Passo falso sul San Luca, ma Roglic getta acqua sul fuoco

01.07.2024
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BOLOGNA – Nonostante i tuoni sull’asfalto rovente del San Luca, il sorriso di Primoz Roglic cancella le nubi in casa Red Bull-Bora-Hansgrohe. E’ stata una delle giornate più difficili sui colli bolognesi per l’asso sloveno, abituato a sfrecciare a braccia alzate al Giro dell’Emilia con il suo tris regale (2019, 2021, 2023). Stavolta, invece, è stato costretto a limitare i danni dalla coppia terribile Pogacar-Vingegaard e da un altro tandem tenace composto da Carapaz ed Evenepoel.

Acqua sul fuoco

Se l’ecuadoregno e il belga hanno reagito, all’ex campione mondiale juniores di salto con gli sci è mancato il solito spunto sulle pendenze più arcigne. Al tempo stesso non è andato a picco e quei 21 secondi lasciati nella torrida giornata non lo spaventano. E’ lui il primo a calmare le acque, scendendo sorridente dal bus e concedendosi per qualche battuta coi giornalisti dopo aver schioccato un bacio alla moglie Lora.

«E’ stata dura. Volevo restare con i migliori – dice – ma non avevo le gambe e così devo accontentarmi di quello che è stato».

Al momento dell’attacco di Pogacar, “Rogla” non era nella posizione in cui avrebbe dovuto trovarsi, come conferma lui stesso: «Ovviamente non ero alla sua ruota, sono rimasto troppo indietro e così non ho potuto farci nulla». A chi pensa che la domenica emiliana possa destabilizzarlo, lui ribatte: «E’ stata una giornata a sé, preferisco vivere questo Tour giorno per giorno. E’ soltanto la seconda tappa e mancano ancora 19 giorni».

Roglic ha speso tanto per trovare la posizione sul San Luca, ma forse le gambe non erano le migliori
Roglic ha speso tanto per trovare la posizione sul San Luca, ma forse le gambe non erano le migliori

La voce del padrone

Ralph Denk, fondatore e manager del team, che a questo Tour ha festeggiato l’ingresso di Red Bull nel ciclismo, non si nasconde.

«Non era quello che ci aspettavamo – dice – ma alla fine sono soltanto una manciata di secondi, per cui dovremo analizzare nel dettaglio la tappa e parlare con più calma con Primoz. Non ho grandissime informazioni. Sicuramente l’intera squadra ha sbagliato posizionamento al primo imbocco del San Luca e questo ci è costato parecchie energie che poi abbiamo pagato. Cercherò di capire cosa è successo».

Accanto a sé nei momenti più concitati, Roglic aveva sia Aleksandr Vlasov sia Jai Hindley, che hanno tagliato il traguardo nel suo stesso gruppo. «Il caldo torrido ha reso davvero duro questo weekend, per noi così come per tutte le altre squadre. Sono convinto che queste alte temperature hanno reso meno emozionante la corsa perché con dieci gradi in meno magari avremmo visto qualcosa di più», commenta ancora Denk.

Ralph Denk ha da poco ceduto il 51% della società a Red Bull, ma resta a capo del team
Ralph Denk ha da poco ceduto il 51% della società a Red Bull, ma resta a capo del team

L’analisi di Gasparotto

Dal bus scende anche il direttore sportivo Enrico Gasparotto che prova ad analizzare la tappa. «In giornate con un finale come quello di Bologna – dice – di solito Primoz è sempre là. Però questa frazione è stata atipica perché non è stata una giornata tirata, ma tranquilla per la prima parte e poi esplosiva nel finale.

«Il Montecalvo e i due passaggi del San Luca sono stati fatti a velocità folle, mentre prima no. Magari questo ha influenzato un corridore di una certa esperienza e un po’ un diesel come lui, rispetto a ragazzi più giovani. Poi, l’entrata del San Luca era molto più tecnica rispetto a quando si affronta all’Emilia. C’era la chicane che sparigliava un po’ le carte. Ne parlerò con Primoz, ma sicuramente già dal suo arrivo al nostro pullman l’ho visto molto più tranquillo di quello che potessi immaginare».

Sceso dal pullman e prima di rivolgersi alla stampa, Roglic ha baciato la moglie Lora
Sceso dal pullman e prima di rivolgersi alla stampa, Roglic ha baciato la moglie Lora

Perplessità su Pogacar

La situazione di classifica non spaventa il diesse friulano: «Onestamente mi aspettavo molto di più da Tadej nella prima tappa, così nella seconda. Pensavo che la Uae tenesse maggiormente la corsa per poi provare a fare “malanni” nelle ultime due salitine prima dell’ultimo strappo del San Luca. Di sicuro se Tadej, come dice, sta meglio che al Giro, mi aspetto sempre fuoco e fiamme in questa prima settimana.

«Per ora, ha fatto meno di quello che aspettavo, ma credo che questo caldo abbia influenzato tutti, lui compreso. Chi è stato ad allenarsi a fare altura sulle Alpi ha trovato brutto tempo quasi ovunque, mentre chi è andato in Spagna magari aveva il corpo più abituato a queste temperature». Poi aggiunge sicuro: «Primoz ha esperienza da vendere e sa gestirsi come pochi».  

Prima del via del Giro, Roglic con il procuratore Mattia Galli, che condivide con Vingegaard
Prima del via del Giro, Roglic con il procuratore Mattia Galli, che condivide con Vingegaard

Il giorno di Sobrero

Oggi un po’ di relax nella prima occasione per velocisti con l’arrivo a Torino. Si passerà nelle terre dell’albese Matteo Sobrero, con il suo fans club disseminato sul percorso tra Barbaresco e dintorni per sospingerlo nel suo prezioso lavoro a supporto dello sloveno vincitore per tre volte della Vuelta di Spagna (2019, 2020, 2021) e re del Giro d’Italia 2023. Ieri Matteo ha tagliato il traguardo con un ritardo di 13’25” dal vincitore, nel gruppetto di cui faceva parte anche un acciaccato Wout Van Aert.

«Primoz non era al top in questa tappa, forse anche perché ha patito il caldo e non era abituato a questo clima. Anche lui arrivava direttamente dall’altura di Tignes», racconta Matteo riferendosi agli allenamenti del mese scorso. «In squadra siamo tutti tranquilli anche perché il Tour è appena iniziato e le salite lunghe devono ancora cominciare».

Il terzo uomo è ancora in piedi: stavolta però, tocca a lui rimontare se vuol cullare il sogno giallo mai sopito.

Sobrero: «La vittoria di Roglic? Nata strada facendo»

08.06.2024
4 min
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«Ormai siamo una grande famiglia. Ho visto più la squadra che la mia compagna negli ultimi mesi! Tre settimane a Sierra Nevada, questa al Delfinato, da qui andremo diretti a Tignes per altre due settimane di altura e poi ecco il Tour», Matteo Sobrero ci apre le porte della Bora-Hansgrohe dopo la vittoria di tappa di ieri di capitan Primoz Roglic.

Sul Collet d’Allevard lo sloveno firma il secondo successo con la nuova maglia e balza in testa al Delfinato, staccando Evenepoel e mettendo in fila tutti gli altri big, tra cui un pimpante Giulio Ciccone.

