Merida Scultura vs Reacto, standard vs aero: sfida in famiglia

24.09.2024
7 min
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Scultura e Reacto a confronto. Le diversità delle due biciclette non riguardano solo le forme e l’allestimento, ma si riflettono nella resa tecnica. Sono entrambe dedicate ad un pubblico esigente e agonista. La Scultura è facile ed immediata, mentre la Reacto è una belva da tenere costantemente in tiro. Scopriamo le differenze tecniche che rendono unico questo confronto!

Abbiamo messo due Merida una contro l’altra. La Scultura con allestimento 9000, quindi una bici “tradizionale” che sfida la Reacto, ovvero una aero race senza mezzi termini. Entrambe adottano il telaio CF5 di quinta generazione, lo stesso modulo di carbonio usato dai professionisti.

Le diversità delle due biciclette non sono da limitare esclusivamente alle forme e all’allestimento, ma vanno estese in una resa tecnica che le mette su due piani diversi. Sono entrambe dedicate ad un pubblico esigente e agonista. La Scultura è una bici facile ed immediata, mentre la Reacto è una belva da gara da tenere costantemente in tiro. Entriamo nel dettaglio di questo confronto molto curioso.

Faccia a faccia, come due pugili al centro del ring: il confronto può iniziare
Faccia a faccia, come due pugili al centro del ring: il confronto può iniziare

La Scultura 9000 in test

Una taglia small con kit telaio CF5, con il reggisella Merida full carbon (diametro di ingresso nel piantone da 27,2 millimetri) e manubrio, anch’esso tutto in carbonio, Merida Team SL. La trasmissione è Sram Force 2×12 (50/37 e 10/36) con power meter Quarq. Le ruote Reynolds con profilo da 46 millimetri e le gomme Continental GP5000 TR da 28. La sella è Prologo Scratch con i rails in acciaio.

Il peso rilevato è di 7,6 chilogrammi (senza pedali) ed il prezzo di listino è di 8.290 euro. Molto bella a nostro parere la livrea cromatica di questa versione, una sorta di oro metallizzato tra lucido e opaco, con le finiture nere opache. Accattivante ed elegante al tempo stesso.

Reacto Team limited edition Ultegra

Una taglia media, con il kit telaio sempre CF5 e livrea Bahrain-Victorious. Il regisella è in carbonio, è specifico per la Reacto e offre un buon range di regolazione nella zona del morsetto, per arretramento ed inclinazione. La trasmissione è Shimano Ultegra Di2 52-36 e 11-30 (senza power meter), la sella è sempre la Prologo Scratch M5 con rail in acciaio.

La bici in test è stata equipaggiata con stem e piega FSA separati (non il manubrio integrato Vision) e le ruote Vision SC da 45 millimetri di altezza (gommate Continental GP5000 TR). Il valore alla bilancia rilevato è di 8,3 chilogrammi (senza pedali) ed il prezzo di listino (con manubrio Vision integrato e ruote Vision SL45) è di 8990 euro.

L’estetica dice molto, non tutto

Merida Scultura, sicuramente una bici dalle forme e dai concetti moderni. Attuale nel design e non troppo complicata. A tratti sfinata ed elegante che non dimentica le soluzioni aero applicate alle tubazioni che oggi sono fondamentali anche di questa categoria. Non è tiratissima in fatto di bilancia, ma è una di quelle bici con un grado di leggerezza che fa sorridere gli amanti dei pesi ridotti e si adatta bene a qualsiasi tipo di allestimento.

Merida Reacto, una bicicletta aero muscolosa, con un impatto estetico che lascia il segno, un design dal quale molte bici attuali hanno preso ispirazione, considerando che la Reacto ha già qualche anno di vita. E’ rigida, veloce e super reattiva una volta messa su strada, funzionale, una lama sviluppata per andare forte, non è una bici leggera.

Più rigida la Reacto, progressiva la Scultura
Più rigida la Reacto, progressiva la Scultura

Tra comfort e rigidità

Dalla Scultura ci si aspettano efficienza in salita e un certo grado di comfort, così è. A questi fattori si aggiungono un’enorme versatilità, soprattutto quando si cambia tipologia di ruote, perché la bicicletta non patisce il cambio di setting. La Scultura è una bici facilissima da guidare, immediata e capace di regalare un feeling diretto, intuitivo e mai nervoso in qualsiasi situazione. Ci era piaciuta tantissimo la versione Limited Edition 50 (quella celebrativa per i cinquant’anni dell’azienda) che portava in dote il manubrio Deda Alanera. Un binomio a nostro parere eccellente, con un frame-kit non estremo, preciso e guidabile con il valore aggiunto di un cockpit integrato molto rigido, capace di dare ulteriore valore alla precisione dell’avantreno.

La Reacto è più tosta. Il comfort non è quello della Scultura, perché la rigidità si percepisce, soprattutto quando si oltrepassano le 3 ore di attività e metri di dislivello positivo. Per sfruttare le potenzialità di questa bici è necessario avere un buon allenamento e benzina nelle gambe. E’ una di quelle biciclette da tenere sempre alla corda e proprio in questi frangenti si capisce quanto è efficiente anche in salita e agile in discesa, decisamente superiore alla media della categoria. In questi due frangenti ci ha sorpreso parecchio ed il suo peso sembra sparire.

