Toselli e i 5 anni alla Vangi: storie, avventure e tanti ricordi

16.12.2024
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Cinque anni con la stessa squadra e poi l’addio, Ivan Toselli saluta la Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata e passa tra gli under 23. L’allievo che ha festeggiato la vittoria del campionato italiano imitando il suo idolo Mathieu Van Der Poel è diventato grande. Forse lo era già da prima, quando ad appena tredici anni prese il treno per andare al ritiro di Sezze, nel Lazio, con la maglia della Vangi. Dal 2020 al 2024, crescendo, imparando e vincendo, ma soprattutto perdendo, dice lui

Come racchiudere un periodo così lungo e importante della propria vita in un’intervista? Difficile, speriamo di esserne in grado, perché la storia personale di Ivan Toselli merita di essere conosciuta. Intanto partiamo dalle novità, ovvero che dal 2025 sarà under 23 e correrà con la Technipes #InEmiliaRomagna di Davide Cassani

L’esordio con il team Il Pirata è arrivato nel 2020, Toselli (al centro) era al secondo anno da esordiente
L’esordio con il team Il Pirata è arrivato nel 2020, Toselli (al centro) era al secondo anno da esordiente

Un addio sentito

Ma ora facciamo i passi con il giusto tempo, parliamo di queste cinque stagioni vissute tutte con la Vangi. E’ arrivato da piccolissimo, se ne va ormai grande e sicuramente più maturo

«I primi tre anni – racconta il laziale – l’ultimo da esordiente e quelli da allievo li ho corsi con Il Pirata. Poi nel 2023 hanno aggiunto la formazione juniores ed è diventata Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata. Salutarli è stato difficile, ho avuto un po’ il magone. Sono stato bene con loro e sono cresciuto tanto».

Nei due anni da allievo Toselli ha continuato a vestire la stessa maglia, vincendo spesso
Nei due anni da allievo Toselli ha continuato a vestire la stessa maglia, vincendo spesso
Come sei arrivato alla Vangi?

Grazie a una chiamata di Andrea Campagnaro, mi aveva visto a una corsa del suo paese quando ero esordiente primo anno, nel 2019. Ricordo che durante l’inverno non vedevo l’ora che iniziasse la stagione successiva. Per me correre con la maglia della Vangi era un sogno. Insomma, era la squadra di riferimento ad ogni gara.

Che sensazione hai provato quando hai indossato la loro divisa per la prima volta?

Ero felicissimo, non stavo più nella pelle. Però ammetto che mi sembrava strano avere come compagni di squadra i ragazzi che fino a pochi mesi prima erano avversari. Questa è stata una costante dei miei anni qui alla Vangi. Ogni volta che ho trovato avversari forti poi l’anno dopo li ho avuto al mio fianco. L’ultimo è stato Enea Sambinello nel 2024. 

Campionato italiano allievi 2021 e l’esultanza alla VDP per festeggiare il tricolore
Campionato italiano allievi 2021 e l’esultanza alla VDP per festeggiare il tricolore
Da allievo avevi stupito tutti ottenendo grandi risultati…

Al primo anno nella categoria avevo vinto il campionato italiano e poi erano arrivati tanti piazzamenti. Nel 2022, invece, ho vinto la Coppa d’Oro. Sicuramente sono state due stagioni che ricordo con grande piacere. Alla fine del secondo anno da allievo mi aveva anche contattato la Auto Eder per andare a correre da loro. 

E tu?

Pensavo fosse uno scherzo. Mi aveva scritto Christian Schrot su Instagram. Pensai di accettare, poi parlando con le persone che avevo intorno rifiutai. Mi consultai anche con Davide Cassani, una figura importante nella mia carriera fino ad ora. La decisione di non andare alla Auto Eder derivò anche dal fatto che andare all’estero al primo anno da juniores sarebbe stato troppo impegnativo

Nel 2022 Toselli ha trovato la vittoria alla Coppa d’Oro, una conferma del talento del giovane laziale (foto Coppa d’Oro)
Nel 2022 Toselli ha trovato la vittoria alla Coppa d’Oro, una conferma del talento del giovane laziale (foto Coppa d’Oro)
Non si fecero più sentire?

No. La cosa non andò avanti. Ma non ho rimpianti, sono felice di aver fatto il mio percorso. 

Vincere così tanto da allievo ha alzato molto le aspettative su di te una volta juniores, come le hai gestite?

Di quello che pensa la gente non me ne frega molto. Tutti si aspettavano potessi fare dei bei risultati, in un certo senso replicare quello che avevo fatto da allievo. Queste due stagioni da juniores non sono state facili, ma mi hanno fatto crescere tanto dal punto di vista mentale. A me interessa andare in bici e divertirmi nel farlo. Sono un corridore leggero e nella categoria allievi e juniores non ci sono tantissime gare adatte a me. Allora mi diverto quando attacco, quando provo e mi muovo in anticipo.

Il 2023 è stato l’anno più complicato con la frattura della clavicola e una condizione mai al top (photors.it)
Il 2023 è stato l’anno più complicato con la frattura della clavicola e una condizione mai al top (photors.it)
Il 2023 è stato l’anno più nero?

