Il packaging di MET promuove la sostenibilità

28.08.2023
3 min
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MET realizza caschi da ben 36 anni. L’azienda di Talamona, situata alle porte della Valtellina, produce caschi che accompagnano in gara, in allenamento o anche nelle pedalate del fine settimana grandi campioni e semplici amatori. Dal 2008 ha ampliato al sua offerta al mondo off road con il marchio Bluegrass. Negli ultimi anni ha legato il suo nome ad uno dei fenomeni del ciclismo moderno. Stiamo parlando di Tadej Pogacar che fino ad oggi ha conquistato tutti i suoi successi indossando esclusivamente caschi MET. Di recente l’azienda valtellinese ha prolungato fino al 2027 il proprio rapporto di collaborazione tecnica con l’UAE Team Emirates, la formazione nella quale milita l’asso sloveno fin dal suo debutto nel professionismo.

MET ha allungato la sua collaborazione con la UAE Emirates fino al 2027
MET ha allungato la sua collaborazione con la UAE Emirates fino al 2027

Stile di vita

MET non è solo caschi. E’ anche promozione della bicicletta come stile di vita sano e mezzo per una mobilità più sicura e sostenibile. A sostenerlo con forza sono gli stessi responsabili dell’azienda.

Per perseguire questi obiettivi lavorano continuamente a migliorare i loro prodotti e tutto ciò che ad essi è in qualche modo collegato. Ci riferiamo in particolare al tema dell’imballaggio dei caschi e alla loro spedizione. Non dimentichiamo infatti che i caschi MET sono venduti in ogni angolo del mondo.

Il nuovo imballaggio dei prodotti di MET permette di risparmiare peso e materiali: dimensioni ridotte, consumi ridotti
Il nuovo imballaggio dei prodotti di MET permette di risparmiare peso e materiali: dimensioni ridotte, consumi ridotti

Meno cartone

Da sempre nella sede di Talamona si lavora per ridurre al minimo l’uso di cartoni in eccesso, risparmiando spazio ovunque sia possibile in fase di spedizione. Il motto da rispettare è il seguente: dimensioni ridotte, consumi ridotti.

Ultimamente in MET sono aumentati gli sforzi per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi utilizzati. Tutto questo non ha in alcun modo inficiato la qualità e la sicurezza in fase di spedizione. Tutti i caschi MET che lasciano i magazzini di Talamona diretti in ogni angolo del mondo sono garantiti da un imballaggio estremamente sicuro. L’utilizzo di meno cartone in fase di imballaggio ha solamente ridotto l’impatto ambientale generato dalla scatola in cui è inserito il casco.

Riassumendo: meno inchiostro superfluo, meno plastica e più materia prima riciclata.

Meno plastica

A proposito di plastica, in MET si è lavorato per ridurre al minimo la quantità utilizzata in fase di imballaggio e nello stesso tempo minimizzando il più possibile la dimensione degli imballaggi stessi. Imballaggi più piccoli consentono spedizioni più efficienti e meno frequenti. Grazie a scatole più piccole è possibile infatti effettuare meno spedizioni e di conseguenza ridurre anche l’incidenza sull’ambiente circostante che si ha spedendo quotidianamente la merce.

MET

Fino al 2027, MET al fianco di Pogacar

29.07.2023
3 min
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Il Tour de France non è solo l’evento ciclistico più importante del mondo, capace per tre settimane di catalizzare l’attenzione di tutti gli appassionati di ciclismo. E’ anche l’occasione per team e sponsor tecnici di stringere nuovi accordi oppure di prolungare quelli già esistenti. E’ questo il caso dell’accordo fra MET Helmets e UAE Team Emirates. In occasione del secondo giorno di riposo, mentre il Tour entrava nella sua settimana decisiva, quella del trionfo di Vingegaard, MET Helmets ha annunciato il prolungamento fino al 2027 della propria partnership tecnica con il team che ha in Pogacar la sua punta di diamante (nella foto di apertura lo sloveno con Majka dopo la vittoria a Le Markstein).

Da sempre insieme

MET Helmets ha accompagnato fin dalla sua nascita il UAE Team Emirates. E’ infatti dal 2017 che gli atleti della formazione emiratina possono contare sulla qualità dei caschi MET. In tutti questi anni sono arrivati successi prestigiosi come i due Tour de France conquistati grazie a Tadej Pogacar e tante altre corse, anche classiche monumento, sempre firmate da Pogacar.

La collaborazione con il UAE Team Emirates ha portato all’azienda di Talamona, in provincia di Sondrio, non solo trofei, ma anche feedback importanti da parte degli atleti. Tutto ciò ha permesso di aggiungere ulteriore qualità a prodotti già altamente tecnici. A confermarlo è Achille Montanelli, Marketing Manager MET Helmets. 

