L’Arvedi al Giro Next Gen punta forte sul traguardo di Cremona

03.06.2024
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Delle squadre per il Giro Next Gen abbiamo già detto. E come sempre accade quando non ci sono criteri nero su bianco, alla soddisfazione degli invitati corrisponde – uguale e contraria – la frustrazione degli esclusi. Fra chi resta a casa spiccano i nomi di Q36,5, Beltrami, Work Service e Hopplà, mentre all’estero spicca l’assenza della Groupama. Fra coloro che invece sono stati invitati si segnalano il Team Arvedi e anche la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino. Due team con una precisa ragione sociale, vicini alla pista, ma che sul piano del ranking non hanno dato segnali particolari.

Lamon, tesserato con le Fiamme Azzurre, svolge in maglia Arvedi l’attività su strada
Lamon, tesserato con le Fiamme Azzurre, svolge in maglia Arvedi l’attività su strada

Arvedi e la pista

Il Team Arvedi è una squadra elite/U23 che dal 2019 lavora a stretto contatto con il settore pista della Federazione. Grazie a ciò hanno a disposizione bici Pinarello e l’abbigliamento Castelli. Nel team corrono facce note come il campione olimpico Francesco Lamon (tesserato con le Fiamme Azzurre), ma anche Michele Scartezzini, più Stefano Moro e Matteo Tugnolo del settore velocità. essendo tutti elite, la loro presenza al Giro Next Gen non è da considerarsi. Ci sono poi alcuni atleti giovani che se la cavano su strada. Nicolò Galli, a sua volta pistard, vanta un secondo posto a crono a Porto Sant’Elpidio e il quinto due giorni fa a Romanengo. Michael Cattani ha ottenuto un bel secondo posto a Curtatone, mentre Lino Colosio è un uomo squadra con il quinto posto nel Criterium Ciclismoweb.

«Non siamo una squadra che possa dire la sua in classifica – spiega il team manager Massimo Rabbaglio – abbiamo un ragazzino giovane che può fare una bella esperienza e va discretamente in salita. Gli potrà servire per conoscersi meglio. Il nostro Giro si giocherà nel cercare di sfruttare le tappe veloci, come quella di Borgomanero e di Cremona. Per le nostre caratteristiche, cercheremo di far bene in quei due giorni e poi valuteremo di dire la nostra per qualche classifica parziale.

«Quando abbiamo visto la tappa che arriva a Cremona, la sede del nostro sponsor, è ovvio che ci è cresciuta nella testa la possibilità di essere invitati. Quindi ho fatto la mia richiesta come hanno fatto tutti, non ho chiamato nessuno, ho fatto richiesta e basta. Sapendo che c’era una tappa che arrivava a Cremona ci può stare essere invitati, come è successo l’anno scorso per altri».

La squadra è un mix fra veterani della pista e giovani. Rabbaglio è il quinto in piedi da sinistra (foto Facebook)
La squadra è un mix fra veterani della pista e giovani. Rabbaglio è il quinto in piedi da sinistra (foto Facebook)
La vostra filosofia prevede che anche in futuro rimaniate legati alla pista?

Sì, l’anno prossimo dovrebbero arrivare degli juniores che non avranno la pista come priorità, ma la frequenteranno. Punteremo a ringiovanire un po’ l’organico, anche perché è prevedibile che dopo le Olimpiadi ci sarà un ricambio. A Parigi avremo Lamon e ne siamo contenti, anche se in doppia veste: come Fiamme Azzurre e come Arvedi. Un contributo a farlo diventare il Lamon oro olimpico l’abbiamo dato anche noi, mettendolo in condizione di allenarsi e correre anche su strada. L’idea è quella di portare dentro qualcuno che possa essere un probabile olimpico per Los Angeles. Non è facile, la strada è lunga, però ci si può provare.

Lamon rimarrà con voi anche dopo Parigi?

Credo di sì, ne abbiamo già parlato. Dopo le Olimpiadi continuerà a correre e secondo me può insegnare tanto anche ai giovani che potrebbero arrivare. Non so se potrà essere un probabile olimpico per Los Angeles, mi sembra un po’ lontano, anche perché ha trent’anni. Però credo che rimarrà nel giro della nazionale per le Coppe del mondo, piuttosto che europei e mondiali. Immagino che Milan, Consonni e Ganna dopo Parigi saranno richiamati dalle loro squadre, quindi l’impegno che potranno dedicare alla pista sarà minore. E Lamon può diventare un bel punto di riferimento.

