Manubri stretti sopra e larghi sotto, cambia la biomeccanica?

12.01.2024
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Molti li categorizzano come i manubri da gravel riportati al settore strada, altri li vedono come la soluzione più adatta per sfruttare tutta l’aerodinamica dell’avantreno della bici ed un posizionamento delle leve adeguato.

Affrontiamo l’argomento con Giuseppe Archetti, meccanico dalla grande esperienza che dal 2024 è in forza al Team Lidl-Trek.

Si lavora con i nuovi materiali e con le nuove regole: da quest’anno Archetti è alla Lidl-Trek
Si lavora con i nuovi materiali e con le nuove regole: da quest’anno Archetti è alla Lidl-Trek
Anno nuovo e ti ritroviamo con una nuova casacca!

Dico sempre che la vita ed il percorso lavorativo sono un’evoluzione continua, non bisogna mai fermarsi. Bisogna trovare nuovi stimoli e comunque c’è sempre da imparare.

Un lavoro impegnativo quello del meccanico dove conta anche il fattore umano?

Sicuramente si, come per ogni cosa. In questo caso devo ringraziare il Team Manager Luca Guercilena e i due colleghi Mauro Adobati e Giuseppe Campanella. Con entrambi condivido anche gli impegni della nazionale, anche se Campanella, in ambito azzurro, si occupa maggiormente della compagine femminile.

Il team è una vera azienda (foto Steel Media, Lidl-Trek)
Il team è una vera azienda (foto Steel Media, Lidl-Trek)
E’ cambiato tutto, bici, materiali e componenti. Come ti stai trovando?

Come dicevo in precedenza, c’è sempre da imparare. Qui è tutto nuovo e tecnicamente è difficile trovare di meglio, siamo all’apice della tecnologia e della ricerca. Anche per questo motivo devo prendere le giuste misure con i materiali. Ci vorrà ancora qualche giorno, ma la strada è quella giusta ed è anche motivante. E’ pur vero che i training camp che anticipano la stagione hanno l’obiettivo di formare noi meccanici e i membri dello staff in genere.

Hai già utilizzato in passato gli equipaggiamenti che trovi ora in Lidl-Trek?

Solo Sram, era l’epoca del Team Cannondale, una vita fa. Tutto quello che trovo e vedo ora è nuovo, per nulla accostabile a quello che ho usato in passato. Bici, trasmissioni e componenti: tra questi anche i manubri.

La posizione con le mani alte, porta a chiudere le spalle (con i nuovi manubri)
La posizione con le mani alte, porta a chiudere le spalle (con i nuovi manubri)
Parliamo proprio della nuova concezione dei manubri, stretti sopra e più larghi sotto, cosa ne pensi?

Ci confrontiamo sempre di più con i numeri, con i dati e con i riscontri che arrivano da vari fronti. I test eseguiti nella galleria del vento dimostrano che riducendo l’impatto frontale delle spalle, si guadagnano watt. Tuttavia è necessario farlo nel modo corretto per non compromettere la prestazione del corridore. In realtà forse è meglio dire che si risparmiano dei watt. Anche noi dobbiamo entrare nell’ottica che l’estremizzazione delle performances è reale, è tangibile. Lo è per i materiali, lo è per tutto quello che riguarda gli atleti.

Roba da ingegneri?

E’ così, perché sempre più spesso noi che montiamo e assembliamo le bici dei ragazzi, ci confrontiamo con gli ingegneri delle diverse aziende che supportano la squadra. Vi dirò, a mio parere è un passaggio giusto e corretto, perché le biciclette sono un concentrato di tecnologia.

Il vecchio riferimento dei manubri larghi come le spalle esiste ancora?

No, tutto è stravolto. Quell’epoca, per lo meno in ambito professionistico, non esiste più. Oggi come oggi le soluzioni che vediamo sono figlie di valutazioni e calcoli, test su test, prove su prove. Team come il Lidl-Trek è al pari di una grande azienda e non lascia nulla al caso. Non esiste più il modo empirico di valutazione.