«Siamo molto orgogliosi ed entusiasti per questo rinnovo», ha dichiarato. «Creare un’alchimia così forte tra uno sponsor e un team non è comune, ma con UAE Team Emirates tutto è avvenuto in modo molto naturale. Siamo con loro sin dal primo giorno e la collaborazione si evolve e progredisce continuamente. Questo rappresenta l’impegno che tutti coloro che stanno dietro al nostro marchio mettono per consentire ai nostri prodotti di migliorare sempre. Sicuramente ne seguiranno altri!».

Durante il periodo delle classiche era arrivato il successo al Fiandre, ad opera di Pogacar
Durante il periodo delle classiche era arrivato il successo al Fiandre, ad opera di Pogacar

La gioia del team

Da parte sua lo staff della UAE Team Emirates non ha mancato di manifestare la propria soddisfazione per il prolungamento dell’accordo con MET Helmets. A confermarlo è lo stesso Mauro Gianetti, CEO e Team Principal UAE.

«Siamo felici di andare avanti con MET – racconta – è stato un partner fedele in questi anni e siamo cresciuti insieme. MET ha saputo investire il successo ottenuto insieme in prodotti e strutture all’avanguardia, che saranno davvero utili anche per il team. Sento che avremo nuovi importanti traguardi da raggiungere insieme».

Alle parole di Gianetti hanno fatto eco quelle di Andrea Agostini, Chief Operating Officer UAE Team Emirates: «Le operazioni con MET sono sempre facili e questo ci ha permesso di costruire negli anni un forte rapporto. MET ha un posizionamento del marchio di alto livello, in linea con la nostra visione e la strategia degli sponsor, senza dimenticare che i loro prodotti sono tra i migliori al mondo in termini di prestazioni e sicurezza».

MET

Quanto lavoro c’è dietro lo sviluppo dei caschi da crono?

07.02.2023
5 min
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Vale davvero la pena investire e sviluppare nei caschi da cronometro? Le aziende – da chi sviluppa le biciclette, fino ad arrivare ai marchi dei caschi, passando per chi produce l’abbigliamento e la componentistica – vedono l’efficienza aerodinamica come un obiettivo e come una soluzione. Sta di fatto che il miglioramento della penetrazione dello spazio è un fattore che troviamo ovunque.

Una parte di sviluppo del Met Codatronca (foto Met)
Una parte di sviluppo del Met Codatronca (foto Met)

Approfondiamo l’argomento dei caschi da cronometro con Ulysse Daessle di Met, azienda in primissima linea nella ricerca, sviluppo ed investimenti in questa categoria. Met ha vinto il titolo nazionale australiano a cronometro con Jay Vine.

Quanto tempo è necessario per sviluppare uno o diversi modelli di caschi da cronometro?

Il tempo di sviluppo tra un casco da strada che possiamo definire standard ed un casco da crono è equivalente. Si parla di circa un anno di lavoro, mediamente la tempistica da considerare è questa.

I diversi moduli 3D utilizzati nelle fasi prototipali (foto Met)
I diversi moduli 3D utilizzati nelle fasi prototipali (foto Met)
Quali sono i canoni principali da considerare?

Per la categoria dei caschi da cronometro, oltre allo sviluppo dello stile, della struttura e delle analisi dei dati relativi alla sicurezza, ci sono le questioni legate all’aerodinamica. Qui entrano in gioco anche dei componenti aggiuntivi, come ad esempio quelli relativi al fissaggio della lente. Rispetto ad un casco da strada, l’aerodinamica è soggetta ad un doppio sviluppo.

In cosa consiste?

C’è la parte di calcolo strutturale per garantire un casco protettivo, che poi deve trovare la validazione per la performance aero. Inoltre c’è la verifica della ventilazione.

Impatto frontale arrotondato e superficie ampia (ZW Photography/Zac Williams/AusCycling)
Impatto frontale arrotondato e superficie ampia (ZW Photography/Zac Williams/AusCycling)
In termini di costi è possibile sapere il range di costi necessari per sviluppare un casco da crono?

Volendo fare un accostamento, mirato a contestualizzare meglio la categoria dei caschi da crono, possiamo affermare che i costi di un modello road di alto livello sono legati alla ricerca e alla validazione dei materiali. Per un casco da crono invece, la ricerca è sulla forma aerodinamica e vengono sviluppate diverse geometrie, dapprima confrontate tra loro mediante CFD e poi in ambito sperimentale in galleria del vento con l’ausilio di prototipi in stampa 3D.

Quindi?

Quindi viene validato il modello con le performances migliori. Ognuna di queste fasi è molto costosa. Non è da scordare la sperimentazione dei nuovi materiali con le conseguenti lavorazioni, talvolta davvero costose e capaci di impattare in modo esponenziale sul prezzo finale del prodotto.

