I Masciarelli e la seconda vita in Belgio

11.01.2023
7 min
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Quando Simone Masciarelli risponde al telefono si trova ancora in strada verso Pescara, la connessione va e viene così decide di chiamarci dal numero italiano. La notizia di suo figlio Lorenzo che approda alla Colpack è un terremoto che scuote ancora il mondo del ciclocross. Figuriamoci mamma Michela e papà Simone, che ormai a Oudenaarde si erano stabiliti per seguire loro figlio in Belgio e non avevano intenzione di tornare indietro. 

«Il viaggio procede bene», racconta dal camper Simone. «E’ lunghetto – ribadisce con una risata – siamo partiti lunedì mattina da Oudenaarde. Abbiamo fatto tappa a  Bergamo da Bevilacqua. Mia moglie ed io siamo tornati perché daremo supporto a Lorenzo al campionato italiano, poi torneremo in Belgio».

L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)
L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)

Un rapido cambiamento

La carriera di Lorenzo, e conseguentemente la vita della sua famiglia, è cambiata spesso negli ultimi anni. Prima il trasferimento in Belgio alla Bingoal Pauwels per seguire il ciclocross ed ora il ritorno in Italia con la Colpack Ballan

«In famiglia eravamo tranquilli – risponde Simone Masciarelli – Lorenzo aveva un contratto fino al 2025. Questa scelta è stata un po’ un fulmine a ciel sereno, direi quasi per tutti. La Colpack ha contattato Lorenzo in Val di Sole dopo aver visto i suoi dati e test. Si chiedevano cosa facesse un ragazzo come lui in Belgio. Appena la proposta è arrivata, ne abbiamo parlato con Mario De Clercq, all’inizio il suo è stato un “no” secco. Nei giorni successivi abbiamo approfondito il discorso e Mario ha guardato bene che tipo di squadra fosse la Colpack e si è convinto».

Per Lorenzo la figura di Mario De Clercq è stata quella di un “padre ciclistico”
Per Lorenzo la figura di Mario De Clercq è stata quella di un “padre ciclistico”

“Papà” Mario

Fa strano sentire un padre usare questo termine riferito ad un’altra persona parlando del proprio figlio. Ma la sincerità e la spontaneità di Simone fanno capire come nella squadra belga si sia davvero creata un’altra famiglia.

«Il no iniziale di Mario è arrivato perché lui in Lorenzo ha sempre creduto molto – riprende il padre Simone – non prendi un ragazzo a 15 anni se non ci credi davvero. Mario lo ha amato fin da subito e non uso questo verbo a caso. Quando abbiamo comunicato la notizia di voler seguire la Colpack qualche lacrimuccia sulla guancia di ognuno di noi è caduta. Lorenzo ed io siamo arrivati qui quattro anni fa un po’ alla cieca ma credendo in questa nuova avventura. Pian piano noi, con tutta la famiglia, ci siamo costruiti una nuova vita qui ad Oudenaarde.

«Mario De Clercq, una volta visto il progetto Colpack, non ha più avuto nulla da ridire. Le corse su strada in Belgio non erano molto nelle corde di Lorenzo e venire a fare attività in Italia gli farà bene. Il cross non lo abbandona, Mario gli ha lasciato tutto il materiale per concludere la stagione e gli ha già detto che il prossimo inverno lo aspetta su per allenarsi insieme».

Lorenzo al campionato italiano su strada under 23 della scorsa stagione a Carnago
Lorenzo al campionato italiano su strada under 23 della scorsa stagione a Carnago

Il futuro in breve

La notizia del passaggio in Colpack ha aperto nuovi scenari per il giovane Lorenzo che punterà tanto sulla strada. 

«Per capire come evolverà la stagione di cross bisogna aspettare – dice papà Simone – l’infortunio patito prima di Namur si sta rivelando più tosto del previsto. Dopo i campionati italiani capiremo che fare, forse finirà qui la stagione. Pontoni gliela farebbe fare tutta, ma è anche vero che a fine febbraio la Colpack andrà in ritiro a Calpe. Lorenzo non inizierà a correre subito ma dovrà comunque allenarsi, un periodo di riposo dovrà pur farlo. Siamo tutti curiosi di questa nuova avventura. Le qualità ci sono, a chi dice che ha perso tempo rispondo che Mario e la Pauwels lo hanno fatto crescere con metodo ed i margini ci sono tutti. Lorenzo è un 2003, ha ancora tre stagioni da under 23 su strada e due nel ciclocross».

Per Lorenzo Masciarelli la Colpack rappresenta l’occasione di mettersi alla prova in gare più adatte a lui su strada
Per Masciarelli la Colpack rappresenta l’occasione di mettersi alla prova in gare più adatte a lui su strada

La vita cambia, di nuovo

Quattro anni fa, per la famiglia Masciarelli la novità si chiamava Belgio ed aveva il duro suono del fiammingo. Ora si ritorna in Italia, non tutti subito però, quello che si è costruito ad Oudenaarde non può essere abbandonato. 

