Crescioli saluta la Mastromarco. E’ il momento di crescere

19.12.2023
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Possiamo considerare questa intervista a Ludovico Crescioli un continuo di quella fatta un anno fa (era il 14 dicembre 2022). Un altro anno è passato e il giovane toscano in forza alla Mastromarco Sensi Nibali dal 2024 sarà con la Technipes #InEmiliaRomagna e fa di nuovo un punto insieme a noi. Crescioli era uscito alla ribalta in quel famoso Giro della Lunigiana del 2021. Aveva terminato la corsa alle spalle di Lenny Martinez, i due erano divisi da 34 secondi. Nel proseguire della carriera le loro strade hanno preso direzioni tanto diverse

Martinez quest’anno ha esordito alla Vuelta, indossando la maglia rossa per due tappe. Crescioli, invece, ha messo in fila il suo secondo anno da under 23 alla Mastromarco. Di domande e spunti di riflessione ce ne sono tanti e Crescioli con l’intelligenza e la lucidità che ha sempre dimostrato, li analizza con noi.

Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Intanto come stai?

Bene, tutto bene. Ho ripreso ad allenarmi da un mese abbondante. Ieri (domenica per chi legge, ndr) ho fatto 5 ore in bici. Oggi, invece, è stata una giornata di scarico. Sto ancora alternando bici e palestra. Ho già iniziato a lavorare con Alessandro Malaguti, preparatore della Technipes. Insieme alla squadra ci siamo incontrati già un paio di volte, l’ultima settimana scorsa: sono fiducioso, l’ambiente mi piace molto. Abbiamo un preparatore e anche un nutrizionista. 

E’ la prima volta che ti rapporti con figure del genere?

Da under 23 sì. Alla Mastromarco ci seguiva Balducci, che faceva da diesse e preparatore. Non avevamo un nutrizionista e mi basavo sulle cose imparate al Casano quando ero juniores. Quest’anno in Technipes c’è uno staff più ampio, dove tutti hanno il proprio ruolo. Più consigli si hanno e meglio è (dice con una risata, ndr). 

Il 2023 che anno è stato?

Travagliato, all’inizio della stagione mi sono ammalato parecchie volte. Avevo spesso bronchiti, tosse e febbre. Capitava che mi ammalassi dopo una corsa, così dovevo restare fermo una settimana e non riuscivo mai ad avere il colpo di pedale giusto. Questo fino a maggio.

La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
Poi che è successo?

Mi sono sistemato con la salute ed ho messo insieme due esperienze importanti. Prima l’Orlen Nations Grand Prix con la nazionale di Amadori, poi il Giro Next Gen con la Mastromarco. La vera svolta è stato proprio il Giro, da lì in poi ho trovato il colpo di pedale giusto, infatti al campionato italiano sono arrivato nono. 

E la corsa con la nazionale che cosa ti ha lasciato?

Una bella esperienza. Non avevo una condizione super, ma ho aiutato tanto i miei compagni. In più ho avuto occasione di mettermi alla prova in un contesto internazionale. Essere stato convocato mi ha fatto un enorme piacere. Dopo il Giro Next Gen sono anche andato a Sestriere per una decina di giorni e mi sono allenato con la nazionale. Non sono andato subito in ritiro perché ci tenevo a correre la Bassano-Monte Grappa e la Zanè-Monte Cengio. Peccato che poi il 10 agosto, in gara sono caduto e mi sono rotto il polso. 

Non il miglior modo per presentarsi al finale di stagione.

No, anche se poi quando sono tornato in gruppo ero contento. Mi interessava correre e farlo prima dell’inverno, per avere anche il morale giusto.

Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Il colpo di pedale giusto lo hai trovato dopo le due corse a tappe: Orlen e Giro Next Gen, non è un caso. Forse ti sono mancate queste corse per crescere…

Di corse a tappe ne ho fatte due da junior (tra cui il Giro della Lunigiana, ndr). Poi da primo anno under 23 ho corso al Valle d’Aosta, infine in questa stagione ho aggiunto Orlen e Giro Next Gen.

Dopo due anni da under 23 che tipo di corridore pensi di poter diventare?

Da quel Giro della Lunigiana avevo messo nel mirino di crescere nelle corse a tappe. Ho pensato che quella potesse diventare la mia strada. 