Avantreno sostenuto e preciso per entrambe
Avantreno sostenuto e preciso per entrambe

In salita

Da sottolineare che entrambe le biciclette, taglia per taglia, hanno geometrie molto simili (praticamente uguali con valori sovrapponibili). Sono caratterizzate da un carro posteriore corto e da inclinazioni (piantone e sterzo) che permettono di ridurre il passo complessivo (le bici risultano sempre compatte) senza impiccare il ciclista. Da qui prende forma la bontà prestazionale emersa quando il naso è all’insù. La Scultura è più leggera, più facile da portare quando le velocità scendono, i watt aumentano in modo esponenziale e la gravità è un pugno nello stomaco. Inoltre la Scultura è più “elastica” e confortevole, due tasselli che tornano utili quando il dislivello è tanto e le ore di sella non devono pesare sulla schiena. Più che reattiva ci è piaciuto definirla progressiva.

Merida Reacto è una bici “secca”. Quando la strade sale mostra un’efficienza inaspettata, anche quando le pendenze sfiorano la doppia cifra (non per lunghi tratti). Nessuna indecisione, zero flessioni per carro e forcella, la bici invita ad alzarsi sui pedali e tirare forte sul manubrio. La salita non è il suo ambiente ideale e lo si percepisce quando inizia ad emergere un po’ di stanchezza, ma fino a quando il nostro motore è in grado di produrre kilojoule la Reacto è una bici goduriosa e da smanettoni.

Corte e compatte entrambe
Corte e compatte entrambe

In discesa

Sorprende positivamente la Reacto, perché è agile, piuttosto stabile soprattutto quando sono necessari cambi perentori di direzione. Questo anche con le ruote alte. In discesa si dimostra a tutti gli effetti una bici da KOM (per gli amanti dei segmenti Strava) e la sua geometria compatta è un bel vantaggio. 99 centimetri di passo complessivo nella taglia media (di fatto corrisponde ad una 56) sono pochi.

Tutta da godere la Scultura, bici facile ed intuitiva anche in questo frangente. Ruote alte, o medie, o basse, la differenza è poca. La bici non è mai nervosa, briosa di certo, ma perdona praticamente qualsiasi indecisione, correzione e cambi di direzione fatti in maniera poco ortodossa e all’ultimo istante.

Bici differenti sotto molti punti di vista
Bici differenti sotto molti punti di vista

In conclusione

Se la Reacto sorprende positivamente perché non ci si aspetta una bici agile in salita ed in discesa, Merida Scultura è da lode per quello che concerne facilità e capacità di instaurare un feeling ottimale fin dalle prime pedalate. Più esigente e stancante la Reacto che necessita di watt e forza per essere sfrutatta al massimo delle potenzialità, anche per questi motivo può essere divertente.

Scultura è una sorta di bici totale per chi ama le forme più tradizionali, fare metri di dislivello e lunghe distanze, aprendo anche il gas e sfruttando una buona dose di comfort a favore delle ore di sella.

Merida

Merida Valtellina social ride: Stelvio e Gavia con Sonny Colbrelli

05.08.2023
3 min
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Saranno le mitiche ascese valtellinesi del Passo dello Stelvio e del Passo Gavia le assolute protagoniste del secondo appuntamento con la social ride di Merida Italy. L’iniziativa consentirà a tutti coloro che vorranno partecipare di pedalare lungo gli epici tornanti dei due passi alpini accompagnati da Sonny Colbrelli ed in sella alle biciclette Merida del team Bahrain Victorious. E questo anche grazie alla perfetta coincidenza, nei stessi giorni dell’iniziativa, di Enjoy Stelvio Valtellina che prevederà (il 2 e 3 settembre prossimi) le strade delle due storiche salite legate alla storia del grande ciclismo completamente chiuse al traffico. Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che dal 2018 programma un calendario specifico di chiusure al traffico motorizzato con l’intento di valorizzare i grandi passi alpini del Parco dello Stelvio e dell’Alta Valtellina. 

Dopo il successo della prima iniziativa, andata in scena in giugno in occasione del Sella Ronda Bike Day, torna dunque e… raddoppia l’imperdibile giornata in bicicletta promossa da Merida Italy. Dalle splendide Dolomiti la Merida Social Ride si sposta sposta nello scenario dell’Alta Valtellina dove si potrà scegliere se prendere parte alla pedalata sul Passo dello Stelvio, sabato 2 settembre, oppure a quella lungo i tornanti del Passo Gavia l’indomani domenica 3 settembre. 

Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition
Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition

Sui pedali con il Re di Roubaix

E per affrontare al meglio questi due splendidi tracciati, lungo cui si sono scritte autentiche pagine di storia del ciclismo mondiale, Merida Italy metterà a disposizione di ciascun partecipante una Scultura Team: esattamente la stessa bicicletta con cui gareggiano i corridori del Team Bahrain Victorious, nonché la divisa ufficiale del team. Ma non solo, a guidare lo speciale gruppo di 12 fortunati ciclisti selezionati dalla campagna social – già in corso in questi giorni – sarà niente meno che il vincitore della Parigi-Roubaix 2021 Sonny Colbrelli, che pedalerà con la sua personalissima Merida Reacto Limited Edition recentemente presentata presso la sede italiana del bike brand taiwanese.

L’iscrizione alla Merida Valtellina social ride è gratuita, ma la previsione è quella di un massimo di 12 posti disponibili per ciascuna delle due giornate, quella sullo Stelvio e quella sul Passo Gavia (non si potrà prendere parte a tutti e due gli appuntamenti). In entrambi i casi il punto di partenza delle due pedalate sarà Bormio. 

Per scalare i fantastici passi del Parco dello Stelvio come un vero professionista, è già possibile inviare la propria candidatura compilando il modulo al seguente indirizzo (reperibile anche sul sito web e sui profili social di Merida Italy):

Merida

Enjoy Stelvio Valtellina

Merida in Francia con biciclette per… collezionisti

01.07.2023
3 min
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Il Tour de France è oramai in rampa di lancio, e le Merida Reacto e Scultura Team della Bahrain Victorious si presenteranno al via da Bilbao in una versione estremamente originale caratterizzata da design cromatico unico e ispirato alla tradizione millenaria della pesca e del commercio di perle nel Bahrain.

