E’ concentrato lo sguardo che si intravede dietro gli occhiali. Vincenzo respira profondamente e scruta i suoi compagni di fuga in attesa del giusto segnale. Il ritmo è alto, la strada sale, i battiti del cuore aumentano e piccole gocce di sudore si formano sulla pelle.
«Non conosco questa parte di salita – pensa – ma è dura, è ideale per un attacco da lontano».
Il passo diminuisce, gli occhi di Nibali si infuocano… è arrivato il momento!
Non esita, non si volta, scatta, come uno squalo quando vede da lontano la sua preda. Inizia a guadagnare terreno, metri, secondi. Bardet prova a inseguirlo con dietro Valverde, Covi, Fortunato e De la Cruz, ma invano. Quando la strada sale e l’adrenalina scorre in tutto il corpo, non si sente alcuna fatica. Mancano 22 chilometri al traguardo.
«Vai Enzo!», sente a bordo strada, riconosce la voce: è quella di suo cugino. Si sente a casa, protetto e diventa, così, inarrestabile. Spinge sui pedali sempre più forte, più deciso, più agile.
Dall’ammiraglia lo avvertono del suo vantaggio, Vincenzo inizia a crederci di più e come un pittore che dipinge con linee morbide ma decise, il siciliano affronta la discesa che conosce molto bene. Le strade di Mascali sono proprio quelle dove da ragazzino si allenava.
Prende la borraccia a cui è attaccato un gel, ma non serve, la maestosità dell’Etna gli infonde grande energia; un’esplosione inarrestabile che ci regala un’immagine sublime. Si volta leggermente indietro… ed è un attimo, pensa a questi ultimi due anni, alle tante cadute, ai sacrifici e alle critiche che adesso lascia lungo la strada alle sue spalle.
«Non sono stati due anni facili. Tanti imprevisti hanno influito su quello che mi aspettavo di poter fare. La pandemia, la frattura, qualche problema fisico di troppo a cui non ero abituato. Mi sono ritrovato quasi sempre a rincorrere la condizione migliore. Moralmente, non era una situazione facile da affrontare. Non mi è mai mancata voglia, impegno o serietà. In alcuni momenti mi è mancata la serenità».
Mancano pochi chilometri, è lanciato verso quello che non è un semplice traguardo: è la sua preda, il suo riscatto, la sua felicità. Non è un arrivo, è un nuovo inizio!
Così, spinto dall’entusiasmo della folla, della sua gente, vede l’ultimo chilometro che affronta tutto d’un fiato. Arriva al traguardo, alza le braccia al cielo dopo due lunghi anni e, per un attimo, si sente nuovamente bambino. D’altronde non aveva mai vinto da professionista in Sicilia.
«Questa vittoria significa molto, in un contesto unico, forse, il migliore».
Inevitabilmente si lascia trasportare dalle emozioni, piange. I tifosi urlano il suo nome ma lo Squalo è come se fosse in una bolla, non sente nulla se non il cuore in gola e le lacrime scendere lungo il viso.
«Tanti di quelli che mi conoscono bene mi hanno detto che era tanto tempo che non mi vedevano così commosso. Ed è vero. Ho vinto sulle mie strade di casa, quelle dove sono cresciuto. E l’ho fatto davanti alla mia gente, i miei amici di una vita».
«Ohh !!» un urlo rompe la bolla, il fratello Antonio lo strattona, Vincenzo si volta, sorride, lo abbraccia aggiungendo a questo quadro gli ultimi colori: rosso e giallo, quelli della maglia che poco più tardi illuminerà il volto di Vincenzo Nibali sul podio davanti Valverde e Covi.
Un pensiero per Luca Guercilena. Poi l’ultima tappa e il Giro di Sicilia sono suoi!