I dati rilevati durante le track session fatte in velodromo (foto Met)
I dati rilevati durante le track session fatte in velodromo (foto Met)
Vale la pena investire in una categoria di prodotti che è quasi una nicchia, per quello che concerne il mercato?

La risposta è si, ma per rispondere in modo completo è necessaria una premessa. In un mondo commerciale dove molti brand diversificano il loro listino, Met ha deciso e puntato esclusivamente sui caschi per la bicicletta. Il nostro obiettivo è di sodisfare tutte le richieste dei ciclisti di oggi, anche la richiesta dei caschi da cronometro. Per noi è importante sviluppare e produrre dei caschi performanti. Anche per questo motivo abbiamo sviluppato in parallelo non uno, ma due caschi da cronometro.

Con quali differenze?

Il primo è il Met Drone, quello con la coda lunga, il secondo è il Codatronca, ovvero quello con il posteriore troncato. Il primo modello, non di rado, è richiesto anche da atleti che non sponsorizziamo e questo per noi è motivo di orgoglio. In questa sezione di grandi investimenti e ricerca, c’è qualcosa che va oltre la volontà di soddisfare l’utilizzatore; è la tecnologia e la ricerca del know-how. E’ una sorta di processo a cascata che ci serve per creare diverse soluzioni adottate anche da altre categorie di caschi e non solo per i caschi da cronometro.

I test sul campo, oltre a quelli condotti in laboratorio, sono fondamentali (@ulyssedaessle-met)
I test sul campo, oltre a quelli condotti in laboratorio, sono fondamentali (@ulyssedaessle-met)
Tornando alla tecnica di un casco da crono. Quando influisce sulla performance complessiva di una prova contro il tempo?

La misura del drag dei caschi da cronometro, che ha una coda ben più lunga di un casco strada standard, non può essere considerata come elemento a sé stante. E’ legata al sistema completo, composto dall’atleta, dalla bicicletta e dal casco. Un casco ben disegnato per la prestazione aerodinamica, utilizzato da un atleta specialista delle gare a cronometro, permette di diminuire il drag complessivo, con una percentuale compresa tra il 5 e 10%. Si tratta di diversi secondi risparmiati.

Perché le forme dei caschi da crono sono cambiate così tanto? Da un passato dove le code erano lunghissime, ad oggi con i caschi rotondi?

Ci sono due tematiche legate alla forma dei caschi da crono: la larghezza e la lunghezza. Per quanto riguarda la larghezza, i caschi da cronometro lavorano all’interno di un sistema complessivo atleta/bicicletta. E’ un esempio il Drone Wide Body, che riduce notevolmente le turbolenze attorno alle spalle. E’ stato un cambiamento importante al livello della forma dei caschi da cronometro, rispetto a le forme che esistevano prima. Questo concetto è stato declinato anche sul il nostro casco a coda corta, il Codatronca. Questi due caschi rispondono a due richieste diverse.

Daniel Baekkegard, triatleta coinvolto nello sviluppo dei caschi aerodinamici (@ulyssedaessle-met)
Daniel Baekkegard, triatleta coinvolto nello sviluppo dei caschi aerodinamici (@ulyssedaessle-met)
Quali sono?

Il Met Drone è il più performante sul dritto e se la posizione dell’atleta rimane perfettamente in linea con la schiena. È il casco il più usato in Triathlon ad esempio. Invece, il Codatronca è stato sviluppato per i percorsi crono moderni, ovvero con diversi cambiamenti di direzione. Il Met Codatronca mantiene un’ottima performance in diverse posizioni e angolazioni della testa, quindi perfetto per i tratti con più tornanti, dislivelli o vento di traverso. Due soluzioni, diversi concept di sviluppo e analisi, soluzioni per esigenze differenti e in grado di massimizzare le prestazioni.

Met Trenta Mips, il casco del ciclocross (e non solo)

13.01.2023
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Il Met Trenta Mips è il casco utilizzato dagli atleti che affrontano la Coppa del mondo di ciclocross. Mutua il design e la tecnologia costruttiva del più leggero Trenta 3K Carbon Mips, usato da Pogacar e compagni, ma con soluzioni diverse.

La piattaforma dei caschi Met Trenta ha richiesto due anni di sviluppo ed è stato necessario oltre un anno per validare la forma e i materiali. Nel progetto Trenta ricopre un ruolo di primaria importanza anche Filippo Perini, capo disegnatore di Lamborghini. Abbiamo provato il nuovo Trenta Mips e abbiamo posto alcuni quesiti ad Ulysse Daessle di Met.

Il bollino giallo Mips e le ampie “bocche” dietro, Met design
Il bollino giallo Mips e le ampie “bocche” dietro, Met design
Qual’è la peculiarità del Met Trenta Mips?

