Di Somma e un addio arrivato troppo presto

27.03.2025
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Un paio di mesi fa Fabio Triboli, campione paralimpico a Pechino 2008, era al telefono con Fabrizio Di Somma: «Ci vediamo la Sanremo insieme?», gli aveva detto sapendo della malattia che lo stava consumando. «Caro Fabio, spero di esserci ancora…», era stata la sofferta risposta del laziale, che lo aveva gelato. Purtroppo non ce l’ha fatta, cedendo il passo nella sua corsa più importante, a soli 54 anni.

Fabrizio Di Somma non era un personaggio comune nel mondo del ciclismo paralimpico. Anzi, ne è stato una colonna: prima come atleta conquistando anche un argento e due bronzi olimpici a Sydney 2000, poi come direttore tecnico, condividendo una buona parte della sua storia con Mario Valentini, che l’aveva portato in quel mondo così particolare.

Di Somma insieme a Mario Valentini, per anni suo tecnico in nazionale per poi entrare nel suo staff (FotoGliso)
Di Somma insieme a Mario Valentini, per anni suo tecnico in nazionale per poi entrare nel suo staff (FotoGliso)

La sua forza? L’astuzia

Fabrizio era un atleta normodotato, parola distintiva che giustamente non aveva in grande simpatia, che come altri si era messo a disposizione della causa. Oggi lo fanno tante stelle del ciclismo su strada e su pista, allora non era così comune. Ma in quell’ambiente Di Somma, che in passato era stato un buon stradista arrivando fino ai dilettanti nelle file della Forestale, aveva trovato il modo per dare respiro alla sua passione: la bici.

Per Valentini, Fabrizio era prima di tutto un amico, anche se di un’altra generazione: «Ricordo quando arrivò nel gruppo. Lo conoscevo come buon corridore, tra i ragazzi c’era bisogno di inserire ciclisti in grado di guidare il tandem. Gli proposi l’idea e a lui piacque subito. C’era pochissimo tempo, eppure iniziò con entusiasmo con l’obiettivo di andare ai mondiali in Australia. Fu protagonista, aveva imparato subito. Fabrizio non era un ciclista che si distingueva particolarmente per mezzi fisici o talento, ma aveva una furbizia unica, sapeva sempre come muoversi.

Il laziale aveva seguito tutta la trafila ciclistica, fino ai dilettanti emigrando a Parma
Il laziale aveva seguito tutta la trafila ciclistica, fino ai dilettanti emigrando a Parma

Gli anni d’oro del ciclismo paralimpico

«Con Fabrizio abbiamo vissuto stagioni difficili – ricorda Valentini – ma proprio per questo entusiasmanti. Sono stati gli anni nei quali abbiamo iniziato a fare bottino nei grandi eventi fino a diventare un esempio per tutto il mondo. Eppure non avevamo nulla quando arrivammo, eppure tutti, lui compreso, contribuirono a dare qualcosa in più, a supplire con l’impegno alle carenze. Venne poi l’epoca di Macchi, dello stesso Triboli, Farroni e così via.

«Lo conoscevo da quando aveva 9 anni. Venne con un gruppo di ragazzini di Latina, io già lavoravo al velodromo e me lo vidi davanti, con una sagacia enorme. Correva con grande intelligenza e questa l’ha messa a disposizione anche quando da atleta è passato tecnico. Nessuno aveva la sua preparazione, di ogni cosa voleva sapere tutto. Quando eravamo in trasferta, gli chiedevo: “«”Che cosa sai di quel corridore o di quella squadra?“. “Capo, dammi 10 minuti e ti dico tutto“, era sempre la sua risposta. Parlava correntemente tre lingue e non ne aveva studiata una…».

Insieme ad Alex Zanardi nel 2014, uno dei momenti migliori del ciclismo paralimpico italiano
Insieme ad Alex Zanardi nel 2014, uno dei momenti migliori del ciclismo paralimpico italiano

Una chiusura di carriera sofferta

Di Somma è stato alla Forestale fino al 2017 per poi passare ai Vigili del Fuoco: «Ricordo che mi raccontava quanto gli dispiacesse e non trovasse giusto il fatto di prendere uno stipendio più alto rispetto ai suoi pari grado, perché veniva da un’altra realtà militare. Perché Fabrizio era così: un animo buono, che non litigava mai con nessuno. L’addio alla nazionale dopo Tokyo 2020 gli aveva fatto male, ci aveva sofferto tanto soprattutto nel vedere quanta acredine ci fosse stata».

ll carattere del laziale è riassunto fortemente dall’episodio che segnò la sua uscita di scena dall’agonismo, un terribile incidente stradale nel 2010 nel quale riportò più di 30 fratture: «Aveva una gamba davvero distrutta, eppure non faceva altro che dire che voleva tornare in bici, già quand’era in ospedale. La rieducazione è stata lunga e difficile, ma lui non faceva altro che ripetere “datemi una bici e mi rimetto in sesto” e così è stato, ha fatto qualcosa di grandioso. Poi il destino l’ha messo di fronte a un’altra battaglia, un tumore al pancreas e al fegato, ma era troppo grande per lui. Me lo disse in una telefonata: “Capo, devo darti una brutta notizia…”. Mi è crollato il mondo addosso».

