Andreaus e il sogno svanito sull’ultima salita

20.08.2023
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«Alla fine della corsa ero davvero furioso, ma poi ho ripensato a tutto quel che ho passato prima di tagliare quel traguardo e alla fine ho capito che certe volte non è l’approdo quel che conta, ma come ci arrivi». In poche parole, Marco Andreaus ha sintetizzato come meglio non avrebbe potuto la sua avventura in Romania al Tour of Szeklerland, dove ha sognato a lungo il successo nella generale, chiudendo alla fine sesto. Un piazzamento amaro che alla fine ha avuto anche una punta di dolce.

Per capire come ci sia arrivato (non solo al traguardo, anche alla conclusione morale della storia…), bisogna ripartire dall’inizio e Andreaus si presta ben volentieri al racconto, presentando innanzitutto la corsa a tappe rumena, che presentava al via molte squadre del Centro-Nord Europa, ma anche tre formazioni italiane, tra cui la sua, il CTF.

«Non è una gara troppo difficile, l’avevo affrontata anche lo scorso anno. Rispetto ad allora è stata tolta una tappa, quindi era ancora più accessibile per me che non amo le grandi salite. E lì di ascese pesanti non ce n’erano, vista la conformazione del territorio».

Il team CTF al via, con Andreaus, Bruttomesso, Milan, Skerl, Stockwell (GBR) e Shtin (RUS)
Il team CTF al via, con Andreaus, Bruttomesso, Milan, Skerl, Stockwell (GBR) e Shtin (RUS)
Come era disegnata la gara?

Si cominciava con una cronometro di 4,5 chilometri, distanza ideale per me e infatti ho vinto la frazione anche con distacchi importanti rifilati agli avversari. La seconda tappa era per velocisti, la terza era considerata la più dura, ma alla fine quella decisiva è stata l’ultima. Purtroppo per me…

Che clima avete trovato?

Molto sole, ma le temperature erano più gradevoli rispetto a quelle che avevamo lasciato in Italia, mai oltre i 23 gradi. Anche le strade erano molto belle e curate, quasi sempre asfaltate e qui ho trovato un deciso progresso rispetto allo scorso anno. Allora c’erano altri percorsi e le buche erano quasi all’ordine del giorno…

Per il trentino la prima vittoria dell’anno nel cronoprologo, con 6″ sul polacco Tracs (foto Harmagyi Zsolt)
Per il trentino la prima vittoria dell’anno nel cronoprologo, con 6″ sul polacco Tracs (foto Harmagyi Zsolt)
Ti aspettavi la vittoria il primo giorno?

Decisamente no, perché venivo da quasi due mesi di inattività. Dopo il Giro Next Gen ho contratto il Covid e sono rimasto fermo a lungo. Quel percorso però mi piaceva molto, oltretutto ho avuto la fortuna di partire per ultimo e quindi ho potuto regolarmi sugli avversari.

Dopo la vittoria come avete impostato la corsa?

La squadra ha deciso di puntare su di me e quindi si correva per contrastare gli altri. Il secondo giorno però era una tappa da volatona finale e io mi sono messo a tirare per Skerl, che ha vinto battendo Bruttomesso. Dopo due giorni di gara avevamo già due vittorie in carniere. Il terzo giorno l’austriaco Martin Messner ha fatto il diavolo a quattro, ma gli sono rimasto attaccato, finendo alle sue spalle sul traguardo con ancora 9” da gestire.

Il team ha lavorato per tutta la gara per Andreaus, dominando per la prima volata (foto Harmagyi Zsolt)
Il team ha lavorato per tutta la gara per Andreaus, dominando per la prima volata (foto Harmagyi Zsolt)
Che cosa è successo nella tappa finale?

Messner era in forma e ha provato a andar via, con lui si è formato un quintetto, io ho provato ad agganciarmi, ma domenica è emersa tutta l’inattività delle settimane precedenti e sull’ultima salita ho pagato dazio. Oltretutto con il gruppo all’inseguimento stavamo guadagnando terreno, ma le moto ci hanno fatto sbagliare strada a una rotonda: abbiamo perso una marea di tempo e lì ho capito che la corsa era andata. Ho perso anche la maglia di miglior giovane, mi è rimasta quella a punti.