Risalente a oltre 4.000 anni fa, la pesca e il commercio delle perle ha rappresentato l’economia del Bahrain una fiorente attività economica: per molti secoli una vera e propria spina dorsale dell’economia del paese arabo che si affaccia sul Golfo Persico. Con questa “limited edition” Merida ha voluto celebrare questa pratica millenaria. Il design Pearl Edition intende catturare la bellezza naturale di queste gemme marine, con dettagli verde acqua che richiamano le trasparenze del Golfo Persico e sottili tocchi dorati a rappresentare il bagliore delle perle. La nuova colorazione interesserà anche le divise, i caschi, le borracce e le auto della squadra, e sarà ammirabile esclusivamente durante il Tour de France in procinto di partire dai Paesi Baschi.

La colorazione bianca è pensata per omaggiare la tradizione della pesca nello stato del Bahrain
La colorazione bianca è pensata per omaggiare la tradizione della pesca nello stato del Bahrain

Sei esemplari in vendita

Sotto la scintillante verniciatura bianco perla, blu e oro, le biciclette della squadra mantengono però le proprie caratteristiche… La Reacto Team si conferma come la prima scelta per le tappe veloci e pianeggianti, andando a giocare un ruolo decisivo in testa al gruppo nelle volate finali. La Scultura Team, invece, mette in campo le sue eccezionali doti di bicicletta da salita grazie ad un comfort da leader di categoria unito ad una maneggevolezza estremamente precisa.

Le Scultura Team e le Reacto Team Pearl Edition Bahrain Victorious Tour de France 2023 saranno disponibili in edizione limitata in soli tre pezzi ciascuna (dunque appena sei complessive) per gli appassionati e collezionisti italiani che desidereranno possedere una bicicletta davvero più unica che rara.

La novità riguarda tutti gli accessori: divise, caschi e borracce
La novità riguarda tutti gli accessori: divise, caschi e borracce

Ricordiamo che il marchio taiwanese Merida è stato fondato nel 1972 nella città di Yuanlin, e che il nome dell’azienda nasce dalla traduzione delle tre sillabe “Me-Ri-Da” che indicano l’obiettivo di realizzare soltanto prodotti di alta qualità, consentendo a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile.

Produzione a Taiwan e centro di ricerca e sviluppo dei prodotti Merida in Germania, rappresentano un binomio perfetto e di successo che rende Merida uno dei brand di riferimento nel settore, anche in virtù di una offerta che spazia dalle biciclette da strada alle Mtb, dalle bici elettriche a quelle per bambino.

Merida

Le Dolomiti “teatro” della Merida Sellaronda Social Ride 

07.06.2023
3 min
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“Pedalare significa anche condividere una passione comune tra persone che non si conoscono…”. Ed è proprio seguendo questo autentico e sincero pensiero che sabato 10 giugno andrà in scena a Colfosco, in Alta Badia, l’edizione numero uno della Merida Sellaronda Social Ride: primo appuntamento di una serie di giornate 100% dedicate alla bicicletta per permettere a tutti gli appassionati che decideranno di intervenire di pedalare alcune delle migliori biciclette top di gamma prodotte dal notissimo brand taiwanese.

Grazie a questa nuova iniziativa, il già corposo calendario estivo di eventi targati Merida Italy si arricchisce di una nuova Social Ride: sinonimo di giornate da vivere in bicicletta nel corso delle quali si avrà la possibilità di pedalare su alcuni dei modelli Merida – come Scultura e Reacto – nella loro versione Team, ovvero quella riservata ai componenti della formazione WorldTour Bahrain Victorious. Un’iniziativa quest’ultima che rientra a pieno titolo tra le attività promosse per accogliere gli utenti Merida, ma anche per invitare nuovi ciclisti incuriositi di provare, nel corso di una giornata loro riservata, alcune tra le biciclette più performanti del gruppo dei professionisti.

Solo 12 posti

Come appena anticipato, il primo appuntamento con la Merida Sellaronda Social Ride si terrà sabato 10 giugno nello scenario unico rappresentato dalle Dolomiti altoatesine. L’incontro è fissato a Colfosco, in Alta Badia, dove 12 fortunati ciclisti potranno ritirare la propria Scultura, o la propria Reacto, e partire sui pedali accompagnati dallo staff di Merida Italy, circondati da boschi fitti e punte rocciose, alla volta dei quattro valichi dolomitici intorno al massiccio del Sella: il Passo Campolongo, il mitico Pordoi, il Sella e il Passo Gardena, lungo un percorso di 53 chilometri con un dislivello di 1.637 metri. L’appuntamento da segnare il agenda è dunque per le ore 8 di sabato 10 giugno presso Sport Edoardo di Colfosco, dove i tecnici Merida effettueranno uno scrupoloso “bike fitting” ai dodici fortunati partecipanti.

Merida affianca da anni i corridori del team WorldTour Bahrain Victorious
Merida affianca da anni i corridori del team WorldTour Bahrain Victorious

Inoltre, a disposizione degli intervenuti verrà anche fornito un kit MORE S.A.F.E: il sistema “scan for emergency” sviluppato da Merida Italy e composto da un pacchetto di QR Code adesivi, da applicare sulla bicicletta e sul casco, che attraverso una specifica app vengono associati ai dati anagrafici e sanitari del ciclista. In eventuali situazioni di emergenza, i soccorritori potranno scansionare il QR Code presente sugli adesivi per così poter avere immediatamente un identikit della persona da aiutare, oltre ai contatti di emergenza. Un’occasione, dunque, per far conoscere meglio uno strumento che può risultare molto, molto utile a tutti i ciclisti.

