Riscaldamento con gli elastici anche per la strada. Perché?

25.02.2025
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Con Marco Compri, uno dei tecnici della Federciclismo esperto di palestra ed esercizi, affrontiamo un tema che sta emergendo con forza tra i professionisti in questa stagione: l’uso degli elastici nel riscaldamento pre-gara. Li vediamo sempre più spesso, adottati da squadre di primo piano come UAE Team Emirates e Ineos Grenadiers, e quando un corridore come Tadej Pogacar ne fa uso, il dibattito diventa ancora più interessante (in apertura foto Fizza).

L’efficacia di questi strumenti era già nota in sport esplosivi come la BMX o la pallavolo, ma il loro impiego nel ciclismo di endurance apre nuove prospettive. In più, la Soudal-Quick Step ha introdotto il sistema Hytro, una tecnologia che sfrutta compressione ed elastici per il recupero. Per capire meglio questi approcci, ne parliamo con Compri.

Marco Compri, è uno degli esponenti del Centro Studi Federale. E’ un vero esperto di forza
Compri, è uno degli esponenti del Centro Studi Federale. E’ un vero esperto di forza
Marco, perché gli elastici stanno diventando popolari nel riscaldamento pre-gara?

In discipline esplosive come la BMX il loro utilizzo è consolidato da anni. Sono strumenti pratici, facilmente trasportabili e non richiedono spazi attrezzati, rendendoli perfetti per i contesti di gara. Il loro impiego nel ciclismo su strada ha ragioni specifiche: non tanto per l’attivazione muscolare degli arti inferiori, quanto per la stabilizzazione del tronco e il controllo del mezzo.

Perché?

Lavorare sulla parte alta del corpo aiuta i corridori a mantenere una postura più efficiente in sella, migliorando la trasmissione di forza e la resistenza alla fatica.

Qual è il beneficio degli elastici per la parte superiore del corpo?

Nel ciclismo, stabilità e controllo sono fondamentali. Gli elastici permettono di rinforzare core, spalle, tricipiti e dorso, migliorando il fissaggio del manubrio e la gestione della bicicletta in situazioni di sforzo. Inoltre, aiutano ad ampliare i range articolari e a innalzare la temperatura corporea, preparando il corpo all’intensità della gara. Per chi ha limitazioni articolari, gli elastici consentono di lavorare in sicurezza senza sovraccaricare le strutture muscolari.

Però su strada li abbiamo visti utilizzare soprattutto per gli arti inferiori…

Per le gambe l’efficacia è più limitata. L’elastico offre una resistenza progressiva che non rispecchia la biomeccanica della pedalata, rendendolo meno adatto a riprodurre gli schemi motori della corsa. Può essere utile per un’attivazione leggera, ma è più efficace abbinarlo a esercizi come i drop jump, balzi con tempi di contatto ridotti che stimolano la reattività muscolare e l’attivazione ormonale. Se si utilizza per le gambe, meglio optare per carichi bassi e tensioni moderate.

Bernal (poco prima dell’infortunio) si stava scaldando con gli elastici (immagine Instagram)
Bernal (poco prima dell’infortunio) si stava scaldando con gli elastici (immagine Instagram)
E come riscaldamento?

Dico che è pura attivazione. Si fa con esercizi ed elastici non troppo tensionati (duri, ndr) e dovrebbe essere seguito da un esercizio più funzionale, magari qualche minuto di rulli. Ma nel caso della strada, quindi di uno sforzo di endurance, l’utilizzo degli elastici è dunque attivazione. Un’attivazione pratica… come dicevamo, visto che si possono utilizzare ovunque.

Quali sono i criteri per un utilizzo efficace degli elastici nel ciclismo su strada?

Come ogni strumento, il valore degli elastici dipende da come vengono impiegati. Nel ciclismo di endurance il focus non deve essere sulla potenza esplosiva ma sulla stabilità e sulla capacità di controllare la bicicletta.

Chiaro…

Per questo il loro utilizzo è più indicato per il potenziamento del core e della parte superiore del corpo, mentre per le gambe possono essere impiegati solo in fase di attivazione e con carichi adeguati. Ripeto, la loro versatilità li rende uno strumento utile, ma devono essere inseriti in una programmazione ben strutturata.

Il sistema Hytro, scelto dalla Soudal-Quick Step, prevede l’utilizzo di pantaloncini specifici e una fascia che restringe (foto Instagram)
Il sistema Hytro, scelto dalla Soudal-Quick Step, prevede l’utilizzo di pantaloncini specifici e una fascia che restringe (foto Instagram)
Cosa puoi dirci invece sul sistema Hytro adottato dalla Soudal-Quick Step? Sono sempre delle fasce, ma diverse, giusto?

E’ per il recupero, uno dei capisaldi su cui si fonda la performance. Oggi sempre più aziende investono in ricerca e sviluppo di tecnologie che ottimizzano e accelerano tale importante aspetto. Hytro è una di queste ma ci sono anche altre aziende (Graphene-X, G-FIT, Rheos Gear, FlexGraphene True Grit Wear) hanno tecnologia analoga incentrata sull’uso del grafene, che migliora la circolazione sanguigna (nel caso di Hytro c’è anche una vasocostrizione) per il recupero post-allenamento/competizione.

E come funzionano?

