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Tommaso Nencini non si arrende e ci riprova nel 2022

20.12.2021
4 min
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Dopo un anno alla Petroli Firenze Hopplà e due alla Mastromarco, Tommaso Nencini (foto instagram in apertura) sperava nella chiamata tra i professionisti. Non tutto però è andato secondo i piani per il ragazzo classe 2000. E dire che l’inizio di stagione era stato promettente con la vittoria alla Firenze–Empoli.

Dopo sono arrivati alcuni problemi, tra cui il Covid, che hanno stoppato la stagione del velocista toscano che però è intenzionato a riprovarci quest’anno. La maglia è sempre quella della Petroli Firenze. Ha già iniziato a lavorare sulla prossima stagione, prima dell’intervista era in palestra ad allenarsi sulla forza.

Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli all’inizio della scorsa stagione poi il Covid lo ha rallentato (foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli ad inizio anno (foto Fruzzetti)
Hai già iniziato a pensare al 2022.

Sì, con la squadra abbiamo rivisto un po’ il programma per la preparazione ed abbiamo fatto alcune modifiche rispetto allo scorso anno.

Quali?

Stiamo curando meglio l’alimentazione e mi sto preparando per arrivare pronto ai primi impegni della stagione. Allo staff si è aggiunto un mental coach, una figura con la quale non avevo mai avuto a che fare.

Il ruolo del mental coach sta diventando sempre più importante, è così anche per voi ragazzi?

E’ una figura di rilievo. Un corridore ha spesso bisogno di parlare e se un diesse ti insegna a muoverti in gruppo un mental coach è utile per “sbloccare” la mente in periodi no.

La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
Pensi che lo scorso anno ti sarebbe stato utile nel periodo post Covid?

Credo proprio di sì. Il Covid è stata un po’ una tegola visto il periodo in cui è arrivato (dopo la vittoria alla Firenze-Empoli, ndr). Avere qualcuno che sa come mantenerti mentalmente attivo in un momento difficile fa tanto la differenza. Anche perché riprendere dopo la lunga degenza non è stato facile, gli altri andavano forte ed io invece mi sentivo indietro…

Avevi molte ambizioni per la scorsa stagione?

La più grande era passare tra i professionisti. Avevo avuto qualche contatto durante la stagione ma le mie prestazioni non sono state continue. Lo stesso Matteo Provini mi aveva detto di non dare troppo peso alle parole dette. «Non ti fare la bocca e vola basso che a parole passano tutti».

Non ti sei fatto la bocca amara…

No, ho ascoltato i consigli di Matteo e siamo pronti a rimboccarci le maniche. L’obiettivo è sempre lo stesso: correre, vincere e farsi trovare pronti. Poi quest’anno il mondiale parla ai velocisti.

Tommaso Nencini con Alberati e Fondriest vuole riguadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Tommaso Nencini vuole guadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Ci credi nella convocazione?

Ho parlato con il cittì Marino Amadori, lui in me crede molto ma come detto le cose bisogna dimostrare di meritarle. Conta poco vincere 10 corse all’inizio dell’anno e poi spegnersi, si deve essere costanti. La maglia azzurra è un premio e deve essere sempre onorata.

Avete già iniziato a pensare alla prossima stagione?

Siamo stati due giorni in ritiro in tenda su una montagna qui vicino. Un’esperienza particolare che Matteo ci teneva a farci fare. Abbiamo fatto una camminata di 6-7 chilometri portando con noi zaini e tende e siamo rimasti a dormire due notti.

Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze, il suo quarto anno nella categoria under 23 ( foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze (foto Fruzzetti)
Un ritiro particolare.

Fa bene al gruppo un ritiro come questo. Ci si dà una mano a salire per i sentieri, abbiamo montato la tenda, abbiamo parlato molto. Se non ti parli quando non prende il telefono non lo fai più. Faremo anche un ritiro prima di Natale vicino a Piacenza in cui porteremo anche le bici (conclude con una risata, ndr).

Da dove vuoi ripartire?

Il primo obiettivo della stagione è la Firenze-Empoli, è la corsa di casa e voglio difendere il successo della scorsa stagione.

Prima il Covid, poi le vittorie: il 2021 della Mastromarco…

20.10.2021
5 min
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Non è stata una stagione facile per la Mastromarco Sensi Nibali, la squadra del presidente Carlo Franceschi. All’inizio dell’anno i ragazzi erano stati presi in toto dal Covid, poi per fortuna (e per bravura) sono riusciti raddrizzarla non poco.