Fabrizio Di Somma ha corso fino al 2010, costretto poi al ritiro da un gravissimo incidente
Fabrizio Di Somma ha corso fino al 2010, costretto poi al ritiro da un gravissimo incidente

La gara più bella? Quando perse…

C’è una gara che più delle altre è rimasta impressa nella mente del suo tecnico? «Paradossalmente è una di quelle che non vinse. Paralimpiadi di Atene 2004: Fabrizio sapeva che non aveva i mezzi per vincere, c’erano coppie molto più forti e blasonate. Ma lui prima della partenza mi dice: “basta solo che facciano uno sbaglio e li faccio secchi tutti”. E quasi ci riusciva: sul rettilineo d’arrivo aveva trovato uno spazio di meno di un metro eppure ci si era buttato dentro con tutto il coraggio di questo mondo. Ma il tandem è lungo e un avversario li chiuse la porta facendogli perdere il ritmo. Finirono quarti, ma avrebbero potuto vincere.

«Lui diceva sempre che aveva due grandi amori ed era stato fortunato per questo: la famiglia e la bici. Per questo non faceva altro che ringraziare e diceva che non gli piacevano quelli che si lamentano sempre del lavoro, perché fai tante ore, guadagni meno di quell’altro e così via. Quando hai qualcosa bisogna sempre ringraziare e diceva che questo valore si è un po’ perso. Io che ho quasi trent’anni più di lui devo riconoscere che aveva una saggezza fuori del comune».

Fabrizio svolgeva anche opera di consulenza in giro per l’Italia per invitare a fare sport (foto Caddeo)
Fabrizio svolgeva anche opera di consulenza in giro per l’Italia per invitare a fare sport (foto Caddeo)

Guardare l’insieme

Dopo la sua scomparsa, sui social al fianco dei tanti messaggi di cordoglio sono comparsi anche riferimenti poco simpatici alle polemiche seguenti il travagliato cambio tecnico post Tokyo 2020. Il che porta a una considerazione: se da una parte è vero che quando una persona scompare tutti ne tessono le lodi, magari anche con un pizzico di ipocrisia, dall’altro è anche vero che, alla fine, molti dimenticano di andare oltre i singoli episodi e guardare il complesso, il valore di una persona nel corso di tutta la sua vita. E forse è proprio quel valore acquisito, la più grande vittoria di Fabrizio Di Somma.

Porcellato 2022

La Porcellato racconta il nuovo corso paralimpico

17.05.2022
4 min
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Per capire chi sia Francesca Porcellato servirebbe un libro, per raccogliere tutti i suoi trofei. Basti pensare che ai Giochi Paralimpici in 7 edizioni ha conquistato 15 medaglie di cui 3 d’oro, oltre a 11 medaglie mondiali (6 d’oro). Il bello è che lo ha fatto in ben 3 discipline diverse: atletica, dove ha gareggiato dai 100 metri fino alla maratona conquistando quelle più prestigiose, New York e Boston comprese. Sci di fondo, arrivando all’oro olimpico nella sprint a Sochi 2014. Ciclismo, nella categoria handbike H3 con due titoli mondiali all’attivo. Se si pensa che ha iniziato a gareggiare alle Olimpiadi a Seul 1988 e ancora lo scorso anno a Tokyo era sul podio, si ha un’idea della sua immensità sportiva.

Con un curriculum del genere, la Porcellato è una sorta di guru nel paraciclismo italiano, che dopo Tokyo ha vissuto una profonda trasformazione con il passaggio della responsabilità tecnica da Mario Valentini a Rino De Candido. Un passaggio non indolore, considerando che è arrivato dopo una lettera firmata da molti dei campioni del movimento azzurro per chiedere un cambiamento.

Porcellato Ostenda 2022
Il gruppo azzurro a Ostenda, dove sono arrivate 16 medaglie, 18 poi a Elzach sempre in Coppa del Mondo (foto FCI)
Porcellato Ostenda 2022
Il gruppo azzurro a Ostenda, dove sono arrivate 16 medaglie, 18 poi a Elzach sempre in Coppa del Mondo (foto FCI)

Un cambio necessario

L’argomento è spinoso e lo affronta subito senza nascondersi, per chiarire una volta per tutte la vicenda.