Ma alla Mastromarco, in questi due anni ne hai fatte poche, solo tre.

Da loro mi sono trovato bene, specialmente il primo anno, quando avevo ancora la scuola da finire. Poi nel 2023 mi sono accorto che avevo bisogno di crescere ancora e così ho deciso di cambiare. Questo anche per fare un calendario più importante. In Mastromarco ho corso tante gare regionali e nazionali, ma poche internazionali.

Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Quando sei andato a misurarti in contesti come Orlen e Giro che hai visto?

Che sono una spanna sopra, che erano diversi. Questo è stato un ulteriore stimolo a volermi migliorare, a crescere. Credo molto nella Technipes e loro credono in me. Me lo hanno dimostrato fin da subito, ho parlato tanto con Chicchi e Cassani, ma anche con Chiesa e Coppolillo. Proprio con Chicchi, che è toscano, ho fatto il viaggio in macchina per andare al ritiro della settimana scorsa. 

Che cosa ti ha detto?

Ho percepito che sono contenti di avermi tra di loro. Sono fiduciosi e io lo sono verso la squadra, sono una continental e questo, secondo me, mi aiuterà a fare il passo in più che cerco

Dopo il Lunigiana si diceva che fossero venuti a cercarti anche dei Devo Team…

Sono andato alla Mastromarco e non me ne pento, con loro avevo un accordo da prima del Lunigiana. In questi due anni con loro sono cresciuto ed ora è giunto il momento di crescere ancora, questo è il motivo del cambio di squadra. 

Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021, ultimo tuo anno da junior, iniziavano i trasferimenti dei ragazzi all’estero, ora sono una normalità. Secondo te hai pagato questa tempistica?

Quando ero secondo anno io, sono passati professionisti Pellizzari e Pinarello (quest’ultimo arrivato terzo al Giro della Lunigiana di quell’anno, ndr). Il fatto dei trasferimenti all’estero si è sdoganato dai 2004 in poi. Chiaro che in un Devo Team sei più seguito e guardato, però non rimpiango quello che ho fatto. 

Saremo contenti di fare un punto con te durante la prossima stagione, intanto ti facciamo un grande in bocca al lupo per il 2024.

Va bene e W il lupo!

Metodo di lavoro e margini: la Mastromarco fa così

13.01.2023
4 min
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Continental, non continental. Attività super internazionale e dilettantismo vero. Scegliere la via giusta non è cosa scontata. Ed è impossibile stabilire il dogma universalmente giusto. La cosa che resta centrale è la crescita sana dei ragazzi e in tal senso quelli di Carlo Franceschi e Gabriele Balducci, possono dormire sonni tranquilli. La Mastromarco Sensi Nibali si appresta ad affrontare una nuova stagione con l’entusiasmo di sempre da parte di staff e ragazzi.

E’ da questo team che sono passati corridori come Nibali, Bettiol, Capecchi e Caruso. La squadra toscana va avanti nella tradizione, ma questo non significa che non si lavori con metodologie nuove o si sia dei “negazionisti” dell’evoluzione. Semplicemente le cose si fanno con misura.

Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi Nibali
Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi Nibali

Veri under 23

Si riparte nel segno dei nuovi innesti e delle conferme. 

«La squadra – dice Franceschi – sarà composta da 12 atleti, cinque sono nuovi e di questi, tre vengono dagli juniores.

«Cambia un po’ il modo di fare la squadra? Noi andiamo avanti per la nostra strada e più che alle categorie del team pensiamo alla crescita dei ragazzi. Una crescita che deve essere da under 23 e non da professionisti. Oggi gli allievi si allenano come gli juniores. Gli juniores come gli under 23 e gli under 23 come i pro’. Poi passano e non hanno margini».

Qualche giorno fa avevamo parlato di Filippo Magli, che dalla Mastromarco appunto è passato alla Green Project Bardiani. Lui, ci diceva Franceschi, può fare bene nonostante non abbia un gran palmares tra gli under. Un po’ come fu per Alessandro De Marchi, se vogliamo.

«Filippo, come ho detto, può andare meglio tra i pro’ che tra gli under 23. Non era un corridore che aveva paura di prendere aria in faccia. Era un generoso. Sono convinto che si troverà bene e che abbia i margini per crescere».

