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MCipollini Dolomia Velum, esclusiva e con i freni tradizionali

04.10.2023
3 min
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Mcipollini rilancia la sfida con una bicicletta dai connotati tecnici tradizionali. La Dolomia Velum non ha i freni a disco, bensì i caliper, un valore alla bilancia super leggero e una componentistica esclusiva.

E’ stata presentata all’Italian Bike Festival di Misano Adriatico e si ispira al progetto Dolomia originale.

La Dolomia Velum presentata di Mario Cipollini (foto MCipollini)
La Dolomia Velum presentata di Mario Cipollini (foto MCipollini)

Dolomia Velum, solo 13 esemplari

E’ stata prodotta in soli 13 pezzi, un gioiello di guardare e da toccare, ma perfettamente utilizzabile e dedicata agli amanti della salita. La Dolomia Velum ha le stesse forme e il medesimo concetto della Dolomia con i freni a disco, che dal punto di vista del design si basa sui foderi obliqui con inserzione ribassata e tubazioni in generale dai volumi non eccessivi. Una delle caratteristiche principali della Dolomia è la laminazione del carbonio fatta a mano, capace di far collimare tecnica e pregio costruttivo.

La bicicletta ferma l’ago della bilancia a 5,76 chilogrammi dichiarati ed è costosissima, con un prezzo di listino che sfiora i 22.000 euro. Di sicuro non è per tutti.

Il Deda Alanera in dotazione alla Dolomia
Il Deda Alanera in dotazione alla Dolomia

Laminazione fatta a mano

Tutti i telai della famiglia Dolomia sono laminati a mano e vengono utilizzati dei veri stampi, considerando inoltre che il frame è un blocco unico. Il triangolo principale e quello posteriore sono un’anima sola. Il progetto Dolomia, è così anche per la Velum, in termini di design si discosta leggermente dagli altri della gamma road, soprattutto per le dimensioni sfinate di tutte le tubazioni. E’ una bici votata alla salita, ma che vuole anche essere divertente nei contesti più tecnici.

I foderi obliqui si uniscono al piantone con una sorta di abbraccio, in punto dove gli spessori sono ridotti. Il carro ribassato in modo importante ha permesso di spostare in giù il baricentro della bicicletta, con dei vantaggi non trascurabili in fatto di guidabilità e agilità.

Inserzione ribassata degli obliqui e serraggio integrato
Inserzione ribassata degli obliqui e serraggio integrato

La componentistica

Il telaio e la forcella sono completamente in carbonio, così come il reggisella che è specifico per la Dolomia. La zona dello sterzo ha un disegno ACR per sfruttare a pieno il passaggio interno di cavi e guaine, senza strozzature e blocchi forzati. Il manubrio è il Deda Alanera.

La trasmissione è Shimano Dura Ace Di2, ma con la variante della guarnitura THM Clavicula. La sella è di Selle San Marco. Non in ultimo le ruote, le Lightweight Meilenstein con tubolari Tufo.

MCipollini

Alive Cycling, DMT e MCipollini, la vita da ex pro’ di Viel

08.06.2023
5 min
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Chi non lo conosce potrebbe pensare che fare tutto sia impossibile. Mattia Viel dal primo giorno in cui ha deciso di chiudere la sua carriera professionistica si è rimboccato le maniche e si è messo in gioco. Il suo ultimo progetto è Alive Cycling, un brand fondato insieme ad altri due amici Lorenzo Piotti e Stefano Natta. Prima di questo però c’è il Viel atleta, che ha partecipato in maglia azzurra al primo mondiale gravel della storia nel 2022. Ma c’è anche il Viel che oggi fa parte e collabora con il Gruppo Zecchetto, nello specifico DMT e MCipollini per quanto riguarda il marketing e la creazione di nuovi contenuti social. 

Mattia in tutto questo la bici non l’ha mai mollata e continua a fare eventi gravel, utilizzando questa disciplina come filo conduttore tra la sua vita da atleta e quella lavorativa. Uniamo i puntini e scopriamo il presente, progetti e futuro di un ex pro’ pronto a raccogliere le opportunità di una scuola di vita che sport come il ciclismo sono in grado di regalare. 

Qui Viel accanto a Sagan, alla partenza del mondiale gravel 2022
Qui Viel accanto a Sagan, alla partenza del mondiale gravel 2022

Opportunità

Lo avevamo sentito più di un anno fa, nel suo periodo di riflessione in Sud Africa quando il Mattia Viel al termine dell’ultima stagione in Androni Giocattoli, doveva ancora iniziare il suo percorso da ambassador e imprenditore. Oggi lo troviamo attore primario nel marketing di DMT e MCipollini e co-fondatore di Alive Cycling. 

«Ho cominciato con DMT da professionista – racconta Viel – quando ho smesso, è stata la prima azienda del Gruppo di Zecchetto a credere in me. Stesso discorso per MCipollini, con cui ho iniziato a collaborare in parallelo seguendo da vicino gli sviluppi delle bici gravel, dalla MC All road alla nuova Ago. Sfruttando gli studi di lingue, ho iniziato facendo diverse trasferte all’estero per supportare i distributori locali, con l’obiettivo di raccogliere feedback utili per l’azienda. Ma anche organizzando dei mini eventi come le social ride con i clienti, in cui ho potuto raccontare il prodotto trasmettendo esperienza e passione. Un esempio è stata la The Traka che ho vissuto con il doppio ruolo.

