Come si insegna il ciclismo ai ragazzi? L’esempio di Puerini

09.11.2024
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Dietro alla stagione ricca di successi degli allievi del Pedale Chiaravallese c’è un metodo di lavoro ormai assodato, che vi abbiamo raccontato con le parole di Marco Belardinelli. Lo stesso consigliere del team marchigiano ha sottolineato con le sue parole che il grande apporto arriva da chi questi ragazzi li allena giorno dopo giorno. La frase che più ha stuzzicato la nostra curiosità è stata una.

«Siamo consapevoli di avere dei talenti – ci aveva detto – ma è stato bravo l’allenatore a leggere le caratteristiche di ognuno e fare il suo lavoro. All’80 per cento in un successo in questa categoria conta il talento, per il restante 20 per cento conta il metodo. Più si diventa grandi meno il talento pesa a discapito del metodo. Il nostro obiettivo è insegnare loro cosa vuol dire essere dei corridori.

In alto, da destra verso sinistra ci sono Alberto Puerini e i due collaboratori: Tommaso Fiorini e Tommaso Lancioni
In alto, da destra verso sinistra ci sono Alberto Puerini e i due collaboratori: Tommaso Fiorini e Tommaso Lancioni

Parola all’allenatore

Stiamo parlando di Alberto Puerini, allenatore del team allievi, al quale chiediamo subito cosa vuol dire insegnare a questi ragazzi come si diventa ciclisti. Di lui si può dire, in breve, che è stato uno dei dilettanti italiani più forti degli anni 90, pur non essendo mai passato professionista. Si trovò a duellare in salita negli anni di Pantani, Belli e Casagrande, indossando la maglia della Sicc Cucine di Jesi. Ricordi che sembrano lontanissimi, ma che sono indelebili nella memoria di chi ne è stato testimone.

«Abbiamo avuto 20 ragazzi allievi – dice Puerini – e non sono pochi. In più erano suddivisi in tutte le specialità: strada, pista, mountain bike e ciclocross. Non lavoro da solo, ci tengo a sottolineare, ma mi avvalgo dell’aiuto di due ragazzi. Sono ex atleti del team, hanno corso da noi fino alla categoria juniores. Sono Tommaso Fiorini e Tommaso Lancioni, entrambi hanno un fratello che corre con noi: Edoardo e Teo.

«Avere due aiutanti – spiega – è una grande mano e siamo orgogliosi che due ragazzi che hanno smesso di correre abbiano comunque deciso di rimanere nel team, anche con un ruolo diverso. Quello che li spinge è il voler proseguire nel mondo del ciclismo ma con un ruolo diverso e con tanta passione per questo sport. Spesso li tengo con me, anche durante gli allenamenti: loro in bici con i ragazzi e io in ammiraglia. Concordiamo insieme il lavoro da fare e spesso li lascio fare da soli, per imparare».

La gara serve per testarsi e mettersi alla prova, sostenendosi a vicenda
La gara serve per testarsi e mettersi alla prova, sostenendosi a vicenda
Quindi alla base di una squadra vincente c’è un’altra squadra…

I due Tommaso mi aiutano tanto, ho 57 anni e ho vissuto un ciclismo tanto diverso, sia da corridore che come diesse. Avevo smesso, per questioni familiari, poi cinque anni fa sono salito nuovamente in ammiraglia. Avere due ragazzi giovani al mio fianco permette di instaurare un contatto diretto con i corridori. Si trovano a interfacciarsi con persone più vicine alla loro età e fanno meno fatica a capirsi. Il loro è un compito importante perché riescono a trovare una chiave di comunicazione con i ragazzi per entrarci in sintonia. Riuscirci vuol dire anche saper poi tirare fuori il massimo da ognuno di loro.

Da cosa si parte?

Sembra scontato ma dalla passione. Se c’è questo aspetto allora tutto è più facile. Poi bisogna entrare nelle loro grazie per farsi ascoltare, ma il ciclismo ormai è molto pratico. I ragazzi chiedono di fare e provare e poi si corregge il tiro. A volte arrivano a pretendere troppo da loro stessi, devono capire che in questa categoria si deve imparare tanto. 

Qui nel ritiro fatto a luglio, dove hanno lavorato anche con figure esterne, come uno psicologo
Qui nel ritiro fatto a luglio, dove hanno lavorato anche con figure esterne, come uno psicologo
Si deve imparare a essere ciclisti…

E lo si fa mattone dopo mattone. Ci vuole tempo, ma spesso arrivano a voler bruciare le tappe. Questo perché vedono il ciclismo ora, dove tra gli juniores sei già chiamato a vincere. E non tutti possono diventare ciclisti, ma vedi già chi ambisce a diventare diesse. Ci sono ragazzi che magari non hanno le qualità atletiche ma li muove una passione incredibile. Vogliono conoscere, capire e apprendere. Tutte cose che possono portarli a diventare dei diesse. 

In che modo cerchi di insegnare loro il ciclismo?

Si parte dalla pratica. Il discorso pre gara lo facciamo ma non mi interessa molto. Io voglio parlare con loro alla fine, quando hanno compiuto le loro scelte e capire insieme il perché. Parlo al gruppo, loro mi rispondono e si confrontano. Poi tocca a me dire come avrebbero potuto fare in una determinata situazione. Sono delle spugne. Ho in testa un’immagine del campionato italiano cronometro a squadre che fa capire tanto di come lavoriamo. Dopo l’arrivo, nonostante avessimo vinto, ho parlato con i ragazzi e spiegato loro qualche dettaglio su come migliorare ancora. Anche se si vince ci sono sempre delle cose da migliorare. 

I ragazzi del Pedale Chiaravallese passano anche del tempo in palestra, imparando ad allenarsi con gli attrezzi
I ragazzi del Pedale Chiaravallese passano anche del tempo in palestra, imparando ad allenarsi con gli attrezzi
Ci sono altri episodi di cui ha ricordo?

Nell’arco di una stagione ce ne sono tanti. Quello che mi piace è farli lavorare e correre con l’istinto. Dico sempre: «Quando siete in gara parlatevi, agite e se poi non viene bene una cosa capiamo il perché». E’ importante capire il motivo per il quale si fanno determinate scelte. Ora si fa fatica a imparare a correre, i ragazzi hanno tanti strumenti: misuratore di potenza, cardiofrequenzimetro, preparatori, nutrizionisti. Sono molto preparati, ma sopra alla bici comanda sempre l’istinto. 

E questi ragazzi di cosa hanno bisogno per far crescere il loro istinto?

Forse mancano di coraggio e intraprendenza. Questi strumenti nuovi servono per analizzare bene i dati ma bloccano un po’ il corridore. Prima si guardava meno al poter risparmiare energie e si correva ascoltando il proprio fisico. Per un ragazzo giovane è fondamentale questo aspetto. 

Coach Puerini con uno dei genitori, che non fanno mancare il proprio supporto al team e ai ragazzi
Coach Puerini con uno dei genitori, che non fanno mancare il proprio supporto al team e ai ragazzi
Passando all’aspetto tecnico, invece?

