Il ruolino di marcia tenuto da Davide Stella in questo inizio stagione è di quelli importanti: in 18 giorni di gara 2 vittorie condite da 3 Top 5. Il suo ingresso del team UAE Gen Z è stato subito fragoroso. Parliamo d’altronde di un corridore che su pista è considerato un autentico talento, uno di quelli destinato a fare la storia e alle porte del compimento dei suoi 19 anni (lo farà il 14 aprile) sta riuscendo nel suo intento, dimostrare che ha valide carte da giocare anche su strada.
Chi conosce bene chi è Davide e quello che può fare è Michele Biz, suo presidente alla Gottardo Giochi Caneva: «Con noi è rimasto quattro anni, da quando è diventato allievo fino all’accesso nel devo team. Io non lo conoscevo ma me ne avevano parlato molto bene. Chiesi informazioni a Roberto Casani, il nostro tecnico e avute ampie garanzie su di lui abbiamo investito».
Che cosa ti aveva detto per convincerti?
Lo aveva tenuto d’occhio nel secondo anno da esordiente. Non sono stati i risultati a solleticare la sua attenzione, quanto il suo comportamento, in gara ma soprattutto fuori. Abbiamo visto il suo inserimento in famiglia, l’appoggio di questa alla sua attività, anche il fatto della tradizione nel suo territorio, il Goriziano, ha avuto il suo peso, abbiamo anche parlato con qualche amico della sua zona. C’erano tutti i presupposti per vedere quel che poi abbiamo visto e continuiamo a vedere.
Dal punto di vista tecnico?
Potrà sembrare strano ma da esordiente non aveva vinto titoli particolari, ripeto non è stato quello il lato che abbiamo preso in considerazione. Le sue caratteristiche tecniche sono rimaste inalterate, si vedeva subito che era molto veloce e che aveva qualità che andavano sfruttate. Aveva solo bisogno di essere seguito, indirizzato, fatto crescere nella maniera giusta. Da noi ha iniziato subito a vincere, ricordo che quando conquistò il titolo nazionale nella madison, al primo anno da allievo, era strafelice. Questo è il primo vero ricordo che ho di lui in gara.
Che cosa ti colpì di quel ragazzino?
Dopo averlo visto all’opera, eravamo andati a casa sua per parlare con la famiglia e chiudere l’accordo per prenderlo nel nostro team. Questa è un po’ una nostra tradizione, vogliamo che la scelta sia condivisa da tutta la famiglia, è importante conoscersi. La cosa che mi colpì fu la sua grande determinazione, il fatto che parlò subito non delle sue ambizioni personali, ma legate alla squadra, la volontà di dare un contributo alla crescita di tutto il gruppo. E questa determinazione la colsi anche in un episodio successivo.
Quale?
Era l’inverno e organizzammo una grande riunione con tutti i nostri ragazzi, allievi e juniores insieme. Si parlava di obiettivi da raggiungere nel corso della stagione. Lui consegnò un post.it che mi lasciò di stucco, c’era scritto “diventare campione del mondo”. Gli chiesi davanti a tutti se si rendeva conto di quel che aveva scritto, se l’aveva preso sul serio e lì si mostrò risoluto, disse che il percorso con noi doveva portarlo a quello. Ha avuto ragione…
Stradista o pistard? Voi avete appoggiato sempre la sua doppia anima tecnica, ma dove lo vedete meglio?
Noi abbiamo Nunzio Cucinotta che segue i nostri ragazzi su pista e mi disse subito che quel giovane aveva una particolare predisposizione per le specialità su pista, per questo sono convinto che non la debba mai lasciare e che sia quella la via maestra per raggiungere i suoi sogni. Su quel talento di base abbiamo lavorato tanto e tanto ancora Davide deve lavorare perché non vada disperso. La passione è rimasta, Davide sa bene che quella è una porta aperta verso la partecipazione olimpica, già a Los Angeles 2028, deve solo seguirla.
Sei rimasto sorpreso dal suo inizio di stagione alla UAE?
No, anzi devo dire che i suoi successi sono stati per me e per noi di tutto il gruppo la classica ciliegina sulla torta. La vittoria alla Volta ao Alentejo è arrivata proprio prima della presentazione della nostra attività per quest’anno, tenutasi sabato scorso. Abbiamo parlato di lui, di come si possano perseguire i propri sogni. Stella ha qualità innate, ha fatto un ingresso nel mondo dei grandi che non è comune, considerando che ha già all’attivo due vittorie.
Siete rimasti in contatto?
So che tecnici e compagni di squadra lo sentono ripetutamente, io gli ho mandato messaggi di congratulazioni, sa che per lui ci sono sempre. La cosa che mi piace di lui è che è uno costante, lo vedi vincere a inizio stagione come anche alla fine, tiene sempre una qualità di prestazioni alta perché non smette mai d’imparare, di crescere.
Vedendolo ora da lontano, che impressione ne trai?
Quella di un ragazzo che è esattamente dove voleva essere. Come quando vince, hai sempre l’impressione che sia una corsa quasi naturale, che non lo sorprende, ma che lui prende con consapevolezza. Sta acquisendo l’abitudine a vincere che è una dote necessaria per continuare a crescere, per raggiungere i suoi obiettivi. Sta facendo i passi giusti: non nascondo che qualche piccolo timore ce l’avevo nel suo passaggio di categoria, è sempre un’incognita, ma ha iniziato col piede giusto, ora deve solo proseguire.