«Da quando mi è stata data l’opportunità, ho fatto questa scelta personale in cui ho posizionato prima il lavoro, poi la bici. E’ dura perché quando vedi i corridori vorresti essere ancora in mezzo a loro, ma so anche che questo nuovo capitolo mi piace molto e riesco ancora a combinare in parte il discorso del gravel con il mondo del lavoro. 

«Mi occupo – spiega – di creare dei contenuti, con una prospettiva più rivolta al dietro le quinte. Dopo aver seguito tutto il Giro d’Italia per DMT. Adesso mi trovo a Livigno con la UAE Team ADQ per portare a casa dei contenuti su una delle nostre ambassador, Alena Amialiusik. Mi piace molto questo modo di raccontare il ciclismo e di lavorare a stretto contatto con gli atleti, perché so come ci si sente a stare dall’altra parte».

Alive Cycling

Tre giovani imprenditori, appassionati e volenterosi di fare qualcosa di nuovo in un modo come quello del ciclismo, che corre e vive in mezzo a colossi internazionali. Parlando con Mattia scopriamo che dietro ad Alive Cycling si nasconde il concetto di performance, abbinato al divertimento e ad una community da costruire sui valori della passione per le due ruote. 

«Ho sempre avuto – racconta Viel – una mente creativa.  Combinare la passione e l’esperienza che ho raccolto da professionista è stata un po’ la chiave. Ci aggiungiamo il mio lato imprenditoriale e la voglia di fare qualcosa di proprio ed ecco Alive Cycling. Ovviamente non l’ho potuto creare da solo, infatti siamo tre ragazzi, tutti coinvolti nel settore. Io appunto ex professionista, Lorenzo Piotti coach e preparatore e Stefano Natta che ha esperienza nel mondo tessile. 

«Alive Cycling ci sta già regalando delle soddisfazioni – prosegue Viel – il nostro concept è molto incentrato sulla performance. Non vogliamo però che la comunicazione ricada solo su questo. L’obiettivo rimane la ricerca del dettaglio tecnico e della qualità. La nostra volontà è però anche quella di creare una community che porti tutti a condividere questa passione, sia in sella che una volta scesi dalla bici. Vogliamo far divertire anche la gente. Ad esempio, la prossima settimana, ci sarà il launch party dell’e-commerce di Alive con il Dj set, open bar e molto altro. Faremo delle social ride a tema, dove saremo preseti e trasmetteremo l’idea e la passione del brand».

La pratica del gravel rimane centrale nella vita di Mattia
La pratica del gravel rimane centrale nella vita di Mattia

Il gravel come collante

Per Viel, il gravel non è un fuoco di paglia. Ci ha sempre creduto fin dal primo giorno. Dalla sua convocazione al mondiale fino allo sviluppo dei prodotti. Oggi continua a far parte del suo percorso. 

«Il gravel – dice Viel – lo mantengo. Per me è un po’ come se fosse una vetrina. Ci ho creduto fin da subito. Andare avanti nella vita sfruttando ciò che mi ha insegnato la bicicletta è il mio motto. La mia vita fino a novembre dell’anno scorso, si basava sull’essere testimonial e atleta. Finito il mondiale gravel mi sono accorto che comunque vado per i 28 anni e il gravel ha avuto un picco di crescita che adesso si attenuerà e proseguirà con una crescita costante.

«Avessi qualche anno in meno potrei dedicarmici al 100% facendo il corridore, ma adesso voglio qualcosa di un po’ più concreto. Però perché mollarlo? Ci ho creduto e ci ho messo la faccia. Mi piace ed è la cosa fondamentale, quindi mi sono detto che è giusto rimanerci, magari anche come vetrina. Tant’è vero che io continuo a partecipare a degli eventi senza quella smania del risultato. Adesso la mia priorità è il lavoro.

«Senza la presunzione – conclude Viel – di essere un esempio da seguire, ma vorrei comunicare che il ciclismo ci ha insegnato tanto e dobbiamo farne tesoro per andare avanti nella vita. Non è un discorso economico, ma solo di grinta, passione ed ambizione».

MCipollini AD.ONE trionfa ai Top Vélo Awards 2022

20.09.2022
2 min
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La MCipollini AD.ONE si è aggiudicata uno dei premi più ambiti e prestigiosi riconosciuti dal settore: un vero e proprio traguardo molto, molto ambito dai produttori di biciclette da corsa. Parliamo del Top Vélo Awards, un premio organizzato annualmente dall’omonima testata specializzata francese, e la AD.ONE è risultata essere la più votata “laureandosi” di conseguenza “Bike of the Year 2022”.

A giocarsi il titolo di miglior bici da strada della stagione, oltre alla vincitrice AD.ONE, sono giunte altre fuoriserie di grandissimo spessore: la Cervelo R5, la nuova Colnago C68, il De Rosa Merak, la versatile e-road FMoser, la Pinarello Dogma F, la superleggera Look 785 Huez RS, la Officine Mattio SL Disc, la Origine Fraxion e la francese Time Alpe d’Huez.