Si allenano meno, ma con maggiore intensità. Noi abbiamo una media di 12 ore a settimana. L’allenamento lungo è da 3 ore, massimo 3 ore e 30 minuti. A inizio stagione, gennaio per intenderci, non usciamo nemmeno tutti i giorni, ma un paio a settimana. Poi si aumenta gradualmente fino ad arrivare alle 12 ore che dicevamo prima. Una cosa che abbiamo provato quest’anno e che è andata bene è il correre con programmi delineati. Quindi non si corre tutte le domeniche ma si riposa, per arrivare più freschi alle gare sulle quali si punta. 

Un metodo da “adulti”. 

Più che da adulti quasi conservativo. Comunque sono ragazzi di 15 e 16 anni, hanno tanti altri impegni oltre al ciclismo. C’è la scuola, la famiglia, gli amici. Vero che se si vuole diventare corridori serve correre e migliorare, ma il riposo non è un fattore da sottovalutare. A qualsiasi età.

Pedale Chiaravallese: i successi che premiano il metodo di lavoro

03.11.2024
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Il Pedale Chiaravallese, società marchigiana, ha vinto la classifica a punti nella categoria allievi, diventando campione d’Italia. Un riconoscimento arrivato alla fine di un anno di lavoro e di tanti successi individuali e di squadra. Sono ben cinque le maglie tricolore conquistate in questo 2024: la prima con Tommaso Cingolani che ha vinto il campionato italiano a cronometro. Mentre le restanti quattro sono firmate da: Andrea Alessiani, Edoardo Fiorini, Lorenzo Iaconeta, Teo Lancioni che si sono aggiudicati il titolo nazionale nella cronometro a squadre. Inoltre il Pedale Chiaravallese si è messo in luce anche in altre discipline: dalla mountain bike alla pista. Avevamo sentito lo staff del team a inizio anno, quando ci avevano spiegato il loro metodo di lavoro e gli obiettivi prefissati. 

«Sicuramente – dice Marco Belardinelli, consigliere del team – non ci aspettavamo questi risultati, o per lo meno così tanti. Abbiamo ottenuto tante vittorie soprattutto tra gli allievi con cinque maglie tricolori con altrettanti ragazzi. Risultati che sicuramente fanno piacere a tutti: allenatori, sponsor, società e ragazzi stessi. Sono cose che capitano raramente, speriamo da un lato possa essere l’inizio di un ciclo. Noi vogliamo essere una società in crescita e sempre pronta a migliorarsi. Non i più bravi, ma mettere sempre più passione e impegno. E’ una cosa utile per tutti noi, che ci fa tirare fuori sempre il meglio da noi stessi».

I risultati? Una conseguenza

A livello giovanile i risultati fanno piacere, ma non devono riempire la bocca di chi li ottiene. Anzi, devono essere uno sprone per crescere e mantenere alta la qualità del lavoro offerto, perché per fare tutto questo il Pedale Chiaravallese ha lavorato per anni. Le cinque maglie sono la dolce conseguenza di un impegno costante. 

«Come società – prosegue Belardinelli – siamo sempre stati inclini a partecipare a eventi e gare. Non per vincere ma con l’idea di fare esperienza e insegnare qualcosa ai nostri atleti. Il campionato italiano cronometro a squadre lo facciamo da anni non per il successo, ma per la crescita dei corridori. Si può arrivare preparati a un appuntamento e comunque non vincere, il successo è solamente la punta dell’iceberg».

Quella del Pedale Chiaravallese è per prima cosa una scuola di ciclismo, dove i ragazzi possono imparare
Quella del Pedale Chiaravallese è per prima cosa una scuola di ciclismo, dove i ragazzi possono imparare
E’ andato tutto secondo i piani in questo 2024?

Non tutto – racconta – il progetto juniores deve essere rivisitato e nel 2025 cambierà forma. Ci siamo resi conto che da quel lato si fa tanta fatica nel proporre un’attività perché serve proporla di altissimo livello. Cambieremo programma allargando la collaborazione e appoggiandoci a società diverse per proporre ai ragazzi la giusta attività. Abbiamo capito che nel futuro, si parla del 2027, non avremmo avuto i mezzi per strutturare e organizzare una squadra nella maniera migliore. 

Si può ripartire dai successi dei giovani, che sicuramente portano tanto entusiasmo…

Quando una società vince aumenta la sua visibilità, senza ombra di dubbio. Non parliamo di portare via corridori alle altre squadre, ma di avvicinare ragazzi nuovi al ciclismo. Nelle scuole e sul territorio il riscontro si vede. Ma il nostro orgoglio più grande è l’aver strutturato una società a 360 gradi. L’anno prossimo sei ragazzi della scuola di ciclismo passeranno giovanissimi, è un bel carico di ciclisti.

Qui il gruppo degli allievi al Giro delle Tre Province
Qui il gruppo degli allievi al Giro delle Tre Province
Quando parli di società strutturata a 360 gradi cosa intendi?

Che il rapporto tra tutte le figure interessate è positivo. Tra l’allenatore e i ragazzi, ma anche tra la società e i genitori. Questi non devono essere emarginati, ma inclusi. Nella riunione fatta martedì scorso per parlare del 2025 siamo andati a sottolineare l’importanza dei ruoli. Ognuno ha il suo, anche i genitori. La loro inclusione nel progetto è fondamentale perché fanno parte del consiglio, parlano con i figli e gli allenatori. Ma tutto questo deve essere fatto in maniera super partes. La finalità ultima è costruire un ambiente sano per tutti. 

Come fate a non far montare la testa ai ragazzi? Passaci il termine.

Non siamo una società che fa grandi feste, siamo già all’opera per l’anno prossimo. Non con l’intento dei risultati ma per dare continuità al cammino. Alcuni dei nostri atleti sono già impegnati nel ciclocross, per dire. Il risultato ottenuto in questo 2024 serve per dare maggiore energia e fiducia tra le parti. La società ha maggior fiducia nel percorso che propone, i ragazzi nell’allenatore e così via. Fa tutto parte di un cammino. 

Il Pedale Chiaravallese ha vinto la classifica a punti riservata alla categoria allievi per il 2024
Il Pedale Chiaravallese ha vinto la classifica a punti riservata alla categoria allievi per il 2024
A tutte le età si parla di allenamenti e ore, voi come lavorate con i ragazzi?

Senza stress, non è che abbiamo allenato gli allievi come se fossero juniores per vincere. Siamo consapevoli di avere dei talenti, ma è stato bravo l’allenatore a leggere le caratteristiche di ognuno e fare il suo lavoro. All’80 per cento in un successo in questa categoria conta il talento, per il restante 20 per cento conta il metodo. Più si diventa grandi meno il talento pesa a discapito del metodo. Il nostro obiettivo è insegnare loro cosa vuol dire essere dei corridori. 

E cosa vuol dire?