Al Giro U23 quest’anno avevamo incontrato proprio l’esperto diesse, storico “papà toscano di Nibali”, il quale un po’ sconsolato ci disse allargando le braccia: «Si fa quel che si può». In realtà proprio in quel periodo i suoi ragazzi cominciavano a stare meglio. Ma un conto è iniziare a stare meglio e un conto è scontrarsi con chi è all’apice della stagione. C’è una bella differenza.

Carlo Franceschi è il presidente storico di questa società (foto S. Bernardini)
Carlo Franceschi è il presidente storico di questa società (foto S. Bernardini)

Finale scoppiettante

«Esatto – dice Franceschi – nella prima parte è andata così. E pertanto neanche abbiamo insistito troppo con i nostri i ragazzi in termini di preparazione. Il ferro per modellarlo va battuto quando è caldo e non quando è freddo. Perché non è tanto il Covid, ma quello che ne consegue. Per recuperare ci vuole un bel po’. E così li abbiamo fatti correre meno, abbiamo insistito meno con gli allenamenti. Quando poi abbiamo visto, anche dalle analisi, che stavano meglio e recuperavano bene, abbiamo iniziato a spingere di più.

«Da luglio in poi infatti abbiamo vinto quattro corse e non siamo quasi mai scesi dal podio. Per non perdere troppo tempo, dopo il Giro non siamo neanche andati in altura, ma abbiamo preferito allenarci a casa. Perché per andare davvero forte con l’altura serve un mese. E noi di tempo ne avevamo già speso abbastanza».

Franceschi parla di un anno che alla fine si è raddrizzato non poco. I suoi ragazzi sono stati bravi e adesso tre di loro passeranno con la Bardiani Csf Faizané.

«Mi passano Martin Marcellusi, Filippo Magli e Alessio Nieri. Marcellusi è il nostro corridore più conosciuto. Ha vinto la crono finale a Ponsacco e la settimana prima aveva vinto il Trofeo Mario Zanchi. Ha attaccato nel muro finale ed è stato fuori per tutto il giro, davvero una bella azione.

«Alessio Nieri (classe 2001, ndr) non ha vinto ma è un buono scalatore. Scalatore puro. E poi c’è Filippo Magli. Ecco, lui ha vinto una sola corsa, ma questo ragazzo ha una marea di buoni piazzamenti. E’ molto costante. Sono convinto che si troverà meglio nei pro’, che corrono un po’ più regolari, che nei dilettanti. Ha già fatto qualche gara sta stagista ed è stato a lungo in fuga».

Verso il 2022

Ma per una stagione che finisce c’è n’è subito un’altra che parte. L’altalena non si ferma e Franceschi ha già impostato la Mastromarco 2022.

«Sarà una squadra giovane – dice il tecnico toscano – una squadra composta da 12 ragazzi. Ho preso tre juniores. Probabilmente il prossimo anno raccoglieremo un po’ pochino e dovremmo lavorare in ottica futura per far crescere i ragazzi. Ma ci sta. Li alterneremo bene nelle corse».

«Se è più stimolante lavorare con questi ragazzi o con quelli già vincenti? Da parte mia è stimolante sia lavorare quando hai già il corridore buono, sia quando invece come il prossimo anno devi costruirlo. Ma è un tutt’uno. Tu ci lavori, lo fai crescere per far sì che diventi un cavallo di razza. E se riesci a farlo passare professionista dici: beh, ho lavorato bene. E sei soddisfatto». 

Ultime parole prima del via, sotto lo sguardo di Alberto Bettiol (foto S. Bernardini)
Ultime dritte parole del via, sotto lo sguardo di Alberto Bettiol (foto S. Bernardini)

Troppa fretta

E al discorso dei cicli, Carlo dall’alto della sua esperienza fa un discorso molto interessante, sullo stato del dilettantismo italiano.

«Per quel che riguarda gli U23 c’è davvero poco. E ‘un momento un po’ così. A volte ti capitano delle infornate in cui ce ne sono tanti e altre in cui ce ne sono molto pochi. In questo momento tra gli U23, a parte qualcosa che si è visto da Colpack e forse Zalf, non vedo grossa qualità in giro. E lo stesso tra gli juniores: qualche gara l’ho seguita».

