Vista al Giro Women la nuova Liv Langma: più leggera, più aero

23.07.2024
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Eccola tra le nostre mani finalmente: è la nuova versione della Liv Langma, che abbiamo visto in azione sulle strade del Giro d’Italia Women. Una bici senza compromessi a prima vista. Aerodinamica e leggera. Rigida, ma ben guidabile. Tutte sensazioni che ci ha poi confermato Mavi Garcia, capitana della Liv AlUla Jayco.

«Mi sto trovando davvero bene con questa Langma – ha detto la campionessa spagnola – la stiamo provando adesso. Non è da molto tempo che ce l’abbiamo, ma le prime sensazioni sono state sin da subito quelle di una bici molto veloce, scorrevole e affatto pesante. Nel complesso molto bella ed efficace. Una caratteristica che deve avere la mia bici? Leggera, prima di tutto… e poi anche pulita!».

Peso piuma

Liv Langma, un po’ come la linea maschile di Giant TCR, è ora con il reggisella integrato Variant. Un reggisella che fa parte del telaio monoscocca in carbonio. «Pertanto – specifica il meccanico del team, Valentin Omont – per essere messa a misura questo reggisella va tagliato. Ma ne guadagna molto il peso e ne guadagna anche la rigidità. Pensate che la bici di Mavi, così come la vedete allestita pesa 6,81 chili e lei usa una taglia L. Nelle misure più piccole dobbiamo compensare con del peso in più, altrimenti saremmo fuori regola. In quel caso montiamo le ruote più alte, da 50 millimetri, e siamo a posto».

Grazie alla sua misura più grande, Mavi Garcia può montare le nuove ruote, Cadex Max da 40 millimetri con raggi in carbonio (gli Aero Carbon Spoke) che anch’essi fanno blocco unico con il mozzo (Cadex R3). Dal mozzo al cerchio quindi è tutto un pezzo.

E questa ruota ha sbalordito Mavi stessa come ci ha detto lei nel comportamento di guida. «La bici mi è sembrata molto reattiva, ma la guida è restata semplice», ha detto la spagnola.

Sempre in virtù del “non compromesso” questa all round, può montare coperture fino a 33 millimetri, nel caso si debba affrontare del pavé o una tappa su sterrato come al Tour o la Strade Bianche.

La Liv Langma in dotazione alle ragazze del team Liv Jayco AlUla. Qui quella di Mavi Garcia
La Liv Langma in dotazione alle ragazze del team Liv Jayco AlUla. Qui quella di Mavi Garcia

Le scelte di Garcia

La Liv Langma del team Liv AlUla Jayco chiaramente monta il top di gamma, quindi parliamo dello Shimano Dura Ace Di2 a 12 velocità: 54-40 e 11-34 per le tappe più facili e 54-36 e 11-34 per la frazioni più dure. Per Garcia la scelta di una corona grande o piccola dipende soprattutto dal dislivello: se questo è superiore ai 2.000 metri opta per la corona da 36 denti, altrimenti resta fedele alla 40 denti. A meno che non ci siano pendenze estreme.

E top di gamma è anche la componentistica. Nello specifico, il manubrio della Garcia è da 38 centimetri e l’inclinazione dell’attacco (che è da 120 millimetri) è di 8 gradi. Mavi è alta 180 centimetri, giusto per dare un’idea del suo setup.

Aerodinamica al top

Ma come dicevamo prima la Liv Langma è senza compromessi. E anche se è principalmente una bici per scalatori, non rinuncia all’elevato grado di aerodinamicità. Per la Langma sono stati riportati dei concetti presenti sulla bici aero di Liv, la EnviLiv.

In particolare il tubo di sterzo riprende moltissimo la forma proprio della EnviLiv. E il concetto è quello della goccia: più larga davanti, più fina dietro per far scivolare via l’aria. Anche il tubo orizzontale è svasato ai lati, non è né rotondo, né quadrato. Questa forma aiuta molto a far scaricare l’aria quando l’atleta avanza alle alte velocità.

Un altro punto chiave della nuova Langma, sempre legato all’aerodinamica, è il passaggio dei cavi. Passaggio che adesso è totalmente interno. Passano sotto (o meglio, dentro) all’attacco manubrio, il Contact SLR AeroLigh,  appositamente ideato per questa bici. Gli stessi cavi passano poi dal manubrio fin dentro il telaio. Anche questo concetto proviene dalla EnviLiv. E lo stesso vale per i cuscinetti e gli spessori adottati.

Liv Bike

Attenti a Mavi Garcia, ha ancora fame di vittorie

07.06.2024
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E’ una Mavi Garcia dalla voce squillante quella che risponde dalla Spagna, la vittoria (anzi il trionfo) alla Vuelta Andalucia le ha dato nuova consapevolezza delle sue possibilità in vista di un’estate che definire ricca e impegnativa è un eufemismo, considerando la rapida sequenza di Giro d’Italia, Olimpiadi e Tour de France.

Il podio finale targato Liv Jayco AlUla con da sinistra Smulders, Garcia e Willie
Il podio finale targato Liv Jayco AlUla con da sinistra Smulders, Garcia e Willie

Fisico, spirito e condizione di forma vanno nel suo caso contro la carta d’identità che parla di 40 primavere sulle spalle, ma quando si ha a che fare con Mavi è netta la sensazione che 40 sia solo un numero quasi insignificante. In Andalusia lo ha confermato una volta di più, con una prestazione davvero di primo piano: una vittoria e due secondi posti nelle prime tre tappe e l’ultima corsa in assoluta gestione della sua maglia di leader.

«Sapevamo di avere una squadra forte – racconta l’iberica nel suo italiano particolarmente scorrevole – e sapevamo anche che non c’erano altre squadre WorldTour di primissimo piano quindi avevamo una grande occasione davanti a noi. Abbiamo lavorato bene tenendo a mente tutti gli obiettivi: io puntavo alla classifica generale, ma volevo anche aiutare le compagne a vincere e il fatto che Smulders e Wyllie abbiano anche loco centrato una tappa e mi abbiano fatto compagnia sul podio finale dà alla nostra prestazione complessiva un significato particolare».

La Garcia è molto amata in Spagna. E’ campionessa nazionale ininterrottamente dal 2020
La Garcia è molto amata in Spagna. E’ campionessa nazionale ininterrottamente dal 2020
Tu venivi anche da una Vuelta poco soddisfacente…

Sì, mi è dispiaciuto moltissimo. Avevo iniziato bene la mia stagione, all’Uae Tour avevo già un’ottima gamba come testimoniato dal terzo posto finale, poi sono andata per il mio periodo di altura puntando alle classiche, dove però ho trovato condizioni climatiche terribili per me che odio il freddo. Alla Freccia Vallone, che pure è una gara che amo, perfetta per me, il freddo era talmente forte che mi sono dovuta ritirare per un principio d’ipotermia, non riuscivo più né a muovermi né a parlare, è stato terribile. Ho recuperato con fatica, il riposo e il caldo mi hanno aiutato e progressivamente ho ritrovato la gamba.

E’ una stagione pesante questa per te?

Come per tutte, è un anno davvero ricco d’impegni ma anche di prospettive. Io mi sono imposta di andare avanti gara dopo gara, vedendo ogni volta come va. Tutto dipende dalla mia condizione di forma. Ora guardo al Giro con grande attenzione e aspettative, per me sarà un momento centrale della stagione come anche i mondiali.

