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Impressioni al debutto. Bagioli e il suo primo Tour

14.07.2022
5 min
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D’Italia sin qui ne abbiamo vista poca al Tour, è vero. Ma quella che c’è è tutta di ottima qualità e in qualche caso anche di grande, grandissima speranza. Come quella che i tifosi possono riporre in Andrea Bagioli, gioiellino della Quick Step-Alpha Vinyl, alla sua prima Grande Boucle.

Ieri ha provato ad andare in fuga. Ha messo la testa fuori e tutto sommato non ne siamo rimasti così sorpresi. Avevamo parlato con lui la sera di Megeve e finalmente dopo qualche giorno così, così lo avevamo visto fiducioso e sorridente.

Nella crono di Copenhagen Andrea (classe 1999) ha chiuso al 56° a 52″ dal compagno Lampaert
Nella crono di Copenhagen Andrea (classe 1999) ha chiuso al 56° a 52″ dal compagno Lampaert

Inizio tosto

«In Danimarca stavo anche bene – racconta Bagioli – poi dopo il primo giorno di riposo ho iniziato a stare un po’ male. I tamponi però erano negativi e poi sono emersi problemi di stomaco. Non mangiavo quasi niente, neanche in gara.

«Ma da domenica sera sto migliorando. Lo sento».

Un inizio non facile per Andrea, ma con la tenacia ha superato questo momento di difficoltà. Per fortuna che lunedì scorso c’è stato un altro giorno di riposo: una manna in questi casi.

«Ho riposato totalmente. Non sono uscito in bici. Ne avevo bisogno sia sul piano fisico, che mentale. Sono rimasto in hotel, ho preso un po’ di sole e ho cercato di non appesantirmi troppo con il cibo. Mi è servito. E la differenza l’ho sentita subito alla ripresa delle tappe.

«Anzi, l’ho sentita alle prime pedalate, ma anche prima. Anche da come mi sono alzato dal letto. Avevo un altra gamba. E anche un altro umore».

«E infatti verso Megeve sono stato con i migliori fino agli ultimi 7 chilometri, poi mi sono staccato per stare tranquillo».

Andrea Bagioli verso il Col du Granon. Era stato anche in fuga ad inizio tappa
Andrea Bagioli verso il Col du Granon. Era stato anche in fuga ad inizio tappa

Dal Bernina al Tour

Inizialmente però i programmi di Andrea prevedevano altro. C’era il Giro e non il Tour, ma poi i malanni della primavera, un grande affaticamento, hanno scombussolato tutto.

«Non dovevo fare il Tour – riprende Bagioli – poi però in primavera la squadra mi ha detto che ero nella lista dei 12 da selezionare per la Francia e allora mi sono preparato bene. Mi sono messo giù deciso. Al Delfinato sono andato forte e mi hanno portato».

La notizia del Tour è arrivata dopo la corsa francese che fa da antipasto alla Grande Boucle. Bagioli era in ritiro in altura, sul Bernina. Era appena partito in allenamento, quando il telefono ha squillato e: «”Brama” mi ha detto che mi avrebbero portato. E’ stata una gran bella emozione. L’ho detto subito alla mia fidanzata e poi alla mia famiglia. Tra l’altro dovevo fare un giretto facile quel giorno e quindi me la sono proprio goduta.

«Il Tour è la gara che ho sempre sognato di fare. La corsa più importante al mondo, con i migliori ciclisti al mondo».

Sul pavè Bagioli non aveva grande esperienza, in più non stava bene e aveva anche forato (foto Instagram – @gettysport)
Sul pavè Bagioli non aveva grande esperienza, in più non stava bene e aveva anche forato (foto Instagram – @gettysport)

Impressioni del debutto

«E’ quello che mi aspettavo – spiega Bagioli – velocità alte, tanto stress in gruppo, tutti i giorni si va forte… La prima settimana ci sono state velocità folli, col gruppo sempre in fila indiana».

Tuttavia proprio quest’anno in qualche occasione la fuga è andata via al primo scatto. C’è stato un pizzico in più di tranquillità.

«In Danimarca sì. E infatti sono rimasto un po’ sorpreso e mi sono detto: ah, è anche facile il Tour! Ma quando siamo arrivati in Francia è cambiata la musica. Poi si sapeva che lassù sarebbe arrivata la volata e quindi era un po’ inutile tentare la fuga».