«Dovremo di nuovo affittare casa a Pescara – dice ridendo Simone – ma per il momento io e mia moglie non torneremo in Italia. In Belgio abbiamo un lavoro ed una casa e non possiamo lasciare tutto da un momento all’altro. Aspetteremo ancora qualche mese, il tempo per la nostra affittuaria di Oudenaarde di trovare dei nuovi inquilini. Il lavoro in Italia sarà più “semplice”, tornerò nell’azienda di famiglia, che in realtà non ho mai abbandonato. Però in Belgio, sia io che Michela lavoriamo e non possiamo andare via senza preavviso. Michela è in un ristorante ed io in un’azienda che produce etichette alimentari. Da ora in avanti Lorenzo rimarrà a Bergamo con la Colpack, mentre noi tutti torneremo a Pescara. Stefano, il fratello piccolo, quando lo ha saputo era felicissimo. Ha chiamato subito il nonno per avvisarlo che sarebbe tornato.

«Per Stefano e Lorenzo quest’avventura è stata bella, ma complicata. Lorenzo con la Bingoal ha trovato una famiglia vera e propria. Tutti gli hanno voluto bene e la notizia della partenza ha commosso gran parte dello staff e dei compagni. Stefano, il piccolino, soffriva un po’ di più perché in Belgio è tutto diverso, lingua compresa, e fare amicizia non è semplice. A scuola entrambi studiavano l’inglese e l’olandese, ma poi una volta usciti si parla il fiammingo. Io e mia moglie, invece, avevamo creato una bellissima rete di rapporti con tante persone, praticamente tutti ex ciclisti o tecnici».

Nel ciclocross i rapporti sono stretti e viscerali, qui Masciarelli con il meccanico Mario Tummeleer
Nel ciclocross i rapporti sono stretti e viscerali, qui Masciarelli con il meccanico Mario Tummeleer

Il cross è una famiglia

Non è facile racchiudere quattro anni di vita in poche parole e quando la lingua si scioglie fermarla è difficile. Interromperla sarebbe anche un peccato, perché ci si perderebbe degli aneddoti davvero unici.

«Siamo arrivati qui quattro anni fa e tutto ci sembrava nuovo – spiega Simone come solo un padre può fare – Lorenzo aveva quindici anni. Ora andiamo via che è un ragazzo nuovo e maturo. Io ho imparato tanto, sia da padre sia da uomo. Non vivo più con troppa apprensione le gare di Lorenzo. ll mondo del ciclocross vive di passione, anche qui dove è più di una religione. Andare alle corse vuol dire conoscere le famiglie dei corridori. Michela ed io eravamo lo staff di nostro figlio, lei si metteva all’inizio ed alla fine del percorso, mentre io ed un meccanico restavamo nella zona dei box. Di volta in volta abbiamo conosciuto tutti, perfino i genitori di Iserbyt».

I nuovi vicini di casa

La prima casa che la famiglia Masciarelli ha avuto era di proprietà di Mario De Clerq e si trova in centro alla piazza di Oudenaarde, a due passi dal Museo delle Fiandre. In breve tempo l’abitazione è cambiata ed i vicini di casa sono diventati tutti da scoprire. Anzi secondo noi li conoscete

«Tornare a casa fa strano anche a noi adulti – conclude Simone Masciarelli – ci eravamo creati la nostra cerchia di amici. Mario De Clercq ci ha aperto le porte di Oudenaarde ed abbiamo trovato un mondo già conosciuto nei suoi personaggi, ma molto ospitale. Michela si è inserita grazie all’amicizia fatta con la moglie di De Clerq e con Cameron Vandenbroucke (figlia di Frank, ndr). I ragazzi, Lorenzo e Stefano hanno legato molto con i figli di Van Petegem che sono loro coetanei. Abbiamo conosciuto anche Tim Merlier, Mattan, Museeuw e tantissime volte ci siamo trovati a cena con loro parlando di ciclismo. Con alcuni di loro sono già d’accordo che verranno a trovarci quest’estate a Pescara e noi torneremo ogni tanto a salutarli ad Oudenaarde».

La scelta di Masciarelli: alla Colpack per pensare alla strada

05.01.2023
5 min
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Nel giorno di Capodanno più di qualcuno è rimasto colpito, assistendo alla gara di Petange in Lussemburgo, vedendo Lorenzo Masciarelli con una maglia nuova, diversa da quella della Bingoal Sauzen con cui eravamo abituati a conoscerlo. La notizia del suo passaggio al Team Colpack è arrivata così, come un botto di Capodanno e dietro a quell’immagine (la foto di apertura è di Hervé Dancerelle/DirectVelo) si nasconde una profonda scelta di vita e anche un grande investimento che il team italiano ha voluto fare nei confronti del corridore abruzzese.

