Search

Le Samyn, la firma di Marta: bentornata Bastianelli

28.02.2023
5 min
Salva

«Ieri sera con Marcello Albasini, che è l’altro direttore sportivo che è qua con me in Belgio – racconta Davide Arzeni – abbiamo fatto due chiacchiere sulla corsa e ne abbiamo parlato con Marta. Avevamo questa idea, visto che uno dei suoi obiettivi è la Parigi-Roubaix. Le abbiamo detto: “Proviamo un attacco sul settore di pavé”. Dietro avevamo Chiara Consonni che poteva coprirci per la volata. Insomma dai, è andata. E’ andata bene così.

«Non sono assolutamente sorpreso che Marta abbia vinto, però veramente mi sono trovato di fronte a una vera professionista. Una ragazza che ha vinto tanto nella sua carriera e che probabilmente la finira dopo il Giro, eppure è ancora qua a fare la vita. I suoi risultati sono frutto della sua testa di corridore».

La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare
La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare

Tre volte sul podio

Le cinque di un pomeriggio freddo sulle strade del Belgio intorno a Dour nel cuore della Vallonia. Marta Bastianelli ha da poco vinto Le Samyn, corsa classica con settori di pavé che di lì a poco sarebbe stata conquistata fra gli uomini da Milan Menten. Lo ha fatto con lo stesso piglio con cui nel 2019 vinse il Fiandre. Attacco e volata. E sebbene sia agli ultimi mesi della carriera, ha ruggito come ha sempre saputo fare.

«E’ bello smettere da vincenti, no?». Il tono di voce è allegro, l’ammiraglia sta facendo ritorno verso l’hotel sull’autostrada. Arzeni dice scherzando che il loro unico contatto col mondo è il benzinaio della vicina stazione di servizio.

«In tre corse – racconta l’azzurra – ho fatto terza, seconda e prima, altro che deconcentrata perché sono a fine carriera. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, tranne un piccolo problema di salute a gennaio per il quale mi sono dovuta fermare per una settimana e mezza. Non ho partecipato al raduno con la squadra, però adesso va tutto bene».

Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli
Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli

Forcing sul pavé

E’ passata nel giro di due anni dal rifiuto del pavé all’aver messo la Roubaix al centro del mirino. Ha avuto bisogno di masticarla bene e quando domani la squadra degi Emirati andrà sul percorso a provare i tratti di pavé, Marta avrà la conferma di essere sulla strada giusta. L’attacco è venuto sul pavé e ha fatto male.

«Oggi era una gara abbastanza veloce – dice – ci siamo mosse abbastanza bene. Io ho seguito i piani della squadra, che erano di attaccare nell’ultimo tratto di pavé avendo Chiara alle spalle. Così mi sono trovata davanti, ho fatto la mia azione. Mary mi ha seguito (Maria Giulia Confalonieri, ndr), poi sinceramente nel finale non ho potuto proprio aiutarla tantissimo. Non riuscivo a capire dalla macchina come fosse la situazione. Perché comunque dietro Chiara aveva bucato e la Gasparrini era caduta. Un po’ di situazioni particolari, si rischiava di buttare tutto».

Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura
Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura

“Capo” e Albasini

E così, dopo aver parlato di sé a inizio stagione come di una guida per le più giovani, la cara Marta Bastianelli – terza all’Omloop Het Nieuwsblad e seconda alla Omlop Het Van Hageland – ha alzato le braccia a Le Samyn des Dames.

«Le ragazze sono quasi tutte nuove – racconta – è tutto nuovo, quindi abbiamo avuto bisogno di tempo per affiatarci, sin dal UAE Tour. Credo che sia una buona squadra in fase di crescita. Qui in Belgio, credo che siamo veramente un bel gruppo guidato bene anche dall’ammiraglia. Da Arzeni e Marcello Albasini. Credo che avere persone con esperienza di queste gare sia molto importante. Non sono gare semplici, tutt’altro. E quindi sono molto orgogliosa».

Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini
Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini

L’esempio di Marta

Arzeni guida e gongola, anche per lui l’esperienza nella UAE Adq è una sfida. Non è stato semplice lasciare la Valcar e sposare il nuovo progetto, ma la squadra che sta nascendo somiglia tanto alla sua vecchia casa.

«Una ragazza come Marta – dice – è importante per le atlete, ma anche per noi direttori sportivi. Da un’atleta come lei, che ha tutta questa esperienza, non si smette mai di imparare. Quindi anche io come direttore sportivo le devo qualcosa. Siamo qua in Belgio già da una settimana, non è mai facile. C’è vento e c’è freddo e c’era qualche ragazza probabilmente un po’ stanca. E nella sfortuna c’è andata bene, perché proprio nel momento in cui lei attaccava, ha bucato la Consonni. Quindi delle due frecce che avevamo ne è rimasta una. Domani facciamo la recon della Roubaix, il Belgio è appena cominciato e a me piace stare quassù».

Marta Bastianelli con Davide Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua
Marta con Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua

Lo sguardo tignoso

E’ così anche per Marta Bastianelli, 35 anni, campionessa del mondo quando ne aveva 22 e ancora sulla cresta con lo sguardo tignoso di ogni anno.

«Farò tutte le altre classiche – dice – a partire da De Panne fino alla Roubaix. Noi corriamo sempre per vincere con le migliori carte che abbiamo, quindi ci giochiamo sempre diverse possibilità. Quando corro con Chiara, sono contenta di poterla aiutare perché comunque è il futuro, e lei è contenta di aiutare me. Quindi, insomma, ci diamo abbastanza forza e coraggio. Ma abbiamo anche altre atlete forti, come Silvia Persico e Gasparrini. Io ci sono, mi sono allenata bene e confermo che dopo il Giro smetterò di correre. Sono felice di finire al Giro d’Italia. Ci sono tante giovani in Italia, oggi abbiamo visto il podio tutto italiano. Ma questo non significa che non sarò lì davanti anche nelle prossime corse a giocarmi qualche vittoria. Io so ancora vincere, forse qualcuno lo aveva dimenticato».

Confalonieri, portaci nel mondo della Uno-X

17.02.2023
7 min
Salva

Quello di Maria Giulia Confalonieri alla Uno-X era stato uno dei trasferimenti dello scorso autunno che aveva destato più curiosità ed interesse. Un po’ per la voglia della 29enne di Seregno di mettersi in proprio dopo anni al servizio delle compagne. Un po’ per scoprire da più vicino la formazione norvegese WorldTour al suo secondo anno di vita.