Primoz respira

Oggi il “piccolo Tour” affronta la penultima tappa. E sarà ancora di grande salite. Ma ieri Roglic ha dato un segnale importante.

Un segnale che sa di fiducia. Non si può dire che Primoz abbia ritrovato il sorriso, perché tutto sommato quello non gli era mai mancato in questi giorni francesi, ma di certo questo sorriso si è rafforzato.

«Sono davvero felice. Finalmente sono tornato a vincere – ha dichiarato lo sloveno dopo l’arrivo – anche se ci è voluto un bel po’. Ero piuttosto limitato con la spalla sinistra. Non potevo mettere la mano in tasca per prendere qualcosa o spingere troppo forte. Ma le gambe funzionavano bene. Per le gambe non posso lamentarmi».

«Non penso di aver già vinto il Delfinato. Ci aspettano due arrivi molto più duri di quello di oggi (ieri per chi legge, ndr). Ma l’importante è che ci siano buone sensazioni. La squadra ha lavorato bene… Sì, Possiamo divertirci».

Grande e fondamentale forcing di Vlasov nel finale
Grande e fondamentale forcing di Vlasov nel finale

Sobrero solido

E queste parole fanno scopa con quanto ci ha detto Matteo Sobrero. Il piemontese è stato inserito a tempo pieno nell’operazione Tour de France. La squadra ha un’immensa fiducia in lui.

 «Di base sto bene – ha detto Sobrero – ho fatto una buona preparazione. Verso le Collet d’Allevard ho pagato un po’ le botte di ieri, ma la prestazione è buona. Da qui andremo diretti a Tignes e saremmo pronti per il Tour».

In questi giorni Matteo ha lavorato molto. Spesso è stato vicino a Roglic ed è stato autore di una cronometro più che buona. Ma come dicevamo questa vittoria dà fiducia.

Ancora Sobrero: «Capire davvero come sta Roglic non è mai facile! Anche perché sta sempre bene. Oltre alla vittoria posso dire che a Sierre Nevada ha lavorato molto bene. Certo, la strada per il Tour è molto lunga, ma in generale non lo vedo affatto male. E sono convinto che questa vittoria gli darà serenità dopo momenti difficili».

Roglic balza in testa al Delfinato. Ora guida con 19″ su Evenepoel e 58″ su Jorgenson
Roglic balza in testa al Delfinato. Ora guida con 19″ su Evenepoel e 58″ su Jorgenson

Vittoria inattesa

Una vittoria che però non è stata così scontata. Anzi, forse è stata anche inaspettata per certi aspetti. Diciamo che è nata strada facendo.

«La vittoria – spiega Sobrero – non si può dire che fosse in programma. Dopo la caduta di ieri infatti, in cui noi della Bora-Hansgrohe siamo finiti tutti a terra, chi più e chi meno eravamo acciaccati. Quindi non ci siamo voluti prendere la responsabilità della corsa. Volevamo stare un po’ alla finestra».

Ma evidentemente le botte con il passare dei chilometri si sono fatte sentire meno del previsto. Nella maxi caduta Roglic per una volta non ha riportato enormi danni: contusioni e graffi. Semmai c’era stata paura. «A molti è andata peggio di me, ma sono caduto sulla stessa spalla che già aveva problemi», aveva detto Roglic. Da qui anche il dolore dichiarato ieri verso Le Collet d’Allevard. 

Quindi i ragazzi guidati in ammiraglia da Rolf Aldag hanno colto l’occasione.

«Nella salita finale – conclude Sobrero – Primoz stava bene. Ed è andata come è andata. Con Vlasov si sono parlati e hanno sfruttato bene la situazione. Che dire: sono davvero contento. Avanti così!».

Debutto in Francia con capitan Roglic: Sobrero ci dice che…

16.03.2024
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PAVIA – Matteo Sobrero è magro come non mai. Almeno così ci sembra: «Ovunque vado – spiega il piemontese – tutti mi dicono così, ma io sono sempre uguale». E allora saranno i nuovi colori della Bora-Hansgrohe a “snellirlo”. Fatto sta che la pancia è scavata!

Siamo alla vigilia della Milano-Sanremo, primo monumento dell’anno, e i corridori che sfilano nella mix zone ci appaiono tutti abbastanza concentrati. Magari non tesi, ma si vede che sono consapevoli che il gioco inizia a farsi serio.

A proposito di Bora-Hansgrohe, la nuova squadra con Primoz Roglic e tanti altri ottimi corridori, tra cui lo stesso Sobrero, era molto attesa alla Parigi-Nizza. Primoz era al debutto stagionale. Sulle strade della Francia sta puntando praticamente tutto il suo finale di carriera, per quel grande goal chiamato Tour de France.

Matteo Sobrero (classe 1997) pronto per la sua terza Sanremo, che affronta con una monocrona da 55 denti
Matteo Sobrero (classe 1997) pronto per la sua terza Sanremo, che affronta con una monocrona da 55 denti

Sobrero, inizio ok

E Matteo Sobrero è uno degli ingranaggi fondamentali di questa sfida. Fa parte a tutti gli effetti della Bora che vedremo al Tour.

«La mia Parigi-Nizza è stata corsa in supporto di Primoz – ha detto Matteo – quest’anno ho un programma di gare praticamente speculare al suo. Sarò in suo supporto nelle corse. E lo stesso nei camp in vista di preparazione per il Tour. Mi sto trovando bene, siamo un bel gruppo. Stiamo lavorando. E abbiamo parecchio da lavorare… come si è visto alla Parigi-Nizza».

Sobrero dice apertamente, ma si vede anche dagli occhi, di essere motivato. E’ contento di questa nuova avventura nella Bora. Ripete più volte di trovarsi bene in squadra. Ha un solo piccolo rimpianto: non aver colto un risultato migliore nella primissima gara dell’anno.

«La stagione è partita bene. La gamba rispondeva sin da subito. Al Saudi Tour speravo di salire sul podio, invece ho fatto quarto, ma è stato un buon inizio per me e per la squadra». 

Ad Auxerre, cronosquadre di 27 km, la Bora si spacca presto. Davanti restano in tre: Roglic, Vlasov e Sobrero
Ad Auxerre, cronosquadre di 27 km, la Bora si spacca presto. Davanti restano in tre: Roglic, Vlasov e Sobrero

Pasticcio cronosquadre

E con quel “abbiamo parecchio da lavorare… come si è visto alla Parigi-Nizza“, Sobrero ci porta nel cuore della conversazione: il lavoro che c’è da fare e quello che oggettivamente non ha funzionato in Francia. Anche uno dei tecnici della Bora-Hansgrohe, Patxi Vila, ha ammesso che sono stati commessi degli errori.

«I primi due giorni sono filati via bene – ha detto Sobrero – poi al terzo, nella cronosquadre, abbiamo avuto qualche problema. Abbiamo perso troppo presto diversi uomini e siamo rimasti in tre. Quel restare in tre per tanto tempo a tutta, ci ha fatto spendere molto. E quello sforzo in più lo abbiamo pagato nei giorni successivi. Abbiamo provato a correre all’attacco… alla fine il risultato è arrivato con Vlasov. Ed è stata una soddisfazione. A Primoz invece è mancato qualcosina, ma nel complesso l’ho visto bene. E già dai Baschi potrebbe farci vedere qualcosa».

