Le Olimpiadi di Parigi sono iniziate qualche giorno fa con le prove a cronometro e la vittoria di Grace Brown e di Remco Evenepoel. L’assistenza tecnica di questo appuntamento olimpico, come per tutti gli altri eventi internazionali, è in mano a Shimano. Otto persone, tra uomini e donne, che sono costantemente in corsa e offrono l’assistenza neutra. Tra di loro c’è anche un rappresentante italiano: Massimo Rava. Insieme a lui entriamo dietro le quinte delle Olimpiadi di Parigi e ci mettiamo in prima linea dietro ai corridori.
«Siamo arrivati a Parigi – racconta Rava – il 23 luglio, martedì. Fino all’inizio delle prove a cronometro abbiamo preparato tutto il necessario e fatto i vari controlli sul materiale: ruote, bici, cambi, pignoni, ecc. Un conteggio su ciò che era necessario avere in macchina, e nel corso dei giorni il controllo diventa doppio, perché ogni mattina vai e riconti tutto. In realtà è quasi un triplo check, visto che il materiale viene spedito dalla sede belga, e ci si aspetta che venga contato anche da loro in fase di preparazione».
Team europeo
Otto persone al servizio di tutte le prove su strada sembrano tante, ma non è un numero eccessivo, anzi è quasi ridotto. Le cose da fare sono tante e quasi non bastano 16 mani per farle tutte.
«Per le prove contro il tempo – spiega ancora Rava – avevamo 29 bici suddivise su quattro macchine, più una marea di ruote. Avevamo degli atleti da seguire, ci sono capitati quelli di Nazioni che partecipavano con due corridori. Il primo, quello più importante, lo segue l’ammiraglia della squadra, il secondo lo seguivamo noi. Avendo a disposizione solo una vettura non è detto che ci siano i tempi per tornare indietro alla partenza. In più noi siamo sempre dietro l’ultimo corridore a partire, perché in caso di guasto alla sua ammiraglia interveniamo noi».
Quattro vetture, otto persone, quante nazionalità?
Sei in questo caso: Francia, Belgio, Olanda, Spagna, Germania e naturalmente Italia. La lingua ufficiale l’inglese. Siamo divisi tra quattro autisti e quattro meccanici, più la responsabile che coordina tutto.
Ora finite le cronometro si passa alla strada.
Nei giorni scorsi siamo stati sulla salita di Montmartre a vedere un po’ i punti critici. Poi faremo anche una prova del percorso completo.
Qualcosa avete già visto però…
Montmartre è una strada stretta dove le ammiraglie faranno fatica a superare per assistere i corridori. Quindi noi potremmo essere chiamati spesso in causa, come nel resto della corsa. Ci sono pochi atleti al via ma tante Nazioni, quindi le macchine al seguito saranno parecchie.
Voi dove sarete piazzati?
Dietro la giuria con una macchina. Poi con le altre due saremo dietro la corsa. Le ammiraglie saranno tante e alcune anche miste, visto che ci sono squadre con un solo atleta in gara. Magari l’Eritrea è con la Slovacchia e altre due Nazioni con un solo corridore. Capite che se c’è una caduta o un problema generale non possono essere in due posti diversi.
Quindi tanto lavoro per voi.
Con le nazionali lavoriamo tantissimo, perché hanno una sola macchina al seguito, quindi capitano momenti in cui bisogna intervenire. Io ho partecipato anche alle Olimpiadi di Tokyo, e lavorai tanto, quasi da mal di testa.
Poi nella prova in linea si rischia che il gruppo esploda e non è facile essere ovunque.
Sono 270 chilometri di gara per gli uomini e quasi 160 chilometri per le donne. Si staccheranno in pochi, quelli delle Nazioni minori ma il gruppo potrebbe allungarsi parecchio e le ammiraglie essere tanto indietro.
Farete ancora un check sui materiali prima della gara?
Assolutamente sì. Ci sono tanti atleti in gara con gruppi e materiali diversi, magari anche all’interno della stessa squadra. Chi corre con Shimano, chi con SRAM o Campagnolo. La macchina sarà piena e sapremo solo all’ultimo di quale componente avrà bisogno il corridore. Diciamo che avremo un bel “misto frutta”. Fate conto che abbiamo portato anche delle ruote con freno tradizionale…
In bocca al lupo allora.
Crepi!