Per l’iberica vittoria in solitudine a Otura, nella seconda tappa. Poi ha corso per le compagne
Per l’iberica vittoria in solitudine a Otura, nella seconda tappa. Poi ha corso per le compagne
E le Olimpiadi?

Non è propriamente un percorso adatto alle mie caratteristiche, ma si sa che quella dei Giochi è una gara strana, non ci sono squadre che possono controllare la corsa, bisogna procedere molto per sensazioni. E’ diversa da qualsiasi altra corsa e per me avrà un sapore particolare perché sarà la mia ultima volta. Anche per questo ci tengo a far bene e lasciare una mia impronta.

Torniamo al Giro Donne, come lo giudichi?

Durissimo, non c’è altra parola. Anche troppo per una corsa a tappe femminile, niente che abbiamo già affrontato. C’è addirittura una tappa con oltre 4.000 metri di dislivello. Mi piace moltissimo, è un Giro adatto a me, voglio fare il meglio possibile.

La neozelandese Ella Willie, campionessa nazionale sulla quale la Garcia scommette per i grandi giri
La neozelandese Ella Willie, campionessa nazionale sulla quale la Garcia scommette per i grandi giri
Con quali ambizioni ti presenterai al via? A differenza dell’Andalusia questa volta troverai il meglio, dalla Sd Worx in giù…

Io vado per fare il meglio possibile, per essere nel vivo della battaglia, perché non mi sento inferiore a nessuna soprattutto con la forma che ho raggiunto in queste settimane. Abbiamo poi anche la Willie che potrà fare davvero bene, è fortissima e punta alla maglia bianca sia al Giro che al Tour. La differenza reale è che ci confrontiamo con squadre che hanno più punte, nelle quali c’è una straordinaria intercambiabilità di ruoli. Io però sinceramente preferisco formazioni come la nostra, dove c’è un piano chiaro, dove i compiti sono ben definiti. Io credo che abbiamo la squadra giusta per distinguerci.

Per l’iberica di Marratxi la consapevolezza di aver aperto un cancello a tante sue giovani connazionali
Per l’iberica di Marratxi la consapevolezza di aver aperto un cancello a tante sue giovani connazionali
Se ti guardi indietro, anche se la tua carriera ciclistica è abbastanza contenuta avendo iniziato nel 2015, quanto è cambiato il ciclismo spagnolo rispetto ad allora?

Moltissimo. Quando ho iniziato non c’erano grandi squadre e c’era un movimento molto ridotto. Io trovai per fortuna un team come la Bizkaia-Durango, una squadra Continental che faceva attività di buon livello, ma decisiva per l’evoluzione mia e di tutto il ciclismo iberico è stata la Movistar, diventata un riferimento esattamente come per i maschi. Siamo cresciuti tanto insieme, ora ci sono tante squadre e ci sono tante ragazze che s’impegnano in questa attività. Io penso che anche quando appenderò la bici al chiodo il ciclismo iberico continuerà a crescere.

Tolto il velo al primo Giro Donne targato RCS Sport

12.12.2023
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MILANO – Il 31° piano di Palazzo Regione nel capoluogo lombardo serve a presentare il primo Giro d’Italia Donne targato RCS Sport. Otto tappe, si parte dalla Lombardia il 7 luglio, più precisamente da Brescia. L’arrivo, dopo che si scende costantemente verso sud, è a L’Aquila, il 14 luglio. Nel mezzo tanti chilometri, per la precisione 856 e tanto dislivello: quasi 12.000 metri. Il progetto di questo Giro Donne ha la firma di Giusy Virelli, Sport Manager di RCS. 

«E’ un Giro Donne per tutti i gusti – racconta Giusy Virelli – nelle otto tappe ci sono occasioni per tutte le atlete. Le specialiste avranno modo di cimentarsi in ogni terreno, trovando quello a loro più congeniale. La Lombardia taglia il nastro rosa con un inizio fulminante. Infatti la cronometro di Brescia, che misura 14,6 chilometri, darà dei distacchi interessanti».

Verso sud, ma si sale

Dopo la partenza di Brescia sarà sempre la Lombardia a ospitare la partenza della seconda tappa. Dalle sponde del Lago di Garda le ragazze punteranno Volta Mantovana e le velociste avranno la prima occasione di darsi battaglia. Il primo arrivo in salita di questo Giro Donne avverrà nella terza frazione, quella che parte da Sabbioneta e arriva a Toano: 11 chilometri tutti da vivere, non difficili ma sicuramente un primo test importante. 

«Gli ultimi tre giorni – racconta dal palco Giusy Virelli – sono un crescendo di fatica e impegno. La tappa regina è la penultima, con arrivo al Blockhaus, al rifugio Mamma Rosa. Prima però le atlete scaleranno Passo Lanciano. In 125 chilometri i metri di dislivello saranno ben 3.600. Il finale, da Pescara a L’Aquila, nasconde insidie. Con lo strappo che porta in centro città che diventa così un’ultima occasione per ribaltare le gerarchie».

La voce della “Longo”

La collocazione del Giro Donne nella seconda settimana di luglio è una chance da non buttare. Il percorso disegnato da RCS è duro, lo si vede nei volti degli interessati presenti e nelle parole delle possibili protagoniste. Collegate da remoto, causa ritiri di squadra, si presentano Elisa Longo Borghini, Silvia Persico e Mavi Garcia

«Il percorso mi è piaciuto subito», ammette Longo Borghini che con il ritiro della Van Vleuten vede aprirsi uno spiraglio più che concreto di indossare la maglia rosa. «La cronometro iniziale, visto il tipo di corridore che sono, è perfetta per me. E’ un Giro Donne dove fin da subito non si potrà abbassare mai la soglia dell’attenzione. Dalla quarta tappa in poi non si scherza davvero più».

In casa UAE e Liv

Della formazione UAE Team ADQ si presenta Silvia Persico, mentre per la Liv Racing Mavi Garcia. Anche loro con il volto proiettato su uno schermo ma con le idee chiare

«Questa edizione è davvero dura – dice Silvia Persico – per questo mi concentrerò molto sulle tappe. La quarta (quella che arriva a Urbino, ndr) è molto vicina alle mie caratteristiche. La classifica generale, invece, è lontana dalle mie possibilità, viste le tante scalate impegnative, soprattutto nelle ultime due tappe».

«Mi sembra un Giro Donne molto più duro rispetto agli altri anni – racconta in un perfetto italiano Mavi Garcia – in più è fatto in posti davvero molto belli. Sono emozionata e motivata, la tappa del Blockhaus è davvero impegnativa, forse troppo. 3.600 metri di dislivello non li ho mai fatti in gara. Nel 2024 voglio tornare a lottare, serve migliorare le prestazioni fatte nel 2023».

Ecco il “Trofeo senza fine”, con il simbolo dell’infinito, per il primo Giro d’Italia Donne di RCS
Ecco il “Trofeo senza fine”, con il simbolo dell’infinito, per il primo Giro d’Italia Donne di RCS

Sangalli guarda e studia

Il cittì della nazionale femminile, Paolo Sangalli, era seduto nella fila davanti alla nostra. Non si è scomposto e dopo la presentazione si è messo a disposizione dei presenti. 

«Come Italia ci siamo adeguati al modello francese – dice Sangalli – dove ASO organizza il Tour de France e il Tour de France Femmes. E’ un percorso duro, anche più della corsa a tappe francese. Quelle che sembrano tappe di pianura nascondono insidie che nelle altimetrie non si vedono. La tappa di Urbino, la quarta, mi sembra molto bella e intrigante. Una frazione che può prevedere la classica “imboscata”. Logicamente si guarda al Blockhaus per la classifica finale, lì si scopriranno tutte le carte».