Il discorso della crono, degli uomini che si perdono ci dicono che certi meccanismi nel ciclismo moderno sono troppo importanti. Non s’improvvisa nulla. Erano diversi i nuovi innesti schierati dalla Bora alla Parigi-Nizza. Quei meccanismi vanno oliati. E’ bastata una collinetta dopo pochi chilometri per sfaldare il treno tedesco. Certi wattaggi vanno calibrati, omogeneizzati fra i componenti del team. Insomma errori di “gioventù”. Come diceva Gasparotto, la Bora per ora è un cantiere.

Senza dimenticare che quello sforzo maggiore ha presentato il conto. Pensate che il quarto di loro, Marco Haller, ha incassato 4’05” da Roglic. La Bora-Hansgrohe in quella cronosquadre è arrivata undicesima, pagando 49” alla UAE Emirates. Ma loro così come tutte altre squadre davanti hanno pedalato ben più compatti e numerosi per tanti chilometri.

Matteo (al cnetro della foto) alle spalle di Primoz. Un’indicazione specifica del leader sloveno
Matteo (al cnetro della foto) alle spalle di Primoz. Un’indicazione specifica del leader sloveno

Prove di Tour

Una corsa come la Parigi-Nizza, come diceva anche Cattaneo, vale un piccolo Tour. Disputarla è importante, disputarla con la squadra che poi sarà schierata alla Grande Boucle lo è ancora di più. Bisogna conoscersi e trovare il feeling.

«Ho fatto – racconta Sobrero – anche il ritiro sul Teide con Roglic e devo dire che mi piace molto. Mi trovo benissimo con lui. Ho subito notato che ha una grande forza in tutto. Primoz ti mette a tuo agio, nonostante le mille pressioni che ha è molto rilassato, tranquillo. Non ho mai avuto un capitano del genere. Davvero una bella scoperta».

Matteo aggiunge che questa tranquillità Roglic ce l’ha anche in corsa. In gruppo non chiede di essere portato avanti, non parla in continuazione né chiede ai gregari di andare all’ammiraglia spesso.

«No, no… niente di tutto ciò. Anzi, addirittura nelle tappe di pianura mi diceva: “Stammi sulla ruota. Così se succede qualcosa mi passi davanti”. L’opposto di quello che mi sarei aspettato di fare. Visto che abbiamo misure simile, nel caso di un cambio bici sarei stato pronto a dargli la mia».

Il piemontese ha parlato di un buon clima in squadra (foto Instagram/@friesooooo)
Il piemontese ha parlato di un buon clima in squadra (foto Instagram/@friesooooo)

Tra Sanremo e Ardenne

Sobrero saluta i giornalisti nella mix zone. Deve andare. Snocciola il programma che lo attende dopo la Classicissima: il Giro dei Paesi Baschi, le Ardenne e poi un altro ritiro in quota.

«Sempre insieme a lui (Roglic, ndr). Io però le Ardenne le farò tutte, mentre Roglic farà solo la Liegi. Ma intanto pensiamo a domani (oggi, ndr). Avrò la possibilità di giocarmi le mie carte.

«Alla fine la Sanremo è una corsa un po’ particolare e aperta a molti scenari. Con i fuoriclasse non c’è storia, ma dietro ci può essere un po’ di “casino”. Per questo ho puntato sull’effetto sorpresa: monocorona da 55 denti!». Chissà, questa soluzione tecnica potrebbe essere ereditata da Roglic che a sua volta se l’è portata via dalla Jumbo-Visma.

Parla Artuso: pronto il piano della Bora per Sobrero

18.11.2023
6 min
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L’arrivo di Roglic ha trasformato la Bora-Hansgrohe in un cantiere. Il progetto tocca quasi tutti, dato che il gruppo di lavoro che si va formando attorno allo sloveno sarà ampio e necessariamente di prima qualità. Lo stesso Sobrero, che aveva scelto la squadra tedesca prima che si sapesse di Primoz, potrebbe farne parte. Così si intuisce parlando con Paolo Artuso, che del piemontese sarà il preparatore. Ce ne aveva parlato proprio Matteo, raccontando la sua scelta.

Nel team dei tanti capitani, Artuso segue la preparazione di sette corridori. Bob Jungels, Marco Haller, Dani Martinez appena arrivato dalla Ineos Grenadiers, l’iridato juniores 2022 Herzog, Adria in arrivo dalla Kern Pharma, Aleotti e Sobrero.

«Herzog l’anno scorso – dice l’allenatore veneto, arrivato alla Bora nel 2023 – ha avuto mille problemi, forse legati al Covid. Aleotti è andato forte, ma sempre nei momenti sbagliati. Poi dipende anche dal calendario, perché se vai a fare la Tirreno con Hindley, devi tirare: c’è poco da fare. Per cui da un lato hai la percezione delle buone prestazioni e gli fai i complimenti, dall’altro guardi i risultati e vedi che non ha portato a casa poi molto. Il prossimo anno vogliamo migliorare…».

Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023. In precedenza lavorava alla Bahrain
Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023. In precedenza lavorava alla Bahrain
Veniamo a Sobrero, che idea ti sei fatto dopo averlo incontrato?

L’ho visto due volte, devo ancora farmi un’idea precisa. Ho parlato con Pinotti che lo allenava, perché abbiamo una buona relazione, quindi ci sentiamo abbastanza di frequente. Mi ha dato un po’ di indicazioni. Lo abbiamo preso per dargli un po’ di spazio, ovviamente, ma anche per supporto ai capitani. Stiamo completando tutti i calendari. Vorremmo che Matteo avesse le sue occasioni prima della Tirreno o della Parigi-Nizza e poi potremmo metterlo al fianco di Primoz. L’idea è di bilanciare le due parti.

Se questo è il piano, va da sé che Sobrero dovrà fare un inverno piuttosto impegnativo…

Un inverno allegro, ma non troppo pesante, perché altrimenti è lunga arrivare alle Ardenne. Ormai si è capito che la differenza nel ciclismo e negli sport di endurance la fai con la consistenza degli allenamenti. Devi lavorare bene per durare tanti mesi. Matteo viene da un bel break invernale, anche più lungo del solito, perché esce da un 2023 con 83 giorni di gara. Tranne uno stacco a maggio, ha gareggiato ogni mese a partire da febbraio. A giugno ha fatto lo Svizzera, poi i campionati nazionali, quindi secondo me doveva fare il Tour. Invece lo hanno mandato in Austria, dove ha vinto, segno che per il Tour sarebbe stato pronto. Poi Polonia e Vuelta, fino alle ultime corse di stagione. A quel punto era stanco mentalmente e per questo gli abbiamo accordato uno stacco più lungo.

Anche Aleotti è fra gli atleti di Artuso: nel 2023 è andato forte, concretizzando però poco
Anche Aleotti è fra gli atleti di Artuso: nel 2023 è andato forte, concretizzando però poco
Però è già andato in galleria del vento.

Sì, a Morgan Hill, per fare tutta la parte di aerodinamica. A breve andremo in pista in Germania per trasformare in qualcosa di concreto tutto quello che abbiamo raccolto in California e ottimizzeremo il tutto nel ritiro di Palma de Mallorca, dove magari faremo ancora un salto in pista. Fra le cose da provare c’è anche il materiale Sportful, con cui torniamo a collaborare. Sono capi molto veloci, per cui si sta lavorando anche su questo.