Per il figlio d’arte, più giovane esponente di una famiglia che ha sempre dato tanto al ciclismo, significa porre fine a una lunga parentesi in terra belga, iniziata quand’era appena entrato nella categoria juniores e che non ha coinvolto solo la sua passione ciclistica, ma tutta la sua esistenza. Ora arriva un altro cambio profondo, che coinvolgerà tutta la famiglia.

L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)
L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)

Il contatto con la Colpack non è nato recentemente: «In estate avevo fatto dei buoni test, ma non ero riuscito a tradurli in risultati anche perché non avevo disputato gare a me adatte – racconta il giovane corridore di Pescara – ma avevo già scelto di investire di più nell’attività su strada. Ho avuto occasione di parlare con Antonio Bevilacqua, gli ho spiegato le mie esigenze e lui mi ha presentato le ambizioni del team. Ci siamo trovati in perfetta linea, ma prima di decidere volevo consigliarmi con la mia “famiglia belga”, Mario De Clercq in primis».

E che cosa ti ha detto l’ex campione del mondo?

Mario mi conosce come le sue tasche e mi ha detto che è giusto seguire la mia strada, giocarmi questa grande opportunità. Ne abbiamo parlato molto e anche grazie alle sue parole mi sono convinto ad accettare la proposta.

Per Masciarelli 4 anni di attività in Belgio conditi da molti piazzamenti di prestigio (foto Bram Van Lent)
Per Masciarelli 4 anni di attività in Belgio conditi da molti piazzamenti di prestigio (foto Bram Van Lent)
La domanda, conoscendoti, viene spontanea: che fine farà il Masciarelli ciclocrossista?

L’idea è di continuare a praticare l’attività invernale perché è troppo importante per un corridore, ti dà quell’esplosività che non riesci a ottenere in allenamento. Chiaramente però passerà un po’ in second’ordine: se prima correvo su strada pensando al ciclocross, ora sarà il contrario. Penso che farò come molti stradisti, iniziando la stagione invernale più tardi e riducendo gli appuntamenti. Non posso dimenticare che proprio per l’amore per il ciclocross mi sono trasferito in Belgio, quest’attività mi ha dato tanto e non voglio abbandonarla.

Alla Colpack che cosa hanno detto di quest’idea, sono favorevoli a farti continuare o hai trovato più resistenze?

No, non mi hanno messo alcun freno. E’ chiaro che in questo caso parliamo di un team che fa attività su strada, a loro interessa quella, ma non mi hanno assolutamente forzato, anzi sono contenti di queste prime apparizioni con la maglia nelle gare di ciclocross. Ora tirerò dritto fino ai campionati italiani, poi tirerò un bilancio della stagione: se arriverà una convocazione azzurra per la Coppa del mondo e/o i mondiali (ma sarebbe meglio dire: se me la sarò meritata…) tirerò dritto, altrimenti chiuderò allora la mia annata sui prati per pensare alla strada.

Sai già che programma di gare farai?

No, anche perché stando in Belgio i contatti sono stati solo per telefono, salvo quando ci siamo visti in Val di Sole. Ora che torno in Italia verrà stilato un piano d’azione.

I Masciarelli hanno avuto più corridori fra i pro’. Lorenzo vuole seguire le loro orme (foto John De Jong)
I Masciarelli hanno avuto più corridori fra i pro’. Lorenzo vuole seguire le loro orme (foto John De Jong)
Questa scelta rappresenta per te una profonda trasformazione: con che spirito lasci il Belgio?

Non posso negare che mi dispiace un po’ perché qui mi ero fatto davvero un’altra famiglia, con Mario, Nico Mattan, i miei compagni di squadra… E’ stata un’esperienza imparagonabile con qualsiasi altra e proprio ragionandoci ora che torno in Italia sono convinto che sia stata la scelta giusta. A 19 anni ho un bagaglio di esperienza enorme, ho potuto gareggiare fianco a fianco con gente come Iserbyt e Vanthourenhout che sono i campionissimi della specialità, ma ho anche già potuto assaggiare anche gare su strada di altissimo livello come il Giro del Belgio. Ho imparato ad affrontare le strade belghe, il vento, la pioggia e anche se non sono fisicamente adatto a quelle gare, sono un patrimonio incommensurabile per uno stradista.

E che effetto ti fa tornare in Italia?

E’ come se tornassi al vecchio me, quello che era allievo e stava per partire lasciandosi tutto alle spalle. Sarà un bel salto, anche se a Pescara ci passavo le estati e quindi riadattarsi sarà qualcosa di molto veloce. Ma un certo effetto lo fa, non posso negarlo…

Masciarelli fa parte del gruppo azzurro U23 Decisivi però saranno i tricolori (foto Willem Beerland)
Masciarelli fa parte del gruppo azzurro U23 Decisivi però saranno i tricolori (foto Willem Beerland)
Che cosa ti aspetti da questa nuova esperienza di stradista?