Ludovico Crescioli (classe 2003) è uno scalatore. Eccolo in azione in maglia azzurra al Valle d’Aosta 2022 (foto Alexis Courthoud)
Ludovico Crescioli (classe 2003) è uno scalatore. Eccolo in azione in maglia azzurra al Valle d’Aosta 2022 (foto Alexis Courthoud)

Rispettare i tempi

La ricerca degli atleti in casa Mastromarco quindi è molto locale. Un po’ per dare manforte ai ragazzi “di casa” e un po’ perché ormai i campioncini se li accaparrano i grandi team. Neanche più le continental nostrane, parliamo proprio delle WorldTour che poi li dirottano nelle rispettive development se non addirittura, in qualche caso, li portano direttamente in prima squadra.

«Per noi – riprende Franceschi – vincere una corsa o vincerne sette non cambia assolutamente nulla. Per noi conta che i ragazzi crescano gradualmente e con margine. Non devono passare che stanno già all’osso. Perché poi di là durano poco.

«Se tu con una continental gli fai fare solo certe corse e li alleni forte per puntare a quelle corse, sfrutti troppo il loro motore. Io da manager magari vincerò anche, ma non faccio il bene del ragazzo. Non devono essere carne da macello.

«Alla fine i nostri ragazzi che sono passati da noi, al netto di quei due o tre campioni, si sono sempre barcamenati benino. Penso a Marcellusi, a Covili, al giovane NieriIo glielo dico sempre a Balducci che li segue: “Noi siamo un’under 23 e come under 23 dobbiamo allenarci».

Lorenzo Magli (classe 2002) è un corridore piuttosto veloce. Lui e Crescioli saranno un po’ i leader della Mastromarco (foto Instagram)
Lorenzo Magli (classe 2002) è un corridore piuttosto veloce. Lui e Crescioli saranno un po’ i leader della Mastromarco (foto Instagram)

Due leader

La squadra dicevamo sarà composta da 12 atleti. Sarà una formazione completa, ma forse più votata alle corse relativamente veloci. Una delle stelline del team, infatti, sembra essere Lorenzo Magli, fratello minore di Filippo. C’è anche Ludovico Crescioli, scalatore. ma le occasioni per chi va forte in salita non sono tantissime.

«Lorenzo Magli sarà l’uomo di punta per le corse più pianeggianti – spiega Franceschi – lui infatti è abbastanza veloce. Lo scorso anno ha vinto e magari sarà più sicuro dei suoi mezzi. Per le corse più dure invece abbiamo Crescioli. E poi si vedrà… come ho detto sono ragazzi, sono under 23 e tutto può cambiare da una stagione all’altra.

E dicevamo che la Mastromarco i corridori li va a pescare “in casa”, eppure c’è l’eccezione che conferma la regola. Parliamo di Tyler Hannay, ragazzino inglese classe 2003.

«E’ stato Massimiliano Mori a proporcelo, il suo procuratore. Viene dall’isola di Man come Cavendish. E’ un bel prospetto. Lui aveva piacere di correre in Italia e infatti già ad agosto ha fatto uno stage con noi. In più è andato in ritiro con la Ineos-Grenadiers in Spagna».

Crescioli e Martinez: dopo il Lunigiana percorsi diversi

14.12.2022
4 min
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Il Giro della Lunigiana è una delle corse più importanti del calendario juniores, anche a livello internazionale. Da qui escono corridori che sono in grado di distinguersi in diversi modi: l’edizione 2021 ne è un esempio. L’anno scorso nei borghi tra la Toscana e la Liguria si è imposto il francese Martinez davanti al nostro Crescioli (in apertura, foto Instagram). Entrambi sono classe 2003, ma con due percorsi che da quel giorno si sono differenziati e non poco. 

Il francese è entrato nel team development della Groupama FDJ e dopo una sola stagione tra gli under 23 entrerà nel WorldTour dalla porta principale. L’italiano, invece, è passato alla Mastromarco ed il suo primo anno da under 23 si è concluso tra qualche difficoltà e la maturità. 

Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello
Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello

Lo stesso punto di partenza

Se si riavvolge il nastro a fine 2022 pare chiaro come i due ragazzi, che alla fine della breve corsa a tappe erano distanti solo 34 secondi, ora siano più lontani che mai.