Sicuramente. E’ stato veramente brutto, mi sono rotto la clavicola e ho perso praticamente tutta la stagione. Mi sono ripreso solamente nelle ultime gare. Quest’anno, invece, sono riuscito a tornare alla vittoria, che mancava dalla Coppa d’Oro del 2022. Trovare il successo dopo quasi un anno e mezzo è stato davvero una grande soddisfazione. Nonostante tutto anche il 2024 non è stata una stagione fortunatissima. Ho rotto l’altra clavicola, la destra, e ho saltato il Giro della Lunigiana. Ma ho ritrovato la voglia di attaccare senza paura, temevo di averla persa e invece non è accaduto.

Sei contento della scelta di andare alla Techinipes?

Molto. Cassani è una figura di riferimento per me e correre nella sua squadra sarà un bellissimo stimolo. Il team fa un calendario interessante, ho visto con grande interesse quello che ha fatto Crescioli con loro quest’anno.

Nel 2024 Toselli ha ritrovato la voglia di attaccare, qui all’Eroica Juniores Nations Cup (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Nel 2024 Toselli ha ritrovato la voglia di attaccare, qui all’Eroica Juniores Nations Cup (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Come mai Cassani è così importante per te?

Perché nel mio periodo più difficile, nel 2023, mi invitò a stare una settimana a casa sua. Mi portò da diversi specialisti per far visitare la spalla e ci allenammo insieme sulle strade dei mondiali di Imola. 

In che modo arrivi tra gli under 23?

Mi sento forte, soprattutto mentalmente. Arrivo da tante sconfitte e questo mi ha permesso di creare una “corazza” in grado di subire e affrontare le delusioni. Molti ragazzi arrivano da vincenti e poi appena perdono si sciolgono. Io questo passo l’ho già fatto. 

Toselli nel 2024 è tornato alla vittoria, a Predappio. Qui dopo l’arrivo insieme a Fabrizio Vangi (foto Fruzzetti)
Toselli nel 2024 è tornato alla vittoria, a Predappio. Qui dopo l’arrivo insieme a Fabrizio Vangi (foto Fruzzetti)
Hai vissuto tutte le epoche della Vangi, compresa l’ultima con Matteo Berti.

Lui ha rivoluzionato la squadra e l’ha resa grande. Gli devo un grazie immenso perché ci ha portati a essere una delle poche realtà di livello nella categoria. 

Quale ricordo porti con te di questi cinque anni?

I ritiri a Calenzano o a Massa ad allenarci tutti insieme. Sia in inverno che durante l’estate difficilmente stavo a casa. Il mare, anche se vicino, lo abbiamo visto solo in sella alla bici ma ci siamo divertiti veramente tanto. 

Toselli in prima fila con a sinistra Sambinello, nel 2023 erano avversari, nel 2024 sono stati compagni di team
Toselli in prima fila con a sinistra Sambinello, nel 2023 erano avversari, nel 2024 sono stati compagni di team
Sei stato tanto lontano da casa, a che età sei andato via da solo per la prima volta?

A tredici anni ho preso il treno da solo per andare a Fezze. All’epoca la squadra aveva la sede lì. Ricordo che sbagliai treno, presi quello per Latina. Mio padre chiamò Trenitalia, un controllore mi trovò e mi fece scendere alla stazione successiva. Alla fine presi il treno giusto e arrivai. 

Sei diventato grande presto…

Sono avventure e storie che rimarranno sempre dentro di me e che mi hanno fatto diventare quello che sono ora. Sono cresciuto e maturato tanto, per questo forse ho tanta fame e voglia di andare in bici. 

La figura di Davide Cassani è stata fondamentale per lui, infatti passerà U23 con la Technipes
La figura di Davide Cassani è stata fondamentale per lui, infatti passerà U23 con la Technipes
Un desiderio di Ivan Toselli per il 2025?

Ritornare all’attacco e cercare di togliermi tante soddisfazioni, soprattutto nelle gare importanti. Ci proverò, statene certi. 

Allora buona fortuna e ci vediamo alle gare.

Grazie! A presto!

Toselli rispolvera la vittoria: ora il buio è alle spalle

14.05.2024
5 min
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Ivan Toselli ha rispolverato il gradino più alto del podio, era da tanto che il corridore campano non aveva sensazioni così buone come quelle di adesso. Nel fine settimana appena concluso, con la maglia della rappresentativa della sua Regione, ha corso il G.P. Baron. La vittoria risale a qualche giorno prima, al 4 maggio, al Gran Premio Città di Predappio

«Non vincevo dalla Coppa d’Oro – racconta Toselli da casa sua – erano 400 giorni e oltre che non salivo sul gradino più alto del podio. Il 2023 non è stato un anno facile, il cambio di categoria tra allievi e juniores si è fatto sentire, ma anche la frattura alla clavicola di inizio stagione non ha aiutato. Una volta tornato in gruppo facevo tanta fatica a seguire il ritmo gara, soprattutto per la differenza con i corridori di secondo anno».

La vittoria di Predappio arriva dopo oltre 400 giorni di astinenza
La vittoria di Predappio arriva dopo oltre 400 giorni di astinenza

Due anni, due sensazioni opposte

Per il ragazzino che da allievo aveva stupito un po’ tutti e vinceva imitando l’esultanza di Mathieu Van Der Poel, per gioco e non per spavalderia, il 2023 è stato difficile.

«A livello juniores – continua – la differenza tra ragazzi di primo e secondo anno si vede, soprattutto per il fatto dei rapporti liberi. Me ne sono accorto anche io in questa stagione, mi sento meglio, sono cresciuto fisicamente ma rimango un atleta dalla corporatura esile. I rapporti liberi li soffrivo molto, in particolare in pianura dove non riuscivo a spingere come gli altri. Capitava che mi ritirassi dalle corse o che non riuscissi a fare quel che mi piace: attaccare. Questa vittoria mi ha sbloccato, ma era da un po’ che mi sentivo bene».

