Barale, tra motivazioni e paragoni sul mondiale mancato

04.10.2024
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L’eco del mondiale sta ormai per esaurirsi, anche per quello che concerne la gara femminile in casa azzurra. Sono fuori discussione il bis iridato di Kopecky e la splendida prestazione di Longo Borghini, che meritava sicuramente di più di un pur ottimo bronzo. Tuttavia la mancata convocazione di Francesca Barale tra le U23 da parte del cittì Paolo Sangalli aveva lasciato qualche piccolo strascico alla vigilia della trasferta a Zurigo.

«A quell’età quando hai un’opportunità di confrontarti con i pari età, dovresti coglierla. Anche perché chi ha vinto il Tour de l’Avenir aveva fatto anche il Tour de France, arrivando molto avanti e dimostrando di aver trovato una grande condizione». Riassumendo, il tecnico italiano avrebbe voluto che la giovane del Team DSM-Firmenich PostNL avesse seguito l’esempio di Marion Bunel. Per la verità poi la 19enne francese ha chiuso ottava tra le U23 a 8′ da Pieterse (tredicesima assoluta e vincitrice della categoria), ma alla base della decisione di Sangalli c’erano determinate e valide motivazioni. Abbiamo cercato di capire se nel frattempo sia cambiato il punto di vista di Barale.

Il cittì Paolo Sangalli concluderà il suo incarico a fine stagione. Dal 2025 sarà uno dei tecnici della Lidl-Trek (foto Il Ciclista Fotografo)
Il cittì Paolo Sangalli concluderà il suo incarico a fine stagione. Dal 2025 sarà uno dei tecnici della Lidl-Trek (foto Il Ciclista Fotografo)

Nessun dramma

Il botta e risposta a distanza che è nato tra Sangalli e Barale affonda radici profonde nei rispettivi ruoli. Fin da subito il cittì – che lascerà l’incarico a fine stagione per accasarsi in Lidl-Trek a partire dal 2025 – aveva individuato in Barale la U23 da portare in Svizzera e magari giocarsi una medaglia. Per contro Barale sapeva che doveva rispettare i compiti di luogotenente in DSM nelle gare più importanti, sperando di trovare la condizione migliore possibile per arrivare in forma al mondiale.

«Ho letto quello che ha detto Paolo nella vostra intervista – analizza Francesca – ma io per natura sono una persona che non vuole mai fare dei drammi in generale. Onestamente mi verrebbe da dire che forse se ne sta facendo una questione più grande di quello che è. Non mi piace mai rispondere in circostanze simili, anche perché sono opinioni personali. Io sono contenta della mia decisione di non aver corso l’Avenir Femmes. Faceva parte di un calendario e di un programma di preparazione già stabilito».

Marion Bunel ha corso Tour Femmes, Avenir (vincendolo) e poi il mondiale. E’ stata presa ad esempio da Sangalli per Barale
Marion Bunel ha corso Tour Femmes, Avenir (vincendolo) e poi il mondiale. E’ stata presa ad esempio da Sangalli per Barale

Paragoni e consapevolezze

Ciò che ha fatto la Bunel ha posto una sorta di traguardo immaginario da tagliare e replicare. Per Sangalli anche Barale aveva tutte le carte in regola per fare altrettanto, che equivale ad un grande attestato di stima. Nelle speranze del cittì azzurro c’era quella anche di poter andare all’Avenir Femmes con la piemontese e competere con la francese più di quello che ha fatto comunque una buonissima nazionale capitanata da Ciabocco, compagna di club di Barale e sesta nella generale. Il piccolo Tour de France femminile sarebbe stato quindi il miglior viatico per presentarsi al mondiale.

«Ho rispettato la scelta di Paolo – prosegue Francesca – e bisogna sempre prenderne atto. Non sono pentita di come sono andate le cose. O meglio, il mio unico rammarico è di non aver partecipato al mondiale in quanto tale, indipendentemente da quello che sarebbe stato il mio compito. E’ vero, era un obiettivo stagionale, ma non ho mai pensato di andare a Zurigo per puntare a fare risultato nella mia categoria. Sapevo come stavo andando e quello che stavo facendo. Tuttavia sarei stata prontissima a lavorare per Elisa (Longo Borghini, ndr), visto che oltretutto è una cara amica. Sarebbe stato bello esserci per condividere il suo bel bronzo, però è andata così.

