Se in quasi tutti gli ambiti federali il nuovo quadriennio olimpico ha portato a profondi cambiamenti strutturali, così non è stato per la Commissione Giovanile Fci presieduta da Roberto Fontini, il cui nocciolo duro è rimasto pressoché identico. La dimostrazione che si è lavorato bene in un settore oscuro perché non tocca direttamente l’agonismo, o meglio lo fa in maniera lieve, pensando più al discorso promozionale e ad affrontare quell’annoso problema costituito dai difficili rapporti con il mondo scolastico.
Il presidente Fontini riprende in mano il lavoro fatto e lo fa conscio che quello che lo attende è un compito sempre importante: «La commissione ha lavorato in maniera molto approfondita sul piano della promozione e questa si estrinseca in vari aspetti sui quali dovremo continuare a porre l’accento. Il nostro obiettivo è innanzitutto semplificare l’accesso alle nostre attività, valorizzare sempre di più le abilità acquisite e migliorare l’aspetto sicurezza non dimenticando mai che i nostri referenti sono innanzitutto i più piccoli, coloro che hanno il loro primo approccio con la bicicletta».
Voi avete sempre spinto sul discorso della multidisciplinarietà, continuerete su questa strada?
Con molta decisione, perché è un aspetto importante. Questo si può fare in molti modi, sappiamo ad esempio che molti spingono per l’utilizzo delle bmx come bici propedeutiche, ma in Italia ci scontriamo con una storica carenza di impianti che è un problema di non poco conto. Le soluzioni per avvicinare i bambini alla bici ci sono e sono variegate, il nostro lavoro ci ha sottoposto anche una situazione che si presta a qualche perplessità.
In che senso?
Dai report che abbiamo tratto dai nostri 4 anni di attività, emerge come l’attività preminente che viene proposta ai bambini concerne la resistenza e questa non è la strada giusta, non è la caratteristica che deve essere evidenziata a quelle età, considerando che stiamo parlando di corpi in completo sviluppo. Il bambino in quel modo si stanca, si disinteressa progressivamente e alla fine ripone la bici da una parte e si dedica ad altro. Noi dobbiamo impedirlo, dobbiamo proporre la bici in una veste nuova, divertente.
Quindi bisogna mettere in evidenza caratteristiche legate all’abilità, all’equilibrio…
Sì, ma sempre sotto forma di gioco. In questo senso sarà importantissima la prossima edizione del Meeting Nazionale Giovanissimi di Viareggio, in programma dal 19 al 22 giugno. Abbiamo infatti deciso d’introdurre in quella sede prove obbligatorie di abilità per tutti, dando così un preciso indirizzo alla nostra attività. Dobbiamo riuscire ad invertire una certa cultura imperante sottolineando che a quell’età è fondamentale spingere sulle doti coordinative dei bambini.
Resta però un nodo atavico per voi come per qualsiasi disciplina: il rapporto con il mondo scolastico…
Noi abbiamo dalla nostra una carta importante: siamo infatti stati indicati dal Ministero dell’Istruzione come uno degli sport privilegiati per il nostro fondamentale apporto all’educazione stradale e dobbiamo saper far fruttare questa prerogativa. Dobbiamo innanzitutto insegnare ai più piccoli “come” andare per strada, perché un domani potranno essere ciclisti, ma quasi sicuramente saranno patentati e guidatori di mezzi a motore, quindi bisogna educarli al rispetto delle norme. Noi dobbiamo saper giocare su questo aspetto.
C’è però un travaso minimo di bambini che imparano ad andare in bici a scuola per poi tesserarsi…
E’ vero, è inferiore ad altri sport e in questo senso sappiamo che dobbiamo fare di più, aumentare soprattutto il nostro rapporto con tutto l’inverso degli insegnanti di Educazione Fisica, coinvolgendoli con iniziative mirate. Siamo noi che dobbiamo saperci proporre, il progetto Sicuri in Bicicletta è una strada ideale per poter lavorare in tal senso.
In base alla vostra esperienza e considerando quanto le nuovissime generazioni, figlie della tecnologia, siano cambiate rispetto al passato, la bici ha ancora fascino sui bambini?
E’ indubbio, per questo dobbiamo spingere sul suo aspetto ludico. In particolare vediamo che i bambini sono attratti dalle mountain bike, con il loro manubrio dritto. Ma noi non dobbiamo rivolgerci solo ai più piccoli, ma anche alle famiglie, proponendo un modello di ciclismo sicuro. Se superiamo le diffidenze dei genitori, siamo sicuri che sempre più bambini si avvicineranno alla pratica ciclistica, qualsiasi essa sia e con qualsiasi tipo di mezzo.
E’ indubbio però, le statistiche lo confermano, che sono sempre meno i bambini che vanno in bici…
Infatti, noi dobbiamo offrire loro un’immagine nuova e legarla all’abilità è la scelta migliore. Non è un caso se ormai le nuove generazioni sono affascinate soprattutto dalle discipline acrobatiche. Qui svesto i panni di presidente di commissione e parlo da appassionato. Una disciplina come il freestyle di bmx, che sposa abilità e gioventù è la disciplina ideale per attrarre. Anche qui il problema sono gli impianti, ma vediamo bene che all’estero è proprio da questa che poi scaturiscono tanti praticanti le prove di resistenza su strada e offroad. Perché lì si costruisce la base tecnica ma anche la passione. Una volta il ciclismo era resistenza, sacrificio. Oggi il bambino non lo attrai con questi concetti, cerca altro, il divertimento puro e noi è a questo che dobbiamo puntare…