Hanno proprietà termoregolatrici. I prodotti di queste aziende sfruttano tutti le proprietà peculiari del grafene (tra cui quella di essere un buon conduttore in grado di scaricare la carica elettrostatica accumulata durante la giornata e di conseguenza di abbassare i livelli di cortisolo nel nostro organismo, e di essere un materiale ottimo nel dissipare calore) per migliorare la performance.

Palestra a inizio stagione? La parola d’ordine è forza

14.11.2024
4 min
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Il mese di novembre per i professionisti ha un solo significato: la fine delle vacanze e l’inizio della preparazione. Seppure in maniera molto morbida i corridori tornano a fare fatica, sia in bicicletta che in palestra. Quello tra bici e pesi è un binomio che ha fatto vedere sempre più la sua importanza nel creare una solidità fisica per l’atleta. Nel momento in cui si parla di preparazione è facile sbagliare qualcosa e ritrovarsi in difficoltà durante la stagione.

La palestra è una parte fondamentale, anche perché molti atleti preferiscono partire da questa e poi montare in bici dopo qualche sessione. Marco Compri, preparatore del team performance della Federazione, ci dice in che modo si inserisce la palestra negli allenamenti di inizio stagione. Anzi, ancora prima, nella parte di off season.

«Va detto – ci anticipa – che l’atleta, a livello di prestazione, ha due facce: la forza e la parte metabolica. Quando parliamo della prima dobbiamo sapere che la si può allenare in due modi: specifico, in bici, e aspecifico, ovvero in palestra».

La base della palestra in off season è sulla forza, ma si lavora anche su potenza e ipertrofia
La base della palestra in off season è sulla forza, ma si lavora anche su potenza e ipertrofia

Base della piramide

La palestra ha un ruolo determinante nel costruire la componente muscolare che permetta al ciclista di performare durante tutta la stagione, ma come si inserisce al meglio all’interno della preparazione?

«Una cosa che voglio sottolineare – spiega Compri – è che la forza è la base della piramide, ma la differenza la fa la potenza. La forza non può trascendere dalla preparazione e ci permette di avere una condizione migliore, più la base è ampia  e più il vertice della piramide è alto. Se non la si cura non riuscirò mai ad arrivare al massimo del mio potenziale. Al fine di avere una buona efficacia bisogna inserire la palestra almeno due volte a settimana, altrimenti non si costruisce nulla».

Gli esercizi di effettuare sono quelli che richiedono una capacità multiarticolare, come gli squat
Gli esercizi di effettuare sono quelli che richiedono una capacità multiarticolare, come gli squat
Va inserita prima o dopo l’uscita in bici?

Nel caso di un doppio allenamento è bene inserire prima la palestra perché va fatta in condizioni di riposo per avere la migliore risposta del fisico. Ora siamo ancora nella fase di off season, questa va da quando si riprende fino al primo ritiro di dicembre. In questo momento, quindi, c’è più spazio per allenare la forza in palestra, inserendo lavori a bassa intensità in bici.

Cosa vuol dire allenare la forza?

Bisogna stare attenti, perché in palestra si allenano tre aspetti: forza, potenza e l’ipertrofia. Una sessione ideale prevede tutte e tre le componenti, cambiano solamente i volumi. In questa parte dell’anno si mette l’accento sulla forza. Si lavora con serie e ripetute basse: si parte dal 60 per cento del carico massimale fino ad arrivare all’80 per cento, con un numero di colpi basso (da 3 a massimo 5).

E’ importante anche la velocità d’esecuzione?

Assolutamente. Il fine è poi migliorare la potenza che in un’equazione è uguale alla forza per la massima velocità d’esecuzione: una velocità adeguata è nell’ordine degli 0,5 metri al secondo.

Eseguire gli esercizi in maniera corretta è fondamentale, serve quindi il confronto con tecnici e staff
Eseguire gli esercizi in maniera corretta è fondamentale, serve quindi il confronto con tecnici e staff
Quali sono gli esercizi che si possono fare al fine di allenare questo aspetto?

Innanzitutto multiarticolari, perché il cervello riconosce il movimento e non il muscolo in sé. Servono quindi movimenti complessi che abbinano una richiesta multiarticolare e alla capacità di controllo del core. Lo squat ad esempio è un buon esercizio perché unisce coordinazione, coinvolge più articolazioni e costringe l’atleta ad un movimento complesso.

Cosa è più importante, carico o velocità?

Velocità del gesto, perché il ciclista deve abituare il suo corpo a reagire velocemente. Se sono solo forte non avrò la massima performance. In pista, ad esempio, la maggior parte dei gesti avviene tra le 90 e le 130 pedalate al minuto.

La velocità di esecuzione deve essere sempre elevata
La velocità di esecuzione deve essere sempre elevata
Un pistard, come può essere Milan, in un anno dove correrà meno su pista avrà meno sessioni in palestra?

Lui è un corridore di endurance e lavorerà allo stesso modo che abbiamo descritto prima e con le stesse intensità, anche se non correrà tanto su pista.

Che la palestra sia importante durante tutto l’anno lo sappiamo, ma perché?

Innanzitutto impedisce il decadimento dei parametri massimali di forza e quindi mantiene elevata la capacità di performare. Inoltre continuare ad averla nel programma di allenamento garantisce una continuità di lavoro anche alla ripresa della nuova stagione. Se un corridore va in palestra solamente due mesi all’anno la ripresa sarà sempre più complessa o addirittura traumatica

Allarme mobilità, la disamina di Compri e una riflessione necessaria

10.11.2023
4 min
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Qualche giorno fa, Marco Compri, dello staff performance della Fci, ci aveva parlato degli esercizi di potenziamento a secco per la catena posteriore e non solo. In un secondo momento il coach azzurro aveva allargato la questione anche al tema della mobilità.