«Avevo deciso di venire alla Mastromarco già prima del Lunigiana – racconta un frizzante Crescioli con il suo accento toscano – mi sembrava una buona squadra per passare under 23. Chiaramente la possibilità che ha avuto Martinez di passare con la continental di un team WorldTour gli ha permesso di avere un percorso di crescita più preciso. Negli under 23 con la Mastromarco il percorso di crescita c’è comunque, le corse di alto livello non mancano. Io quest’anno avevo anche la maturità da portare avanti e mi sono dovuto concentrare anche sulla scuola».

Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)
Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)

Prospettive differenti

La scuola, come detto da molti addetti ai lavori e dagli stessi tecnici che hanno a che fare con i ragazzi, è fondamentale. Risulteremmo incoerenti se dovessimo dire il contrario, ma se si guarda al calendario fatto da Martinez e da Crescioli emerge un fatto estremamente importante. Il ragazzino francese ha fatto il triplo, se non di più, delle corse a tappe rispetto al nostro Crescioli

«Le corse a tappe mi garbano molto – si riaggancia Ludovico con la sua parlantina contagiosa – ma ne ho fatte solamente due: il Lunigiana nel 2021 e il Valle d’Aosta quest’anno con la nazionale. Per migliorare e per crescere servirebbe una migliore costanza di gare, nel 2023 farò il Giro d’Italia U23 ma poi finisce lì. Ripeto, non è nemmeno una questione di squadra, in Italia è proprio il calendario che scarseggia di queste gare. Non è un caso che alcuni junior italiani stiano andando all’estero a crescere. Lenny (Martinez, ndr) quando l’ho rivisto al Giro della Valle d’Aosta ho notato dei grandi miglioramenti, si vede che ha fatto un percorso diverso, c’è un programma differente alle spalle».

Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)
Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)

Il calendario 

Nel panorama italiano sono poche le squadre che si affacciano oltre confine con continuità, per un fatto di budget e per la filosofia stessa alle spalle dei team.

«Il calendario italiano – riprende Crescioli – è ricco di corse importanti come il Piva, il Belvedere, la Ruota d’Oro… E’ chiaro che sono gare di un giorno, se uno vuole dilettarsi in qualche corsa a tappe non ha possibilità. Io quest’anno qualche gara internazionale l’ho fatta. E nel 2023, dove riuscirò a concentrarmi solo sul ciclismo, ne potrò aggiungere delle altre. Il percorso di crescita tra me e Martinez è differente, ma non è detto che il mio sia meno valido. Ho visto che con più costanza nelle corse e negli allenamenti, cosa avuta solamente a maturità conclusa, riesco a crescere e migliorare. Il 2023 sarà un anno importante per me e voglio farlo al meglio. Anche il mio obiettivo è diventare un professionista, e farò del mio meglio per riuscirci».

Crescioli, il “bimbo” scalatore alla corte di Amadori

23.07.2022
4 min
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Ludovico Crescioli è stato il “bimbo” che Marino Amadori ha voluto schierare al Giro della Valle d’Aosta. Si tratta di un classe 2003 che corre per la Mastromarco Sensi Nibali. Alto, magro è lo scalatore moderno.

E Amadori lo sa bene. Con lui ha iniziato a seminare in ottica futura. Se lo è portato in Valle per fargli prendere aria, per farlo tirare, per fargli assaggiare la maglia della nazionale. Almeno quella tra gli under 23, visto che da junior l’ha già vestita. Un talento su cui puntare per gli anni a venire. Tanto più che di scalatori puri, o quasi, ne abbiamo ben pochi.

Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)
Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)

Crescioli azzurro

E al Valle d’Aosta non è affatto andato piano. E’ arrivato 21° assoluto e quarto nella classifica dei giovani. Se pensiamo che a vincerla è stata il primo assoluto, vale a dire quel fenomeno che risponde al nome di Lenny Martinez, che lo scorso anno lo precedette sul podio del Lunigiana, si può dire che fosse “sul podio avulso”!

«Questa è la prima convocazione da under 23 – dice il toscano – sono molto soddisfatto perché oltre ad essere stata una bellissima esperienza, non avevo mai fatto una corsa a tappe così dura. In realtà è una delle prime corse a tappe in assoluto. Ne avevo fatte due da junior. E in questi giorni ho raccolto belle soddisfazioni.

«Ho imparato tanto e ho faticato tanto. Ma ne è valsa la pena. Siamo riusciti a piazzare Raccani terzo, Ciuccarelli quinto e a vincere la classifica a squadre».

