutti gli sport, come accade in paesi come la Slovenia appunto.

Una ragazza ti ha posto una domanda: era indecisa se fare l’intera stagione del cross in quanto aveva paura di arrivare stanca alla stagione su strada. Cosa le hai detto?

A occhio e croce poteva essere un’allieva. Le ho chiesto cosa le piacesse fare. Mi ha detto che ama il cross, e allora le ho detto di continuare a farlo. Dopo la stagione invernale, però, può fermarsi, recuperare, e iniziare la stagione su strada con calma, senza fretta, semplicemente entrando in gara qualche settimana dopo. Non bisogna avere paura di fermarsi per costruire una stagione con criterio.

Qual è stato alla fine il messaggio che volevi lasciare?

Sapere dove si vuole arrivare è fondamentale. È un concetto che vale nello sport e nella vita. Bisogna partire dall’obiettivo, analizzare il punto di partenza e costruire un percorso chiaro, usando tutti i mezzi a disposizione. Solo così si possono raggiungere traguardi importanti. Non bisogna guardare al breve termine… alla corsa della domenica.

Caneva in Sicilia: un’esperienza di vita, non solo allenamenti

18.02.2024
7 min
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Dalla pianura di Pordenone alle coste agrigentine di Licata, il Gottardo Giochi Caneva ha attraversato tutto lo Stivale italiano per svolgere il proprio ritiro. Una trasferta in Sicilia per la formazione juniores che non è servita solo per incamerare centinaia di chilometri nelle gambe in vista dell’imminente inizio di stagione, ma anche per far vivere ai propri ragazzi una esperienza di vita.

La scelta della destinazione, il viaggio fatto in due gruppi ed in due modi differenti, la giornata tra bici, studio ed escursioni. Il Caneva ha sfruttato appieno la settimana di Carnevale per scoprire qualcosa in più del proprio gruppo ed anche farsi conoscere. Ne abbiamo parlato con Michele Biz, presidente del team giallonero e figlio dello storico patron Gianni, ed Ivan Ravaioli, nuovo diesse ed ex pro’ di Mercatone Uno, Barloworld e Saunier Duval.

Il Caneva è stato ricevuto dall’amministrazione comunale di Licata. Qui l’assessore allo sport Maria Sitibondo e il diesse Ivan Ravaioli alla sua sinistra
Il Caneva è stato ricevuto dall’amministrazione comunale di Licata. Qui l’assessore allo sport Maria Sitibondo e il diesse Ivan Ravaioli alla sua sinistra

“Gemellaggio” siciliano

Dopo la morte del padre nel 2012, Michele ha assunto la guida della società mantenendo la stessa filosofia che aveva accompagnato i trionfi del Caneva negli anni Novanta e Duemila. L’anno scorso hanno celebrato i sessant’anni di attività e quest’anno si sono concessi un ritiro “stellato” in Sicilia (e capirete perché), quasi fosse un gemellaggio tra il loro Comune e quello che li ha ospitati.

«Avevamo già messo in programma di fare un ritiro durante il periodo di Carnevale – racconta Michele Biz – visto che le scuole osservavano diversi giorni di chiusura. Siamo stati via da venerdì 9 a mercoledì 14 febbraio, quindi i nostri ragazzi alla fine hanno fatto solo due giorni di assenza. E’ stato un ritiro a metà tra il turistico e l’agonistico, se così possiamo dire. Abbiamo trovato un’ospitalità che solo in Sicilia si può trovare, venendo ricevuti addirittura dall’Amministrazione locale. Per noi è stato un motivo di orgoglio e chissà che non sia nato qualcosa per il futuro».

I tredici juniores del Caneva ogni giorno facevano tra le tre e le cinque ore di allenamento
I tredici juniores del Caneva ogni giorno facevano tra le tre e le cinque ore di allenamento

«La scelta di andare a Licata – prosegue – è stata quasi un caso. Il nostro vicepresidente ha un collega di lavoro di quella zona che gli aveva suggerito che una struttura alberghiera con prezzi davvero vantaggiosi, dato anche il periodo di bassa stagione. Ci abbiamo riflettuto e così abbiamo prenotato quasi tutti gli appartamenti che avevano a disposizione.