L’appuntamento olimpico, datato ad inizio agosto, dista tre settimane dal finale della corsa rosa femminile. Chi vorrà essere pronta per Parigi potrebbe dover passare dal Giro Donne

«Credo che tutte le protagoniste dell’olimpiade saranno al Giro – conclude Sangalli – ci sarà un alto livello tecnico. Le nostre ragazze ci saranno e potranno guardare alla classifica generale. A partire dalla Longo Borghini passando anche per Marta Cavalli. Io potrò guardare e prendere spunto dal Giro Donne, con la consapevolezza che il periodo per preparare poi la gara di Parigi c’è, bisogna essere bravi a recuperare e gestire gli impegni. La squadra per le Olimpiadi verrà fuori sia dalle Classiche del Nord che dal Giro Donne».

Bronzini pronta ad accendere il motore della Human

24.10.2023
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PIACENZA – Seduti assieme al tavolo di un bar, Giorgia Bronzini ci racconta che non le era mai successo di vivere in una situazione simile. La seconda parte del 2023 l’ha fatta praticamente in panchina, ritrovandosi suo malgrado a godere di ferie forzate (ma regolarmente pagate) lontana dalle corse con la Liv Racing TeqFind.

A fine dello scorso luglio la formazione olandese aveva annunciato la fusione con la Jayco AlUla, col passaggio di diverse atlete nel team australiano. Nella lista non compariva il nome della diesse piacentina, che aveva incassato la notizia in modo estremamente professionale e signorile. Tuttavia era stato evidente fin da subito che per Bronzini qualcosa di interessante bollisse in pentola. Il suo nuovo ingaggio alla Human Powered Health è stato ufficializzato pochi giorni fa ed è apparso come il primo di altri tasselli del mosaico del team statunitense. Le voci di radio-mercato parlano da tempo di altri due possibili innesti italiani. Abbiamo parlato di tutto ciò con Giorgia in un sereno pomeriggio autunnale.

Bronzini con Ragusa e Barbieri (sullo sfondo) ha vinto le sue scommesse in Liv facendole crescere
Bronzini con Ragusa e Barbieri (sullo sfondo) ha vinto le sue scommesse in Liv facendole crescere
Com’è stata questa stagione con la Liv?

Quello che io ho potuto fare, l’ho fatto. Dopo due anni di esperienza in Liv, questo meno proficuo di quello passato, il risultato d’eccellenza è stato il secondo posto di Katia (Ragusa, ndr) alla Roubaix anche se io non c’ero. Per quel che mi riguarda ho fatto tutta la stagione con Mavi Garcia e col gruppo legato ad Ardenne e gare a tappe. Qualche soddisfazione è arrivata nonostante tutto.

Quali sono state?

Con Mavi abbiamo sfiorato il podio alla Freccia Vallone (dove ha chiuso quarta, ndr) e poi al Giro Donne ha avuto un buonissimo atteggiamento, combattivo fino alla fine. Nel giorno della tappa clou (quella della Madonna della Guardia sopra Alassio, ndr), aveva staccato tutte sul penultimo gpm, poi Van Vleuten ha deciso di ricucire con a ruota altre tre atlete (Labous, Realini e Lippert, ndr). Mavi è stata ripresa a cento metri dallo scollinamento e le sono stati fatali perché non si è agganciata. Le avevo detto: «O andiamo a podio o usciamo definitivamente dai giochi». Lei ha accettato questa sfida e mi è piaciuta per come ha interpretato quell’attacco studiato. Poi il ciclismo è fatto così, anche di sconfitte. Lei era dispiaciuta e delusa dal suo risultato, ma contemporaneamente era orgogliosa di averci provato. L’altro risultato di prestigio nel WorldTour, è stato il terzo posto della Neumanova in una tappa del Tour de Suisse.

Giorgia Bronzini ha lavorato molto sulla crescita di Quinty Ton, che le è stata riconoscente anche lontana dalle corse
Giorgia Bronzini ha lavorato molto sulla crescita di Quinty Ton, che le è stata riconoscente anche lontana dalle corse
A quel punto non ti abbiamo più vista in ammiraglia. Cos’è successo?

In pratica ho smesso dopo il Giro Donne. E’ stata una decisione presa da parte del team. Bisogna dire però che a me scadeva il contratto ed in primavera avevo già ricevuto delle proposte da diverse formazioni che ho valutato con calma. Contestualmente avevo esposto alla Liv che per il 2024 avrei avuto altri programmi. Quindi, sommando queste situazioni, la società per non avere altre interferenze di alcun tipo ha deciso di andare avanti con l’organico che avevano in mente. Non sono più andata alle corse ma sono rimasta chiaramente a disposizione di tutte le atlete della squadra. Molte di loro mi hanno chiamata ogni settimana e le valutavo o aiutavo per quello che le vedevo alle gare in televisione.

Hai sempre lavorato bene con le atlete che hai diretto. A parte le italiane, chi sono le altre in Liv che sono cresciute?

Quinty (Ton, ndr) è stata quella che mi ha dato più soddisfazioni dal punto di vista umano, perché non è per niente facile far sciogliere una olandese. Lei mi ha seguito molto, è stata spesso nel mio gruppo perché la mettevo al fianco di Mavi. Dopo che sono stata messa da parte, Quinty mi ha scritto cose belle ed è stata molto riconoscente per il valore e la crescita che le ho fatto raggiungere. Lei fa parte della fusione con la Jayco AlUla. E’ un corridore adatta alle classiche del Nord ed è anche un bel gregario. Ha gran motore, sempre molto disponibile ed attenta. Spero e credo che farà grandi risultati. Anche Marta Jaskulska ha fatto un buon inizio di stagione. A De Panne è arrivata davanti tra i ventagli, ancor prima al UAE Tour tirava le volate a Neumanova. All’europeo è andata all’attacco nel finale. E parliamo di una scalatrice che è cresciuta molto quest’anno, che però ancora non sappiamo dove andrà.

Assieme a Bronzini, andrà in Human anche la massaggiatrice Chiara Rozzini. Le due lavorano assieme da tanto tempo
Assieme a Bronzini, andrà in Human anche la massaggiatrice Chiara Rozzini. Le due lavorano assieme da tanto tempo
Invece il contatto con la Human Powered Health come si è sviluppato?

E’ stata la società che mi ha convinto di più come progetto. Ho sempre parlato con Kenny Latomme (marito della general manager Ro De Jonckere, ndr) e mi ha colpito il fatto che volevano far crescere il team. Hanno una visione delle cose molto simile alla mia. Guardano di più il lato umano, mantenendo fede proprio al loro nome (sorride, ndr). Ci siamo confrontati subito su tante idee e avevamo la stessa linea. Loro pensano che io possa contribuire ad alzare il loro livello. In più in squadra c’è Audrey Cordon-Ragot con cui ho una amicizia che va avanti da una vita. Ce l’ho avuta come compagna per tre anni in Wiggle e poi per altri tre come atleta alla Trek. Lei mi esponeva sempre che avevano tanta voglia di fare, ma mancava un po’ di verve e di esperienza nel femminile.