L’avvio del 2023 è stato incoraggiante. Al UAE Tour la Uno-X ha subito capito che su Confalonieri si può sempre contare. Un quarto ed un sesto posto ottenuti dalla lombarda nelle frazioni vinte in volata da Charlotte Kool, oltre ad un ruolo da regista in corsa. Dopo questi primissimi mesi, è stato quindi naturale sentire Maria Giulia per farci raccontare il nuovo mondo nel quale è entrata. Un mondo che spazia su più fronti ed in continua evoluzione.

Cosa vi hanno detto queste prime gare?

Oltre a correre negli Emirati, abbiamo esordito alla Vuelta CV ed ora le mie compagne sono alla Setmana Ciclista a Valencia. Sono gare che ci servono per far correre tutte le ragazza e per mettere ritmo nelle gambe in vista della campagna del Nord. Lassù avremo un calendario intenso per circa due mesi. Siamo soddisfatte dell’UAE Tour ma dobbiamo oliare tanti meccanismi perché ho già avvisato le mie compagne che in Belgio sarà tutta un’altra musica.

Come sarà il programma?

Il 25 febbraio correremo la Omloop Het Nieuwsblad. E’ un “mini Fiandre”. Personalmente negli anni precedenti lo ritenevo il termometro della condizione mia e della squadra. Se dovesse andare bene non bisognerà esaltarsi troppo così come non dovremo deprimerci qualora andasse male. Di sicuro però ci darà delle indicazioni importanti. Da lì in avanti faremo Le Samyn, poi tutte le altre classiche fiamminghe fino alle Ardenne con qualche capatina in Olanda. Salteremo pertanto Strade Bianche e Cittiglio. La scelta della squadra è stata dettata da una questione organizzativa anche per contenere i costi visto che hanno una base logistica in Belgio. Fin dal primo ritiro ci hanno fatto capire che volevano focalizzarsi sulle classiche del Nord.

Com’è stato invece l’impatto con la Uno-X?

Buonissimo, grazie ai due ritiri che abbiamo fatto. Il primo dal 5 al 15 dicembre a Mallorca dove c’eravamo solo noi del team femminile. Poi altri dieci giorni a gennaio ad Altea dove c’erano anche le formazioni maschili, quella dei pro’ e il Devo team. Naturalmente avevamo programmi e allenamenti diversi, anzi già noi ragazze uscivamo in due gruppi, però è stata l’occasione per conoscere meglio tutta la società. Il responsabile dei diesse è Arvesen. Il faro di tutto il gruppo è naturalmente Kristoff e la sua vittoria di mercoledì in Algarve ha fatto impazzire tutto l’ambiente nelle nostre chat. Anche Waerenskjold è un corridore importante per la società e molto seguito in patria.

Che mentalità hai trovato?

Internazionale benché quasi tutti gli atleti siano norvegesi e danesi, mentre nello staff ci sono tanti olandesi e britannici. Le mie compagne scandinave parlano in inglese anche quando sono fra loro, in modo che tutte le altre “straniere” possano capire o inserirsi nei discorsi per facilitare la conoscenza. Infatti mi sono sentita inclusa fin da subito e l’ho ritenuta una cosa molto carina. Loro ci tengono tanto a condividere ogni notizia sulle tre squadre. Tant’è che hanno un solo profilo facebook e instagram perché vogliono che tutti abbiano la stessa visibilità ed importanza. La Uno-X sponsorizza lo sci di fondo, che è il loro sport nazionale, ed organizza gare di sci per bambini. Tra le loro mission, c’è anche quella di insegnare il ciclismo e far crescere il movimento.

Che impressione hai avuto della tua squadra dopo le prime gare?

Si vede che è una formazione che deve fare tanta esperienza. Stando in gruppo si notano un po’ di mancanza di cultura e tecnica ciclistica. D’altronde è normale che sia così per ragazze che nelle categorie giovanili si saranno trovate a correre in una trentina o meno. Però stanno crescendo bene, hanno talento e ci credono tanto. Ad esempio negli Emirati sono stato molto vicina ad Ahtosalo, la velocista finlandese che va molto forte ma che con i suoi 19 anni deve ancora imparare molto. Sia io che Dideriksen che Koster siamo state prese per poter insegnare molte cose alle giovani.

Hai avuto modo di conoscere i vertici della squadra?

Sì e sono rimasta piacevolmente impressionata, specie dal general manager che è Jens Haugland. Lui ha meno di 40 anni ed è anche il CEO di Uno-X Norway (la catena di carburanti e stazioni di rifornimento low-cost e self-service in Norvegia e Danimarca che fa parte della Reitan Retail, azienda leader nella vendita al dettaglio in vari settori tra Scandinavia e Paesi Baltici, ndr). E’ una persona multitasking. Appassionato di sport, sempre informato nel lavoro e sempre sul pezzo sulle nostre corse. Pensate che quando eravamo negli Emirati ogni giorno mandava un messaggio ad ognuna di noi per sapere come stavamo, per incoraggiarci o per farci i complimenti se avevamo corso bene. Non mi era mai successo prima.

Cosa ci dici delle vostre bici Dare?

So che è una azienda taiwanese che dal 2018 ha una filiale in Norvegia, anno in cui ha iniziato a fornire le bici alla Uno-X. Sono bici montate con Shimano e che attirano l’attenzione degli appassionati. In allenamento a casa tutti gli amatori mi chiedono informazioni. Io ho il modello “aero” viste le mie caratteristiche ma ce n’è anche una più adatta alla salita. Il modello da crono ha un manubrio particolare fatto da Wattshop, una azienda britannica. Nel complesso mi sto trovando molto bene.

La Uno-X è la squadra giusta dove poter vedere Maria Giulia Confalonieri tagliare per prima il traguardo di una corsa?

Speriamo di sì (sorride, ndr). Il successso della generale al Tour de la Semois a settembre mi ha sbloccato, ci voleva. Non ho pressioni, ma mi piacerebbe togliermi questa soddisfazione, anche vincendo al fotofinish, senza necessariamente alzare le braccia al cielo.

La prima di Confalonieri. Ecco il biglietto da visita per la Uno-X

19.09.2022
6 min
Salva

Un secondo ed un terzo posto che valgono una vittoria. Anzi, la prima del circuito UCI in carriera. E ieri un’altra terza piazza al Gp Isbergues (vinto dalla Consonni). Nelle ultime 72 ore è andata così a Maria Giulia Confalonieri che in Belgio ha conquistato la classifica generale al Tour de Semois (con 2″ di vantaggio su Bredewold e 17″ su Gasparrini) grazie al bis di podi consecutivi nelle due tappe disputate.

