Gavazzi non molla, ma che fatica ripartire a quest’età…

11.11.2021
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Mentre sono tutti tornati dalle ferie e trascinando le pedalate stanno riprendendo gli allenamenti, Francesco Gavazzi prepara la valigia per andare in vacanza. Domani. D’altra parte il valtellinese ha corso il Giro d’Italia Criterium a Dubai la settimana scorsa e un po’ di recupero prima di ripartire serve anche a lui.

«La cosa più importante a questo punto della storia – sorride – è staccare il meno possibile. Una volta facevo anche quattro settimane senza nemmeno guardarla, se lo facessi adesso mi riprenderei a luglio dell’anno prossimo. Ho corso l’ultima il 17 ottobre alla Veneto Classic, ho un po’ mollato, ma massimo due giorni di buco. Insomma, 3-4 uscite a settimana le ho sempre fatte. Poi dipende da quanta attività hai fatto durante la stagione. Ad esempio ripartire dopo il 2020 in cui abbiamo corso pochissimo è stato molto duro».

Ha corso fino alla Veneto Classic, poi ha partecipato al Giro d’Italia Criterium di Dubai. Qui con Sagan
Ha partecipato al Giro d’Italia Criterium di Dubai, qui a ruota di Sagan

Come Nibali

Gavazzi ha tre mesi più di Nibali e ha fatto sapere che la prossima potrebbe essere la sua ultima stagione. La curiosità a ben vedere è proprio quella di scoprire quanto sia difficile stare al passo coi più giovani.

«L’importante è correre, per me è più importante di allenarsi. E’ un fatto fisiologico – spiega – fino a 4-5 anni fa, le corse avevano uno schema preciso. Dopo un po’ di chilometri, magari anche 50 fatti a fiamma, andava via la fuga. A quel punto il gruppo si tranquillizzava e a fine corsa si andava di nuovo a tutta per giocarsi la gara. Oggi invece la fase di respiro dura sì e no mezz’ora. Si va più forte a metà corsa che alla fine, perché poi si vince con quello che ti è rimasto. E questo modo di fare è difficile allenarlo a casa. A meno che non fai come i belgi che in allenamento sono sempre in gara, ma ognuno ha le sue abitudini e deve farci i conti».

Brillantezza cercasi

Il tempo che passa non incide tanto sulla resistenza, quanto piuttosto sulla brillantezza e la facilità nel raggiungerla. Su questo c’è poco da fare se non rimboccarsi le maniche.

Le fasi centrali di corsa, dice Gavazzi, oggi sono molto più tirate dei finali
Le fasi centrali di corsa, dice Gavazzi, oggi sono molto più tirate dei finali

«Ricordo che una volta andavo in Australia a inizio stagione ed ero subito pronto, anche senza aver fatto chissà cosa. Magari adesso faccio le stesse ore, ma devo aumentare la qualità. Finché ero in Androni mi gestivo da solo, non avevo un preparatore. Invece alla Eolo-Kometa lavoro con Carlos Barredo, che ha corso fino a pochi anni fa, e ho fatto una quantità di lavori sulla brillantezza che non avevo mai visto in tutta la mia vita. Sono lavori che danno frutto, te ne accorgi subito».

Migliora il recupero

Sono temi di cui nelle squadre si parla, soprattutto se il tuo team manager si chiama Ivan Basso, è stato un… discreto corridore e ha ricordi piuttosto precisi di come si allenava.

Dopo tanti anni si scioglie la coppia Belletti-Gavazzi: «Manuel non aveva più testa per continuare» (foto Instagram)
Dopo tanti anni si scioglie la coppia Belletti-Gavazzi (foto Instagram)

«Parlavo di calendario con Ivan – dice infatti Gavazzi – e gli dicevo che quando correva lui, poteva permettersi di allenarsi a casa per un mese e di essere competitivo al rientro. Magari faceva tanto dietro moto o allenamenti a ritmo gara, che ora almeno nel mio caso non servono più. I watt sono quelli, ma il diverso modo di correre ha scardinato tante abitudini. Le corse sono diventate imprevedibili, non si capisce più molto. Una qualità che non scade invece è il recupero, se ci sono gare di resistenza vado anche meglio. All’ultimo Giro d’Italia, i giovani della squadra facevano più fatica di me a recuperare».

Tranquillo col peso

Non cambia per fortuna la predisposizione a restare magri, che poggia però su sane abitudini, come quella di andare comunque a farsi delle lunghe camminate, e la pratica di altri sport.