E’ un bell’attestato di stima…

Certo. Infatti lo stesso Kenny, che ha avuto un passato nella Quick-Step, riconosceva il fatto di non conoscere bene la gestione di un team femmninile. Tutto ciò mi ha fatto piacere, perché al di là del nome, hanno guardato proprio le mie peculiarità da diesse.

Audrey Cordon-Ragot è molto amica con Bronzini. Le due si ritroveranno in Human dopo i trascorsi in Wiggle e Trek
Audrey Cordon-Ragot è molto amica con Bronzini. Le due si ritroveranno in Human dopo i trascorsi in Wiggle e Trek
Che impressione hai avuto in generale?

E’ un club dove si respira empatia. La sede la sposteranno da Girona in Belgio, per una gestione migliore. E nonostante questo spostamento importante, hanno mantenuto tutto il personale spagnolo del loro staff. Il mio collega più diretto sarà Clark Sheehan, che seguiva il team maschile (padre di Riley che ha vinto la Parigi-Tours da stagista della Israel, ndr). A lui non manca l’esperienza nel ciclismo, ma non conosce il femminile perfettamente. Ci siamo già sentiti diverse volte e le sue domande erano tutte mirate e non campate per aria. Per me è una avventura che spero porti risultati. Inizieremo a dicembre con un training camp a Girona, dove comunque andremo anche a recuperare del materiale nella vecchia sede.

Senti di avere più responsabilità rispetto al passato?

Diciamo che più che le responsabilità da diesse, mi stanno coinvolgendo in opinioni. Sento che il mio pensiero ha una valenza per loro. Mi prendono molto in considerazione su tante opinioni, anche quando io, motivando la mia idea, vado in contro tendenza al tradizionale. E viceversa loro con alcune mie convinzioni. Mi sento onorata. Lavoreremo con un altro diesse che farà anche da coach performance. E’ una persona laureata all’università di Leuven che per anni ha seguito podisti e mezzofondisti ed ora si è dedicata al ciclismo. Alcuni test su cui basarci sono sempre gli stessi. Anche questa sarà una bella sfida sia per lui che per noi.

Il successo in solitudine della Malcotti al Tour de l’Ardeche. Bronzini è stimolata di poter lavorare con lei
Il successo in solitudine della Malcotti al Tour de l’Ardeche. Bronzini è stimolata di poter lavorare con lei
Che propositi ha Giorgia Bronzini per il 2024?

Il primo riguarda Barbara (Malcotti, ndr) che quest’anno ha fatto un bel step-up. Ora vorrei seguirla da più vicino. Voglio capire quali sono i suoi margini e darle degli obiettivi più stimolanti ed allettanti da poter raggiungere. L’obiettivo principale della squadra però sarà quello di rientrare nella top ten del WorldTour, senza pensare troppo se siamo dentro o fuori. L’ambizione è anche quella di ottenere podi nelle gare WorldTour e magari centrare una tappa al Tour Femmes o al Giro d’Italia Women. Dovrei essere presente in tutte e tre le principali gare a tappe poi vedremo come sarà il resto del mio programma.

Tommasi, ex mezzofondista: «Mi riscatto col ciclismo»

19.08.2023
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Stamattina sono scattati a Budapest i campionati del mondo di atletica e c’è una ciclista che non solo li guarderà con un occhio particolarmente attento, ma che li avrebbe potuti disputare. Francesca Tommasi fino allo scorso dicembre era una mezzofondista dell’Esercito, tutt’altro che anonima poi varie vicissitudini fisiche l’hanno portata a correre in bicicletta (in apertura foto Ossola).

Nella sua prima vita agonistica, la 25enne veronese di Palazzolo di Sona è stata una promessa dell’atletica per merito di diversi titoli italiani ed una serie di bei risultati ottenuti con la nazionale. Adesso la sua attuale vita è con la Mendelspeck e la sua determinazione va oltre a quella che potrebbe sembrare una scommessa. Col team di Renato Pirrone ha partecipato all’ultimo Giro Donne dove ha allungato la lista di ragazze provenienti da altri sport. Sotto quell’aspetto, alla corsa rosa Tommasi era in buona compagnia. Giusto per citare gli esempi più emblematici, la statunitense Ewers (quarta nella generale) arriva dal calcio mentre la tedesca Niedermaier (vincitrice della quinta tappa a Ceres) dallo sci di fondo. E così, al termine di un allenamento attorno a casa, abbiamo voluto conoscere meglio Francesca che grazie agli studi in medicina ha anche un altro punto in comune con diverse atlete del gruppo.

Iniziamo dalle gare dell’ultimo periodo. Come sono andate?

Direi abbastanza bene. Domenica scorsa a Vittorio Veneto ha vinto Tonetti e sono arrivata ottava nel gruppetto delle sue inseguitrici. Peccato perché quando è partita la fuga decisiva non sono stata pronta ad andarci dentro anch’io. Invece a fine luglio a Tarzo ho conquistato il mio primo podio nelle gare open. Ho chiuso seconda da sola dietro Vigilia. La condizione con cui sono uscita dal Giro Donne sta dando qualche frutto.

Al Giro Donne che esperienza è stata?

Innanzitutto mai avrei pensato di poterlo correre se penso dov’ero e cosa facevo fino a pochi mesi prima. Tutto nuovo, tutto bello e stimolante. Pensate che l’anno scorso ero andata a Padova per vedere l’ultima tappa ed avevo fatto un selfie con Mavi Garcia. Quest’anno in uno dei primi giorni di gara, sono andata da lei mostrandole quella foto e facendone un’altra come ricordo del mio cambiamento. Mavi arriva dal duathlon e parlandone assieme anche lei capiva il mio stato d’animo dell’essere in una gara così importante. Il livello era decisamente alto. Mi ha fatto un certo effetto stare gomito a gomito con atlete che vedevo solo in televisione. Così come è stata una grossa emozione la settima tappa, quella di Alassio.

In effetti lì ti sei fatta vedere. Raccontaci pure…

Si arrivava in cima al santuario di Alassio ed era forse la frazione più temuta da tutte, quella che ha deciso il podio finale. Sono stata col gruppo della maglia rosa fin dalla prima salita malgrado avessi avuto un problema alla catena all’inizio. Ho dovuto fare un bello sforzo per rientrare e restare lì. Mi sono staccata sul penultimo gpm quando le big di classifica hanno alzato il ritmo. A quel punto ho iniziato la salita finale del mio passo ritrovando un buon ritmo. E’ vero, ho chiuso ventitreesima ma sono soddisfatta ugualmente se guardo chi mi ha preceduto e chi è arrivata dietro. Tolta la belga (Ghekiere, ndr) della AG Insurance-Soudal QuickStep, che è quasi una squadra WorldTour, in pratica sono stata la prima di un team continental, soprattutto piccolo come il nostro. Anche Renato (il team manager Pirrone, ndr) era molto contento della mia prova.

Francesca Tommasi è stata tesserata dalla Mendelspeck dopo il Ponente in Rosa disputato col Canturino (foto Ossola)
Francesca Tommasi è stata tesserata dalla Mendelspeck dopo il Ponente in Rosa disputato col Canturino (foto Ossola)
Chi era Francesca Tommasi prima di diventare ciclista?