«Si sono scritte tante cose sbagliate – spiega Francesca – ci tengo a chiarire innanzitutto che il nostro gesto non era rivolto alla persona, per la quale la stima è rimasta intatta, ma all’operato negli ultimi tempi. C’è un tempo per tutto, era arrivato il momento di cambiare. L’Italia è sempre stata un riferimento assoluto nel paraciclismo, alla quale tutti guardano con rispetto e invidia per i titoli raccolti. A Tokyo è andata bene, ma non all’altezza del nostro passato, c’erano delle carenze. Lo sport ad alto livello è come un’azienda, che si misura in base ai risultati».

Il cambiamento c’è stato e a Ostenda, nella prima di Coppa del mondo, avete vissuto l’esordio sotto la nuova gestione. Com’è stato?

Non poteva essere migliore: 16 medaglie in tutto è un gran risultato. Ma vorrei sottolineare che queste sono venute da atleti già a Tokyo e anche da nuove leve, perché il cambiamento era necessario anche in questo senso. Io ho superato da tempo in 50 anni e sono la prima a dire che c’è bisogno di nuova linfa, oltretutto in un quadriennio olimpico molto corto come quello verso Parigi 2024.

Come avete vissuto l’approccio con il nuovo staff?

Posso riassumerlo in una frase: siamo stati coccolatissimi. Abbiamo trovato gente attentissima a ogni nostra esigenza, sensibile alle necessità di ognuno, perfettamente inserita in un ambiente che ha sempre fatto dell’unione la propria forza. Miglior inizio anche da questo punto di vista non ci poteva essere. Per descrivere qual è l’ambiente del paraciclismo credo possa servire un aneddoto.

De Candido Ostenda 2022
De Candido con Pierpaolo Addesi, suo braccio destro, Martino Pini e Federico Mestroni, argento e bronzo a Elzach, categoria MH3
De Candido Ostenda 2022
De Candido con Pierpaolo Addesi, suo braccio destro, Martino Pini e Federico Mestroni, sul podio a Elzach
Sentiamo…

Uno dei nuovi ragazzi arrivati in nazionale aveva vinto l’oro, solo che i giudici inizialmente lo avevano assegnato a un altro concorrente, rivedendo la classifica solo a premiazioni avvenute. Quando è arrivato a cena, appena entrato in sala tutti noi abbiamo intonato l’inno italiano, per provare a fargli sentire quelle emozioni che non aveva potuto vivere sul podio.

C’è quindi una buona commistione tra i “vecchi” e le new entry…

Non potrebbe essere altrimenti, noi siamo i primi a sapere che servono forze nuove. In questo senso la nuova gestione è molto incoraggiante. So che De Candido si sta guardando intorno per portare nel nostro mondo tanti ragazzi, ho letto con interesse l’idea riguardante Samuele Manfredi. Noi da parte nostra possiamo dire che faremo di tutto per rendere ogni ingresso nel gruppo il più semplice possibile e credo che questo ambiente rinnovato potrà portare nuove grandi soddisfazioni.

Porcellato Ruffato 2022
La veneta iridata insieme a Giulia Ruffato, entrambe a podio sia a cronometro che in linea
Porcellato Ruffato 2022
La veneta iridata insieme a Giulia Ruffato, entrambe a podio sia a cronometro che in linea
Che livello di gare hai trovato a Ostenda?

Molto buono, anche se è chiaro che non era un’Olimpiade e molti di quelli che hanno vinto a Tokyo hanno tirato un po’ i remi in barca, cosa normale nell’anno postolimpico. Oltretutto il cammino verso gli ultimi Giochi era stato durissimo, allenarsi nelle “bolle”, stare attenti al minimo contatto che poteva costare la partecipazione… E’ stata pesante a livello psicologico, ci siamo sentiti tutti un po’ scarichi dopo. Anch’io dopo Ostenda prenderò un po’ di riposo, infatti nella seconda tappa a Embach (AUT) sono arrivare forze fresche e il fatto che i risultati siano stati ancora molto lusinghieri conferma il nostro livello generale.

De Candido accennava al fatto che al suo primo approccio è rimasto stupito del livello di professionalità degli atleti…

Il paralimpismo ormai sta diventando professionistico a tutti gli effetti, anche alcune squadre WorldTour hanno la loro sezione paralimpica. Per questo non c’era la possibilità di rimanere fermi, di non cambiare. E’ un treno che non si ferma, dovevamo prenderlo al volo. Di noi si parla molto poco, Paralimpiadi a parte, ma sappiamo di avere gli occhi puntati addosso. Abbiamo sempre avuto una grande squadra, dobbiamo continuare ad averla.