Che informazioni ti ha girato Pinotti?

Mi ha detto che a livello numerico Matteo ha ottimi valori. La cosa buona è che lui, essendo molto intelligente a livello tattico, fa meno fatica di altri. Questo si vede anche dai file, paragonando la stessa gara fatta da due corridori simili. E si vede che Sobrero risparmia più di altri. Poi Pinotti mi ha spiegato come hanno lavorato e ho notato che abbiamo uno stile di allenamento abbastanza simile, per cui Sobrero continuerà a lavorare in modo coerente.

Il punto più alto della collaborazione fra Pinotti e Sobrero si è avuto a Verona, vincendo l’ultima crono del Giro 2022
Il punto più alto della collaborazione fra Pinotti e Sobrero si è avuto a Verona, vincendo l’ultima crono del Giro 2022
Sobrero ha avuto negli ultimi anni due diverse letture: prima uomo da corse a tappe, poi per le classiche. Voi cosa pensate?

Ho già detto anche a lui che dovremo dividere la stagione in due. Una prima parte fino alla Liegi, in cui la preparazione sarà più improntata su lavori più brevi, anche dal punto di vista della palestra, pur non trascurando il fondo. Dopo le Ardenne si farà un break e nella seconda parte andremo a lavorare maggiormente sull’endurance. Se sarà nel gruppo del Tour, perché io sono sempre un po’ contrario a fare il Giro con uno che ha corso le Ardenne, bisognerà fare delle scelte. Io sto spingendo in questa direzione.

Come arriverà alle Ardenne?

Ci sarà da studiare l’avvicinamento giusto. Possono esserci due corse a tappe, che possono essere Parigi-Nizza o Tirreno, poi Catalunya o Baschi. Sicuramente a febbraio lo porterei a fare un bel blocco di altura con cui saremmo coperti sino a fine aprile. Poi, se i capi accettano il programma, tornerà in altura per preparare il Delfinato e prima del Tour farà il Top Up Camp. Infine, nella terza parte di stagione potrà avere i suoi spazi. C’è il Canada, insomma, ci sono le corse in Italia. Sarà una pedina preziosa per Primoz, ma è anche giusto dargli il suo spazio. E’ giovane e ha dimostrato che può vincere le corse, quindi avrà il mio massimo supporto.

Come nel 2023, Sobrero dovrebbe chiudere la prima parte di stagione a Liegi. Poi stacco, altura, Delfinato e Tour
Come nel 2023, Sobrero dovrebbe chiudere la prima parte di stagione a Liegi. Poi stacco, altura, Delfinato e Tour
Dove farete le vostre alture?

A febbraio sul Teide. Per maggio abbiamo due opzioni, Tignes o Sierra Nevada. Mentre sicuramente a giugno, tra Delfinato e Tour, andremo a Tignes, dove è possibile fare anche qualche ricognizione sulle tappe. Chi invece andrà alla Vuelta, probabilmente farà altura a Soelden, che è sponsor della squadra.

Nelle Ardenne, Sobrero andrà per tirare?

Quella è una questione che compete ai direttori. Se alla Liegi ci saranno Roglic, Hindley e Vlasov, avranno bisogno di appoggio. Mentre forse l’Amstel è un po’ più tecnica, quindi più adatta alle sue capacità tecniche di limatore. La Liegi è la corsa più onesta, se non hai gambe non la vinci.

Hai parlato di palestra: ci sarà per tutto l’anno o sarò soltanto una fase invernale?

In realtà vorrei portarla avanti il più possibile. Quando saremo a ridosso delle corse, la diminuiremo, però l’idea è di fare sempre dei richiami. La palestra ti dà una grossa mano, perché fai i lavori che in bicicletta non sono possibili. Ovviamente però c’è una linea sottile, fra la palestra per migliorare la prestazione o farsi del male. 

Sobrero è volato nella galleria del vento Specialized per lavorare sulla posizione da crono, che è già buona
Sobrero è volato nella galleria del vento Specialized per lavorare sulla posizione da crono, che è già buona
Squadra nuova, preparatore nuovo: cosa si fa invece con la nutrizione?

Rispetto allo scorso anno, abbiamo implementato anche l’attenzione sulla nutrizione. Adesso i nutrizionisti sono tre, perché dal 2024 si aggiungerà Giacomo Garabello che arriva dall’Astana. Così i corridori hanno un riferimento fra tutte le figure dello staff e Sobrero lavorerà proprio con Giacomo e come lui anche Aleotti.

Dove avverrà il debutto di Sobrero in maglia Bora-Hansgrohe?

Ci sono due opzioni. Una è il Saudi Tour, l’altra la Valenciana, una delle due, tra fine gennaio e i primi di febbraio. E da lì in avanti per lui sarà aperta la stagione della caccia.

Sobrero e la Bora, il sogno del Tour e il ciclone Roglic

13.11.2023
5 min
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MILANO – La nuova vita di Matteo Sobrero riparte dalla Bora-Hansgrohe. Il piemontese ha scelto di cambiare all’inizio dell’estate, in una di quelle fasi stonate della vita che ad ogni atleta è capitato di passare almeno una volta. Dopo le classiche lo attendeva il Giro, ma assieme alla squadra decise di non farlo. Non sarebbe potuto andare in altura e tirava da troppo tempo la corda: meglio recuperare e puntare sul Tour. Invece Sobrero al Tour non c’è andato e questa volta la scelta non è stata condivisa. Anzi, la cosa lo infastidì al punto che negli stessi giorni della Boucle, vinse una tappa al Giro d’Austria digrignando i denti. A quel punto si era già sparsa la voce che avrebbe cambiato squadra. Per chiudere il 2023, non gli restava che sfiorare una tappa della Vuelta e centrare il secondo posto anche nel Mixed Team Relay degli europei di Drenthe. E poi, chiusa la pagina e consumate le corroboranti ferie colombiane, è arrivato il momento di guardare al prossimo anno.

«Siamo già al 2024 – racconta mentre intorno sta per andare in scena il Giro d’Onore della FCI – e si riparte con una nuova maglia. La decisione di cambiare è una storia lunga. Da una parte mi dispiace, perché nei due anni alla Jayco-AlUla mi sono trovato benissimo e credo che per loro sia stato lo stesso. Sono cresciuto molto e cambiare non è stato facile, anche se sono contento della decisione. Ho già fatto un ritiro con la Bora, anzi prima uno in Germania, poi in Austria. E prima di andare in vacanza, sono andato anche a Morgan Hill, da Specialized, per fare i test in galleria del vento…».

L’incontro con Sobrero si è svolto al Giro d’Onore, al Teatro Manzoni di Milano (foto Borserini/FCI)
L’incontro con Sobrero si è svolto al Giro d’Onore, al Teatro Manzoni di Milano (foto Borserini/FCI)
Nel 2022 eri un uomo da corse a tappe, nel 2023 sei passato alle classiche non avendo ancora la solidità necessaria per i grandi Giri. Alla Bora avrai una direzione più precisa?

Diciamo che uno degli scopi principali sarà quello di offrire supporto nei grandi Giri. Invece avrò un po’ di libertà nelle corse a tappe di una settimana o le corse di un giorno in primavera. Non mi mancheranno le occasioni di correre per me. E poi dovremo vedere se farò Giro o Tour, perché non lo so ancora.