«Dedico questo successo – ci racconta raggiante al telefono la 29enne della Ceratizit-WNT – alla mia famiglia e alla mia squadra. Loro hanno sempre continuato a credere in me, anche se comunque questa vittoria ha tardato tanto ad arrivare. Avrei voluto ottenerla tagliando il traguardo per prima. Non ho nulla da recriminarmi. Ho trovato due avversarie semplicemente più forti ed una delle due, ieri, era la Wiebes, che quest’anno è imbattibile allo sprint. In ogni caso resta una bella consolazione. Spero di finire la stagione in questo modo».

Salto nel WorldTour

Per Confalonieri è il meritato riconoscimento dopo undici anni da elite al servizio delle compagne, soprattutto in nazionale. Se in pista aveva già inanellato tanti allori nazionali, continentali ed un bronzo iridato, su strada doveva ancora togliersi questa soddisfazione. La brianzola (tesserata con le Fiamme Oro) inoltre ha scelto la maniera migliore per salutare la sua attuale formazione. Nel 2023 correrà nel WorldTour con la norvegese Uno-X con cui pochi giorni fa ha firmato un biennale. Noi abbiamo voluto scoprire da lei la decisione del trasferimento e le relative aspettative. E mentre parliamo Maria Giulia ci spedisce le foto della premiazione finale scattate dalla sua compagna Martina Fidanza

A parte questo fresco sigillo, come stava andando il tuo 2022?

E’ stata una annata buona. Sono partita bene alle classiche del Nord. Ho sempre fatto bei risultati e belle prestazioni. Sono contenta del mio Tour Femmes. Avrei voluto sfruttare meglio la condizione, che è sempre stata buona, ma con la concorrenza che c’era era difficile inserirsi, specie se non hai un treno a tua disposizione. Anche alla Vuelta c’era poco da fare, il tracciato era sbilanciato a favore delle scalatrici. Però nell’ultima tappa a Madrid sono caduta a 20 chilometri dall’arrivo e poi sono riuscita a chiudere sesta in volata. Peccato, avevo la gamba giusta.

Quest’anno hai dimostrato di saper tenere la forma per tanto tempo.

Sì, è vero. Riesco a mantenerla bene per lunghi periodi. Ma non è bastato o non è servito fino in fondo. A marzo in Belgio ho fatto due terzi posti ravvicinati dietro Wiebes e Balsamo. Difficile fare risultato dietro loro. Quando non c’è una, c’è l’altra. Oppure ho trovato sempre qualcuna in giornata. Ma va bene così. Qui al Semois c’erano due frazioni adatte a me. Ho saputo leggere bene la gara e ne ho approfittato.

Vedendo quei tanti piazzamenti, ora a mente più fredda pensi di aver perso qualche occasione?

Direi di no. Come dicevo prima, ho sempre trovato chi è andata più forte e gliene rendo merito. Però un piccolo rimpianto ce l’ho. L’unico della stagione. Al Fiandre mi sono mancati cento metri sul Paterberg. Se fossi rimasta agganciata al gruppetto di testa forse sarebbe stata un’altra corsa. Anche alla Roubaix stavo bene ma sono stata frenata da una caduta davanti a me e poi da due forature nei momenti decisivi. Tuttavia al Nord so che l’inconveniente è dietro l’angolo.

I tre anni in Ceratizit come sono andati?

Benissimo. C’è un bell’ambiente, molto professionale. Mi sono sempre trovata bene con tutti, sia con lo staff che con le compagne. Questo è un fattore importante. E’ stata la mia quinta formazione e anche qui ho fatto un’esperienza ulteriore sotto il punto di vista culturale. Correre all’estero e confrontarti tutti i giorni con compagne straniere ti aiuta ad uscire dal guscio dell’Italia e a saperti adattare a tante situazioni.

Sempre più a nord, dalla Germania alla Norvegia. Com’è nato il contatto con la Uno-X?

In primavera mi avevano cercata diversi team tra cui loro, ma non sapevo dove andare. Ho ascoltato le varie proposte poi ho deciso di passare alla Uno-X perché mi è piaciuto il loro progetto, nuovo, e per come si sono presentati. Sono nati quest’anno partendo dal WorldTour però vogliono crescere gradualmente, cercando di mantenere un’impronta scandinava o comunque nordica il più possibile. Al momento hanno fatto una buona campagna acquisti prendendo l’olandese Koster e la danese Dideriksen (iridata nel 2016, ndr).

Tu avrai un ruolo con maggiori responsabilità?

Sì, ed è stato uno dei motivi che mi hanno fatto scegliere la Uno-X. Nelle classiche avrò i gradi di capitana, magari condivisi con un’altra ragazza, anche se hanno detto che puntano su di me. Poi si dovrà vedere il calendario. Personalmente vorrei che avessimo tante soluzioni, tante punte, un po’ come è stato in Ceratizit in questi anni. Mi piacerebbe che si creasse lo stesso tipo di ambiente dove tutte possiamo dare il nostro contributo alla compagna più in forma. Non ho mai avuto problemi a lavorare per le più forti o fare la corsa in prima persona. Dovrei avere più carta bianca rispetto al passato e cercherò di sfruttarla. Altrimenti mi metterò a disposizione delle altre.

Hai già fatto un pensierino a qualche obiettivo?

Come dicevo, le classiche di primavera saranno la parte principale della annata. Mi piacerebbe fare quelle corse esprimendo i valori migliori di sempre. Ma vedremo durante la stagione su cosa puntare, l’importante è farsi trovare pronta.

Orano, inizia l’avventura di Sangalli: obiettivo l’oro

20.06.2022
5 min
Salva

L’appuntamento con i Giochi del Mediterraneo è sempre più vicino e Paolo Sangalli sta progressivamente entrando nel clima della competizione. Gare, quelle di Orano in Algeria (sia in linea che a cronometro) che hanno un valore per molte ragioni. Innanzitutto saranno il primo impegno agonistico ufficiale per lui, dopo aver raccolto la pesante eredità di Salvoldi. Poi perché costruire una squadra azzurra in piena coincidenza con il Giro d’Italia Donne non è cosa semplice, perché significa dover fare i conti con un numero limitato di atlete a disposizione.