Altre due medaglie a Tokyo, ma ci manca l’oro

01.09.2021
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Sei medaglie in due giorni al Fuji Speedway. L’Italia di paraciclismo ormai è un habitué del podio alla Paralimpiade di Tokyo, grazie all’argento e al bronzo odierni che si sono aggiunti ai quattro argenti di ieri.

«La medaglia di Katia Aere splende tantissimo, anche se è di bronzo – comincia a raccontare il ct Mario Valentini – mentre quella di Luca Mazzone è d’argento. Per tutto il movimento e per la sua promozione, è fondamentale perché si tratta di una ragazza nuova e giovane. Una bella realtà. Mi dispiace per Ana Vitelaru perché era davanti e poi ha rotto una manopola. Purtroppo sono cose che possono capitare. Però ora basta con questi secondi e terzi posti, cerchiamo di prendercela questa medaglia d’oro. Mancano due giorni».

Fase di riscaldamenteo prima del via per Vitelaru, POrcellato e Aere
Fase di riscaldamenteo prima del via per Porcellato e Aere

Sorpresa francese

Nel frattempo, Luca Mazzone ha raddoppiato in tema di argenti nel giro di 24 ore, chiudendo secondo nella prova in linea vinta dal francese Florian Jouanny, con lo spagnolo Sergio Garrote Muñoz, che si è dovuto accontentare del bronzo dopo essere stato staccato.

«Sentire il tifo di casa in questi giorni mi ha caricato tantissimo – racconta il cinquantenne di Terlizzi – purtroppo però non è bastato, nonostante mi sia allenato duramente, immaginando salite sul 5 per cento. Non mi aspettavo di trovare questi strappi al 10 per cento che per noi H2 è davvero troppo, non aveva senso. Poi senza riposo dopo lo sforzo della cronometro… bisognerebbe fare almeno un giorno di stop per permettere ai muscoli di recuperare. Nell’ultima salita, c’era il rischio di saltare e buttare la medaglia se non la gestivi bene, cosa che io non volevo fare. In Italia, gli H2 non sarebbero nemmeno partiti su un tracciato così duro».

Oltre 200 watt

Bicchiere mezzo pieno però, è la settima meraviglia ai Giochi Paralimpici: 2 nel nuoto e 5 nell’handbike, di cui tre a Rio 2016 e due alle pendici del Monte Fuji.

«Sono contento, ringrazio il Circolo Canottieri Aniene – commenta Mazzone – lo staff della nazionale e chi mi aiuta in questo percorso. La gara era dura e non l’ho capita, perché ero convinto che avremmo ripreso il francese in salita. Invece lui è andato fortissimo e non si è fatto più raggiungere. Ho battuto lo spagnolo, quello che tre mesi fa ha dimostrato di essere il più forte ai mondiali, mentre il francese proprio non me l’aspettavo perché gli avevamo dato tre minuti nella rassegna iridata in Portogallo. Abbiamo provato a collaborare per rientrare. Andavamo a 200 watt, ma non è bastato. Comunque, sto pensando già a domani, le medaglie che sono arrivate le mettiamo in valigia. A questo punto, dovremmo stare attenti alla Francia».

Grandi saluti tra Porcellato e Masters, già amiche nello sci di fondo. Per l’americana due medaglie d’oro in due giorni
Grandi saluti tra Porcellato e Masters, già amiche nello sci di fondo. Per l’americana due medaglie d’oro in due giorni

Rivincita team relay?

Il riferimento è al team relay di domani, disciplina di cui l’Italia è campionessa paralimpica e mondiale in carica, in cui sarà impegnato insieme a Diego Colombari e Paolo Cecchetto. Al solo pensiero dell’idea che gli frulla per la testa, si commuove mentre lo dice.

«Se vinciamo la medaglia d’oro – dice – il primo pensiero è andare da Alex a portargliela. Voglio far la dedica a lui, speriamo che vada bene e che Alex ci dia una mano».

Aere di bronzo

Qualche ora più tardi, un’altra gioia è arrivata con Katia Aere, vincitrice del bronzo nella prova in linea della categoria H5 di handbike femminile. La friuliana di Spilimbergo (in provincia di Pordenone), che sabato scorso (28 agosto) ha festeggiato i suoi 50 anni.

«E’ stata una gara molto varia. Nel primo giro e mezzo eravamo tutte insieme con le prime, nel secondo ho visto che le altre nella salita più tosta di rientro verso l’arrivo avevano una marcia diversa rispetto alla mia e ho capito che dovevo fare tenere il mio ritmo fino alla fine della gara», racconta rivivendo la gara che le ha regalato la gioia del podio nella gara vinta dalla strepitosa Oksana Masters, la stella statunitense nata in Ucraina e abbandonata in un orfanotrofio, che deve la sua disabilità alle radiazioni assorbite dalla madre naturale.