Barale ha corso l’europeo U23 in Limburgo, ma Sangalli l’avrebbe voluta portare anche al mondiale se gli avesse dato qualche risposta in più
Barale ha corso l’europeo U23 in Limburgo, ma Sangalli l’avrebbe voluta portare anche al mondiale

«Mi spiace – conclude Barale – che tutto si riduca ad un semplice paragone tra me e Bunel senza magari approfondire un po’ meglio. E non lo dico per rispondere a Paolo, con lui ci siamo già confrontati. Lo faccio più in generale, perché poi ne esce un quadro non veritiero. Bunel ed io siamo due atlete diverse, per caratteristiche e programmi. Se io avessi corso come e quanto ha fatto lei, probabilmente sarei arrivata prima all’Avenir e poi al mondiale non in forma come ci si sarebbe aspettati. Ripeto, è andata così e per me è tempo di chiudere al meglio la stagione. Correrò il Giro dell’Emilia in appoggio di Labous, visto che l’arrivo sul San Luca è proprio per lei. Poi finirò il 2024 alla Tre Valli Varesine, una gara aperta a più soluzioni. L’anno scorso avevo fatto quarta e su quel percorso posso avere più libertà».

Al netto di questa situazione, in cui è emerso il ruolo importante ma non ancora primario di una giovane italiana in un team WorldTour, siamo certi (e ce lo auguriamo) che Barale nel 2025 guadagnerà gradi nella propria squadra e che sarà una delle punte del futuro nuovo cittì e della nazionale U23 ai mondiali in Rwanda.

Attenti a Marion Bunel, che segue le orme della “Longo”

25.09.2024
6 min
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Ha una composizione particolare, la nazionale francese che sabato prenderà il via nella prova femminile dei mondiali. C’è Juliette Labous capitana della squadra, c’è Cédrine Kerbaol da tenere in considerazione su un percorso con tanta salita, c’è l’olimpionica di mtb Pauline Ferrand-Prevot che proprio in quest’occasione si riavvicina alla strada dove passerà il resto della sua carriera. Tra le “bleuses ”c’è anche Marion Bunel, l’unica Under 23, uno degli elementi più in evidenza in questo scorcio di stagione.

Marion ha vinto l’Avenir con 2’11” su Holmgren (CAN) e 5’11” su Vadillo (ESP, foto Pham Vam Suu)
Marion ha vinto l’Avenir con 2’11” su Holmgren (CAN) e 5’11” su Vadillo (ESP, foto Pham Vam Suu)

Già, perché parliamo della vincitrice del Tour de l’Avenir che subito prima aveva corso il Tour Femmes e subito dopo si è dimostrata già pronta per la categoria assoluta conquistando la piazza d’onore al Tour de l’Ardeche. Non sono gli unici risultati della sua stagione ma sono abbastanza per aver catalizzato su di lei anche l’attenzione di molti team WorldTour, che vedono nella diciannovenne di Bernay un prospetto di sicuro avvenire.

Qual è la tua storia di ciclista, come hai iniziato?

E’ una storia di famiglia che risale addirittura ai miei bisnonni che erano commercianti di biciclette in una cittadina della Normandia. Poi c’è stata mia nonna che ha conosciuto mio nonno ciclista e insieme hanno avuto mio padre che andava in bicicletta anche lui da quando aveva 13 anni e che mi ha trasmesso questa passione già quando avevo 5 anni. Avrei potuto non dedicarmi alla bici?

Insieme alla sua famiglia, qui all’Alpe d’Huez dopo la tappa del Tour (foto LP/Laurent Derouet)

Insieme alla sua famiglia, qui all’Alpe d’Huez dopo la tappa del Tour (foto LP/Laurent Derouet)
Quest’anno hai avuto grandi miglioramenti, secondo te a che cosa sono dovuti?

Sicuramente la mia squadra mi ha aiutato a imparare molto, soprattutto nelle diverse gare del calendario professionistico. Mi hanno offerto anche ciò che era veramente necessario per poter progredire. Di mio posso dire di averci messo una crescita mentale, un approccio diverso alle gare, ho una forte motivazione a emergere e questo significa che sono molto più rigorosa negli allenamenti, faccio attenzione ai dettagli.