Ad ognuno il suo stile e modo di impugnare le leve
Ad ognuno il suo stile e modo di impugnare le leve
Invece per quanto riguarda la posizione delle leve?

Soprattutto nella stagione scorsa, a mio parere si era andati oltre ed è arrivato il momento delle regole. Il rischio di andare verso una scarsa sicurezza nelle fasi di guida, era più che reale. Ho visto diversi corridori soffrire perché avevano chiesto le leve troppo chiuse, atleti di team diversi, con materiali diversi.

Cosa dice la regola UCI che norma questa parte della bici?

Le leve non devono avere una chiusura superiore ai 10°, rispetto all’asse del manubrio. Non è facile da spiegare, ma di fatto è un punto di partenza che ha l’obiettivo di contenere le estremizzazioni e rendere i componenti sfruttabili al pieno delle potenzialità, senza mettere in discussione la sicurezza.

Manubri con il flare e leve curvate o leve che seguono la svasatura del manubrio. Cambia la biomeccanica del corridore?

La biomeccanica è cambiata, perché è cambiato il modo di stare in sella. Ma se consideriamo il setting del corridore, quello esula dal design del manubrio. E’ una concezione di lavoro e di espressione atletica che non può essere confrontata con il passato.

Ci sono dei riscontri da parte degli atleti che ti hanno colpito in modo particolare?

Quando ci si confronta con i corridori giovani, delle ultime generazioni, anche noi meccanici con i capelli bianchi dobbiamo entrare nell’ottica che questi arrivano con delle informazioni e un’educazione diversa da corridori più avanti con l’età. Ma il futuro è dei giovani.

Manubri stretti e power meter?

Esattamente.

C’è differenza tra un manubrio usato da un velocista e uno usato da chi è più scalatore?

Di base il velocista chiede l’integrato a prescindere, lo scalatore, o comunque chi fa classifica nei grandi Giri preferisce la piega e l’attacco manubrio separati. Ma anche in questo caso le variabili da considerare sono diverse, così come i materiali a disposizione. In Lidl-Trek i corridori hanno una vasta scelta. La tendenza, riferita alle preferenze dei corridori è quella di avere l’integrato su tutte le bici. E’ leggero, molto rigido e ormai anche l’ergonomia è ottimale, ma anche i numeri e i dati hanno la loro importanza.

Manubrio: integrato o classico? Le scelte dei corridori

05.01.2022
6 min
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Manubrio tradizionale o integrato? Questo è il dilemma. Ruote aero, bici aero, caschi aero… Tutto viaggia verso l’aerodinamica e forse anche per questo in gruppo si vedono sempre più manubri integrati. Ma c’è di più.

Con quei profili sono oggettivamente bellissimi e danno anche un grande senso di “pulizia” generale della bici. E infatti, come vedremo, la motivazione che porta alla diffusione maggiore di questi manubri riguarda, un po’, anche l’estetica.

Ciccone e il suo set (attacco + piega) tradizionale
Ciccone e il suo set (attacco + piega) tradizionale

Il peso conta 

Ad aiutarci in questo viaggio nella scelta fra manubrio integrato o tradizionale ci aiuta Mauro Adobati (nella foto di apertura), meccanico della Trek-Segafredo. Loro, con la linea Bontrager, sono stati tra i primi a lavorare con questa specifica.

«La scelta che fa protendere i corridori verso il manubrio integrato – spiega Adobati – è che questo è più leggero di circa 70-80 grammi. La maggior parte degli atleti ci prova, ma non tutti ci riescono. Su 20 corridori, 15 utilizzano ormai l’integrato. Tu puoi anche lavorare con gli spessori tra tubo di sterzo e attacco manubrio, con la posizione delle leve, ma non sempre riesci a produrre le stesse identiche misure. A quel punto è il corridore che deve adattarsi».

