Tra i volti nuovi che si affacciano nel mondo del professionismo c’è quello di Mattia Petrucci, ragazzo veronese che indosserà la maglia della Bardiani CSF Faizanè. Il suo arrivo nella squadra dei Reverberi, che in questo momento si trova in Toscana per la preparazione invernale, va evidenziato. Petrucci, alla fine del 2021 ha deciso di attendere prima di fare il grande salto tra i professionisti. E’ rimasto un’altra stagione tra gli under 23 con la Colpack. Una scelta ponderata che in un mondo sempre più veloce, è quanto meno da sottolineare.
Come mai quella decisione lo scorso anno?
Alla fine del 2021 avevo parlato con un po’ di squadre, tra cui anche la Bardiani, ma non si era arrivati a nulla di concreto. Così ho deciso di provare a raccogliere di più tra gli under 23.
Il 2022 che anno è stato?
Non è andato secondo le aspettative a causa delle diverse problematiche che ho avuto nei mesi centrali dell’anno. Mi sono fermato parecchie volte, una anche al campionato europeo, al quale avrei dovuto partecipare. E’ stato davvero difficile ripartire da capo.
A fine stagione sono arrivati dei buoni piazzamenti…
Sono risultati che sono riuscito a conquistare grazie alla mia esperienza e all’orgoglio.
Hai avuto paura che questa scelta ti si potesse ritorcere contro?
Con il senno di poi diventa troppo facile, sinceramente non ci ho pensato. Anche perché alla fine della passata stagione qualche colloquio con delle squadre professional l’avevo già fatto. Quest’anno ho “riallacciato” il filo con i Reverberi e dopo un bel colloquio abbiamo trovato l’accordo. Sono consapevole di ciò che ho fatto e fa tutto parte di un bagaglio di esperienza che mi porto dietro.
Che differenze vedi ora che sei all’interno?
Principalmente strutturali. Arrivo da una squadra che era ben organizzata, ma qui si vede una gestione completamente differente. Si scende parecchio nei dettagli per evitare errori, ci alleniamo bene e siamo seguiti sotto tutti gli aspetti.
La Bardiani ha un suo progetto dedicato ai giovani, tu che sei appena uscito dagli under 23, come lo vedi?
E’ molto interessante, soprattutto perché questi ragazzi sono trattati come dei professionisti, ma hanno la possibilità di correre tra gli under. Ormai la categoria under 23 sta diventando sempre più di passaggio, un mezzo trampolino di lancio. Dico mezzo perché il vero trampolino di lancio sono gli juniores. Se uno dimostra già da giovane di andare forte merita di fare un percorso ed un programma di crescita differente.
L’anno scorso ci avevi detto che dovevi trovare appieno la tua dimensione come corridore, ora l’hai trovata?
Devo migliorare molto in salita, questo senza dubbio. Una mia caratteristica è di saper tenere in salita e giocarmi gli arrivi ristretti, insomma un buon cacciatore di tappe o di corse di un giorno.
Un profilo adatto ad una squadra come la Bardiani, no?
Assolutamente, queste mie qualità mi danno la possibilità di mettermi in gioco. La nostra squadra non parte con un capitano designato e quindi in ogni corsa c’è la possibilità di provarci. Chiaramente essendo uno degli ultimi arrivati, non pretendo di giocarmi le mie carte fin dalle prime gare. Però in questa squadra se sei serio e lavori bene le possibilità poi ti vengono date.
Sai già dove e quando debutterai?
Sì, correrò alla Vuelta a San Juan, in Argentina. Manca solamente un mese ed è importante arrivare preparato. Non si ha più modo di arrivare alle corse con la preparazione ancora in costruzione.
Un inizio oltreoceano, sarà doppiamente tosto…
Ora sono concentrato sul lavorare al meglio sulla preparazione senza perdermi in troppi pensieri. Poi però dovrò anche concentrarmi sull’acclimatamento, io sono uno che guarda molto ai dettagli. Proprio in questi giorni di ritiro stiamo lavorando su tanti particolari e ci sono studi che dimostrano che un cambio di clima può comportare dei problemi nella prestazione atletica se non si è abbastanza preparati.
Qualche altro ragazzo quest’anno ha avuto la tua stessa idea di fare un anno in più tra gli under, che ne pensi?
Ovviamente ognuno di noi è diverso e fa le cose che ritiene giuste per sé. Guardandomi indietro dopo un anno non mi sento di dare giudizi. Una cosa fondamentale è avere intorno persone fidate che ti consigliano. Se si ha la possibilità, tuttavia, è forse meglio coglierla, con la consapevolezza che se si fa un salto troppo grande c’è il rischio di rimbalzare indietro, e se succede poi non torni più…