Sangalli ha comunque costruito una squadra molto equilibrata, composta da Maria Giulia Confalonieri, Arianna Fidanza, Eleonora Camilla Gasparrini, Barbara Guarischi, Vittoria Guazzini (in apertura durante gli europei vinti a Trento nel 2021) e Ilaria Sanguineti, con due di loro che faranno anche la crono. Una squadra che mixa esperienza e gioventù: «Alla fine è venuta fuori una nazionale di alto livello proprio come volevo, adatta al percorso di Orano».

Paolo Sangalli ha raccolto da quest’anno il testimone azzurro dall’amico Salvoldi, passato agli juniores
Paolo Sangalli ha raccolto da quest’anno il testimone azzurro dall’amico Salvoldi, passato agli juniores
Partiamo allora proprio dal percorso…

E’ un tracciato ondulato di 80 chilometri, adatto a ruote veloci, ma che si presta a molteplici interpretazioni tattiche. Il dislivello è molto contenuto, 500 metri. Con le ragazze ho parlato in maniera chiara del percorso e di che cosa mi aspetto, so che hanno lavorato nelle ultime settimane pensando anche alla gara algerina. Si sa che il Coni tiene molto ai Giochi, ma anch’io tenevo a presentare una squadra di livello assoluto a dispetto delle forzate defezioni. Anche perché una gara non si vince mai prima del via, ogni successo va costruito.

Hai scelto atlete esperte e giovani in perfetto equilibrio numerico.

Abbiamo una squadra che si presta a tutte le scelte che la gara presenterà. Ci sono ruote veloci ma anche atlete capaci di far saltare il banco da lontano. Per la Guazzini vedremo come si evolve la situazione alla ripresa dal leggero infortunio avuto al ginocchio, lei dovrebbe essere una delle due chiamata a fare anche la cronometro di 18 chilometri.

Considerando le caratteristiche del percorso e anche il numero abbastanza contenuto delle partecipanti (basti pensare che la validità della gara è subordinata alla presenza di almeno 20 atlete e non sempre nella storia dei Giochi si è raggiunto questo limite) punterete alla volata generale?

Io per natura considero la volata l’ultima delle possibilità: anche se hai la velocista più forte, non puoi mai sapere che cosa succederà, né puoi impostare una squadra sullo sprint finale, puoi perdere in qualsiasi modo e a me non piace. Ho scelto una squadra con ruote veloci, questo sì, ma non per questo terremo la corsa bloccata, anzi.

Parlando di percorsi, tu sei reduce dalla trasferta in Australia per visionare il tracciato dei mondiali, con quali impressioni sei tornato?

Ho visto un tracciato diviso in tre settori distinti. Il primo è un’introduzione sul lungomare che, quando siamo arrivati noi, era caratterizzato da fortissimo vento, ma quando si gareggerà sarà estate e dicono che allora vento non ci sarà. Il secondo un circuito con una salita di 7 chilometri di cui i primi 2 sono durissimi, poi il passaggio nella foresta e una discesa tecnica. Infine il circuito finale, quello che ospiterà per intero le gare delle categorie giovanili. Ha uno strappo di un chilometro, tutto dritto ma con pendenze al 19 per cento. L’arrivo è sul lungomare in leggera pendenza in discesa. Da considerare che si toccano velocità altissime nel circuito finale.

Che tipo di tracciato è, a chi si adatta?

E’ un percorso per atlete con fondo ed esplosività, diciamo per gente che ha vinto le classiche. Se dovessi fare un nome, mi viene in mente la Kopecki di quest’anno, mentre la Van Vleuten è più abituata a salite lunghe, qui sono strappi dove fatica a fare selezione, non è ideale per le sue caratteristiche. Per quanto riguarda le nostre, abbiamo molte frecce al nostro arco. Le vittorie in serie nel circuito internazionale hanno dato a tutte tranquillità e consapevolezza. Ora dovrò guardare alle prossime settimane per valutare bene chi chiamare e soprattutto che tipo di impalcatura costruire per un percorso così vario.

Ceratizit 2022

Il progetto di Ceratizit, dallo sport al mondo del lavoro

14.05.2022
6 min
Salva

Di un’iniziativa del genere c’era veramente bisogno. C’è da sperare che possa concretizzarsi in maniera forte anche dalle nostre parti. E’ un progetto che può creare lavoro e sappiamo bene come questo sia cosa rara di questi tempi. Stiamo parlando di “Machining meets cycling by Ceratizit”, un’idea che la grande multinazionale – attiva nel ciclismo con un team e la sponsorizzazione di parecchie gare – ha avuto nel 2019 e che da quest’anno è stata esportata anche in Italia.

Ceratizit è un gruppo di Hightech Engineering, specializzato in utensili per l’asportazione truciolo e soluzioni speciali in metallo duro. Ha nel suo catalogo 100.000 prodotti diversi, ha ricevuto dal 2002 ben 20 premi per l’innovazione, ha 30 sedi produttive e oltre 1.000 brevetti.

In cosa consista questa iniziativa è presto detto: attraverso la promozione dei valori dello sport e del ciclismo in particolare, Ceratizit crea un legame fra aziende legate al suo mondo e società ciclistiche e scuole di ciclismo, proponendo la possibilità di fare formazione professionale di meccanica ciclistica. In questo modo un giovane, pur continuando a praticare ciclismo, può intravedere nella passione sportiva anche un veicolo per trovare uno sbocco lavorativo. Può pensare a un suo futuro nel settore a lungo termine, andando anche oltre un’eventuale carriera sportiva che, sappiamo bene, rischia di essere molto breve.

De Galdeano Confalonieri
Da sinistra Igor Gonzalez de Galdeano, Maria Giulia Confalonieri e Ramiro Bengoechea, Managing Director di Ceratizit
De Galdeano Confalonieri
Igor Gonzalez de Galdeano e Maria Giulia Confalonieri, testimonial del progetto in Italia

Atleta U23 cercasi…

Il progetto, che dopo Spagna e Italia dovrebbe svilupparsi anche in altri Paesi, prevede incontri fra aziende e società. In Italia nel 2021 la Cicli Fiorin aveva visitato la sede italiana di Ceratizit, poi ci sono state l’Erba Spa e la Sc Gazzanighese, mentre proprio in questi giorni si sta svolgendo un secondo meeting, tra la Pmp srl e la Scuola Ciclismo Cene, sempre nel bergamasco. In questi incontri, i ragazzi visitano la struttura delle aziende, i vari passaggi di produzione. Poi si discute sui principali valori del ciclismo (responsabilità, disciplina, sacrificio, appartenenza al team) e come questi siano comuni tanto nella pratica sportiva che nella vita lavorativa.