Io voglio mettermi alla prova, sapendo che ho molto da imparare. In fin dei conti ho sempre gareggiato da solo, nelle gare in Italia non avevo compagni di squadra. Ora ci sarà da lavorare in gruppo. Devo dire che ho già trovato un bell’ambiente, i tecnici mi sono molto vicini e siamo in stretto contatto. Io voglio provare a far bene soprattutto nelle corse a tappe, il Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta, soprattutto le gare d’estate dove ci sono percorsi più adatti alle mie caratteristiche.

Ti definisci uno scalatore puro, uno specialista, razza quasi in estinzione fra i giovani italiani ma molto ricercata dai team…

E’ quella la mia caratteristica, con l’aggiunta dell’esplosività che mi deriva dal ciclocross. Questa è una scelta importante, so che nella prossima estate mi gioco molto, ma sono curioso di capire dove posso arrivare.

Un caffè con Masciarelli, l’italiano con la valigia

29.06.2022
6 min
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Il campionato italiano è l’evento che permette di riunire tutti i ragazzi del nostro Paese, ma anche chi, seppur italiano, vive un po’ più lontano. E’ il caso di Lorenzo Masciarelli, giovane abruzzese che corre da ormai 3 anni in Belgio alla Pauwels Sauzen Bingoal.

Per Lorenzo il campionato nazionale rappresenta una delle rare occasioni di correre in Italia. Allora noi, consci della fortuna di averlo incrociato proprio sulle strade di Carnago, lo intercettiamo e ci facciamo raccontare il ciclismo di lassù.

Masciarelli insieme a Toneatti (Astana Development), i due sono colleghi nel ciclocross
Masciarelli insieme a Toneatti (Astana Development), i due sono colleghi nel ciclocross

L’occasione presa al volo

Quando tre anni fa Lorenzo è finito a correre in Belgio l’occasione si è presentata un po’ inaspettatamente. Questione di giorni e di decisioni e la scelta era stata presa, si parte! Anche perché, per non avere rimpianti, è meglio sempre cogliere le occasioni che si presentano alla nostra porta.

«Quando ero allievo e correvo nel ciclocross – racconta nel frastuono di speaker e presentazioni Lorenzo – mi sono piazzato al Trofeo Guerciotti e a Brugherio. Così mio padre, che conosceva Mario De Clercq, per scherzo mi ha chiesto di andare a fare un periodo di prova della durata di una settimana con loro in Belgio. Ho fatto una gara, gli sono piaciuto e non sono più tornato indietro».

Ecco la Ridley usata da Lorenzo ai campionati italiani di Carnago
Ecco la Ridley usata da Lorenzo ai campionati italiani di Carnago

Un nuovo mondo

Trasferirsi così giovani in un nuovo Paese può far paura. Di colpo tutto quello che ti circonda cambia, rischi che vengano a mancare i punti di riferimento. 

«Con me è venuta la mia famiglia (mamma e papà Simone, pro’ dal 2000 al 2013, ndr). Il primo anno mi sono dovuto adattare ai ritmi e ad un modo di vivere molto differente dal nostro. Nel mio secondo anno da allievo sono andato forte, ho vinto qualche gara, alcune anche internazionali e così ho deciso di concentrarmi maggiormente sul ciclocross. Tutte le vittorie ottenute mi hanno aiutato a prendere una decisione.

«Ormai sono 3 anni che sono nelle Fiandre, vivo ad Oudenaarde, vado a scuola lì e mi alleno tutti i giorni su quelle strade. Ho avuto modo di girare tanto il Belgio in questi anni ed è il paradiso del ciclismo. Ogni bar, strada, tratto di pavé trasuda storia, i pub hanno tutte le birre dedicate al ciclismo, con nomi di corridori o di tratti famosi, inoltre sono pieni di poster e di foto.

«Anche l’istruzione è un aspetto che curano molto, la scuola che frequento è dedicata ai ciclisti, siccome facciamo molte assenze durante l’anno cercano di venirci incontro con i compiti e le lezioni. Poi io mi gestisco autonomamente studio e attività da atleta, ma grazie al loro aiuto mi viene più facile incastrare tutto».

Masciarelli al campionato italiano aveva il numero 177, l’ultimo della lista partenti, ha chiuso la corsa al 42° posto
Masciarelli al campionato italiano aveva il numero 177, l’ultimo della lista partenti, ha chiuso la corsa al 42° posto

Il ciclismo in Belgio

Andare a vivere in una delle Nazioni più votate alla bici che ci sono al mondo deve essere un sogno per un giovane atleta. Respirare ogni secondo il ciclismo e la sua storia con tante strade e monumenti dedicati allo sport che ama. 

