«Alla fine della corsa ero davvero furioso, ma poi ho ripensato a tutto quel che ho passato prima di tagliare quel traguardo e alla fine ho capito che certe volte non è l’approdo quel che conta, ma come ci arrivi». In poche parole, Marco Andreaus ha sintetizzato come meglio non avrebbe potuto la sua avventura in Romania al Tour of Szeklerland, dove ha sognato a lungo il successo nella generale, chiudendo alla fine sesto. Un piazzamento amaro che alla fine ha avuto anche una punta di dolce.
Per capire come ci sia arrivato (non solo al traguardo, anche alla conclusione morale della storia…), bisogna ripartire dall’inizio e Andreaus si presta ben volentieri al racconto, presentando innanzitutto la corsa a tappe rumena, che presentava al via molte squadre del Centro-Nord Europa, ma anche tre formazioni italiane, tra cui la sua, il CTF.
«Non è una gara troppo difficile, l’avevo affrontata anche lo scorso anno. Rispetto ad allora è stata tolta una tappa, quindi era ancora più accessibile per me che non amo le grandi salite. E lì di ascese pesanti non ce n’erano, vista la conformazione del territorio».
Come era disegnata la gara?
Si cominciava con una cronometro di 4,5 chilometri, distanza ideale per me e infatti ho vinto la frazione anche con distacchi importanti rifilati agli avversari. La seconda tappa era per velocisti, la terza era considerata la più dura, ma alla fine quella decisiva è stata l’ultima. Purtroppo per me…
Che clima avete trovato?
Molto sole, ma le temperature erano più gradevoli rispetto a quelle che avevamo lasciato in Italia, mai oltre i 23 gradi. Anche le strade erano molto belle e curate, quasi sempre asfaltate e qui ho trovato un deciso progresso rispetto allo scorso anno. Allora c’erano altri percorsi e le buche erano quasi all’ordine del giorno…
Ti aspettavi la vittoria il primo giorno?
Decisamente no, perché venivo da quasi due mesi di inattività. Dopo il Giro Next Gen ho contratto il Covid e sono rimasto fermo a lungo. Quel percorso però mi piaceva molto, oltretutto ho avuto la fortuna di partire per ultimo e quindi ho potuto regolarmi sugli avversari.
Dopo la vittoria come avete impostato la corsa?
La squadra ha deciso di puntare su di me e quindi si correva per contrastare gli altri. Il secondo giorno però era una tappa da volatona finale e io mi sono messo a tirare per Skerl, che ha vinto battendo Bruttomesso. Dopo due giorni di gara avevamo già due vittorie in carniere. Il terzo giorno l’austriaco Martin Messner ha fatto il diavolo a quattro, ma gli sono rimasto attaccato, finendo alle sue spalle sul traguardo con ancora 9” da gestire.
Che cosa è successo nella tappa finale?
Messner era in forma e ha provato a andar via, con lui si è formato un quintetto, io ho provato ad agganciarmi, ma domenica è emersa tutta l’inattività delle settimane precedenti e sull’ultima salita ho pagato dazio. Oltretutto con il gruppo all’inseguimento stavamo guadagnando terreno, ma le moto ci hanno fatto sbagliare strada a una rotonda: abbiamo perso una marea di tempo e lì ho capito che la corsa era andata. Ho perso anche la maglia di miglior giovane, mi è rimasta quella a punti.
Te la sei presa tanto?
All’inizio sì, ma poi riflettendo ho pensato che per come ero arrivato in Romania avevo già fatto tanto, quindi non potevo tanto lamentarmi in fin dei conti.
E ora?
Ora si gareggia cercando di affinare la forma per il Giro del Friuli. Non è certamente la stessa cosa, il percorso in generale non fa per me, ma ci sono tappe interessanti dove posso dire la mia se ho la condizione giusta.
Nel complesso come giudichi questa tua stagione?
Sinceramente mi aspettavo di più, volevo arrivare alla vittoria molto prima, invece la cronometro è stata il primo centro dell’anno. In primavera non ero neanche andato male, con il 5° posto al Liberazione e prima una bella gara al Belvedere, ma poi sono arrivato al Giro senza la condizione che volevo e in gara si è visto.
Tra l’altro fra gli juniores sta emergendo un altro Andreaus, tuo fratello Elia…
Per essere un primo anno se la sta cavando più che bene. Come conformazione e caratteristiche siamo molto simili, lui però è un po’ più veloce di me…
Ora che cosa ti aspetti?
Vorrei affrontare una seconda parte di anno con qualche soddisfazione in più, qualche vittoria anche per meritarmi la riconferma nel team, dove mi trovo benissimo. La gamba sta tornando quella giusta, vediamo di farla fruttare.