Quando hai firmato, l’arrivo di Roglic non era nei piani. Cosa significa l’arrivo in squadra di uno così?

Onestamente sono contento, perché è un valore aggiunto alla squadra. E’ meglio averlo con noi, che come rivale. Anche per me, poter lavorare in un grande Giro per un capitano così, è una grande soddisfazione e uno stimolo in più.

Il 5 luglio, a Steyr, Sobrero vince una tappa al Giro d’Austria: è la sua rivincita sull’esclusione dal Tour
Il 5 luglio, a Steyr, Sobrero vince una tappa al Giro d’Austria: è la sua rivincita sull’esclusione dal Tour
I test in galleria del vento a Morgan Hill significano che si torna al primo amore della crono?

Questo mondo mi ha sempre appassionato e sono stato sempre curioso di vedere dove si possa migliorare. Siamo andati già in California per vedere a che punto fossi, come migliorare i materiali, l’abbigliamento, il casco e tutto il resto. Non punterò sulle cronometro come uno specialista puro, bisogna sempre difendersi. E in una specialità come la crono, se ti fermi, sei perduto.

Avrai in ammiraglia Enrico Gasparotto, che è stato anche tuo compagno di squadra ai tempi della NTT Pro Cycling, che effetto fa?

Particolare, anche perché mi bacchettava già prima da compagno di squadra, perché lui era il vecchio e io ero il giovane. Non ho dubbi che adesso continuerà a bacchettarmi, quindi diciamo che non cambia niente, anche se di base c’è una bella amicizia.

Gasparotto e Sobrero sono stati compagni nella NTT Pro Cycling. Ora si ritrovano alla Bora: tecnico e atleta (foto Instagram)
Gasparotto e Sobrero sono stati compagni nella NTT Pro Cycling. Ora si ritrovano alla Bora: tecnico e atleta (foto Instagram)
Che cosa ti sembra del nuovo ambiente?

Mi sembrano molto organizzati, molto precisi su tutto. Però fino a quando non comincerà la vera stagione sarà difficile dirlo, però per il momento ho un’ottima impressione.

Hai già un’idea del programma? Da dove comincerai?

Non so ancora nulla, perché diciamo che l’arrivo di Roglic in squadra ha un po’ scombussolato tutti i programmi. Hanno deciso di riaprirli praticamente tutti, sicuramente non è semplice. A dicembre nel primo ritiro, saprò quello che farò. Sicuramente non comincio in Australia, questo mi sento di dirlo.

La vittoria della crono finale del Giro 2022 a Verona è una delle perle di Sobrero, ottenuta collaborando con Pinotti
La vittoria della crono finale del Giro 2022 a Verona è una delle perle di Sobrero, ottenuta collaborando con Pinotti
Alla Jaico-AlUla lasci Pinotti con cui hai fatto dei grandi progressi, chi si prenderà cura di te alla Bora?

Ho trovato Paolo Artuso, con cui ho già parlato e con cui mi sono trovato parecchio. Mi dispiace lasciare Pinotti, però d’altra parte sono contento di aver trovato uno come Paolo che mi sembra molto preparato.

Quest’anno il Tour è stato un boccone andato di traverso. E’ fra i desideri del prossimo anno?

Mi piacerebbe farlo. Entrambi, sia il Giro che il Tour passano dal Piemonte. Il Tour che passa dal Piemonte e per giunta vicino casa mia penso sia una cosa che non capita mai (sorride come un bimbo davanti al paese dei balocchi, ndr). Quindi partecipare è un bell’obiettivo, ma capisco anche che con l’arrivo di Roglic potrebbe essere più difficile. Bisogna fare una squadra compatta e poi vediamo come andranno le cose.

Kamna beffa Sobrero nella Vuelta della confusione

04.09.2023
5 min
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«Ho fatto del mio meglio – dice Sobrero, secondo al traguardo – è stata una giornata davvero frenetica iniziata a strappi, una giornata davvero stressante. Sulla prima salita ho provato a portare via la fuga, il primo obiettivo della giornata. Una volta che ci sono riuscito, ho controllato chi c’era e ovviamente ho messo gli occhi su Kamna, sapevo che era il più forte su una salita come questa».

La Vuelta chiude l’ultima settimana sulla cima di Collado de la Cruz de Caravaca, a capo di un altro finale raffazzonato. I primi otto a giocarsi la tappa sul traguardo, il gruppo dei leader invece neutralizzato ai due chilometri per le condizioni della strada, ritenuta troppo sporca per un arrivo. Così mentre Lennard Kamna ha colto la vittoria anche nella corsa spagnola (avendo già messo in fila tappe in fuga al Giro e al Tour), a partire dal nono classificato (Enric Mas) si è preso il tempo sotto l’arco dei meno due. Una figuraccia o un gesto di responsabilità? La sensazione è ancora una volta che manchi una direzione e si prendano decisioni per la paura di essere criticati, finendo però (a volte) per macchiarsi di ridicolo.

Il nuovo Sobrero

«Abbiamo iniziato con le prime schermaglie ai piedi della salita – prosegue Sobrero – non ero sicuro di come mi sentivo, dopo nove tappe è difficile vedere come stanno tutti. Potrebbe sempre esserci una sorpresa. Alla fine ho provato a fare del mio meglio, ma quando lui (Kamna, ndr) ha attaccato, non sono riuscito a chiudere quel margine di soli 50 metri e siamo rimasti alla stessa distanza per quasi tutto il tempo. E’ stata durissima, ho fatto del mio meglio e sono felice di questo. Mancano ancora due settimane di Vuelta, quindi vedremo…».

Lasciato a casa dal Giro per scarsa condizione e poi dal Tour per motivi non troppo convincenti, dal prossimo anno Sobrero sarà compagno di Kamna alla Bora-Hansgrohe, ma la voglia di fargli lo scherzetto ieri era davvero tanta. Questa nuova versione del corridore piemontese convince e, come ha già spiegato Gasparotto, sarà questo il Sobrero che dovremo abituarci a vedere nelle prossime stagioni.

Roglic continua a punzecchiare: ieri non ha guadagnato, ma i suoi colpi ai fianchi sono incisivi
Roglic continua a punzecchiare: ieri non ha guadagnato, ma i suoi colpi ai fianchi sono incisivi

I morsi di Roglic

Roglic ci ha provato, dimostrando di avere buone gambe, anche se alla fine non è riuscito a guadagnare tempo sui rivali. Forte del fatto di avere Kuss in maglia di leader e con Vingegaard che fa la sfinge e non si capisce a cosa pensi, lo sloveno della Jumbo-Visma sta correndo con i suoi soliti scatti brevi nei finali più ripidi. Una tattica che gli ha consentito di vincere già per tre volte la Vuelta, in attesa di azioni più incisive fra la seconda e la terza settimana. Non porterà a casa grossi margini, ma quei fuori giri pesano sulle gambe dei rivali.

«Il ritmo è stato alto fin dall’inizio – ha detto – ma dopo che siamo stati sorpresi la prima volta, ho pensato che avremmo potuto pedalare con relativa calma fino ai piedi della salita finale. Invece nulla avrebbe potuto essere più lontano dalla verità, non c’è stata quiete. Sull’ultima salita avevo le gambe per attaccare. E’ stata piuttosto dura, va bene. E’ bello arrivare così al primo giorno di riposo. Penso che abbiamo superato i primi nove giorni in modo positivo».

