BOLOGNA – Nonostante i tuoni sull’asfalto rovente del San Luca, il sorriso di Primoz Roglic cancella le nubi in casa Red Bull-Bora-Hansgrohe. E’ stata una delle giornate più difficili sui colli bolognesi per l’asso sloveno, abituato a sfrecciare a braccia alzate al Giro dell’Emilia con il suo tris regale (2019, 2021, 2023). Stavolta, invece, è stato costretto a limitare i danni dalla coppia terribile Pogacar-Vingegaard e da un altro tandem tenace composto da Carapaz ed Evenepoel.
Acqua sul fuoco
Se l’ecuadoregno e il belga hanno reagito, all’ex campione mondiale juniores di salto con gli sci è mancato il solito spunto sulle pendenze più arcigne. Al tempo stesso non è andato a picco e quei 21 secondi lasciati nella torrida giornata non lo spaventano. E’ lui il primo a calmare le acque, scendendo sorridente dal bus e concedendosi per qualche battuta coi giornalisti dopo aver schioccato un bacio alla moglie Lora.
«E’ stata dura. Volevo restare con i migliori – dice – ma non avevo le gambe e così devo accontentarmi di quello che è stato».
Al momento dell’attacco di Pogacar, “Rogla” non era nella posizione in cui avrebbe dovuto trovarsi, come conferma lui stesso: «Ovviamente non ero alla sua ruota, sono rimasto troppo indietro e così non ho potuto farci nulla». A chi pensa che la domenica emiliana possa destabilizzarlo, lui ribatte: «E’ stata una giornata a sé, preferisco vivere questo Tour giorno per giorno. E’ soltanto la seconda tappa e mancano ancora 19 giorni».
La voce del padrone
Ralph Denk, fondatore e manager del team, che a questo Tour ha festeggiato l’ingresso di Red Bull nel ciclismo, non si nasconde.
«Non era quello che ci aspettavamo – dice – ma alla fine sono soltanto una manciata di secondi, per cui dovremo analizzare nel dettaglio la tappa e parlare con più calma con Primoz. Non ho grandissime informazioni. Sicuramente l’intera squadra ha sbagliato posizionamento al primo imbocco del San Luca e questo ci è costato parecchie energie che poi abbiamo pagato. Cercherò di capire cosa è successo».
Accanto a sé nei momenti più concitati, Roglic aveva sia Aleksandr Vlasov sia Jai Hindley, che hanno tagliato il traguardo nel suo stesso gruppo. «Il caldo torrido ha reso davvero duro questo weekend, per noi così come per tutte le altre squadre. Sono convinto che queste alte temperature hanno reso meno emozionante la corsa perché con dieci gradi in meno magari avremmo visto qualcosa di più», commenta ancora Denk.
L’analisi di Gasparotto
Dal bus scende anche il direttore sportivo Enrico Gasparotto che prova ad analizzare la tappa. «In giornate con un finale come quello di Bologna – dice – di solito Primoz è sempre là. Però questa frazione è stata atipica perché non è stata una giornata tirata, ma tranquilla per la prima parte e poi esplosiva nel finale.
«Il Montecalvo e i due passaggi del San Luca sono stati fatti a velocità folle, mentre prima no. Magari questo ha influenzato un corridore di una certa esperienza e un po’ un diesel come lui, rispetto a ragazzi più giovani. Poi, l’entrata del San Luca era molto più tecnica rispetto a quando si affronta all’Emilia. C’era la chicane che sparigliava un po’ le carte. Ne parlerò con Primoz, ma sicuramente già dal suo arrivo al nostro pullman l’ho visto molto più tranquillo di quello che potessi immaginare».
Perplessità su Pogacar
La situazione di classifica non spaventa il diesse friulano: «Onestamente mi aspettavo molto di più da Tadej nella prima tappa, così nella seconda. Pensavo che la Uae tenesse maggiormente la corsa per poi provare a fare “malanni” nelle ultime due salitine prima dell’ultimo strappo del San Luca. Di sicuro se Tadej, come dice, sta meglio che al Giro, mi aspetto sempre fuoco e fiamme in questa prima settimana.
«Per ora, ha fatto meno di quello che aspettavo, ma credo che questo caldo abbia influenzato tutti, lui compreso. Chi è stato ad allenarsi a fare altura sulle Alpi ha trovato brutto tempo quasi ovunque, mentre chi è andato in Spagna magari aveva il corpo più abituato a queste temperature». Poi aggiunge sicuro: «Primoz ha esperienza da vendere e sa gestirsi come pochi».
Il giorno di Sobrero
Oggi un po’ di relax nella prima occasione per velocisti con l’arrivo a Torino. Si passerà nelle terre dell’albese Matteo Sobrero, con il suo fans club disseminato sul percorso tra Barbaresco e dintorni per sospingerlo nel suo prezioso lavoro a supporto dello sloveno vincitore per tre volte della Vuelta di Spagna (2019, 2020, 2021) e re del Giro d’Italia 2023. Ieri Matteo ha tagliato il traguardo con un ritardo di 13’25” dal vincitore, nel gruppetto di cui faceva parte anche un acciaccato Wout Van Aert.
«Primoz non era al top in questa tappa, forse anche perché ha patito il caldo e non era abituato a questo clima. Anche lui arrivava direttamente dall’altura di Tignes», racconta Matteo riferendosi agli allenamenti del mese scorso. «In squadra siamo tutti tranquilli anche perché il Tour è appena iniziato e le salite lunghe devono ancora cominciare».
Il terzo uomo è ancora in piedi: stavolta però, tocca a lui rimontare se vuol cullare il sogno giallo mai sopito.