«Per mia fortuna – dice – il peso non è un grosso problema. Metto su 2-3 chili e li butto giù senza diventare matto. Mentre in corsa, nonostante le tante teorie nuove, cerco di rimanere legato alla tradizione. Si è provato a puntare su un’alimentazione solo liquida, ma non mi ha dato vantaggi e ho preferito rimanere fedele alla solita linea. Per cui in gara si comincia con rifornimenti solidi e solo alla fine si prendono zuccheri con gel o borracce».

Francesco Gavazzi
All’Androni aveva perso gli stimoli, soprattutto dopo il 2020 del Covid e qualche tensione di troppo
Francesco Gavazzi
All’Androni aveva perso gli stimoli, soprattutto dopo il 2020 del Covid e qualche tensione di troppo

Il ruolo della testa

C’è però un fronte… caldo, di cui si è parlato anche questa settimana ed è la testa. La capacità di starci con la grinta e l’entusiasmo di sempre.

«La testa fa tanto – ammette – e io l‘entusiasmo l’ho ritrovato quest’anno. Senza quello, addio! Ho fatto magari più fatica di altri anni, ma la testa ha tenuto duro. Se invece hai problemi, ti stacchi. Non ho problemi a dire che in Androni avevo perso un po’ di allegria, invece quest’anno aver corso senza pressione ha cambiato le cose. Dovevo dare una mano ai compagni, ho fatto bene il mio lavoro e intanto ho scoperto che non andavo piano. Mi è venuto il morale. Così dopo il Giro ho parlato con Basso e gli ho detto che un altro anno lo avrei fatto.

Il secondo posto di Guardia Sanframondi al Giro d’Italia è stato uno dei lampi più belli di Gavazzi nel 2021
Il secondo posto di Guardia Sanframondi al Giro d’Italia è stato uno dei lampi più belli di Gavazzi nel 2021

«Quello che ti dà l’indicazione che è tempo di smettere? Il fatto che di colpo fai fatica ad allenarti e fare la vita. Ho visto Belletti, di cui sono amico. E quando mi ha detto che avrebbe mollato, gli ho fatto i complimenti: era la scelta giusta. Io invece mi sento ancora addosso l’entusiasmo e ho scelto di continuare. Al 98 per cento però sarà l’ultimo anno. Sapete anche da cosa si capisce? Dal fatto che quelli che correvano con me sono tutti in ammiraglia e in gruppo arrivano ragazzini che non so come si chiamano. E poi ho due bimbi a casa e forse è arrivato il momento di passare più tempo con loro…».

Un sacco di patate

Perciò adesso si va in vacanza, una settimana a Lanzarote senza allontanarsi troppo, visti il Covid e il fatto che è meglio per i bambini. E poi si tratterà di ripartire.

«Magari non avrò acciacchi alla ripresa – sorride – ma per i primi giorni mi sentirò un sacco di patate. Andrò in giro sentendomi inadeguato. Poi, dopo questa prima fase, il corpo si ricorderà di quello che ha sempre fatto e potremo cominciare sul serio».

Manuel Belletti saluta: 14 anni da pro’… e la perla di Cesenatico

10.10.2021
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Quando l’altro giorno, dopo il Gran Piemonte, Manuel Belletti è salito sul bus ha trovato i suoi compagni in piedi ad applaudirlo. Quel momento è dunque davvero arrivato: il romagnolo appende la bici al chiodo.

Corridore veloce, ha vissuto giornate di vera gloria e altre di tregenda, come vedremo, e quattordici anni da pro’ non sono pochi nel ciclismo di oggi.

Il bello del ciclismo

«Ho avuto la fortuna – racconta il corridore della Eolo-Kometa – di aver fatto della mia passione il mio lavoro. Per questo mi sento un privilegiato. Ho visitato posti che facendo un altro mestiere non avrei mai visto. Ho stretto rapporti con tante persone, ho scoperto amici e chi mi è stato davvero vicino. E’ stato un bel viaggio… dalla prima gara che feci».

«Ho iniziato al termine della stagione da G6 in pratica da esordiente. Ma ricordo che c’era un circuito di 400 metri. Non fui doppiato, cosa che succedeva spesso, ma la cosa buffa è che dovettero fermarmi perché io ho continuato per altri due giri. Il ciclismo è stata una passione che mi ha trasmesso mio papà Massimo. Prima avevo fatto di tutto: calcio, tennis, podismo… Babbo era in compagnia atleti con Cassani, corse fino da dilettanti. All’epoca le cose erano un po’ diverse. A casa lavoravano il ferro e lui si mise a dare una mano lì».

