A Saitama, Cav chiude del tutto. E il suo amico Renshaw cosa fa?

03.11.2024
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Ieri si è consumata l’ultima uscita pubblica “ufficiale” di Mark Cavendish  al Saitama Criterium. In Giappone, il re delle tappe al Tour de France ha chiuso la carriera e lo ha fatto con un terzo posto… giusto, giusto per salire sul podio e ricevere l’omaggio del pubblico. In Giappone, però, mancava uno dei protagonisti del “progetto 35”, ovvero la 35ª vittoria di tappa al Tour de France che ha consacrato il record assoluto dell’inglese dell’Astana-Qazakstaan. E l’assente era l’altro Mark, Renshaw, direttore sportivo che ha sostenuto la missione francese, per lui un po’ vacanza dopo la essersi sciroppato, Langkawi e Guangxi.

Avevamo incontrato Renshaw proprio al Tour de Langkawi, in una calda mattinata malese. Con lui avevamo chiarito alcuni aspetti sulla sua permanenza in Astana, visto che era arrivato proprio per supportare Cavendish.

Mark, sei venuto in Astana per aiutare il tuo amico Cavendish. Cosa puoi dirci di questa avventura, di questo progetto?

Tutto è iniziato l’anno scorso, a gennaio, quando ho visto la notizia, come tutti, che avrebbe firmato con Astana, così mi sono messo in contatto con loro. Ho detto: «Conosco bene Cav, se c’è la possibilità di aiutarvi, fatemelo sapere». Ho avuto l’opportunità di farlo. Avevo anche corso con Dmitry Fofonov, oggi uno dei direttori di Astana, ai tempi della Crédit Agricole. Conoscevo bene anche lui e da lì abbiamo stabilito alcuni contatti. Poco prima del Tour de France dello scorso anno, si è presentata l’opportunità di venire in Europa e lavorare con la squadra ed è stato davvero bello.

E tu hai colto la palla al balzo…

Già nel 2023 ci siamo andati vicini, ottenendo un secondo posto. A quel punto Alexander Vinokourov mi ha chiesto se potevo diventare direttore sportivo della squadra. E’ stato un grande obiettivo, ma richiedeva anche un impegno notevole. Non avevo la licenza UCI, quindi ho dovuto ottenerla e imparare molto in fretta.

Però hai imparato in fretta, visto che poi siete riusciti nella vostra missione…

Quest’anno è stata una stagione davvero positiva. Abbiamo raggiunto l’obiettivo del Tour de France con Cav. Come squadra, non abbiamo ottenuto tutte le vittorie o i risultati che desideravamo, ma l’obiettivo con Cavendish è stato davvero un grande successo.

Una foto storica. Tour 2009, a Parigi Renshaw tira la volata perfetta (con tanto di “buco”) a Cav. E’ festa per due (foto Getty Images)
Una foto storica. Tour 2009, a Parigi Renshaw tira la volata perfetta (con tanto di “buco”) a Cav. E’ festa per due (foto Getty Images)
Avete lavorato tecnicamente sul treno: tu sulla parte tattica e Anastopoulos su quella della preparazione. È così?

Sì, certo. Vasilis si occupa dell’allenamento e delle prestazioni, mentre io mi sono concentrato soprattutto sull’aspetto tecnico, mettendo insieme la squadra il giorno della gara, analizzando la tappa e il risultato, e in particolare studiando come organizzare i corridori nel finale. È proprio su questo che ho lavorato: l’anteprima della tappa, l’analisi e le tattiche per la giornata.

Mark, guardiamo avanti, al 2025: ora che Cavendish ha detto basta, qual è il tuo obiettivo?

L’idea è di restare in Astana. Spero di ottenere un contratto di due anni con la squadra e rimanere qui. C’è un bel progetto e l’anno prossimo avremo corridori molto interessanti, atleti nuovi per la squadra. Ci sono tanto lavoro e tanto entusiasmo.