La AD.ONE si è laureata migliore bici dell’anno 2022
La AD.ONE si è laureata migliore bici dell’anno 2022

Monoscocca Made in Italy

La giuria dell’edizione 2022 del Top Vélo Awards è stata presieduta da una vera e propria icona del ciclismo transalpino: la mitica Jeannie Longo, affiancata e supportata nei giudizi sia dalla redazione del media francese quanto dagli stessi lettori di Top Vélo. La MCipollini AD.ONE ha vinto totalizzando complessivamente 88,75 punti, seconda è giunta la Cervélo R5, mentre terze pari merito si sono classificate la Origine Fraxion e la Colnago C68.

Il premio “Top Velo Awardas” è uno dei più prestigiosi per i marchi costruttori di bici
Il premio “Top Velo Awardas” è uno dei più prestigiosi per i marchi costruttori di bici

«Questo importate risultato – hanno dichiarato dall’azienda veronese – messo a segno nei confronti di una qualificatissima platea di costruttori e colto in un contesto di assoluto prestigio, lo interpretiamo come un vero e proprio elogio del monoscocca Made in Italy. Per la qualità costruttiva, e per l’attenzione che abbiamo messo in ciascun piccolo dettaglio di questa bicicletta, consideriamo la nostra creazione come una macchina assolutamente eccezionale. Apprezzata in modo particolare per la completa integrazione dei cavi dei freni a disco nel telaio e del morsetto del reggisella nel tubo orizzontale. Senza dimenticare l’unicità e la fluidità delle sue forme».

MCipollini

Viel di nuovo azzurro: «Il gravel non è un fuoco di paglia»

01.09.2022
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Mattia Viel sarà uno dei primi a indossare la maglia azzurra in una gara gravel. Lo ha convocato Daniele Pontoni per la Monsterrato Strade Bianche del prossimo fine settimana nel Monferrato. I due si erano sentiti perché il piemontese, che si dedica alla disciplina offorad da quest’anno, aveva contattato il tecnico azzurro per una serie di quesiti.

«Sono stato credo il primo italiano – spiega Viel – a qualificarsi per il mondiale, grazie a una delle gare dell’UCI Gravel Series che si è corsa a giugno in Francia. E avevo tutta una serie di domande su come funzioni con gli sponsor. Ad esempio l’abbigliamento. Da quest’anno collaboro con le aziende del Gruppo Zecchetto, per cui volevo sapere come funzionasse con la maglia azzurra e gli sponsor. Da cosa nasce cosa. Gli avevo mandato il mio curriculum e i miei risultati nelle gare di quest’anno e dopo qualche giorno Daniele mi ha chiamato per propormi di debuttare in una nazionale che sarà prima di tutto un esperimento».

Viel ha 27 anni e viene da Torino. E’ stato professionista dal 2018 al 2021
Viel ha 27 anni e viene da Torino. E’ stato professionista dal 2018 al 2021

Carriera da reinventare

Facciamo un passo indietro. Dopo averlo incontrato sull’Etna all’inizio del 2021 mentre assieme a Luca Chirico si preparava per la stagione con la Androni Giocattoli, la carriera su strada di Mattia Viel ha subito uno stop. Savio non lo ha confermato. E lui, che assieme alla sua ragazza Carola aveva già avviato a Torino un centro di fisioterapia e preparazione (Bike Kinetic), smaltita la botta si è rimboccato le maniche, studiando un progetto gravel che fosse una via di mezzo fra l’agonismo, il turismo e il mondo amatoriale.

Nel frattempo ha trovato una maglia con la D’Amico Area Zero, anche se dopo le poche corse fra i professionisti e davanti a un programma che non sarebbe bastato per giustificare la vita di atleta, ha incontrato Ivan De Paolis e gli ha fatto una proposta. Avrebbe corso su strada se ci fosse stata necessità da parte del team, per il resto del tempo avrebbe potuto portarne il nome sulla maglia nel gravel, sdebitandosi per l’investimento. E quando il manager abruzzese ha accettato, il progetto ha preso il largo.

Il gravel è un mondo nuovo sul fronte agonistico: vanno creati tutti i riferimenti tecnici
Il gravel è un mondo nuovo sul fronte agonistico: vanno creati tutti i riferimenti tecnici
Perché il gravel?

Poteva essere il modo di dare ancora qualcosa al ciclismo, cui devo tanto. Ho cominciato a collaborare con le aziende del Gruppo Zecchetto, con Deda Elementi e con Briko e l’idea di partenza era di fare un calendario misto, fra eventi in stile ultra-cyling, altri semi competitivi come Nova Eroica, dove pure è venuto Nicolas Roche, e le gare vere e proprie. Per questo ho fatto la prima prova europea dell’UCI Gravel Series a Millau, in Francia, a metà giugno e mi sono qualificato per i mondiali. C’era Niki Terpstra con la Total Energie in supporto. E in quel momento mi sono reso conto che se l’UCI mette mano a un calendario così ampio (12 prove in tutto il mondo, ndr), forse il fenomeno è destinato a crescere. Così mi sono guardato dentro. A me piace l’agonismo. Lo sforzo di una gara gravel è come per una Strade Bianche, ma con una bici diversa. Non posso sperare che cresca tanto in fretta da poterne vivere, ma l’idea di fare l’atleta part time mi alletta.