L’iscrizione alla Merida Sellaronda Social Ride è gratuita, ma il numero dei partecipanti è limitato a soli dodici posti disponibili. Tutti coloro che volessero vivere questa bellissima esperienza, sono invitati ad inviare la propria candidatura compilando il modulo al seguente indirizzo web: bit.ly/meridasocialride.

Merida

Sonny cambia pelle tra ammiraglia e politica

23.01.2023
5 min
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CAMPAGNOLA – Le immagini scorrono sul maxi schermo del salone delle cerimonie del bocciodromo di Campagnola Emilia. Sono quelle finali della Roubaix 2021. Sonny Colbrelli è sul palco a ricevere il premio “Bici al chiodo” e riguarda la sua impresa. Un pittore gli regala un dipinto a mano che lo immortala mentre sta per alzare al cielo la sua Merida Reacto prima di lasciarsi andare a quell’urlo liberatorio dopo il traguardo che emoziona ancora.

Il riconoscimento ricevuto nella bassa reggiana è forzato, perché lo stesso ritiro di Colbrelli è stato forzato. Sua moglie Adelina ci dice però che adesso Sonny è meno a casa di quando correva. Alla fine lei ci è abituata. E’ felice perché sa che gli impegni che ora ha suo marito lo aiutano a non pensare al passato. Intanto lui si presta per chiacchiere, autografi e foto ammirando le sue ex maglie di Zalf, Bardiani e Bahrain Victorious. Ci prendiamo quindi da parte in un angolo Sonny e gli chiediamo come sta vivendo la sua nuova carriera.

Il nuovo ruolo di Sonny. In ammiraglia per dare un punto di vista in più ai suoi ex compagni
Il nuovo ruolo di Sonny. In ammiraglia per dare un punto di vista in più ai suoi ex compagni
Stai metabolizzando questa “bici al chiodo”?

No, è ancora difficile. Ho fatto due raduni a Calpe con la squadra e fa sempre male vedere i miei ex compagni in bici, mentre tu sei in ammiraglia. Oppure come adesso che sono ripartite le gare. Vedo le volate e chiudo gli occhi per risentire un po’ di adrenalina. Devo riuscirci pian piano e credo tuttavia che ci stia riuscendo.

Che effetto ti ha fatto essere in giro con la tua squadra non più da corridore?

E’ stranissimo. Prima arrivavo in ritiro sapendo che avrei preparato la stagione. Controllavo la nuova bici, il nuovo vestiario. Appendevo la maglia all’armadio della camera per il giorno dopo. E ne parlavo col mio compagno di stanza che solitamente era o Caruso o Mohoric. Ora invece sono in camera da solo, situazione che mi è capitata molto raramente in carriera. Adesso mi sveglio sapendo di salire in ammiraglia e sapendo che non farò più sei ore in bici. Un po’ di malinconia viene, ma poi passa.

Colbrelli sarà in corsa alle regionali politiche della Lombardia
Colbrelli sarà in corsa alle regionali politiche della Lombardia
Quando correvi ti era mai successo di pensare al tuo post carriera?

Alcune volte sì, perché un corridore bene o male sa che non durerà per sempre. Però negli ultimi anni quando andavo forte, specie nel 2021, pensavo solo a migliorare sempre di più. E quindi il fine carriera lo rimandi per forza di cose.

In cosa pensi di essere forte nel ruolo che hai adesso?

Penso di esserlo di testa o quanto meno nel senso tattico. Penso di poter dare buoni consigli o buon supporto ai ragazzi. Dopo un anno a guardare le corse in televisione o da fuori, ora vedo le cose in un’altra maniera. Rispetto a quando ero in gruppo, adesso vedo come si muove una squadra o determinati corridori.

L’urlo di Sonny. Il dipinto ricevuto da Colbrelli a Campagnola Emilia
L’urlo di Sonny. Il dipinto ricevuto da Colbrelli a Campagnola Emilia
Dal dietro le quinte, ci sono degli aspetti che prima non notavi?

Sapevo già prima del grande lavoro che faceva il nostro personale, ma forse non me ne rendevo conto totalmente. Adesso però essendo molto più insieme a loro, faccio caso a tanti altri dettagli. Vedo come lavorano i meccanici, i preparatori, i diesse. Vedo come preparano i corridori al cento per cento. Una volta di più bisogna fare i complimenti a queste persone.

Sonny Colbrelli ha pensato che potrebbe dover bacchettare i suoi ex compagni?

Fino a ieri ero con loro in camera ed oggi prendere in mano la radio per dargli degli ordini mi fa sentire a disagio. E’ un altro aspetto che mi fa strano. Infatti per questo al momento non ho intenzione di diventare diesse. Ci voglio provare, ma bisogna essere pronti, preparati e consapevoli. Ad oggi io non lo sono, ci vuole del tempo. Lo vedrò dopo che sarò stato alle prossime gare.

Colbrelli e Belletti premiati a Campagnola Emilia. Assieme alla Bardiani nel biennio 2010/11 quando Sonny era stagista
Colbrelli e Belletti premiati a Campagnola Emilia. Assieme alla Bardiani nel biennio 2010/11 quando Sonny era stagista
Sarai impegnato anche a livello politico. Questa nuova avventura a quale gara può essere paragonata?

Sarà una corsa durissima. Ho già visto gli altri candidati che hanno già iniziato la loro campagna elettorale. Io invece non ho fatto ancora nulla, anche se manca poco e dovrò cominciare. Parliamoci chiaro, io con la politica c’entro poco. Certo, devo studiare ed ascoltare le persone, ma come ho sempre detto, voglio solo portare lo sport nel mio programma. O meglio, la sicurezza per la nostra categoria. Non si può morire in bicicletta.