Nella fase dei ventagli, Evenepoel ha avuto accanto un ottimo Cattaneo: il bergamasco non sbaglia un colpo
Nella fase dei ventagli, Evenepoel ha avuto accanto un ottimo Cattaneo: il bergamasco non sbaglia un colpo

E Remco punzecchia

Evenepoel ha parlato con la stampa belga, a tratti con tono da padrone del gruppo, come gli è capitato spesso in questa Vuelta e in occasione delle tappe contraddistinte da problemi di percorso. Nelle prime fasi di corsa, quella dei ventagli, ha dovuto ringraziare la presenza accanto a sé del solo Cattaneo, decisivo nel mantenerlo davanti.

«L’ultimo chilometro – ha detto il belga, molto concentrato sulla tattica della Jumbo-Visma – era impossibile da affrontare, penso che non fosse sicuro. L’attacco di Roglic? Tipico di lui: stare a ruota e poi fare 300 metri a tutta. Volevo partire anche io, ma per un po’ mi sono sfilato e non mi sono trovato nella posizione giusta. Sul momento non ho capito come fosse finita, ma siamo passati sul traguardo più o meno nello stesso momento e alla fine Roglic non ha guadagnato tempo. Mi dispiace per aver perso terreno nella sesta tappa, perché guardando ora la situazione, sarei potuto essere più avanti. Abbiamo già dominato due volte negli arrivi in salita. E fatta eccezione per due uomini (Roglic e Vingegaard, ndr), gli altri non hanno potuto fare altro che stare dietro. Comunque chiudiamo la settimana con una sensazione molto positiva. Adesso dobbiamo prenderci un bel giorno di riposo e poi toccherà a me nella cronometro. Senza maglia bianca né maglia della montagna, potrò correre con la maglia di campione del mondo…».

Sobrero e Bora: con Gasparotto all’origine della scelta

20.08.2023
5 min
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Con il mercato che già ci proietta mentalmente alla prossima stagione è facile iniziare a pensare e valutare i vari acquisti. Uno dei più importanti, per il ciclismo italiano, e non solo, è l’arrivo di Matteo Sobrero alla Bora-Hansgrohe. Un cambio importante, che ha aperto a tante considerazioni, ma cosa avranno in mente dal team tedesco per il nostro Sobrero? Lo chiediamo a Enrico Gasparotto, diesse della Bora che in queste ultime stagioni si è fatto apprezzare per idee e audacia in ammiraglia. 

Le qualità da diesse hanno portato Gasparotto a guidare la Bora anche al Tour nel 2023
Le qualità da diesse hanno portato Gasparotto a guidare la Bora anche al Tour nel 2023

Meritato riposo

Gasparotto in questi giorni è a casa, dopo il Tour si gode un po’ di meritato riposo. Intanto pensa alle corse future che lo attendono in ammiraglia: Eneco Tour, Plouay, Canada e poi il finale di stagione in Italia. 

«Dopo Giro e Tour – racconta – ho fatto rispettivamente un mese di pausa per volta. Era la prima volta che lo facevo, sinceramente lo preferisco, perché si ha più tempo per staccare e riposare. Delle ultime gare Il Lombardia sarà la più importante. L’anno scorso Sergio (Higuita, ndr) ha fatto bene, arrivando quarto. Peccato perché il podio era a portata di mano, sarebbe bastato prendere in testa il Civiglio. Anche Plouay e Canada avranno il loro peso, visto che sono delle WorldTour, e come team internazionale teniamo sicuramente a far bene. Come teniamo a far bene ovunque in realtà…»

Sobrero tra il 2021 e il 2022 si è confermato uno dei profili più interessanti nelle prove contro il tempo
Sobrero tra il 2021 e il 2022 si è confermato uno dei profili più interessanti nelle prove contro il tempo
Facciamo un passo di lato, che concetto c’è dietro l’arrivo di Sobrero?

Lo conosco dal 2020, quando correvamo insieme in NTT. E’ maturato tanto in questi anni e ho avuto spesso modo di confrontarmi con lui. A crono tra il 2021 e il 2022 ha fatto vedere grandi cose, in più è migliorato tanto in performance e numeri. 

Ha dimostrato di poter far bene…

Una nota positiva è quella mostrata all’Amstel e ai Paesi Baschi, sulle salite corte è andato forte. E’ cresciuto molto nelle salite e nelle gare di un giorno, e poi ha delle ottime abilità: sa stare in gruppo, limare… Sono qualità che abbiamo preso tanto in considerazione. 

Che ruolo potrà ricoprire quindi da voi?

Analizzando i file di potenza e prestazioni abbiamo notato degli ulteriori margini di miglioramento. Specialmente nelle salite lunghe e questa chiave per la Bora è importante, siamo una squadra incentrata sulle grandi corse a tappe. Per questo cerchiamo corridori che possano supportare al meglio i nostri capitani. Sobrero ha esperienza, avendo già corso a supporto di Simon Yates. 

Sobrero ha vinto la sua prima corsa in linea da professionista al Giro d’Austria, nel mese di luglio, un bel segnale
Sobrero ha vinto la sua prima corsa in linea da professionista al Giro d’Austria, nel mese di luglio
Quindi gli spetterà un ruolo principalmente di supporto?

Nei grandi Giri sì. Ma il suo apporto come persona è di supporto a 360 gradi, nel senso che quando ha libertà, sa prendersi le dovute responsabilità. E’ forte a crono e in salita, e corse gare di una settimana questa è una caratteristica davvero importante. Nelle gare delle Ardenne lo ha dimostrato, facendo bene fin dalla sua prima apparizione, quest’anno. 

Ha fatto vedere buone cose in questo 2023…

Ha dato continuità ai risultati dello scorso anno. Ai Baschi è stato continuo, è uscito di classifica in una giornata non felice per lui. All’Amstel ha fatto bene ugualmente, io c’ero. Ha bucato in un punto davvero brutto, altrimenti sarebbe stato tranquillamente nel primo gruppo. 

Un Ferragosto alternativo per Sobrero, passato al Rifugio Oberto Maroli insieme all’amico Ganna (foto Instagram)
Un Ferragosto alternativo per Sobrero, passato al Rifugio Oberto Maroli insieme all’amico Ganna (foto Instagram)
Che rapporto avete, visto che lo conosci da tanto?

Oltre all’anno in cui abbiamo corso insieme, il 2020, abbiamo fatto anche un ritiro insieme in altura prima dei mondiali di Imola. In più compro il vino dai suoi genitori (dice ridendo, ndr). Già tempo fa ho avuto modo di dirgli che ha un bel potenziale e che se avesse dato conferma delle sue qualità avrebbe attirato su di sé tante attenzioni. Anche al di fuori del discorso Bora, sono contento sia arrivato da noi.

Di recente ha anche vinto la sua prima corsa in linea.

E’ stata una bella dimostrazione, importante per lui e per le sue qualità. Essere ripagato dei propri sacrifici con una vittoria per un corridore è benzina in più. Sono emozioni che ti possono portare a diventare un vincente. Un’altra cosa importante.

La prima volta nelle Ardenne per Sobrero non è andata male, sicuramente tornerà e ci riproverà
La prima volta nelle Ardenne per Sobrero non è andata male, sicuramente tornerà e ci riproverà
Dicci.