In Italia, dove testimonial dell’iniziativa è Maria Giulia Confalonieri, dallo scorso aprile ad occuparsi del progetto è Roberta Ceppi, ex responsabile dell’ufficio stampa federale, rimasta sinceramente stupita soprattutto dall’interesse che tanti ragazzi hanno mostrato verso l’idea di guardare al ciclismo in maniera diversa da quella prettamente agonistica.

«L’obiettivo immediato – spiega – è trovare un atleta under 23 che voglia continuare la sua attività ciclistica, ma al contempo iniziare la formazione professionale. Il target dell’idea di Ceratizit, che beninteso ha affrontato questo progetto in un quadro di promozione e marketing, è identificato nei ragazzi dai 14 ai 18 anni, ma c’è la concreta possibilità di allargare questo bacino di utenza ed è nostro obiettivo farlo».

Un’opportunità per il futuro

Il progetto come detto ha preso il via in Spagna, dove la Ceratizit si è appoggiata per il suo sviluppo alla Kirolife, società fondata da Igor Gonzalez de Galdeano, professionista fino al 2005, bronzo al mondiale a cronometro nel 2002 e maglia gialla per una settimana al Tour. Il basco ha sposato questa idea con tutto se stesso, identificando in essa una grande opportunità per tanti ragazzi.

«Quando sono diventato pro’ – ci ha detto – per me è stato molto importante continuare gli studi perché volevo una carriera aperta anche dopo lo sport. Una decina di anni fa, appesa la bici al chiodo, sapevo di avere un futuro davanti a me e tante idee.

«Nel nostro mondo, per fare un esempio, la figura del meccanico qualificato è fondamentale. Non ce ne sono poi così tanti ed è importante pensare a questa come a un’altra opportunità per vivere in quest’ambiente. Non tutti potranno approdare al professionismo e bisogna esserne consci. Allora quello che possiamo offrire è un’opportunità per vivere il ciclismo non solo come vittorie e sconfitte, come allenamenti e gare, ma anche come un qualcosa di più grande».

Il professionismo è per pochi…

L’iniziativa era nata nel 2019 e quindi ha rischiato di venire stoppata dal lungo periodo della pandemia. Come si è andati avanti in quei lunghi mesi senza la possibilità di girare, contattare direttamente le aziende, vivendo in pratica a mezzo servizio?

«Abbiamo continuato a lavorare – risponde l’iberico – allargando le nostre conoscenze e il bacino d’utenza nei mesi estivi, per farci trovare pronti al momento di ripartire».

Nella sua analisi, Gonzalez de Galdeano parte spesso dalla sua esperienza e paragonandola con il ciclismo attuale coglie anche spunti che danno maggiore forza nel portare avanti il progetto.

«Io guardo al ciclismo attuale – dice – fatto di grandissimi campioni che sono soprattutto leader di se stessi. E’ un ciclismo molto cambiato, nel quale i valori di squadra esistono ancora, ma non come erano ai nostri tempi. E non nascondo che in questo ciclismo, che ho anche frequentato in maniera diversa (il corridore basco è stato anche team manager della Euskaltel-Euskadi, ndr) non mi ci ritrovo. Sono convinto che sia importante spingere sui nostri concetti condivisivi, per dare una chance a tanti ragazzi e non solo a quelli con maggior talento. Il ciclismo professionistico resta e sarà sempre per pochi. Noi ci rivolgiamo a loro attraverso un’idea riassunta in un pensiero semplice: il futuro è nelle tue mani, unisciti a noi. Questo è lo slogan di base dell’iniziativa».

Gonzalez de Galdeano
Igor Gonzalez de Galdeano in maglia gialla nel 2002. In carriera ha vinto 12 corse
Gonzalez de Galdeano
Igor Gonzalez de Galdeano in maglia gialla nel 2002. In carriera ha vinto 12 corse

Non un’azienda, ma una famiglia…

Il programma va sviluppandosi a grande velocità. La Ceratizit sta preparando anche un evento di più ampio raggio, dal 7 al 9 ottobre in Valtellina. Lì ci saranno la parte teorica e la diffusione del progetto verso le tante società locali, ma anche la condivisione attraverso una pedalata.

D’altro canto un passo importante per la multinazionale è coinvolgere il più ampio numero di aziende verso questa possibilità, ma anche, dall’altro lato, una fascia sempre più larga di società sportive e di ragazzi.

«Nel corso del primo incontro nella Erba Spa – ricorda Roberta Ceppi – al termine del giro in fabbrica e della discussione un ragazzo disse: “Ma qui è bellissimo, più che un’azienda sembra una famiglia”. Il presidente Gianiosep Erba, ex corridore, a quelle parole si è commosso. E’ la conferma che il progetto funziona, siamo sicuri che possiamo in questo modo offrire occasioni professionali a molti ragazzi volenterosi».

In pratica quello che la Ceratizit e il suo “braccio operativo” Kirolife fanno è collegare due diverse entità per creare lavoro. Un po’ quello che avrebbero dovuto fare i famosi “navigator”. Solo che qui non parliamo più al condizionale, ma all’indicativo presente…

Orbea ti fa pedalare come un vero pro’!

09.04.2022
3 min
Salva

Nei giorni scorsi Orbea ha lanciato una bellissima iniziativa che siamo sicuri farà felici i tanti appassionati del marchio spagnolo. 

Il sogno di ogni appassionato è quello di poter pedalare sulla stessa bicicletta di un professionista, magari con la stessa livrea del proprio campione preferito. Ora tutto questo è possibile grazie a Orbea. Il brand spagnolo nelle scorse settimane aveva già annunciato la possibilità di poter acquistare la mountain bike ufficiale dell’Orbea Factory Team con gli stessi colori ufficiali della squadra. Tale opportunità oggi è stata estesa anche agli stradisti offrendo loro la possibilità di poter acquistare il modello strada utilizzato rispettivamente dai due team professionisti della Ceratizit – WNT Pro Cycling e della Euskaltel – Euskadi

I telai personalizzabili sono quelli del modello Orca, qui con i colori della Euskaltel-Euskadi
I telai personalizzabili sono quelli del modello Orca, qui con i colori della Euskaltel-Euskadi

Il meglio di casa Orbea

Da oggi è possibile per tutti gli appassionati pedalare con il top di gamma strada di Orbea con la stessa livrea delle biciclette utilizzate Ceratizit-WNT Pro Cycling e Euskaltel-Euskadi. Stiamo parlando dei modelli Orca e Orca Aero.