Facevo atletica, mezzofondo nello specifico. Prima ancora, da piccola, ho fatto basket e volley ma amavo muovermi di più. La parte che mi piaceva di più della pallavolo era il riscaldamento perché si facevano diversi giri di palestra (ride, ndr). A scuola durante la ricreazione o le ore di educazione fisica mi piaceva correre contro i maschi e vedere chi ci metteva meno tempo a girare intorno al cortile. Sia io che i miei genitori e professori hanno capito che dovevo provare con l’atletica. Ho iniziato a Bussolengo quando ero in prima media e già a quattordici anni ho vinto il campionato italiano cadetti. Il primo di otto tricolori tra corsa campestre e in pista fino alla categoria U23. Tra le mie compagne c’era Nadia Battocletti e tra i maschi Yemen Crippa, due ragazzi che sono ancora azzurri.

Come si è sviluppata la tua crescita nel mezzofondo?

Bene anche se fin dai primi titoli ho iniziato ad avere piccoli infortuni ossei. Nonostante tutto sono riuscita a partecipare a manifestazioni importanti con la nazionale. Gli EYOF in Olanda nel 2013 (il Festival olimpico della gioventù europea, ndr), gli europei di cross e i mondiali di cross in Uganda nel 2017. Alla fine di quell’anno sono stata tesserata nell’Esercito tra le juniores. Nel 2019 a Venaria Reale ho vinto il tricolore assoluto del cross, oltre a quello U23. In quella stagione ho poi raccolto due quinti posti nei 5000 metri agli europei U23 in Svezia e in Coppa Europa in Polonia dove con l’Italia siamo arrivati quarti per solo mezzo punto dal bronzo.

Nella gara open di Tarzo, Tommasi è seconda dietro Vigilia e davanti a Venturelli, prima junior (foto Ph Rosa)
Nella gara open di Tarzo, Tommasi è seconda dietro Vigilia e davanti a Venturelli, prima junior (foto Ph Rosa)
Perché il passaggio al ciclismo?

Essenzialmente per salvaguardare le mie articolazioni. La corsa è molto traumatica per gli arti inferiori. Negli ultimi anni stavo accumulando troppe fratture da stress che mi hanno privato di traguardi importanti. Prima quella ad un calcagno durante le qualificazioni per Tokyo 2020 ed infine quella al femore l’anno scorso mentre stavo preparando gli europei di cross. Fortunatamente nell’estate del 2022 avevo preso la mia prima bici da corsa con la quale facevo già qualche giro per riprendermi. Ad inizio stagione mi sono congedata dall’Esercito e dallo scorso dicembre non ho più corso a piedi. Sono ancora scottata da quegli infortuni, ho paura di farmi male ancora e compromettere l’attività ciclistica.

Cosa stai apprezzando di questa tua seconda vita da atleta?

Intanto devo dire che mi piace molto correre in bici. Sento il beneficio di una muscolatura più potente e non dover più convivere con i problemi fisici di prima. Mi piace anche l’aver potuto conoscere ragazze che ammiravo per alcune cose che abbiamo in comune. Ad esempio Chabbey, che è stata a lungo in fuga al mondiale, e Magnaldi sono dottoresse in medicina e chirurgia come sarò io a breve. Ad ottobre mi laureerò e poi farò la specialistica. Durante il volo che ci ha portato in Sardegna per ultime tappe del Giro Donne, sono andata a sedermi di fianco ad Erica (Magnaldi, ndr) e abbiamo parlato di questo, di come poter fare conciliare tutto o cosa privilegiare. E’ stata una chiacchierata interessante e piena di spunti. La mia idea sarebbe quella di specializzarmi in medicina dello sport. Prima vedremo come andrà col ciclismo.

Tommasi è una scalatrice dotata di un buon recupero. Sta imparando tutti gli aspetti tecnico-tattici del ciclismo (foto Pascal Cln)
Tommasi è una scalatrice dotata di un buon recupero. Sta imparando tutti gli aspetti tecnico-tattici del ciclismo (foto Pascal Cln)
Nel frattempo che obiettivi hai ora correndo in bicicletta?

Ho iniziato la stagione con il Club Corridonia che poi mi ha prestato al Canturino per il Trofeo Ponente in Rosa. Sono stata notata dalla Mendelspeck che mi ha tesserato. Quindi, vedendo questa escalation, l’intento è quella di continuare a crescere e imparare tanto, tutto. Sto migliorando a stare in gruppo e ad impostare meglio le traiettorie in curva in discesa. Sto cercando di velocizzare le operazione quando vado all’ammiraglia a prendere la borraccia. Sto attenta quando devo mangiare e bere in corsa. Sto imparando anche le tattiche e a leggere la corsa. Una mia risorsa invece è la capacità di recuperare gli sforzi, il mezzofondo mi ha aiutato molto. Tanta gente mi domanda sempre se non mi manchi l’atletica e quello che potevo fare. Io rispondo che il mio riscatto lo sto trovando nel ciclismo e non ne sono assolutamente pentita.

Bronzini si ripete. Scommessa vinta anche con Ragusa

17.04.2023
6 min
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Da quando è salita in ammiraglia, Giorgia Bronzini ha saputo ritagliarsi anche un ruolo da bookmaker. Una virtù, quella di scommettere sulle qualità di altre atlete, che la piacentina della Liv Racing TeqFind non ha mai nascosto di avere anche in sella alla bici, ma che ha perfezionato negli ultimi anni da diesse.

Lei fa un nome, ci lavora e ci punta forte poi a fine stagione verifica se la sfida è stata vinta. Per stessa ammissione di Bronzini, la scommessa del 2023 sarebbe stata Katia Ragusa, ricalcando quella vincente con Rachele Barbieri dell’anno precedente. Considerando il profondo cambiamento avvenuto due stagioni fa, il secondo posto della 25enne vicentina alla Roubaix Femmes vale come un successo per il team olandese, che ora vuole dare un seguito nei prossimi appuntamenti. Il trittico delle Ardenne è iniziato ieri con buone indicazioni ed è uno degli argomenti di cui abbiamo parlato con Bronzini (in apertura con Quinty Ton).

Bronzini contenta della prova della sua squadra e di Stultiens a lungo in fuga
Bronzini contenta della prova della sua squadra e di Stultiens a lungo in fuga
Giorgia all’Amstel vi siete fatte vedere. Com’è andata?

Le ragazze hanno corso molto bene, malgrado fossimo partite in cinque perché Jaskulska sabato notte ha avuto una reazione allergica ad un occhio per il contatto con un’ape. Sabrina (Stultiens, ndr) è stata brava restando in avanscoperta per diversi chilometri. Doveva fungere da punto di riferimento per noi. Purtroppo Mavi Garcia ha sofferto ancora il freddo e si è ghiacciata come al Brabante. Non è riuscita a fare ciò che di solito sa fare in gare come queste. Non ci voleva. Forse averlo saputo in anticipo, l’avrei fatta muovere prima e magari poteva andare diversamente qualcosa. In generale però sono contenta della nostra prestazione.

La spagnola ha la possibilità di rifarsi nei prossimi giorni.

Ero dell’idea che in questo trittico Mavi potesse fare bene e lo sono tuttora. Adesso c’è questo dominio della SD-Worx e credo che si inserirà anche la Trek-Segafredo, quindi a livello di numeri ne avranno sicuramente più di noi là davanti in corsa. Se Mavi si troverà da sola, è chiaro che sarà più difficile da gestire la situazione per un risultato pieno. Lei sta bene, arriva da un periodo di altura. Ha patito il brutto tempo, ma speriamo che in queste ultime due gare il suo corpo si sia adattato al freddo. Mi sento abbastanza fiduciosa. Vedremo come andranno Freccia Vallone e Liegi. Dopo le Ardenne, Mavi farà la Vuelta.