«Una volta laggiù – continua – abbiamo poi voluto godere della loro cultura al di fuori degli allenamenti. Non siamo solo andati alla scoperta della zona, ma abbiamo voluto anche assaggiare la loro cucina. E chi meglio di Pino Cuttaia, chef stellato, poteva farcela provare? Lui ci ha preparato la tipica colazione siciliana, raccontandocene la tradizione. E pensate che Pino è un grande appassionato di ciclismo. Ci raccontava che quando lavorava negli hotel in Piemonte negli anni Novanta, durante i Giri d’Italia aveva avuto come clienti Bugno, Indurain ed altri corridori di quel periodo. Infatti le domande che ha fatto ai ragazzi o sulle nostre bici erano molto mirate. E’ stato davvero un piacere conoscerlo e i ragazzi si sono divertiti».

Il Caneva è stato ospite per colazione all’Uovo di Seppia, il locale gestito dallo chef stellato Pino Cuttaia, appassionato di ciclismo
Il Caneva è stato ospite per colazione all’Uovo di Seppia, il locale gestito dallo chef stellato Pino Cuttaia, appassionato di ciclismo

Caneva-Licata andata e ritorno

Uno degli aspetti più belli e curiosi di una trasferta è il viaggio. Per abbattere la distanza tra Friuli e Sicilia c’è l’aereo, però non è l’unico modo per farlo. La squadra giallonera si è attrezzata con dovizia di particolari.

«Tra Caneva e Licata – va avanti Michele Biz – ci sono 1.600 chilometri e quindici ore di auto. Ci siamo organizzati bene per fare tutta una tirata in giornata. Due furgoni con tre persone a bordo, che si davano il cambio alla guida, hanno raggiunto i tredici ragazzi e i tre diesse che avevano preso il volo Bologna-Catania. All’andata hanno rischiato di non partire per uno sciopero del personale di terra. Poi grazie alla nostra agente viaggi e ad una serie di telefonate per sincerarci che tutto fosse sicuro, la squadra è partita. Questo episodio fa parte della tradizione Caneva e l’ho preso da esempio per insegnare ai ragazzi che bisogna lavorare perché le cose vadano bene. Proprio come si deve fare in bici».

Il Caneva in Sicilia a parte il primo giorno di pioggia, ha sempre trovato una clima buono per allenarsi
Il Caneva in Sicilia a parte il primo giorno di pioggia, ha sempre trovato una clima buono per allenarsi

«Questo viaggio – aggiunge Ivan Ravaioli – è stato davvero un’esperienza di vita per i ragazzi. Alcuni di loro non avevano mai preso l’aereo e farlo con i propri amici e compagni è stato ancora più bello. Ma non è finita lì. Una volta atterrati a Catania, abbiamo preso un mezzo pubblico per arrivare a destinazione. All’uscita dell’aeroporto c’è proprio un pullman di linea che va diretto a Licata. E’ stato un modo per immergerci già nel clima siciliano e vedere fuori dal finestrino dove saremmo stati per sei giorni».

La giornata dei gialloneri

Le gare sono all’orizzonte e il Caneva ha macinato chilometri attorno a Licata. Quest’anno a guidare la squadra è arrivato Ivan Ravaioli, che ha preso il patentino da diesse proprio negli ultimi mesi. Per sua stessa ammissione, lui vuole improntare sul dialogo il rapporto con i suoi ragazzi. Parlare con ognuno di loro sugli obiettivi da raggiungere e poi studiare la strategia per centrarlo. Certo, poi c’è il passato da pro’ che tornerà utile da trasmettere.