Quanto è importante poter correre contro le più forti al mondo e non seguire un calendario limitato alla tua categoria?

E’ un sogno correre contro le più grandi, ma è anche l’obiettivo. Fin da quando ero molto piccola, ho sognato di gareggiare nelle gare più importanti, contro ragazze più grandi. E’ chiaro che si tratta di qualcosa di eccezionale, ma è importante per crescere, abituarsi a un livello sempre maggiore, credo che la chiave per la mia crescita sia lì.

Per Marion Bunel, l’Avenir è stata una cavalcata trionfale, con due tappe e il sigillo in terra italiana
Per Marion Bunel, l’Avenir è stata una cavalcata trionfale, con due tappe e il sigillo in terra italiana
Nella tua vittoria al Tour de l’Avenir, quanto è stata importante l’esperienza accumulata al Tour de France femmes?

Il Tour de France prima dell’Avenir mi ha fatto acquisire molto ritmo, mi ha dato la condizione giusta anche perché il livello della competizione era molto differente. Tanto che nell’Avenir non ho sofferto affatto, ero a mio agio. La settimana del Tour de France è stata davvero molto intensa, molto veloce, con lunghe distanze. Mi sono avvicinata alla Grande Boucle con una preparazione ottimale, anche se avevo margini di miglioramento e sono riuscita a progredire durante tutto il suo evolversi e questo ha fatto sì che non iniziassi la corsa successiva stanca, ma al contrario avevo trovato una buona condizione.

Sai che in Italia sei indicata come esempio da seguire per una giovane che per emergere si confronta con le più forti, che differenze trovi tra le gare nazionali che disputi e quelle internazionali?

Forse la composizione del gruppo. Correre a livello internazionale ti permette davvero di competere con ragazze che provengono da tutto il mondo. E’ un altro approccio, il livello è giocoforza più alto, devi metterci tutta te stessa per emergere e corri sempre ai tuoi limiti. In termini di strategia di gara non è ancora proprio la stessa cosa, gli attacchi sono più studiati, devi calcolare bene come muoverti. Correre a livello nazionale, ti fa trovare ragazze con le quali ci si abitua a correre più spesso, ci si conosce. Le gare diventano un po’ più scontate. Non è facile trovare una risposta esauriente, io credo che siano importanti entrambe per evolversi.

Marion quest’anno ha conquistato 4 vittorie e ben 13 Top 10. Al Tour è stata terza fra le giovani
Marion quest’anno ha conquistato 4 vittorie e ben 13 Top 10. Al Tour è stata terza fra le giovani
E’ stata più difficile la vittoria nell’Avenir o il 2° posto nell’Ardèche?

Forse la vittoria, perché ho dovuto scavare profondamente dentro di me per trovarla. Ma avevo così tanta motivazione riguardo alla corsa ed era qualcosa che desideravo così tanto che non mi rendevo conto che ci voleva molto impegno. Mi sembrava naturale. All’Ardèche ho fatto gli stessi sforzi, ho dato il meglio di me ma non è bastato per vincere.

Quali sono le tue caratteristiche, i percorsi che preferisci?

Le gare di alta montagna che richiedono sforzi superiori ai 10 minuti. Mi piace molto la montagna, soprattutto l’alta montagna, le Alpi. Ecco perché alla fine il Tour de France, l’Avenir, sono le mie corse ideali.

Marion ama le montagne, soprattutto quelle lunghe, con alti wattaggi anche dopo i 10 minuti di scalata
Marion ama le montagne, soprattutto quelle lunghe, con alti wattaggi anche dopo i 10 minuti di scalata
Con i tuoi risultati sicuramente i team WorldTour vorrebbero ingaggiarti, come mai continui la tua carriera nell’equipe Saint Michel-Mavic-Auber 93 WE che è una squadra continental?

Devo a loro se quest’anno mi hanno dato la possibilità di raggiungere un livello ancora più alto. Hanno tutto per me, mi hanno regalato davvero un anno eccezionale, quindi li ringrazio enormemente per questo. Era il luogo ideale per imparare, per iniziare le prime gare. E poi ho potuto, grazie a loro, correre nelle gare più grandi. Ho fatto il Tour durante il mio primo anno, è qualcosa di eccezionale e  questo è ciò che mi ha permesso di acquisire forza durante tutto l’anno, per vedere fino a che punto sono capace di arrivare. L’anno prossimo continuerò su questa strada, poi vedremo.