Il design della bici della Ceratizit – WNT Pro Cycling è costituito da una finitura in carbonio a vista a cui si aggiunge una vernice blu e dettagli rossi e blu sul telaio. La presenza del carbonio a vista permette un risparmio di peso. Il risultato finale è un design spettacolare e unico in gruppo. 

Ricordiamo che nella Ceratizit-WNT Pro Cycling gareggiano le nostre Camilla Alessio, Maria Giulia Confalonieri, Martina Fidanza e Lara Vieceli.

La bici della Euskaltel-Euskadi presenta invece un design di carbonio a vista con finitura opaca, che si mischia con vari dettagli nel caratteristico color arancione della squadra. Un’altra finitura che ricerca la massima leggerezza ed esclusività e che ora è disponibile insieme alle altre opzioni di colori di base che offre Orbea.

E’ possibile personalizzare anche il modello Orca Aero, in questa versione nella colorazione del team Ceratizit
E’ possibile personalizzare anche il modello Orca Aero, in questa versione nella colorazione del team Ceratizit

Insieme al team

Le novità di Orbea non si limitano però alla sola possibilità di poter acquista una Orca Aero o una Orca nella colorazione di uno team sponsorizzati. Il brand spagnolo ha infatti deciso di dare a due appassionati la possibilità di poter vivere in prima persona un’esperienza davvero unica in occasione dell’edizione 2023 della Itzulia Basque Country, da noi conosciuta come Giro dei Paesi Baschi, una delle corse a tappe più dure del calendario internazionale che prepara sempre al meglio per le classiche delle Ardenne di fine Aprile.

Martina Fidanza è una delle atlete del team Ceratizit – WNT Pro Cycling che corre con bici Orbea
Martina Fidanza è una delle atlete del team Ceratizit – WNT Pro Cycling che corre con bici Orbea

I vincitori avranno la possibilità di visitare gli stabilimenti di Orbea assistendo in prima persona alla realizzazione dei modelli top di gamma del brand.

I modelli Orbea nella livrea ufficiale della Ceratizit – WNT Pro Cycling e Euskaltel – Euskadi sono già disponibili sul sito dell’azienda e presso i rivenditori autorizzati. In quest’ultimo caso si può fare riferimento sull’innovativo Rider Connect, il programma di Orbea ideato per creare una connessione diretta fra i propri rivenditori e gli utenti finali.

Orbea

Confalonieri: lampi al Nord, poi testa agli europei

02.04.2022
5 min
Salva

Muri, pietre, Fiandre. Quando Maria Giulia Confalonieri sente nominare queste parole le si illuminano gli occhi. Le gare in Belgio – o del Nord in generale – sono quelle che la fresca ventinovenne (compleanno festeggiato il 30 marzo) più ama, sia al servizio delle compagne sia… mettendosi in proprio.

Alla vigilia della Ronde abbiamo voluto sentire la passista della Ceratizit-WNT che negli ultimi venti giorni ha ottenuto due terzi posti. Prima il podio al Gp Oetingen condiviso con Wiebes e Consonni, poi quello alla Gand-Wevelgem con Balsamo e Vos. Risultati qualitativamente e moralmente importanti.

Confalonieri beve lo spumante sul podio della Gand-Wevelgem sotto lo sguardo divertito della sua amica Balsamo
Confalonieri beve lo spumante sul podio della Gand, sotto lo sguardo divertito dell’amica Balsamo
“Confa” stai attraversando un bel momento di forma…

Sì. Come ogni anno il mio focus nella prima parte di stagione è per queste gare al Nord. Mi piacciono molto e stavolta ci tenevo a fare bene. Anche l’anno scorso avevo una buona condizione, ma ero a disposizione di Lisa (la Brennauer, ndr). Quest’anno però, visto che lei ha iniziato a correre da pochissimi giorni, avevo più carta bianca e ho sfruttato al meglio le chance di giocarmi le mie possibilità. Correrò anche la Roubaix.

Domani al Fiandre c’è l’incognita del meteo?

Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ci siamo svegliati con una bella spruzzata di neve, però poi è arrivato il vento che ha un po’ ripulito tutto. Domani dovrebbe esserci una giornata fredda ma asciutta, anche se bisognerà vedere come sarà il tempo. Molte di noi firmerebbero per correre con 8/9 gradi e solo col cielo coperto. Non dovrebbe esserci vento, si può prevedere un arrivo di un gruppetto di una dozzina di atlete.

Sarai tu quella deputata a fare la corsa della tua squadra?

Sto bene e spero di potermela giocare fin sul traguardo, benché sappia che il Fiandre è una corsa dura. Tante formazioni vorranno fare selezione e cercare di non arrivare in volata. Il faro della corsa sarà la SD Worx che schiera tutte atlete che possono vincere. Noi giocheremo un po’ di rimessa e nel finale potremmo essere presenti con Brennauer, che ha fatto seconda l’anno scorso, e Marta Lach. L’ideale sarebbe entrare in una buona fuga prima che possano muoversi i grandi nomi. Magari cercare di prendere davanti l’Oude Kwaremont, cercare di tenere più duro possibile e poi vedere com’è la situazione.

Il resto del tuo calendario agonistico cosa prevede?

Indicativamente lo abbiamo già stilato, salvo cambiamenti o imprevisti dell’ultimo momento. Dovrei fare il Thuringen Ladies Tour in Germania a fine maggio, il Women’s Tour in Gran Bretagna a giugno, poi Giochi del Mediterraneo, Tour de France Femmes ed europei a Monaco di Baviera. Ecco, qui il circuito cittadino potrebbe piacermi ed essere adatto alle mie caratteristiche.

Parlando di nazionale, anche tu pensi come le tue colleghe che sia importante sapere già a quali manifestazioni partecipare?

Devo dire che Paolo (il cittì Sangalli, ndr) sta gestendo molto bene gli impegni di noi ragazze. Sono sempre stata tifosa della meritocrazia, quindi se andrò forte sarà giusto convocarmi. Altrimenti spazio giustamente a chi sarà più in forma ed io cercherò di farmi trovare pronta per l’appuntamento successivo. Però credo che lui, esponendoci i suoi pensieri molto prima, ci faciliti la preparazione in vista di un determinato appuntamento. Possiamo organizzarci e prepararci a dovere. Meglio avere già un cerchio sull’obiettivo che vivere nei dubbi. Questo è certamente uno dei punti a favore di Paolo.