«Con la squadra mi trovo molto bene – racconta con il sorriso Lorenzo – sono costantemente seguito da tante persone che hanno lo scopo ed il piacere di insegnare il ciclismo. L’esperienza che sto facendo con loro, soprattutto legata al ciclocross, non potrei mai farla qui. I compagni di squadra sono gentili ed estremamente calorosi, è un bel modo di fare gruppo e di restare affiatati. Non mi mettono mai pressioni nell’ottenere risultati, ogni anno punto a migliorare e crescere dal punto di vista sportivo e personale».

Ogni anno uno step in più

In questa stagione abbiamo visto che Lorenzo ha aggiunto un tassello in più alla sua crescita sportiva. E’ arrivato infatti il debutto con i pro’ su strada, più precisamente al Giro del Belgio. 

«E’ stata una gran bella emozione correre con i professionisti – dice Lorenzo – su strada ho sempre corso ma a quel livello era la prima volta. E’ un altro sintomo della fiducia che la squadra mi dà. La prima gara con i pro’ è stata una bella “mazzata”, non avendo mai corso gare del genere non sapevo cosa aspettarmi né dagli avversari e nemmeno da me stesso. Mi mancava l’esperienza di base, a volte faticavo a pedalare in gruppo. Sono molto contento di quanto fatto, sono riuscito a chiudere la corsa in maniera soddisfacente.

«La strada – riprende – rimane un’attività di preparazione ai mesi più importanti per me, ovvero quelli invernali, dove ci sarà il ciclocross. Anche perché inizierà il mio secondo anno da under 23 e voglio fare bene. Sono sicuro che queste esperienze su strada con i pro’ mi daranno una marcia in più, ne farò anche altre, per esempio a fine luglio correrò anche il Tour Alsace».

Ogni volta che viene in Italia a correre Lorenzo ha tutti gli occhi puntati addosso. Qui ai tricolori di cross 2022
Ogni volta che viene in Italia a correre Lorenzo ha tutti gli occhi puntati addosso. Qui ai tricolori di cross 2022

Cross e pressioni

Per un ragazzo italiano che corre nel ciclocross e per di più nella patria di questo sport le aspettative si alzano, soprattutto quando torna da noi.

«In Belgio non ho pressioni – dice – visto che mi conoscono poco riesco a correre in maniera più serena. Quando vengo in Italia la pressione, invece, la avverto di più. E’ come se dicessero: “E’ arrivato il crossista del Belgio, vediamo cosa sa fare”, tutti si aspettano che spacchi il mondo. Il mondo del cross, come contorno e come passione, non è minimamente paragonabile al nostro. In Belgio è lo sport nazionale, sono appassionatissimi, ogni gara è una festa con tendoni, bar, stand del cibo e discoteche, praticamente un luna park!».

Quest’inverno Masciarelli inizierà il suo secondo anno da under 23 nel ciclocross e vorrà arrivare pronto e determinato
Quest’inverno Masciarelli inizierà il suo secondo anno da under 23 nel ciclocross e vorrà arrivare pronto e determinato

Qualche differenza

Chiediamo a Masciarelli quale sia la più grande differenza tra il Belgio e l’Italia…

«Il metodo di lavoro, specialmente nella parte legata all’alimentazione. Hanno una mentalità diversa rispetto alla nostra, soprattutto per quanto riguarda l’approccio alla gara. Noi tendiamo a stare attenti a tutto e mangiamo anche molte ore prima della corsa, invece in Belgio sono più liberi, mangiano più tardi: intorno a due ore e mezza prima del via, ti lasciano più libertà».

Caro De Clercq, quale futuro prevedi per Masciarelli?

19.01.2022
4 min
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Mario De Clercq ha 55 anni e quando alle gare di cross dalle sue parti in Belgio si presenta lui, la folla continua ad aprirsi. Merito dei tre mondiali e delle altre 57 vittorie. Nelle sue gambe ci sono anche tre vittorie su strada da dilettante e due da professionista, con la partecipazione a tre Tour de France e ad una Vuelta.

Fu lui un paio d’anni fa ad accorgersi di quell’italiano magrolino andato a correre in Belgio dall’Abruzzo e fu così che ingaggiò Lorenzo Masciarelli nella Pauwels Sauzen-Bingoal di cui è coordinatore tecnico, una delle squadre di ciclocross più forti d’Europa. Quella di Iserbyt e Vantourenhout, per intenderci. Così, approfittando della sua gentilezza e del suo ottimo inglese, abbiamo pensato di vederci più chiaro. Che cosa spinge un fiammingo di tanta fama a investire su un italiano tutto da scoprire? E come sta andando il primo anno da under 23?

«Ho visto Lorenzo la prima volta – dice – durante una gara di allievi a Gavere. Arrivò 10° scattando da una pessima posizione di partenza. Così, su consiglio di Nico Mattan lo abbiamo inserito nelle giovanili».

Mario De Clercq è coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal (foto Belga News)
Mario De Clercq è coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal (foto Belga News)
Perché un corridore italiano in una squadra belga?

