Petrucci alla Bardiani: l’anno in più da U23 è servito?

17.12.2022
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Tra i volti nuovi che si affacciano nel mondo del professionismo c’è quello di Mattia Petrucci, ragazzo veronese che indosserà la maglia della Bardiani CSF Faizanè. Il suo arrivo nella squadra dei Reverberi, che in questo momento si trova in Toscana per la preparazione invernale, va evidenziato. Petrucci, alla fine del 2021 ha deciso di attendere prima di fare il grande salto tra i professionisti. E’ rimasto un’altra stagione tra gli under 23 con la Colpack. Una scelta ponderata che in un mondo sempre più veloce, è quanto meno da sottolineare. 

Petrucci (in maglia Colpack) a fine 2021 ha deciso di prolungare la sua esperienza tra gli under 23
Petrucci (in maglia Colpack) a fine 2021 ha deciso di prolungare la sua esperienza tra gli under 23
Come mai quella decisione lo scorso anno?

Alla fine del 2021 avevo parlato con un po’ di squadre, tra cui anche la Bardiani, ma non si era arrivati a nulla di concreto. Così ho deciso di provare a raccogliere di più tra gli under 23. 

Il 2022 che anno è stato?

Non è andato secondo le aspettative a causa delle diverse problematiche che ho avuto nei mesi centrali dell’anno. Mi sono fermato parecchie volte, una anche al campionato europeo, al quale avrei dovuto partecipare. E’ stato davvero difficile ripartire da capo. 

A fine stagione sono arrivati dei buoni piazzamenti…

Sono risultati che sono riuscito a conquistare grazie alla mia esperienza e all’orgoglio.

Il debutto stagionale di Petrucci è arrivato al Trofeo Laigueglia, un primo assaggio di professionismo (foto Scanferla)
Il debutto stagionale di Petrucci è arrivato al Laigueglia, un primo assaggio di professionismo (foto Scanferla)
Hai avuto paura che questa scelta ti si potesse ritorcere contro? 

Con il senno di poi diventa troppo facile, sinceramente non ci ho pensato. Anche perché alla fine della passata stagione qualche colloquio con delle squadre professional l’avevo già fatto. Quest’anno ho “riallacciato” il filo con i Reverberi e dopo un bel colloquio abbiamo trovato l’accordo. Sono consapevole di ciò che ho fatto e fa tutto parte di un bagaglio di esperienza che mi porto dietro.

Che differenze vedi ora che sei all’interno?

Principalmente strutturali. Arrivo da una squadra che era ben organizzata, ma qui si vede una gestione completamente differente. Si scende parecchio nei dettagli per evitare errori, ci alleniamo bene e siamo seguiti sotto tutti gli aspetti. 

In questi giorni Mattia si trova nel ritiro della Bardiani sui colli toscani
In questi giorni Petrucci si trova nel ritiro della Bardiani sui colli toscani
La Bardiani ha un suo progetto dedicato ai giovani, tu che sei appena uscito dagli under 23, come lo vedi?

E’ molto interessante, soprattutto perché questi ragazzi sono trattati come dei professionisti, ma hanno la possibilità di correre tra gli under. Ormai la categoria under 23 sta diventando sempre più di passaggio, un mezzo trampolino di lancio. Dico mezzo perché il vero trampolino di lancio sono gli juniores. Se uno dimostra già da giovane di andare forte merita di fare un percorso ed un programma di crescita differente. 

L’anno scorso ci avevi detto che dovevi trovare appieno la tua dimensione come corridore, ora l’hai trovata?

Devo migliorare molto in salita, questo senza dubbio. Una mia caratteristica è di saper tenere in salita e giocarmi gli arrivi ristretti, insomma un buon cacciatore di tappe o di corse di un giorno.

Un profilo adatto ad una squadra come la Bardiani, no?

Assolutamente, queste mie qualità mi danno la possibilità di mettermi in gioco. La nostra squadra non parte con un capitano designato e quindi in ogni corsa c’è la possibilità di provarci. Chiaramente essendo uno degli ultimi arrivati, non pretendo di giocarmi le mie carte fin dalle prime gare. Però in questa squadra se sei serio e lavori bene le possibilità poi ti vengono date. 

Pochi giorni fa siamo stati insieme alla Bardiani per vedere come Reverberi ed il suo staff preparano la stagione
Pochi giorni fa siamo stati insieme alla Bardiani per vedere come Reverberi ed il suo staff preparano la stagione
Sai già dove e quando debutterai?

Sì, correrò alla Vuelta a San Juan, in Argentina. Manca solamente un mese ed è importante arrivare preparato. Non si ha più modo di arrivare alle corse con la preparazione ancora in costruzione. 

