Il Langkawi si chiude con un sontuoso Malucelli

06.10.2024
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BINTULU (Malesia) – Tappa e maglia, non quella verde di leader della generale, ma quella arancione della classifica a punti. A distanza di 24 ore sullo stesso arrivo Matteo Malucelli mette a segno il tris al Tour de Langkawi. Decima vittoria in stagione. Un urlo di gioia e la festa può iniziare.

La corsa malese si conclude con la vittoria finale di Max Poole, della Dsm-Firmenich, e con il secondo posto di Thomas Pesenti, compagno di Malucelli alla JLC Ukyo. Per la squadra giapponese una corsa da incorniciare.

Il gruppo ha di nuovo pedalato in luoghi fantastici
Il gruppo ha di nuovo pedalato in luoghi fantastici

Quella corona da 54

Ma torniamo alla volata. Malucelli stavolta ribalta le carte. E nonostante il vento contrario, anticipa. S’infila nel treno della Tudor Pro Cycling e ai 200 metri secchi scatta quel mezzo secondo prima dell’olandese De Kleijn. Un mezzo secondo che sarà decisivo.

«Da lì ce la siamo giocata fino alla fine. Metro per metro. Vediamo i dati – mentre tocca il computerino andando verso il podio – una punta di oltre 1.400 watt e 12” a 1.210 watt. Dopo otto tappe non è male».

Forse il merito è stato anche della corona da 54 denti. Già la volta scorsa vi avevamo raccontato che Tudor e Astana avevano tirato fuori i 56, mentre Malucelli no. In questo caso, l’ingegner Malucelli aveva fatto bene i suoi conti.

«Guardate che qui inizia ad esserci stanchezza e quei rapporti poi li devi girare. In più bisogna valutare la corsa. Qui si fanno volate a 71-72 all’ora e a questa velocità, almeno per me, il 54 è ottimo. Ho girato ad altissime frequenze il 54×1… non è mica un rapportino. Dai 74 all’ora invece serve il 56».

Per carità non eravamo né al Giro d’Italia, né al Tour, ma tre vittorie sono sempre tre vittorie e per di più in una corsa 2.Pro, appena sotto al WorldTour. C’erano alcuni velocisti di rango a partire da De Kleijn e Syritsa. Queste imprese non possono passare inosservate anche altrove: dieci vittorie in stagione, solo Jonathan Milan ne ha ottenute di più: undici.

«Le sue sono vittorie più importanti – ammette Malucelli – però come si dice: uno vale uno. E le mie sono volate». E le volate vanno vinte.

Manuele Boaro, diesse della JCL Ukyo, oggi aveva un assistente di rango in ammiraglia: Giovanni Carboni
Manuele Boaro, diesse della JCL Ukyo, oggi aveva un assistente di rango in ammiraglia: Giovanni Carboni

L’urlo di Matteo

Già ieri, dopo la sentita vittoria nella ricorrenza della morte della mamma, Malucelli aveva gridato la rabbia di non essere in un team più grande. Del fatto che De Kleijn al suo fianco guadagnasse oltre dieci volte di più. E oggi ancora tra rabbia, orgoglio e scherzo ha ripetuto: «Se non firmo un contratto entro stasera sego la bici!».

Al tempo stesso però Malucelli è orgoglioso del suo team. Da fuori sembrano molti uniti. Dopo l’arrivo si sono attesi, cercati, abbracciati. Anche Giovanni Carboni, ritiratosi in seguito ad una caduta, è rimasto in Malesia e oggi che stava meglio è salito in ammiraglia con il direttore sportivo Boaro. 

Questa mattina Malucelli e Carboni dicevano come fosse importante aver già vinto. Della tranquillità che ne deriva. «Si corre più leggeri e quando è così non è detto che arrivino altre vittorie», avevano recitato in coro.

Malucelli indossa la maglia di leader della classifica a punti. L’ha tolta proprio a De Kleijn (alle sue spalle)
Malucelli indossa la maglia di leader della classifica a punti. L’ha tolta proprio a De Kleijn (alle sue spalle)

Malucelli e il futuro

Matteo Malucelli è del 1993, va per i 32 anni. Non è vecchio, ma neanche più un ragazzino. In carriera ha avuto la sua bella dose di opportunità e sfortune. Androni, Caja Rural, poi il passaggio doloroso alla Gazprom che chiuse. Da lì il bailamme tra squadre più piccole. «Anche se – ci aveva detto Matteo – il team Ukyo è molto ben organizzato. Anche dal punto di vista dei materiali, una delle tre cose che contano nel ciclismo moderno assieme al buon preparatore al nutrizionista».