Eravamo curiosi di scoprire la mentalità di un corridore italiano ed è stata una sfida per noi lavorare con lui. Era davvero la prima volta per me, ma finora non me ne sono ancora pentito. La famiglia Masciarelli sono persone molto amichevoli e rispettose.

Lorenzo sta crescendo come speri?

Poco prima che iniziasse la stagione di cross, abbiamo completato una fase di allenamento con tutta la squadra e Lorenzo è stato uno dei migliori. Le sue prime gare come U23 sono state promettenti. Dopo essere tornato dalla Coppa del mondo in America però, non è stato più molto brillante. Può aver speso troppo oppure ha inciso il jet-lag, non lo so. Ma dopo non è stato più il Lorenzo che conosco. Il primo anno da U23 è sempre difficile, ma con noi avrà tempo per crescere e concentrarsi fino al suo 3° e 4° anno.

Lorenzo Masciarelli con Vanthourenhout e De Clercq in uno degli allenamenti di squadra
Lorenzo Masciarelli con Vanthourenhout e De Clercq in uno degli allenamenti di squadra
Quale poteva e può ancora essere un buon obiettivo per lui in questa stagione?

Non ci sono molti obiettivi per lui come U23. Quest’anno deve fare esperienza. Tutto quello che fa è buono. La prossima estate diventerà più forte partecipando a gare su strada più lunghe, corse a tappe, e vedremo.

E’ importante per lui allenarsi con ragazzi come Vanthourenhout e Iserbyt?

Naturalmente. Questa è la cosa più importante per Lorenzo. Può imparare moltissimo da quei ragazzi in allenamento, perché non li vede mai durante le gare tra un ciclocross e l’altro. L’intenzione è che raggiunga lo stesso livello nei prossimi anni e che ora si metta al servizio dei nostri leader. Non solo durante gli allenamenti, ma anche durante la prossima stagione su strada.

Nel 1994, De Clercq arriva 14° nella Roubaix vinta dal suo capitano Tchmil
Nel 1994, De Clercq arriva 14° nella Roubaix vinta dal suo capitano Tchmil
Pensi che possa competere ai massimi livelli nel ciclocross o ha un futuro su strada?

Lorenzo per il momento non è il tipico crossista. E’ un tuttofare, va bene su tutti i terreni. Mi ricorda un po’ Franzoi. Anche lui era un corridore forte sia su strada che nel ciclocross. Il tempo lo dirà.

I percorsi di cross qui in Italia sono pieni di curve, abbiamo gare piuttosto lente: pensi che sia un limite per un atleta come Lorenzo?

In Belgio il ciclocross è uno sport di potenza, in Italia infatti è tutto curve e tutto più basato sulla flessibilità. Ma non ci sono limiti per un buon crossista. Devi solo essere in grado di affrontare ogni percorso. Devi essere in grado di gestire ogni tipo di sfida, altrimenti non ha senso fare ciclocross.

Agli ultimi tricolori di cross a Variano, Lorenzo si riscalda e il padre Andrea sistema la pressione
Agli ultimi tricolori di cross a Variano, Lorenzo si riscalda e il padre Andrea sistema la pressione
Che tipo di gare su strada farà nel 2022?

Lorenzo correrà probabilmente 3 o 4 gare a tappe, tra cui il Giro del Belgio e il Tour De Wallonie. Gare di alto livello per un under 23 di 1° anno, in cui saranno presenti anche squadre WorldTour.

E’ importante correre su strada per un crossista?

Questa è la parte più importante dell’intero sviluppo di un giovane corridore. Se sei capace di andare forte su strada, dovresti riuscire a emergere anche nel cross, se mantieni la tua tecnica. Grazie alle gare su strada Lorenzo diventerà ogni anno più forte del 10 per cento.

Gomme da cx, Lorenzo Masciarelli ci spiega come le sfrutta

20.11.2021
5 min
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Il cognome Masciarelli fa parte del ciclismo. Tra i più giovani della famiglia c’è Lorenzo, il “figlio crossista” di Simone, che ora si divide tra l’Italia e Oudenaarde. Lorenzo si è trasferito in Belgio per imparare e rubare quei segreti. È tesserato per il Team Bert Containers-Pauwels Sauzen-Bingoal, sodalizio UCI Continental, diretto da Mario de Clercq. Con il giovane campioncino azzurro, vogliamo approfondire alcuni aspetti tecnici delle gomme da cx.

Sono sempre di più i team che utilizzano Challenge come riferimento per gli pneumatici
Sono sempre di più i team che utilizzano Challenge come riferimento per gli pneumatici

La vita da crossista in Belgio

La telefonata si apre con un chiacchierata tra appassionati di bici. «Non potevo chiedere di meglio», ci dice Lorenzo, con quel filo di emozione, di consapevolezza e anche con quella spavalderia “buona” di un atleta di diciassette anni. «Sono nella patria del ciclocross e corro per un grande team, uno dei più famosi e nonostante ciò, non mi mettono pressione. Per me è una grande esperienza – continua – e stare al fianco di grandissimi campioni è uno stimolo aggiuntivo. 