Part time fra lavoro e bici?

Esatto. Ho fatto una ventina di trasferte in Europa e durante l’inverno andrò in Sudafrica per portare i marchi con cui collaboro. E l’obiettivo per il prossimo anno potrebbe essere quello di avere un ruolo più centrale nelle aziende di Zecchetto. E per questo il gravel, come pure il cross, lascia molta più libertà della strada.

Con Chirico al Rifugio Sapienza sull’Etna, preparando il 2021 su strada
Con Chirico al Rifugio Sapienza sull’Etna, preparando il 2021 su strada
Facciamo il punto tecnico, per capire meglio?

Al momento c’è tanta inesperienza. Venerdì mi ritroverò con la nazionale, ma è tutto nuovo anche per loro. Ci saranno dettagli tecnici da definire. Quali tubeless, quali rapporti. Come in tutte le discipline si andrà verso la specializzazione, ma per ora siamo ai primi passi. Le gare sono lunghe 120-130 chilometri, solo il mondiale sarà più lungo. Le medie, viste le bici e il tipo di percorso, non sono mai stellari. E poi c’è il fatto della navigazione.

Vale a dire?

Non tutti i tracciati sono segnalati, è un po’ come la Parigi-Dakar. Hai il file gpx caricato nel computer e devi buttarci l’occhio, sennò rischi di sbagliare strada. In Francia era segnalato bene, ma qualcuno ha sbagliato lo stesso. Basta passare a destra o sinistra di un albero, per trovarsi sul sentiero sbagliato (ride, ndr).

E poi manca l’assistenza meccanica…

Non è un percorso di ciclocross in cui ad ogni giro passi dal box. Non so come farà la nazionale per coprirci, ma in ogni caso non c’è l’ammiraglia che ti segue ovunque e devi essere autonomo. Abbiamo le mousse che già si usano nel cross e nella Mtb sperando di arrivare a un punto di assistenza.

Una gara gravel è lunga fra 120 e 130 chilometri in cui essere quasi totalmente autonomi
Una gara gravel è lunga fra 120 e 130 chilometri in cui essere quasi totalmente autonomi
Stessa cosa per i rifornimenti, allora?

Esatto. Devi partire sicuro di aver mangiato bene. La gara di 120 chilometri si fa comunque sui 30 di media, per cui alla fine diventano prove esigenti e non hai il sacchetto, l’ammiraglia che ti passa da mangiare e da bere. Sei in mezzo al nulla. E se la squadra non fa come la Total Energie con Terpstra, che aveva lungo il percorso decine di persone di supporto, devi cavartela da solo. Io ad esempio ho il mio punto critico nell’idratazione. E in Francia sono partito con un Camel Back dietro la schiena, uno zaino idrico da un litro.

Un mondo da scoprire, ma pur sempre una maglia azzurra…

L’ultima credo sia stata nel 2017 su pista. Qualcuno all’inizio dell’anno fece battute, adesso vengono a chiedermi. Ho sempre creduto nei nuovi progetti e la maglia azzurra l’ho sempre onorata. Potrà non essere la gara nella vita, ma la rispetto per tutto quello che c’è dietro e per la fiducia che mi ha dato Pontoni.

Nella Wish One Gravel Race in Francia, Viel ha ottenuto la qualificazione per i mondiali (foto Compass)
Nella Wish One Gravel Race in Francia, Viel ha ottenuto la qualificazione per i mondiali (foto Compass)
Hai detto di voler restituire al ciclismo quello che ti ha dato.

Mi ha risollevato quando persi mia madre ed è stato una scuola di vita impagabile e adesso voglio fare qualcosa io. Per questo prima del mondiale, nel weekend 1-2 ottobre, organizzo la Erratico Gravel, il primo evento nel Canavese. E’ un territorio fra Torino e Biella, ha potenzialità notevoli e poco conosciute. Avrò l’appoggio dei miei sponsor (MCipollini Dmt ed Alé, Deda, Briko e Vittoria) e di Banca Reale. Non so cosa verrà fuori dal gravel, ma lo dissi all’inizio e lo ripeto adesso. Non sarà un fuoco di paglia.

MCipollini The One DB, pura velocità e un’anima racing

26.08.2022
3 min
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MCipollini ha lanciato la sua nuova collezione, proiettando il marchio in una nuova era guidata da tecnologia e innovazione. Tra le nuove arrivate in gamma c’è la The One DB, una delle punte di diamante della casa italiana. 

Geometrie sportive, tecnologia avanzata, aerodinamica e un telaio rigido come quello dei professionisti la rendono il non plus ultra per quanto riguarda la proposta strada. Il rinnovamento attraverso un impianto frenante a disco la promuove a diventare una delle bici più ambite del prossimo 2023. 