Il sorriso è tornato sul volto di Toselli che ora ha ritrovato la motivazione
Il sorriso è tornato sul volto di Toselli che ora ha ritrovato la motivazione
In che senso?

Sono sempre stato un corridore che ama attaccare, andare in fuga, fare fatica. Insomma correvo in maniera molto libera di testa. Nel 2023 questa caratteristica era stata accantonata, avevo paura di finirmi, di non essere in grado di tenere il ritmo. Da un po’ mi è tornata e devo dire grazie a Matteo Berti per questo. 

Anche all’Eroica Juniores Nations Cup eri molto attivo.

Sì, mi era tornata la voglia di fare, di muovermi e l’ho assecondata. Nella tappa annullata ero in fuga, il percorso era molto vicino alle mie caratteristiche e mi ero detto di provare. Anche la settimana dopo, a San Vendemiano ero andato in fuga, rimanendo davanti da solo per quattro giri (photors.it in apertura, ndr). 

Già all’Eroica Juniores si erano visti sprazzi del Toselli arrembante e coraggioso (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Già all’Eroica Juniores si erano visti sprazzi del Toselli arrembante e coraggioso (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
L’arrivo di Berti ha portato una ventata di aria nuova?

Ha tante conoscenze e sa molto di ciclismo e di come si gestisce una squadra. Con lui il dialogo è costante, parliamo molto sia prima che dopo la corsa. Ha un piano in testa, un programma, e lo rispetta. Capita che magari ci dica di non correre per riposarci e puntare alle gare che sono più vicine alle nostre qualità. 

Come a Predappio?

In realtà non dovevo correre – dice con una risata – ma insieme a Berti abbiamo guardato la planimetria e mi ha detto di andare e pensare di vincere, ma senza pressioni. Lui mi è stato tanto vicino, mi ha fatto rimanere sereno e mi ha riportato a pensare in maniera positiva. Una cosa che nel 2023 mi è mancata.

Il clima nella Vangi è più sereno e comunicativo da quando è arrivato Matteo Berti e questo fa bene ai ragazzi
Il clima nella Vangi è più sereno e comunicativo da quando è arrivato Matteo Berti e questo fa bene ai ragazzi
Tu hai vissuto la Vangi prima e dopo il suo arrivo, cosa è cambiato?

L’anno scorso, in quel mio momento di difficoltà non ho avuto nessun aiuto, solo la mia famiglia mi è rimasta vicina. Un’altra cosa positiva è la programmazione, nel 2023 correvo tutte le domeniche e questo non aiuta a trovare un picco di forma. La stagione scorsa per il nostro team è stata l’annata “no”, succede.

Con Berti è arrivato anche un nuovo preparatore: Fabio Camerin

Anche lui ha dato un grande contributo fin dall’inverno. Ci siamo allenati molto a corpo libero, cosa che non avevo mai fatto in precedenza. Poi ha aggiunto anche delle sedute in palestra, nessun carico eccessivo, ma solamente un modo di lavorare diverso, dove ci ha anche insegnato a fare gli esercizi nel modo corretto. 

La preparazione invernale con Camerin ha portato a grandi miglioramenti in pianura (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
La preparazione invernale con Camerin ha portato a grandi miglioramenti in pianura (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Insieme avete lavorato anche per migliorare in pianura?

Pedalando tanto a ritmi elevati con ripetute da quattro minuti a tutta, una specie di fartlek che mi ha dato tanta gamba in più. Una cosa che ha notato anche Dino Salvoldi (cittì della nazionale juniores, ndr) il quale durante un ritiro di qualche mese fa ha notato i miei miglioramenti e mi ha fatto i complimenti.

Sei uno junior di secondo anno, l’anno prossimo sarai U23, al futuro ci pensi?

Qualche contatto con dei team c’è, ma nessuna conferma: sono ancora in cerca. Una cosa però la voglio dire: in questo momento non ci penso al prossimo anno. Vedrò verso fine stagione cosa succederà, pensare troppo al futuro mi ha portato tante preoccupazioni, ho imparato a vivere di più il momento. Sto in pace e cerco i risultati.

Meccia: fedele al progetto di Berti, ora vuole stupire Salvoldi

27.04.2024
4 min
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SIENA – A differenza della corporatura muscolosa e potente, lo sguardo di Leonardo Meccia mostra tanta timidezza. Il corridore della Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata ha iniziato il 2024 con una marcia diversa, collezionando tanti buoni piazzamenti e due vittorie di spessore. 

«Rispetto al 2023 quando ero alla Work Service – racconta Meccia – abbiamo continuato il lavoro fatto. La condizione piano piano è cresciuta, i numeri sono saliti, io sono maturato e in questo inizio di stagione ho raccolto buonissimi risultati». 

Meccia in questa stagione ha seguito Berti e Camerin passando dalla Work alla Vangi (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Meccia in questa stagione ha seguito Berti e Camerin passando dalla Work alla Vangi (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)

Il cammino continua

Forse gli manca ancora il salto di qualità per competere in grandi eventi internazionali. D’altronde l’Eroica Juniores Nations Cup è solamente la terza corsa di questo livello, la seconda a tappe. Lontano da occhi indiscreti, all’ombra di alberi dalle grandi foglie verdi e curato a vista dal suo compagno di squadra Marco Petrolati, conosciamo Leonardo Meccia.