Lo schema per chiarire reach e drop
Lo schema per chiarire reach e drop

Reach e drop

E qui si apre un capitolo “delicato”, quello che riguarda il reach e il drop del manubrio, vale a dire la profondità e l’altezza della curva.

«I manubri integrati hanno generalmente dei reach e dei drop un po’ diversi, o quantomeno hanno una misura standard (si dovrebbero fare troppi stampi, ndr), mentre nel classico “due pezzi” queste misure un po’ variano in base alla misura. Ed è qui che gli atleti trovano le maggiori difficoltà di adattamento». 

«In squadra abbiamo l’esempio di Giulio Ciccone. “Cicco” ogni anno prova a passare all’integrato, ma poi torna al tradizionale. Uno dei suoi limiti maggiori riguarda il reach, cioè quanto va avanti. Il manubrio integrato di Ciccone è cortissimo. Ciò che comanda è la posizione che i corridori usano di più, vale a dire quella sulle leve. Per riportare questa misura abbiamo montato un manubrio il cui attacco è molto più corto.

«Cicco è passato da 120 millimetri a 100. Questo lo porta ad avere più o meno le stesse misure nella presa sulle leve, appunto, e nella curva, ma resta invece troppo corto nella presa alta, la più utilizzata in salita. E per questo alla fine torna sui suoi passi, al classico set attacco più piega».

Per Evenepoel manubrio stretto e leve parecchio rivolte verso l’interno
Per Evenepoel manubrio stretto e leve parecchio rivolte verso l’interno

Ciclone Evenepoel

Adobati parla poi della messa in posizione degli atleti con questo nuovo manubrio. Il lavoro è parecchio nel primo ritiro, soprattutto con i nuovi corridori, i quali si trovano ad utilizzare e a testare i nuovi materiali.

«In effetti nel primo ritiro c’è un bel lavoro da fare in tal senso. I corridori provano molto. Oggi oltre alla sella, il manubrio è uno degli elementi ai quali si presta più attenzione, poiché incide molto sulla guida e sulla posizione stessa. Lavorare sul setting delle leve non è così semplice, se inizi a inclinarle cambia un po’ tutto il resto della posizione del corridore».

«Io poi – continua Adobati – sto notando che i manubri si stanno stringendo, al contrario di quello che sta accadendo in mountain bike, dove le pieghe si allargano. Vuoi per una questione aerodinamica, vuoi per l’avvento di Evenepoel (che ce l’ha stretto e con le leve piegate all’interno), vuoi perché non si può più utilizzare la posizione aerodinamica… si va in questa direzione.

«Conta poi anche la questione estetica. Il primo impatto è sempre molto positivo e anche questo spinge i corridori a provare i nuovi manubri integrati. Noi però in Trek abbiamo anche un semi-integrato, che di fatto è un set classico. Ma tra attacco e manubrio si nota davvero poco la differenza. Sembra un pezzo unico.

«Senza contare che per noi meccanici questi set sono molto più comodi, visto che hanno un incavo nella parte inferiore in cui far passare fili e guaine, i quali a loro volta sembrano anch’essi integrati».

Brambilla “integralista”!

Ma se Ciccone ci prova ed è un po’ scettico, chi è un vero portabandiera del manubrio integrato è Gianluca Brambilla. Il vicentino, ormai qualche stagione fa, ci si è messo di impegno e ha intrapreso la via dell’integrato appunto.

«Oggi le bici sono concepite per i manubri integrati – spiega Brambilla – Riprendono meglio la linea della bici, sono più aerodinamici e si riduce qualcosa in termini di peso. Io ci ho messo un po’ ad adattarmi, ma riguardo ai tre appoggi del corpo sulla bici (piedi, sedere, mani) quello delle mani è il più facile da adattare.

«Alla fine ci ho messo una ventina di giorni. Cambiai manubrio durante il ritiro in altura al passo San Pellegrino nell’estate del 2020. Avevo visto che peso e aerodinamica erano vantaggiosi quindi mi sono dato del tempo per abituarmi ed è andata bene».