Senza più Cav, la squadra kazaka non ha un super velocista. Gleb Syritsa è bravissimo e lo abbiamo visto proprio in Malesia, ma almeno per ora non sembra poter lottare con i Philipsen, i Milan o i Merlier…

Per me Syritsa è molto interessante. Mi piace lavorare con lui. È un atleta molto potente e fisicamente imponente, quindi posso aiutarlo tecnicamente, specialmente nel momento dell’uscita dal treno. Se riusciamo a migliorare su questo aspetto, penso che potrà raggiungere il livello alto dei velocisti. Questo, per me, è già un bel progetto. Siamo ancora nella fase iniziale, ma credo – ha aggiunto Renshaw dopo una breve pausa – che avremo più velocisti oltre a Gleb.

Syritsa e Malucelli: avversari in Malesia, compagni di squadra ora. Sarà interessante vedere come Renshaw, Zanini e gli altri tecnici li metteranno insieme
Syritsa e Malucelli: avversari in Malesia, compagni di squadra ora. Sarà interessante vedere come Renshaw, Zanini e gli altri tecnici li metteranno insieme

E in effetti, qualche giorno dopo le parole di Renshaw, queste hanno avuto un seguito, con l’ingaggio di Matteo Malucelli. Ora, quindi, l’australiano ha due ottimi sprinter su cui poter lavorare.

Mark, sei stato nei treni più importanti, tra cui quello per Cavendish. E tu stesso eri un ottimo velocista. Come fai a trasmettere questa alchimia ai tuoi ragazzi?

Non è facile trasmettere certe sensazioni ai ragazzi. In Malesia, per esempio, avevamo solo sei corridori, quindi è molto diverso da un Tour de France. Anche il livello, ovviamente, è molto diverso, ma ho visto un buon impegno. Rudy Selig ha una grande esperienza come leader, e lo stesso vale per Ide Schelling. Insieme sono riusciti a creare un bel “lead out” per Syritsa. E poi, visto che per gli sprinter i materiali sono molto importanti, sapere che il prossimo anno avremo tutto nuovo è molto interessante e sarà emozionante mettere tutto a punto.

In Astana c’è anche Davide Ballerini: lui può essere utile per le volate?

Ballerini è veloce, ma è più di un velocista. È un corridore da classiche, un velocista da classiche, un vero coltellino svizzero! Può fare un po’ di tutto. La squadra ha grandi obiettivi per lui. L’anno prossimo, per le classiche, avremo dei buoni corridori (il riferimento è chiaramente ad Alberto Bettiol, ndr).

L’ultimo sprint di Cavendish, che alla fine ci mette il cuore

16.07.2024
6 min
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NIMES (Francia) – Jasper Philipsen ha vinto l’ultima volata del Tour, la terza per lui. Questa volta Van der Poel è stato una forza, con quel guizzo che tradisce la forma in arrivo per Parigi. Una caduta ha tagliato fuori Girmay dalla possibilità di vincere la quarta tappa, perciò i due ora sono tre a tre e così sarà fino a Nizza. La differenza la farà la voglia di arrivare in fondo. Di solito quando non ci sono più volate e tante montagne, i velocisti tendono a squagliarsi, ma questo è il Tour e Girmay comunque a Nizza ha da portare la maglia verde. Chi cercherà di tenere duro ad ogni costo è invece Mark Cavendish.

Oggi “Manxman” ha preso parte alla sua ultima volata al Tour de France, anche se il finale non è stato quello che si aspettava. Eppure, come quando Manzoni vinse la tappa di Cava dei Tirreni ma nessuno se ne accorse (perché tutti guardavano Pantani), ai piedi del pullman dell’Astana c’è mezza sala stampa per raccogliere la voce di colui che ha fatto la storia e oggi non ha vinto. Cavendish si è fatto voler bene. Raramente si è aperto raccontando le sue fragilità e quando lo ha fatto è nato un capolavoro disponibile su Netflix, la cui visione è illuminante.