«Un grande grazie – prosegue – va ai direttori sportivi della squadra e a chi mi segue: a partire da Matteo Berti e Fabio Camerin. Sembra che si debba dire chissà che cosa, ma semplicemente in questi primi mesi mi sono trovato ad andare più forte. Berti e Camerin mi hanno aiutato tanto a capire come migliorare in tutto, a partire dal come muovermi in gara».

L’Eroica Juniores Nations Cup è stata la sua seconda gara a tappe di caratura internazionale
L’Eroica Juniores Nations Cup è stata la sua seconda gara a tappe di caratura internazionale
Hai cambiato squadra, seguendo Matteo Berti e Fabio Camerin alla Vangi, come mai?

Per prima cosa perché hanno saputo come spronarmi per fare sempre meglio, mi hanno cambiato. Mi sto scoprendo gara dopo gara, sono un corridore adatto a percorsi mossi con salite brevi. Sono abbastanza pesante, nel senso che ho un fisico sicuramente non da scalatore. 

Però sai anche arrivare da solo.

In Francia alla Bernadeau Junior sono riuscito ad arrivare in solitaria, cosa che sui percorsi di quel tipo mi riesce bene. Non è sempre facile, per questo curo anche lo sprint e quando si è a ranghi ristretti posso dire la mia. 

Questa è la tua seconda gara internazionale della stagione, come ti trovi in gare del genere?

Sicuramente sono diverse dalle gare nazionali o regionali che abbiamo in Italia. Il livello è più alto, si trovano corridori stranieri di grandi qualità. E’ difficile che ci siano momenti di stallo, il ritmo è sempre alto. 

E’ un modo per crescere?

Indipendentemente da quanto un corridore sia forte, in un evento internazionale tutti partono per vincere. E’ una bella mentalità che ti porta a fare una maggiore fatica, ma poi ne esci migliorato. In Italia non è così purtroppo. 

Meccia ha un ottimo spunto veloce che gli permette di vincere le volate (foto Instagram)
Meccia ha un ottimo spunto veloce che gli permette di vincere le volate (foto Instagram)
Ci dicevi che sono aumentati i numeri e le esperienze, vedi un margine di crescita ulteriore?

Un possibile cammino di crescita c’è di sicuro. I margini sono ancora tanti, sia mentalmente che fisicamente. C’è tanto da migliorare e sono felice perché non vedo limiti per il momento. 

Con Camerin hai tenuto lo stesso metodo di lavoro oppure è cambiato?

Per quanto riguarda gli allenamenti non troppo. La cosa diversa è che l’anno scorso (alla Work Service, ndr) avevamo ricevuto le bici a gennaio e non ci eravamo allenati a fondo in inverno. Quest’anno, invece, le bici sono arrivate subito, quindi ci siamo messi subito sotto. La preparazione è stata più strutturata e adatta alle corse che c’erano da fare. 

Quest’anno dovrà difendere il titolo nazionale nella crono a squadre (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Quest’anno dovrà difendere il titolo nazionale nella crono a squadre (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Che obiettivi hai da qui a fine stagione?

Punterò a fare bene al G.P Baron l’11 e il 12 maggio (prova di Nations’Cup), visto che è una corsa adatta a me. Poi ci saranno i campionati italiani strada e crono (della quale è detentore del titolo a squadre vinto con la Work nel 2023, ndr). La speranza è anche di attirare le attenzioni di Salvoldi ed essere convocato in nazionale.

Il Team Vangi Pirata padrone di Francia, il racconto della trasferta

27.03.2024
4 min
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La stagione del Team Vangi Sama Ricambi Il Pirata è iniziata con il botto grazie al doppio successo ottenuto in Francia. Prima corsa internazionale e subito una doppietta portata a casa. I ragazzi di Matteo Berti arrivano in territorio straniero e dettano legge. Il loro diesse ce lo aveva raccontato durante l’inverno che il team avrebbe fatto un passo in avanti per crescita e formazione.

«E’ stata un’esperienza formativa – racconta Berti – con un risultato che ci permette di crescere. La gara era da corridori del Nord, con tanta potenza e resistenza. Il parterre era dei più quotati, con tante squadre satellite di team WorldTour o U23. Siamo riusciti a piazzare tre ragazzi nei dieci: primo posto di Leonardo Meccia, secondo Enea Sambinello e decimo Giacomo Sgherri (i primi due sono insieme nella foto di apertura di @labernaudeaujunior, ndr)».

Pianificazione ottima

Le case però si costruiscono dalle fondamenta. Il successo in terra francese arriva dopo un inverno di pianificazione e programmazione. Berti e lo staff del team Vangi hanno lavorato bene e continuano a farlo.

«A inizio stagione – continua il diesse – abbiamo fatto un buonissimo lavoro, senza avere grossi problemi di salute o altro. Trovare la giusta sinergia per creare un gruppo coeso non è facile, ma stiamo facendo un bel lavoro e ne sono orgoglioso. Saremo anche l’unico team a correre la Nations Cup Eroica, corsa a tappe per nazionali. E’ un grande orgoglio e una bella sfida correre contro i ragazzi più forti al mondo.

«Il lavoro non è facile, proprio in questi giorni sto cercando di ottimizzare i costi di questa trasferta. Non è impossibile, ma in una squadra juniores il budget è contato. Anzi, noi dobbiamo ringraziare ogni giorno il nostro presidente, perché non ci fa mancare mai nulla. In futuro abbiamo in programma anche la Classic des Alpes e la Crono delle Nazioni».