«E poi oggi non si dà neanche il tempo di farli crescere e neanche di trovarli i ragazzi. Perché se c’è già uno juniores “buonino” lo prendono subito le squadre pro’. Al massimo fanno un anno da dilettanti. Non hai tempo di lavorarci su. Questi ragazzi sono sfruttati troppo tra juniores e il primo anno da U23. Hanno la scuola, la bici… troppa pressione. Io poi cerco di farli passare che debbono fare ancora un gradino di crescita. Invece oggi nella maggior parte dei casi non hanno più margini. E infatti fanno un anno o due… e poi vanno a cercarsi lavoro».

Di Fresco ricorda: «Quando Caruso arrivò in Toscana…»

02.06.2021
5 min
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«Se Bernal non avesse trovato Daniel Martinez – dice Di Fresco senza esitazione – Damiano avrebbe vinto il Giro. Ne sono sicuro». Il riferimento è alla tappa di Sega di Ala, in cui i due colombiani del Team Ineos sono arrivati faticosamente in cima, con la maglia rosa in salvo da un passivo ben peggiore.

Giuseppe Di Fresco è siciliano come Caruso, ma di Palermo. Ed è stato lui a portare il Damiano nazionale in Toscana quando era ancora uno junior. Anzi, la verità è che lui nemmeno sapeva chi fosse. Alla fine del 2004, aveva puntato gli occhi su un certo Provino e aveva organizzato per lui una serie di test. Fu poco prima che l’altro partisse, che il presidente della sua società, tale Guarrella, chiamò il tecnico siciliano chiedendogli da dare un’occhiata anche a un certo Caruso, figlio di un amico poliziotto.

Nel 2009 vince la seconda tappa del Giro Bio a Lonato del Garda (foto Scanferla)
Nel 2009 vince la seconda tappa del Giro Bio a Lonato del Garda (foto Scanferla)

«Si presentò che pesava 10 chili più di adesso – ricorda Di Fresco – lo portai a fare dei test da Pino Toni e vedemmo subito dei valori importanti. Poi lo portai a fare una cronoscalata, in cui si piazzò ottavo. E la sera, tornando verso casa, gli chiesi se volesse rimanere a correre con noi. Lui esitò. Disse che aveva la scuola e anche il calcio. Ma alla fine parlai anche con suo padre e si convinse. Mentre per Provino non se ne fece niente».

Viaggio in Toscana

Inizia qui la storia di Damiano Caruso nel grande gruppo, con un tecnico che da professionista aveva corso con Pantani e capiva benissimo la grinta e la voglia di arrivare che spesso passa per la testa di un ragazzino che arriva dalla Sicilia e lotta per affermarsi.

«Nella prima gara – ricorda – andò in fuga con un compagno che si chiama Cirinnà. E senza che gli dicessi niente, lo fece vincere. Ma non lavorava solo per gli altri. Quell’anno vinse la 3Tre Bresciana, facendo una tappa come quella che ha vinto al Giro. Se ne andò con uno svizzero, lo staccò e vinse la classifica. Finché, al momento di passare U23, firmò con la Unidelta di Bruno Leali».

Nella Mastromarco corre anche Jonathan Monsalve (foto Scanferla)
Nella Mastromarco corre anche Jonathan Monsalve (foto Scanferla)
Come fu che tornò con te?

Perché io l’anno dopo accettai la proposta della Mastromarco e ne divenni direttore sportivo. A quel punto lo chiamai e gli chiesi se gli sarebbe piaciuto tornare a lavorare insieme. Lui era contento, ma c’era da parlare con Leali, che a dire il vero fu correttissimo. Disse che si rendeva conto che Damiano fosse un mio corridore e lo lasciò libero.

E continuarono i progressi?

Di anno in anno, sempre meglio. Vinse il campionato italiano nel 2008 e nel 2009 una tappa al GiroBio e anche il Giro delle Pesche Nettarine, dominando la tappa regina. Non era tatticamente impeccabile, ma a volte gli riuscivano dei bei capolavori.

Ad esempio?

Ad esempio al campionato italiano. Gli chiesi di non fare il matto e di non partire subito, invece lui attaccò sulla salita dura e scollinò con un minuto di vantaggio. Non me la sentii di fermarlo e arrivò con lo stesso vantaggio, battendo Contoli e Pirazzi.

In azione nel 2009 al Gp La Torre di Fucecchio (foto Scanferla)
In azione nel 2009 al Gp La Torre di Fucecchio (foto Scanferla)
Perché dopo tanti bei risultati, nel 2010 passò professionista alla Lpr?

Perché fu l’unica squadra che parve subito interessata. E poi nel 2009 era una bella squadra, con Di Luca, Petacchi… Non si poteva prevedere quello che sarebbe successo, ma per fortuna nel contratto c’era una clausola per la quale, se non avesse fatto un numero minimo di corse, avrebbe potuto liberarsi.