La commozione di Renshaw

Mark Renshaw, il direttore sportivo richiamato proprio per la missione impossibile, è sceso a fatica dall’ammiraglia. Sembrava commosso, è bastato sentirlo parlare per capire che lo fosse davvero. Il caldo è pesante e umido, l’australiano e le sue lentiggini tendevano vivacemente al rosso. Insieme hanno vissuto decine di volate e poi i momenti più duri di questa risalita.

«Abbiamo raggiunto ciò per cui siamo venuti – ha detto prima di sparire sul bus – e questo è stato davvero l’ultimo sprint di Mark Cavendish. Non so come sia andata, parlerò con i ragazzi, ma siamo felici di aver raggiunto il nostro obiettivo. Nel team tutti credevano che sarebbe stato possibile, è per questo che abbiamo costruito il progetto. Se lo conosco, Mark sarà arrabbiato per oggi e per un paio di altri giorni in cui non siamo riusciti a farcela. Però ha fatto uno sprint magico nella quinta tappa ed è diventato l’uomo che ha vinto più tappe nella storia del Tour.

«Non mi ha sorpreso, lui in questa corsa si trasforma. Se vince una tappa alla Tirreno-Adriatico o al Giro d’Ungheria, non cambia molto. Solo al Tour de France cambia davvero. Quanto a me, è stato diverso. Sono partito in un Tour in qualità di direttore sportivo. Mi piace molto come lavoro, c’è molta pressione, ma è una pressione da parte mia per fornire loro quante più informazioni possibili. Tutti i ragazzi e tutti coloro che hanno fatto parte di questa vittoria ne sono davvero orgogliosi. E adesso daremo il 110 per cento per arrivare al traguardo di Nizza».

Nonostante la volata sfumata, Cavendish ha parlato con grande calma e alla fine si è aperto
Nonostante la volata sfumata, Cavendish ha parlato con grande calma e alla fine si è aperto

Il pullman di Borselli

Sotto al pullman dell’Astana già da qualche minuto è tutto uno sgomitare di telecamere che vogliono accaparrarsi la prima fila. Poi si trova un’intesa, fra quello che si abbassa, quello che tira fuori l’asta del microfono e chi chiede a un bambino, beato in prima fila, di tenere per lui il telefono con il registratore acceso. Borselli sale, sbircia e poi scende, l’attesa continua. E poi Mark viene giù, con il sorriso sul volto e il saluto per la gente che al suo apparire esplode in un applauso.

Ci racconti gli ultimi chilometri dal tuo punto di vista?

Eravamo abbastanza ben posizionati. Arrivando al finale, c’erano molte squadre tutte insieme, potete vederlo da qualunque immagine. Poi è spuntata una rotatoria nel posto sbagliato e nel momento sbagliato ed è successo un pasticcio. Alcuni ragazzi sono riusciti a passare, altri no. Alcuni sono scesi di bici, Girmay è caduto. Forse a questo punto, la cosa più importante è che stiano bene e siano arrivati sani e salvi. Non ho visto molto, appena un piccolo filmato. Negli ultimi tre chilometri potevamo andare solo da un lato di ciascuna rotatoria, per cui tutti avevano la stessa idea. C’è solo un pezzo di corda, a volte capisci bene e a volte no. Ecco cosa è successo…

A Plateau de Beille, Cavendish è arrivato quasi trasfigurato. Da domani e fino a Nizza sarà così quasi ogni giorno
A Plateau de Beille, Cavendish è arrivato quasi trasfigurato. Da domani e fino a Nizza sarà così quasi ogni giorno
E’ la fine di un’era, in qualche modo…

Abbiamo fatto ciò che ci eravamo prefissati di ottenere e lo abbiamo fatto presto, quasi all’inizio. Poi io ho provato a fare altre volate e la squadra a fare qualcosa con Harold (Tejada, ndr) in montagna. Non ci resta che tenere duro fino all’ultimo traguardo.