Un tema a quanto pare sempre più delicato e che, vista l’era in cui viviamo, sconfina anche nella sfera sociale prevalicando quella sportiva. Quella che segue è una riflessione importante, un po’ specchio dei nostri tempi e dei nostri giovani ciclisti.

Prima di proseguire la lettura vale la pena ricordare cosa s’intende per mobilità. La mobilità articolare (anche detta flessibilità) è una capacità motoria: essa rappresenta la capacità dell’individuo di eseguire movimenti di grande ampiezza esprimendo grandi escursioni articolari.

Alcuni ragazzi che arrivano in nazionale, e quindi forti, spesso hanno problemi di mobilità
Alcuni ragazzi che arrivano in nazionale, e quindi forti, spesso hanno problemi di mobilità

Potenziali preclusi?

Compri infatti, parlando del lavoro con il bilanciere libero, e quindi con maggiori esigenze di equilibrio e coordinazione, ci aveva detto che a volte arrivano in nazionale dei giovani che hanno difficoltà ad eseguire delle accosciate in modo corretto.

«Sapere eseguire un esercizio in modo armonico, significa anche essere efficienti – ha spiegato Compri – la componente coordinativa è molto importante. Per questo dico che è importante che i giovani non abbandonino presto questi aspetti. Oggi già a 11-12 anni non fanno più certi esercizi, quando è quello invece il momento migliore per farli ed acquisire determinate qualità. Anche perché a 18-19 anni poi si complica tutto. A quell’età puoi riprendere una certa mobilità, ma non migliori più il tuo potenziale».

Compri spiega come, una parte delle ore di lavoro che potrebbero servire per migliorare la prestazione, vanno invece “perse” per lavorare sulla correttezza del movimento, sul recupero di una parte della mobilità. Non solo, ma non eseguendo correttamente l’esercizio anche i carichi di conseguenza sono inevitabilmente più bassi. Quindi di riflesso si perde anche sulla prestazione.

Per farla breve: un ragazzo che potrebbe magari sollevare 30 chili – un numero a caso – allo stato attuale ne solleva 20, altrimenti rischia d’infortunarsi.

L’uso di una tavoletta propriocettiva può aiutare a ritrovare una certa mobilità, ma non sarà mai paragonabile ai movimenti che si acquisiscono da bambini
L’uso di una tavoletta propriocettiva può aiutare a ritrovare una certa mobilità, ma non sarà mai paragonabile ai movimenti che si acquisiscono da bambini

Società più statica

E qui, come accennato, il discorso si allarga. In campo ciclistico, molti ragazzi dopo una certa età, diciamo dalla categoria allievi, s’incentrano soprattutto sulla prestazione e tralasciano questi aspetti. In campo più generale, la società (e le abitudini) attuali portano ad avere dei bambini più statici, nel vero senso della parola. Leggasi, divano, tablet, smarthpone…

Continua Compri: «Il problema della mobilità è che si sta confondendo il movimento con allenamento. Oggi si pensa che mandare i propri figli in palestra o calcio due ore alla settimana significhi fare movimento. Ma se poi stanno tutto il tempo fermi non serve poi a molto.

«Tutti i movimenti che noi facevamo da bambini come giocare a pallone, salire su un albero, correre, saltare, fare le impennate in bici, giocare a nascondino… non erano solo fini a se stessi. Davano un complesso di movimenti, di capacità coordinative generali utili per la base della persona. Qualità che si stanno perdendo».

Acquisire nei momenti giusti certe abilità, significa poi anche guidare bene da grandi in ogni situazione (qui VdP in Val di Sole lo scorso anno)
Acquisire nei momenti giusti certe abilità, significa poi anche guidare bene da grandi in ogni situazione (qui VdP in Val di Sole lo scorso anno)

Riflessioni a 360 gradi

E qui sarebbe importante anche un intervento maggiore da parte di Ministero dell’Istruzione, della Sanità… un tema gigantesco. Impossibile dare soluzioni semplici e nel breve periodo, è ovvio. Ma restando più vicini ai nostri argomenti, vale a dire quelli legati al ciclismo agonistico, quell’insieme di movimenti da bambini serve. E almeno i nostri tecnici dovrebbero curarli.

«Bisogna considerare che dal momento in cui nasciamo – spiega Compri – perdiamo mobilità: l’articolarità va a contrastare la mobilità. E questo induce alla precocità della riduzione delle possibili espressioni dell’atleta». Ritorniamo all’esempio del ragazzo che potrebbe sollevare 30 chili, ma ne alza 20.

«Abbiamo una base sempre più piccola di juniores e under 23 su cui lavorare. E la base dipende non solo dal numero dei tesserati, ma anche da questo discorso del movimento più generale».

Posizioni avanzate: lavoro a secco sulla catena posteriore, ma non solo

04.11.2023
5 min
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Posizioni moderne, posizioni raccolte. Non è la prima volta che trattiamo questo argomento. Lo abbiamo fatto dal punto di vista biomeccanico, da quello relativo ai “nuovi” dolori, stavolta lo facciamo da quello muscolare e della preparazione a secco. E lo facciamo con l’aiuto (fondamentale) di Marco Compri, preparatore delle nazionali della FCI.