Sei al terzo anno alla Ceratizit-WNT. Come ti trovi?

E’ stata la prima volta in carriera che mi sono trovata in un ambiente così internazionale. Non abbiamo tantissimo personale come alcuni team del WWT ma c’è tantissima professionalità. Si respira ancora un clima famigliare pur essendo una continental importante. Si sta molto bene, soprattutto prima delle gare. Non siamo uno squadrone come altre e questo al momento ci aiuta a non avere il peso della corsa sulle spalle.

Ti sei trovata, insieme a Lara Vieceli, a fare gli onori di casa a Martina Fidanza e Camilla Alessio. Immaginiamo le abbiate agevolate nel loro inserimento.

Quando sono arrivata nel 2020 Lara ed Erica Magnaldi, che ora è al UAE Team Adq, erano già qui da un anno quindi so quanto sia importante avere già un riferimento. Martina e Camilla sono molto giovani e fanno parte di quel grande rinnovamento che ha fatto la squadra. Abbiamo un roster con una età media più bassa rispetto a prima. Loro due credo che ci daranno soddisfazioni a stagione in corso, anche se purtroppo Martina ha avuto un incidente alla Nokere Koerse e starà fuori per un po’ (ha subìto le fratture di due vertebre, ndr). Sono contenta che siano nella nostra squadra.

Dopo questi due bei terzi posti, ti sei prefissata qualche obiettivo stagionale in più?

Visto questo inizio, spero di riuscire a timbrare il cartellino presto, come si dice in gergo (ce lo dice sorridendo, ndr). Vincere è sempre difficile e per riuscirci nelle gare WT, con gli squadroni che ci sono, devi tirare fuori il coniglio dal cilindro. Però l’importante è essere sempre nel vivo della corsa. Questa estate spero di figurare bene, anche con la nazionale. Certo, non sono io la campionessa in casa Italia e quindi non avrei problemi ad essere nuovamente di supporto alle compagne come a Leuven. In ogni caso se per i Giochi del Mediterraneo o europei il cittì mi desse i gradi di capitana non mi tirerei indietro e ne sarei orgogliosa a maggior ragione.

Orgoglio Confalonieri: «Saremo parte di questa vittoria»

09.10.2021
5 min
Salva

Maria Giulia Confalonieri con i pugni chiusi d’orgoglio, mentre Elisa Balsamo piangendo ringrazia le compagne. Maria Giulia Confalonieri che passa sul traguardo di Leuven con le braccia alzate come la compagna di nazionale. Che sorride guardandosi intorno, sentendo di far parte di una storia più grande. Poi le parole di Saul Barzaghi, il fisioterapista della squadra azzurra. Sul fatto che quella maglia azzurra, la Mary ha dovuto sudarsela. Sul fatto che una così, con la sua capacità di fare gruppo e stemperare le tensioni, in nazionale dovrebbe esserci sempre. E che se alle Olimpiadi ci fosse stata lei, forse tante grane non ci sarebbero state.

L’abbraccio con Elisa Balsamo dopo la volata iridata: orgoglio sulla pelle
L’abbraccio con Elisa Balsamo dopo la volata iridata: orgoglio sulla pelle

Cross e weekend

A pochi chilometri da Seregno, casa sua, sta per partire il Giro di Lombardia, mentre le altre ragazze sono ancora in Gran Bretagna. La squadra, la Ceratizit WNT ha scelto di non andare, per cui dopo la Roubaix la sua stagione è finita. E’ il momento di prendersi del tempo per sé, di curare i ricordi e di capire se c’è il margine per allenarsi un po’ nel ciclocross. Assieme a sua cugina, Alice Maria Arzuffi, campionessa d’Italia.

«Qualche allenamento con lei l’ho sempre fatto – sorride – ma adesso devo capire se riesco a organizzarmi con la squadra. Se trovo una bici. La stagione ricomincia a febbraio, le temperature si sono abbassate e sarebbe un bel modo per fare qualcosa. Niente vacanze troppo esotiche quest’anno. Ieri ho fatto una camminata in montagna con il mio cane. Me ne sto in famiglia. E magari con il mio compagno Mattia faremo qualche weekend in giro per l’Europa».

Strade Bianche 2021, chiude con un 50° posto su un percorso duro per lei
Strade Bianche 2021, chiude con un 50° posto su un percorso duro per lei
Allora torniamo a Leuven, ti va? Che cosa ha significato quella maglia azzurra?

Indossarla mi ha sempre reso super orgogliosa. Ci tenevo tanto. Sapevo che il mondiale era finalmente adatto alle mie caratteristiche, dopo due anni per scalatori. Ci puntavo tanto da inizio anno. Sapevo che su quel percorso Elisa (Balsamo, ndr) fosse almeno da podio. Quando poi ho visto che le olandesi ci hanno fatto il regalo di non attaccare da lontano, ho capito che tirava aria buona.

Sempre le olandesi…

Erano quelle da battere, ma a un certo punto devi anche guardare i numeri. E delle ventitré che si stavano giocando il finale, noi eravamo in cinque. Cinque che hanno corso con un solo obiettivo. Siamo state brave a fare la volata, mentre Marianne Vos è stata lasciata sola.

Balsamo campionessa del mondo.

Elisa non è solo una compagna di nazionale, è anche mia amica fuori dalla bicicletta. Il mondiale è il giusto premio per un’annata in cui si è dedicata anima e corpo alla pista.

Nel 2018 compagne in Valcar e nella madison tricolore al Vigorelli: Confalonieri e Balsamo
Nel 2018 compagne in Valcar e nella madison tricolore al Vigorelli: Confalonieri e Balsamo
Siete state un gruppo eccezionale, si poteva pensare?

Ho un buon rapporto con tante delle ragazze del giro azzurro, ma siamo donne e non si può sempre andare d’accordo. Però siamo state davvero un bel gruppo. Con Elisa, Marta e Vittoria (Balsamo, Cavalli e Guazzini, ndr) ci conosciamo da sempre. Sul fatto che con me le tensioni se ne vanno, come dice Saul… sono sicuramente più rilassata di altre.

Saul ha parlato dell’esclusione dalle Olimpiadi, come di un brutto momento.