Te la sei presa tanto?

All’inizio sì, ma poi riflettendo ho pensato che per come ero arrivato in Romania avevo già fatto tanto, quindi non potevo tanto lamentarmi in fin dei conti.

Il talentuoso Messner continua a crescere: prima vittoria nella stagione nelle corse a tappe (foto Zsolt)
Il talentuoso Messner continua a crescere: prima vittoria nella stagione nelle corse a tappe (foto Zsolt)
E ora?

Ora si gareggia cercando di affinare la forma per il Giro del Friuli. Non è certamente la stessa cosa, il percorso in generale non fa per me, ma ci sono tappe interessanti dove posso dire la mia se ho la condizione giusta.

Nel complesso come giudichi questa tua stagione?

Sinceramente mi aspettavo di più, volevo arrivare alla vittoria molto prima, invece la cronometro è stata il primo centro dell’anno. In primavera non ero neanche andato male, con il 5° posto al Liberazione e prima una bella gara al Belvedere, ma poi sono arrivato al Giro senza la condizione che volevo e in gara si è visto.

Marco con suo fratello Elia (in maglia bianca), ma guardate chi c’è a scattare il selfie…
Marco con suo fratello Elia (in maglia bianca), junior 1° anno che si sta mettendo in evidenza
Tra l’altro fra gli juniores sta emergendo un altro Andreaus, tuo fratello Elia…

Per essere un primo anno se la sta cavando più che bene. Come conformazione e caratteristiche siamo molto simili, lui però è un po’ più veloce di me…

Ora che cosa ti aspetti?

Vorrei affrontare una seconda parte di anno con qualche soddisfazione in più, qualche vittoria anche per meritarmi la riconferma nel team, dove mi trovo benissimo. La gamba sta tornando quella giusta, vediamo di farla fruttare.

Messner 2022

Segnatevi questo nome: Messner diventerà qualcuno…

28.03.2022
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«Vi segnalo un ragazzo austriaco, si chiama Martin Messner, è stato sesto all’ultimo Tour de l’Avenir. Potrebbe essere un bel talento, ma nessuno però l’ha ancora preso, forse perché non ha un procuratore. E’ questo il controsenso del ciclismo di oggi, non si guarda più ai risultati, non si cercano più i corridori, spesso si aspettano le segnalazioni dei loro agenti…». Le parole di un coach che conosce bene il mondo attuale delle due ruote, ci avevano messo la pulce nell’orecchio: possibile che un corridore capace di emergere in quella che è il Tour de France degli under 23 non abbia trovato spazio?

Era a questo punto doveroso andare alla fonte e quindi abbiamo contattato direttamente il giovane corridore austriaco per sapere come stanno le cose. Non propriamente come ce le ha dette quel coach, nel senso che rispetto a quel che sapeva, la vicenda ha avuto una sua evoluzione.

«Quando ho corso l’Avenir – conferma – non avevo un manager, è vero. Ma dallo scorso novembre ho chi mi segue anche da quel punto di vista».

Messner profilo 2022
Martin Messner è nato a Judenburg il 9 gennaio 2000. E’ stato 6° all’ultimo Tour de l’Avenir (foto Mario Stiehl)
Messner profilo 2022
Martin Messner è nato a Judenburg il 9 gennaio 2000. E’ stato 6° all’ultimo Tour de l’Avenir (foto Mario Stiehl)
Dopo il tuo risultato eclatante in Francia, si era avvicinato qualche team?

Sì, molte squadre si erano interessate, anche un paio di formazioni importanti, ma io ho scelto di rimanere nel mio team austriaco per più ragioni. Intanto perché credo che un altro anno a livello continental mi faccia bene, per me è importante non bruciare le tappe, ho ancora molto da imparare e migliorare. Inoltre quest’anno non volevo trascurare gli studi all’università in Carinzia, dove frequento la facoltà di Economia, quindi non me la sentivo di fare il ciclista a tempo pieno. Almeno non per ora.