Compri è l’esperto dei pesi, per dirla in soldoni. Palestra, esercizi a secco, equilibrio, coordinazione… sono il suo mondo.

Marco Compri fa parte dello staff performance della Federciclismo
Marco Compri fa parte dello staff performance della Federciclismo
Marco, a posizioni nuove, più raccolte, corrispondono esercizi nuovi? Cambiano le preparazioni a secco?

Credo che prima vada fatta una premessa. Quando parliamo di allenamento a secco parliamo di un allenamento a-specifico con il quale non si può avvicinare la specificità del gesto. Devi allenare al meglio quel muscolo, quel distretto muscolare e poi si fa la trasformazione in bici. Con l’allenamento a secco vai a tirare fuori il meglio della forza che può darti quel muscolo, a prescindere da quel che sarà poi il movimento finale. Ricordiamoci infatti che il cervello riconosce il movimento e non il muscolo: questa è una regola molto importante.

Quindi non c’è questa relazione fra posizioni in bici diverse e allenamento a secco? Si dice che stando più avanti sulla pedaliera lavori molto di più la muscolatura posteriore.

Sicuramente è più importante lavorare con carichi liberi, il classico bilanciere sulle spalle e non quello che scorre nel macchinario. In questo modo si attivano più assi e poi questa produzione di forza si traduce in bici. La palestra è la componente analitica dell’allenamento.

L’obiettivo primario è sviluppare la forza, insomma?

Esatto. Sappiamo che un certo tipo di tensioni in bici non le sviluppi, non hai una certa durata e una certa forza da contrastare, così come ci sono degli stimoli che la palestra non può dare. Nel mezzo c’è una gamma di lavori che si possono fare in bici. Faccio un esempio: devo allenare la forza massima. Meglio farla in palestra, soprattutto per soggetti con caratteristiche neuromuscolari importanti, come i velocisti.

Lo squat libero col bilanciere resta uno degli esercizi più efficienti, sia per la catena posteriore che per quella anteriore
Lo squat libero col bilanciere resta uno degli esercizi più efficienti, sia per la catena posteriore che per quella anteriore
C’è quindi un limite che dice che alcuni esercizi è meglio farli in palestra e altri in bici?

Direi che se si deve riprodurre un esercizio di forza che in bici è fino a 50 rpm, anche 60 rpm, allora è meglio farli in palestra. Mentre al di sopra, meglio la bici. Per un velocista che tocca anche le 140 rpm non si può riprodurre in palestra un gesto tanto veloce.

Ci sorge una domanda. Ma se è così, allora non ha senso fare le famose SFR?

Dipende. Le classiche SFR a 50 rpm al medio potrebbero ancora andare bene per alcuni soggetti, vedi gli scalatori puri. Bisogna sapere che si parla di allenamento della forza quando si attiva almeno il 30 per cento del proprio massimale. A quelle pedalate e a quell’intensità lo scalatore, forse, ancora ci riesce perché di base ha poca forza.

Chiaro…

Se il suo massimale è 650 watt, il 30 per cento della sua forza è poco più di 200 watt e a 50 rpm al medio forse ci sta. Ma se lo deve fare un velocista che ha più forza e magari il suo medio è 350 watt diventa piuttosto impegnativo, magari è alla soglia, e non sono più le classiche SFR. Il tutto dipende dalle qualità metaboliche del soggetto.

Adam Yates e la sua posizione particolarmente avanzata
Adam Yates e la sua posizione particolarmente avanzata
Tempo fa pubblicammo una foto di Adam Yates tutto spostato in avanti. Questi soggetti così avanzati non stressano di più il bicipite femorale? Non devono fare qualcosa in allenamento?

Ci sono tre concetti: il primo, ripeto, è lo stimolo della forza pura, quindi un lavoro a-specifico, poi c’è il concetto dell’allenamento dei muscoli e il terzo che il corpo umano è in equilibrio antero-posteriore e per me non è mai ideale sovraccaricare una catena muscolare rispetto all’altra. Anche perché c’è il noto concetto dei muscoli protagonisti e antagonisti. E per un muscolo che favorisco, ce n’è un altro che fa da freno. Con queste posizioni si spinge di più con la catena posteriore è vero, ma in realtà più del bicipite femorale è interessante il grande gluteo, che è un muscolo potentissimo. Un muscolo che tanti allenano ma che pochi sono in grado di attivare.

Cioè?

Come detto, il cervello riconosce il movimento e non il muscolo, quindi è importante allenare tutta la catena della coscia tramite la coordinazione intramuscolare… allora sì che è efficace e si sfruttano i muscoli.

Il trust, esercizio ottimo per il trofismo dei glutei, ma non ideale per il ciclista in quanto “isolato” dalla catena posteriore
Il trust, esercizio ottimo per il trofismo dei glutei, ma non ideale per il ciclista in quanto “isolato” dalla catena posteriore
Quindi come si allena il gluteo?

Non c’è un modo selettivo, bisogna capire questo: il corpo umano lavora in equilibrio con più distretti. Lo squat – nei suoi vari tipi – può essere un ottimo esercizio. Lo squat libero intendo e sapete perché? Perché può sembrare banale ma per farlo si coinvolgono 276 muscoli. E’ un movimento complesso e come si fa a dire: attivo solo il gluteo? Poi chiaramente ci sono esercizi che stimolano più o meno specifici muscoli. Lo stesso gluteo per esempio si può fare con il trust: spalle sulla panca e piedi a terra, pesi sull’inguine, si spezza la catena del tronco e si fa su e giù col bacino. Di certo si avrà un gluteo più trofico, ma non è detto che si riesca poi ad attivarlo in bici.