La sua aerodinamica si percepisce ad occhio nudo anche senza provarla
La sua aerodinamica si percepisce ad occhio nudo anche senza provarla

Visione

Due sono le caratteristiche che si percepiscono da questa nuova The One DB, potenza e rigidità. Da questi due punti cardine del progetto è stata sviluppata la visione di Mario Cipollini per questo nuovo modello. Le geometrie race rendono le linee sinuose e aerodinamiche completamente rivolte alla velocità e a fendere l’aria come un coltello.  Questa MCipollini è votata all’agonismo e la sua struttura ne segue la filosofia in ogni particolare.

Il manubrio in questa versione è il Vision HB Metron 5D ACR 3K
Il manubrio in questa versione è il Vision HB Metron 5D ACR 3K

Telaio accattivante

Con queste prerogative MCipollini ha sempre dimostrato estro e voglia di innovare rendendo le sue bici diverse dalla concorrenza sotto molteplici aspetti. Grazie ad un’estetica accattivante le tecnologie all’avanguardia vengono assorbite sapientemente dal design. La tecnologia TCM con il vero telaio monoscocca, permette una perfetta connessione tra il carro posteriore e il movimento centrale. Una sinergia in grado di regalare reattività e favorire lo sprigionamento dei watt sulla trasmissione. 

Il carbonio utilizzato è il T1000 con finiture differenziate tra freno a disco e rim. L’alto modulo tipico dei top di gamma MCipollini con finitura 3k viene infatti implementato per la versione a disco, mentre 1k per la rim brake. Il peso del telaio che racchiude tutte queste peculiarità si ferma a 1.160 grammi.

Feeling da gara

La struttura di questa The One viene tradotta in un insieme di caratteristiche tecniche che se sviscerate mostrano l’attenzione ai dettagli in fase di progettazione per rendere questa top di gamma degna di esserlo. Il profilo del triangolo posteriore è stato maggiorato. Questo favorisce una maggiore rigità strutturale per un trasferimento di potenza diretto al terreno

L’indole racing deriva anche dall’incredibile rigidità, voluta proprio da Mario Cipollini in seguito ai test su strada. L’avantreno e il tubo sterzo consentono infatti di ottenere elevati valori di resistenza a flessione e torsione che si tramutano in pura velocità ed indole da gara. Per quanto riguarda le coperture per creare un feeling immediato e cucito addosso alle proprie caratteristiche di guida, si possono montare pneumatici con sezione fino a 29 millimetri. 

MCipollini

Cipollini AGO, peso da primato e geometrie allroad

21.07.2022
5 min
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Di sicuro la Cipollini AGO non è una semplice rivisitazione della MCM Allroad, ma è una bicicletta tutta nuova. Come corollario ad un Dna race oriented, che è parte integrante dell’azienda, c’è l’obiettivo di rendere questa bicicletta versatile e completa, grazie alla tecnologia e alla qualità costruttiva.

Il telaio ha un peso dichiarato di 930 grammi e c’è un’ampia predisposizione per il montaggio di parafanghi e portapacchi. Si possono montare coperture fino a 51 millimetri di sezione (reale) con le ruote 700c. L’abbiamo vista e fotografata a Eurobike, in mezzo ad altre interessanti novità che vedremo prossimamente.

E’ possibile montare un piccolo bag sopra l’orizzontale
E’ possibile montare un piccolo bag sopra l’orizzontale

Cipollini AGO, monoscocca TCM

«Il vero protagonista della tecnologia TCM, acronimo di True Carbon Monocoque, è lo stampo – ci dice l’ingegnere Michele Tittonel – e i telai inseriti in questi stampi sono laminati a mano. Il processo TCM accomuna la nuova gravel AGO, la Dolomia e la nuova The One DB e altre biciclette del catalogo. Il procedimento è costoso ed esige una lavorazione accurata, soprattutto nell’applicazione delle pelli e nella fase di cottura in autoclave.

«Grazie alla tecnologia TCM si ottiene un triangolo principale e un carro posteriore che sono una sola anima, con un carbonio uniforme in tutte le sue parti e dalle elevatissime qualità tecniche. Inoltre, sempre grazie a TCM si ha la totale continuità delle fibre – continua Tittonel – fattore che ci permette di agire direttamente sulla rigidità, peso e comfort».

Molto buona la soluzione di uscita del cavo, dietro il fodero
Molto buona la soluzione di uscita del cavo, dietro il fodero

Gravel con le geometrie allroad

Come evidenziato in precedenza, la forcella e tutto il carro posteriore permettono il passaggio di coperture fino a 51 millimetri di sezione (la configurazione ottimale prevede le gomme da 45), comprese le tassellature e le ruote dal diametro tradizionale. Non è un fattore secondario, anche nell’ottica di un segmento gravel che si evolve rapidamente, sconfinando sempre più verso l’agonismo e verso l’estremizzazione.

Il piantone, se messo a confronto con la “vecchia” MCM Allroad, è più avanzato di 5 millimetri, taglia per taglia. Questo permette di sfruttare una luce maggiore per il passaggio dello pneumatico, senza la necessità di allungare i foderi bassi del retrotreno.