Niccolò Galli è il nome più noto del gruppo strada della Arvedi (foto Facebook)
Niccolò Galli è il nome più noto del gruppo strada della Arvedi (foto Facebook)
Esiste già la formazione per il Giro Next Gen?

Sì, certo. C’è Galli, che potrebbe puntare alla prima crono. A Romanengo ha fatto quinto, dove aveva vinto lo scorso anno, facendo anche valori migliori. Quindi l’idea è che faccia un buon Giro, per puntare al tricolore della crono. Poi ci sono Galante e Colosio, che sono due lavoratori e quindi possono provare ad andare in fuga. Quindi Dante e Colombo che sono due ragazzini del primo anno che sono andati bene fino ad ora e faranno esperienza. L’ultimo è Varroni, un passista che provare a tenere davanti il Galli della situazione.

La gente mormora: qualcuno dice che siete stati invitati al Giro Next Gen perché Arvedi potrebbe aver dato un contributo proprio per la tappa di Cremona…

No, noi come società no. Che poi la tappa sia sponsorizzata da Arvedi come azienda, io quello non lo so. Nel senso che non ho visto contratti. Noi come società non abbiamo fatto nulla di questo. Non ho parlato con nessuno, ho solo mandato una richiesta.

Arvedi Cycling, colonna portante per la pista azzurra

18.01.2024
5 min
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Agli ultimi europei su pista che hanno visto l’Italia protagonista, una buona fetta della nazionale era composta da atleti dell’Arvedi Cycling, che ha portato a casa i bronzi di Francesco Lamon con il quartetto e di Stefano Moro nel keirin. Non è un caso, perché la società lombarda è nata proprio sulla base di un progetto che vede la pista come obiettivo privilegiato.

Stiamo parlando di un team diverso da tutti gli altri, nato nel 2019 proprio per dare una “casa” a molti pistard e consentire loro di abbinare alla stagione nei velodromi anche la necessaria preparazione e attività su strada. Un progetto condiviso, per certi versi voluto dalla Federazione che aveva bisogno di un team di appoggio per coloro che non hanno contratti nelle squadre WorldTour come Ganna o Milan.

Alla guida del team, come presidente e team manager, c’è Massimo Rabbaglio, da sempre attratto dall’attività su pista fino al punto di fare questa scommessa rivelatasi vincente: «Abbiamo 13 ragazzi nel nostro roster – racconta – e la loro attività la gestiamo in perfetta sintonia con le indicazioni e le esigenze di Villa. Quando non ci sono impegni su pista, portiamo i ragazzi a gareggiare su strada, anche se Lamon e Scartezzini hanno una tale mole di impegni tra allenamenti e gare nei velodromi che raramente riescono a trovare tempo e spazio anche per la stagione su strada».

Massimo Rabbaglio, da anni presidente e manager dell’Arvedi Cycling, seguendo un progetto (foto Rodella)
Massimo Rabbaglio, da anni presidente e manager dell’Arvedi Cycling, seguendo un progetto (foto Rodella)
Questo comporta una gestione un po’ diversa rispetto a quella di qualsiasi altra società…

Sicuramente, ma non significa che non seguiamo un calendario compiuto, come le altre. Gareggiamo nelle prove nazionali e anche in molte internazionali. Chiaro che esso viene stilato in base agli eventi e alla preparazione su pista, mettendo in condizione chi non è impegnato di gareggiare su strada e mantenere la condizione. D’altronde abbiamo verificato come l’attività su strada e quella del gruppo endurance siano molto compatibili. E’ chiaro però che per qualcuno l’attività su strada è un complemento per la pista, ma non è detto che per tutti sia così.

Ci sono anche casi inversi?

Basta guardare l’esempio di Mattia Pinazzi, che proprio dalla pista e dall’attività con noi ha tratto spunto per mettersi in luce e guadagnarsi un contratto con la VF Group-Bardiani. Per noi il suo ingaggio è stata una grande soddisfazione, un premio per il nostro lavoro. L’impegno con noi si compendia con quello della nazionale completando la crescita dei ragazzi, poi qualcuno troverà posto fra i professionisti, qualcun altro in un corpo militare come Lamon e Moro che sono nelle Fiamme Azzurre. O magari avrà una professione nell’ambito del ciclismo, come meccanico o preparatore.

Pinazzi ha regalato all’Arvedi la prima vittoria 2023 al Trofeo Città di Nonantola (foto team)
Pinazzi ha regalato all’Arvedi la prima vittoria 2023 al Trofeo Città di Nonantola (foto team)
Com’è nata questa idea diversa da tutte le altre?