Perché per fortuna?

Perché si fece avanti la Liquigas e Bordonali chiese una penale altissima. Solo che nel 2010 Damiano aveva corso poco e fu possibile liberarlo. Visto quello che si disse dopo la positività di Di Luca e altri della squadra, Damiano chiese anche di fare il passaporto biologico a sue spese, visto che la squadra non era nel ProTour, ma non gli fu permesso.

Nel 2009 ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine e ai tricolori U23 dona la maglia a Marco Selleri (foto Scanferla)
Nel 2009 ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine e dona la maglia a Marco Selleri (foto Scanferla)
Alla Liquigas ci fu un altro passaggio delicato, se non ricordiamo male.

Nel 2012, Damiano al Giro era in maglia bianca, ma gli venne chiesto di tirare per Basso, che però quell’anno non andava. E durante il Giro, avendo preso un nuovo procuratore, gli fu proposto di firmare per altri due anni e lui lo fece. Due settimane dopo venne avanti la Bmc, con cui sarebbe andato nel 2015. Mi chiedo spesso che cosa sarebbe cambiato.

Cosa ricordi dell’uomo Caruso?

Ha umiltà da vendere. E’ sempre stato così, ma a volte saltava di testa e succedeva sempre quando era un grande condizione. Allora magari lo mandavamo in Sicilia per una settimana e tornava rigenerato. Un anno però lo spedii giù togliendogli la bici e con biglietto di sola andata. Fu il padre dopo 5 giorni a richiamare perché lo facessimo tornare su. Ovviamente tornò e noi imparammo che con un calendario più preciso, sarebbe riuscito a correre bene e tornare a casa per rimettersi in sesto.

Era arrivano nel 2005 in Toscana per correre nel team juniores di Di Fresco
Era arrivano nel 2005 in Toscana per correre nel team juniores di Di Fresco
Quando ha deciso secondo te di diventare gregario?

Io credo – Di fresco ne è sicuro – che se avesse avuto più fiducia attorno, sul podio di un grande Giro ci sarebbe arrivato prima. Ma credo che nella sua testa la scelta sia stata soprattutto economica. Non si è mai adagiato. Ha pagato la sua casa e ha pagato la sua macchina, credo che abbia anche investito qualcosa. Me lo disse quando si cambiò la macchina e mi mandò la foto. Io gli feci la battuta sul fatto che così avrebbe sperperato tutto e lui mi spiegò di aver fatto i passi giusti. E’ sempre stato posato e intelligente e ha alle spalle una famiglia senza grilli per la testa. E questa forse è la cosa più importante.

Vincenzo, cosa dici di Caruso? E lo Squalo si scioglie

30.05.2021
4 min
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«Mi aspettavo che attaccasse – dice Vincenzo – perché avevamo parlato poco prima e gli avevo detto di stare davanti perché in discesa il gruppo si sarebbe spaccato. E Damiano è stato proprio grande e si è andato a prendere una tappa bellissima».

Verso Sega di Ala, prima che Vincenzo cada
Verso Sega di Ala, prima che Vincenzo cada

Ultimo giorno

Caldo torrido alla partenza da Senago, il pullman della Trek-Segafredo delimita una piccola oasi di ombra. Chiedere a Nibali di parlare di sé e di un Giro al di sotto delle attese sarebbe indubbiamente interessante, ma forse prematuro. Però quando gli chiediamo di fare due parole sul suo ex gregario, lo Squalo non si fa pregare. Scende dal pullman e viene a sedersi su un frigorifero da campo. Oltre la transenna, sua moglie Rachele tiene al guinzaglio un cagnolino minuscolo, che appena può scappa da tutte le parti.

«La mia storia con Damiano – riprende – inizia da un pezzo, dal Mastromarco. Io ero già passato professionista e vivevo a casa mia, lui stava nel ritiro della squadra a 100 metri di distanza. Ci allenavamo insieme, abbiamo condiviso vari periodi della nostra vita. Poi abbiamo iniziato a frequentarci con le famiglie. Veniamo da storie simili, bene o male siamo legati dallo stesso filo».