 

«Ho avuto la fortuna di aver avuto dei genitori che sono stati, e mi hanno fatto stare, con i piedi per terra. Non come quelli che spesso vedo adesso. Non mi hanno mai esaltato. Chi andava fortissimo tra i giovanissimi iniziava ad andare peggio, io invece man mano andavo meglio ma è stato tra gli under 23 che ho capito che il ciclismo poteva essere veramente un’opportunità. Da dilettante ho fatto quattro anni. I primi due alla Eternedile Ozzanese, e col senno del poi eravamo uno squadrone, c’erano Montaguti, Chiarini, Marangoni… tutti pro’, poi due anni alla Trevigiani». 

Ancora l’emozione della vittoria di Cesenatico al Giro 2010 (in apertura la volata)
Ancora l’emozione della vittoria di Cesenatico al Giro 2010 (in apertura la volata)

La magia di Cesenatico

Il ricordo più bello è scontato dirlo. Belletti, di Sant’Angelo di Gatteo a Mare, in pratica Cesenatico, vinse quella splendida tappa a casa sua nel Giro 2010. Fu un brivido. Dopo l’arrivo si sedette alle transenne incredulo, con la testa tra le mani. Un ragazzino che vince al Giro e per di più in casa. Favola.

«E’ stato il risultato più importante della mia carriera. Negli anni a venire, nel complesso, ho avuto anche stagioni migliori, ma quel giorno… Vincere al Giro è difficile. Vincere al Giro in casa lo è ancora di più. E’ complicato incastrare i tasselli alla perfezione come quel giorno».

 

«La tappa era lunga 248 chilometri. Fu una gara folle. La fuga ci mise 60 chilometri a partire e io fui l’ultimo ad entrarci. Ero sempre rimasto tranquillo, poi quando ho capito che il drappello stava andando via, il gruppo si era allargato. Io ero in seconda fila e così per trovare spazio saltai sul marciapiede. Mi ricordo che due corridori della Katusha mi marcavano stretto. Sapevano che correvo in casa, ma mi avevano visto bene anche una tappa o due prima, non ricordo bene. In pratica eravamo sui muri delle Marche e per un soffio non riuscii ad agganciare i migliori, però arrivai col gruppo e battei in volata McEwen. A quel punto, sul Barbotto, il loro diesse gli disse di scattare uno alla volta e l’altro doveva stare alla mia ruota».

Dal gelo all’Ungheria

In quasi tre lustri di carriera, Belletti ha vinto una quindicina di corse. Ha militato in squadre di prima fascia come l’Ag2 La Mondiale. Ha passato momenti duri, come il gelo di quella famosa Sanremo 2013. Riportò il semi-congelamento del mignolo di un piede. Gli ci vollero mesi per ritrovare la sensibilità. Ma qui vogliamo ricordare i momenti belli.

«Per un uomo veloce è sempre strano vincere le corse a tappe, ma ci riuscii nel 2018. Vinsi il Giro di Ungheria. E anche se era una corsa piccola fu una gran bella sensazione. Anche perché poi venivo da un periodo extraciclistico non molto bello. Una mia vicina, che poi è venuta a mancare, stava molto male».

«Ma il ciclismo mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato la disciplina, l’importanza dei sacrifici e mi ha insegnato a dare importanza a ciò che il tuo corpo vuole, ma anche ad andare oltre i tuoi limiti. Tante volte pensi di non farcela e invece poi ci riesci. Ripeto, sono un privilegiato. Dicono che i corridori sono eroi, ma gli eroi sono coloro che vanno la mattina al lavoro per portare i soldi a casa».

La pesca è la sua grande passione: «Adesso ci andrò più spesso», ha detto Manuel
La pesca è la sua grande passione: «Adesso ci andrò più spesso», ha detto Manuel

Un futuro da scrivere

E adesso si guarda al futuro. Belletti a giorni compirà 36 anni e ha una vita davanti.

«Fino a fine anno sono sotto contratto con la Eolo, ma comunque per ora non ho nulla in cantiere. Se dovesse arrivare un’offerta dal mondo del ciclismo tipo da un marchio di abbigliamento potrei coglierla. Ho studiato grafica pubblicitaria. Ho fatto per tanti anni il corridore e so cosa serve (tipi di taglio, cuciture) e potrei mettere a disposizione queste mie conoscenze per sviluppare i materiali, le grafiche… Invece non vorrei fare il diesse. Se devo stare così tanto lontano da casa, tanto valeva continuare a fare il corridore. Perché fisicamente sto bene, sono parecchio stanco di testa. Avevo bisogno di staccare.