La professionalità di Malucelli è nota in gruppo. In bici adotta un approccio da ingegnere qual è. E così anche nella vita: fa il saldo tra i giorni fuori casa, i sacrifici che richiede il ciclismo, l’esposizione al rischio stando tante ore in bici, le vittorie e i guadagni. 

«No, non ho ancora un contratto per il prossimo anno con una squadra professional o WorldTour – ha detto Malucelli – spero di trovarlo altrimenti potrei anche andare a lavorare. Sono un ingegnere e non ho problemi a trovare un impiego». 

La classifica finale: 1° Max Poole, 2° Thomas Pesenti a 13″, 3° Unai Iribar a 20″
La classifica finale: 1° Max Poole, 2° Thomas Pesenti a 13″, 3° Unai Iribar a 20″

Futuro da apripista?

«Mi sento pronto a fare il leader, ma sarei disposto anche a fare l’ultimo uomo. Primo perché con il passare degli anni si perde lo spunto, e poi perché da solo mi so muovere. Guardate anche oggi come è andata. Negli ultimi chilometri ero da solo. Ai meno 3 sono riuscito a prendere la ruota di De Kleijn e non l’ho più mollata. So valutare vento, posizioni, tempi. Oggi i Tudor sono stati perfetti. Sono io che li ho anticipati. Credo, che sarei un buon apripista».

E qui iniziano le considerazioni su chi potrebbe scortare Malucelli. Nomi e profili…

«Sarebbe bello aiutare un giovane». Noi gli suggeriamo proprio Milan. «No – replica lui – Jonathan è troppo alto per me. Credo che per lui anche Consonni sia piccolino. Sapete di chi sarei l’apripista perfetto? Di De Kleijn. E non scherzo. O comunque di un velocista alto al massimo un metro e ottanta. Un Viviani per dire».

Langkawi: sparisce l’umidità e spunta Pesenti. Tappa a Poole

01.10.2024
6 min
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CAMERON HIGLANDS (Malesia) – Dallo zoo alle fragole. Dalla foresta equatoriale alle montagne. E finalmente l’umidità molla la presa. Questo è probabilmente il fattore che ha messo le ali a Thomas Pesenti, bravo ad inserirsi tra gli atleti del WorldTour.

La differenza tra la pianura e questa montagna a 1.620 metri di quota è tutta qui. E non è poco. Per il resto palme e foresta fittissima come in basso, ma anche tante coltivazioni di fiori e fragole. Salendo quassù abbiamo visto ettari di serre puntinare di bianco la foresta stessa. E intorno a queste serre villaggi remoti.

Il tappone del Tour de Langkawi va a Max Poole, inglese classe 2003, che ha vinto da favorito. E non era facile perché la salita era davvero velocissima, pertanto più di qualcuno in forma, anche se non scalatore avrebbe potuto dire la sua. L’abbiamo percorsa anche noi con i pullmini riservati alla stampa e, a parte un paio di dentelli, era roba da 54 fisso.

Ancora JCL 

Il Tour de Langkawi sta consacrando i ragazzi di Manuele Boaro. Ieri primo Malucelli, oggi terzo Pesenti. JCL Team UKYO in grande spolvero insomma.

«Cose che succedono quando si lavora bene e con serenità – spiega il giovane direttore sportivo – e poi i ragazzi sono contenti, motivati… Sono soddisfatti dei materiali, alcuni dei quali li compriamo noi e non li prendiamo perché magari quello sponsor ci dà qualche soldo in più. Nel ciclismo di oggi questo aspetto è molto importante».

Oltre a Pesenti infatti ha fatto bene anche Giovanni Carboni, il quale nonostante la caduta di ieri è arrivato sesto, nel duello con Max Poole, Harold Lopez e Anthon Charmig. Insomma i migliori corridori della corsa. Guarda caso gente del WorldTour.

Colori stupendi in Malesia… e anche una certa curiosità a bordo strada
Colori stupendi in Malesia… e anche una certa curiosità a bordo strada

Pesenti da podio

Dopo l’arrivo le consuete scene che vediamo ad ogni latitudine con i corridori che cercano subito il recupero dal massaggiatore. L’unica differenza rispetto ai giorni precedenti è che stavolta nessuno passa sotto al getto d’acqua dei pompieri. Qui a Cameron Highlands si sta freschi.

«Non mi aspettavo una prestazione così – racconta Pesenti mentre sorseggia dalla borraccia – specie dopo il primo giorno quando sono andato in fuga e le sensazioni erano pessime. Forse perché io pago molto l’umidità. E infatti anche stamattina nei primi 100 chilometri non mi sentivo proprio brillante, col caldo ho patito ancora. Non si andava forte e c’è stata anche un po’ di noia a dire il vero. Si parlottava.