E’ il 2012, sono insieme alla Liquigas, ma a fine anno Nibali andrà via
E’ il 2012, sono insieme alla Liquigas, ma a fine anno Nibali andrà via

Un super gregario

Il ritiro di Mastromarco è una palazzina di due piani, che sotto ha la cucina e sopra le stanze. Accanto, in una rimessa, i meccanici tengono in ordine le bici. Caruso ci approdò nel 2007, quando Vincenzo era già professionista da due anni e fu come se ne avesse raccolto l’eredità. Nella stanza in cui i corridori mangiano, le loro foto si seguono, si sovrappongono, si intrecciano.

«La sua carriera – continua Nibali – lo ha portato a fare la scelta di diventare un super gregario, super davvero. Le cose cambiano con addosso la pressione di dover vincere, ma lui è arrivato qui con una grandissima condizione e so bene come si era preparato, perché eravamo insieme sul Teide. Lassù ci siamo incrociati più di una volta ed è sempre stato un farsi battute, su quanto fossimo tirati o quanto andassimo forte…».

Varie volte insieme in nazionale: qui Ponferrada 2014, debutto di Cassani
Varie volte insieme in nazionale: qui Ponferrada 2014, debutto di Cassani

La sua visuale

Le loro strade si erano incrociate alla Liquigas, poi nuovamente nel 2019, per un solo anno, quando Nibali lo volle con sé al Team Bahrain, nel dopo Bmc dalla quale Damiano non sarebbe andato più via.

«Ogni corridore – prosegue Nibali – ha la sua visione delle cose. Vanotti era in un certo modo, Agnoli in un altro. Damiano ha la sua visuale. Si vedeva più come uomo a disposizione di un capitano che nei panni che veste oggi. Non aveva problemi a rimboccarsi le maniche, ma ci ha sempre messo il suo contributo e fui uno dei primi a impuntarsi perché lo prendessimo nella squadra in cui ancora corre».

Al Tour del 2016 si parla delle imminenti Olimpiadi di Rio
Al Tour del 2016 si parla delle imminenti Olimpiadi di Rio

La Sicilia che ce la fa

Ma questo Giro non è una sorpresa e Vincenzo lo dice chiaramente. «Non saprei cosa consigliargli per il futuro – dice – perché sono scelte personali, se provare a correre da leader o continuare allo stesso modo di sempre. Una cosa però posso dirla: dopo questo Giro, Damiano ha capito di avere un grande potenziale. E non è la prima volta che lo fa vedere. Al Giro del 2019 andò anche fortissimo. Si prese la febbre nella tappa di Terracina. Veniva alle corse coperto di tutto punto, poi quando la febbre passò, nel finale andò fortissimo. Magari pubblicamente non l’ho mai ringraziato abbastanza, ma lo feci in privato. Visse giornate difficili e le superò pensando a me. Guardi la tappa di ieri e ti commuovi, perché è la faccia della Sicilia che ce l’ha fatta. E ogni volta è bellissimo…».

Al Giro del 2019 sta male nelle prime tappe, poi diventa un riferimento sulle montagne
Al Giro del 2019 sta male nelle prime tappe, poi diventa un riferimento sulle montagne

Tanto da fare

Il resto sono saluti, la spiegazione della caduta verso Sega di Ala, il polso che non fa più male e la possibilità fra stasera e domani di fare il vaccino.

«Ma non ditemi che è l’ultimo giorno di scuola – ride – vorrei fare ancora qualcosa quest’anno…».

Poi si alza e si avvia nuovamente verso il pullman, dopo una strizzata d’occhio a Rachele. Ancora poche ore e anche il suo decimo Giro d’Italia finirà in archivio. Tokyo è meno lontana di quanto si pensi, Cassani verrà presto a parlare. Forza Squalo!

Martin Marcellusi

«Firenze-Empoli e GiroU23». Parla Marcellusi

01.12.2020
4 min
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Martin Marcellusi è uno dei rari corridori di talento che vengono dal Lazio. Una regione in cui la passione dei ragazzi troppo spesso è soffocata dalla carenza di squadre e dal forte traffico che ruota inevitabilmente intorno alla Capitale.

E Martin è proprio un romano Doc. Viene dalla periferia est della città, quella a cavallo tra la pianura e le prime colline che man mano diventano vere e proprie montagne procedendo in direzione dell’Abruzzo.

La coppa del fratello

E’ su queste strade di collina che Marcellusi ha visto il papà prima e il fratello poi andare in bici. Proprio uno spirito di sana invidia verso il fratello Daniel, lo ha fatto salire in sella.

«Un giorno – dice il romano – Daniel che correva in bici è tornato a casa con una coppa. Rimasi colpito. Anche io la volevo. Da lì è nato tutto».