«Ho mantenuto la stessa larghezza, vale a dire i 40 centimetri centro-centro, anche se le curve classiche in realtà nella parte bassa sono più larghe rispetto a quella alta. Sono quasi 43,5 centimetri sotto e 40 in alto. In più con il manubrio integrato il mio attacco si è ridotto di un centimetro: da 110 a 100 millimetri». 

La posizione delle leve del vicentino è pensata per mantenere il più possibile il braccio dritto (polso, gomito e spalla sulla stessa linea)
La posizione delle leve del vicentino è pensata per mantenere il più possibile il braccio dritto (polso, gomito e spalla sulla stessa linea)

Leve all’interno

Brambilla poi parla di molti altri accorgimenti per trovare la giusta posizione nel passaggio da manubrio tradizionale a manubrio integrato.

«Riguardo alla posizione delle leve il mio reach è lo stesso, anche se le ho ruotate un po’ verso l’interno. Questo perché non potendo più utilizzare la posizione aerodinamica “tipo crono”, ci distendiamo con il braccio lungo la leva. E per far sì che mano e avambraccio siano in linea con il resto del braccio si ruota appunto la leva verso l’interno. In pratica il polso resta dritto e il gomito che non va troppo verso l’esterno».

«C’è poi – conclude il veneto – chi mette il doppio nastro nella parte bassa per recuperare quel piccolo gap nel drop, come per esempio fa Elissonde, che è molto piccolo. O si riduce ancora l’attacco quando un corridore passa da un gruppo all’altro. Per esempio la leva di Sram è mezzo centimetro più lunga rispetto a quella Shimano. Ci sono molte sfaccettature insomma da tenere sott’occhio quando si fa il cambio». 

Pinarello F12 Ineos

Coppi e Bartali, giro tecnico (curioso) fra le ammiraglie

26.03.2021
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In occasione della Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2021 siamo andati a curiosare fra i bus, le ammiraglie e le bici alla partenza per vedere quali scelte tecniche siano in voga nel gruppo, fra tubolari, tubeless, selle, ruote e pedivelle.

Le scelte di Rebellin

Partiamo dalla Work Service Cycling di Davide Rebellin. Questa squadra pedale sulle biciclette italiane Dynatek, per la precisione il modello Delirio. Quello che ci è saltato all’occhio è la scelta delle ruote di Rebellin, infatti il corridore veneto è l’unico della sua squadra a montare delle Schmolke. Si tratta di un marchio tedesco che produce anche selle, manubri e reggisella tutti in carbonio. A detta di Rebellin sono molto leggere e reattive. Sempre Rebellin utilizza una sella Repente Quasar, che ha larghezza di 142 millimetri. Il rail è in Aisi Stainless Steel, una tipologia di acciaio dalle proprietà meccaniche estremamente elevate per un peso di 170 grammi.

Sempre più tubeless

Passando al Team Colpack Ballan abbiamo notato che sulle Cinelli Pressure e Superstar quasi tutti i corridori montano pneumatici tubeless Pirelli con misure di 26 e 28 millimetri. A conferma di quello che proprio Pirelli ci aveva confermato sullo sviluppo di questo tipo di copertura. Sempre per rimanere su questo discorso, anche le Cervélo del Team Jumbo Visma sono equipaggiate con i tubeless Vittoria da 25 millimetri, anche in questo caso una conferma di quello che la stessa Vittoria ci aveva raccontato pochi giorni fa.

In casa Israel Start Up Nation abbiamo notato i tubolari da 25 millimetri completamente neri senza scritte di Alessandro De Marchi, che ci ha confermato che sta provando un nuovo prototipo di gomma, ovviamente sempre di Maxxis: il marchio che equipaggia la squadra israeliana.