Che si insegna il ciclismo a questi ragazzi. Vi faccio un esempio: alla Lugo-San Marino, una gara famosa nelle Marche, la vittoria si decide sempre sulla salita finale. Noi nella prima parte di corsa abbiamo mandato due ragazzi in fuga da soli perché devono capire cosa vuol dire andare allo scoperto e pedalare davanti. Sono stati ripresi gli ultimi tre chilometri e un loro compagno è rinvenuto da dietro arrivando secondo. L’insegnamento è che ci si deve mettere in discussione, imparare, sperimentare e crescere. 

Ci parlavate, nella scorsa intervista, di multidisciplina.

E’ un aspetto per noi fondamentale, e non solo nel ciclocross. Abbiamo ragazzi che corrono su pista e in mountain bike e per farlo non sempre li seguiamo direttamente, o meglio non corrono con la nostra squadra. 

In che senso?

Che ci appoggiamo a società esterne se crediamo che abbiamo maggiori conoscenze e competenze. E’ per il bene del ragazzo, vero non vincerà con la nostra maglia, ma farà l’esperienza migliore per la sua crescita. E’ il nostro metodo di lavoro e continueremo ad adoperarlo, come fatto in passato. Con o senza risultati.

La Gialla Cycling, a Misano Adriatico un territorio tutto da scoprire

21.07.2023
5 min
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L’appuntamento è dal 15 al 17 settembre al Misano World Circuit di Misano Adriatico. L’Italian Bike Festival è arrivato alla sesta edizione e quest’anno oltre alla zona expo, il turismo sarà un elemento imprescindibile dell’evento internazionale. I tre giorni dedicati alla bicicletta e alla mobilità slow, includerà infatti anche La Gialla Cycling, un palinsesto di gare, per tutte le età, per scoprire il territorio romagnolo e le bellezze naturalistiche e culturali. 

Tra gli eventi, anche La Gialla gravel, con ospiti del calibro di Alessandro Ballan e Cadel Evans
Tra gli eventi, anche La Gialla gravel, con ospiti del calibro di Alessandro Ballan e Cadel Evans

Non solo expo

L’evento non si ferma al circuito intitolato a Marco Simoncelli, ma si propone come incentivo alla valorizzazione dei luoghi vicini: La Gialla GF Strada, La Gialla Cicloturistica e La Gialla Gravel, gli sportivi e gli appassionati possono salire in sella e vivere un’esperienza indimenticabile nei percorsi che attraversano paesi ricchi di storia e cultura, immersi nella natura romagnola-pesarese. Da Misano Adriatico alla valle del Conca sul versante romagnolo, e al Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo sul versante marchigiano, fino agli affascinanti borghi in cui si respira un’aria particolare, intrisa di testimonianze storiche ed artistiche. 

L’organizzazione di eventi che si legano intrinsecamente al luogo in cui si svolgono, diventa un’importante leva per esaltare i contesti ed aumentarne l’attrattività su più livelli. Il cicloturismo si conferma essere una tendenza in costante crescita, perché la bicicletta consente di scoprire ed assaporare l’essenza degli splendidi territori italiani, come nessun altro mezzo.

Il trend della sostenibilità e della mobilità lenta esalta le bellezze naturali e culturali, fa apprezzare l’enogastronomia e si coniuga a una tipologia di turismo attivo ricco di esperienze e rispettoso dell’ambiente.

All’interno dell’expo è presente anche una zona dedicata esclusivamente al turismo
All’interno dell’expo è presente anche una zona dedicata esclusivamente al turismo

Bikeconomy

L’Osservatorio Bikeconomy analizza, studia e diffonde i dati che raccontano l’evoluzione del comparto cicloturistico, per fornire informazioni ai decisori politici, affinché venga compiuta una pianificazione politica ed economica più consapevole e vantaggiosa.

Secondo Gianluca Santilli, presidente dell’Osservatorio Bikeconomy, manca ancora una conoscenza approfondita dei vantaggi economici del cicloturismo, e sono largamente insufficienti le competenze per realizzare progetti seri e di alto livello.

«Le ricadute economiche del cicloturismo – ha spiegato Santilli – sono 4,7 miliardi nel 2021 e 7,4 miliardi nel 2022. Una crescita spontanea del 50%, non supportata da alcuna misura specifica. Ciò dimostra che il comparto ha enormi potenzialità di sviluppo in Italia, in grado di attrarre i turisti stranieri appassionati di un turismo attivo ed esperienziale. L’Emilia Romagna è una regione leader in Italia per la bici, sia in città, come conferma l’adozione della zona 30 a Bologna, tra i capoluoghi italiani ad aver introdotto il limite di 30 km/h nella maggior parte delle strade urbane, sia nei  territori, grazie alla rapida crescita del cicloturismo, generata in particolare dagli albergatori e dagli imprenditori del turismo della costa romagnola».

Grazie anche alla diffusione sempre più ampia delle e-bike, e a eventi come IBF Italian Bike Festival che valorizzano il territorio, le previsioni degli scenari futuri per lo sviluppo del turismo in bicicletta ipotizzano un costante aumento dei ricavi, con percentuali a doppia cifra.

Il circuito è a pochi passi dalle spiagge di Misano: sarà la base di partenza per scoprire il territorio in sella
Il circuito è a pochi passi dalle spiagge di Misano: sarà la base di partenza per scoprire il territorio in sella

L’esempio de La Gialla

Sette comuni tra Emilia Romagna e Marche valorizzati dall’esperienza immersiva de La Gialla. Risalendo il primo tratto della Valconca, a pochi chilometri dal mare, si distingue chiaramente su un poggio il caratteristico profilo di Saludecio con i campanili, le torri e le mura. Dal mare, nelle giornate di cielo terso, si può scorgere un solitario gigante immerso tra le colline: è il castello di Montefiore Conca e offre un panorama spettacolare della Riviera Romagnola e delle pianure circostanti.

Tra campi di grano e vigne sorge San Clemente la “Città del Vino”, territorio di numerosi produttori: il suo Sangiovese ha ottenuto diverse denominazioni d’origine controllata. Di Gemmano fa parte Onferno, un piccolo borgo arroccato su uno sperone di roccia in Valconca, sotto al quale sorge un complesso di grotte che si sviluppa per più di 850 metri nelle viscere dell’affioramento gessoso.

Qui il percorso caratteristico della GF La Gialla
Qui il percorso caratteristico della GF La Gialla

Tradizione e cultura

Il viaggio nel territorio in sella alla propria bici è un modo per scoprire luoghi che conservano cultura e e tradizioni uniche. La Gialla prosegue il suo viaggio all’interno di altri tre borghi storici, da visitare con il ritmo leggero e lento della bicicletta. Arroccata sulla cresta che divide le valli dei fiumi Tavollo e Foglia, Mondaino racconta il passato di rivalità tra la Signoria dei Malatesta e i rivali Montefeltro della vicina Urbino. Il borgo racchiude la piazza più scenografica della provincia di Rimini, Piazza Maggiore detta affettuosamente dai suoi abitanti “La padella” per la forma semicircolare attorniata da un portico neoclassico. In un territorio fertilissimo, disegnato da belle campagne ordinatamente lavorate sorge San Giovanni in Marignano in cui grano e vino sono abbondanti e pregiati, non a caso conosciuto come Granaio dei Malatesta.