Insomma se abbiamo ben capito, lo sviluppo della forza anche per quei muscoli più stressati dalle nuove posizioni non si fa in modo specifico. Non si va a lavorare solo sul gluteo o sul bicipite femorale, ma sull’intera catena e sempre in un’ottica di equilibrio generale…

Esatto, bisogna saper attivare in maniera armonica i muscoli. Per questo a mio avviso è molto importante fare esercizi a carico libero, perché ci sono le componenti di equilibrio e di coordinazione. Perché poi dobbiamo esprimerci al meglio in una realtà complessa, che è la pedalata.

Inverno 2022, il boom di palestra e pesi: che ne pensa Compri?

17.02.2022
6 min
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Tutti i corridori che abbiamo intervistato nell’arco di questo inverno ci hanno detto di aver incrementato l’allenamento in palestra. Non solo, ma molti, e non necessariamente i velocisti, ci hanno anche detto di aver intenzione di non mollarla del tutto nel corso della stagione.

Che si andasse verso un cambiamento era chiaro in questi anni, ma questa svolta è alquanto decisa. Ne parliamo con Marco Compri, che fa parte dello staff Performance della FCI e lavora trasversalmente con tutte le squadre nazionali.

Marco Compri ha seguito il raduno di BMX della nazionale che si è tenuto qualche giorno fa a Padova
Marco Compri ha seguito il raduno di BMX della nazionale che si è tenuto qualche giorno fa a Padova
Marco, cosa succede dunque?

Forse sta cambiando la cultura dell’allenamento. Quando si parla di preparazione, non c’è più solo la dimensione dell’aspetto metabolico, ma il comparto della forza assume maggiore rilevanza. E questo vale tanto più quando un atleta ha un certo tipo di fibre muscolari e può esaltare le sue qualità..

Altre idee insomma…

Più che altre idee è che non si può lavorare su ciò che non si è, ma si preferisce esaltare appunto le qualità che già si hanno. Ecco allora che sempre più atleti si avvicinano e danno continuità al lavoro sulla forza in palestra. L’idea prevalente, in particolare negli stradisti, è ancora quella di allenarsi eseguendo tante ripetizioni: poche serie e basso carico. Il che può inizialmente andar bene, ma si deve essere consapevoli che in questo modo alla fine si allena sempre la resistenza, non certo la forza massima. Lo step successivo, pertanto, è quello di pensare: faccio palestra per allenare ciò che non posso fare in bici: la forza massima, che condiziona tutte le altre qualità di forza.

In tanti ci hanno parlato dei richiami anche nel corso della stagione agonistica. Come faranno?

Facciamo un distinguo: di che specialità parliamo? Pista endurance? Strada? Velocità su pista? Tutto va contestualizzato… Se l’ambito è la strada allora, alleno la forza come una qualsiasi qualità nel corso della stagione, ma devo fare dei picchi di volume di lavoro.

I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività. Ed oggi sembra essere una caratteristica sempre più richiesta. Qui, Jonathan Milan
I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività. Ed oggi sembra essere una caratteristica sempre più richiesta. Qui, Jonathan Milan
Intendi dei periodi più intensi?

Periodi con maggior volume di lavoro. Si chiama tonnellaggio. Il carico totale di pesi che si solleva durante l’anno. Nel corso dei 12 mesi osservo dei periodi (di carico) in cui devo concentrare il 20% del tonnellaggio. Se, per esempio, ho due picchi di forma, devo prevedere due momenti ad elevato tonnellaggio. Questi sono momenti molto significativi nell’insieme del lavoro di preparazione sulla forza generale (lo stesso accade anche per le altre qualità metaboliche).

E come si effettua questo carico?

È un lavoro aspecifico. Squat, stacchi per fare alcuni esempi o la pressa per chi è meno esperto o meno capace di gestire elevati carichi con esercizi complessi. Si lavora con carichi prossimi ai massimali. Quando invece ci si avvicina alle gare si cerca di lavorare più sull’esplosività. Anche se non sarebbe male fare un richiamo aspecifico con i pesi ad elevato carico oltre a quelli con carico naturale anche nel corso della stagione.

Perché?

Perché anche se sono vicino al top della forma, la forza massima va stimolata. Questo concetto potrebbe anche essere “trascurabile” per un passista e per uno scalatore, ma non per un velocista. Lo sprinter è bene che li riprenda con una certa continuità, altrimenti nell’arco di due mesi c’è un decadimento significativo della forza.

Marco, hai parlato di lavoro aspecifico: cosa intendi?

Per lavoro aspecifico intendo quello che non si fa in bici. Le SFR, le partenze da fermo… sono un lavoro di forza specifico per il ciclista. Mentre sollevare i pesi, fare squat, fare dei balzi… sono un lavoro aspecifico.

Marco Canola alle prese con la pressa. Questo macchinario resta tra i più usati dai ciclisti
Marco Canola
Marco Canola alle prese con la pressa. Questo macchinario resta tra i più usati dai ciclisti
Come si fa a fare palestra durante l’anno tra una gara e l’altra?