La sella e le pedivelle di Cav

Dando uno sguardo alle selle abbiamo visto che molti corridori stanno optando per quelle corte. Una scelta tecnica che rimane molto personale, ma che rispetto a qualche stagione fa sta vedendo un aumento delle misure più corte. Da notare la sella Specialized di Mark Cavendish e di altri corridori della Deceunink – Quick-Step, con il modello Power Mirror realizzata attraverso la stampa 3D con un polimero liquido. Rimanendo sulla bici del campione britannico non potevamo non notare le pedivelle molto corte da 170 millimetri, che si addicono alle gambe più corte e potenti di cui è dotato lo stesso Cavendish.

Alla ricerca dell’aerodinamica

A livello di manubri, possiamo dire che l’integrato va per la maggiore, come si vede anche dall’immagine di apertura con i Most integrati sulle Pinarello della Ineos Grenadiers. Ma allo stesso modo delle selle, anche per il manubrio parliamo di un componente che va molto a gusto personale del singolo corridore.

Da sottolineare le prese molto chiuse di Sebastian Berwick della Israel Start Up Nation. Scelta fatta ormai da alcuni corridori e che sembra portare un effettivo vantaggio aerodinamico.

Dischi piccoli all’anteriore

Per finire un occhio ai freni. Premettendo che ormai quasi tutte le squadre sono dotate di freni a disco, manca all’appello solo la Ineos Grenadiers fra i grandi team, non potevamo non segnalare la scelta particolare della Eolo Kometa. I corridori del team di Basso e Contador montano dei dischi anteriore dei 140 millimetri. Solitamente la scelta fatta da quasi tutti è quella di un 160 millimetri all’anteriore e un 140 al posteriore. Ma Ravasi e compagni hanno optato per la misura piccola anche sull’anteriore delle loro Aurum.

Deda Elementi Alanera sopra

Ruote e manubri, sentiamo cosa ci dice Deda Elementi

23.12.2020
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Abbiamo parlato con Davide Guntri, Responsabile dei Team di Deda Elementi per chiedergli quali evoluzioni tecniche ci saranno nel 2021 in tema di manubri e ruote. Deda Elementi è un’azienda che investe molto sulla ricerca e sviluppo per lanciare nuove soluzioni tecniche con cui rifornisce diverse squadre come: UAE Team Emirates, Lotto Soudal, Bardiani, Androni, Caja Rural, Gazprom e Sangemini.

Pesi sempre più bassi

Negli ultimi anni le ruote e i manubri hanno avuto un grande sviluppo tecnico e ancora non si è trovato un punto di arrivo.
«In Deda Elementi abbiamo costruito una bella squadra che fa ricerca e sviluppo – inizia così Davide Guntri – insieme a me, che mi occupo dei team che riforniamo, ci sono il disegnatore e l’ingegnere con cui progettiamo e sviluppiamo i prodotti che a me piace anche testare. E poi ci sono i feedback dei corridori che per noi sono fondamentali».

Che novità ci dobbiamo aspettare per il 2021? «Guardate, il mercato sta andando molto bene. Abbiamo continue richieste e non riusciamo a soddisfare tutti. Tra l’altro iniziano ad esserci problemi nel trovare il carbonio e i tempi di molti fornitori, soprattutto orientali, sono diventati lunghissimi. Quindi non sappiamo quando riusciremo a soddisfare tutta la domanda. Ultimamente abbiamo iniziato a collaborare anche con delle aziende europee per quanto riguarda la produzione di cerchi di altissima gamma con risultati che sembrano essere molto interessanti».

Le nuove ruote Trenta2 che saranno in dotazione alla Bardiani
Le nuove ruote dal profilo basso Trenta2 che saranno in dotazione alla Bardiani

Questa affermazione di Davide Guntri ha acceso la nostra curiosità e abbiamo cercato di capire quali novità potrebbero arrivare.

«Vi posso solo dire – risponde – che potremo risparmiare 30 grammi su un singolo cerchio, che fanno 60 grammi su una coppia di ruote. Non sono pochi. Pensate che stiamo ultimando anche i nostri nuovi mozzi completamente sviluppati e prodotti da noi che sono 100 grammi più leggeri rispetto a quelli precedenti. Se consideriamo che si possono limare altri grammi sui raggi, potremo arrivare ad un alleggerimento di che si aggira sui 200 grammi su una coppia di ruote. E’ un risultato notevole».