Ti dispiace che ai mondiali non ci sia una corsa specifica per le U23?

Sì, sì, sicuramente. Poi so che è qualcosa in programmazione dal prossimo anno. Ma è chiaro che il ciclismo femminile ha fatto così tanti progressi negli ultimi anni che è vero che sicuramente sarebbe stato un miglioramento che non sarebbe costato molto. Io credo che se siamo state in grado di dar vita a un’Avenir di qualità, poteva esserci anche un mondiale a noi riservato. Vorrà dire che correrò contro le più forti al mondo, non è per me una novità e non mi spaventa.

La sua crescita quest’anno è stata prepotente, ma per approdare al WT vuole attendere
La sua crescita quest’anno è stata prepotente, ma per approdare al WT vuole attendere
C’è una ciclista alla quale ti ispiri?

Assolutamente ed è una vostra connazionale, Elisa Longo Borghini. Il suo modo di correre coraggioso ma anche attento, il suo brio, la sua capacità di vincere dappertutto sono per me un riferimento.

Qual è il tuo sogno?

Onestamente, sarebbe essere campionessa del mondo e vincere il Tour. Sono sogni, ma chi sa mai che non si avverino presto…

L’Avenir delle donne? Ce lo racconta Ciabocco

02.09.2024
5 min
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Mentre si sviluppava la grande battaglia fra i vari Blackmore, Torres, Widar e gli altri al Tour de l’Avenir, anche le pari età hanno avuto il loro spazio nell’identica prova femminile, racchiusa negli ultimi 4 giorni con un prologo e tre tappe in linea. Una corsa con molti significati anche se un po’ schiacciata dalla concorrenza maschile. La migliore azzurra è stata Eleonora Ciabocco (in apertura nella foto DirectVelo), capace di un settimo posto finale di spessore, che ridefinisce i contorni di una ragazza passata di categoria con tante aspettative dopo i successi da junior e che comincia a farsi vedere anche nei quartieri alti della categoria superiore.

Le azzurre in gara: oltre a Ciabocco anche Cipressi, Valtulini, Pellegrini, Segato e La Bella
Le azzurre in gara: oltre a Ciabocco anche Cipressi, Valtulini, Pellegrini, Segato e La Bella

La leader della nazionale italiana ha sempre viaggiato fra le prime, non uscendo mai dalla Top 10 e questo è già un segnale, considerando anche che il Tour de l’Avenir Femmes è una delle poche corse a livello Under 23.

«E’ una gara dura – esordisce la maceratese – io l’ho affrontata con tanta curiosità soprattutto aspettando l’ultima tappa perché ci tenevo a pedalare sul Colle delle Finestre, ne avevo sentito tanto parlare e volevo vedere di persona com’era».

Per le azzurre un’ottima prova di squadra scaturita anche da un bel clima instauratosi nel team
Per le azzurre un’ottima prova di squadra scaturita anche da un bel clima instauratosi nel team
Raccontaci il tuo Tour…

Il prologo a La Rosière era appena di 2 chilometri, tanto per prendere confidenza ma il 5° posto per me è stato importante, tornavo in gara dopo oltre un mese dalla caduta sul Blockhaus al Giro d’Italia. Avevo voluto concludere ugualmente quella tappa convivendo con il dolore, ma poi avevo dovuto alzare bandiera bianca e mi era dispiaciuto perché ci tenevo a finire il Giro. Poi avevo fatto un bel blocco di allenamento, ma tornare in gara è sempre un’incognita.

E dopo?

Nella prima tappa c’era una lunga discesa e la salita finale dove al di là del 9° posto finale ho apprezzato tantissimo il lavoro di squadra che abbiamo fatto. Fra noi ragazze si è formato subito un bell’amalgama, ci trovavamo bene, poi con me c’era Francesca Pellegrini con la quale abbiamo condiviso tante trasferte e tante sfide anche da juniores. Il piazzamento poteva anche essere migliore, ma ho scelto in salita di seguire il mio ritmo, infatti le prime sono andate via ma salendo ne ho riprese tante.