«Abbiamo fatto una buona settimana di bici – spiega Ravaioli – grazie al clima. Solo il primo giorno abbiamo preso la pioggia, rientrando un po’ sporchi perché avevamo scelto strade sconosciute. Nei giorni successivi invece abbiamo programmato percorsi più precisi. A seconda dei lavori, facevamo sempre dalle tre alle cinque ore di allenamento a cavallo del mezzogiorno. Questo ritiro lo abbiamo dedicato all’intensità per cercare il ritmo-gara. Quando tornavamo nei nostri appartamenti, i ragazzi avevano qualche ora libera per studiare e poi di nuovo tutti assieme per andare a visitare la città. Altri due passi dopo cena e tutti a dormire. Questa era la nostra giornata tipo».

Il ritiro siciliano è servito al Caneva per fare intensità e trovare il ritmo gara in vista dell’inizio della stagione
Il ritiro siciliano è servito al Caneva per fare intensità e trovare il ritmo gara in vista dell’inizio della stagione

Gli obiettivi

Il soggiorno del Caneva in Sicilia è servito anche per mettere nel mirino qualche obiettivo, sia individuale sia come filosofia di squadra. La qualità per essere protagonisti non manca. De Longhi, azzurro ed argento ai tricolori di ciclocross, e Stella, quattro medaglie in pista tra europei e mondiali, sono i nomi più in vista.

«Abbiamo assemblato un gruppo – conclude Michele Biz – in modo eterogeneo, tra primi e secondi anni, tra velocisti, scalatori e passisti. Amalgameremo tutto contando anche sulla voglia di riscatto di alcuni ragazzi. Abbiamo il vantaggio che il gruppo, tra nuovi e confermati, si conosce comunque da tanto tempo, quindi sarà più facile far capire le nostre direttive. Il ritiro in Sicilia ha avuto sicuramente più aspetti positivi che negativi. Ho visto che ha fatto bene al gruppo e penso che lo ripeteremo l’anno prossimo».

«Personalmente – chiude la sua analisi Ivan Ravaioli – vorrei preparare mentalmente questi ragazzi a ciò che li attende. Metodo e programmazione dell’obiettivo sono alla base del ciclismo, specialmente quello attuale. La categoria juniores è l’anticamera del professionismo e loro devono essere pronti con la testa a fare un eventuale salto in una devo team, come succede ormai per tantissimi ragazzi.

«Naturalmente c’è anche l’aspetto tecnico da curare. Vorrei far migliorare le caratteristiche in cui sono carenti. Uno scalatore ad esempio lo porterei in pista per insegnargli come affrontare una volata ristretta. Un’altra mia idea è quella di pianificare il calendario delle gare con un mese d’anticipo tenendo conto delle prerogative fisiche dei ragazzi. Siamo tutti fiduciosi di fare bene».

G.S. Caneva e Miche: la collaborazione è ok!

29.07.2021
3 min
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Continua spedito l’impegno di Miche a supporto del ciclismo giovanile. Come procede veloce e soddisfacente la collaborazione che lo stesso, storico marchio veneto produttore di componenti ed accessori, ha in essere con una delle società sportive più celebri del nostro paese: il G.S. Caneva.

Miche è al fianco dei ragazzi del G.S. Caneva
Miche è al fianco dei ragazzi del G.S. Caneva

Giochi e il Caneva di domani

Oggi la Gottardo Giochi Caneva è una società che opera con allievi e juniores. Dall’anno scorso ha rivolto lo sguardo anche ai giovanissimi, non ancora con finalità agonistiche, ma per il gusto di mettere in bici anche i più piccoli. A coordinare il progetto c’è Michele Biz, il figlio del grande Gianni, storico dirigente della compagne friulana.

«Siamo davvero molto contenti del nostro progetto – ha dichiarato a bici.PRO Michele Biz – e per questo andiamo avanti a costruire. Posso felicemente ammettere che abbiamo degli amici, più che dei partner, come sponsor. Brand che credono nel progetto e senza i quali non si potrebbe fare molto. Tra questi mi piace citare Miche, il cui supporto per noi è davvero essenziale: un’azienda dove si respira ciclismo e dove la storia e la tradizione per le corse ha un significato ben preciso. Speriamo di essere bravi a ricostruire quella grandezza che abbiamo vissuto qualche anno fa. Noi ce la mettiamo davvero tutta, così che anche domani i ragazzi di oggi abbiamo il senso di appartenenza dei ragazzi della Caneva di ieri».