L’obiettivo primario della versione Trenta Mips non è la leggerezza, anche se parliamo di un casco che ha un peso di riferimento al di sotto della media della categoria. E’ costruito con una densità unica del mold, che per Met rappresenta la soluzione migliore e più sicura in questa fascia. Sicurezza prima di ogni altra cosa, perché in Met si eseguono 700 test interni e i risultati finali vanno ben oltre gli standard richiesti. E poi c’è quel design iconico che è parte integrante della piattaforma Trenta di Met, tanto aerodinamico, quanto funzionale. Rispetto alla versione 3K Carbon si è deciso di usare anche un pacchetto Mips differente. In questo caso è il Mips C2, per il 3K è il Mips Air.

Hai parlato anche di densità. Non è la medesima per Trenta e Trenta 3K Carbon?

Sono differenti, nel senso che la densità del composto EPS è diversa per i due caschi. La scocca in carbonio presente sulla versione Met Trenta 3K Carbon ha permesso di abbassare la densità del materiale interno, soluzione che in automatico fa scendere anche il peso complessivo. Si tratta di contestualizzare due caschi molto simili nel design, ma con due fasce di prezzo diverse tra loro. Inoltre la versione Trenta Mips, che possiamo definire più sostanziosa in fatto di peso, è quella usata anche in ambito ciclocross.

Manon Bakker a Vermiglio con il Trenta Mips (foto Ulysse Daessle-Met)
Manon Bakker a Vermiglio con il Trenta Mips (foto Ulysse Daessle-Met)
Quanti caschi fornite agli atleti per affrontare la stagione agonistica?

La dotazione base è di due/tre caschi, più alcuni componenti spare per la sostituzione, come ad esempio le imbottiture di scorta. Possono avvenire delle integrazioni di materiali nel corso della stagione, al netto di rotture, prove ed incidenti.

Quando ci sono cadute e incidenti ritirate il prodotto per analizzarlo?

Certamente, speriamo sempre che non accada nulla, ma quando capita per noi è un banco di prova non indifferente. Esaminiamo, analizziamo e sezioniamo, inoltre chiediamo dei feedback agli atleti coinvolti. Questa procedura viene eseguita anche sui caschi degli utenti comuni, non solo per gli atleti professionisti.

Un casco ha una data di scadenza?

Tutti i materiali coinvolti nella costruzione del casco non hanno una scadenza vera e propria, ma è giusto considerare che il polycarbonato è un materiale che si modifica continuamente nel corso della sua vita. Un casco è soggetto a tante variabili. Come viene conservato e tenuto, se cade e prende anche piccoli colpi ritenuti insignificanti. Le variazioni di temperatura e meteorologiche, il sudore, tutti fattori che messi insieme cambiano la performance di un casco. Diciamo che volendo dare i numeri, si può scrivere che un casco ha una vita tecnica utile che non va oltre i 4 anni.

Una volta indossato risulta compatto e sempre ben calzato, anche nel fuoristrada
Una volta indossato risulta compatto e sempre ben calzato, anche nel fuoristrada

Le nostre considerazioni

Il Met Trenta Mips non è un sostituto, non è una casco di seconda fascia e/o un ripiego, ma semplicemente un prodotto votato alla sicurezza e di qualche grammo più pesante rispetto al fratello con inserti in carbonio.

Ha una calzata piena, senza spigoli e punti di pressione, questo grazie anche ad una slitta Mips che si sviluppa su tutto l’interno del casco e naturalmente per via di una forma interna “rotonda”. Proprio “la gabbia gialla Mips”, che non è così minimale ed essenziale come la soluzione Mips Air, lo rende un po’ più caldo, ma comunque ben aerato e capace di espellere con facilità il calore.

Davanti lascia sempre l’orizzonte libero e pur essendo ben saldo sulla testa non darà mai la sensazione di essere ingombrante e stringente in modo eccessivo. Dietro ha una forma che tende a scendere, particolarmente funzionale alla protezione delle zone occipitale e temporale. E non è un dettaglio secondario. In questo punto si può creare qualche frizione con dei modelli di occhiali che hanno le aste lunghe, ma la sicurezza e il senso di protezione vanno ben oltre l’immagine.

Il sistema di regolazione perimeritrale, tramite il rotore posteriore, distribuisce bene le pressioni. Met Trenta Mips è a tutti gli effetti un casco top di gamma, per costruzione e per le tecnologie che porta con sé ed il prezzo di 260 euro (listino) è perfettamente in linea con la categoria.

MET Helmets

Trenta 3K Carbon Mips: il casco disegnato da Pogacar

16.12.2022
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Pochi giorni fa vi abbiamo portato con Tadej Pogacar al ritiro della UAE Emirates in quel di Benidorm. Lo sloveno ha in mente tanti nuovi obiettivi e sta cercando il modo per accaparrarsi il terzo Tour de France. Per riuscirci però avrà bisogno anche di validi supporti tecnici, per questo il team si affida ai prodotti MET. Il casco usato dal principe sloveno è il modello Trenta 3K Carbon Mips

Scintillante e con dettagli iridescenti: il casco Met nella “Pogacar edition” ha un aspetto ed un design unico, che rispecchiano il carattere del giovane campione.