Come detto, chi non è un velocista durante l’anno può fare dello squat a carico naturale eseguendo esercizi quali i balzi, pistols o squat jump, ma uno sprinter no. Lui lavora ancora con l’80% del massimale, anche se riduce un po’ il tonnellaggio (lo ricordiamo, il totale dei chili sollevati, ndr). Questa soluzione per me può andare bene anche per il passista e lo scalatore. E questi richiami andrebbero fatti due volte a settimana.

Due volte? Ma non è tanto nel pieno della stagione?

Perché è tanto? Se un atleta lo fa con regolarità da 7-8 anni, se ha dimestichezza con certi volumi di tonnellaggio, non ha problemi. L’importante aumentare il tonnellaggio in certi momenti e ridurlo in altri. E poi secondo voi un lavoro in palestra quanto dura? Non dovrebbe andare oltre i 40’-50′.

Come mai?

Quando si parla di forza bisogna considerare due aspetti: l’allenamento del sistema ormonale e quello del sistema nervoso. Quest’ultimo è quello che si stimola prevalentemente sopra una certa percentuale di carico. Il sistema ormonale invece dopo 40′ va a decadere e il lavoro di forza non è più produttivo. Un body builder per esempio lavora in palestra anche per due ore e mezza, ma va alla ricerca dell’ipertrofia, non la forza. Va alla ricerca di un’estetica muscolare. Mentre al ciclista serve una forza funzionale.

C’è un momento in cui il lavoro massimale in palestra stimola una certa produzione ormonale che massimizza quello stesso lavoro, insomma. E anche alla luce di tutto ciò cosa ne pensi della trasformazione? Perché quello che sembrava un dogma, non è più così. Abbiamo sentito chi, dopo la palestra, non usciva in bici o faceva i rulli…

Dipende molto dalla storia dell’atleta. A mio avviso è molto efficace fare la palestra prima (lavoro aspecifico) e poi continuare con la forza massima in bici (lavoro specifico). L’uscita in bici a seguire è breve e deve includere lavori di partenza da fermo, a bassa velocità o anche lanciati. 

I bilancieri però stanno sostituendo proprio la pressa. Qui, Davide Cimolai
I bilancieri però stanno sostituendo proprio la pressa. Qui, Davide Cimolai
E in questa uscita non si fanno SFR? Se parli di forza massima…

E’ universalmente riconosciuto che le SFR allenano soprattutto la componente di resistenza. E io preferisco distinguere le due tipologie di forza nell’allenamento: la forza massima in una seduta e la resistenza in un’altra seduta. Quindi dopo la palestra farei volate, partenze da fermo o da bassa velocità… Mentre le SFR le farei in un altro momento, in un altro giorno, magari anticipando il lavoro metabolico al giorno precedente.

Abbiamo parlato principalmente di stradisti, ma un Viviani che deve fare la spola tra pista e strada?

Elia Viviani è un velocista, pertanto anche durante la stagione può andare in palestra due volte alla settimana. E poi va chiarito anche il concetto di settimana. Sarebbe meglio parlare di microciclo, che è il periodo più breve della periodizzazione, piuttosto che di settimana. Il microciclo può coincidere con la settimana, ma non è scontato. Tornando ad Elia, lui fa endurance in pista e non ha grandi problemi a fare due sedute. Un velocista su pista, invece, dovrebbe fare anche tre o quattro sedute in palestra nell’arco del microciclo.

Ma è vero che si fanno dei richiami anche durante un grande Giro o è una leggenda metropolitana?

Durante no. Io almeno non l’ho mai sentito. Durante un grande Giro d’Italia si fa una fatica importante, ma forse potrebbe esserci un aspetto da valutare per i velocisti. In una corsa a tappe di tre settimane diventa esponenziale la richiesta di resistenza e questa fa appiattire l’esplosività. Se il velocista ne sente il bisogno, qualche balzo a carico naturale o un qualcosa che sia meno stressante dal punto di vista dell’impegno nervoso/ormonale, può farlo. E poi dipende ancora dall’obiettivo del velocista di cui parliamo. E’ uno che va a casa dopo una settimana? E’ uno che punta alla volata finale dell’ultima tappa? Nel primo caso non c’è nessun problema, nel secondo è un pò da valutare. Alla fine se dovesse fare dei balzi si tratterebbe di un impegno breve. Ma certo non è facile.

Compri, la forza giusta per il quartetto fra strada e palestra

11.06.2021
5 min
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Un boccone tira l’altro. Così, dopo le parole di Scartezzini sul gap di forza fra gli uomini del quartetto che hanno lavorato tanto in palestra e gli stradisti reduci dal Giro, abbiamo chiamato in causa Marco Compri, figura chiave del Centro Studi Federale, preposto al lavoro in palestra. Rendendoci conto che un conto è il vecchio approccio un po’ sognatore del “prendi la bici e vai” e altra cosa è preparare le Olimpiadi 2020 su pista. Non ti inventi niente!

Lavori di equilibrio e stabiltà, necessari al passaggio dalla strada alla palestra: qui Ganna
Lavori di equilibrio e stabiltà, necessari al passaggio dalla strada alla palestra: qui Ganna
Ha ragione Scartezzini: per Viviani e soci si annunciano tempi duri?