E’ stata quasi un’intuizione, quand’ero alla Biesse-Carrera come diesse e gestivo i giovani della Arvedi. La pista mi è sempre piaciuta, ho pensato che un progetto simile mancasse nella crescita della specialità e poteva essere molto utile. Abbiamo iniziato con 6 atleti, c’erano già Lamon e Moro e con loro Attilio Viviani, Plebani, Giordani. Il nostro lavoro ha sempre per obiettivo le Olimpiadi, portare almeno un ragazzo a Parigi sarà una soddisfazione enorme com’è stato l’oro di Lamon a Tokyo.

Il programma della strada viene quindi compilato in base alle indicazioni che arrivano dal settore della pista?

Sì, decidiamo assieme. Spesso i ragazzi fanno blocchi di attività su strada per acquisire fondo che sarà poi utile su pista. E’ un sistema che funziona, una strategia che andrà avanti anche oltre l’appuntamento olimpico parigino.

Lamon ha dato al team la grande gioia dell’oro olimpico. Ora si punta forte su Parigi
Lamon ha dato al team la grande gioia dell’oro olimpico. Ora si punta forte su Parigi
Guardate già a Los Angeles 2028?

Non potremmo fare altrimenti. Il nostro è un lavoro che si gratifica e si compensa in base ai risultati dei ragazzi in nazionale, anche se poi qualche soddisfazione su strada ce la togliamo sempre. I ragazzi migliorano proprio grazie alla doppia attività. Galli è un esempio, lavorando con noi ormai è un riferimento per la nazionale maggiore e ad Apeldoorn ha già avuto modo di mettersi in luce.

Avete mai pensato a un progetto simile per le donne?

Per ora no, potrebbe essere una nuova strada, ma servirebbe un impegno che da parte nostra attualmente non possiamo garantire senza contraccolpi. Lo stesso dicasi per l’ingaggio di corridori stranieri come avviene nelle altre società. Noi siamo concentrati su uno scopo e lavoriamo per quello.

Arvedi come team di lancio verso i pro’. L’esempio di Pinazzi vale per chi oggi è nel team
Arvedi come team di lancio verso i pro’. L’esempio di Pinazzi vale per chi oggi è nel team
Quanti ragazzi avete?

Nove under 23 e quattro elite, è un numero adeguato per fare un’attività fatta bene. Considerando anche di loro 11 sono effettivamente disponibili perché due fanno velocità e quindi seguono una programmazione diversa che praticamente non contempla impegni su strada.

Da dove ti viene tutta questa passione?

Il ciclismo è sempre stata la mia vita. Ho corso fino ai dilettanti, poi sono stato diesse in tutte le categorie, anche fra i professionisti. Ora presiedo un team di livello continental seguendo un progetto che è completamente originale. Sono ormai 14 anni che vivo e lavoro per questo team e la collaborazione con la federazione nata nel 2019 è stata uno step che mi ha dato nuovo vigore. La corsa verso le Olimpiadi coinvolge anche me e mi sento esaltato al pensiero.

I pistard della Arvedi Cycling pronti a vincere anche su strada

11.02.2022
4 min
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La filosofia della Arvedi Cycling per il 2022 è chiara ma non scontata. La formazione elite/U23, che ha una forte vocazione per l’attività all’interno dei velodromi, vuole continuare ad affermarsi anche su strada.

Dal 2019, anno della sua nascita, la squadra che ha sede a Cremona si era ritagliata subito uno spazio nel panorama dilettantistico. Nelle ultime due stagioni aveva unito le forze con la Biesse-Carrera (nel 2020 con lo status di team continental). Da quest’anno però sono tornate ad essere due realtà separate.

Il roster della Arvedi Cycling non è numeroso ma qualitativamente attrezzato. Sarà una formazione di nicchia, formata da 9 atleti e guidata dai diesse Massimo Casadei e Giovanni Pedretti.

Su tutti spicca l’oro olimpico e mondiale nell’inseguimento a squadre Francesco Lamon. Poi ancora gli altri azzurri Michele Scartezzini, Stefano Moro, Mattia Pinazzi e Niccolò Galli. Tutti e cinque sono stabilmente nel giro del cittì Marco Villa e nel mirino hanno Parigi 2024. Gli altri quattro sono Michael Cattani, Lino Colosio, Alessandro Sala e Andrea Violato. Tutti provenienti dagli junior e che hanno già un curriculum importante su pista.

Per conoscere meglio i loro programmi abbiamo sentito il presidente e team manager Massimo Rabbaglio, cremasco diventato bresciano d’adozione e da tanti anni immerso nel mondo ciclistico.

Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Partiamo dalla divisione con la Biesse Carrera. Quali sono stati i motivi?

Essenzialmente due. Volevamo farlo già nel 2021 ma non eravamo ancora pronti. La prima è una ragione tecnica. Era diventato difficile gestire i due gruppi. Noi legati principalmente alla pista, loro alla strada. Il secondo motivo è di carattere commerciale. Le aziende Biesse e Carrera hanno lo stesso proprietario e volevano rilanciare il marchio delle bici mentre abbiamo usato da sempre Pinarello. Non era possibile, c’era un conflitto di interessi. Abbiamo preferito prendere due strade diverse. Con loro è rimasto un ottimo rapporto, ci confrontiamo ancora assieme su certi temi.

Siete una sorta di succursale della nazionale italiana della pista.

E’ vero. Siamo una società che ha sposato la linea guida di Villa. Abbiamo sempre scelto ragazzi con predisposizione alla pista che tuttavia potevano lavorare bene su strada e viceversa. Ritengo che sia stata una scelta che ha ripagato. Al di là delle vittorie conquistate, siamo soddisfatti anche di aver portato al professionismo Attilio Viviani. Siamo contenti di aver avuto, negli ultimi due anni, altri attuali pro’ come Conca e Colleoni.

L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
Che obiettivi avete quest’anno?

Abbiamo una squadra composta da gente esperta e da quattro giovani al primo anno. Questi ultimi sono tutti da scoprire anche se conosciamo bene i loro risultati nelle categorie precedenti. Dobbiamo verificare quali siano le loro possibilità di crescita. Se Lamon, Scartezzini e Moro, che fanno parte delle Fiamme Azzurre, correranno su strada solo per tenersi allenati in vista degli appuntamenti su pista, posso dire che i due capitani saranno Pinazzi e Galli. Stanno crescendo bene. Con loro c’è un percorso legato sia col cittì Villa che col cittì Amadori.

Siete una squadra di velocisti. Che tipo di calendario farete su strada?

Faremo gare adatte a loro, sia nazionali che internazionali. Non saranno limitate solo alle loro caratteristiche ma andremo a fare anche quelle più mosse e dure. Esordiamo alla San Geo che non è proprio piatta e facile sul profilo altimetrico. Queste corse più dure serviranno ai nostri ragazzi per fare esperienza e maturare ulteriormente. Abbiamo fatto la richiesta al Giro d’Italia U23 e non so se lo faremo ma mi piacerebbe che alcuni nostri atleti venissero scelti per la rappresentativa interregionale che parteciperà.

Il vostro progetto è supportato da sponsor e fornitori di rilievo. Su questo aspetto ha inciso il fatto di avere tanti atleti legati alla nazionale?

No. Ci tengo a dire che non sono andato dalla federazione per avere eventuali favoritismi. Anzi, forse siamo noi che aiutiamo loro avendo sposato questo programma della pista (sorride, ndr). Noi abbiamo sempre presentato i nostri piani alle aziende con cui abbiamo rapporti e loro decidevano se appoggiarci o meno. D’altronde molti nostri fornitori lo sono anche di altre squadre.

Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Da Arvedi avete un contributo importante che si radica nel vostro territorio.

Sì ed importante. Con questa azienda collaboro da 12 anni. Ho un rapporto sereno con loro. Abbiamo sempre fatto scelte razionali. Io proponevo, loro valutavano e poi avallavano le mie idee che più gli piacevano. Grazie a loro manteniamo la filiera con i giovanissimi del C.C. Cremonese e quest’anno avremo anche quattro esordienti e due allievi tesserati come Arvedi Cycling. Inoltre collaboriamo da anni anche con il settore giovanile della GB Junior. Se possibile vorrei chiudere aggiungendo un’ultima cosa…

Certo Massimo. Quale?

In questi anni abbiamo voluto coinvolgere alcuni dei nostri ex corridori. Quest’anno come secondo diesse c’è Giovanni Pedretti, cremonese doc che ha corso fino al 2019. Poi mi fa piacere che altri due bravi ragazzi come Michel Piccot ed Andrea Zanardini siano ora massaggiatori rispettivamente con Bardiani Csf Faizanè e Drone Hopper-Androni dopo aver fatto esperienza con noi. Certe attitudini non vanno sperperate e sono particolarmente orgoglioso di queste tre nuove carriere.