Due volte a Parigi

Con questo prodotto Pogacar è salito due volte sul gradino più alto del podio degli Champs Elysees, oltre ad aver conquistato Classiche Monumento e molte altre vittorie. Il casco Trenta 3K Carbon Mips è progettato per alleggerire il peso sulla testa e permettere a quest’ultima di rimanere sempre fresca e ventilata. Il sistema Mips Air è ormai sinonimo di sicurezza, una qualità che aiuta i corridori a spingersi sempre oltre alla ricerca della massima prestazione. 

Il sistema Cinghie Air Lite con divisorio regolabile permette di massimizzare l’aerodinamica. Le 19 prese d’aria, con sistema interno di canalizzazione migliorano ventilazione e comfort. Nella parte frontale sono presenti anche due comodi agganci per gli occhiali da sole, così da riporli comodamente durante le lunghe scalate. 

Il peso è davvero contenuto: nella taglia M la bilancia si ferma a 225 grammi
Il peso è davvero contenuto: nella taglia M la bilancia si ferma a 225 grammi

Sicurezza e peso

Quando si lotta per tre settimane con l’obiettivo di conquistare la maglia gialla ogni dettaglio deve essere preso in considerazione. La leggerezza è tutto, specialmente quando la strada si impenna e la fatica si fa sentire. Il casco Trenta 3K Carbon Mips ferma la bilancia ai soli 225 grammi nella taglia M. 

Questo casco risulta eccezionalmente confortevole e sicuro grazie alla raffinata forma interna. La calotta in policarbonato stampato con rivestimento in EPS e sistema di calzata orbitale MET Safe-T garantisce una regolazione a 360 gradi della cintura cranica: sia in senso verticale che occipitale per una vestibilità personalizzata. 

Inoltre, la coda disegnata in forma Kamm virtual foil migliora l’aerodinamica ed il deflettore posteriore permette un flusso d’aria costante in qualsiasi posizione di guida.

MET

MET Trenta Mips: sicurezza, ventilazione e colori unici

16.11.2022
5 min
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La sicurezza è uno degli aspetti a cui ogni ciclista non deve e non può rinunciare. MET da più di trent’anni produce caschi ai vertici del mercato globale. Sanne Cant, in una recente intervista ci ha raccontato quanto sia importante proteggersi su strada e nel ciclocross dalle cadute a basse e ad alte velocità. 

L’atleta belga di 32 anni, che corre con la Plantur-Pura, utilizza il MET Trenta Mips un casco top di gamma sotto più punti di vista. Ventilazione e aerodinamica sono alcuni degli aspetti che fanno di questo prodotto un asso in campo protettivo qualsiasi sia il suo campo d’azione. Andiamo a scoprirlo nelle sue caratteristiche tecniche e nelle sue nuovissime colorazioni che vi presentiamo in anteprima. 

Garanzia di sicurezza

Il Met Trenta si distingue oltre che per il suo design, per il suo sistema di sicurezza Mips. E’ infatti dotato del sistema di gestione della rotazione MIPS-C2. Questo casco è in grado di muoversi rispetto alla testa in caso di incidente, reindirizzando la rotazione dannosa dissipandola. Una tecnologia di protezione del cervello, progettata per aggiungere protezione alla struttura standard dei caschi in caso di determinati impatti. La tutela di questa area sensibile è situata all’interno del casco, tra l’imbottitura confortevole e l’EPS.

Proseguendo nell’analisi della struttura, la calotta è in policarbonato con rivestimento in EPS. Il rotore posteriore avvolge la testa a 360° favorendo le regolazioni verticali e occipitali garantendo una vestibilità ottimale. Le Cinghie Air Lite con divisorio regolabile massimizzano l’aerodinamica e il comfort. L’imbottitura anteriore MET DualGel esalta la comodità anche durante lunghe uscite. Per chi invece non sa rinunciare alle pedalate notturne o per chi vuole una visibilità migliorata il Trenta Mips è compatibile con USB Led Light posteriore con modalità notturna automatica, resistente all’acqua e ricaricabile.

Ventilazione aerodinamica

Originariamente sviluppato da NACA, la posizione di questa insenatura nella parte anteriore del casco ha un effetto rinfrescante. Sfruttando la potenza dell’effetto Venturi, la presa d’aria espelle l’aria calda all’interno del casco attraverso scarichi appositamente posizionati. Ciò garantisce un flusso d’aria costante nel casco, senza che il vento crei resistenza, ottenendo il massimo livello di comfort durante le uscite più lunghe su strada o fuoristrada.