Lui è un grande cronoman. E abbiamo visto che ASO ha reinserito la cronometro a squadre nelle sue corse. Non è da escludere che possa tornare anche al Tour de France. E’ una considerazione che in squadra abbiamo fatto nel momento in cui abbiamo scelto il suo profilo. 

Vi siete già sentiti?

Ci siamo scambiati giusto qualche messaggio, ma niente di più. Lui è in ritiro con Ganna, dovrebbe fare la Vuelta. E’ giusto che si concentri sul finale di stagione con la Jayco-AlUla. Ci sarà tempo di incontrarci e parlare, fin dal team building che ogni anno facciamo a fine stagione con i ragazzi vecchi e nuovi.

Pinotti, dicci: quali progetti avete su De Pretto?

19.08.2023
6 min
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La Jayco AlUla ha messo a segno, nell’estate calda e affollata di impegni del ciclismo, un bel colpo di mercato. Il team australiano ha preso Davide De Pretto dalla Zalf. Un corridore che ha dimostrato tanto in questi anni da under 23 e che lascia la continental veneta dopo due stagioni e tanti bei piazzamenti.

Per De Pretto (il secondo in maglia azzurra) quella di Glasgow è stata la seconda presenza al mondiale U23
Per De Pretto (il secondo in maglia azzurra) quella di Glasgow è stata la seconda presenza al mondiale U23

Seguito dal 2022

De Pretto ha 21 anni, nel ciclismo moderno è l’età giusta per passare professionista, e anche la Jayco lo sa, tant’è che lo segue da un anno ormai. Aveva iniziato con uno stage estivo, ad agosto, dove aveva preso le misure. Poi è arrivata la convocazione al ritiro invernale della Jayco-AlUla e, per completare il cerchio, ecco la firma su un biennale che lo porta ufficialmente nel WorldTour. Marco Pinotti è uno dei tecnici che lo ha seguito maggiormente in queste sue esperienze con il team australiano.

«Lo avevo seguito – racconta Pinotti – fin dallo stage del 2022, in realtà lo tenevo monitorato dall’inizio di quella stagione. E’ arrivato ad agosto non nella migliore della condizioni, arrivava dai mondiali di Wollongong e non ha avuto tanto tempo per ambientarsi e correre. Tuttavia non si era comportato male, al Giro dell’Emilia è stato l’unico a finire la corsa insieme a Colleoni. Mentre alla Tre Valli della Jayco è arrivato solo lui al traguardo».

De Pretto quest’anno ha ottenuto degli ottimi risultati nelle gare internazionali di inizio stagione (photors.it)
De Pretto quest’anno ha ottenuto degli ottimi risultati nelle gare internazionali di inizio stagione (photors.it)

Un anno dopo

Poi è arrivata la convocazione al ritiro di gennaio, dove De Pretto ha lavorato tanto con il team. Un rinnovo di fiducia importante, culminato con l’annuncio del suo approdo ufficiale alla Jayco AlUla, poche settimane fa. 

«Quei giorni di lavoro con noi in inverno – spiega Pinotti – gli hanno fatto bene. Sicuramente ha affrontato un buon blocco di lavoro, lo abbiamo spinto fuori dalla sua zona di comfort. Ne ha beneficiato, tanto che a inizio stagione è andato forte. E’ arrivato terzo al Piva, terzo alla Liegi U23 e secondo al Belvedere. Questo suo arrivo da noi è stata la chiusura di un cerchio, di un percorso studiato e portato avanti con precisione.

«Forse – continua – avrebbe potuto fare un anno di maturazione in più tra gli under 23, ma non alla Zalf. Da luglio abbiamo un accordo con la squadra di Axel Merckx (Hagens Bergman, ndr) e vogliamo lasciare da loro qualche corridore che deve crescere e maturare. Ma l’accordo con il team di Merckx è arrivato dopo quello con lo stesso De Pretto».

Già nel 2022, De Pretto ha avuto modo di fare uno stage con il team WorldTour (foto Instagram)
Già nel 2022, De Pretto ha avuto modo di fare uno stage con il team WorldTour (foto Instagram)

Ambientamento

I benefici che De Pretto può trarre dal correre subito con la Jayco-AlUla sono legati al suo ambientamento. Il giovane italiano arriva da un team completamente diverso rispetto a quella che può essere una WorldTour. Prendere le misure sarà importante per lui e per la squadra, così da non perdere troppo tempo. 

«Il suo percorso – dice nuovamente Pinotti – dovrà prevedere un periodo di ambientazione ad inizio anno. Il più grande ostacolo sarà la lingua, ecco perché nel ritiro che ha fatto con noi a gennaio lo abbiamo messo in gruppo con gli italiani (Zana, De Marchi, Sobrero, ndr). Sarebbe l’ideale fargli fare un avvicinamento come quello di Engelhardt. Il quale ha preso sempre più fiducia ed è arrivato a vincere due gare già alla sua prima stagione con noi.

«De Pretto – spiega Pinotti – è un corridore sveglio, sa correre bene e ha un buon spunto veloce. Un primo grande obiettivo potrebbe essere quello di farlo correre alla Liegi dei grandi, visto che a quella degli under 23 è arrivato terzo. E’ un’ipotesi, però si è visto che le corse che gli piacciono sono queste».

Al Giro Next Gen ha conquistato la maglia ciclamino, una bella prova per il corridore della Zalf (foto LaPresse)
Al Giro Next Gen ha conquistato la maglia ciclamino, una bella prova per il corridore della Zalf (foto LaPresse)

Un grande cambiamento

A De Pretto manca l’abitudine di correre con regolarità le corse a tappe, nel 2022 ne ha fatta solamente una. Mentre nel 2023 è a quota due, forse farà il Giro del Veneto, e così diventerebbero tre. E’ un numero basso, comunque, visto che nel ciclismo dei grandi ora si lavora per blocchi di lavoro e per corse a tappe, anche brevi.

«Il salto dalla Zalf alla Jayco – dice ancora Pinotti – è importante, da noi si fanno meno gare e ci sono più periodi per allenarsi. De Pretto dovrà essere bravo ad abituarsi e a costruire una grande resistenza per i periodi successivi. Un primo punto sul quale migliorare saranno sicuramente le salite lunghe, dove per peso e caratteristiche può crescere ancora. Lui però è il prototipo del corridore moderno: esplosivo, leggero e rapido».

Sobrero, in uscita a fine stagione, e De Pretto hanno caratteristiche simili nelle corse in linea
Sobrero, in uscita a fine stagione, e De Pretto hanno caratteristiche simili nelle corse in linea

Come Sobrero?

La Jayco-AlUla ha perso Sobrero, passato alla Bora-Hansgrohe di Gasparotto. L’arrivo, quasi simultaneo di De Pretto ha fatto sorgere una domanda: potrà sostituire il piemontese?

«De Pretto – conclude Pinotti – è un corridore che porta tanti punti e noi serviva un profilo così. Un atleta che può fare bene dai Paesi Baschi al Romandia e poi nelle classiche di fine stagione. La perdita di Sobrero ci fa dispiacere, abbiamo provato a tenerlo, ma non ci siamo riusciti. De Pretto e Sobrero si sono incontrati nel ritiro di Livigno, con una battuta ho detto a Sobrero: “Abbiamo trovato il tuo sostituto, che va più forte di te! Se rimani gli fai da gregario”. Chiaramente scherzavo, a livello di corse di un giorno sono simili, l’unica differenza è nelle tempistiche.