Tubeless o copertoncini?

Le ruote sono proprio uno dei componenti che ha subito l’evoluzione più grande. Ma al momento quali caratteristiche deve avere una ruota di ultimissima generazione?
«Sapete che adesso si è aperto il dibattito – continua Davide Guntri – se sia meglio il tubeless o, come sostiene Specialized, il copertoncino. Alcuni dicono che il futuro è il tubeless, mentre altri puntano sulla camera d’aria. Io sono per avere la ruota più leggera possibile con il copertoncino. E’ una mia opinione personale, però penso che già eliminando il dente all’interno del cerchio, che serve per montare i tubeless, togli 20 grammi a ogni ruota».

Ma non è solo una questione di peso: «Quando buchi, finché il foro è piccolo, il tubeless funziona. Se il liquido non riesce a chiudere il foro iniziano i problemi. Devi montare la camera d’aria, perdi un sacco di tempo, ti sporchi e devi sversare da qualche parte il liquido sigillante, il che non è il massimo a livello ambientale. Ho provato i tubeless e io tutta questa differenza con i copertoncini non la sento. Un conto sono i professionisti che nelle cronometro montano il tubeless all’anteriore e il tubolare al posteriore per guadagnare qualche decimo di secondo ogni chilometro. Per gli amatori il discorso è diverso».

La SL 45 Disc sarà la ruota a profilo più alto in dotazione alle squadre per il 2021
La SL 45 Disc sarà la ruota ad alto profilo che Deda Elementi fornirà alle sue squadre

Il canale largo

Ma non c’è solo il peso nel definire le prestazioni: «Una ruota moderna deve avere il canale del cerchio largo, noi adesso arriviamo a 21 millimetri interni. Penso che però non potremo allargare i canali all’infinito, altrimenti non ci passiamo più nei telai. Secondo me la larghezza di 21 millimetri del cerchio con copertoncini da 25 o 28 millimetri con pressioni basse di gonfiaggio sia l’ottimo. Si ha un ottimo comfort e scorrevolezza».

Capitolo manubri

L’altro componente che si è evoluto è il manubrio: «Guardate, per i manubri posso dire che è venuto Trentin qualche giorno fa e abbiamo sviluppato una nuova forma della curva Vinci. Il lavoro fatto è stato talmente buono che lanceremo questa nuova forma più arrotondata nella zona della curva anche sul mercato».

Il manubrio e l’attacco Vinci che presenterà delle novità
Il manubrio e l’attacco Vinci presenterà delle novità per il 2021

Tutto made in Deda Elementi

Una curiosità che abbiamo voluto chiedere a Davide Guntri è se Deda Elementi produce manubri o ruote anche per altri marchi.

«In realtà no – dice abbiamo molti accordi per rifornire i primi montaggi ma non produciamo per altri. L’unica cosa che facciamo è quella di far provare ai marchi di telai che ce lo chiedono, delle nostre ruote con certe caratteristiche tecniche. Se le ruote piacciono allora le possiamo personalizzare nella grafica che ci richiedono».

Infine, Guntri mette in evidenza una tendenza: «Per quanto riguarda la produzione dei manubri, negli anni passati molti marchi di telai hanno lanciato il loro manubrio, mentre ultimamente stanno tornando a montare dei prodotti fatti dalle aziende specializzate come noi. Penso che sviluppare dei manubri integrati e sempre più aerodinamici sia complicato. A parte i grandi colossi come Specialized, Trek o Pinarello, sia difficile per molto marchi continuare a sviluppare certi prodotti. Noi facciamo solo questo e penso che i nostri prodotti, come quelli di altre aziende come noi, siano migliori in termini di prestazioni e anche di cura estetica»