Ma quelle sono anche colline dove si allena: San Polo dei Cavalieri, Saracinesco, Monteflavio. «E da questa estate anche lo Scalambra. L’ho scoperto da poco ma è davvero duro: 10 chilometri al 10 per cento di pendenza media. A volte, ma molto raramente, esco anche con Valerio Conti, più spesso con Luca Taschin (della Calzaturieri Montegranaro) e con il gruppo di Blokko Racing Team. Ma non è facile perché di ragazzi della mia età in tutto il Lazio ce ne saranno 5 o 6».

Martin Marcellusi
Martin Marcellusi, da quest’anno alla Mastromarco
Martin Marcellusi
Martin Marcellusi, da quest’anno alla Mastromarco

Quella coppa poi Martin l’ha vinta e adesso il sogno si fa più grande: si chiama WorldTour. E magari diventare come il suo idolo, Peter Sagan.

«Mi piace il suo modo d’interpretare il ciclismo, anche se per caratteristiche forse sono più un Valverde… fatte le debite proporzioni, sia chiaro!».

E in effetti quando ci dice che preferisce la salita di San Polo, che tra quelle nominate è quella più pedalabile, capiamo meglio che tipo di corridore possa essere. Lo scatto e la velocità prevalgono sull’essere scalatore puro. Nonostante i suoi numeri (1,72 metri per 62 chili) potrebbero indurre a pensare di avere di fronte un grimpeur.

Con Martin si parla in generale dei giovani che passano pro’ sempre più presto e soprattutto che sono vincenti subito ad alti livelli. I nomi sono ormai noti. Hindley è solo l’ultimo della lista. Ma per chi è ancora dilettante, tutto ciò è uno stimolo o una pressione in più?

«Non ci penso, altrimenti mi demoralizzo. Se penso che c’è gente appena più più grande di me (Martin ha 20 anni, ndr) che vince il Tour o sfiora il Giro, mentre io sono tra i dilettanti, mi sembra di essere in ritardo. Non so se sia giusto però. Io preferisco avere una carriera longeva. E allora mi concentro sul mio sogno di passare professionista»

Il sigillo di Extragiro

Marcellusi è stato colui che ha vinto la prima gara post lockdown. Era la prima delle gare di Extragiro.

«Quando sono ripartito avevo il morale alto. Rispetto ad altri io ho vissuto bene la quarantena. Su Zwift avevamo creato un bel gruppo, mi divertivo sui rulli e infatti quando ho ripreso stavo bene, ma non immaginavo così tanto da vincere. Mentre mi aspettavo qualcosa di più dal Giro. Ho avuto un po’ di problemi fisici a ridosso del via e la caduta nella seconda tappa ha condizionato un po’ tutto il resto della corsa. E infatti far bene al Giro è uno dei miei obiettivi 2021. Prima però vorrei vincere la Firenze-Empoli. L’ho conquistata al primo anno, tengo molto a questa gara. E non scordo il mondiale e prima ancora le classiche. Vorrei provare il Fiandre».

Martin Marcellusi
Marcellusi ha indossato l’azzurro al Gran Piemonte
Martin Marcellusi
Marcellusi ha indossato l’azzurro al Gran Piemonte

Mastromarco seconda casa

Non capita spesso vedere passare un dilettante da una squadra importante ad un altra. Marcellusi infatti era alla Palazzago e da lì è finito alla Mastromarco Sensi Nibali di Gabriele Balducci.

«In Toscana ho trovato un ambiente molto più familiare e con Balducci ho un rapporto speciale. Un rapporto però che si è costruito nel tempo. Lui riesce a farti capire le cose e non ad importele. Ti mette davanti alla realtà. Per esempio, tornavamo da una corsa nella quale ero sempre stato in fuga, continuavo a scattare, quando si sapeva che sarebbe finita in volata. Io ero convinto che quel che avevo fatto era giusto e non cedevo. Balducci non mi ha rimproverato. Mi ha fatto ragionare, mi ha spiegato alcune cose e alla fine… aveva ragione lui. E vi assicuro che non è facile trattare con me: sono testardo e faccio fatica ad accettare consigli!».

Si dice che quando Marcellusi ha bussato alla porta della Mastromarco non fosse molto attento a molti aspetti della vita del corridore, a cominciare dall’alimentazione.

«Vero, ero piuttosto sovrappeso, ma è stato proprio questo che mi ha fatto stringere il rapporto con Balducci. E’ stato lui che mi ha portato al peso giusto e mi ha insegnato a mangiare bene».