Mavi Garcia ha patito il freddo a Brabante e Amstel. Cerca il riscatto a Freccia e Liegi
Mavi Garcia ha patito il freddo a Brabante e Amstel. Cerca il riscatto a Freccia e Liegi
Nel 2022 eravate state bersagliate dalla malasorte tra Covid e infortuni. Sembra meglio quest’anno?

Tendenzialmente sì ma non troppo. Abbiamo avuto meno casi di Covid però già ad inizio stagione avevamo due ragazze fuori, che sarebbero state importanti per le classiche. Van der Hulst ha avuto problemi con l’arteria iliaca. Korevaar invece ha avuto noie ad un ginocchio, senza dimenticare che anche De Jong è stata ferma per problemi ad un ginocchio. Non siamo state al completo per le classiche ma ce la siamo cavata bene. Alla Strade Bianche ha preso il Covid Ton che era in una condizione ottimale, dopo aver disputato una Het Nieuwsblad quasi perfetta. Alla fine non ci è girata benissimo nemmeno quest’anno, però il risultato di Katia ha fatto finire il periodo delle classiche delle pietre con un giro di vite importante.

Torniamo proprio a quel giorno alla Roubaix. Ti è spiaciuto non esserci stata?

Sì, ma i miei programmi prevedevano che sarei salita per queste classiche delle Ardenne. Avrei voluto condividere la gioia di quel secondo posto. Non stavo nella pelle, ero felicissima. Vedevo quegli abbracci in televisione e virtualmente ero lassù con la squadra. La nostra tattica è stata giusta. Katia è andata in fuga con la sicurezza di poter prendere davanti tutti i settori, specie quelli più difficili. Negli ultimi chilometri la sostenevo a distanza. E alla fine ha fatto davvero un grande corsa.

La “scommessa Ragusa” a che punto è?

Per me è già vinta… non mi chiamano “maga” perché prevedo il futuro (sorride riferendosi al suo soprannome di quando correva, ndr). Battute a parte, devo dire che era vinta anche prima, a prescindere dal risultato, perché ho visto una Katia diversa. A fine 2022 è riuscita a fermarsi e tirare il fiato dallo stress e dalle mille cose a cui pensare. Abbiamo lavorato gomito a gomito e i progressi li ho visti subito nei primi mesi di quest’anno. Forse non mi aspettavo che arrivasse adesso, ma devo dire che questo piazzamento è arrivato al momento giusto. Katia stava facendo sacrifici da due anni e se lo meritava. Spero che ricapiti ancora da qua alla fine, magari con una vittoria.

Qual è stato il segreto per la sua rinascita?

L’ascolto. Quello funziona sempre e per Katia è stata la qualità migliore. Fortunatamente ha saputo comprendere che prima era in un loop abitudinario che non la portava troppo lontano. Stava lavorando su un corpo stanco sia fisicamente sia psicologicamente. Abbiamo aggiustato la mira, sapendo dove tirare il freno e dove invece forzare qualcosina in più. Ora ha ripreso una routine di allenamenti in modo giusto. L’intenzione era darle un metodo e delle motivazioni da cui attingere anche in futuro, con la speranza che ne possa fare buon uso quando ne avrà bisogno.

A questo punto quali sono i prossimi “cavalli” su cui punterà Giorgia Bronzini?

In generale penso molto bene della squadra ma se vogliamo parlare ancora di scommesse (sorride, ndr), vi indico tre nomi validi. Quinty Ton quest’anno ha fatto un bel salto di qualità. E’ un’atleta piuttosto completa e cercherò di farle avere una soddisfazione importante. Marta Jaskulska credo che abbia delle doti che nemmeno lei sa di avere. In accordo col suo preparatore atletico stiamo cercando di aiutarla a maturare dal punto di vista ciclistico. Lavoro su di loro dall’anno scorso e vorrei che entrambe potessero sorprendersi di se stesse. Infine c’è anche Caroline Andersson, giovane svedese che va forte in salita, anche se non è al livello delle migliori scalatrici. E’ ancora molto acerba. Va seguita, istruita e presa per mano. Sto lavorando con lei solo da inizio anno, tuttavia penso che verso fine stagione potrà fare bene.

Vuelta a maggio e mondiali ad agosto. Parla Bronzini…

18.11.2022
6 min
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Tra le tante risposte che ci ha dato Marta Cavalli nei giorni scorsi, ce n’è stata una che ci ha fornito un assist troppo invitante per non andare a canestro insieme ad un tecnico. Nel 2023 la Vuelta Feminina verrà anticipata da settembre a inizio maggio, riprendendo in pratica le date delle edizioni maschili tra gli anni ’50 e ’90. Ma è un bene o un male? Come cambia la preparazione in quel periodo che solitamente è transitorio per il movimento femminile, tra la fine delle classiche e il cammino verso i grandi giri estivi?

Abbiamo approfondito questo spunto di discussione con Giorgia Bronzini, diesse della Liv Cycling Xstra. Come sempre la piacentina non si è fatta trovare impreparata e nemmeno si è tirata indietro quando si è trattato di ampliare il discorso al resto del calendario agonistico. Lei ha già fatto una bozza di programmazione per le sue ragazze, ma è ancora incompleta. E non per colpa sua…

Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Giorgia cosa ne pensi dello spostamento della Vuelta in primavera?

Non so chi lo abbia deciso veramente, ma per me non l’hanno studiata bene. Spezza i piani perché maggio in genere è il momento in cui si va a fare altura. I team e i loro corridori top dovranno fare delle scelte ben precise. Si potrebbero sacrificare delle gare, partecipandovi ma senza reali obiettivi di risultati. Noi siamo alle prese con un puzzle organizzativo. Stiamo facendo tante riunioni cercando di dare forma a tutto. La Vuelta a maggio comporta che ci saranno tante corse WT ravvicinate. A parte la Van Vleuten, che per me può fare tutto quello che vuole ed essere sempre al picco della forma, le altre prime punte sanno già che non potranno essere molto competitive tra classiche e grandi giri a tappe. A luglio ci saranno Giro Donne e Tour Femmes e si rischia, ad esempio, di correre il secondo in preparazione di qualche altra corsa. Perché non è finita qua…

Cosa intendi?

Quest’anno a Glasgow ci sarà pure il mondiale ad agosto (dal 3 al 13, ndr). Pista e strada tutto in dieci giorni. Anche in quel caso, penso alle nostre italiane, si dovrà capire come impostare la rassegna iridata. La prova su strada che ci sarà l’ultimo giorno, pare che misurerà addirittura 180 chilometri. E se è vero come dicono che il percorso avrà un tratto in linea, togliendo quindi giri al circuito che affrontammo all’europeo 2018 quando vinse Marta (Bastianelli, ndr), sarà ancor più adatto alle ruote veloci. Quindi la nazionale azzurra, che ha tante velociste che sono anche forti in pista, come si comporteranno? Immagino che Paolo e Marco (rispettivamente il cittì della strada Sangalli e il cittì della pista Villa, ndr) dovranno parlare tanto fra loro e con le società per avere atlete al top.

In questo caso il riferimento che ti riguarda da vicino è per Rachele Barbieri. Tu cosa vorresti che facesse?