Ottimizzato per l’uso in gruppo, la coda a forma di tubo e la canalizzazione dell’aria interna del MET Trenta Mips assicurano le migliori prestazioni quando si pedala in gruppo, offrendo fino al 7% di riduzione della resistenza rispetto a un casco da strada tradizionale. Ha inoltre un profilo più basso nella parte posteriore, che lavora in sinergia con la presa d’aria anteriore NACA e il deflettore posteriore per guidare efficacemente il flusso. Le 19 prese d’aria e il sistema di canalizzazione interno ingegnerizzato esaltano ventilazione e comfort. Sono infine presenti le predisposizioni per gli occhiali da sole per agganciarli saldamente durante le uscite in sella.

Nuove colorazioni

A rendere il MET Trenta Mips ancora più accattivante oltre alle tecnologie implementate, ci sono le nuove colorazioni. Un design unico che incontra tutti i gusti, adattandosi a stili eleganti o più estroversi. Le taglie disponibili sono tre: S 52-56 cm, M 56-58 cm e L 58-61 cm. I pesi oscillano a seconda della misura e vanno da 240 g a 285 g. Il prezzo consultabile sul sito è di 260 euro. 

MET

Casco Intercity Mips: la città non è mai stata così sicura

15.10.2022
3 min
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La bici è bella perché è alla portata di tutti, da chi la usa per pedalare la domenica e da chi la usa per muoversi nel traffico urbano. Andare al lavoro in bici è ormai una bella realtà in tante città d’Italia. Aumenta, però, di pari passo, il tema della sicurezza. Così le aziende che lavorano nel campo dell’accessoristica vanno a creare prodotti sempre migliori. Met presenta il casco Intercity Mips.

Sicurezza al top

In città, dove gli ostacoli sono dietro ogni angolo la sicurezza diventa un fattore ancora più fondamentale. Il casco Intercity Mips aggiunge alla protezione del Met Urbex anche la comodità di una visiera ampia e regolabile. Un upgrade non indifferente se si conta che in città è difficile pensare di usare i canonici occhiali. Questo casco è stato certificato con il brevetto NTA 8776. Si tratta del primo standard di sicurezza al mondo sviluppato specificamente per i ciclisti di eBike. Il che rende il casco in grado di dissipare una quantità maggiore di energia in caso di urto o di impatto con il terreno.

L’Intercity Mips, come si deduce facilmente anche dal nome, è dotato del sistema di protezione Mips C2. Si tratta di un sistema che è in grado di scivolare in caso di impatto al suolo, andando a proteggere le aree più delicate della testa e indirizzando i movimenti rotazionali dannosi. Il sistema Mips è fissato all’interno del casco, tra l’imbottitura comfort e l’EPS.

Visibilità

Il casco Intercity Mips è dotato anche di una comoda e funzionale luce led posta nella parte posteriore del casco. Questo particolare offre un alto livello di visibilità in tutte le condizioni, ad esempio quando tornate a casa la sera dall’ufficio. Si attacca al casco con un sistema magnetico che si posiziona sulla calotta del casco, in più è di facile estrazione, per essere ricaricato tramite una porta USB-C.

Si tratta di una luce resistente all’acqua e dotata di ben quattro funzioni. Luce rossa fissa, rossa lampeggiante, luci rosse stroboscopiche e la modalità notturna, contraddistinta da un led blu fisso. La batteria dura fino a 8 ore e la ricarica completa richiede un’ora. Un’altra caratteristica che rende unico l’Intercity Mips è il sistema di calzata Met Safe-T Heta. Offre una regolazione completa ed una vestibilità adatta ad ogni tipologia di testa. Le cinghie sono ben posizionate e personalizzabili grazie al divisorio regolabile, per garantire facilità d’uso e affidabilità. Il sistema di chiusura magnetico Fidlock rende semplice il fissaggio del casco, mentre la mentoniera imbottita assicura un tocco morbido sulla pelle.

Met

Met Trenta 3K Carbon, lo abbiamo provato

06.10.2022
5 min
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Met Trenta 3K Carbon è uno dei caschi più vincenti, è il casco di Pogacar e tra i più utilizzati dai ragazzi del UAE Team Emirates. L’ultima versione prevede l’integrazione del nuovo sistema Mips Air e non è una semplice aggiunta.

Leggero, aerodinamico ed estremamente ventilato, a prescindere dalla posizione della testa, il Trenta 3K ha un design unico nel suo genere e mai invadente una volta indossato. Ecco le nostre considerazioni.