Le azzurre hanno corso sempre in prima linea: qui Valtulini a seguire il ritmo delle prime
Le azzurre hanno corso sempre in prima linea: qui Valtulini a seguire il ritmo delle prime
Top 10 anche nella seconda tappa…

Sì, era la più semplice e infatti si è conclusa con uno sprint abbastanza folto. Io era da tempo che non facevo una volata, ho perso un po’ la mano ma neanche poi tanto visto il 4° posto finale. Poi l’ultima tappa, quella per me speciale, dove mi sono piaciuta molto perché all’inizio non stavo bene, ho perso presto il treno delle più forti. La corsa è diventata come una cronometro, almeno per me, ho visto che più andavo avanti, più mi sentivo bene e più recuperavo. Ho chiuso ottava ma se fosse stata anche un po’ più lunga sarei arrivata anche più avanti.

Il 7° posto finale come lo giudichi?

E’ sicuramente positivo anche se va contestualizzato: non gareggiamo spesso in questa categoria quindi non sapevamo alla vigilia quali fossero i veri valori in campo. Alla resa dei conti abbiamo visto che le francesi avevano un passo superiore, infatti hanno monopolizzato le tappe. Io ho dato tutto quel che avevo.

Eglantine Rayer, vincitrice della seconda tappa. Le altre in linea sono andate a Bunel
Eglantine Rayer, vincitrice della seconda tappa. Le altre in linea sono andate a Bunel
Che livello ti sei trovata ad affrontare?

E’ un bel test, ma certamente di livello inferiore alle gare che siamo abituate a correre. Il livello soprattutto in salita era più basso, lo si vede dalle velocità sostenute. Per me poi è stato qualcosa di molto diverso: quando corro con la squadra il più delle volte sono chiamata a fare ritmo per imboccare la salita, per portare più avanti possibile la capitana di turno, qui invece ero io che potevo correre liberamente e tirare avanti. E’ stato importante per crescere, un’esperienza nuova. Guardando le avversarie poi, alla fine sono emerse quelle con più esperienza: la Bunel che ha vinto veniva dal Tour Femmes dov’era stata terza fra le giovani, si vedeva che era più avvezza a questo tipo di corse.

Stai diventando una specialista di corse a tappe?

Chissà… Difficile dirlo ora, credo di dover imparare ancora molto. Ho fatto un bel piazzamento qui ma anche nelle corse d’un giorno non vado piano, settima lo ero stata anche alla Freccia del Brabante, per esempio.

Il podio finale con la francese Bunel prima su Holmgren (CAN) a 2’11” e Vadillo (ESP) a 5’16”
Il podio finale con la francese Bunel prima su Holmgren (CAN) a 2’11” e Vadillo (ESP) a 5’16”
Com’è stato seguito l’Avenir delle donne? Sui media se n’è parlato poco, l’impressione è che fosse schiacciato dalla presenza maschile…

Quel che posso dire è che l’organizzazione è stata molto precisa per combinare gli orari. Infatti avevamo la sveglia molto presto perché partivamo prima dei coetanei ma questo consentiva di finire presto e tornare in anticipo agli hotel. Con i maschi ci incontravamo solo lì, diciamo che erano comunque due gare distinte.

Come giudichi la tua stagione?

Sicuramente migliore rispetto alla precedente, ho visto dei progressi soprattutto nella gestione delle gare, ma so che devo migliorare ancora molto. Già il fatto di gareggiare in questo periodo è un passo avanti, lo scorso anno avevo chiuso con il Giro…

Carlotta Cipressi, 23esima alla fine, preziosa per Ciabocco nelle fasi di approccio alle salite
Carlotta Cipressi, 23esima alla fine, preziosa per Ciabocco nelle fasi di approccio alle salite
E adesso?

Ora mi aspettano il Romandia e le gare italiane. Mi sarebbe piaciuto tornare ad assaporare l’azzurro per una prova titolata, ma se anche non fosse così posso provarci il prossimo anno. Io comunque sono tranquilla e mi concentro sui risultati, assaporando esperienze come quella appena vissuta, correndo su una salita che è un’icona del ciclismo e soprattutto vivendo una bella esperienza come quella con le mie compagne in azzurro, cosa che ha influito sul risultato finale.