I ragazzi hanno un protocollo per i lavori di forza, sia che vengano dal Giro, sia che siano stati a Livigno per allenarsi. Chiaro che quando arrivi dopo tre settimane di corsa, è necessaria una fase di adattamento prima di approcciare lavori prossimi ai massimale, soprattutto con esercizi complessi come lo squat, che richiede un perfetto controllo della tecnica esecutiva, altrimenti si rischia di farsi male. Non a caso nei giorni a Livigno, Elia ha caricato  con la pressa e non con lo squat.

Parliamo di lui, allora, visto che lo segui direttamente. Che cosa ha significato per lui fare il Giro?

Ha accumulato rilevanti volumi di resistenza alla forza per cui ora è il momento di fare il richiamo dei massimali. Chi invece era già a Livigno ad allenarsi ha mantenuto la confidenza con i gesti e l’affinità con i carichi. Quando è salito a Livigno dopo il Giro, Elia ha iniziato questa fase di adattamento. Siamo in contatto costante con lui e Diego Bragato e abbiamo concordato che la settimana scorsa sarebbe stata usata per riprendere confidenza con il gesto, in riferimento allo squat.

I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività
I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività
Palestra è solo questo?

No, appunto. Si lavora anche al core stability. Su esercizi complementari legati alla funzionalità dei gesti. Poi si cura l’esplosività, facendo balzi di vario tipo. Non tutti hanno la stessa consuetudine con la palestra, per cui il lavoro non è tanto una ricerca del carico fine a se stessa, ma tutela del corridore.

A cosa è serve allora andare a correre alla Adriatica Ionica Race?

Dal punto di vista metabolico, sarà una ripresa di intensità, mantenendo però la frequenza del lavoro. Si tratta di una corsa di tre giorni, non cambia niente e si può inserire benissimo nella programmazione del lavoro. Invece nella corsa di tre settimane la dimensione dei massimali di forza si riduce perché prevale la resistenza.

Meglio il Giro e poi il lavoro di qualità oppure quello che hanno fatto Scartezzini e gli altri?

Non esiste un meglio o un peggio, bisogna gestire le situazioni che si presentano. Come allenatori abbiamo il monitoraggio dei valori per qualità e quello che non si riesce a coprire con le gare, lo copriamo con gli allenamenti.

Riunione fra tecnici a Montichiari: da sinistra Villa, Lupi della Bmx, Marco Compri e Diego Bragato
Riunione fra tecnici a Montichiari: da sLupi della Bmx, Marco Compri e Bragato
Qual è il vantaggio di fare un Giro d’Italia?

La prerogativa, non so se sia giusto parlare di vantaggio, è che al Giro si mette insieme un grosso volume di lavoro, che permetterà poi all’atleta di concentrarsi su lavori di altissima qualità, sapendo di poggiare su una base molto solida. Gli altri avranno bisogno di aggiungere volume ed è il motivo per cui Villa ha valutato di portarli a correre in Sardegna.

Il Giro e la preparazione in palestra sono in qualche modo paragonabili?

Facciamo una premessa. Quando si lavora sulla forza si ragiona sui massimali, sulla forza resistente e sulla resistenza alla forza. Elia al Giro ha sicuramente lavorato tanto sulla resistenza alla forza , lavori che gli altri a Livigno hanno fatto in bici. Le esperienze sono equiparabili, l’importante, il punto di arrivo è lo stesso per tutti. Fra una decina di giorni dovremo allinearli sapendo che si trovano tutti allo stesso punto o con poca distanza fra loro.

Questi lavori di forza andranno avanti fino a Tokyo oppure a un certo punto si interromperanno?

Finché potremo, continueremo a richiamare la forza. Non sappiamo come sarà in Giappone, ma se non fosse possibile, continueremo comunque a lavorare sulla componente esplosiva tramite i balzi. C’è da dire che raggiunto il massimale, la situazione resta stabile per 10 giorni.

Per Ganna e Scartezzini, due diversi percorsi di avvicinamento
Per Ganna e Scartezzini, due diversi percorsi di avvicinamento
Palestra e bici restano integrate oppure una ha il sopravvento?

Sono e devono essere integrate e complementari. La componente aspecifica, cioè quella con preponderanza della palestra, magari sarà più utilizzata quando l’evento è lontano. Poi, avvicinandosi l’appuntamento, si andrà a intensificare la componente specifica, cioè la bici. A Montichiari ora abbiamo la palestra e combinare le due fasi è molto più semplice. In assoluto però non c’è mai solo una oppure l’altra.

E comunque l’approccio con la palestra è molto cambiato…

Notevolmente. E’ cambiata la consapevolezza degli atleti, che una volta usavano la palestra d’inverno e solo pochi velocisti facevano richiami nei periodi morti della stagione. Ed è cambiata l’impostazione stessa del lavoro in palestra, che ci permette di fare quei lavori che in bici non sono possibili.

Palestra tutto l’anno e bilanciere in mano

01.04.2021
5 min
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Palestra, elemento sempre più imprescindibile nella preparazione di tutti gli sport. Anche del ciclismo. Una volta, 20 anni fa non 100, i diesse ti dicevano di andare a comperare persino il pane in bici. Di non camminare, di non fare le scale… Bici e soltanto bici. Adesso in palestra si lavora tutto l’anno. E lo fanno anche gli scalatori.

Ne parliamo con Marco Compri. Laureato in Scienze Motorie, è direttore sportivo di terzo livello e soprattutto collabora con la Federciclismo e il Centro Studi, dove si occupa dei lavori “a secco” degli atleti.