La premiazione dei ragazzi del team Vangi insieme al diesse Berti (@labernaudeaujunior)
La premiazione dei ragazzi del team Vangi insieme al diesse Berti (@labernaudeaujunior)

La voce dei ragazzi

Una corsa in Francia a inizio stagione contro i più forti del movimento juniores e subito una vittoria in saccoccia. Leonardo Mecchi, vincitore della Bernaudeau Juniores ci racconta com’è stata questa esperienza e che cosa ha visto nel ciclismo d’oltralpe. 

«Ero curioso di scoprire com’erano i corridori fuori dall’Italia – ci racconta – capire cosa sarebbe cambiato. Vedere se fossero più o meno forti, più svegli o con capacità diverse di guidare la bici. Il livello alla fine è simile a quello che si trova in Italia, quel che cambia è il modo di correre, si va molto all’attacco. La partenza è stata parecchio turbolenta, tutti volevano stare davanti e si soffriva parecchio. Si correva principalmente su stradoni larghi, intervallati da strade strette che attraversavano paesini. In quei frangenti la corsa diventava frenetica, c’era gente che passava ovunque, anche dall’erba sul ciglio della strada».

Per il team Vangi Pirata questa è stata la prima di tante esperienze internazionali in programma nel 2024
Per il team Vangi Pirata è stata la prima di tante esperienze internazionali in programma nel 2024

Questione di abitudine

Certe esperienze servono per crescere e maturare, anche per adattarsi ad un modo diverso di correre. La sensazione parlando con Berti e con Mecchi è che questa gara in Francia sarebbe tornata utile comunque, con o senza un risultato di prestigio. 

«Vincere fa piacere – replica Berti – ed è giusto che sia così. Ma andare a correre in questi posti serve per far vedere ai ragazzi qualcosa di nuovo. Non era un percorso complicato altimetricamente, ma molto duro a causa dello stress e della poca pianura. All’inizio della corsa ero in ammiraglia dietro al gruppo, nei primi 20 chilometri non si è mai scesi sotto i 60 all’ora. Era una gara in stile Nord, forse più Liegi, dove non c’è pavé ma tanti strappi e bisognava saper limare per non fare troppa fatica».

«Gli strappi erano brevi – conferma il vincitore Mecchi – tutti sotto al chilometro e mezzo. Non durissimi, ma a ripetizioni poi rimanevano nelle gambe. Ad inizio corsa ero anche teso, poco sereno, quasi impaurito, poi sono caduto e mi sono tranquillizzato. Queste esperienze aumentano il nostro bagaglio tecnico, così, una volta tornati in Italia, abbiamo un’arma in più da giocare in corsa».

Berti dopo 7 anni chiude il capitolo Work e riparte dalla Vangi

16.01.2024
5 min
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Sette anni non si racchiudono in un momento o in un ricordo, ma sono una carrellata di emozioni che colpiscono e lasciano un segno. Matteo Berti, diesse toscano, che fino al 31 dicembre ha lavorato in Work Service Speedy Bike, ha chiuso il suo cerchio ed ora è pronto a ripartire. La nuova avventura ha il nome del team Vangi Pirata, è più vicina a casa, e gli permette di rifiatare un attimo. 

«Dopo sette anni – racconta Berti – era arrivato il momento di cambiare. Sono toscano e Padova non è esattamente dietro l’angolo. Non è facile gestire le dinamiche di un gruppo juniores quando si abita così lontano dalla sede operativa. I ragazzi hanno bisogno di essere seguiti e nel corso del tempo il continuo viaggiare era diventato dispendioso. Ho una famiglia e due bimbi, il trasferimento al team Vangi Pirata è arrivato anche per loro, per restare più vicino».

Berti (con gli occhiali da sole) e Camerin (a sinistra) con i ragazzi dopo la vittoria ai campionati italiani cronosquadre
Berti (con gli occhiali da sole) e Camerin (a sinistra) con i ragazzi dopo la vittoria ai campionati italiani cronosquadre

Nuovo capitolo

Nella vita di Matteo Berti, quindi, si apre un nuovo capitolo. Stimoli diversi che lo hanno spinto a cambiare, ma non per ragioni materiali, piuttosto per una scelta di pancia, come l’ha definita lui stesso. 

«Il team – spiega il diesse – ha affiliazione toscana, in 40 minuti di macchina arrivo alla sede della società. Ne ho parlato con Fabrizio Vangi e il suo progetto è quello di creare un vivaio che comprenda anche la categoria allievi. La voglia è quella di creare un progetto ambizioso in regione (Toscana, ndr). La sua idea mi ha stimolato molto, sia per il progetto legato ai giovani sia per creare qualcosa di significativo nella mia terra».

Un viaggio lungo, fatto di tanti momenti che rimangono impressi nella memoria
Un viaggio lungo, fatto di tanti momenti che rimangono impressi nella memoria
Un lavoro che vede un “passo indietro” lavorerai anche con gli allievi…

Mi sono accorto in Work che per lavorare con gli juniores è necessario pensare anche al “sotto” ovvero agli allievi. Con Massimo (Levorato, ndr) abbiamo spesso investito sulla categoria, ma qui alla Vangi avrò modo di lavorarci direttamente. Se si ha modo di avere un filo diretto è meglio, altrimenti ti ritrovi ogni anno a costruire praticamente da zero. 