«Al Gran Piemonte prima del via, sembrerà scontato dirlo, mi è passato per la testa un po’ di tutto, le scene della mia carriera. E in corsa a volte ero anche distratto da questo, ma tutto sommato ero anche sollevato. Certo, c’era un po’ di malinconia, perché la Eolo quest’anno mi ha accolto benissimo. Adesso andrò in bici per puro piacere, più Mtb che strada, e poi a pesca! Mia grande passione…».

Belletti, quella Sanremo gelata e l’obiettivo del Giro

19.03.2021
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A un certo punto durante la settimana è parso che sulla Sanremo potesse nuovamente nevicare e la memoria è tornata all’edizione infernale del 2013. State tranquilli, tuttavia, non vogliamo proporvi il racconto di allora, ma bussare alla porta di un ragazzo che quel giorno quasi congelò e ancora oggi ne porta addossi i segni: Manuel Belletti.

Nuovi stimoli e il fascino di avere accanto Basso e Contador
Nuovi stimoli e il fascino di avere accanto Basso e Contador

Tirreno sfortunata

Giusto mercoledì sera, il romagnolo ha saputo che la caduta della Tirreno-Adriatico non avrà strascichi troppo complicati. E’ successo nella tappa di Gualdo Tadino: proprio mentre Manuel pensava di fare una bella volata, ai meno 3 dall’arrivo Izagirre ha pensato bene di spostarsi e travolgerlo.

«Sono caduto giù – racconta col dolore ancora nella voce – e mi è uscita la spalla. Per fortuna mi era già successo, per cui l’articolazione ha più gioco e non si è strappato niente. Però ho dovuto riposare, ma adesso spero di poter tornare subito sui rulli. La nostra squadra non farà la Sanremo e mi dispiace, però gli anni dei piazzamenti sono andati e non è più una corsa alla mia portata. Si fa sempre più fatica ad arrivare in gruppo. E proprio l’anno in cui andavo più forte, che avevo fatto anche dei piazzamenti alla Tirreno, fu quello della neve. E alla fine non ho più recuperato l’ultimo dito del piede destro. Non lo sento più e all’inizio mi ha dato parecchio fastidio, perché pedalavo e mi sembrava di andare a vuoto…».

Un momento dal ritiro di Oliva, dove la nuova avventura è iniziata
Un momento dal ritiro di Oliva, dove l’avventura è iniziata

Obiettivo Giro

Belletti oggi corre alla Eolo-Kometa e nel libro dei sogni ha scritto di voler vincere una tappa al Giro d’Italia. Se non ci fosse stato il Covid, lo scorso anno il Giro d’Italia avrebbe riproposto la tappa di Cesenatico nello stesso giorno di maggio del 2010, quando Manuel vinse proprio nella sua città. La pandemia però ha riscritto i calendari e Belletti al Giro non c’è andato. E anche se nessuno vuole riaprire ferite che si stanno rimarginando o risvegliare polemiche ormai sopite, la versione ufficiale non coincide con quella che fornirebbe lui e che a suo dire non fa troppa rima con la parola meritocrazia.

«Ma adesso non ha senso stare a rivangare – dice – sono molto più contento del progetto di questa squadra. Spada si è innamorato del ciclismo e vuole fare una scalata importante. Abbiamo davvero tutto il meglio, a partire da tecnici come Zanatta, Yates e Jesus Hernandez, gente con gli attributi che ci fa tirare fuori il nostro meglio. Hanno preso me e Gavazzi per stare accanto ai giovani e sono contento di aiutare il gruppo a crescere. Le motivazioni fanno tanto e sapere di avere alle spalle due leggende come Basso e Contador è una spinta incredibile. Quando parlano loro due, anche noi che siamo vecchietti, li guardiamo con gli occhi sgranati. E fare il Giro è di vitale importanza. Va bene che Eolo è sponsor, ma non è mai facile né scontato e dovremo esserne all’altezza».