La forza al centro

«Esatto, mi occupo della gestione dei volumi e dei carichi dei nostri pistard – conferma Compri – oggi la palestra si fa tutto l’anno, ma sono cambiate tante cose. La componente forza è l’altra faccia della medaglia del ciclista. Ci sono la componente metabolica e, appunto, quella della forza. Semplificando al massimo possiamo dire che gli scalatori fanno più riferimento alla prima e i velocisti alla seconda.

«La cultura della palestra sta tornando in modo prepotente perché si ha la necessità di avere dei picchi di forza molto importanti. Oggi in tanti spingono il 54-55 e non è possibile pensare di farlo in modo efficace senza eseguire dei lavori specifici. In bici puoi fare dei lavori sulla forza, ma certi picchi non li raggiungerai mai. E questo è importante per i velocisti, ma non è di minor rilevanza per gli scalatori».

Ed è in quest’ultima frase che sta la chiave del discorso. Avere dei picchi alti è importante anche per gli scalatori perché se decade la forza, decade anche la resistenza. Se si dispone di un picco di forza elevato, migliora l’efficienza della pedalata e soprattutto lo scalatore può lavorare con carichi maggiori nel lungo periodo.

I balzi sono un esercizio di forza e al tempo stesso di equilibrio
I balzi sono un esercizio di forza e al tempo stesso di equilibrio

Richiami o no? 

Ricorrendo alla palestra e ai pesi con una certa costanza ha ancora senso parlare di richiami? Oppure sarebbe meglio definire la palestra come “parte integrante della preparazione?

«Il lavoro – dice Compri – è cambiato perché è cambiato l’approccio alla palestra. Fino a 5-6 anni fa si facevano dei lavori a basso carico: il lavoro era finalizzato alla resistenza. Adesso invece è finalizzato alla forza. In pratica si fanno più serie e meno ripetute ma con più peso (esempio con numeri a caso: prima si facevano 2 serie da 30 ripetute con 10 chili, adesso si fanno 4 serie da 10 ripetute con 40 chili, ndr).

«Di base – riprende Compi – i corridori ricorrono alla palestra in modo importante in due momenti della stagione: all’inizio e nella pausa maggiore, ma poi non la tralasciano per oltre dieci giorni. Quando si fanno questi richiami si lavora con l’80-85% del proprio carico massimale (se ho un massimale di 100 chili, lavoro con 85 chili, ndr). Ma perché si lavora con una certa regolarità? Perché è diverso l’approccio agli attrezzi. Prima si ricorreva molto ai macchinari, adesso si tende a lavorare a corpo libero e con il bilanciere. E se fai passare troppi giorni, poi perdi il picco e l’efficienza del gesto stesso. E anzi, rischi di farti male. Molti atleti appena finiscono il Giro d’Italia, per esempio, riprendono immediatamente con il lavoro in palestra, altrimenti i loro massimali decadono sensibilmenteı».

Una vecchia foto di Miguel Angel Lopez impegnato con il bilanciere
Una vecchia foto di Miguel Angel Lopez impegnato con il bilanciere

I segreti del bilanciere

Si preferisce utilizzare un attrezzo a corpo libero come il bilanciere anziché i macchinari perché oltre alla forza, non va trascurata la stabilità. Aspetto che gli atleti della mountain bike, anche per altre ragioni, hanno capito con molti anni in anticipo

«Nella preparazione di un ciclista – spiega Compri – non va trascurata la gestione del mezzo. La bici è stabilizzata dal ciclista, ma il ciclista per stare in equilibrio deve attivare molti muscoli. Serve quindi fare del “core stability” intervenendo anche su arti superiori, addominali, glutei… Ma se io lavoro sui singoli distretti muscolari senza “raccordo”, il lavoro resta incompleto. Lo squat fatto con il bilanciere attiva 272 muscoli contemporaneamente, se invece metto il peso in un punto isolato non li attivo tutti. Elimino tutto ciò che mi stabilizza. Fare lo squat col bilanciere anche se meno specifico è più funzionale.

«Altra cosa che si sottovaluta: con il macchinario la velocità di esecuzione e la forza impressa sono costanti. Con il bilanciere c’è il momento iniziale che richiede un grande sforzo per rompere l’inerzia. E di conseguenza cambia anche la velocità del gesto».

Canola alla pressa, macchinario valido ma meno efficace del bilanciere secondo Compri
Marco Canola
Canola alla pressa, meno efficace del bilanciere secondo Compri

Scalatori vs velocisti

Se facessimo una sfida di pesi sapremmo già chi vincerebbe, è chiaro. Gli obiettivi di scalatori e velocisti sono diversi. Ma com’è la palestra dell’uno e quella dell’altro? 

«Poniamo – conclude Compri – che la gara obiettivo sia fra sei mesi. Il velocista in questo lasso di tempo lavora costantemente con carichi pari all’85-90% del suo massimale al di là di quello che farà in bici o se farà anche delle gare. Lo scalatore, invece, per i primi due mesi lavora allo stesso modo dello sprinter, con le stesse percentuali di carico, poi inizia a lavorare sulla forza in bici, con le classiche Sfr (e non solo quelle). Ogni tanto torna in palestra ma fa esercizi a corpo libero come balzi, squat monopodalico… e lo fa perché deve mantenere la forza. Per il velocista, che cerca di aumentarla, questo non va bene».