«Sobrero nel primo anno in Astana e al primo con noi non ha curato molto le gare in linea, sacrificando tutto alla cronometro. Quest’anno abbiamo provato a rimetterlo in carreggiata, ma gli mancava un po’ di abitudine, anche se poi ha vinto in Austria. Con De Pretto potremo subito concentrarsi sulla sua crescita nelle gare in linea, non avendo alternative sulle quali concentrarci. Sarei contento se De Pretto diventasse come Sobrero, o qualcosa in più. Speriamo che quest’ultimo ci lasci con un bella vittoria di tappa alla Vuelta, sarebbe un bel regalo».

Bagioli e Sobrero, niente Tour. Ricordate le parole di Amadio?

13.07.2023
5 min
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L’Italia in questo Tour de France ha il record non proprio bello di annoverare al via soltanto sette atleti, che sono diventati sei dopo il ritiro di Jacopo Guarnieri. Riallacciandoci al discorso fatto qualche giorno fa con Roberto Amadio sul fatto della mancanza di una squadra italiana e dei pochi corridori nostrani nelle grandi gare, ci sono due casi emblematici. Stiamo parlando di Matteo Sobrero e Andrea Bagioli.

La squadra che non c’è

I due ragazzi erano stati entrambi precettati per la Grande Boucle dai rispettivi team. Si erano ben preparati, ci credevano e soprattutto per questo obiettivo che era stato loro “promesso” o quantomeno inserito nei programmi, avevano anche sacrificato il Giro d’Italia.

Invece sono rimasti a casa con il classico pugno di mosche in mano. 

Stiamo parlando di due buoni atleti, che senza una tutela, un’attenzione che può avere nei loro riguardi una dirigenza italiana rischiano di perdere mesi preziosi. E quando diciamo tutela, non intendiamo favoritismi, ma un modo diverso di lavorarci, nell’approcciare la loro professione.  

E parliamo di team, che in fatto di lavoro e programmazione sono tra i migliori in assoluto. Due come loro magari potrebbero fare il salto di qualità definitivo.

Sobrero (classe 1997) ha vinto la 4ª frazione del Giro d’Austria. Non ha mai disputato il Tour
Sobrero (classe 1997) ha vinto la 4ª frazione del Giro d’Austria. Non ha mai disputato il Tour

Sobrero, rabbia austriaca

Matteo Sobrero, in questo suo “non Tour” è persino riuscito a tirare fuori una vittoria. Il piemontese della Jayco-AlUla (che l’anno prossimo è indiziato di cambiare squadra) ha infatti conquistato la quarta frazione del Giro d’Austria, con uno sprint a ranghi ridotti in cui c’era tanta cattiveria agonistica.

Matteo, eri uno dei forti indiziati per il Tour della tua squadra. Poi cosa è successo?

Dovreste fare questa domanda allo staff o alla squadra! Diciamo che mi è dispiaciuto particolarmente non fare il Tour… però alla fine penso sia stata più una scelta legata al fatto che probabilmente andrò via e quindi hanno preferito puntare su altri che una scelta tecnica.

Una decisione tra virgolette politica. Anche perché poi hai dimostrato di andare forte, grazie alla vittoria in Austria.

Sì, esatto. Avevo comunque preparato il Tour quindi la condizione era buona per quella corsa. E’ logico che mentalmente e moralmente dopo una notizia così, dopo aver perso l’obiettivo per cui ti stavi allenando, ti rilassi un po’. Dici: e ora cosa faccio? Mi hanno proposto il Giro d’Austria e ho accettato. Ho preferito correre piuttosto che stare a casa. E ho fatto bene: alla fine la vittoria fa molto piacere e anche come squadra siamo andati bene nella generale.

A conferma che la preparazione per il Tour l’avevi fatta bene…

Ero in crescendo. Magari al Giro di Svizzera non ero ancora del tutto pronto, come agli italiani d’altronde. Ma stavo migliorando dopo il tanto lavoro accumulato.

Quando ti hanno detto che non saresti andato in Francia? L’hai capito strada facendo o c’è stata una comunicazione precisa?

Una comunicazione specifica, poco prima dell’italiano, che credo non sia stato il massimo anche per quello. 

Guardiamo avanti: adesso il programma cosa prevede?

Farò il Polonia e quindi la Vuelta.

E come ci arrivi alla Vuelta se stavi preparando il Tour?

Dopo l’italiano ho fatto quattro giorni di riposo totale, poi ho ripreso gradualmente. Da ieri sera sono a Macugnaga, in altura, dove vado sempre con Pippo (Ganna, ndr). Ci resterò una dozzina di giorni e poi appunto farò il Polonia e la Vuelta.

Andrea Bagioli (classe 1999) si era ben comportato al Delfinato. Tra l’altro è un ottimo supporto per Alaphilippe
Andrea Bagioli (classe 1999) si era ben comportato al Delfinato

Bagioli sogna l’azzurro

Molto simili a quelle di Sobrero, sono le parole di Andrea Bagioli. Il corridore della Soudal-Quick Step (in scadenza di contratto) credeva fermamente nel progetto Tour e tanto si era impegnato. Ma anche per lui a giugno, una decina di giorni prima del tricolore è arrivata la doccia gelata. E anche per lui la delusione c’è stata.

Andrea, come si fa con gli stimoli?

Ti crolla un po’ il mondo addosso dopo che ci avevi lavorato tanto. Dopo la Liegi avevo fatto una settimana di stop per riposare bene. Avevo ripreso ad allenarmi ed ero andato a Sierra Nevada, in altura (col gruppo del Tour, ndr). Al Delfinato ero in crescita secondo me, infatti sono uscito da quella corsa che stavo molto bene. Poi è arrivata la notizia e tutto si un po’ fermato.

Come te l’hanno giustificata?

Mi hanno detto che volevano portare una squadra tutta (o quasi) per Fabio Jakobsen, il velocista. E io non facevo parte di quel gruppo, di quella formazione.

Andiamo avanti Andrea. Stesse domanda fatta a Sobrero: adesso qual è il tuo programma?

Ma sì dai, ormai è tutto passato, anche la delusione. Sto già pensando ai prossimi obiettivi. Dal 22 al 26 luglio disputerò il Tour de Wallonie e poi andrò alla Clasica de San Sebastian. E poi ancora spero che le cose vadano bene per ottenere una convocazione per i mondiali.

Al Wallonie avrai un po’ di spazio per te?

In teoria sì, dovrei avere un po’ di carta bianca. Anche perché il percorso è mosso, con salite brevi, dunque è adatto alle mie caratteristiche. Mentre a San Sebastian no. Lì ci sarà Remco e si lavorerà per lui. Il che, per uno così, fa anche piacere. Sai chi è, cosa può fare e lavori con un certo stimolo.

Come hai rivisto la programmazione atletica?

Dopo il campionato italiano mi sono fermato giusto quattro giorni per riposare, soprattutto mentalmente. All’improvviso, dopo l’obiettivo saltato, ero stanco. Ho ripreso gradualmente facendo principalmente ore di sella, in quattro giorni non perdi moltissimo la condizione. Non sono andato in altura ma mi sto allenando a casa.