«Quando ho visto che Oksana e la cinese sono partite, ho notato che nessuno le andava dietro, così ho pensato che non fosse il caso di strappare al secondo giro per non saltare. Nella salita tra il secondo e il terzo giro, ho capito di averne di più e quello sforzo ha pagato».

L’abbraccio della “rossa volante” alla Aere debuttante col bronzo
L’abbraccio della “rossa volante” alla Aere debuttante col bronzo

L’abbraccio col ct Valentini, le lacrime e poi la foto con la bandiera italiana per cominciare a realizzare l’impresa: «Non oso immaginare cosa possa essere successo a casa tra mia sorella, mio marito, gli amici, faccio ancora fatica io a crederci, quindi penso che la realizzerò sul serio solo quando la indosserò al collo e la toccherò con mano. Ci credevo, perché il mio coach mi ha insegnato a crederci, come ha detto lui, fino al giorno dopo. Però tra il crederci e il realizzarlo ne passa un po’ di acqua sotto i ponti. E’ incredibile, sono felice, anche perché ho iniziato a fare handbike soltanto a ottobre dell’anno scorso con il mio primo ritiro in nazionale, ma sono stata subito accolta alla grande».

Altre due medaglie messe in tasca, ma il ct Valentini rilancia già l’appuntamento per domani: «Team relay, Fabio Anobile e c’è Giorgio Farroni. Per la prima volta, lottiamo su tutti i campi e ci proviamo. Speriamo dai, la notte porta consiglio e speriamo porti fortuna». Tutti per Alex, come sempre.

Paralimpiade, partiamo con quattro argenti. Nostalgia di Zanardi

31.08.2021
5 min
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Nel nome di Alex Zanardi. Ci teneva la squadra di paraciclismo a lasciare il segno nella prima giornata al Fuji Speedway e ha cominciato la Paralimpiade di Tokyo con quattro medaglie d’argento a cronometro, di cui tre nell’handbike con Luca Mazzone, Francesca Porcellato, Fabrizio Cornegliani e poi l’ultima nel triciclo con Giorgio Farroni.

«Una gallina vecchia fa buon brodo». Sorride Francesca Porcellato, prima di scoppiare in lacrime al momento di videochiamare il suo compagno in Italia che, come tanti appassionati, si è svegliato nel cuore della notte per vedere sfrecciare la Rossa Volante, seconda nella categoria H1-H3: «Questo argento vale oro, all’undicesima Paralimpiade e nella terza disciplina, a 51 anni che compirò il giorno della Cerimonia di chiusura, ovvero tra pochi giorni, non è poco».

Quota 14

Sono quattordici le medaglie conquistate alle Paralimpiadi, tredici nelle edizioni estive e una invernale nel fondo a Vancouver 2010. «Ho iniziato a Seul 1988, è cambiato secolo e sono ancora qui. Era un percorso impegnativo e poi in questi anni sono successe tante cose, per cui non era facile confermarsi. Adesso abbiamo un grandissimo seguito e mi auguro che raccontino tutte le nostre storie, non soltanto quelle degli atleti più seguiti sui social. Perché tutti noi atleti presenti qui abbiamo delle storie da raccontare. Tutti e quanti meritiamo di essere raccontati e valorizzati, con tante persone che hanno vinto nella vita».

Videochiamata con il compagno per Porcellato alla 14ª medaglia paralimpica
Videochiamata con il compagno per Porcellato alla 14ª medaglia paralimpica

Fra gioie e dolori

La fuoriclasse di Castelfranco Veneto è una di queste: «Non ricordo l’incidente che mi è occorso da piccola, però ero una bambina che a sei anni ha deciso di fare l’atleta. Ora ne ho 51 e guardate dove sono arrivata, per cui dico che bisogna crederci sempre e mollare mai. Ci sono dei momenti bui, ma anche dei momenti con la luce e bisogna lottare per questi ultimi, io l’ho dimostrato. La mia vita non è stata facile, ho avuto grandi dolori, ma anche grande gioie».

Amici della “stampa”

Poi un pensiero per Alex Zanardi, nel cuore di tutti gli azzurri in gara oggi: «Alex portava grande lustro al nostro movimento, ma senza di lui le luci si sono un po’ spente. I mass media si sono un po’ dimenticati di noi da quando lui non è più qui a sfrecciare con noi. Lui non vorrebbe questo. Ci manca Alex, ci mancano le sue barzellette, i suoi consigli, così come ci mancano tutti i ragazzi che non sono potuti venire qui perché i posti erano veramente pochi. Siamo una famiglia alla fine perché lottiamo, ci sacrifichiamo e lottiamo insieme. Domani sarà dura nella prova in linea, ma ci proviamo». Poi comincia a rispondere alle centinaia di messaggi che intasano il suo cellulare».