Che tipo di spirito cercherai di portare in questi ultimi giorni?

Sulle Alpi la corsa sarà difficile, mi sono allenato un bel po’ da quelle parti. Resteremo sempre insieme e cercheremo di farcela. Speriamo che Tejada e Lutsenko possano fare qualcosa. Domenica abbiamo visto Harold restare a lungo con i migliori, così almeno noi velocisti non avremo più pressione addosso. Ora si tratta solo di percorrere il resto dei chilometri e provare a restare nel tempo massimo, sperando che Pogacar ce lo permetta (ride, ndr).

Tutti qui hanno passato l’intera giornata a essere nostalgici, hai un momento per ammettere se è così anche per te?

E’ incredibile vedere il supporto qui al Tour. E’ stato fantastico vederlo all’inizio e alla fine di ogni tappa e anche durante la corsa. Sono molto fortunato ad avere persone così incredibili che mi seguono e che vivono la mia carriera con me. Non so da quanti anni sento tutto e apprezzo tutto questo. Vedete questo bambino? Forse tra dieci anni correrà il Tour de France e magari sentire queste cose lo ispirerà. Lo farai?

Autografi alla sua gente prima di salire sul pullman: ora l’obiettivo è arrivare a Nizza
Autografi alla sua gente prima di salire sul pullman: ora l’obiettivo è arrivare a Nizza

Cavendish si è rivolto al bambino in prima fila, quello col telefono in mano. Ma il bimbo è francese e dell’idioma smozzicato di Cav probabilmente non ha capito un bel niente. Però lo guarda rapito e forse l’effetto sarà lo stesso. E Mark ricomincia: «Tra qualche anno farai uno sprint? Dì solo di sì. Annuisci, dì di sì…». E poi scoppia a ridere…

C’è spazio per l’emozione adesso?

Sono stato in mezzo a loro per quasi due anni negli ultimi venti, sommando i giorni del Tour. Questa è stata la mia famiglia (si sofferma per un istante che dura una vita, ndr). Non ho fatto festeggiamenti da quando ho iniziato il Tour de France. Ho festeggiato correndo il Tour e ho sofferto al Tour. Ho mostrato al Tour il rispetto che merita e ho avuto successo. E adesso verrà il momento di festeggiare. Ho ricordi fenomenali di questa corsa, dalla prima tappa a quella che sarà l’ultima. Sono uno dei tanti corridori di una gara che ogni anno diventa il più grande evento sportivo del mondo. Sarà strano vederlo da casa, ma è stato molto bello farne parte.

Cavendish, un altro ritiro. Tutto bene verso il Tour?

15.03.2024
4 min
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La parola d’ordine è non dire nulla. Attorno a Cavendish non ci sono versioni ufficiali e tantomeno sirene d’allarme, al punto che il sospetto che qualcosa non vada ti viene da sé. Pur capendo le parole di Martinelli sull’importanza del britannico per l’Astana e consapevoli del fatto che Mark già in altre occasioni ha cambiato pelle in modo repentino, non è facile convincersi che le cose vadano secondo i piani.

La vittoria in Colombia è parsa davvero tempestiva, anche se l’espressione del battuto Gaviria non ha trasmesso la sensazione di uno sprint tirato alla morte. L’esclusione dalla Tirreno-Adriatico per essere arrivato fuori tempo massimo nel primo giorno di montagna potrebbe essere fisiologica, se non fosse per il fatto che Cavendish ha bisogno di correre per mettersi a posto e sperare di combinare qualcosa al Tour.