Ogni taglia (XS, S, M e L, XL) ha dei valori propri di reach, stack e per quello che concerne gli angoli dello sterzo e del tubo sella. Il dato comune a tutte le misure è proprio legato alla lunghezza degli stays orizzontali: 427 millimetri. C’è la possibilità di richiedere la personalizzazione della taglia, tramite il sito mycipollini.com

Un cenno al rake della forcella full carbon, che è di 55 millimetri e comune a tutte le taglie.

Le altre peculiarità

Il profilato dello sterzo è conico ed ha le due sedi da 1-1/2. Il design del comparto sterzo è sviluppato sulla base di FSA ACR; volendo è possibile anche montare i cockpit integrati.

La scatola del movimento centrale è larga 86,5 millimetri e le sedi dei cuscinetti sono da 41.

I foderi orizzontali del carro sono asimmetrici e il lato drive è ribassato.

Il reggisella è tondo, ha un diametro da 27,2 millimetri, soluzione che permette di far alloggiare un droppper post nel piantone, limitando l’utilizzo di adattatori.

Cipollini AGO è predisposta per la monocorona e anche per il doppio plateau. Molto interessante la cover in carbonio che copre l’asola di supporto al deragliatore, elegante e curata.

Customizzazione e allestimenti

Dalle tre combinazione cromatiche proposte a catalogo, si apre un ventaglio di scelte legate al configuratore mycipollini. Gli allestimenti per ora sono due: il top di gamma con gruppo Campagnolo Ekar e ruote Campagnolo Levante ad un prezzo di 8.350 euro, per passare a quello con la trasmissione Sram Rival eTap AXS (con le ruote Fulcrum Rapid Red) che ha un prezzo di listino di 6.450 euro. La Cipollini AGO è disponibile anche come frame-kit con un prezzo di listino di 3.200 euro.

MCipollini

Zana porta la sua MCipollini Dolomia al vertice del tricolore

15.07.2022
3 min
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Filippo Zana è il nuovo campione italiano professionisti 2022 (in apertura con Philippe Zecchetto, CEO Diamant srl). Il vicentino vestirà la maglia tricolore per i prossimi dodici mesi, cercando di onorarla ovviamente al meglio anche per dar lustro agli sponsor che con passione e determinazione sostengono il progetto agonistico di Bruno Reverberi.

Tra questi, una menzione particolare la merita MCipollini che alla Bardiani CSF Faizanè fornisce le biciclette da strada e da crono. E Zana, sul traguardo Alberobello, ha letteralmente trascinato sul gradino più alto del podio del campionato italiano la propria Dolomia: il modello più leggero, reattivo e versatile prodotto a mano dai tecnici MCipollini.

Duecentotrentasette durissimi chilometri, una vera e propria cavalcata, da Marina di Ginosa fino alla città dei trulli: Alberobello. Tutti disputati sotto un sole cocente, hanno permesso a Filippo Zana e alla sua Dolomia di diventare i nuovi campioni italiani di ciclismo su strada nella categoria professionisti. Come è noto, nella volata finale, il giovane portacolori della Bardiani CSF Faizanè ha avuto la meglio su Lorenzo Rota, Samuele Battistella e Andrea Piccolo: i tre compagni che lo accompagnavano nella fuga rivelatasi poi vincente.

Filippo Zana solleva al cielo la sua nuova MCipollini Dolomia tricolore
Filippo Zana solleva al cielo la sua nuova MCipollini Dolomia tricolore

Leggera, reattiva e versatile

«Sono felicissimo di questo successo – ha dichiarato Zana – il primo grazie lo rivolgo al team, così come agli sponsor che sostengono la nostra attività agonistica. Eravamo la squadra più numerosa, dovevamo provarci. Sono entrato nella fuga giusta, è stato tutto perfetto… Sono davvero felice di pedalare su una MCipollini, una delle migliori biciclette oggi in circolazione. La mia Dolomia poi è davvero innovativa, studiata nei minimi dettagli per essere leggera, reattiva e performante. Sono grato allo staff MCipollini per la preziosa collaborazione, e per la professionalità finalizzata a poterci mettere sempre nelle migliori condizioni possibili a dare del nostro meglio».

«Realizzata mediante l’impiego di un tessuto in fibra di carbonio 3K, per garantirne la massima reattività – dichiarano con soddisfazione dal quartier generale dello stesso bike brand – il telaio della MCipollini Dolomia “pesa” appena 780 grammi, così da rendere più… leggere anche le salite più ripide! A questa importante caratteristica abbiamo associato una massima integrazione per quanto riguarda i cablaggi idraulici, l’impiego della tecnologia TCM, ed una poderosa possibilità in termini di personalizzazione attraverso colorazioni ed effetti speciali a completa discrezione del cliente».

MCipollini

La Sicily Divide di Visconti: un viaggio nell’anima

10.04.2022
6 min
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«Qui Trapani! Da domani inizia la mia Sicily Divide! Ho deciso di fare una sorta di blog per raccontarvi un viaggio all’interno di me stesso attraverso la bici, la stessa bici che tanto mi ha dato, ma senza mai permettermi il lusso di guardarmi attorno e soprattutto di guardarmi dentro…».