Riscaldamento in partenza per Giorgio Farroni, marchigiano, che correrà la Paralimpiade sul triciclo
Riscaldamento in partenza per Giorgio Farroni, marchigiano, che correrà la Paralimpiade sul triciclo

L’oro sfumato

Dolceamara la medaglia di Luca Mazzone, argento nella cronometro categoria H2. Il cinquantenne di Terlizzi ha visto sfumare l’oro per l’inezia di 26 centesimi. Ecco le parole dell’azzurro alla quarta medaglia paralimpica dopo le tre di Rio (2 ori e 1 argento). «A cinquant’anni – dice – essere a una Paralimpiade è già una vittoria. Poi prendere la medaglia è sempre splendido, anche se stavolta poteva essere d’oro. Purtroppo, questo è il bello del ciclismo, può succedere di tutto, è uno sport imprevedibile e si è visto oggi. Io esco nel finale, come nel nuoto. L’esperienza da nuotatore, mi ha insegnato di uscire nella parte conclusiva della gara, però purtroppo sono rimasto “tappato” in una strettoia dai ragazzi della categoria sotto la mia. E purtroppo non ci ho potuto fare niente, perdendo quei due secondi che mi sono costati l’oro».

Argento alla fine per Farroni, che lo dedica a Michele Scarponi, suo amico
Argento alla fine per Farroni, che lo dedica a Michele Scarponi, suo amico

Rischio e medaglia

Prima medaglia in carriera ai Giochi tra gli H1 per Fabrizio Cornegliani: «Ho rischiato e sono caduto, ma era giusto provarci per arrivare più avanti possibile. Fa parte del gioco. Per fortuna, visto il volo che ho fatto, sono tutto intero e ho l’argento al collo». Grande l’emozione appena pochi istanti di salire sul podio grandi emozioni per il cinquantaduenne di Miradolo Terme.

Orgoglio marchigiano

Sgorgano le lacrime dal volto di Giorgio Farroni, secondo nella cronometro della categoria T1-T2. Il marchigiano ha chiuso la sua fatica in 27:49.78, alle spalle del cinese Chen 25:00.32.

«La sognavo, perché ho lavorato tantissimo lontano da casa mia a Fabriano e ce l’ho messa tutta. Durante il lockdown, ho cercato di allenarmi sui rulli, altrimenti uscivo di nascosto», racconta il quarantaquattrenne di Fabriano. «Sono contento e la dedico a me stesso perché l’ho voluta, l’ho cercata ed è arrivata. Alla Paralimpiade, l’importante è arrivare nei tre e io ce l’ho fatta». Si tratta della terza medaglia ai Giochi per Farroni, che era stato secondo a Londra 2012 e terzo ancora prima a Pechino 2008, ma sempre nelle gare in linea. Stavolta, la sua testa ha vinto contro le lancette.

A guidare gli azzurri c’è sempre Mario Valentini
A guidare gli azzurri c’è sempre Mario Valentini

Alex nel cuore

Domani è un altro giorno per il ct del paraciclismo Mario Valentini: «Sono quattro belle medaglie, ma c’è un po’ di rammarico per l’argento di Luca Mazzone. Se non ci fosse stato l’ingorgo nel finale, avrebbe potuto essere di un altro colore. Cornegliani anche senza caduta non avrebbe vinto, la cosa importante è che non si sia fatto nulla. La Porcellato ha dimostrato la solita, fantastica grinta. Farroni è un ragazzo che sta con me da 20 anni, raccogliendo successi, maglie iridate, medaglie. E’ un ragazzo serio e si è rifatto a Rio dove non era andata bene. Peccato perché è andato forte tutto l’anno poi è come nel nuoto. E’ arrivato questo cinese che non conoscevamo e l’ha battuto. Comunque, la medaglia è importantissima per lui che ha tre bambini, anche dal lato economico. Adesso però basta coi secondi posti. Puntiamo a vincere e continuiamo a correre con Alex nel cuore per fare ancora meglio».

Ritorno a Tokyo: stesse strade, azzurri diversi. Parla Mazzone

22.08.2021
5 min
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Siete pronti a vedere sfrecciare nuovamente gli azzurri ai piedi del Monte Fuji? Con ancora negli occhi le splendide medaglie di bronzo di Elisa Longo Borghini su strada e di Elia Viviani su pista, ma soprattutto lo storico oro del quartetto italiano nell’inseguimento a squadre 61 anni dopo il trionfo di Roma 1960, è tempo di sintonizzarsi sui canali Rai per seguire la Paralimpiade di Tokyo che scatterà il 24 agosto e si concluderà il 5 settembre.