Al Giro dell’Emilia, Pogacar riesce a staccare un indomito Pozzovivo proprio negli ultimi metri
Al Giro dell’Emilia, Pogacar riesce a staccare un indomito Pozzovivo proprio negli ultimi metri

Polivalente e con il nuovo Mips

Il suo design e lo shape non lasciano margine a tante considerazioni: il casco ha un’aerodinamica particolarmente efficiente, che non si basa su un casco chiuso. Questo di Met fa collimare una penetrazione ottimale dello spazio con una ventilazione costante della testa, a prescindere dalla posizione del capo e dalla velocità. Le feritoie sono ben posizionate e permettono di distribuire l’aria in modo ottimale sulla testa. Gli stessi flussi di aria non sono “forzati e obbligati” all’interno di canali e corridoi. L’asola superiore fa entrare l’aria e la fa correre verso il basso: è utile ed efficiente.

E poi c’è il Mips Air, ovvero l’ultima generazione del sistema che amplifica lo scivolamento del casco in caso di caduta ed impatto. Nel caso del Met Trenta 3K Carbon lo fa grazie alla combinazione tra imbottiture e pacchetto dedicato alla ritenzione, non ci sono gabbie innestate e ancorate nel mold. Anche il valore alla bilancia ne guadagna.

Le fibbie verso il retro

Le fibbie tendono ad essere maggiormente arretrate rispetto agli standard del mercato, una peculiarità che abbiamo apprezzato, principalmente per due motivi. Il primo è che c’è un margine ulteriore di personalizzazione in fase di calzata e setting, il secondo è il perfetto adeguamento al mento delle stesse fibbie e del buckcle di chiusura. Inoltre, regolate nel giusto modo, le fibbie non sfarfallano.

Un casco sicuramente leggero
Un casco sicuramente leggero

Come indossarlo

E’ un casco che ha un ampio range di personalizzazione, grazie ad un sistema di chiusura che si sviluppa lungo l’intero perimetro. Ha una calzata profonda e al tempo stesso non invasiva, un prodotto che non stringe sulla fronte, ai lati e neppure nella zona delle ossa occipitali.

La gabbia posteriore, quella che sostiene il rotore è regolabile in altezza. I due piccoli pannelli di appoggio sono scaricati, mediamente morbidi e si adeguano al meglio alle forme della testa. Qui non ci sono imbottiture e si evitano accumuli di sudore.

Nella personalizzazione della taglia entrano in gioco anche le imbottiture, abbastanza spesse e con una consistenza davvero compatta, fattore che trasmette un buon comfort e limita (azzera) eventuali aggiustamenti durante l’attività.

Il Mips sparisce, non si percepisce e l’aver eliminato la “gabbia gialla” è un aspetto positivo anche per la ventilazione durante le giornate più calde e lungo le salite lunghe.

La forma del Trenta 3K è di quelle importanti, con una parte frontale pronunciata, asciutta ai lati e dietro. Il casco scende parecchio anche nella zona delle orecchie ed è tanto protettivo nel punto occipitale. Il filler di regolazione presente in questo punto tiene i terminali degli occhiali lontano dalla cute, oppure per chi preferisce aiuta a bloccare gli stessi occhiali.

In conclusione

Il Met in questa ultima versione si presenta come un casco leggero, molto curato nei materiali e nelle forme. Non è un casco che accetta compromessi, ma un prodotto dedicato a chi ricerca uno strumento tanto gratificante in termini di immagine, quanto performante. I compromessi non esistono anche in termini di prezzo: il listino recita 330 euro.

Met Trenta 3K Carbon è un casco che una volta indossato “si sente” ed è fermo anche quando si incontrano tratti di strada poco ortodossi, oppure sulle strade sterrate. Il Trenta non darà mai la sensazione di essere allacciato male e/o di “ballare” sulla fronte.

Met Helmets

Valtellina Ebike Festival, la formula vincente su due ruote

28.07.2022
5 min
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Un weekend in sella senza pensieri con il solo scopo di divertirsi e scoprire il territorio. Sabato 17 e domenica 18 settembre andrà in scena la terza edizione del Melavì Valtellina Ebike Festival. Un’occasione per vivere iniziative diverse per difficoltà e per spirito, una festa in compagnia, sapori alpini e tour naturalistici ed enogastronomici. 

Naturalmente a misura di bici, con percorsi unici tra i meravigliosi paesaggi montani a bordo della propria mountain bike elettrica. Un modo per vivere la maestosità della montagna in maniera ecologica e alla portata di tutti, condividendo i valori delle due ruote.  

Gli itinerari si intrecciano nelle montagne valtellinesi tra luoghi di pregio storico e naturalistico
Gli itinerari si intrecciano nelle montagne valtellinesi tra luoghi di pregio storico e naturalistico

Festival Ride

L’iniziativa regina è il grande tour Festival Ride. Suddiviso in due percorsi: Easy di 25 chilometri su strade asfaltate e sterrate, Challenge di 36 chilometri con l’inclusione di trail alpini. Con la possibilità di interscambio nei diversi punti ristoro disposti lungo il tracciato. L’itinerario coinvolge vigneti, borghi alpini, boschi e panorami mozzafiato sulla Bassa Valtellina e l’Alto Lario. 