Ma Crescioli non è del tutto sorpreso di ritrovarsi all’ombra del Cervino con tanti “campioni”. Sì, stava andando bene, ma non aveva ottenuto grandi risultati. Amadori cercava uno scalatore e il suo team, la Mastromarco appunto, collabora a stretto giro con il cittì. «Anche se essendo arrivato all’ultimo ho dormito in stanza da solo!».

Bravo Amadori che lo ha convocato nonostante “solo” due piazzamenti nei primi cinque (foto Simona Bernardini)
Bravo Amadori che lo ha convocato nonostante “solo” due piazzamenti nei primi cinque (foto Simona Bernardini)

A tutta bici

Il bello inizia adesso per Crescioli. Il ragazzo della Mastromarco Sensi Nibali ha appena finito la scuola e finalmente può iniziare a fare la vita da corridore al cento per cento. Del suo valore ci parlò anche Carlo Franceschi, team manager della Mastromarco. E ce ne parlò proprio al Giro, dove lui non era presente in quanto alle prese con la maturità (in informatica).

Ci disse che in salita andava davvero bene e che poteva diventare un gran buon scalatore. Ma ci aveva detto che teme che qualcuno possa portarglielo via presto. 

«Sono uno scalatore che ha un buono spunto veloce – spiega Crescioli – forse non sono proprio puro, ma mi sono messo alla prova in queste salite dove il livello era alto e non credo di essere andato poi così male. Soprattutto se consideriamo che la mia preparazione è avvenuta sui libri! Una settimana fa (il giorno di Cervinia, ndr) stavo dando la maturità quindi… direi che va bene!».

Crescioli, il primo da destra, con gli azzurri al Valle d’Aosta in quel di Cervinia
Crescioli, il primo da destra, con gli azzurri al Valle d’Aosta in quel di Cervinia

Scalatore (quasi) puro

E che ha la salita nel Dna lo si capisce anche da frasi del genere: «Da piccolo mi “garbava” – da buon toscano – Contador. Mi piaceva quando e come si alzava sui pedali, sempre pronto a scattare e a spingere il rapporto. Adesso invece un idolo vero e proprio non ce l’ho».

Il ciclismo per Crescioli è affare di famiglia. Suo papà è stato un dilettante e suo fratello, Giosuè, corre con lui alla Mastromarco. In più vivendo nel cuore della Toscana, a Lazzaretto, l’ultimo paese nella provincia di Firenze prima di sconfinare nel pistoiese, il ciclismo non manca. E’ una frazione di Cerreto Guidi e ci sta che si abbia voglia di inforcare la bici e mettersi a correre.

«Io correvo con il Casano-Matec, nonostante la vicinanza con il Team Ballerini. Fino a qualche mese fa in allenamento capitava di vedere Visconti. Mentre d’inverno ogni tanto viene con noi Alberto Bettiol. Ci dà qualche consiglio».

La stagione è ancora lunga e Crescioli ha dalla sua molte corse in cui poter dimostrare quanto vale. Questo Valle d’Aosta inoltre ad un ragazzo così giovane non può che fornire dei “cavalli” in più. Aumentare la cilindrata… certo dopo aver riposato. Ma questa è stata l’ultima cosa che ci ha detto Ludovico prima di congedarci e salire sul podio con il resto dei compagni azzurri.

Alessio Nieri, apprendista alla corte dei Reverberi

21.04.2022
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E’ come un’automobile che sta completando il proprio rodaggio all’inizio di un lungo viaggio. Il motore è buono, ma ha ancora bisogno di tempo per esprimersi ai regimi più alti. D’altronde Alessio Nieri non solo è al primo anno tra i professionisti, ma corre in bici da pochissimo tempo.

La storia del ventunenne scalatore della Bardiani-Csf-Faizanè è particolare. Una sorta di passaggio di consegne tra i borghi di Santa Maria a Monte, paese suo e di Marcello Massini, storica figura del ciclismo toscano, a sua volta scopritore di Gabriele Balducci, diesse di Nieri tra gli U23.

A Negrar, sul Viale della Rimembranza, dove è posto il traguardo del Palio del Recioto, c’è tanto pubblico che osserva l’andirivieni dei corridori verso il palco per la presentazione delle squadre. Il biondo Nieri – che è nato il 13 aprile 2001, ovvero quattro giorni prima che Yaroslav Popovich vincesse la gara veronese – scambia due parole con Bruno Reverberi, venuto ad osservare i suoi ragazzi, prima di concedersi ad una chiacchierata con noi.