Saranno 11 gli azzurri in gara agli ordini del ct Mario Valentini e le competizioni di paraciclismo sono previste nelle stesse location olimpiche: dal 25 al 28 agosto al velodromo di Izu e poi dal 31 agosto al 3 settembre all’autodromo Fuji Speedway. L’Italia va a caccia di medaglie soprattutto su strada e tra le sue punte di diamante c’è Luca Mazzone, due ori (cronometro e team relay) e un argento (prova in linea) cinque anni fa ai Giochi di Rio.

Mazzone, classe 1971, deve la disabilità a un tuffo nel 1990 e all’urto contro uno scoglio
Mazzone, classe 1971, deve la disabilità a un tuffo nel 1990 e all’urto contro uno scoglio
Come vanno gli ultimi giorni di preparazione a Rovere?

Stiamo ultimando la preparazione, questi del weekend sono gli ultimi allenamenti, soprattutto dietro moto, poi martedì si parte. Non mi sto risparmiando per niente, perché a Tokyo voglio fare bella figura, nonostante il percorso non mi si addica.

Troppo dura?

Né la gara in linea né la cronometro scherzano. Per quanto riguarda la prima, dovremo ripetere per quattro volte il circuito da 13,2 chilometri: il tratto finale è lo stesso dei colleghi dell’Olimpiade, con 3,6 chilometri con una media del 5 per cento, che per noi atleti dell’handbike H2 con lesioni cervicali vuol dire una salita bella tosta. Nella prova contro il tempo, invece, la mia categoria farà due giri da 8,2 chilometri ciascuno. 

A Rio ha vinto tre medaglie: qual è l’obiettivo per Tokyo?

Ripetersi è dura, ma sarebbe bellissimo. Sono l’unico rimasto del trio delle meraviglie che vinse la gara a squadre visto il ritiro di Vittorio Podestà e l’assenza di Alex Zanardi. Non sarà lo stesso senza Alex, perché lui mi ha sempre infuso una sicurezza interiore. E’ sempre stato come avere un fratello maggiore che ti indica la strada e ti sprona. Ormai quella gara era quasi un rituale e sento questa mancanza forte.

Mazzone, nato a Terlizzi in Puglia, ha vinto 15 titoli mondiali
Mazzone, nato a Terlizzi in Puglia, ha vinto 15 titoli mondiali
Toccherà a te, dunque, essere il “fratello maggiore” di quest’Italia visto che è tra i più esperti del team. Te la senti?

Sono in squadra dal 2013 e insieme a Paolo Cecchetto sono uno dei “vecchietti”. Abbiamo i numeri per fare bene anche stavolta come squadra. Sono convinto che una come Francesca Porcellato, su di un percorso così duro, saprà farsi valere. Io non sono un peso piuma, ma mi sto allenando tantissimo.

Dove ti sei preparato nello specifico?

Qui in Abruzzo le salite non mancano. Come ad esempio quella che passa da Rocca di Cambio e va su a Campo Felice: dalla rotatoria all’inizio della galleria ho trovato una pendenza e una lunghezza simili a quelle dell’ascesa cruciale della gara in linea della Paralimpiade. Poi ho fatto degli allenamenti salendo per l’altra strada da Rocca di Cambio, percorsa dal Giro d’Italia. Mi sono preparato in maniera estrema, lo staff azzurro era quasi preoccupato, ma le mie sensazioni sono molto positive.

Sei in forma?

Aver vinto tante medaglie come squadra ai mondiali di paraciclismo è stata una bella iniezione di fiducia per tutti noi. Poi l’Italia ha vinto gli europei di calcio e la delegazione azzurra ha fatto molto bene all’Olimpiade, per cui c’è quest’aurea magica che ci circonda e ci dà la carica.

Ti hanno emozionato le medaglie azzurre nel ciclismo?

Mi hanno gasato davvero tanto, in primis quella del quartetto nell’inseguimento a squadre. Nelle interviste dopo la vittoria mi sono rivisto in quei ragazzi azzurri e in tutti i loro sforzi per allenarsi e cogliere quel trionfo insieme. D’altronde, il sacrificio è il pane del ciclismo. Poi, sarò di parte, ma mi hanno emozionato i tre ori pugliesi, due nella marcia e uno nel taekwondo: i compagni di squadra mi prendevano in giro e mi chiedevano a che posto era la Puglia nel medagliere.