«Appena arrivato mi hanno portato nel circuito di Gavere (questa è definita il Giro delle Fiandre del CX ed è una gara storica del Superprestige, ndr). E’ stato pazzesco vedere tutta questa gente che fa il tifo dall’inizio alla fine. Questo succede anche per le categorie giovanili, non solo quando corrono i professionisti e la gente ti incita anche quando sei per strada ad allenarti, durante i giorni della settimana.

«Sono rimasto sconvolto (abbiamo percepito la sua emozione e la soddisfazione anche attraverso il telefono, ndr) e solo in quel momento mi sono reso conto dell’atmosfera che regna in Belgio. Una grande emozione».

In azione con la maglia azzurra agli europei a Col du Vam (i primi da U23), chiusi in 41ª posizione
In azione agli ultimi europei U23 a Col du Vam, chiusi in 41ª posizione
Lorenzo, parliamo di tecnica. Quali sono le ruote che normalmente utilizzi e con quale profilo?

Le ruote sono DT Swiss con il profilo da 35 mm e cerchio in carbonio. Questo profilo ci permette di non essere troppo pesanti in fase di rilancio, è scorrevole sull’asciutto e non affonda in modo eccessivo nel sabbia e nel fango.

Gomme da cx, tubeless oppure tubolari?

Uso il tubeless in allenamento. In questo momento però è diverso, perché siamo nel cuore della stagione agonistica e cerchiamo di mantenere un feeling costante con il tubolare anche nei momenti training. Il tubolare è lo pneumatico preferito dai belgi. Però ti devo dire che c’è molta curiosità anche verso i tubeless.

In questa immagine si notano le differenti spaziature dei tasselli e i loro disegni
In questa immagine si notano le differenti spaziature dei tasselli e i loro disegni
Secondo te, quanto contano gli pneumatici in ambito ciclocross?

Avere una gomma di qualità e saperla sfruttare è fondamentale.

Hai già dei criteri di scelta tuoi personali, oppure ti affidi ai consigli del team?

Io mi faccio un’idea, spesso quando si prova il percorso e quando ci alleniamo. E poi c’è la curiosità, guardando quello che fanno i grandi campioni. Prima della partenza di una gara cerco sempre di ricevere dei consigli dai pro’ e da Mario (Mario De Clercq, tre volte iridato e ora manager della sua squadra, ndr). Cerco di “rubare il mestiere”.

Quanto pesi?

Ora peso 65 chili e sono alto 1,75.

Gomme da cx, quali sono le pressioni di gonfiaggio che utilizzi?

Più o meno utilizzo le stesse pressioni per i tubolari e tubeless: 1,5/1,6 bar sui terreni asciutti, 1,3 in caso di fango e bagnato. Cerco di non scendere mai sotto 1,2 perché ho paura di bucare e sento la gomma scivolare troppo. Poi, a mio parere i tubeless hanno una carcassa più tosta e si potrebbe scendere anche sotto le 1,2 atmosfere.

Nel team utilizzate le gomme Challenge. Quali sono i modelli che utilizzi maggiormente?

A me piacciono le Grifo, che sono molto versatili e scorrevoli, ma al tempo stesso hanno un grip eccellente. Inoltre riesco a sfruttarle bene anche in condizioni di umido. Il modello Limus lo uso per il fango, non è molto scorrevole quando affronti i tratti in asfalto, ma ha una tenuta davvero buona in curva e con il fango pesante e scarica bene.

Ne avete altre a disposizione?

Abbiamo anche il Baby Limus, che è sempre un prodotto da utilizzare quando piove e su terreni pesanti, ma è più scorrevole rispetto al Limus. Oltre al terreno e alla tipologia di gara che dobbiamo affrontare, cerchiamo di ascoltare i consigli di Mario. Ti voglio fare un esempio: qualche volta montiamo delle gomme meno tassellate anche quando c’è fango per avere maggiore scorrevolezza e cambiamo la bicicletta ad ogni passaggio.

A volte si usano gomme più scorrevoli anche se c’è fango: sta poi ai meccanici pulirle a ogni passaggio
A volte si usano gomme più scorrevoli anche se c’è fango: sta poi ai meccanici pulirle a ogni passaggio
Un aspetto tecnico che ci vuoi raccontare?

Quando ho iniziato ad allenarmi in Belgio, sono arrivato qui da allievo, ho visto tutti i ragazzi delle categorie giovanili che utilizzavano (e utilizzano) le gomme da asciutto, sempre e con il fango. Questo permette (da allora lo faccio pure io) di gestire le condizioni di guida più difficili. Impariamo a scivolare e controllare la bici; non ci viene permesso di usare gli pneumatici da asciutto in allenamento.