Che cosa intendi?

L’Italia è il primo Paese al mondo per questo tipo di morti e dobbiamo invertire la tendenza. Voglio parlare ai giovani perché sono loro il nostro futuro. Sono loro che guideranno un’auto. Cambiare la mentalità della gente è molto difficile, più di vincere una Roubaix. Penso e spero di poter portare un buon segnale.

Colbrelli e la Merida per Roubaix: cosa cambia rispetto al 2021?

25.02.2022
4 min
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Con il ritorno delle gare in Europa si apre un altro capitolo del nostro percorso tecnico. L’obiettivo è quello di mettere a confronto, per quanto possibile, le biciclette dei pro’ che hanno primeggiato nelle classiche monumento 2021 e sbirciare quali novità (se ci saranno) ci presenta la stagione 2022, rimanendo sempre nell’ambito tecnico. Siamo andati da Ronny Baron, meccanico del Team Bahrain-Victorious e di Sonny Colbrelli, vincitore della Parigi-Roubaix dello scorso anno.

Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Ci puoi ricordare la configurazione della bici che ha vinto la Roubaix 2021?

Colbrelli utilizza una Merida Reacto per tutte le gare, una monoscocca in carbonio davvero molto rigida e performante. Per la Roubaix 2021 è stata montata con le ruote Vision da 55 millimetri e con gomme tubeless Continental da 32 millimetri di sezione. Le gomme erano gonfiate a 3,5 bar l’anteriore e 4 bar la posteriore, entrambe con il lattice.

Trasmissione?

All’epoca la bici era montata con lo Shimano Dura Ace Di2 a 11v, 54 con il 42 o 44 davanti, non ricordo con precisione la corona inferiore e 11-30 dietro. Sono i rapporti che utilizza di solito Colbrelli, con la variabile dell’11-28 per la scala pignoni. Il manubrio era Vision ACR, full carbon e integrato, con attacco da 110 millimetri e 420 di larghezza. Sonny usa una sella Prologo, modello Nago C3 senza CPC, utilizza sempre quella ormai da tempo e continuerà ad utilizzarla anche nel 2022.

Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Ruote tubeless anche per il 2022?

La tendenza è quella ed è la scelta del 90% dei corridori, non solo per le gare di primavera. Qualcuno utilizzerà i tubolari, ma ormai tutto si è spostato sui tubeless, ruote a profilo alto in carbonio e con il canale interno largo. Pneumatici con la sezione allargata e pressioni più basse rispetto al passato. Comunque sì, la tendenza è tubeless per tutti e devo dire che la maggior parte dei corridori apprezzano. E’ finita l’epoca dei tubolari gonfiati a 10 atmosfere e oltre.

Con Sonny avete già discusso della bici 2022 per campagna del Nord?

Sì certo, ne abbiamo parlato e posso dire fin da ora che le scelte rimarranno quelle del 2021, giusto qualche variabile, qualche piccolo dettaglio. Una di queste potrebbe essere la trasmissione, ora abbiamo in dotazione il Dura Ace a 12 rapporti. Credo che monteremo una doppia 54-40 davanti, oppure la stessa configurazione dell’anno passato. Le ultime valutazioni le farà il corridore a ridosso della gara. Dietro una scala 11-30.

La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
Quali sono le altre variabili che potrebbero entrare in gioco?

Dobbiamo sempre considerare che ogni corsa e ogni periodo sono a sé, per esigenze e necessità. Possiamo pensare che il corridore chieda un manubrio leggermente differente, magari compact e rotondo nella sezione superiore. Ma è una valutazione che si farà in quel periodo e a ridosso della gara. A prescindere dalla piega, verrà chiesto di usare un nastro manubrio più spesso e che va a coprire la parte sopra nella sua interezza. In questo caso utilizzo un nastro con l’inserto in gel.

Ci sarà uno scostamento delle misure rispetto alla bici tradizionale?

Normalmente Colbrelli utilizza le stesse misure per tutta la stagione, come ormai buona parte dei corridori. Quando vengono richiesti degli interventi per le gare in Belgio, questi sono minimi, di poco conto e non sono al pari di stravolgimenti. Cambia la posizione delle leve, quella sì e di solito vengono rialzate.

E invece per i movimenti rotanti della bicicletta?

Rimaniamo nello standard, non vengono prese contromisure particolari.

Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Ci sono dei piccoli segreti che il meccanico utilizza nelle gare del Belgio?

I piccoli segreti ed interventi particolari si facevano una volta, quando sul mezzo si poteva operare in modo differente. Ora le biciclette sono delle monoscocca in carbonio, poco modificabili. Diciamo che nelle corse del Nord la leggerezza della bici passa in secondo piano e si dà un merito maggiore alla sostanza.

Ad esempio?

Ad esempio si usa molta pasta grippante per evitare che scenda il reggisella. Si utilizzano le viti in acciaio e meno quelle in ergal ultraleggere. Mettiamo del nastro nel portaborraccia in carbonio per aumentare il grip e la tenuta. Si stringono di più le molle dei pedali. Ci sono tanti piccoli accorgimenti che hanno il compito di prevenire il problema, i piccoli segreti sono questi.

Gomme a 3,4 bar: così la Reacto ha dominato il pavè

05.10.2021
5 min
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Probabilmente è la gara in cui la bici conta di più. Partire con il setup ottimale per la Parigi-Roubaix può davvero fare la differenza. E’ quel che succede nelle gare più particolari: un Fiandre, una Sanremo (velocissima), una tappa estrema del Giro… ma nella corsa delle pietre il valore della bici è davvero importante. E dietro la vittoria di Sonny Colbrelli c’è una Merida Reacto davvero particolare.