Oggi terminerà il ritiro della nazionale di Valentini a Rovere, in Abruzzo, martedì si parte per Tokyo
Oggi terminerà il ritiro della nazionale di Valentini a Rovere, in Abruzzo, martedì si parte per Tokyo
Ti aspetta un vero tour de force con tre gare in tre giorni: sei pronto?

E’ per quello che ci sto dando dentro per essere al top. Il 31 agosto avrò la cronometro, che finirà attorno alle 13 locali, poi alle 9,30 del giorno dopo c’è già la gara in linea, mentre il 2 settembre si chiude con il team relay. Bisognerà gestire bene le energie. Il caldo, invece, non mi spaventa, anzi. Sono pugliese e ci sono abituato, sarà più un problema per i miei avversari.

L’emozione di vestirsi d’azzurro?

Sempre unica. Quando ho visto la maglia, l’ho toccata e quasi mi ha dato una scossa, perché ho cominciato a immaginarmi quello che mi aspetta a Tokyo. Non vedo l’ora.

Valentini, iniziata dal Belgio la rincorsa a Tokyo

14.05.2021
3 min
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L’Italia scalda i motori per Tokyo. Al Giro c’è un Filippo Ganna in forma olimpica, ma nello scorso weekend di Ostenda in Belgio sono sfrecciati anche gli assi della nazionale azzurra di Mario Valentini, pronti a lasciare il segno nella Paralimpiade di quest’estate (24 agosto-5 settembre). E le premesse per regalare grandi emozioni in Giappone ci sono tutte, vista la cascata di medaglie piovuta sulle strade belghe: 9 ori, 5 argenti e 8 bronzi (uno fra questi nel Team Relay, foto di apertura). Un cospicuo bottino che ha permesso alla formazione italiana di chiudere al secondo posto nel medagliere alle spalle dell’Olanda (10 ori), anche se nel complesso i podi sono stati gli stessi degli oranje: 22.

Per Anobile (paraciclismo) bella vittoria in Belgio su Stijn Boersma e Mathias Schindler
Per Anobile (paraciclismo) bella vittoria in Belgio su Stijn Boersma e Mathias Schindler

Viva le donne

Sei medaglie del metallo più prezioso dal Belgio le hanno portate le donne, che hanno fatto en plein, vincendo sia la prova in linea sia la cronometro dell’handbike: Francesca Porcellato nell’H3, Luisa Pasini nell’H1 e Roberta Amadeo nell’ H2. Gli altri tre ori, invece, sono arrivati tutti nelle prove in linea maschile tra paraciclismo (Fabio Anobile nel C3 e Michele Pittacolo nel C4) e triciclo (Giorgio Farroni nel T1). Ben sei azzurri sono tornati in Italia con la maglia di leader: Porcellato, Pasini, Amadeo, Pittacolo, Farroni e Paolo Cecchetto. Non male come ripresa dopo più di un anno senza gare internazionali e soprattutto, nella prima trasferta senza due colonne portanti del movimento come Alex Zanardi e Vittorio Podestà (che ci ha raccontato del suo ritiro quest’inverno).

Risultati e sorprese

«Con tutti i miei collaboratori – ha commentato il ct della Federazione Mario Valentini – non pensavamo che le condizioni dei nostri atleti fossero già così buone e, invece, in Belgio sono arrivati risultati che non ci aspettavamo alla prima uscita dopo tanto tempo senza confronti. Ci sono state conferme e sorprese, oltre a giovani interessanti per il dopo Tokyo. Per quanto riguarda la Paralimpiade, l’ossatura della squadra c’è. Al momento abbiamo 8 uomini e 3 donne qualificati, speriamo di aggiungere ancora un posto per entrambi i sessi. In Belgio abbiamo avuto una bella prova di maturità di tutta la squadra. C’è stata una bella risposta di Diego Colombari, un gran lavoratore che ha preso il posto di Zanardi nel team event e ha contribuito al bronzo di squadra».

Per Anobile e Pittacolo è venuta anche la maglia di leader di Coppa del mondo
Per Anobile e Pittacolo è venuta anche la maglia di leader di Coppa del mondo

Europei e mondiali

E manca meno di un mese ai prossimi appuntamenti cruciali: dal 3 al 6 giugno sono in programma gli Europei in Austria, mentre dal 9 al 13 sarà la volta dei Mondiali in Portogallo. Dopo quest’ultimo appuntamento, Valentini diramerà le convocazioni per Tokyo: «Vediamo come andranno queste gare e poi tireremo le somme. Che cosa mi aspetto dalla Paralimpiade? Anche la metà delle medaglie conquistate a Rio mi farebbero felice». Cinque anni fa, in Brasile, l’Italia fece la voce grossa, centrandone 12: 5 ori, 2 argenti e 5 bronzi.