Grande sintonia tra Bagioli e Cattaneo (a sinistra): i due condividono anche la camera
Grande sintonia tra Bagioli e Cattaneo (a sinistra): i due condividono anche la camera

Sognando la fuga

Nella tappa del pavè quindi le cose non sono andate benissimo. Bagioli era nel pieno dei suoi malanni e in più ci si è masse anche la sfortuna.

«Ho forato – dice il lombardo – nel terzo settore. E ora che cambi la ruota, aspetti l’ammiraglia, gli altri sono già sul settore successivo. Quindi ho finito nel gruppetto. 

«Di solito si prende bene il gruppetto qui. Siamo sempre in 10-15. Il brutto è quando resti proprio nell’ultimo drappello in quattro, cinque. Allora lì è dura. Però c’è Cattaneo, con cui sono in camera, che mi dà tanti consigli. Con Mattia parlo molto. E anche nei giorni in cui le cose non andavano bene, di testa mi ha tenuto su».

Ma il Tour non è finito anzi. Ieri intanto Bagioli ha dato un bel segnale, poi si vedrà.

«Il sogno è vincere una tappa, magari trovare la fuga giusta e giocarmi le mie carte. Per il resto prevedo… un Tour duro!

«Anche per chi è davanti. Pogacar lo davo per favorito, ma come ho sempre detto avrebbe contato molto anche la squadra, tanto più che la UAE Emirates già ha perso due uomini».

E’ il Tour, nessun regalo. Bettiol e Kamna guardano avanti

12.07.2022
6 min
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Cosa ti pare del numero rosso? «Non mi garba, ragazzi, posso dirlo? Io oggi volevo vincere». Poi Bettiol allarga le braccia e si infila nel pullman rosa della Ef Education-Easy Post, in attesa che arrivi Magnus Cort, che ha vinto all’aeroporto in quota di Megeve. Il toscano ha ricevuto sul podio il numero rosso di atleta più combattivo, ma per la sua indole vincente, quel trofeo gli è parso più un contentino. Scuote il capo, le anche sporgono, la gamba pulsa per la fatica che lentamente defluisce.

Cos’era oggi, un piano o un sogno? «Non ho mai pensato alla maglia gialla prima del traguardo. Avevo in testa piuttosto di vincere la tappa – dice Kamna – e mi sono davvero impegnato a lungo per farlo. Ma ho avuto davvero la sensazione che l’intero gruppo stesse correndo contro di me. E così facendo hanno rinunciato alle loro chance». Poi il tedesco riprende a girare le gambe sui rulli, con la classifica che lo vede a 11 secondi dal primato di Pogacar. Sylwester Szmyd dà di gomito e dice che forse lo sloveno stavolta ha esagerato. E’ andato a riprenderlo alla Planche des Belles Filles e oggi lo ha rifatto. Poi allarga le braccia e va verso Vlasov, anche lui arrivato da poco.

Megeve ha accolto il Tour sei anni dopo l’ultima volta, quando si ragionava delle Olimpiadi di Rio imminenti e Nibali era qua per costruire la condizione. Fra i ricordi di quel giorno, ci fu un’intervista che Vincenzo rilasciò a Gianni Mura, parlando quasi esclusivamente dei suoi vini preferiti. Gianni manca, poco altro da dire.

Bettiol, fuga per caso

Bettiol nella fuga c’è entrato quasi per caso e ha tirato dritto. E mentre era lì che stringeva i denti, si è trovato con un fumogeno rosso in mezzo alla strada.

«Li ho visti anche da lontano – racconta – e ho capito subito che il gruppo non poteva passare, perché erano tanti e belli decisi. Sono cose he succedono, però stiamo tutti lavorando e potrebbero protestare diversamente. Fortunatamente mi hanno ridato il vantaggio. Avevo paura anche più di quello, perché in passato sotto il minuto facevano ripartire tutti insieme. Invece la giuria è stata brava».