Siciliy Divide taglia la Sicilia da Trapani a Catania: una dorsale magica
Siciliy Divide taglia la Sicilia da Trapani a Catania: una dorsale magica

La sua terra

Cominciava così, il 29 marzo, il viaggio in Sicilia di Giovanni Visconti e Paolo Alberati. Un viaggio inaspettato per il palermitano di San Baronto, che aveva da poco annunciato il ritiro. Si poteva pensare che avesse voglia di starsene a casa, ma evidentemente mancava qualcosa. Non si possono chiudere 17 anni di professionismo semplicemente andando via. C’era da fare i conti con il se stesso più profondo e la terra da cui partì molto giovane per conquistare il mondo, senza probabilmente avere il tempo di conoscerla.

«Quando sono giù – sorride – conosco le strade dove mi alleno e poco di più. Non so il nome delle vie di Palermo, che la gente snocciola dando riferimenti di negozi e monumenti. Ho visto paesaggi che non pensavo potessero esistere, ho visto la vera Sicilia. In certi momenti mi è parso di essere in un altro posto, invece era la terra che mi ha permesso di diventare quello che sono. Quando Paolo mi ha chiamato, gli ho detto subito di sì. Io che negli ultimi anni facevo fatica a staccarmi da casa, ho capito che modo migliore non c’era. Un vero ritorno alle origini».

Un viaggio dentro

Ore e chilometri per pensare e soprattutto parlare. Luoghi magici. Fatica. L’ironia di partire anche se pioveva. E alla fine la riscoperta della bicicletta per quello che è davvero.

«Parlare in bici è una cosa che non avevo mai fatto. Così come non mi ero mai guardato intorno. Invece quel paesaggio e quell’andatura invitavano a farlo. Ho detto e sono riuscito a fare un viaggio dentro me stesso attraverso la bici e così è stato. Tramite questo tipo di esperienza e grazie a tutto quel silenzio, ho scoperto lati di me che non conoscevo. Quando sei nel ritmo delle gare, non c’è mai il tempo di ascoltarsi davvero e le cose restano dietro. Magari qualcosa che fingi di non aver visto comincia a crescere e alla fine per tirarlo fuori c’è bisogno del mental coach. Pensavo che alla fine del mio percorso, avrei appeso la bici al chiodo. Invece ho scoperto che non ho la nausea, ho voglia di usare la bici. Sono tornato a sentirla come quando ci montai sopra la prima volta».

Il punto sulla vita

Giorni nel vento. Luoghi che segnano l’anima come il Cretto di Burri e il ricordo di un terremoto dimenticato. La discesa da Mussomeli attraverso colline verdissime verso Serradifalco, casa di Rosario Fina, passando sotto creste simili alle Tre Cime di Lavaredo. La scoperta, dentro e fuori di sé. E un’idea di futuro tutto da scrivere.

«Posso dire che per ora – ammette – me la sto godendo. Sto mettendo vari punti nella mia vita e non mi sento ancora di dire cosa voglio fare. Forse non ho voglia di rinchiudermi in un’ammiraglia per fare il direttore sportivo o davanti a un computer. Ho parlato con Federico Zecchetto (titolare di MCipollini e DMt, ndr), che è un amico vero. Mi ha sempre rispettato, io ho sempre rispettato lui. Ci sono proposte. Vediamo cosa viene fuori. Non sparisco, a qualche evento ci sarò, non credo che farò una vita tanto diversa. Il ciclismo è il mondo in cui continuerò a vivere».

Una rinascita

La nuova vita ha un sapore diverso e strano. L’andirivieni da casa a scuola con i bimbi, che intanto crescono. Il giretto in bici quando se ne hanno tempo e voglia. Il non dover comunicare ogni giorno i propri spostamenti.

«Io sono cresciuto con l’Adams – dice – e la necessità di comunicare ogni cosa che facessi, fosse anche andare a pesca o a funghi. Ho mandato una lettera all’UCI e mi è stato risposto che non devo più aggiornarlo. Non ho più questo pensiero e non potete capire quanto sembri strano potermi muovere in questa nuova libertà. Quando corri non ci fai caso, ora è stranissimo. Sono contento. E sono contento anche per Katy, mia moglie. Mi ha detto che se avesse immaginato di avermi così rilassato in casa, mi avrebbe fatto smettere prima. E io, lo sapete, sono uno che si porta dietro i malumori. Pensate che peso deve essere stato avermi in casa negli ultimi tempi… Oggi piove, stavo per uscire in bici, mentre prima ne avrei avuto disgusto e rabbia. Ora capisco certi amatori appassionati e la loro grinta. Questo viaggio con Alberati è quello che serviva. Era da tempo che mi trascinavo, c’era solo da ammetterlo. Aspettare significava volersi male. Questo viaggio è stato una rinascita».

MCipollini Dolomia e RB1K AD.ONE, due missili per i “Bardiani boys”

24.01.2022
6 min
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MCipollini Dolomia e MCipollini RB1K AD.ONE sono i “cavalli di battaglia” della Bardiani Csf Faizanè per questa stagione, iniziata ieri sulle strade della Clasica Comunitat Valenciana 1969. Continua dunque la collaborazione tra il brand legato alla famiglia Zecchetto e la squadra della famiglia Reverberi.