Infine Gradara, un borgo sospeso tra passato e presente, tra Romagna e Marche, tra collina e mare. Dopo aver varcato la Torre dell’Orologio, ci si trova proiettati in un’atmosfera d’altri tempi, avvolti dall’abbraccio che l’imponente Rocca e le lunghe mura circostanti donano. Gradara porta con sé l’antica storia di Paolo e Francesca.

IBFItalianBikeFestival

Alte Marche: 200 chilometri immersi fra storia e natura

02.07.2023
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GOLE DEL FURLO – C’è un angolo delle Marche poco conosciuto, si trova a Nord Ovest della regione, nell’entroterra dell’Appennino umbro-marchigiano. Strade nascoste ai più, alle pendici del Monte Catria, Nerone e Petrano. Le avevamo in parte raccontate in relazione alla rinascita dopo il terremoto del 2016, ma oggi il focus è un altro. Nomi di borghi come Apecchio, Piobbico, Frontone… che potranno non dirvi nulla perché fuori dalle rotte tradizionali, piccoli centri collegati da stradine, dove incontrare un’auto spesso è un’impresa. Quale miglior zona, allora, per creare un anello ciclabile che li abbraccia tutti?

La Ciclo Appenninica Alte Marche è realtà: 200 chilometri che lambiscono anche il territorio umbro
La Ciclo Appenninica Alte Marche è realtà: 200 chilometri che lambiscono anche il territorio umbro

Come in Nord Europa

Il progetto ora c’è, è realtà e si chiama Ciclo Appenninica Alte Marche (CAAM, questo il sito web), una ciclovia di 200 chilometri che vede come Ente capofila l’Unione Montana di Catria e Nerone e che gira intorno ai tre monti sopracitati, lambendo il confine con l’Umbria.

Il percorso è interamente tabellato ad ogni bivio e in ognuno dei nove comuni toccati dall’anello ci sono delle piccole quanto comode “bike station”. Vi si possono ricaricare le e-bike (previa registrazione al sito), consultare cartelli con altimetrie e planimetrie ed usufruire di attrezzi per la manutenzione d’emergenza delle vostre bici. Una chicca che richiama gli standard nordeuropei e che strizza l’occhio al ciclista esigente tanto quanto alla famiglia che si accinge ad intraprendere la sua prima vacanza a pedali.

La Bike Station di Acqualagna permette di eseguire la manutenzione e, iscrivendosi, la ricarica per e-Bike
La Bike Station di Acqualagna permette di eseguire la manutenzione e, iscrivendosi, la ricarica per e-Bike

Le Gole del Furlo

La tappa di partenza del nostro tour, che percorreremo in due frazioni, è fissata in una delle località più suggestive della zona, ovvero nelle Gole del Furlo, un gioiello che la natura si è divertita a creare grazie alla forza erosiva del fiume Candigliano.

Proprio allo storico Bar Furlo ci attende il nostro compagno di viaggi, un testimonial d’eccezione che risponde al nome di Giacomo Pieri, detto “Zico” per i suoi trascorsi calcistici. Giacomo è un cosiddetto “ultracycler”, che vanta diversi “Everesting”. Sarà per questo che siamo rincuorati quando scopriamo che a pedalare, almeno per il primo giorno, ci sarà anche sua moglie Emanuela…

Il tempo di un caffè e siamo già in bici, lasciandoci alle spalle le gole ed una pittoresca galleria scavata nella roccia dai romani intorno al 70 d.C.

Arte e tartufi

La prima tappa è Acqualagna che, oltre ad aver dato i natali ad Enrico Mattei, visionario presidente dell’Eni, lega indissolubilmente il suo nome al tartufo bianco. Infatti sussiste un percorso dedicato che unisce la visita al Museo con quella in azienda fino alla degustazione dell’oro bianco nei vari ristoranti, per un’esperienza totalmente gratificante sia dal punto di vista visivo, olfattivo e gustativo.

Ci dirigiamo verso sud e in una decina di chilometri raggiungiamo Cagli che è proprio la località dove vivono Zico ed Emanuela. Qualche loro compaesano li saluta e fa sempre piacere raggiungere i piccoli centri urbani come questo in bicicletta, proprio per respirare una dimensione più spiccia della socialità.

«Questa è la piazza del teatro», dice Zico mentre ci concediamo una sosta sugli scalini antistanti l’edificio. Ma ciò che ci colpisce è il Torrione Martiniano del 1481, oggi centro di scultura contemporanea. Un giro in bici attorno al Torrione ci lancia verso la prossima tappa, assaggiando la prima salita di giornata che ci porta a pedalare intorno ai 600 metri di quota, lasciando l’ambito collinare per uno più decisamente montano.

Il paese dei brutti

Le strade si fanno più isolate e secondarie, si incuneano talvolta in delle valli strette (siamo alle pendici del Monte Nerone, la cui vetta supera i 1.500 metri) che ricordano un altro scenario marchigiano, quello dei Sibillini, lasciando trasparire il potenziale cicloturistico di questa CAAM.

Dopo il valico nei pressi di Rocca Leonella, una discesa mediamente tecnica ci porta a Piobbico, conosciuto come il “paese dei brutti” (sic!) a causa di un’associazione nata nel 1879 col preciso scopo di trovare marito alle “zitelle” del paese. Il borgo è dominato dall’alto dal Castello Brancaleoni, che sarebbe meglio definire un palazzo date le 135 stanze che contiene al suo interno. Noi riempiamo le borracce in una fontanella accanto al ponte in pietra che supera il Fiume Candigliano e proseguiamo il nostro giro in bici verso Apecchio.

Il valico di Acquapartita

E proprio ad Apecchio ci attende una sosta molto… golosa. Assaggiamo difatti un dolce della tradizione: il Bostrengo di Apecchio, il dolce del ciclista, a base di pane raffermo, noci, fichi, mela… tanto che la ricetta la si può leggere stampata sulla t-shirt che indossa il cameriere del locale dove ci fermiamo. Un energetico favoloso per chi va in bici! Un sorso di fresca birra artigianale del posto è quello che ci vuole per affrontare la “Cima Coppi” della ciclovia, il valico di Acquapartita posto a 860 metri di quota che raggiungiamo dopo 8 chilometri al 5 per cento di pendenza.

Più arcigna la successiva salita, sebbene più corta, quella che porta a Mòria, una serie di tornanti in 2 chilometri e mezzo al 10 per cento di pendenza media chiudono la prima tappa del nostro tour nelle Alte Marche. Fin qui è stata una vera scoperta e non vediamo l’ora che sorga di nuovo il sole per la seconda parte del nostro viaggio!