Ogni componente del brand veneto supera severi test di qualità
Non solo grandi prodotti, ma anche grande passione. Per questo Miche è vicina al ciclismo giovanile grazie alla collaborazione con il Caneva
Ogni componente del brand veneto supera severi test di qualità

Qualità e affidabilità Miche

Da più di cent’anni la Miche e la famiglia Michelin giocano un ruolo importante nella grande tradizione ciclistica italiana, avendo iniziato la propria produzione di biciclette nel lontano 1919, per poi passare negli anni a quella di moto e componenti per biciclette. La storia di Miche è dunque legata a quella tradizione.

E’ una storia fatta di passione alla quale sono state ben associate nel tempo le più recenti tecnologie produttive e un forte desiderio di rinnovamento per rendere omaggio a chi, quotidianamente, condivide la passione per il ciclismo. «Persone – affermano in Miche – alle quali siamo orgogliosi di mostrare l’efficienza del nostro processo produttivo, la nostra attenzione per l’innovazione e a cui ci rivolgiamo attraverso un’accurata gestione del cliente».

Miche è sempre presente anche sul territorio, con fiere ed expo nei vari eventi di settore
Miche è sempre presente anche sul territorio, con fiere ed expo nei vari eventi di settore

“We Race Together”

“We Race Together” (corriamo insieme): è questo lo slogan, la bella motivazione che spinge l’attività quotidiana di Miche nel settore della produzione di componenti alta gamma. Realizzare prodotti di qualità rappresenta la mission aziendale di Miche, un obiettivo certificato dai test dei laboratori interni all’azienda e nel pieno rispetto dei rigorosi standard che il sistema qualità Miche stesso prescrive.

Tutti i componenti Miche, che siano ruote, guarniture, ingranaggi oppure accessori, vengono sviluppati utilizzando evoluti programmi CAD, per poi prendere forma su stampanti 3D e – una volta realizzati – devono superare ripetuti test di collaudo nelle più gravose condizioni di utilizzo. E questo a totale garanzia anche dei più attenti consumatori.

miche

In viaggio con Biz nel mondo del Caneva

17.04.2021
4 min
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C’era una volta la Record Cucine Caneva, con la maglia gialla, nera e bianca. Correvano con quei colori corridori come Lombardi, Piepoli, Colombo e Contri, Cerioli e Villa, Conte e Tomi, Galati e Di Lorenzo, Di Luca, Perez Cuapio, Spezialetti, Valjavec… Li guidavano Ezio Piccoli, detto “Stecca, unico al mondo” e Gianni Biz. Il primo sull’ammiraglia con la sua storia di gelataio in Germania. Il secondo dalla sua panetteria di Caneva, ancora di proprietà della famiglia. Li incontravi alle corse e mettevano soggezione come oggi la Ineos.

«Mi racconta l’avvocato Celestino Salami – sorride Michele Biz – che in quegli anni era dilettante in Veneto, che quando arrivava il Caneva e scendevano dai furgoni, i rivali erano subito in soggezione. Questa cosa, facendo le dovute proporzioni, è la stessa che capita oggi ai nostri ragazzi quando arrivano altre squadre più vittoriose. I nostri tecnici non si capacitano, come probabilmente non si capacitavano gli altri direttori in quegli anni. Però ci sono molti ex che pubblicano sui social le loro foto di quegli anni. Un po’ per nostalgia e un po’ per senso di appartenenza a una squadra che aveva dei numeri importanti in un ciclismo diverso e in un mondo diverso».