La lunga sosta di Bettiol (e del gruppo) per la manifestazione sul pecorso
La lunga sosta di Bettiol (e del gruppo) per la manifestazione sul pecorso

«E’ stata una cosa strana – prosegue – perché non è mai bello ripartire da zero a 60 all’ora. Le gambe si sono un po’ bloccate, ma insomma… Cosa ho fatto mentre aspettavo? Innanzitutto la pipì perché mi scappava forte. Poi ho cercato di girare le gambe, ho cambiato le borracce e ho bevuto. Mi sono sgranchito un po’ le gambe e poi ho pensato di partire più forte possibile».

Kamna, nessun favore

Kamna al Tour c’è venuto dopo aver corso (e bene) il Giro. Anche da noi avrebbe potuto prendere la maglia rosa, se sull’Etna oltre a vincere, fosse riuscito a staccare Lopez. E mentre gira le gambe, gli riferiamo l’osservazione di Szmyd sul fatto che per due volte, per un motivo o l’altro, Pogacar gli abbia impedito di raggiungere il suo obiettivo.

«Penso che oggi – risponde – mi abbiano lasciato molto tempo. Alla fine è sport. Non ci facciamo regali a vicenda, perché stiamo tutti combattendo. Per un buon piazzamento, per la classifica, per qualunque cosa. E non mi aspetto che qualcuno mi regali qualcosa, soprattutto la maglia gialla. Mi è piaciuto molto il Giro, è stato fantastico, abbiamo fatto la corsa perfetta. E’ stato molto divertente, ma mi piace anche il Tour. E’ un’altra grande gara. Anche l’atmosfera è eccezionale, probabilmente un po’ più stressante». 

Bettiol, quattro volte di più

Bettiol è infastidito, quasi che parlando si renda conto che avrebbe potuto vincere. Ma parla per la squadra e spiega che i risultati di oggi saranno utili per gli uomini di classifica. Poco prima del traguardo, in uno scambio di messaggi con Leonardo Piepoli che lo allena, il pugliese ha scritto che normalmente per vincere serve essere due volte superiori, oggi forse tre.

«Oggi – sorride Bettiol – serviva essere quattro volte più forti, tanto si andava forte. Quando ho capito che stavano venendo a prendermi, ho preferito aspettarli e magari girare con loro. Riposarmi un attimo. Vedevo c’era poco accordo e ho riprovato, ma il corridore della Intermarché era più stanco di me. Comunque tutto questo lavoro alla fine è servito a Magnus per vincere la tappa, quindi sono contento per lui. Sono contento per la squadra, questa vittoria ci dà motivazione».

Kamna, domani sarà dura

Kamna è secondo in classifica, come fu secondo dopo l’Etna, ma se gli chiedi cosa farà domani, esclude nettamente la possibilità di tornare in fuga.

«Sono al secondo posto – dice – domattina cercherò di capire a che punto sono e certo non mi arrendo. In una fuga come questa perdi un sacco di energia, quindi domani dovrò stringere i denti. Cercherò di resistere il più a lungo possibile. Nessuna fuga, domani sarei contento di non saltare…».

Dopo il bagno di folla in danimarca, quando vestiva la maglia a pois, per Magnus Cort è arrivata la vittoria
Dopo il bagno di folla in danimarca, quando vestiva la maglia a pois, per Magnus Cort è arrivata la vittoria

Ha la faccia da ragazzo felice, i capelli dritti e le guance rosse. Racconta Szmyd che qui a Megeve nel 2020 aveva vinto la prima corsa da professionista. Così quando si è reso conto che ci sarebbe arrivato ancora, si è rimboccato le maniche e ha annunciato che sarebbe andato in fuga.

Bettiol, voglia di vincere

Bettiol ha voglia di tornare sul pullman e allungare le gambe. La discesa dal traguardo l’hanno fatta in bici col fischietto al collo e a quest’ora hanno bisogno di riposare e recuperare in vista delle prossime due tappe durissime.

«Ho rischiato – dice Bettiol – non volevo farlo cosi presto. Mi sono ritrovato là davanti casualmente e ho tirato dritto. Comunque sono contento, non stavo neanche troppo bene oggi perché avevo i battiti un po’ alti, forse dovuti al giorno di riposo di ieri. Spero che vi siate divertiti e spero nei prossimi giorni di divertirmi anch’io. Non mi garba quel numero ragazzi, non mi garba davvero. Spero che possiate capirlo».