Ciclo Appenninica Alte Marche

Ca’ Virginia Bike Summer Camp, il centro estivo dei piccoli ciclisti

18.06.2023
5 min
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La bici e i suoi valori. Il divertimento e la spensieratezza dei più piccoli. Sono queste due le anime che ogni estate riempiono Ca’ Virginia Country House tra le colline marchigiane, a Borgo Massano. Il Bike Summer Camp racchiude tutto ciò e lo fa per i bimbi e i ragazzi dai 6 ai 12 anni dal 10 al 15 luglio

«Vogliamo che i più piccoli – spiega il Giacomo Rossi, titolare della struttura vincitrice di una puntata di Quattro Hotel di Bruno Barbieri, nella categoria bike hotel – stiano all’aria aperta. Rigorosamente in un ambiente sano e con i mezzi per apprezzare ciò che li circonda. E’ un momento di educazione anche all’utilizzo della bici alla larga dagli aspetti agonistici, ma perché ne scoprano la tecnica. Tutto divertendosi e svagandosi nella nostra struttura tra piscina, attività ricreative e formative».

Sport, svago e formazione

A Ca’ Virginia si respira aria di bici e di natura. Giacomo Rossi e la sua famiglia vogliono che questo animo green rivolto al rispetto dell’ambiente, la passione per le due ruote e i valori dello sport vengano trasferiti ai più piccoli. 

«La cosa interessante – dice Rossi – è che attraverso i maestri di mountain bike “Mondobici” abilitati AMI Bike, abbiamo la possibilità di insegnare anche ai ragazzi la tecnica di base. Dall’equilibrio all’assistenza per fare un primo intervento. Capire come utilizzare uno strumento come la bicicletta, quindi anche partenze in salita, discese, curve, gestione del baricentro e slalom. Poi abbiamo un percorso con un rock garden, curve paraboliche e assi di equilibrio.

«C’è la possibilità di divertimento in piscina, ma anche attività di svago, come con la capanna sul fiume piuttosto che il barbecue. Vivranno momenti di formazione in cui si impara anche la terminologia inglese del ciclismo. Oppure è prevista la visita al centro di recupero animali all’oasi faunistica. Un connubio tra ambiente, natura, tecnica, bici e divertimento».

Il necessario per divertirsi

Per pedalare al Bike Summer Camp, imparare e divertirsi i ragazzi che arrivano a Ca’ Virginia devono avere lo stretto necessario: MTB funzionante, kit riparazione con due camere d’aria, abbigliamento comodo, casco, occhiali e guantoni, costume, telo, k-way e zainetto. Si comincia alle 8,30 e si finisce alle 16,30. 

«Per iscriversi – spiega Giacomo Rossi – richiediamo che portino la bici e un minimo di accessori. Quest’anno abbiamo ristretto l’età dai 6 ai 12 anni, in modo che siano un po’ più indipendenti. Soprattutto diventa bello per loro, perché hanno la possibilità di stare insieme e divertirsi in autonomia. Il feedback degli altri anni è sempre stato positivo. Poi chiaramente ci sarà la festa finale con la consegna degli attestati e quello sarà anche il momento per stare insieme ai genitori e le famiglie, che potranno vedere i progressi che i ragazzi hanno fatto con il supporto dei maestri.

«Soprattutto i più piccolini prendono la bici come deve essere presa a quell’età, quindi come un modo per divertirsi. Per noi è un modo per dare un servizio anche alla collettività locale con la formula del centro estivo, visto che la maggiore presenza deriva da ragazzi del territorio. A dimostrazione di ciò, alcuni di questi, per esempio durante l’anno, sono sempre presenti al sabato mattina con la scuola di MTB che ospitiamo».

I valori della bici

Valori ben conosciuti da chi pratica ciclismo. In una settimana dedicata ai ragazzi, Ca’ Virgina è pronta a mettere esperienza e attività che durante l’anno sono riservate a clienti provenienti da tutto il mondo al servizio dei ragazzi. I comuni denominatori rimangono sempre la bicicletta e la sua incredibile scuola di vita. 

«Il valore che teniamo a esprimere – conclude Rossi – è quello di far capire ai ragazzi che la bicicletta può essere anche un modo di educazione e di rispetto ambientale, un valore sociale, un valore di aggregazione e di divertimento. L’educazione sostenibile più importante che possiamo dare ai ragazzi è farli crescere con questo tipo di concetto e di approccio».

Le iscrizioni al Bike Summer Camp sono aperte, per farlo basterà chiamare il numero 3408853100 oppure inviare una email. Il prezzo è di 350 euro per la settimana (300 quota fratelli) oppure di 120 euro per mezza giornata. 

Ca’ Virginia

Tour dei Campioni, le due ruote tra Emilia-Romagna e Marche

08.02.2023
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Quando si parla di due ruote non si può che non pensare al territorio condiviso tra Emilia Romagna e Marche. Un angolo di mondo che racchiude tutta l’essenza di due passioni: motociclismo e ciclismo. E’ in questi luoghi che ogni anno arrivano appassionati da tutto il mondo per vedere gare del Motomondiale al Misano World Circuit Marco Simoncelli e amanti della bicicletta per solcare i percorsi delle Gran Fondo più famose. Il Tour dei Campioni ha come scopo proprio questo, legare i territori oltre i confini regionali uniti dalla grande passione per i motori e per la bici sulle strade dei grandi piloti.

Nato da un’idea della AG Eventi di Alessandro Gualazzi, questo progetto mette al centro della sua mission il turismo green e slow. Un modo per scoprire terre e Comuni che dialogano tra loro in armonia e vivono lo sport con passione e voglia di stare insieme. 

I luoghi

Tavullia è il Comune capofila dell’iniziativa che unisce sei Comuni a cavallo tra le province di Pesaro Urbino e Rimini, tra le regioni Marche ed Emilia Romagna. Tavullia, Gradara, Coriano, Misano Adriatico, Morciano di Romagna e Montescudo-Montecolombo sono i luoghi da cui è partito il progetto che animerà queste zone. Tutti condividono la grande assione per i motori e per la bicicletta. Un binomio che è alla base del progetto che mette in rete i percorsi cicloturistici di questi territori diventati un simbolo internazionale del motociclismo. 

Tre i percorsi individuati, Tour dei Campioni, Tour dei Borghi e Tour del Parco, che uniscono costa ed entroterra. E’ stata realizzata una guida cartacea ed una mappa affiancata da una cartellonistica per condurre i cicloturisti tra gli splendidi paesaggi di queste colline. Tre anelli volti a far scoprire le bellezze e le particolarità in sella alla propria bici. Tutto rigorosamente digitalizzato e scaricabile in file GPX su Komoot per poter fare le esperienze in compagnia o in autonomia. 

I campioni

Ad animare questo viaggio nella terra dei motori ci sono i luoghi che hanno cresciuto e ospitano tutt’ora i Campioni delle due ruote. Da Valentino Rossi a Luca Marini, Franco Morbidelli, Pecco Bagnaia, Andrea Migno, Celestino Vietti e di tanti altri campioni. Immancabile il ricordo a due stelle dello sport come Marco Simoncelli e Nicky Hayden, che ci hanno lasciato troppo presto ma che ancora colorano questi luoghi.