«Negli ultimi 40 chilometri le cose sono cambiate e complice anche una maggiore concentrazione il tempo è passato più in fretta. La Dsm-Firmenich e la EF Education si sono messe a tirare forte. E quando abbiamo iniziato a prendere quota, ho percepito un po’ di fresco, è calata l’umidità e mi sono trovato subito bene».

Quando ci sono queste situazioni il corridore cambia la sua testa da una pedalata all’altra. In un secondo prende fiducia e si convince che può stare davanti.
«L’ultima salita – prosegue l’emiliano – l’abbiamo fatta con un ritmo veramente esagerato. Negli ultimi 8 chilometri Dsm ed EF l’hanno presa ancora più di petto. Io ero sul filo, al limite tra lo staccarmi e il tenere. Credevo che rimanessimo in 20-30 corridori e invece siamo arrivati una dozzina allo sprint».

Pesenti in fuga nella prima frazione del Langkawi. Che sofferenza l’umidità della pianura
Pesenti in fuga nella prima frazione del Langkawi. Che sofferenza l’umidità della pianura

Thomas attaccante

E qui forse un minimo di rammarico c’è. Quando dopo le premiazioni gli chiediamo delle sue caratteristiche, Pesenti dice di essere un limatore. Malucelli, che è alle nostre spalle, sente la domanda e replica: «Lui lima più di me!».

«Davvero – riprende Pesenti – sono un corridore che ama attaccare, che sa stare coperto, che va bene su percorsi vallonati e che è anche abbastanza veloce e infatti – fa una breve pausa – questa volata forse l’ho persa. L’ho presa un po’ troppo davanti e alla fine mi hanno saltato. Da dietro sono riusciti ad anticiparmi… però va benissimo. Un terzo posto qui non è poco».

Sempre meglio aver perso per essere stati sin troppo propositivi che per essere stati rinunciatari. 

«No, no… ho osato. Adesso ci sono altre tappe per cercare di guadagnare alcuni secondi: credo che da qui in avanti la classifica generale si giocherà un po’ sugli sprint intermedi. Sprint che ora diventano importanti. Immagino che cambierà anche un po’ la corsa. La mia tattica del primo giorno era quella di anticipare e prendere dei secondi di abbuono nei traguardi intermedi, però ne ho preso solo uno, complice un po’ la mia situazione con l’umidità».

Thomas Pesenti (classe 1999) al termine della tappa di Cameron Highlands
Thomas Pesenti (classe 1999) al termine della tappa di Cameron Highlands

Un passato complicato

Thomas Pesenti è un classe 1999: è giovane ma non giovanissimo. In carriera ne ha già vissute di cotte e di crude.

Quando doveva passare con l’Androni, la squadra di Savio fallì. E’ rimasto nei dilettanti e ha vissuto per un paio di anni sulle promesse di chi doveva prenderlo e poi lo ha lasciato a piedi. E in qualche altro caso, ci ha detto Pesenti stesso, ci ha messo del suo. Non sempre ha fatto alla perfezione la vita da corridore, come si dice in gergo. Ma è anche normale in certe situazioni.

Poi l’approdo in un team, appunto la JCL Ukyo, il cui ambiente è positivo ed eccolo rifiorire.

«Questa appena vissuta è stata una stagione abbastanza positiva – racconta Pesenti – ho fatto delle belle gare e per questo ringrazio il mio team perché mi ha fatto fare delle bellissime esperienze. Esperienze che rimanendo in Italia non avrei potuto fare. Dopo il Langkawi avrò ancora un paio di corse in Giappone, tra cui la Japan Cup».

Ora la classifica dice: 1° Max Poole (in foto) con 6″ su Harold Lopez e 10″ su Pesenti
Ora la classifica dice: 1° Max Poole (in foto) con 6″ su Harold Lopez e 10″ su Pesenti

Presente e futuro

La sensazione, visto anche la stima che abbiamo potuto raccogliere tra i vari diesse nei suoi confronti, è che questo ragazzo abbia ancora dei margini e mire importanti davanti. 

«Il progetto di questa squadra – dice Pesenti – è chiaro: vuole andare al Tour, diventando man  mano sempre più grande. Il punto di partenza mi sembra più che ottimo. Bici, staff, gare di buon livello: abbiamo tutto a disposizione. Fare trasferte di questo genere non è da tutte le squadre continental». 

Pesenti ha ambizioni importanti: «Da parte mia voglio continuare a crescere e migliorare. Facendo il massimo, magari arriverà l’occasione della vita».

E chissà che l’occasione non arrivi proprio qui. Visto che la gara d’ora in poi si deciderà sugli abbuoni, cosa che ha detto anche il neoleader Max Pool, e visto che Pesenti è veloce e limatore, magari ne potrà approfittare. E perché no, potrebbe essere proprio Malucelli ad aiutarlo. E’ tutto da vedere. Il futuro passa, anche, da qui.