Che lavoro farete?

Abbiamo strutturato un percorso con due gruppi allievi con i quali useremo i nostri metodi. L’idea, come detto, è di fare una piccola accademia e si inizia a lavorare in maniera migliore, più strutturata. Pensare ad un percorso di quattro anni è interessante. Fabrizio (Vangi, ndr) aveva questa visione e ha investito per farla partire e questo mi ha incuriosito parecchio. Il suo entusiasmo e la sua passione per il ciclismo mi hanno coinvolto. 

Ora però Berti (con la felpa rossa a destra) è diventato diesse del team Vangi Pirata: una nuova avventura
Ora però Berti (con la felpa rossa a destra) è diventato diesse del team Vangi Pirata: una nuova avventura
Lavori da tanti anni nella categoria juniores, sentivi questo passo necessario?

Il ciclismo juniores è cambiato tanto, è arrivato a sostituire la categoria under 23. Bisogna cambiare mentalità agli allievi, per non avere il gap che c’è ora. Serve un cambio di mentalità, questo non vuol dire strapazzarli, ma insegnare loro un metodo di lavoro. Vi faccio un esempio…

Dicci.

Molti allievi non sono abituati al concetto di allenamento: alcuni lavorano troppo e altri troppo poco. Alla categoria juniores bisogna arrivare pronti, questo non vuol dire farli pedalare per 150 chilometri.

E cosa vuol dire?

Se guardate il profilo Instagram di Albert Withen Philipsen (campione del mondo juniores strada e mtb, ndr) ci sono foto dove fa squat con carichi da 100 chili. I nostri ragazzi non devono per forza fare carichi così elevati, ma mi sono trovato più volte juniores che non erano in grado di fare degli squat. Serve insegnare la tecnica, dare un metodo di lavoro. E questo lo si fa fin dagli allievi ora. 

Alla Vangi ti ha seguito anche Fabio Camerin, preparatore in Work con te.

Mi sono portato dietro gran parte dello staff che lavorava con me in Work. Sono tutte persone toscane che avevo coinvolto io nel progetto. Camerin ha studiato e si è specializzato, vuole fare il preparatore e lavora con me dal 2019. Ho pensato subito di portarlo con me in questa nuova avventura. Con lui mi sono sempre trovato bene e questo progetto stimola anche lui.

Matteo Berti insieme a Edoardo Cipollini uno dei suoi ragazzi che nel 2024 è passato U23 con la Colpack Ballan
Matteo Berti insieme a Edoardo Cipollini uno dei suoi ragazzi che nel 2024 è passato U23 con la Colpack Ballan
Come sono rimasti i rapporti in Work Service?

Ottimi. Sono stati sette anni davvero intensi. Fare il diesse con loro per così tanto tempo è motivo di orgoglio per me. L’ho detto anche ai ragazzi alla mia ultima gara: “questa maglia va onorata”. L’ho detto perché ci credo fermamente.  Riconsegnare l’ammiraglia è stata un’emozione…

Racconta…

Mi sono quasi commosso. La società per me era diventata una famiglia, un organismo che agisce con le stesse dinamiche. I cambiamenti li accetti, fanno parte della vita. Alla Work sarò sempre grato, ma ora è iniziata una nuova avventura e serve guardare avanti.

Sambinello: toccata e fuga nel mondo dei grandi

22.12.2023
5 min
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Enea Sambinello è tornato tra i banchi di scuola, come un normale ragazzo di 17 anni fa ogni giorno. Oggi, prima delle vacanze di Natale, ha fatto un’interrogazione di italiano su Machiavelli, Ariosto e Tasso. Ultima fatica prima di tornare tra i banchi l’8 gennaio. Prima, però, Sambinello, che si appresta ad iniziare il suo secondo anno da juniores, ha fatto un salto in Spagna. Più precisamente è andato nel ritiro del UAE Team Emirates, quattro giorni. Un’immersione totale nel mondo del team più vincente del 2024. 

Sambinello nel 2023 ha corso con la Work-Service, qui all’ultimo Giro della Lunigiana con la Rappresentativa Emilia-Romagna
Sambinello nel 2023 ha corso con la Work-Service, qui all’ultimo Giro della Lunigiana con la Rappresentativa Emilia-Romagna

Dei cambiamenti

Intanto Sambinello per il prossimo anno ha già messo in atto un cambiamento. Nel 2024, infatti, non sarà più con la Work Service Speedy Bike, ma con il team Pirata Vangi.

«Una decisione – racconta Sambinello – arrivata con il cambio di team da parte del mio diesse Matteo Berti. E’ stato lui ad andare al team Vangi, insieme a Fabio Camerin, ed io li ho seguiti. Mi è sembrata la scelta giusta, anche perché ero andato alla Work proprio perché c’erano loro, ed ho voluto continuare questo percorso».

«Mi è già arrivata la bici per il prossimo anno, una Guerciotti Eclipse S. Sto facendo qualche adattamento per la posizione, tra poco inizierò a spingere un po’ di più».

Il selfie mandato al presidente del Team Pirata Vangi, dove Ulissi ha corso prima di Sambinello
Il selfie mandato al presidente del Team Pirata Vangi, dove Ulissi ha corso prima di Sambinello
Come sei finito al ritiro della UAE in Spagna?

Conosco bene Andrea Agostini (con lui a sinistra in foto di apertura, ndr). Da esordiente ho corso con il team Fausto Coppi. Ero in squadra con suo figlio, che ha la mia stessa età e con il quale sono molto amico. Mi hanno contattato perché erano contenti di come stessi andando. Ho avuto questa occasione e l’ho colta al volo.