«Benvenga questa iniziativa -– spiega il sindaco di Coriano Gianluca Ugolini – che conferma la vicinanza di due regioni come Emilia Romagna e Marche, non solo dal punto di vista geografico, ma anche per la vocazione sportiva e la bellezza dei rispettivi territori. Coriano, terra dei motori e del campione di motociclismo Marco Simoncelli, aderisce con convinzione a questa iniziativa interregionale che unisce diversi Comuni accomunati dalla presenza di campioni sportivi che hanno fatto la storia dei territori e di itinerari da vivere e scoprire in sella alle due ruote».

Turismo in primis

A muovere tutto e alla base del Tour dei Campioni ci sono il turismo e la voglia di far conoscere al mondo intero questi magnifici luoghi e le loro tradizioni.

«Con il Tour dei Campioni – commenta la sindaca di Tavullia Francesca Paolucci – lanciamo un progetto che crediamo possa incentivare il turismo outdoor portando più visitatori nei nostri territori: persone che poi dormiranno nei nostri alberghi e nei nostri B&B, che mangeranno nei nostri ristoranti ed agriturismi e che magari acquisteranno prodotti tipici nei nostri negozi.

«E’ importante che ci credano anche altre istituzioni e che contribuiscano a potenziare e valorizzare questa iniziativa. Ma il valore aggiunto di questo progetto è che facciamo dialogare territori di province e regioni diverse ma confinanti tra di loro per un’iniziativa che consideriamo strategica. Quando parliamo di turismo occorre superare i campanilismi e ragionare in un’ottica di sistema. Soprattutto i piccoli Comuni devono fare rete tra di loro per mettere in campo progetti e servizi che possano attirare turisti».

Un punto di partenza

Un’iniziativa di questo tipo amplia gli orizzonti di un turismo vissuto a ridosso del mare, per pochi mesi l’anno. Dietro l’idea di Alessandro Gualazzi e la sua AG Eventi, c’è la voglia di portare il ciclismo su queste strade per 365 giorni e in luoghi originali come il Circuito di Misano. 

«Unire due sport. Molti motociclisti utilizzano la bici per allenarsi e i ciclisti sono spesso appassionati delle due ruote a motore. Il nostro scopo è il turismo e far sì che questi mondi vivano sulle stesse strade in armonia. La zona che abbiamo scelto è collinare non è impegnativa ed è alla portata di tutti, con panorami bellissimi e caratteristici. Si può fare con qualsiasi tipo di bici: da strada, mtb, gravel, ebike. L’asso nella manica sarà l’incontro con il Circuito di Misano. Prevederemo infatti un momento per far entrare le bici dentro l’autodromo che sta mostrando un’anima aperta e diversificata per molti sport. Mauro Sanchini ci aiuta molto in questo, collabora con noi e sostiene il progetto.

«Mi auguro di poter tabellare tutto il percorso, con segnaletiche rivolte alla sicurezza e a misura di ciclista. Ad oggi ci sono informazioni per ogni paese che viene attraversato. I Comuni ci stanno sostenendo e come loro anche le autorità regionali. E’ un progetto in continua evoluzione, con le risorse che verranno e che valorizzeranno il progetto non ci poniamo limiti». 

TourdeiCampioni

Ca’ Virginia: la magia dell’autunno in sella tra profumi e colori

23.09.2022
6 min
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Giornate miti e i colori di una stagione che si intrecciano con i profumi di una terra unica come quella delle Marche. Un momento dell’anno da vivere all’insegna della bici godendosi le temperature e le ore di luce ancora amiche del ciclista. Ca’ Virginia accomuna tutti questi desideri e li racchiude in un soggiorno dedicato alle due ruote rivolto ai profumi dell’autunno

Dalle escursioni alla tavola, partendo dal paradiso verde dove è immersa la Country House, tra le colline del Montefeltro a pochi chilometri da Urbino città patrimonio UNESCO e dalla calorosa e cugina Romagna. Un ambiente unico, storico, dove la cultura e la natura della campagna sono in grado di regalare una vacanza nelle Marche rilassante, memorabile e speciale.

La stagione più bella

I Bike Hotel sono un piccolo nido da cui i ciclisti possono spiccare il volo per le proprie escursioni. Un momento per godersi il tempo tra bici, famiglia e il benessere. L’autunno per Ca’ Virginia rappresenta un momento speciale da vivere assolutamente. 

«E’ la stagione più bella – spiega il titolare Giacomo Rossi – per andare in bici. Le giornate sono ancora miti e non troppo corte. I colori dell’autunno investono tutta la natura circostante con delle tonalità meravigliose, vedi il cambio delle foglie. Soprattutto nell’entroterra dove ci troviamo noi le eccellenze gastronomiche di questa stagione affiorano e ci permettono di gustarle a tavola tutti insieme. I funghi porcini, il tartufo bianco che dalla prossima settimana si può iniziare a raccogliere ma anche il nero che si può ancora trovare. Dal punto di vista ciclistico ed enogastronomico è una stagione d’oro da vivere con qualunque tipo di mezzo dal gravel, Mtb, ebike e strada. Io dico, mettiti in sella e goditi l’esperienza». 

I colori dell’autunno sono un aspetto iconico da vivere immersi nella natura
I colori dell’autunno sono un aspetto iconico da vivere immersi nella natura

I profumi dell’autunno

Il profumo del mosto e della vendemmia, i profumi dell’autunno, quelli che quando si pedala inebriano e fanno godere di ciò che sta intorno. Sapori ed escursioni in grado di rendere un soggiorno unico e ripetibile per un solo periodo l’anno. 

«Per questa stagione unica – spiega Rossi – abbiamo studiato un pacchetto dedicato. Due notti e tre giorni. Arrivo il venerdì e partenza la domenica tardo pomeriggio con late check-out per poter sfruttare al massimo la giornata: pernottamento in camere Fienile, colazione del ciclista con la specialità dello zabaglione fresco ogni mattina e tante cose buone fatte in casa con il giusto mix tra proteine e carboidrati, bike room sicura ed attrezzata per accogliere e coccolare le bici, lavanderia quotidiana con consegna sacca in camera, mappe a disposizione e possibilità di avere tracce su misura e personalizzate». 

Per chi prenota e farà la vacanza entro questo autunno, compresi nel prezzo anche percorso di due ore alla Spa centro benessere con sauna, bagno turco e piscina interna con acqua calda, escursione guidata del sabato con il titolare Giacomo con tappa degustazione in cantina. Il prezzo per l’offerta riservata è di 175 euro a persona. 

Giacomo Rossi è il titolare della struttura nonché anche Bike Manager
Giacomo Rossi è il titolare della struttura nonché anche Bike Manager

Servizi unici

Protagonista e vincitore della puntata di 4 Hotel di Bruno Barbieri in onda su Sky, nella puntata dedicata ai Bike Hotel, Ca’ Virginia propone i servizi e le attenzioni che si sono viste in tv. 