Ci sarà anche il tour Gusto di Valtellina, ridisegnato e migliorato. Sarà una gita in compagnia su un percorso facile, per tutti, con tappa in diversi punti di degustazione allestiti in location di pregio: antichi palazzi, cantine storiche e chiese dell’anno mille. Sarà anche l’occasione per apprezzare i piatti tipici della vallata, come mele, formaggi, bresaola e buon vino.

I momenti di convivialità non mancano anche grazie alle attività rivolte all’enogastronomia
I momenti di convivialità non mancano anche grazie alle attività rivolte all’enogastronomia

Le attività

Tra le altre iniziative che arricchiranno il Festival ci sarà il tour naturalistico Val Masino e Foresta Incantata. Le novità Parco delle Orobie e Via Priula, per scoprire la Valle di Albaredo e i segreti della lavorazione del formaggio Bitto. Per i biker più esperti invece ci sarà la Trail Experience, su un nuovo tracciato in Valgerola, un’avventura in stile enduro con pranzo e canti di montagna in compagnia degli Alpini. Oltre alle numerose iniziative sui sentieri, ci sarà anche un villaggio espositivo dove poter vedere e testare i nuovi prodotti per il cicloturismo. Un luogo dove portare i più piccoli ad apprendere le tecniche della mtb.

A supportare il compimento di questo importante Festival ci sono sponsor e associazioni del luogo e dintorni. A partire dai percorsi, preparati con attenzione da 360 Valtellina Bike. Un’associazione che ha come attività principale il recupero e la manutenzione della sentieristica della Bassa Valtellina. Sarà presente anche Fiera Leggera, una rete di produttori, artigiani e negozi del territorio impegnati nella promozione di prodotti e scelte di vita a basso impatto ambientale e zero waste.

Ad avvalorare il parterre dei partner principali ci sarà Melavì, Title Sponsor, società cooperativa che riunisce più di 300 aziende agricole che producono mele in Valtellina. Infine MET Helmets, azienda leader mondiale nella produzione di caschi per il ciclismo che ha come head quarter proprio Morbegno.

Per i biker più esperti sono presenti percorsi più impegnativi
Per i biker più esperti sono presenti percorsi più impegnativi

Le voci

I percorsi sono stati presentati ufficialmente in una conferenza tenuta a Morbegno, Città Alpina 2019, all’interno del suggestivo complesso di Sant’Antonio. Un ex convento domenicano del XV secolo, che sarà anche la sede del festival durante la manifestazione. Gli organizzatori hanno parlato di quanto il loro focus alla vigilia di questa edizione sia rivolto a confermare e migliorare quanto fatto.

«La varietà dei percorsi di questo territorio – ha detto Paolo Belli, presidente Comitato Promotore VEF e titolare dello store Mondo Ebike – è talmente ampia che possiamo permetterci ogni anno di proporre itinerari diversi, facendo conoscere agli appassionati di bicicletta elettrica tutte le grandi bellezze della nostra valle».

«Il Valtellina Ebike è un evento turistico con un format di successo – ha spiegato Camillo Bertolini, fondatore dell’agenzia di marketing turistico Day Off – si va alla ricerca delle emozioni vere del territorio tra percorsi mozzafiato, valli incantate e i migliori prodotti dell’enogastronomia locale. Ciò a cui puntiamo è immergere i partecipanti nella cultura e nella bellezza della Valtellina, che è un territorio in grande evoluzione e con molti progetti in divenire».

I percorsi si addicono a tutti i livelli di pratica, dai più piccoli ai più esperti senza limitazioni
I percorsi si addicono a tutti i livelli di pratica, dai più piccoli ai più esperti senza limitazioni

Valtellina da scoprire

Il Valtellina Ebike Festival è un’occasione per vivere il ciclismo ma anche l’opportunità per scoprire un territorio unico come quello valtellinese. Il luogo è famoso per le due ruote snelle dove i percorsi e le salite sono frequentate dagli appassionati soprattutto nel periodo estivo.

«La valorizzazione del territorio attraverso l’ebike – dice Gigi Negri, direttore del Consorzio Turistico Porte di Valtellina – dobbiamo diffonderla a tutta la provincia e al il lago di Como, ricalcando i successi ottenuti nella promozione della road-bike». 

Per il territorio, i cittadini, e i visitatori, vivere il ciclismo in armonia con la natura è il mantra a cui si ispirano le autorità valtellinesi. Il weekend del Festival in programma a settembre sarà il palcoscenico per promuovere e mostrare le ambizioni e le possibilità di questi luoghi. 

ValtellinaEbikeFestival