Che esperienza è stata?

Fantastica! Sono stato catapultato in un mondo surreale. Un qualcosa che sogni fin da quando sei bambino. Ho visto Pogacar da vicino, perché partecipavo anche alla riunione la sera. Era uno dei pochi momenti in cui sono stato in contatto con i grandi. Sono rimasto molto colpito dal fatto che tra staff e corridori si trattano tutti allo stesso modo.

Con chi hai parlato di più?

Ulissi. Ho parlato con lui perché ha corso da junior alla Vangi. Mi ha dato qualche consiglio e abbiamo mandato una foto insieme al presidente. Mi ha detto ottime cose sul team e mi ha chiesto di chiedergli qualche consiglio se vorrò.

Altri?

Un altro con cui ho parlato e che mi ha colpito per il suo atteggiamento è stato Del Toro. E’ al primo anno da pro’ ma ha una grande umiltà. Per farvi un esempio: eravamo in stanza insieme e sono venuti i ragazzi di Scicon a dargli gli occhiali. Lui avrà detto grazie una quindicina di volte, non ha dato per scontato che questa cosa gli fosse dovuta. Mi ha chiesto dove abitassi, perché lui vive a San Marino. Ci siamo ripromessi, questa estate, di fare una pedalata insieme. 

Sambinello, a destra, mentre pedala sulle strade spagnole con la maglia della UAE Emirates (foto Instagram)
Sambinello, a destra, mentre pedala sulle strade spagnole con la maglia della UAE Emirates (foto Instagram)
Tu hai pedalato con il Devo Team in quei giorni? 

Sì, a parte il primo giorno che ero in ritardo a causa dell’aereo e ho pedalato con i ragazzi di un team junior spagnolo. Dei ragazzi del team Gen Z conoscevo già Luca Giaimi, quest’anno ci siamo incontrati tanto alle corse. Abbiamo parlato della gestione della squadra, dello staff, del calendario… Lui è super contento di come lo stanno trattando.

Tu arrivi da una squadra juniores e ti sei ritrovato catapultato in quel mondo, che cosa hai notato in quei giorni?

E’ tutto curato nei minimi dettagli, ed è giusto che sia così. C’è tantissimo staff, tra corridori e addetti ai lavori saremo stati più di cento. Anche i test sono a 360 gradi. Ad esempio abbiamo fatto dei test per misurare la “core stability” per capire quali aspetti migliorare anche al di fuori della bici.

Ayuso ha firmato il suo primo contratto da pro’ con la UAE quando era al secondo anno juniores
Ayuso ha firmato il suo primo contratto da pro’ con la UAE quando era al secondo anno juniores
Eri lì nei giorni in cui Pogacar ha annunciato che verrà al Giro d’Italia, che aria si respirava?

C’era incertezza. Si percepiva che la decisione sarebbe stata quella di venire in Italia ma non c’erano certezze. Per il nostro Paese è un evento fantastico, non vedo l’ora che arrivi. Sicuramente andrò sulle strade a vederlo, non so ancora dove ma ci andrò. Vi racconto l’ultimo aneddoto.

Dicci pure. 

Quando c’è stato l’annuncio ero con due juniores spagnoli. Ci siamo confrontati e mi hanno detto che per loro il Giro è più bello del Tour. Anche per loro la presenza di Pogacar è un’ottima cosa, un evento bellissimo per il movimento italiano…

Juniores: dai rapporti all’altura. Ne parliamo con Berti

20.07.2022
6 min
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Sblocco dei rapporti, altura, metodi di lavori: continua il nostro viaggio nel mondo degli juniores. Stavolta andiamo a casa della Work Service Speedy Bike. Ne parliamo con il direttore sportivo, Matteo Berti.

«Se non ci mettiamo al pari del resto del mondo restiamo attardati – esordisce Berti – soprattutto in quelle gare particolarmente dure e specie in salita. Per tirare i rapporti lunghi servono gambe e muscoli allenati a farlo».

Matteo Berti al centro con i suoi ragazzi
Matteo Berti al centro con i suoi ragazzi

Alla radice

Il discorso va preso alla radice. Sbloccare i rapporti dal vincolo del 52×14 negli juniores significa impostare un cambio “culturale”. Significa cambiare approccio e mettere mano anche agli allievi, che da noi utilizzano il 52×16 come ingranaggio più lungo.

«L’UCI per quella che è la categoria allievi, che in campo internazionale è riconosciuta come under 17, già da diverso tempo indica il 50×14 (più lungo del nostro 52×16, ndr), ma in Italia non l’abbiamo applicata. E questo è utile per passare poi ai rapporti liberi. Sarebbe più complicato passare dal 52×16 al 53×11… per dire.

«Vi dico: veniamo dal Tour du Valromey, in Francia dove avevano già i rapporti liberi, e a parte una tappa ondulata in cui uno dei nostri, Lorenzo Conforti, ha fatto terzo, per il resto gli altri ragazzi hanno tutt’altro passo. In salita poi…».

Una foto che ci ha inviato Berti dal Valromey. Sul podio le giovanili di tre WordlTour
Una foto che ci ha inviato Berti dal Valromey. Sul podio le giovanili di tre WordlTour

Salita e rapporti

A Berti però facciamo un’obiezione. Proprio in salita è dove in linea di massima non si va di 52×14, ma di 39×21, per esempio. In quel caso il discorso dei rapporti liberi o bloccati viene meno. Semmai il problema e la differenza maggiore si riscontrano in pianura o in discesa.