Personalmente, essendo io diesse di un team che fa strada, avrei piacere che Rachele venisse convocata per la strada. Però non posso nascondere, visto che in passato ho fatto entrambe le discipline, che vorrei che corresse anche in pista. Un po’ come è stato quest’anno all’europeo, con qualche differenza o difficoltà in più. Sì, si può fare benissimo e lei lo ha dimostrato, però bisogna tenere conto dei rischi che ci sono in pista, dove magari con un contatto o caduta puoi comprometterti la strada. In ogni caso, io sono per la meritocrazia. Se Rachele, nel nostro caso, ripeterà il 2022, allora credo che si meriterà di correre da una parte che dall’altra.

La Bronzini come preparerebbe una stagione come il 2023?

Devo ragionare da atleta o da allenatore (sorride, ndr)? Dipenderebbe dagli obiettivi. Se io puntassi al mondiale, lo preparerei correndo il Tour con cognizione e parsimonia. Se in più avessi anche la pista, cercherei di inserirci ripetute al velodromo. In ogni caso non sarebbero, e non saranno, allenamenti facili per trovare il giusto equilibrio tra distanza e ritmo. Se fossi in Villa, probabilmente non vorrei ritrovarmi con gente spremuta sul piano psicofisico. Perché le stagioni sono sempre più stressanti mentalmente. Ecco, diciamo che questo discorso vale per chi punta alle vittorie finali o le capitane. Chi invece andrà a caccia di tappe o dovrà lavorare per le compagne potrà permettersi anche di fare programmi diversi o meno intensi.

Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Ritornando invece al discorso delle gare a tappe, voi avrete Mavi Garcia diretta interessata. Che piani hai per lei?

A dicembre quando ci troveremo ne parleremo. Adesso la stiamo lasciando piuttosto tranquilla a casa sua, dove comunque sta già lavorando sodo. Farà le Ardenne e poi credo che ci terrà a correre la Vuelta. Una come lei potrebbe essere presente anche a Giro, Tour e tutte le altre gare ma non sempre al massimo della condizione, anche se poi Mavi è una che ti salva sempre la giornata con un risultato. Come dicevo prima, potrebbe fare corse per prepararne altre. Certo però che diventa difficile fare dei programmi se ancora non sai quando ci sarà una gara e come sarà strutturata…

Ti riferisci al Giro Donne?

Sì, esatto. Da italiana mi fa male vedere che il Tour è già stato presentato e noi ancora non sappiamo nulla. Anche questo sarebbe un gap da colmare in futuro. Si dice che il ciclismo femminile è cresciuto, che ha un alto livello però poi in queste cose non veniamo considerate alla pari dei maschi. Non possiamo sapere il tracciato solo a stagione inoltrata. Tutte le squadre vorrebbero sapere se le massime salite che affronteranno saranno lunghe come il San Luca o come lo Zoncolan o lo Stelvio. Non è semplice organizzare tutto. Ci sono preparazioni, ricognizioni, viaggi, roster ed eventuali piani di riserva. Se ad esempio vai a dire a Roglic o campioni del genere le salite del Giro solo due mesi prima, loro ti salutano e non vengono a correrlo.

Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Cosa ti senti di dire a tal proposito?

Non voglio che venga inteso come un attacco agli organizzatori. Sono certa che loro siano al lavoro. Anzi, ho avuto modo di vedere che in Starlight (i detentori dei diritti del Giro Donne, ndr) sono tutte persone in gamba e volenterose. Quest’anno poi è stata un’edizione qualitativamente molto buona, con un gran parterre. Proprio per questo motivo, per la crescita e considerazione che ha avuto la corsa negli ultimi due anni, ci terremmo a sapere come sarà il percorso prima dei prossimi nostri raduni. Basterebbe avere indicativamente un’idea. Speriamo si possa sapere qualcosa presto.

Giorgia vede già la nuova Liv con una Mavi in più

11.09.2022
5 min
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«Non dimentico che fino a poco tempo fa ero al loro posto e avrei voluto che mi trattassero prima da essere umano che da atleta». E’ uno dei mantra, rafforzato da quando è salita in ammiraglia, di Giorgia Bronzini.

Non c’è atleta, infatti, che sia stata a contatto con la 39enne piacentina che non abbia notato questa sensibilità. Un aspetto che può fare la differenza e l’ha fatta nella scelta di Mavi Garcia per approdare alla Liv Racing Xstra. Proprio su questo trasferimento di ciclo-mercato e mentre è attualmente impegnata alla Challenge by La Vuelta (dove quattro anni fa a Madrid conquistò l’ultimo dei suoi 116 successi da elite), abbiamo chiesto a Bronzini quale sia la sua ricetta vincente nelle trattative e come cambierà la sua squadra con l’arrivo della scalatrice spagnola.

Mavi Garcia trionfa a Plouay a fine agosto. Qualche settimana prima aveva firmato un biennale con la Liv Racing Xstra
Mavi Garcia trionfa a Plouay a fine agosto. Qualche settimana prima aveva firmato un biennale con la Liv Racing Xstra
Giorgia hai letto quello che ci ha detto Mavi?

Sì, mi ha fatto piacere. Forse ho fatto piacere anche a lei con discorsi che l’hanno toccata. La parte emotiva è importante per me, direi fondamentale.

Qual è il tuo segreto per creare la giusta sintonia? Cos’hai detto a Mavi per convincerla?

Non lo so nemmeno io forse quale sia (ride, ndr). No, credo che essendolo stata recentemente, ragiono ancora da atleta, quindi trovo un giusto compromesso col ruolo che ho adesso. A Mavi penso di aver trasmesso quella tranquillità di rispettare prima la sua parte umana. Io so che se anche produci watt come un centrale elettrica, ma a casa non sei tranquilla o c’è qualcosa che non va nella tua vita, i risultati fanno fatica ad arrivare o non arrivano proprio. Dico da sempre che la nostra performance è data per l’80 per cento dalla testa.

Velociste a confronto. Barbieri si è affidata ai consigli di Bronzini per fare risultato
Velociste a confronto. Barbieri si è affidata ai consigli di Bronzini per fare risultato
Possiamo dire che alla Liv si vede sempre di più la tua impronta?

Sì, ma in squadra anche il resto dello staff condivide con me questo modo di agire. Sono orgogliosa di aver portato questa mia filosofia. Sento di essere nel posto giusto per lavorare. Però attenzione, mica le do tutte vinte alle ragazze, perché talvolta trovi quelle che non sono mai contente. Uso bastone e carota in egual misura, anzi a volte non mi trattengo se mi fanno arrabbiare. Ad esempio ad ogni mia atleta do un obiettivo tangibile e contestualizzato su di lei. Se nemmeno ci provano a raggiungerlo, sanno che mi faccio sentire

Qualche tua ragazza ci ha detto che ti fai sentire in continuazione…

In effetti è così. Anzi, ormai si preoccupano se alla radio in corsa non mi sentono (sorride, ndr). Se non parlo significa che qualcosa non sta andando bene per niente o che sto dormendo. Le supporto sempre durante la gara. Le motivo, le stimolo, le rimprovero, cerco di dare loro una soluzione. Mi faccio sentire proprio per quello che dicevo prima. La testa, a volte il cuore, fa la differenza rispetto ai valori tecnici.

L’arrivo della Garcia ridisegna la fisionomia della vostra squadra?

Sì e no. Avevamo già ragazze adatte alla salita, ma la processione di Covid in cui siamo incappate ci ha condizionato pesantemente. Arriverà anche una giovane straniera per farla crescere. Comunque Mavi sarà la leader dei grandi giri e delle classiche. Con lei studieremo obiettivi precisi e tattiche ad hoc in corsa. Come vi ha detto lei, stiamo studiando il calendario migliore in cui potrà ottimizzare il lavoro fatto.