Lorenzo Masciarelli (foto Blieck)

Masciarelli junior, 17 anni e le idee chiare

06.12.2020
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Questa è la storia di Lorenzo Masciarelli (in apertura nella foto Blieck), che a 16 anni ha lasciato tutto per trasferirsi in Belgio. Immaginate che cosa significa a quell’età cambiare vita, ambiente, amici, lasciare la stessa famiglia per andare a vivere in un Paese straniero, seguendo i propri sogni. E’ quel che ha fatto il giovane abruzzese, parte di una dinastia di corridori. Per diventare quel che vuole essere, un campione del pedale. Oggi, che è passato neanche tanto tempo, poco meno di due anni, gli viene da ridere a ripensarci.

Lorenzo Masciarelli
Lorenzo Masciarelli, 6 anni, la bici è già un destino di famiglia
Lorenzo Masciarelli
Lorenzo Masciarelli, 6 anni, la bici nel destino

«E’ nato tutto quasi per scherzo. Avevamo conosciuto alle gare il gruppo di Nico Mattan e Mario De Clercq (tre volte campione del mondo di ciclocross, non uno qualunque, ndr). Vedendomi gareggiare mi invitarono a prendere parte a una prova in Belgio. Sembrava quasi una gita. Poi però videro che andavo bene anche lì, che è la patria del ciclocross. Così mi hanno chiesto se me la sentivo di correre per il loro team Callant Doltcini Cycling, ma questo significava che dovevo trasferirmi. Il primo anno è stata davvero duro. Mio padre Simone era con me, ma gli altri della famiglia potevo vederli solo quando tornavo a casa, poi c’era la lingua…».

Lorenzo Masciarelli, Mario De Clercq
In Belgio, alla corte di Mario De Clercq, 3 ore, 3 argenti e un bronzo ai mondiali di cross
Con Mario De Clercq, 3 volte iridato nel cross
Come hai superato le difficoltà?

Mi hanno aiutato tanto. Mario, Nico e gli altri. Pian piano inizio a prendere confidenza con il fiammingo, mi sono fatto nuovi amici. Poi c’è la bici, tutta la giornata ruota attorno ad essa. Anche la scuola è dedicata al ciclismo. Si studia al mattino e ci si allena al pomeriggio. L’ultimo anno potrò decidere l’indirizzo da prendere, se meccanica, managering o altro, ma tutto gira intorno al ciclismo. In Belgio c’è veramente un modo diverso di vivere questo sport. E’ uno sport nazionale, il ciclocross in particolare. Quando ho iniziato a gareggiare qui, la cosa che mi ha fatto impressione è stata vedere tutto il contorno. I maxischermi per seguire le gare, i baracchini che vendevano di tutto, ma soprattutto la gente, quanta gente… Però devo dire che oggi anche in Italia le cose stanno migliorando.

Lorenzo Masciarelli
Con mamma Michela. La famiglia Masciarelli si è trasferita in Belgio per assecondare i figli
Lorenzo Masciarelli
Con mamma Mchela, tutta la famiglia vive in Belgio
Ciclocross o strada?

Non lo so, sinceramente non ho deciso e non so dove mi porterà questo cammino. Le gare su strada mi piacciono, sia le salite che le cronometro, penso di avere le caratteristiche del passista-scalatore. Il fisico mi aiuta (è alto 1,76 per 62 chili, ndr), ma il ciclocross mi piace davvero tanto. Vorrei diventare come Van der Poel, che vince dappertutto, mi ispiro un po’ a lui.

Qual è il più bel ricordo legato alla bici?

Sono due. Il primo è legato alla mia prima vittoria in Belgio, a Zonhoven. Gara del Superprestige, un evento enorme, pubblico da tutte le parti. Gareggio fra gli allievi di 2° anno e vinco, su un percorso pieno di fango, con la neve tutto intorno. Mi emoziono ancora a pensarci. Il secondo è la mia prima bici, una Masciarelli rossa con scritta bianca e i segni dell’iride sul telaio. E’ rimasta in Italia, credo che ora la utilizzi qualche ragazzino del vivaio…

Lorenzo Masciarelli, Coppa del mondo, Tabor 2020
Lorenzo terzo a Tabor fra gli junior nella prima prova di Coppa del mondo
Lorenzo Masciarelli, Coppa del mondo, Tabor 2020
Terzo a Tabor nella prima prova di Coppa
Ti manca il tuo Abruzzo?

Certamente… Mi manca il clima, mi manca il mare, mi mancano gli amici. Ci sono i social, stiamo in contatto e quando torno giù ci vediamo, ma non è lo stesso. A ciò vanno aggiunte le difficoltà del periodo, gareggiare senza pubblico, senza tutto quel che circonda le gare in Belgio non è lo stesso. E’ quello che si chiama “sacrificio”. In famiglia mi hanno sempre detto che il ciclismo è legato a stretto filo con passione e sacrificio e se voglio che i sogni si avverino non si può farne a meno. Quindi andiamo avanti così…