Tirreno, tappa di Giulianova. Cavendish è staccato, il giorno dopo si ritirerà
Tirreno, tappa di Giulianova. Cavendish è staccato, il giorno dopo si ritirerà

Il ritorno a casa

E’ riuscito ad allenarsi dopo il ritorno dal Tour Colombia? Chi era laggiù e lo ha incontrato nuovamente alla Tirreno ha storto il naso. E Max Sciandri, che lo conosce sin da quando era un ragazzo, al via dell’ultima tappa della Tirreno-Adriatico, ci ha detto che a suo avviso un corridore come Mark a questo punto della carriera avrebbe bisogno di correre anche il Giro d’Italia, per sperare di arrivare pronto al Tour.

Di certo sul volto del britannico non si riconoscono grandi sorrisi e anche mercoledì, al via della Milano-Torino, ha salutato restando però alla larga da taccuini e microfoni. Il ritiro ha reso il quadro ancora più nebuloso.

La vittoria di Roma, ultima tappa del Giro 2023, è stata un bel capolavoro di caparbietà
La vittoria di Roma, ultima tappa del Giro 2023, è stata un bel capolavoro di caparbietà

Fuori tempo massimo

Richiamato dall’Australia per stare vicino al suo vecchio capitano, Mark Renshaw è salito sull’ammiraglia della Astana, componendo il cerchio magico attorno a Mark, assieme a Morkov e l’allenatore Vasilis Anastopoulos. Il giorno dopo che il suo amico è finito fuori tempo massimo alla Tirreno, Renshaw ha provato in tutti i modi a spiegarne le ragioni, senza risultare tuttavia troppo convincente.

«Anche lui era stanco – ha spiegato – e forse anche per questo ha mancato di entrare nel gruppetto e si è staccato. Lui e Morkov hanno inseguito. Sono arrivati a un minuto e mezzo dal riprenderlo, ma non ci sono riusciti. E a quel punto era impossibile con due soli corridori contro tutti, in una tappa breve come quella di venerdì e con il tempo massimo al 12 per cento che ha reso tutto più difficile».

Questa la vittoria di Cavendish al Tour Colombia. Gaviria, accanto, non sembra troppo impegnato
Questa la vittoria di Cavendish al Tour Colombia. Gaviria, accanto, non sembra troppo impegnato

Nessun allarme

Se è vero che la concentrazione di un corridore la vedi anche nel modo in cui gestisce le crisi, la situazione attuale potrebbe tradire un malessere più profondo.

«Fino a un certo punto – dice Renshaw – credo che Mark fosse contento della sua prestazione. Hanno combattuto, ma ad un certo punto ha mollato la presa. Non avrebbe avuto senso andare a tutta per tutto il giorno, ma i dati di potenza dimostrano che si sono impegnati. Comunque hanno terminato la tappa ed essere finiti fuori tempo è stato deludente. Non entro nel merito della preparazione, che compete al nostro allenatore Vasilis, non voglio parlare al suo posto. Ma non credo che ci sia un campanello d’allarme. Il programma va avanti. Peccato che abbiano indurito il finale della Milano-Torino che altrimenti sarebbe stata un obiettivo. Ma Cav è un corridore che quando vede il traguardo, ci prova».

Sin dal primo ritiro di Altea, Cavendish è parso molto motivato
Sin dal primo ritiro di Altea, Cavendish è parso molto motivato

Il corridore di sempre

Peccato che Cavendish il traguardo non l’abbia riconosciuto e alla Milano-Torino si sia fermato prima del tempo. Su questo Renshaw non si esprime e allora per capire basta scrutare negli sguardi del personale.

«Dal punto di vista psicologico – spiega l’australiano – è il corridore di sempre. Mentalmente è forte e ha un’ottima squadra attorno a sé. No, non mi manca il fatto di essere con lui nel gruppo per aiutarlo (ride, ndr). L’ho fatto per qualche anno, ma ora sono piuttosto felice di essere sull’ammiraglia e mi diverto davvero. Eppure non è un ruolo facile, è come essere corridore. E io sto imparando molto da quelli che mi circondano. E intanto mi diverto».