Lei ci ha parlato di Stultiens ma ci sembra di capire che potrà contare su più atlete.

Sabrina ha pagato tantissimo il cosiddetto long-covid. E’ rientrata al Tour dove ha fatto fatica ma per il morale l’ho portata alla Vuelta. Consideriamola una stagione di passaggio, ma voglio fare un buon inverno con lei. Così come con Smulders e Ton, che alzeranno l’asticella in salita lavorando sodo nella pausa. Anche Demey può tornare utile a Mavi nella fase di pianura che porta alle salite. Poi ci sono altre tre ragazze da considerare valide per tutti i terreni.

Di chi parli Giorgia?

Una è Korevaar che l’abbiamo dovuta spremere perché in pratica è una delle pochissime che non è mai stata bloccata dal covid. Grande lavoratrice anche lei. All’europeo ha tirato tutto il giorno per Wiebes e al Tour of Scandinavia ha sfiorato un grande risultato nella tappa più impegnativa. Stesso discorso vale per Jaskulska cui le ho fatto fare gli straordinari. Sempre all’attacco, al Giro Donne è stata un giorno in maglia bianca e si è spesa molto per la squadra. Lei ha un grande potenziale e spero possa fare un ulteriore step.

Katia Ragusa ha vissuto una stagione difficile, ma Bronzini conta sul suo rilancio nel 2023
Katia Ragusa ha vissuto una stagione difficile, ma Bronzini conta sul suo rilancio nel 2023
E la terza a cui ti riferivi?

E’ Ragusa, che ha vissuto una stagione difficile, forse a causa di un sovrallenamento che si portava appresso dal 2021. Al Giro l’ho mandata spesso in fuga ed è sempre stata a disposizione delle compagne. Dobbiamo recuperarla. Non vi nascondo che Katia sarà la mia scommessa per il 2023 come la è stata Rachele (Barbieri, ndr) quest’anno. Io ci credo.

Con una Mavi nel motore, a che obiettivi puntate?

Vincere una delle classiche delle Ardenne sarebbe il top. Naturalmente sarebbero molto graditi anche una tappa o il podio o entrambi in un grande giro. Però le fondamenta per questi obiettivi le getteremo nel training camp di questo inverno. Se non avremo i problemi di quest’anno, partiamo da una base più consapevole anche per correggere in corsa tutti eventuali intoppi che si presenteranno.

Dopo la grande paura, ecco il ritorno della Tomasi

10.09.2022
5 min
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Piano piano anche Laura Tomasi inizia ad affacciarsi sempre più spesso nei quartieri alti del WorldTour. La ragazza di Miane ha avuto un agosto decisamente impegnativo, ma anche importante, con piazzamenti di rilievo che le hanno restituito un sorriso che era andato un po’ appassendosi in una stagione obiettivamente difficile.

In un ciclismo femminile azzurro sempre in vista, dalla stagione delle classiche a quella delle corse a tappe, della veneta non si sentiva quasi mai parlare, poi ad agosto sono cominciati ad arrivare piazzamenti importanti con podi di tappa sia al Giro di Scandinavia che al Simac Ladies Tour. Che cosa era successo prima? Il suo racconto è un calendario di sfortune.

Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)
Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)

Un brutto trauma cranico

«A marzo c’è stata la prima caduta in Belgio, con un colpo alla testa – esordisce la veneta – a maggio è arrivato il Covid. Poi proprio il giorno prima del Giro d’Italia un’altra caduta, questa volta non in bici ma con conseguenze più gravi: un trauma cranico che ha richiesto un po’ di controlli e molta prudenza. Sono stata ferma tutto luglio. Per fortuna la squadra non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno e la sua fiducia pensando ad agosto».

Appena sei tornata abile, la tua agenda d’impegni è diventata fittissima: Giro di Scandinavia, Simac Ladies Tour, ora la Vuelta…

A me va benissimo così, intanto perché ho corso pochissimo, prima di partire per la Norvegia avevo fatto appena 25 giorni di corsa, poi perché essendo stata tanto assente, devo anche dare modo a chi mi ha sostituito di respirare. Ora farò tutte le gare del WorldTour fino a fine stagione.

Il saluto con Mavi Garcia sotto lo sguardo della Bujak. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Il saluto con la capitana Mavi Garcia. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Non solo hai potuto gareggiare, ma hai anche avuto la possibilità di metterti in evidenza…

L’occasione andava sfruttata. La squadra, non avendo Garcia e Bastianelli nel roster, aveva dato a tutte noi la possibilità di sfruttare la situazione non essendoci una capitana designata. Sarebbe stata la corsa a fare le gerarchie e quando sono stata chiamata in causa ho risposto presente. Ora sono pronta a tornare a svolgere i miei compiti in funzione delle altre, alla Vuelta Mavi era la nostra guida, ma se capiteranno altre possibilità non me le farò sfuggire.

Parliamo allora degli inizi di Laura Tomasi: hai subito individuato il ciclismo come tuo sport preferito?

Non proprio. Da bambina mi piaceva di più il pattinaggio artistico, poi però ho iniziato a vivere il ciclismo come mia attività preferita, gareggiando sin da esordiente. Devo dire che in famiglia all’inizio hanno fatto un po’ di resistenza: mio padre che aveva fatto attività in età giovanile mi sconsigliava di provarci dicendo che era molto impegnativo, poi però mi hanno sempre supportato nelle mie decisioni.

Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Tecnicamente come ti sei evoluta?

Diciamo intanto che non sono uno scalatore, questo è certo… Sulle salite brevi mi posso difendere anche in maniera brillante, ma le mie caratteristiche sono più legate alla velocità, allo sprint. Per questo gare come quelle in Norvegia e Olanda sono le più adatte a me.

Visto che sei veloce, quali sono i tuoi compiti in squadra?

Sono nel treno che lavora in funzione della Bastianelli, ma quando lei non c’è posso anche finalizzare, soprattutto se sono in fuga. Nei gruppi ristretti mi trovo molto a mio agio. Quando in grandi squadre come l’Uae Team ADQ hai capitani importanti è giusto dare tutto quel che si ha per loro, ma le occasioni per avere libertà in una stagione non mancano.

Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Dicevi di non essere tanto abile in salita, ma se andiamo a guardare gli eventi della corsa olandese, c’è la quarta tappa che sembra quasi smentirti…

Un po’ è vero. Era la frazione che presentava al suo interno il Cauberg, l’ascesa resa famosa dall’Amstel Gold Race, da affrontare ben 3 volte e io alla fine ho chiuso quarta. E’ andata via una fuga di una ventina di atlete con me presente e in volata ho fatto il mio. Mi hanno detto però che il percorso della classica olandese è un po’ diverso, più complicato.

Come l’affronteresti?

Sempre al servizio delle altre, di chi ha più possibilità per spuntarla. Io voglio essere utile, spero di poter rimanere. Per il prossimo anno ancora non ho firmato la riconferma, ma ho buoni segnali in tal senso. L’importante è che mantenga la condizione attuale e abbia occasioni per mettermi in mostra, anche in funzione delle altre. Gli ultimi risultati mi hanno dato tranquillità e questo è merito anche del lavoro intrapreso con la psicologa dopo gli incidenti della stagione. Hanno influito parecchio e spero di continuare così.