A lui e Gavazzi la squadra ha chiesto di essere riferimento per i più giovani
Belletti e Gavazzi sono il riferimento per i più giovani

Domani intanto si correrà la Sanremo e non è dato di sapere se il meteo farà nuovamente le bizze. Ma Belletti non ci sarà, si starà allenando dopo che il suo inizio di stagione spagnolo è stato azzerato dal Covid e la Tirreno si è conclusa in malo modo. Correrà in Turchia e alla fine in Spagna prima del Giro. I 35 anni possono essere anche pochi, ma perché sembrino più leggeri, serve avere grandi motivazioni.

Belletti scalpita: «Non poteva finire così»

12.11.2020
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«Mi sarebbe dispiaciuto concludere l’anno, se non la carriera, così». Non fa troppi giri di parole Manuel Belletti. A 35 anni, ritrovarsi senza un accordo in estate poteva essere molto rischioso.

Il velocista di Cesenatico esce da una stagione semi-invisibile, un’annata che in pratica si è conclusa sul nascere, in Argentina. Alla Vuelta San Juan nella prima tappa Manuel ha sfiorato la vittoria tra gli squadroni del WorldTour (secondo dietro a Rudy Barbier), poi solo altri 12 giorni corsa in tutto l’anno. Il corridore della Androni Giocattoli è stato escluso dal Giro d’Italia e questa scelta lo ha portato alla rottura definitiva con il suo team.

L’arrivo della Vuelta a San Juan che lo ha visto secondo
L’arrivo a San Juan che lo ha visto secondo

Dal buio alla luce

«Ad agosto – racconta il romagnolo – quando sono stato escluso dal Giro ho attraversato un brutto momento. Ero deluso. Poi è arrivata la proposta di Ivan Basso. Ivan mi ha voluto per davvero. Ho fatto una lunga chiacchierata con lui. Mi ha apprezzato molto anche come persona, cercava un corridore e un uomo con le mie qualità. Se dopo 14 stagioni di professionismo ti cercano in questo modo significa che qualcosa di buono hai fatto.

«In effetti è un po’ strano ritrovarsi Basso e Contador come manager. Io ho corso con loro ed ero più giovane. Ivan e Alberto erano tra i più grandi interpreti delle gare a tappe della storia e quando in gruppo gli capitavi vicino c’era anche un po’ di soggezione. Per questo il fatto che mi siano venuti a cercare mi rende felice».

Stimoli ritrovati

Quando Manuel ci risponde al telefono dice che sta pranzando e che è appena tornato dalla bici. Nonostante, in teoria, starebbe osservando il suo periodo di stacco totale.

«Ma la voglia di pedalare – commenta – era tanta. E quando c’è, bisogna assecondarla. Di fatto, ho sempre pedalato, non mi sono fermato. Adesso però che c’è un progetto definitivo, bisognava rispettare le tempistiche. Quindi da lunedì, quando finirà lo stacco totale riprenderò con gli esercizi di potenziamento a corpo libero, le uscite in bici e, covid permettendo, anche con delle sedute in Mtb o camminate a piedi. Dico Covid permettendo perché devo spostarmi in auto per andare in montagna per fare queste attività. In quanto professionista ho il permesso per andare in bici, ma non credo sia la stessa cosa per camminare».

Il romagnolo è quindi impaziente di ricominciare. Fino a fine anno userà la Bottecchia Aerospace dell’Androni, solo a gennaio potrà salire sulla nuova Aurum Magma.

In programma c’era un mini ritiro a novembre per conoscere i nuovi compagni della Eolo-Kometa e per prendere le misure di materiali e vestiario. Alla fine però ci saranno “solo” degli incontri online. Mentre un raduno, ancora covid permettendo, dovrebbe avvenire in Spagna ai primi di dicembre.

Ultime pedalate in tranquillità sulla sua Bottecchia Aerospace
Ultime pedalate in tranquillità sulla sua Bottecchia Aerospace

Belletti l’esperto

«Ivan mi ha voluto soprattutto per la mia esperienza e anche perché cercava un velocista. Ritroverò Mattia Frapporti, anche lui in rotta con l’Androni come me e con il quale mi trovo benissimo. Ci sarà Luca Pacioni al mio fianco. E poi anche Vincenzo Albanese, che conosco bene, ed Edward Ravasi, che invece conosco meno. Insomma è tutto in costruzione. Oltre ai ragazzi spagnoli, che vengono però quasi tutti dalla Continental. E poi so di qualche nome che potrebbe arrivare dalla NTT per completare la rosa dei 18 corridori.

«Dopo tanti anni di professionismo sapere che c’è chi conta su di me mi fa piacere. E il ruolo che si prospetta per me mi stimola parecchio».