A svelarci alcune chicche del gioiello del bresciano è Alan Dumic, il meccanico della Bahrain-Victorious. E’ lui che ha preparato la bici di Sonny, che l’ha seguito nelle ricognizioni.

Dumic e Colbrelli durante la ricognizione in vista della Roubaix. Ultimi controlli sulla Reacto
Dumic e Colbrelli durante la ricognizione in vista della Roubaix. Ultimi controlli sulla Reacto

Set manubrio tradizionale

«Sonny – dice il meccanico croato – ha usato la bici che prende solitamente, cioè la Reacto (quella aero, in Bahrain hanno a disposizione la Scultura, ndr). Però ha cambiato il manubrio. Anziché usare il Vision integrato e aereo, ha optato per un normale set attacco e piega Fsa K-Force, in carbonio. Ha fatto questa scelta dopo la ricognizione. In questo modo assorbiva meglio le vibrazioni sulle mani e sul resto del corpo.

«Le misure però erano identiche: sia quelle del manubrio (attacco da 110 millimetri e piega da 42 centimetri e posizione delle leve) sia quelle della sella, altezza e arretramento.

Sempre sul manubrio abbiamo inserito un doppio nastro, ma non dappertutto, solo fino alle leve: quindi nella parte della curva e in quella più bassa, mentre in quella alta ce n’era uno solo».

L’attacco manubrio e piega Fsa K-Force al posto del solito manubrio aero
L’attacco manubrio e piega Fsa K-Force al posto del solito manubrio aero

Pressione bassissima

Passiamo poi alle ruote. La parte più importante in una bici che deve affrontare una Roubaix, tra l’altro una bici, la Reacto, che di base è molto rigida. 

«Abbiamo utilizzato delle gomme tubeless di Continental, una gomma nuovissima che ci è arrivata il giorno prima della ricognizione – dice Dumic – però abbiamo visto e sapevamo che aveva un ottimo grip. Si tratta del Gran Prix 5000 S Tr da 32 millimetri che abbiamo gonfiato a 3,8 bar al posteriore e 3,4 all’anteriore».

E qui strabuzziamo gli occhi. Si tratta di una pressione davvero minimal, quasi da ciclocross! Ed è anche una scelta piuttosto azzardata per quel che riguarda le forature o eventuali pizzicate. E infatti Dumic chiarisce…

«Sì, è una pressione molto bassa, ma è anche vero che per una gomma così grande serve meno pressione. C’è dentro comunque molta aria. Per le forature ho inserito del liquido come si fa con i tubeless. Quanto? Beh, ne ho inserito un po’ più del dovuto: 80 millilitri anziché i consueti 60». 

Le ruote infine erano le Vision Metron con profilo da 55 millimetri, ma cerchio la cui larghezza interna è da 19 millimetri ed esterna da 27 Una ruota che quindi è molto veloce grazie al disegno “a goccia” del profilo stesso, ma che con la copertura da 32 millimetri e con quella pressione riusciva ad essere confortevole. E non è un caso che Colbrelli abbia guidato benissimo, nonostante fosse alla sua prima Roubaix.

Rapporti lunghissimi

E poi va dato uno sguardo ai rapporti, un qualcosa che si tende a valutare tropo poco quando si affronta una Roubaix con la scusa che tanto è piatta. Chiaro, il pavè non è una salita, ma può diventarlo e anche sotto questo punto di vista possono esserci accortezze. Accortezze che Dumic e Colbrelli hanno colto eccome.

Nell’era dei grandi pignoni hanno optato per un 11-25, in questo modo Sonny aveva una scala di rapporti molto graduale ed evitava i salti di tre denti che si vedono con le scalette che arrivano al 30 o 32. Pedivelle da 172,5 millimetri.

«Davanti invece abbiamo scelto un 55-42. Questa soluzione è stata decisa già durante la ricognizione. Il meteo dava pioggia, ma anche vento favorevole per lunghi tratti. La catena era quella normale, con lo stesso numero di maglie che utilizza quando c’è il 53-39, in questo modo aveva sempre una buona tensione.

«Come ho trovato la catena a fine gara? Ah non lo so, quella bici neanche l’ho lavata! Resterà sporca perché Merida ha voluto così e finirà in esposizione nella loro sede».

Nella Foresta di Arenberg per Sonny una grande lucidità, ma si è salvato anche grazie ad un buon setup
Nella Foresta di Arenberg per Sonny una grande lucidità, ma si è salvato anche grazie ad un buon setup

Chicche e scaramanzia

«Un altro piccolo intervento ha riguardato i portaborracce – ha detto Dumic – Noi usiamo gli Elite in carbonio, ma per questa gara abbiamo scelto quelli in plastica che ho stretto con una camera d’aria tagliata. Le borracce erano in effetti più dure da inserire, però in tutta la gara i nostri ragazzi ne hanno perse giusto un paio».

Infine, da buon italiano e visto il personale credito con la sfortuna, Colbrelli ha preferito non utilizzare la bici con il tricolore. Aveva paura di romperla in caso di caduta, ci confida Dumic.

Risolto il mistero della posizione di Colbrelli: ha voluto una S

23.06.2021
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E poi capita che guardando qualche foto recente di Sonny Colbrelli, l’occhio si soffermi sulla sua posizione e ti accorgi di un dettaglio: ma quanto è corto sulla bici? Sarà la foto, probabilmente, ma il campione italiano sembra un corridore del chilometro da fermo. Corto, avanzato, basso di sella: sembra Lamon quando lancia il quartetto.