Un inizio oltreoceano, sarà doppiamente tosto…

Ora sono concentrato sul lavorare al meglio sulla preparazione senza perdermi in troppi pensieri. Poi però dovrò anche concentrarmi sull’acclimatamento, io sono uno che guarda molto ai dettagli. Proprio in questi giorni di ritiro stiamo lavorando su tanti particolari e ci sono studi che dimostrano che un cambio di clima può comportare dei problemi nella prestazione atletica se non si è abbastanza preparati. 

Qualche altro ragazzo quest’anno ha avuto la tua stessa idea di fare un anno in più tra gli under, che ne pensi?

Ovviamente ognuno di noi è diverso e fa le cose che ritiene giuste per sé. Guardandomi indietro dopo un anno non mi sento di dare giudizi. Una cosa fondamentale è avere intorno persone fidate che ti consigliano. Se si ha la possibilità, tuttavia, è forse meglio coglierla, con la consapevolezza che se si fa un salto troppo grande c’è il rischio di rimbalzare indietro, e se succede poi non torni più…

Un altro anno tra gli U23, la scelta coraggiosa di Petrucci

27.01.2022
6 min
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Gianluca Valoti ce lo aveva detto: «Mattia Petrucci era pronto per passare già lo scorso anno». Il veronese, classe 2000, si appresta ad affrontare il suo quarto ed ultimo anno da under 23.

Per certi aspetti oggi è considerato un “vecchietto”, ma lui lo sa bene. Questo ragazzo ha davvero le idee chiare. Le sue parole ci sono parse sempre molto ponderate. Sempre Valoti ha parlato di un corridore di sostanza. E dopo i cicloni Ayuso e Baroncini può davvero prendere in mano la Colpack-Ballan.

Petrucci, a destra, sul podio del Val d’Aosta 2021 dietro a Thompson e Garofoli (foto Giro della Valle d’Aosta)
Petrucci, a destra, sul podio del Val d’Aosta 2021 dietro a Thompson e Garofoli (foto Giro della Valle d’Aosta)
Quindi, Mattia, avevi l’opportunità di passare già lo scorso anno?

Passare, diciamo che c’era stata qualche chiacchierata effettivamente. Stavamo valutando dopo il Val d’Aosta con alcune professional italiane e non. Poi c’è stato un po’ di tentennamento. Alla fine ho preso io la decisione di fare un altro anno tra gli under 23, consapevole di tutti i rischi che questo comporta: un infortunio, la condizione che non va, un malanno… Ma sto crescendo bene, mi manca “poco” per essere il corridore che vorrei. E alla fine in accordo con il team e con i miei manager, i Carera, e consapevole che farò un calendario di primissimo ordine, ho deciso di restare un altro anno.

E che corridore vorresti essere?

Mi rifaccio sempre a quel che mi disse, Mauro Bissoli, il mio preparatore che avevo già da juniores. Lui mi ha sempre detto che per il tipo di corridore che sono nelle gare a cui punto, devo essere un cecchino. Devo essere al top per quegli appuntamenti che si cerchiano in rosso. Un po’ come ha fatto l’anno scorso Baroncini: quando ha puntato il dito difficilmente ha sbagliato.

Sei andato molto bene al Val d’Aosta (terzo): ti possiamo ritenere uno scalatore?

Ora come ora no, non mi ritengo uno scalatore. Okay, posso esserlo nella categoria under 23. Un corridore che pesa 58 chili ci sta che vada forte in salita, però non credo che io possa esserlo anche tra i pro’. Lì è tutto diverso. Ho uno spunto abbastanza veloce, gli arrivi con 5-10 corridori li devo vincere. Se l’arrivo è su uno strappo dopo una corsa dura: va bene. Se l’arrivo è in fondo ad una discesa dopo una lunga salita: ancora meglio.

Dove devi migliorare?

Devo sempre migliorare in salita, ma anche in pianura e non solo per il ritmo. Penso al vento, alle dinamiche di gruppo… Devo spendere il meno possibile. Devo essere sicuro che se arriviamo in cinque vinco. E quest’anno più di qualche volta mi è mancato davvero poco per vincere, non so un 5%. Quel qualcosina che non ho avuto in volata a San Vendemiano o al Piccolo Lombardia. Se in pianura ne avessi avuta di più, magari sarei arrivato con quel 5% di energia in più nel finale e non avrei perso la volata. E magari sarebbe anche cambiato qualcosa per il passaggio al professionismo. Il ciclismo è uno sport “del cavolo”: se fai secondo o primo cambia tutto.