«A livello pratico è così – ribatte Berti – ma a livello fisiologico no. Allenarsi con rapporti più lunghi ti aiuta a spingere di più. Hai delle vasocostrizioni più lunghe a fronte di pedalate più basse, quindi ti abitui a “fare forza”. E’ lo stesso concetto delle SFR. Per questo dico che è importante mettere mano anche alla categoria allievi. Bisogna partire da prima».

La categoria allievi da noi resta un bacino fondamentale. Nonostante i tesserati siano in calo, abbiamo dei numeri importanti, numeri che in Europa non hanno. Ma c’è una dispersione pazzesca e trovare talenti diventa più complicato.

«E’ così – dice Berti – ma poi se si va a vedere tutto questo gap, con chi ha lavorato bene, non lo vedo. Penso a Frigo, Germani, Garofoli o Tiberi. Antonio mi sembra stia facendo bene tra i pro’. Servono programmazione e lungimiranza e se fossimo partiti già da qualche anno con il 50×14 tra gli allievi magari le cose sarebbero diverse».

Daniel Savini ha avuto qualche difficoltà all’inizio degli juniores vista la sua stazza minuta
Daniel Savini ha avuto qualche difficoltà all’inizio degli juniores vista la sua stazza minuta

E i mingherlini?

Però è anche vero che i rapporti più lunghi penalizzano i ragazzi più esili, quelli che sono più indietro nello sviluppo, solitamente gli scalatori (argomento che abbiamo già toccato). E allora di nuovo serve trovare un buon compromesso fra carico di lavoro, crescita dell’atleta e persino una valutazione dei suoi risultati.

Perché ci sta che quel ragazzino possa non vincere neanche una corsa o fare fatica a piazzarsi, mentre tra i pro’ potrebbe trovarsi meglio per assurdo. A quel punto conta il giudizio dei tecnici e di osservatori magari anche di come si comportano in allenamento, di come vanno in salita.

«E’ responsabilità nostra – riprende Berti – lavorare bene. Chiaro che non monterò un 53×11 ad un ragazzo di 52 chili. Ci si deve arrivare gradualmente. Penso alla pista. I risultati sono arrivati grazie anche al lavoro di Villa durante la pandemia. Ma lì si sono tirati rapporti più lunghi. In pista non c’è vincolo. Serve sensibilità da parte dei tecnici. La mia esperienza: ragazzi che potevano tirarli li hanno usati, altri no. Bisogna strutturare una preparazione idonea e individuale».

«Per esempio Wang, che ha vinto il mondiale juniores a crono 2021, ha usato il 60×16. Noi non possiamo, sia per regolamento, sia perché la maggior parte dei ragazzi, avendo usato sempre il 52×14 non è pronta. Per questo insisto sui programmi individuali. Io avevo Manfredi, lui tranquillamente avrebbe girato il 59, Savini invece faceva una fatica immensa anche con il 52×14 fino al primo anno da juniores. L’anno dopo ha vinto 17 corse».

Insomma un passaggio delicato, ma ormai necessario.

In Italia, spesso, ci si salva più con il talento dei singoli che con una scuola vera e propria (foto Flanders2021)
In Italia, spesso, ci si salva più con il talento dei singoli che con una scuola vera e propria (foto Flanders2021)

Attività…

Cambiamo fronte. Con Berti parliamo anche di attività e altura, visto che si parla di crescita e sviluppo generale dei ragazzi. Anche in tal senso c’è molto da lavorare, specie sull’approccio culturale.

«In questa gara in Francia – dice Berti – ho parlato con un ragazzo danese. Lui mi diceva che aveva 30 giorni di corsa sin lì, ma li ha fatti in sei gare a tappe. Poi ci stupiamo se fra due anni un danese vince l’Avenir e fra quattro il Tour. Un altro ragazzo mi ha detto che lui fa solo corse 2.1 e 1.1. E’ chiaro che quando va ai mondiali è più abituato a certe corse e a certi ritmi.

«Noi siamo ancora la Nazione dei circuiti di paese. Io non dico che dobbiamo fare solo gare a tappe, ma almeno la metà così e la metà da un giorno. Per fare esperienze di corse a tappe, visto che da noi è rimasto solo il Lunigiana, devi andare all’estero».

La Work Service in ritiro invernale. E’ importante iniziare a lavorare come squadra
La Work Service in ritiro invernale. E’ importante iniziare a lavorare come squadra

E altura

«Gli anni scorsi – va avanti Berti – ho sfruttato l’altura più come una vacanza che per una preparazione vera e propria. Magari i ragazzi venivano da una settimana senza bici e andavamo in montagna una settimana in quota ma per riprendere piano piano. Qualche uscita in Mtb, passeggiate fino a 3.000 metri e anche un po’ di bici. Credo che per un ragazzino fare lo Stelvio ben al di sotto della soglia sia una bella esperienza.

«Dei nostri, quest’anno ci andrà Conforti in altura. Era in accordo con Salvoldi per preparare l’Europeo. In generale non la vedo in modo in negativo, ma certo bisogna saperla fare. Noi quest’anno come squadra non andiamo. Andremo un po’ nelle sedi di Padova, e ne approfitteremo per visionare la Noventa-Enego. E andremo un po’ a Massa per scoprire le strade del Lunigiana».