A inizio stagione quella convocazione era un obiettivo come pure i mondiali. Nel quartetto non ho mai dimostrato di valere le quattro titolari, ma potevo essere riserva e poi fare la madison. Intendiamoci, l’esclusione poteva starci, non l’ho presa malissimo, perché le altre l’hanno meritata. E’ anche vero che potevo fare solo la madison, ma sono dispiaciuta perché le cose non sono state dette fino all’ultimo.

Tante hanno saputo nella conferenza stampa…

Che io non ho seguito, perché sapevo che non sarei stata portata. Abbiamo lottato per cinque anni, ma è il bello e il brutto di far parte di un gruppo forte.

Si può pensare a Parigi 2024?

Non credo. Le altre ragazze sono giovani, avranno la possibilità di giocarsi quel traguardo e raggiungeranno grandi risultati. Io ho 28 anni e voglio dedicare gli ultimi anni della mia carriera alla strada. Voglio togliermi qualche soddisfazione.

Chiudi gli occhi, quale immagine salta fuori pensando al giorno di Leuven?

Sono due. Cantare l’inno tutte insieme sotto il podio. Ma prima, il momento in cui da dietro ho visto Elisa che alzava le braccia al cielo. Mi sono sentita come se avessi vinto anche io. Il ciclismo è uno sport di squadra, ma vince uno solo. Quel giorno abbiamo vinto tutte. Saremo per sempre parte di questa vittoria. 

Confalonieri, il ciclismo è un affare di famiglia

Giada Gambino
20.02.2021
4 min
Salva

A Giussano, tra Monza e Como, c’è una bella giornata. Il sole risplende, ci sono circa 14 gradi; questo caldo fa ricordare a Maria Giulia Confalonieri il clima della Sicilia nel suo recente ritiro sull’Etna. La lombarda correrà fino al 2022 con la Ceratizit-WNT Pro Cycling e avvolta dal calore della sua terra si racconta… 

Il ciclismo cos’è per te?

Fatica e tanta passione. E’ nato tutto un po’ per caso. Mio papà era il classico amatore della domenica che usciva in bici per divertirsi con gli amici. Io facevo nuoto da tanti anni, ma mi ero stancata, non mi emozionava particolarmente. Un giorno andai con mio zio da un fisioterapista, il quale mi disse che il ciclismo sarebbe stato lo sport giusto per me. Mia mamma mi aveva detto che se avessi lasciato il nuoto avrei comunque dovuto fare uno sport, così le dissi che sarei voluta andare in bicicletta. Pensava che mi sarei stancata subito, invece trascinai con me anche mia cugina Alice Arzuffi e da G6 iniziai. 

Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster: l’anno prima è stata 3ª ai mondiali
Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster
Nuoto, bici… non hai mai pensato di fare triathlon ? 

E’ uno sport molto bello e impegnativo, ma l’ho scoperto da grande. Mi intriga abbastanza, ma a piedi sono davvero lenta (ride, ndr).

Le tue prime vittorie importanti… 

Il primo campionato italiano di ciclocross che ho vinto da esordiente di primo anno a Lecce. Su strada non ho vinto molto, da junior ho vinto una gara in solitaria in Friuli che è tutt’oggi la mia ultima vittoria su strada. Infine, per la pista, l’europeo a punti da junior. 

Pista o strada?

Entrambe! Allenarsi in pista è bello, ma statico. Su strada mi piace tantissimo il fatto che posso sempre ammirare panorami diversi e godermi l’aria fresca. Però in gara l’adrenalina che ti dà la pista è unica: bisogna prendere una decisione in pochi secondi, è tutto molto veloce e ti regala una grande emozione (in apertura con l’oro europeo della corsa a punti 2019, ndr). Quando ero piccola facevo anche ciclocross, poi ho dovuto prendere una decisione e ho scelto la pista.

Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Non ti manca il cross?

Quando fanno le gare con una temperatura media e al sole mi viene voglia di praticarlo, ma quando guardo le corse al freddo e sotto la pioggia preferisco non essere al posto di quelle cicliste (ride, ndr). A volte faccio ciclocross d’inverno per divertimento con Alice. 

Maria o Giulia? Quale nome ti piace di più? 

Ti sembrerà strano, ma non sono due nomi. Si scrivono staccati, è vero, ma è come se fossero attaccati. I miei genitori non hanno saputo prendere una decisione e li hanno lasciati entrambi.

Una corsa che non dimenticherai mai…

I mondiali del 2018, il terzo posto nella madison. Era una specialità nuova ed è stata la prima medaglia dell’Italia. Un’emozione unica, una specialità meravigliosa

Nel 2020 partecipa alla Valenciana (Confalonieri è la prima da destra)
Nel 2020 partecipa alla Valenciana (prima da destra)
Se non avessi scoperto il ciclismo, cosa avresti fatto nella vita?

Questa è una bella domanda che mi sono posta tante volte. Ho 27 anni, ma non ho tuttora le idee molto chiare su cosa fare una volta scesa dalla bici. Ho tante passioni come la lettura, gli animali e la cucina. Ma se ad oggi dovessi dire un possibile lavoro per me… non saprei proprio cosa scegliere. 

Voi azzurre della pista… 

Siamo sempre più unite. Andiamo molto d’accordo fortunatamente, dal momento che passando davvero tanto tempo insieme, sarebbe difficile se non fosse così. Però c’è da dire che quando tante donne si ritrovano a vivere nello stesso posto… è un po’ un caos!

Come si svolgono i tuoi allenamenti nei periodi di stop?

Mi dedico di più alla palestra, che è comunque qualcosa che cerco di fare sempre almeno una volta alla settimana. Vado diverse volte a Montichiari per allenarmi nel velodromo, quando iniziano le corse mantengo comunque sempre la stessa routine dal momento che le gare su pista mi impegnano un solo giorno. Quando invece faccio le corse a tappe su strada… cambia tutto. 

Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini, in favore di Elisa Longo Borghini, che vincerà
Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini
Hai un idolo nel mondo del ciclismo?

Seguo tanto il ciclismo, ma non ho preferenze. Quando ho iniziato, Tom Boonen era il mio preferito. Adesso ne seguo tanti ma non prediligo nessuno.

I tuoi grandi obiettivi per questa stagione?

Sono tre quelli principali: riuscire ad arrivare davanti con costanza in tutte le gare del Nord, ottenere un posto in nazionale per le Olimpiadi per poi correre al meglio la madison e meritarmi la maglia azzurra per i mondiali su strada in Belgio.