Una partnership che negli anni ha visto successi importanti e la presenza nelle maggiori corse italiane, a partire dal Giro. Scopriamo più nel dettaglio questi due modelli. 

Dolomia, versatilità top

Partiamo dalla Dolomia, la bici che, anche per nome, evoca le grandi salite dolomitiche ed è quindi dedicata agli scalatori. Anche se c’è subito da fare un chiarimento. Più che la bici per la salita questa è la bici più versatile. Pensate che è stata la prima scelta di ben 16 corridori su 22. Tra questi anche capitan Giovanni Visconti.

Cerchiamo pertanto di capire perché questa bici è così gettonata.

Si tratta di un telaio in fibra HD rifinito in 3K che punta tutto sulla leggerezza. Pensate che nella taglia pesa M l’ago della bilancia si ferma a 780 grammi (chiaramente forcella esclusa). Davvero un qualcosa di eccellente, se si pensa che si tratta di una bici per freno a disco.

Peso leggero, okay, ma non a discapito della rigidità. Questo è un aspetto che in una bici ideata e pensata da Mario Cipollini non verrà mai meno. Fu lo stesso Re Leone lo scorso anno durante il ritiro del “Greenteam” a dirci che la rigidità, e di conseguenza la reattività, non sarebbero mai mancate su una sua bici. Anche in quelle per la salita. La reattività infatti è stata un pilastro della sua carriera.

Ogni Dolomia ha una sezione dei tubi diversa per ogni taglia. Una scelta la cui finalità è quella di mantenere inalterate le qualità di rigidità al variare dei centimetri dei tubi. In questo modo, il carro posteriore, mantiene la sua lunghezza di 410 millimetri in tutte le taglie (come la AD.ONE).

Reattività e comfort sono possibili anche grazie alla tecnologia TCM (True Carbon Monocoque), che permette la perfetta connessione del carro posteriore, appunto, con gli altri due fulcri di stress a cui è chiamato il telaio stesso, vale a dire il movimento centrale e il tubo di sterzo. In pratica l’assenza “d’incollaggi” e uno ispessimento del materiale la rendono un vero “sasso”.

RB1K AD.ONE, quasi da crono

E dalla bici leggera passiamo a quella per i velocisti, la bici che più risponde alla personalità e alle caratteristiche del campione del mondo di Zolder 2002: la MCipollini RB1K AD.ONE, la bici aero. E non a caso Filippo Fiorelli e Sacha Modolo scaricheranno i loro tanti watt su questo modello.

Come i maggiori team WorldTour, anche in Bardiani i corridori hanno a disposizione due bici: quella “da salita” e quella appunto aero. Una scelta che non è solo legata al marketing ma anche alle necessità imposte da medie orarie sempre più elevate. “Fiumi” di dati, hanno ormai certificato come anche in tappe di 2.000-2.500 metri di dislivello la componente aerodinamica sia preponderante su quella del peso.

Ebbene, la RB1K AD.ONE risponde a queste esigenze. Si tratta sempre di un telaio monoscocca ma stavolta la fibra utilizzata è ancora più pregiata. Si tratta infatti della T1000, tra le più rigide in commercio.

Ogni tubo ha un disegno per il quale si è pensato ad ottimizzare lo scarico dell’aria. La sezione dei tubi è alquanto marcata verticalmente, tanto che il profilo della bici è massiccio. Quasi da sembrare pesante. Invece il peso del telaio è di 1.010 grammi.

All’anteriore, in corrispondenza del tubo di sterzo, l’angolo interno forma quasi una carenatura tra obliquo e orizzontale. Un qualcosa che sarebbe proibito dai regolamenti UCI, ma derivando dai tubi stessi è una soluzione del tutto lecita. I vantaggi aerodinamici sono concreti.

Discorso simile vale per il carro, ma qui più che la sezione dei tubi (drittissimi e “triangolareggianti”), a colpire è l’attacco dei pendenti sul tuo piantone. Un attacco abbastanza basso e robusto che rendono la RB1K AD.ONE una vera freccia.

La trasmissione della forza dai pedali alla ruota posteriore è pressoché istantanea. Anche in questo caso, l’aerodinamica è super ricercata. Merito del tubo piantone che ha una protuberanza verso la ruota posteriore che riduce al massimo gli spazi e quindi le turbolenze.

Integrazione totale

Infine per due telai tanto pregiati la componentistica non poteva essere da meno. Partiamo dal gruppo: lo Sram Red AXS con misuratore di potenza Quarq. Tutto senza fili, per una massima pulizia estetica (e ancora una volta anche aero).

In più forcella e manubrio, sono stati progettati con la collaborazione tra MCipollini e Deda Elementi, affinché l’integrazione di tutti i fili e di tutti i cavi fosse totale con il celebre manubrio integrato Alanera. Sempre griffate Deda sono le ruote, le SL 45 TDB (ma il team ha in dotazione anche altri modelli).

Le coperture sono le Pirelli P Zero Velo Tube da 25 o 28 millimetri (sulle due bici possono alloggiare gomme fino a 29 millimetri). Mentre le selle sono di Selle SMP.