Stefano Benedet, ha mostrato buona condizione al Giro Primavera
Stefano Benedet, ha mostrato buona condizione al Giro Primavera

Nuovo corso

Quel mondo iniziò a sgretolarsi. Prima quando venne meno il supporto della Record Cucine, poi nel 2012 con la morte di Gianni Biz ad appena 69 anni, mentre fu nel 2017 quando se ne andò anche Piccoli che svanì l’ultimo sprazzo di memoria. Oggi la Gottardo Giochi Caneva è una società che opera con allievi e juniores e dall’anno scorso ha rivolto lo sguardo ai giovanissimi: non ancora con finalità agonistiche, ma per il gusto di mettere in bici anche i più piccoli.

Al timone dell’antico vascello è salito Michele Biz, figlio di Gianni. Perché nel ciclismo nulla è mai per caso.

Come va, Michele?

Siamo ripartiti. Vista la penuria di gare, ci siamo rimboccati le maniche e assieme ad altre cinque società abbiamo cominciato a organizzarne noi, badando all’essenziale. Quindi rimanendo nei confini comunali, in modo da ottenere facilmente tutti i permessi. Bisogna che la Federazione capisca come è cambiata la categoria juniores. Erano 10 anni che non organizzavamo qualcosa, ma c’era un valido motivo. Abbiamo riproposto il percorso che facevamo in notturna con i dilettanti a Stevenà. Quasi mille metri di dislivello, temevo fosse troppo, ma è piaciuta e magari la riproporremo.

Nove juniores affidati a Stefano Lessi e 11 allievi per Nunzio Cucinotta
Nove juniores affidati a Lessi e 11 allievi per Cucinotta
Bisogna che la Federazione capisca come è cambiata la categoria juniores…

E’ evidente che gli juniores stiano acquistando peso. La categoria U23 ormai è appannaggio delle continental e sempre più ragazzi approdano al professionismo senza neanche passarci. All’estero alcune squadre WorldTour non si limitano ad avere la squadra U23, ma rivolgono lo sguardo ai più giovani. Da noi ci sono i problemi di tesseramento e un calendario che non permette di lavorare bene, basti pensare che abbiamo due internazionali a maggio-giugno che creano problemi a chi va a scuola. I 17-18 anni sono un’età particolare.

Pensi ci sia la volontà di metterci mano?

Ho parlato con Roberto Amadio, che è a capo della Struttura tecnica. Si è messo a studiare ed è venuto alle nostre corse per vedere e ascoltarci e questo è molto positivo. Anche quando era nella Liquigas, è sempre stato attento ai giovani e poi ha fatto con noi tutta la carriera giovanile. La sua scelta probabilmente fa capire che c’è dietro un disegno. Tanto per occupare un posto, ne avrebbero avuti di nomi…

Foto di azione per Perin, uno dei nove juniores
Foto di azione per Perin, uno dei nove juniores
Come va il ciclismo a Caneva?

Stiamo vivendo anni di carestia. Nelle ultime cinque stagioni abbiamo avuto poche vittorie, ma di qualità. Se una squadra riesce a fissare e centrare gli obiettivi che sono alla sua portata, vuol dire che è consapevole dei suoi mezzi. E noi lo siamo. Abbiamo un bel gruppo di allievi che renderà in prospettiva e negli juniores abbiamo dei ragazzi che altrove non si sono espressi e che vogliamo far crescere come uomini.

Chi li guida?

Con gli allievi c’è Nunzio, il papà di Claudio Cucinotta, che ha l’esperienza e l’età giuste. Con gli juniores abbiamo Stefano Lessi, che ha 31 anni, ha fatto il corridore e per come ragiona sembra anche più maturo.

I ragazzi hanno la consapevolezza del grande passato della società?

Non troppo, li vedo più presi ad ammirare i ragazzi della Borgo Molino, come un tempo altri ammiravano il Caneva. Ma noi andiamo avanti a costruire. Abbiamo degli amici come i nostri sponsor che credono nel progetto e senza i quali non si potrebbe fare molto. E speriamo di esser bravi a ricostruire quella grandezza, perché domani anche i ragazzi di oggi abbiamo il senso di appartenenza dei ragazzi di ieri.