Filippo Conca, Giro d'Italia Under 23, 2020

La Lotto chiama, Conca risponde

28.10.2020
3 min
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Conca è stato negli ultimi due anni l’altro gemello alto della Biesse-Arvedi. Quando alle corse c’erano Pippo e Colleoni, te ne accorgevi subito per via delle Pinarello di grossa taglia e i caschi che svettavano sulle teste del gruppo. Kevin è alto 1,80, Conca addirittura 1,90. Eppure entrambi vanno forte in salita ed entrambi hanno corso un bel Giro d’Italia. Colleoni, come già raccontato, chiudendolo al terzo posto. Conca, come stiamo per dirvi, piazzandosi al quinto come già l’anno scorso.

«Ma non ne sono soddisfatto – ammette – perché ero partito per vincere. Speravo di più da questa stagione. Ci conosciamo bene, abbiamo i nostri parametri e sappiamo quanto possiamo andare forte. E posso dire che sono stato al di sotto dei miei standard, come quest’anno è successo a molti, anche tra i pro’. La verità però è che se anche fossi stato al 100 per cento, contro Pidcock sarebbe stato impossibile. Perché è un fenomeno. Ma almeno avrei avuto la coscienza di aver reso al massimo».

Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Filippo Conca in azione nel Giro del Belvedere del 2020 (foto Scanferla)
Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Conca al Belvedere 2020 (foto Scanferla)

Conca ha 22 anni e arriva da Lecco. Approfittando della vicinanza del Giro d’Italia alle sue zone, la sera prima della crono è andato all’hotel della Lotto Soudal ed ha ritirato la bicicletta con cui, a partire da gennaio, inizierà la sua avventura nel WorldTour. E sarà che l’appetito vien mangiando, dopo aver assistito ai portenti dei giovani del Giro dei grandi, l’idea di chiedergli che cosa manchi a lui per essere come loro c’è balenata nella testa.

Che cosa manca?

Faccio prima a dire che io sono un buon atleta, ma gli altri sono fenomeni. Evenepoel. Pidcock. Pogacar. In Italia purtroppo non ce ne sono. Il miglior talento da noi è Bagioli, ma non credo che siamo a quel livello. La riflessione da fare è che forse, essendo venuti fuori così presto, magari altrettanto presto caleranno. Io spero in una carriera che duri a lungo, ma dove potrò arrivare non so proprio dirlo.

Avevi il contratto con l’Androni, eppure passerai con la Lotto Soudal.

Ero tranquillo. La Androni è una buona squadra, ma dopo il Covid ci siamo trovati con meno certezze. Corridori e squadre. E quando è capitata l’occasione di una squadra WorldTour, non ho potuto dire di no. Al quarto anno da U23, era un treno da prendere.

Il tuo procuratore è Manuel Quinziato?

Me lo ha presentato Rabbaglio (team manager della Biesse-Arvedi, ndr) a inizio anno. Mi ha seguito durante il Covid e mi ha detto che la Lotto cercava in italiano che andasse forte in salita. Mi sono fidato di lui al 100 per cento, ma non ho potuto chiedere troppe informazioni, perché la cosa doveva rimanere riservata.

Avresti potuto chiedere a Oldani, che corre lì da quest’anno?

Ci conosciamo da quando avevamo sei anni e ho pensato che se si trova bene lui, allora è un bel posto.

Quanto tempo servirà per capire la tua dimensione?

Ne servirà un po’. Un conto è andare bene in una gara di 10 tappe, altro vedere cosa accade in tre settimane. Magari avendo resistenza e recupero, vengo fuori meglio.

E se ti diranno di tirare?

Sono pronto, non è un problema. Il ciclismo è la mia passione e non mi vergogno di pensare che potrei diventare un gregario. So benissimo che non potrò mai diventare un capitano, come so che la maturazione potrebbe cambiare qualcosa.

Hai già preso la bici…

Ho preferito portarmi avanti perché non si sa cosa accadrà nelle prossime settimane. Così sono andati da loro in hotel e me l’hanno data. Passo da Pinarello a Ridley. Hanno riportato le stesse misure, ma mi trovo incredibilmente più lungo.

Stesse misure, posizione diversa?

Sono più disteso e forse sarà un bene per la schiena, visto che sono sempre stato molto raccolto. In ogni caso andrò dal mio biomeccanico per mettermi a posto.

A casa sono contenti del contratto?

Soprattutto mio padre, che sotto sotto è felicissimo, ma non fa trapelare nulla.

Cosa ti porti dietro degli insegnamenti del tuo diesse Milesi?

Il fatto di vivere il ciclismo in modo tranquillo. La squadra non ci ha mai messo pressioni. Semmai ero io che me la mettevo da solo, perché non mi bastava mai…