«Una delle nostre proposte dedicate – racconta – è quella che si è vista anche nella puntata di 4 Hotel. Non si parla di chilometri, è adatta a tutti. Si fa la ricerca del tartufo con il cavatore e i cani e poi si degusta qui da noi tutti insieme al termine della passeggiata in sella oppure anche a piedi. E’ un’esperienza da vivere per chi ama la bici ma è anche fattibile per tutti gli accompagnatori.

«Al termine di un’uscita in bici, se la giornata è un po’ più pungente si prenota la Spa e per chi vuole anche un bel massaggio sportivo rilassante in modo tale da rimettere a puntino le gambe per il giorno successivo. Un toccasana in grado di far recuperare mente e corpo da soli o con i propri accompagnatori». 

Terra di bici

Le strade sono quelle su cui si allenava Marco Pantani, tra queste a pochi chilometri si trova il Carpegna, una delle salite più iconiche dell’entroterra che circonda Ca’ Virginia. 

«Le strade da percorrere – dice – sono infinite, una più bella dell’altra. Tra queste la Gola del Furlo che è stata riaperta dopo essere stata chiusa per due anni. Poi le strade di Mombaroccio e tutta la parte che collega la vallata del Foglia alla vallata del Metauro. Poi c’è la Panoramica bella tutte le stagioni. E infine il Carpegna diventato ormai una tappa famosa e unica, la preferita del Pirata». 

Ad accompagnare gli ospiti oltre alle guide c’è proprio lo stesso Giacomo Rossi in prima persona che conosce queste strade a menadito. «Per me accompagnare i clienti e gli ospiti è sempre bello. E’ un onore e un piacere. Ti dà modo di legare e di capire ogni particolarità ed esigenza per migliorarsi sempre. Poi si condivide la stessa passione quindi diventa più facile anche far conoscere il nostro bellissimo territorio». 

Autunno in tavola

Il menù passa dalla stagionalità e da ciò che sta intorno a Ca’ Virginia proponendo le eccellenze del territorio rivisitate dallo Chef Massimo Emiliozzi anche lui appassionato di ciclismo. Chi arriva nella Country House trova una cucina specializzata nel tartufo, con un menù degustazione ogni giorno diverso, con piatti realizzati rigorosamente con materia prima stagionale di altissima qualità, proveniente da orto proprio e colli marchigiani.

A Ca’ Virginia ogni pietanza racchiude in sé una storia, che narra di stagioni e di territorio. La valorizzazione delle ricchezze agroalimentari locali giunge all’esaltazione dei sapori della terra e della tradizione, delle quali il tartufo è il testimone più prezioso perché nascosto proprio intorno alla struttura. Il tutto in una cucina a misura di ciclista dalla colazione agli spuntini extra realizzati ad hoc per ogni esigenza. 

Ca’ Virginia

I tre anelli di Pesaro Rebirth? Ve li spieghiamo noi

14.07.2022
5 min
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Il Carpegna che abbiamo affrontato nel nostro tour si trova nella provincia di Pesaro-Urbino e si affianca ai tre anelli proposti da Marche Outdoor per quest’area. La traccia dell’ascesa e i suoi dati tecnici sono comunque riportati nel medesimo portale web come meta imprescindibile per ogni appassionato di ciclismo. Tuttavia, come detto, i tre anelli di Pesaro-Urbino Rebirth si trovano leggermente più a sud. Vediamoli da vicino.

Colline a perdita d’occhio, le Marche hanno poco da invidiare ad altre regioni
Colline a perdita d’occhio, le Marche hanno poco da invidiare ad altre regioni

Pesaro Rebirth, il primo

Il primo parte proprio da Pesaro e si snoda per 131 chilometri in parte lungo la costa, in parte nell’entroterra. Si lascia il capoluogo verso Nord e subito si sale sul promontorio di Gabicce con uno strappo di 2 chilometri e mezzo, ma prima di entrare in Romagna si svolta per scendere nell’entroterra verso Gradara, dominata dal famoso castello in cui, secondo la leggenda, si è consumata la tragica vicenda di Paolo e Francesca raccontata da Dante nella Divina Commedia.

Di qui una salita di 5 chilometri al 5 per cento porta fino a Monteluro, e la successiva discesa fino alla valle del Foglia. Al chilometro 40, nei pressi di Gallo, si deve affrontare uno severo strappo di 2,5 chilometri con pendenza media dell’8 per cento per arrivare a Petriano, piccolo borgo con annesso castello medievale. Si rimane a quote collinari per circa 5 chilometri e poi si scende verso la valle del Metauro, il maggiore fiume delle Marche, fino a Fossombrone.

Fossombrone è il punto di partenza e di arrivo del secondo anello
Fossombrone è il punto di partenza e di arrivo del secondo anello

Sull’altra sponda si sale per 2 chilometri al 6 per cento fino al paese di Sant’Ippolito, caratterizzato da una notevole torre dell’orologio in ferro, e poi ancora per un falsopiano per altri 4 chilometri. Il ritorno verso il mare è costellato da saliscendi, fino a Marotta, sul litorale. Gli ultimi 25 chilometri per il rientro a Pesaro sono lungo la Statale Adriatica, con transito nella città di Fano. Dislivello totale: 1.412 metri.

Pesaro Rebirth, il secondo

Il secondo anello di Pesaro-Urbino Rebirth proposto da Marche Outdoor è lungo 138 chilometri, con un dislivello di 1.768 metri. Si parte da Fossombrone e si gira in senso antiorario. La perla di questo tracciato è senz’altro Urbino, con il suo Palazzo Ducale ed i capolavori di Raffaello che qui vi nacque nel 1483. Tuttavia la città simbolo del Rinascimento va prima conquistata superando una salita di 7 chilometri al 5,7 per cento di pendenza media che parte a Isola del Piano.

Urbino fa parte del secondo anello Di Pesaro Rebirth
Urbino fa parte del secondo anello Di Pesaro Rebirth

Da Urbino si rimane in zona collinare con vari saliscendi fino a scendere ad Urbania, posta nella valle del Metauro. Quindi ecco un’altra salita di 7 chilometri, un po’ più facile della precedente, per passare alla vallata sottostante, quella solcata dal Fiume Candigliano, dominata dai 1.525 metri del Monte Nerone. Da Piobbico a Cagli si succedono una trentina di chilometri di sostanziale pianura, prima di ritrovare ascese di rilievo in località Biscina

Di nuovo leggerissima pianura a scendere per circa 25 chilometri, transitando per Pergola, ed in località Passo Castelleone si svolta a sinistra per prendere l’ultima asperità di giornata: 5 chilometri al 5 per cento per salire a Frate Rosa, prima degli ultimi 14 chilometri per il facile rientro a Fossombrone.