Chiaro che bisognerebbe approfondire il discorso con lui, ma Sonny è in volo verso il Tour. Allora, sapete che cosa facciamo? In attesa che Colbrelli atterri, mandiamo le foto a Bartoli e vediamo cosa ne pensa. Un po’ perché la sua posizione quando correva era da invidia e un po’ perché parte del suo attuale lavoro è migliorare la posizione in sella degli atleti che a lui si rivolgono. Perciò gli mandiamo le foto, contiamo fino a dieci ed eccoci qua…

Qui al Delfinato, pedala in punta di sella su un telaio in apparenza corto
8 agosto 2020, Milano-Sanremo: la posizione sembra meno avanzata
Qui al Delfinato, pedala oin punta di sella su un telaio in apparenza corto
8 agosto 2020, Milano-Sanremo: la posizione sembra meno avanzata
Cosa ti pare?

E’ cortissimo, in effetti. Ha gli angoli tutti chiusi. Guardando la foto dell’anno scorso è simile, soprattutto l’angolo fra il busto e il braccio, forse però era un po’ più lungo. Ovvio che sono considerazioni davanti a delle foto, si fa per il gusto di ragionare. Di sicuro in tivù non ti soffermi a guardare, non mi ero mai accorto della sua posizione.

E’ un gioco tecnico, certo. La sensazione è che oltre che corto sia anche tanto avanzato. Guarda quanto sono vicine le ginocchia al manubrio…

E’ avanti e spinge tanto con i quadricipiti. E stando così alto, quasi seduto, chiaro che sposti il peso sulla schiena, ma non credo che questo sia un problema. Però come posizione sarebbe da rivedere su più punti.

A Imola questa posizione estrema ha pagato in termini di brillantezza
A Imola questa posizione estrema ha pagato
Ad esempio?

E’ corto, lo abbiamo detto. Chissà che allungandolo non si possa rivedere l’avanzamento della sella. Nella foto ha il piede in basso, ma si deduce che quando la pedivella è orizzontale, la perpendicolare per il ginocchio supera di molto l’asse del pedale. Quindi spinge tanto con i quadricipiti e meno con i glutei.

E questo è grave?

Si potrebbe cercare una posizione in cui la spinta sia al 50 per cento a carico dei quadricipiti e il 50 per cento a carico dei glutei. Lo sforzo non peserebbe su un solo distretto, ma sarebbe ripartito e in tre settimane di corsa ne vedresti il beneficio.

Visto che parliamo di quadricipite, sembra piuttosto chiuso anche l’angolo fra busto e coscia.

E’ vero, quando la pedivella è in alto, si chiude proprio tanto. E’ come fare la pressa partendo con le ginocchia al petto, non ce la fai a partire.

Quando va in punta di sella, le ginocchia sono a filo del manubrio
Quando va in punta di sella, le ginocchia sono a filo del manubrio
Diciamo che una posizione così è molto redditizia in volata?

La volata è soggettiva, perché col fatto che la fai in piedi, riesci a compensare anche eventuali difetti di posizione. Invece in salita il problema si risolve parzialmente, perché si tende a spostare il peso indietro e la spinta riguarda parzialmente anche glutei e dorsali. Fatico a pensare che altrimenti possa utilizzarli molto. A ciò si aggiunga che una posizione così chiusa incide anche sulla respirazione.

Però va molto forte lo stesso?

Infatti stiamo parlando per ipotesi, bisognerebbe valutare gli angoli in modo completo. Di solito per quello fra busto e braccia si va intorno ai 90 gradi e lui è ampiamente al di sotto, questo se non altro in base alle teorie mia e di Giovanni Stefanìa che collabora con me. E comunque non è detto che se uno va forte non possa andare anche meglio. Ultima cosa…

Prego.

Magari è un caso, lo scatto di quel momento e basta. Però nella foto con Masnada sembra che tenda a buttare fuori le ginocchia, come essendo basso di sella e cercando un modo per avere maggiore distensione. Per questo però sarebbe curioso sapere che pedivelle usa. Avrà per caso le 175?

La sua Reacto è una taglia S per richiesta espressa di Colbrelli
La sua Reacto è una taglia S per richiesta espressa di Colbrelli

Sonny atterra e svela il mistero

A questo punto il volo è finito, Sonny è atterrato e risponde. E bastano poche battute per svelare il mistero: qualcosa in effetti c’è…

Che pedivelle usi? E soprattutto, quest’inverno hai rifatto la posizione in bici? Guardavamo le foto: sembri cortissimo…

Uso le 172,5 con un 54-39. No no, la posizione è sempre quella. Solo ho voluto una taglia in meno di bici: non più una M, bensì una S. Sono corto, sì.

Ecco dov’è il trucco, come mai?

Preferisco cosi. Mi trovo meglio, la bici è più reattiva e più maneggevole per me. O per la mia testa, non so. Sapete che noi ciclisti abbiamo le nostre fisse…

Ne stavamo parlando con Bartoli, adesso si spiega bene tutto.

Sì sì, lo so che sono corto e basso.

L’altezza di sella è sempre quella e hai allungato l’attacco?

Sella uguale, attacco uguale al precedente. Col manubrio integrato preferisco un attacco più corto, cosi diventa una cosa unica.

Svelato l’arcano, una Reacto taglia S al posto della M dello scorso anno e così si spiega anche la foto del 2020. I corridori hanno davvero le loro fissazioni. E soprattutto avevamo visto giusto. Come andare con la bici di Pozzovivo. Forse per questo in salita a Imola, Sonny andava così forte…

Lapierre Demare

Le bici aerodinamiche del WorldTour

04.11.2020
4 min
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L’intervista rilasciataci da Marco Frapporti sui materiali in dotazione ai team WorldTour ha acceso la nostra curiosità. Abbiamo cercato di capire quali sono i punti chiave dello sviluppo tecnologico. Da qui siamo partiti per un’analisi più approfondita, che vede come primo punto i telai aerodinamici.