In effetti…

Le squadre vanno a vedere i risultati, vogliono gente che vince. Sì, essere costanti è importante, ma loro vogliono la costanza nelle vittorie. Da quel che ho potuto constatare meglio vincere 3-4 gare, che salire 20 volte sul podio. Inoltre nella mia condizione di quarto anno se non sono capace di vincere tra gli under vuol dire che di là ti fanno del male.

Raccontaci un po’ di te… 

Ho iniziato nella categoria G6, quindi a 10-11 anni. All’inizio mi sono solo divertito. Anche se poi divertito… Nei primi quattro anni non ho fatto neanche un piazzamento! Però proprio qualche tempo fa ho contato tutti gli sport che ho provato a fare e sono stati più di 15. Oltre ai più noti come il calcio, ho provato anche il softball o l’arrampicata. Ma il ciclismo c’è sempre stato. E guarda caso è stato l’unico sport in cui all’inizio non sono andato bene. Però ci ho creduto, sono migliorato sempre un po’ e da allievo ho vinto un campionato italiano.

Boscaro (a sinistra) aiuta Petrucci a indossare la radiolina: in Colpack Mattia è rinato
Petrucci aiutato ad indossare la radiolina: in Colpack Mattia è rinato
Mattia, sei stato anche all’Equipe Continentale Groupama-FDJ: che esperienza è stata?

Ho fatto il primo anno nella General Store, volevo farlo al meglio pensando anche alla scuola. Feci con loro fino al Piva. Poi accade che un corridore della Groupama passò, venni chiamato per fare dei test in Francia e mi presero. Ci fu qualche controversia con il team di provenienza, ma tutto sommato per un anno e mezzo ho fatto una bella esperienza: corse importanti, ho vissuto da solo… Però dopo i miei problemi con il Covid qualcosa si è rotto. La Colpack-Ballan si è fatta avanti e per questo non smetterò mai di ringraziarli, a partire dal presidente Beppe Colleoni. Quando dico che qui non ci manca niente so veramente cosa significa dopo questa esperienza.

Una dimostrazione di fiducia da parte della Colpack…

Nel 2021 ho fatto la prima parte di stagione con le “mani legate”. Venivo dai problemi dell’inverno precedente appunto, mi sono dovuto mettere, giustamente, a disposizione del team e fino a maggio ho davvero fatto poco. Faticavo a finire le corse, ma la squadra mi ha sempre lasciato tranquillo. A maggio poi ho vinto una corsa e man mano, soprattutto dopo l’italiano, le cose sono andate meglio.

Quali sono i tuoi obiettivi per questa stagione?

Il Giro U23 è un grandissimo obiettivo. Sono inserito in lista, non so con che ruolo, lo vedremo strada facendo. Non so se sarò leader ma avrò i miei spazi. E poi ci sono le prime gare internazionali di primavera che sono il mio pane.

Petrucci, veronese, ha seguito le orme della passione per il ciclismo di papà Maurizio
Petrucci, veronese, ha seguito le orme della passione per il ciclismo di papà Maurizio
Quindi ti senti più portato per le corse di un giorno?

Per ora sì. Dopo qualche tappa faccio un po’ fatica. Mentre le gare di un giorno più sono lunghe e dure e più mi piacciono.

Eppure al Val d’Aosta hai fatto terzo e stavi bene nel finale…

Ma il Val d’Aosta 2021 era solo di tre tappe. L’anno prima avevo faticato parecchio. Ho detto che per ora credo di essere per le gare di un giorno perché di gare a tappe dopo che stavo bene non ce ne sono state nella passata stagione. Poi magari salterà fuori che sarò più portato per le corse a tappe, ma per ora mi baso su quello che sono adesso: non ho dati per mostrare il contrario.

Hai le idee chiare! La tua scelta di restare un altro anno tra gli under 23 è coraggiosa. Come hai detto te è rischiosa, ma magari potrai arrivare al professionismo dalla porta principale del WorldTour…

Quello è l’obiettivo. Sono consapevole che arrivare in una WorldTour da quarto anno è difficile. Per riuscirci devo vincere. Se avessi fatto i risultati di questa stagione da primo o secondo anno sarei già passato, tutti cercano l’astro nascente. Però è anche vero che da juniores ho vinto parecchio e nelle prime stagioni da under ho avuto dei problemi fisici: magari questo conterà. Certo, già lo scorso ho iniziato la stagione, quasi da “vecchio” accantonato, ma io ero sicuro di me stesso. Sapevo di poter contare su una super squadra e so che quest’anno il team potrà aiutarmi. In Colpack-Ballan sanno della mia situazione, della mia età, che corridore sono e che faccio la vita da atleta al 100%.