E mentre Renshaw fa esperienza, Cavendish è al lavoro per le prossime corse: Scheldeprijs, Giro di Ungheria e Tour de France. Domani, si sa, niente Sanremo. La sensazione di un distacco crescente affiora, ma per ora preferiamo credere alla serietà del professionista e alla sua voglia di fare la storia.

Renshaw di nuovo al fianco di Cav. Non solo per il record

16.11.2023
5 min
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E’ singolare il fatto che una delle più grandi scommesse della prossima stagione ciclistica sia legata a un corridore che compirà a maggio 39 anni. All’Astana Qazakstan Team i lavori per permettere a Mark Cavendish di stabilire l’agognato record di vittorie al Tour (il britannico ha già eguagliato il primato di Merckx) sono già cominciati, anche se il primo ritiro pre-stagionale deve ancora arrivare.

Intorno al corridore dell’Isola di Man si sta costruendo un’intelaiatura di prim’ordine: è arrivato Morkov, il re dei pesce-pilota e chi lo aveva preceduto in questo ruolo negli anni d’oro del britannico, ossia l’australiano Mark Renshaw è tornato al fianco del compagno di mille battaglie, questa volta come consulente per gli sprint.

Renshaw è stato un ottimo velocista, con 11 vittorie all’attivo. Vanta anche molti successi su pista
Renshaw è stato un ottimo velocista, con 11 vittorie all’attivo. Vanta anche molti successi su pista

Renshaw è ancora nella sua terra natia agli antipodi, ma sta già ragionando su quel che si potrà e si dovrà fare per regalare all’amico Mark l’ultima grande gioia: «Io ho smesso di pedalare professionalmente nel 2019. Sono tornato in Australia e ho aperto due negozi di biciclette dove vivo. Nel periodo del Covid l’impegno è stato molto intenso, ma ora c’è un po’ di calma e mi sono potuto rimettere in gioco. Per me è davvero un piacere tornare a lavorare nel ciclismo professionistico, è nel mio sangue».

Tu che lo conosci bene, è ancora il Cavendish in grado di lottare con i più forti sprinter?

Credo di sì. Credo che sia ancora in grado di lottare per la vittoria. Penso anche che quest’anno, al di là dello strapotere di Philipsen, con un po’ più di fortuna e alcune cose messe al punto giusto, una vittoria sarebbe stata possibile. L’anno prossimo sarà pronto, perché quando avremo superato questa offseason, mancheranno solo sei mesi al Tour, ma lui sa come preparare la sua formazione, e penso che la sua esperienza significherà molto.

Renshaw e Cavendish hanno corso insieme nel 2009-10 alla Columbia-Htc e nel 2016-19 alla Dimension Data
Renshaw e Cavendish hanno corso insieme nel 2009-10 alla Columbia-Htc e nel 2016-19 alla Dimension Data
Secondo te dovrà puntare tutto sul Tour o lo potremo vedere protagonista anche in primavera?

Penso che l’obiettivo della squadra sia partire forte e conquistare vittorie già da inizio stagione. Abbiamo una squadra che ha davvero esperienza, con Morkov e Ballerini insieme a Cav abbiamo un treno di grandi talenti, quindi non vedo alcun motivo per cui non dovremmo essere in grado di vincere le gare prima del Giro di Francia.

Come intendi lavorare con lui nella preparazione e nell’approccio alle volate, cambia qualcosa rispetto al passato?

Ci sono stati alcuni enormi sviluppi nel ciclismo, principalmente riguardo alla tecnologia che possiamo usare per analizzare i finali di gara. Poi ci sono tutti quei fattori fuori dalle corse, dall’allenamento alla nutrizione al recupero. Il mio lavoro sarà dare a Mark come a tutti i corridori la maggior quantità di informazioni possibili, la massima esperienza che posso trasmettere. Alla sua età c’è poco da cambiare, sa bene come si fa, come sfruttare ogni fattore. Io credo che avremo successo. Io potrò fare la mia parte, ma saranno i corridori a correre…

L’australiano è molto legato a Cav, anche fuori dalle corse. E’ stato scelto anche per questo
L’australiano è molto legato a Cav, anche fuori dalle corse. E’ stato scelto anche per questo
Quest’anno arriva Morkov come ultimo uomo: quali sono le differenze fra te e lui?