Non è un segreto che da qualche anno l’aerodinamica ha assunto un ruolo sempre più importante nella progettazione e sviluppo delle biciclette moderne, tanto da risultare determinante quanto il peso e la reattività. Ma quali sono le caratteristiche di una bicicletta aerodinamica? Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato delle biciclette aero in dotazione ad alcuni team World Tour.

Fra i modelli che abbiamo osservato ci sono: Trek Madone, Specialized Venge, Lapierre Aircode DRS, BMC -Timemachine Road, Cannondale SuperSix e Merida Reacto.
Alcuni punti sono comuni a tutti questi modelli, e forse definiscono cosa si intende per bicicletta aerodinamica. Per prima cosa, tutte sono state progettate e sviluppate con l’ausilio della galleria del vento, cui si ricorre sempre più spesso.

Un altro punto comune è il manubrio con profilo alare e passaggio cavi interno. Trovandosi nella parte frontale, esso ricopre un ruolo importante ai fini dell’impatto con l’aria. Rispetto ai primi modelli aerodinamici e integrati, oggi si ricorre a sistemi di manubrio e attacco separati, in modo da facilitare anche le eventuali regolazioni per trovare il posizionamento migliore.

Un aspetto fondamentale e comune a queste bici è il profilo delle tubazioni, che presentano la famosa coda tronca: la più favorevole per far defluire l’aria velocemente. Ovviamente tra le varie bici ci sono delle differenze, che vediamo di seguito

Mads Pedersen impegnato sulla sua Trek Madone
Mads Pedersen sulla sua Trek Madone

Trek Madone con Isospeed

La Trek Madone con cui pedalano gli atleti del Team Trek-Segafredo, è una delle biciclette aerodinamiche più famose e con delle soluzioni tecniche molto interessanti. Oltre alle doti aerodinamiche, Trek ha pensato anche al comfort con il sistema Isospeed. In pratica grazie a una semplice regolazione è possibile modificare l’elasticità del telaio e assorbire le vibrazioni in maniera diversa. In questo modo ogni ciclista può trovare l’assetto che preferisce in base al tracciato o alle condizioni fisiche del momento. La Madone vanta una geometria aggressiva con l’angolo del tubo sterzo che nella taglia più grande è di 73,9 gradi, vale a dire un angolo molto chiuso che va a favore della reattività dell’avantreno.

La Venge è in dotazione a due team

La Specialized Venge in dotazione ai Team Bora-Hansgrohe e Deceunink-Quick Step è frutto degli studi di fluidodinamica computazionale al CFD e dei test in galleria del vento che si trova nella sede del marchio americano a Morgan Hill. Grazie al concetto Rider First Engineered ogni misura del telaio ha delle caratteristiche specifiche di assorbimento delle vibrazioni, maneggevolezza e rigidità. Anche il Venge vanta un angolo sterzo improntato alla ricerca della reattività con dei valori che vanno dai 71,75 gradi della taglia più piccola fino ai 74 gradi della misura più grande.

Sam Bennet prima del via con la Specialized Venge
Sam Bennet prima della partenza con la Specialized Venge

Veloce per Demare

La bicicletta che ha vinto ben quattro tappe all’ultimo Giro d’Italia. Stiamo parlando della Lapierre Aircode DRS. Il telaio e la forcella sono stati pensati come un pezzo unico, per far defluire l’aria in modo migliore. Una scelta un po’ in contro tendenza è quella di montare un attacco manubrio in alluminio con la curva in carbonio. La sigla DRS sta per Drag Reduction system che ha l’obiettivo di migliorar il deflusso dell’aria.

Un occhio al comfort

La BMC Timemachine Road è una delle biciclette in dotazione al Team NTT ed è quella usata da Nizzolo nelle vittorie del Campionato Italiano ed Europeo. Oltre alla ricerca dei profili aerodinamici e al manubrio con profilo alare, anche BMC ha cercato di conferire un buon grado di comfort tramite la tecnologia TCC Tuned Compliance Concept. Con questo sistema ogni modello della casa elvetica viene realizzato con una differente flessibilità verticale. L’obiettivo è avere l’equilibrio migliore fra la rigidità laterale e quella verticale. Per quanto riguarda le geometrie questa bicicletta ha dei valori meno estremi, infatti se consideriamo l’angolo di sterzo, si parte da un minimo di 71,2 gradi per la taglia più piccola fino ai 72 gradi del telaio più grande.

BMC Nizzolo
Il Timemachine Road di Giacomo Nizzolo
BMC Nizzolo
Il Timemachine Road di Giaocomo Nizzolo

Un sistema unico

Il Cannondale SystemSix in dotazione al Team EF è figlio di un progetto dove il telaio, la forcella, il reggisella, il manubrio, l’attacco e le ruote sono state progettate e sviluppate insieme come fossero un sistema unico. Questo ha portato ad una bicicletta molto veloce che ad una velocità di 48 chilometri orari fa risparmiare ben 50 Watt. Un vantaggio che si sente anche quando si è in scia.

Profilo Naca

La Merida Reacto del Team Bahrain-McLaren vanta un profilo dei tubi Naca 0028 con il reggisella che ha integrato un elastomero per smorzare le vibrazioni e favorire il comfort. Anche la Reacto ha dei valori di angolo sterzo aggressivi che vanno da 71,5 gradi fino ai 74 gradi della misura più grande.