Alessio raccontaci come sei arrivato qui.

Arrivo dalla Mtb e corro da pochi anni considerando che in mezzo c’è stato il Covid. Nel 2018 ho corso nella Cicli Taddei quando c’erano anche Francesco Casagrande, Francesco Failli ed Alexei Medvedev. Poi l’anno successivo sono passato su strada tra gli junior con la Big Hunter. Le ultime due stagioni le ho fatte alla Mastromarco-Sensi-Nibali, con una vittoria e alcuni buoni piazzamenti. Quest’anno ho l’onore di essere alla corte dei Reverberi.

Com’è stato questo salto?

Il passaggio non è stato semplice, specialmente il primo anno, nel 2019. Non lo è stato solo per la visione della corsa o per il pedalare in gruppo ma anche per tanto altro. La Mtb ovviamente è molto più individuale rispetto alla strada, però tuttavia mi ha insegnato molto nella guida della bici. Il mio sogno è sempre stato quello di correre su strada. Per ora sta andando bene, nel modo giusto. Spero di raccogliere qualche risultato importante.

Che differenze stai notando in generale?

Sono stato sempre bene ovunque. La Mastromarco è stata una famiglia. Correvamo sempre e solo negli U23. Ora in Bardiani abbiamo l’opportunità di confrontarci in più gare con i migliori al mondo. Questo può farci migliorare e sicuramente possiamo crescere bene.

Ed in gara?

Ho già corso tanto con i pro’ finora. Tour of Antalya, Gran Camino in Spagna, Coppi e Bartali, Giro di Sicilia, Laigueglia, Per Sempre Alfredo e Larciano. Ho fatto più di venti giorni di gara, è un buon apprendistato. Noto il cambio di ritmo ed i diversi modi di correre. Le corse internazionali dei dilettanti è tutto uno scatto continuo, è difficile tenerla controllata come invece capita tra i pro’. Sono due mondi totalmente differenti nei quali si trae sempre qualcosa.

Cos’hai già imparato?

Tra Mirko Rossato, che è spesso con gli U23, Roberto Reverberi e gli altri nostri direttori sportivi siamo ben seguiti. Tutti ci danno buoni consigli, soprattutto nelle gare pro’. Ci stanno facendo maturare nel modo giusto per poter affrontare un domani il mondo dei professionisti al meglio. E poi abbiamo sempre Bruno che viene spesso a vederci e a parlarci (ed intanto lo indica con lo sguardo a pochi metri da lui, ndr).

Hai qualche obiettivo?

Ovviamente mettermi a disposizione della squadra quando mi è richiesto. Poi certo, cercare di riuscire a vincere o comunque poter tirar fuori belle prestazioni in gare internazionali. Quest’anno vorrei fare bene al Giro d’Italia U23 (l’anno scorso fece settimo nella tappa di Andalo, ndr). Infine ci terrei particolarmente a fare bella figura al Giro di Toscana-Memorial Alfredo Martini (in programma il 14 settembre, ndr). Si corre a Pontedera, praticamente a casa mia. Quella data l’ho già cerchiata nel calendario.

Nibali e Bettiol in Toscana, Franceschi gioisce e ricorda…

10.03.2022
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Alberto Bettiol, Vincenzo Nibali e la Mastromarco Sensi Nibali. Storia, amicizia, passione, sport…. Recentemente i due campioni si sono ritrovati in Toscana (in apertura, foto Instagram), proprio sulle colline dove sono cresciuti,  hanno sudato, hanno gioito e forse anche pianto. E quando i due si riuniscono e si ritrovano da quelle parti, c’è una persona, Carlo Franceschi, che non resta insensibile. Anzi… «Com’è vederli qui insieme? E’ bello», nell’accezione più semplice e sconfinata di questo aggettivo.

“Il Franceschi”, per dirla alla toscana, è stato il riferimento di entrambi quando erano dei dilettanti, in particolare per Nibali. Per lo Squalo è stato quasi un secondo padre, visto che lo ha accolto a casa sua quando poco più che bambino lasciò la Sicilia.