Secondo te è ancora possibile nel ciclismo odierno trovare un ingaggio importante senza avere un procuratore alle spalle?

Per quel che vedo io, la figura del procuratore ormai è necessaria, come altre in questo mondo come ad esempio il preparatore. Un ciclista deve essere concentrato sulla propria attività, gli allenamenti, le gare, tutto quel che riguarda la sua preparazione, per i contratti e tutto il resto è giusto che ci sia una persona delegata a fare i tuoi interessi.

Il tuo risultato dello scorso anno ti ha sorpreso?

Se devo essere sincero no, ma non voglio per questo sembrare superbo. Sapevo di star bene e che potevo ottenere un risultato importante. Poi la gara si è messa in un certo modo, ho potuto anche approfittare di qualche disavventura altrui come ad esempio l’incidente occorso ad Ayuso. A quel punto ho capito che potevo puntare alla classifica generale, anche se i primi 4 (il norvegese Johannessen, lo spagnolo Rodriguez, il nostro Zana e l’olandese Leemreize, ndr) erano troppo lontani. Alla fine ho chiuso sesto ed è stato davvero un gran risultato, tra l’altro ha avuto vasta eco in Austria perché era dal 3° posto di Patrick Konrad nel 2013 che un corridore nostrano non arrivava così lontano.

Messner allenamento 2022
La caratteristica di Messner è l’estrema leggerezza che lo porta a eccellere in salita (foto Alexandre Brus come apertura)
Messner allenamento 2022
La caratteristica di Messner è l’estrema leggerezza che lo porta a eccellere in salita (foto Alexandre Brus come apertura)
Come è nata questa tua passione?

Inizialmente non pensavo proprio di dedicarmi al ciclismo, giocavo al calcio e mi piaceva molto. Poi però ho capito che il ciclismo ti dà qualcosa in più perché è più impegnativo e soprattutto è sia uno sport individuale che di squadra, dove devi sempre spingerti al limite. Io amo dire che il ciclismo si lega a tre distinti principi: disciplina, perseveranza e gioia che vanno mixati sempre al meglio per arrivare al risultato.

In famiglia ti hanno spinto verso questa scelta?

La bicicletta ha sempre fatto parte della nostra vita, ma non in maniera agonistica. Mio padre è appassionato escursionista e quando ero piccolo, nei fine settimana facevamo lunghe passeggiate con la bici per puro divertimento. La fase delle gare è iniziata piuttosto tardi, ma il divertimento è rimasto.

Che cos’altro c’è nella vita di Martin Messner?

Il tempo che studio e allenamenti mi lasciano libero lo dedico agli amici e alla cucina. Sì, non mi dispiacerebbe un domani trasformare questa passione in qualcosa di creativo e professionale, mi piacerebbe studiare come chef.

Wsa Ktm 2022
La squadra continental Wsa Ktm consta di 12 corridori, tutti austriaci (foto Bastian Knapp)
Wsa Ktm 2022
La squadra continental Wsa Ktm consta di 12 corridori, tutti austriaci (foto Bastian Knapp)
Che obiettivi hai quest’anno?

Punto soprattutto al Giro d’Austria, dove spero di far bene e poi tornerò al Tour de l’Avenir e chissà che dopo il sesto posto dello scorso anno non riesca a fare meglio.

C’è una corsa che sogni?

Penso che chiunque voglia fare questo mestiere sogni di conquistare una grande corsa a tappe, il Giro d’Italia o il Tour de France. Io sono uno scalatore puro, amo le lunghe salite e so che proprio in queste corse posso dare il meglio di me stesso, ma devo ancora imparare tanto per arrivarci. Infatti è guardando queste corse che mi sono innamorato del ciclismo, soprattutto ammirando le imprese di Alberto Contador, il mio idolo.

Vieni mai in Italia?

Spesso. Abito davvero a un tiro di schioppo e facciamo molte uscite, sia di allenamento che per svago sulle Dolomiti. Ho molti amici da voi. Non conosco bene la vostra lingua ma «io amo stare in Italia» lo posso dire…