Il Monte Catria è una presenza costante di tutti i giri nel territorio pesarese
Il Monte Catria è una presenza costante di tutti i giri nel territorio pesarese

Pesaro Rebirth, il terzo

Il terzo anello è invece un richiamo per gli scalatori, con i suoi 2.562 metri di dislivello collezionati in 136 chilometri. Partenza e arrivo a Pergola: i primi 40 chilometri ripercorrono a ritroso il facile tratto dell’itinerario precedente, quello che passa per Cagli e Piobbico. Qui però la pianura finisce e, dapprima un falsopiano sale verso Pian di Molino, quindi iniziano i 7 chilometri che portano ai 760 metri di Pian di Trebbio.

Sul Monte Catria il Giro è passato nel 2009, con arrivo sul Petrano, con vittoria di Sastre
Sul Monte Catria il Giro è passato nel 2009, con arrivo sul Petrano, con vittoria di Sastre

Si scende proseguendo verso sud-est per altri 25 chilometri, prima di arrivare alla frazione di Chiaserna, poco prima del confine con l’Umbria.

Ora inizia la massima difficoltà di giornata, ovvero la salita al Monte Catria, ovviamente quella del versante marchigiano. Si tratta di una salita vera, 14 chilometri al 6,4 per cento (dislivello di 900 metri) per arrivare a quota 1.400 metri. Segue un’altrettanto lunga discesa verso Frontone, poi l’itinerario ritorna verso l’Appennino per andare a pescare la salita che precede il Monastero di Fonte Avellana (4,6 chilometri al 6,3 per cento), anteriore all’anno Mille e nel cui eremo, secondo la tradizione, vissero 76 tra santi e beati. Discesa e rientro senza particolari difficoltà a Pergola.

Passi silenziosi nelle Marche ferite, mentre la vita rinasce

10.07.2022
5 min
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Una palestra naturale per chi ama scalare le montagne: questi sono, in sintesi, il secondo ed il terzo anello di Sibillini Rebirth firmati Marche Outdoor, attraverso paesi e contrade che nel 2016 vennero rasi al suolo dal terremoto e che si stanno faticosamente rialzando. La parola Rebirth in questo caso è più che mai appropriata.

Verso Visso

Cominciamo con il secondo anello. La partenza è dalle azzurre acque del Lago di Fiastra e, per i primi 15 chilometri, si sale costantemente in leggero falsopiano fino al Santuario di Macereto (foto di apertura). E’ un complesso religioso, che sorge sull’omonimo altopiano a circa 1.000 metri di quota e che è monumento nazionale fin dal 1902.

Questa è Visso, in cui la ricostruzione è finalmente partita (foto Prima Pagina Online)
Questa è Visso, in cui la ricostruzione è finalmente partita (foto Prima Pagina Online)

Si pedala alle pendici del Monte Bove, una delle cime più imponenti dei Sibillini, caratterizzata dal calcare massiccio di tipo dolomitico. Per raggiungere il valico occorre continuare per altri due chilometri al 5 per cento di pendenza media. Quindi, a quota 1.110 metri (punto più alto dell’itinerario) inizia la discesa verso Ussita, che in realtà è un comune sparso formato da più località. Dopo altri 5 chilometri di facile discesa, si raggiunge Visso. E’ la porta della Valnerina, sfregiata dal sisma del 2016 e faticosamente avviato a un ritorno alla normalità.

Ritorno a Fiastra

Svolta a destra e si risale per 5 chilometri al 4 per cento superando Borgo Sant’Antonio, per poi ridiscendere verso Capriola. Inizia ora una zona lontana dalle vie di comunicazione principali che, dopo Pievebovigliana, sede delle celebri Distillerie Varnelli, sfocia nella vallata del Chienti, dove infatti transita la superstrada SS 77. Si costeggia quindi il Lago di Polverina, un bacino artificiale posto in un’oasi di protezione faunistica. Qui trovano rifugio varie specie di uccelli, come l’airone cenerino, la nitticora, i cormorani e lo svasso maggiore. Si può anche praticare la pesca sportiva o passeggiare lungo le sponde.

Superato il lago si svolta a destra per passare dai 400 agli 800 metri di quota in 8 chilometri. La pendenza media è del 5 per cento, transitando per gli abitati di Collevecchio, San Marco e Cicconi. La discesa su Fiastra non è diretta, ma consente di gustarsi il lago da varie prospettive, prima dall’alto, quindi costeggiando le sue rive, per poi tornare al punto di partenza e chiudere questo anello di 75 chilometri e 1.480 metri di dislivello.

Le salite non hanno pendenze proibitive, ma si sale di quota senza flessioni
Le salite non hanno pendenze proibitive, ma si sale di quota senza flessioni

Ai confini con l’Umbria

Il terzo anello di Sibillini Rebirth ha uno sviluppo simile, con 71 chilometri e 1.409 metri di dislivello. Attenzione però, è concepito per bici gravel. I tratti non asfaltati coprono circa un quinto del totale, mentre la restante parte si snoda soprattutto su strade con asfalto rovinato.

Si parte da Visso, ai piedi dei Sibillini, e si prosegue per i primi 6 chilometri nella gola della Valnerina, quindi si svolta a destra per arrampicarsi in una zona isolata, grazie ad un’ascesa impegnativa (6 chilometri all’8,2 per cento di pendenza media).

Si rimane in quota tra i 1.000 e gli 800 metri fino a raggiungere l’abitato di Cesi. Da qui si entra nell’Altopiano di Colfiorito, condiviso con la vicina Umbria. Si tratta di una vasta area composta da sette conche che un tempo costituivano il fondale di antichi bacini lacustri. Dopo aver attraversato per la seconda volta la superstrada SS 77 inizia un’altra salita da non sottovalutare. Sono 6 chilometri al 7 per cento, con valico nei pressi del Monte Miglioni.

L’altopiano di Colfiorito divide le Marche dall’Umbria (foto Più Turismo)
L’altopiano di Colfiorito divide le Marche dall’Umbria (foto Più Turismo)

Va precisato che questo tratto interno (almeno fino a Collattoni) non è soggetto a sgombero di neve, per cui nei mesi invernali potrebbe essere impraticabile. E’ bene semmai informarsi preventivamente presso il Comune di Fiastra. Tuttavia è comunque possibile bypassarlo grazie alla SP 95 per Pieve Torina e poi prendere la SP 209 Valnerina.

Formaggi e ciauscolo

Siamo in realtà anche qui su di un altopiano, quello di Selvapiana, che infatti superiamo prima di iniziare la discesa tra strette vallate. Raggiungiamo Monte Cavallo, quindi si svolta a destra in direzione di Cavriglia. Il tratto collinare e tortuoso che fa ritorno a Visso è quello percorso al contrario dall’anello precedente, con l’attraversamento di Borgo Sant’Antonio.

Giunti a destinazione, nonostante le ferite del sisma del 2016, è possibile ammirare i palazzi gentilizi rinascimentali, le imponenti mura e le torri di questo che è uno dei Borghi più Belli d’Italia.

E se volete deliziare il palato, potete provare i formaggi o salumi, come il ciauscolo. E un salame spalmabile costituito da un impasto di carne di maiale: un peccato di gola per chiudere in bellezza il vostro giro gravel.

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