Carlo Franceschi
Carlo Franceschi è il presidente della Mastromarco
Carlo Franceschi
Carlo Franceschi è il presidente della Mastromarco

E adesso?

«E adesso – racconta Franceschi – fino a qualche giorno fa sono stati qui. Ora sono tornati in Svizzera perché si devono allenare. Entrambi devono correre. Però non conosco di preciso quando rientreranno e che programmi hanno.

«Soprattutto Nibali ha bisogno di correre se vuole fare il Giro d’Italia. Perché, sapete, ormai gli anni passano e ha sempre più bisogno di correre se vuole trovare la condizione».

I due si erano ritrovati in Toscana entrambi usciti dal Covid da qualche giorno, in più Nibali aveva avuto la tonsillite. Avevano deciso di riprendere dalle origini. «Bettiol quando è in Toscana si allena sempre con noi e lo stesso vale per “Enzo”. Lui era tanto che non veniva».

Alberto Bettiol in allenamento con i ragazzi della Mastromarco Sensi Nibali (foto Simona Bernardini)
Alberto Bettiol in allenamento con i ragazzi della Mastromarco Sensi Nibali (foto Simona Bernardini)

Campioni diversi

Bettiol e Nibali, pupilli, campioni e due caratteri diversi. 

«Nibali – continua Franceschi – con me ci viveva e ho avuto modo di studiarlo ancora più a fondo. Era più fiscale, programmava molto tutta la sua giornata. Stava attento a tutto. Bettiol invece sapeva concentrarsi bene su alcune specifiche gare e già all’epoca ci arrivava preciso. La mentalità era quella buona per entrambi. Due vincenti.

«Oggi i ragazzi ascoltano. Ascoltano, ma non praticano. Vederli fare i sacrifici che poteva fare un Nibali da juniores è ben più difficile. Magari sono io che invecchio, cerco di adeguarmi anche ai nuovi metodi, ma alcune cose di questo ciclismo mi sono lontane. Oggi vincono una gara e sono già campioni. E ogni anno si è “punto e daccapo”. Almeno però quando sono qui, i ragazzi li vedo molto interessati a Nibali e Bettiol».

Dalla Mastromarco alla nazionale, per Vincenzo e Alberto il talento è la prima qualità
Dalla Mastromarco alla nazionale, per Vincenzo e Alberto il talento è la prima qualità

Ritorno alle origini

Quando due così sentono in qualche modo il bisogno di tornare alle origini significa che qualcosa di buon si è fatto. Che quegli anni passati alla Mastromarco, in questo caso, sono stati anni importanti. Anni in cui si è formato il corridore, ma anche il carattere. Anni dai pensieri positivi.

«Mi piace che siano qui – racconta con un filo di commozione, Franceschi – la Mastromarco la sentono dentro. E ci danno una grossa mano, anche economica con i materiali, le bici… Da poco anche grazie al loro aiuto abbiamo preso un nuovo appartamentino per i ragazzi qui in zona a Mastromarco.

«L’altro giorno ero a Camaiore al via della Tirreno-Adriatico. Ho incrociato Richie Porte e l’ho chiamato. Lui quando mi ha visto si è fermato. E tornato indietro, mi ha abbracciato e mi ha fatto di quelle feste… Tutto ciò mi ha riempito di gioia. E ha fatto così, tanto lui quanto Damiano Caruso. Significa che si è lavorato bene , che ci sono sintonia e affetto».

Tirate d’orecchie

Nibali e Bettiol oggi sono due adulti. Il siciliano è addirittura un padre di famiglia, ma con Franceschi tornano ad essere due ragazzi, quasi due “figli”.

«E ancora oggi se c’è bisogno “gli tiro le orecchie” quando si parla di questo o quello, dei “farei così”, di “ quello ha fatto questo”… E anche all’epoca se a tavola mangiavano un boccone di troppo glielo dicevo. Guardate che domenica poi non andate in salita. E loro si facevano una risata. 

«Ascoltavano, ma forse di fronte a questi rimbrotti, “Enzo” era più, come dire, orgoglioso. Bettiol invece era, ed è, più legato a Gabriele Balducci. Lui ancora lo aiuta negli allenamenti. Ma ho un ottimo rapporto con entrambi. Oggi magari i consigli che posso dargli sono più sulla vita privata, qualche parere. Ormai ne sanno più di me di ciclismo».