Non c’è una grande differenza tra noi quando eravamo entrambi nel fiore degli anni. Morkov è ancora lì, un vero professionista in grado di fare la differenza. Rispetto a quando correvo io, penso che il ciclismo sia cambiato, ci sono sicuramente più squadre di livello superiore e ci sono più velocisti di alto livello. Prima Cav forse aveva due o tre velocisti davvero forti, sempre difficili da battere, ma pochi del suo livello. Ora ce ne sono almeno cinque o sei che possono presentarsi ad una gara ed essere competitivi. Penso che davvero la profondità dei velocisti di vertice sia aumentata negli ultimi anni e questo rende tutto più difficile.

Tornando al passato, quali sono le più grandi soddisfazioni che hai vissuto con Mark, c’è una volata che ti è rimasta impressa?

Guarda, il più iconico è sempre lo sprint finale del Tour, è lì che si stappa lo champagne… E’ sempre la foto che resta nella storia del Tour de France. Ma dico sempre che alcuni dei migliori sprint sono stati in gare meno conosciute. Ad esempio, Giro della Turchia, Giro della California. Lì abbiamo fatto alcuni dei migliori sprint di sempre, la mia potenza era la massima della carriera, ma poiché non sono il Tour de France, non sono stati visti da così tante persone.

Il trionfo di Cavendish nella tappa finale del Tour 2009, dietro Renshaw, 2°, festeggia allo stesso modo… (foto Getty Images)
Il trionfo di Cavendish nella tappa finale del Tour 2009, dietro Renshaw, 2°, festeggia allo stesso modo…(foto Getty Images)
E’ difficile lavorare con Mark in corsa, che tipo è?

Non penso che sia difficile lavorare con lui: quando arrivavamo a una gara avevamo obiettivi chiari, avevamo un quadro chiaro di come dovevamo raggiungere l’obiettivo e abbiamo seguito tutti i passi necessari. Avevamo ottimi compagni di squadra su cui potevamo contare e la fiducia all’interno del team ha reso tutto facile. Mark sapeva bene che ero sempre in grado di metterlo nella posizione giusta, di pilotarlo verso il momento giusto nelle condizioni ideali. Non direi che sia stato difficile. Avevamo semplicemente grandi aspettative l’uno verso l’altro e penso che questo sia ciò che ha fatto la differenza più grande.

E come carattere?

Sì, siamo personaggi molto diversi, per alcuni lati opposti. Ma in gara eravamo la stessa cosa, concentrati e anche grintosi quando serviva. Nel finale ci trasformavamo. Al di fuori della gara siamo molto diversi. Io sono molto più calmo e ho un approccio molto più pianificato, lui a volte lascia che le cose lo influenzino in un modo o nell’altro, mentre io stesso cerco di concentrarmi su quel che posso fare.

A Morkov è affidato il compito di pilotare Cavendish verso il sogno delle 35 vittorie al Tour
A Morkov è affidato il compito di pilotare Cavendish verso il sogno delle 35 vittorie al Tour
Vedi nell’ambiente un altro Cavendish che sta crescendo?

Non credo che ci sia alcun velocista che abbia qualche possibilità di imitare Cav. Ewan sembrava aver intrapreso un percorso simile, ma in realtà gli ultimi due anni non sono stati eccezionali. Ma per quanto mi riguarda, non vedo nessun giovane sprinter che possa davvero raggiungere i limiti che Cav aveva quando era giovane. Mark è inimitabile…