Al Tour, Magnus Sheffield non c’era. La Ineos Grenadiers ha preferito riservarlo per altre gare più brevi, a cominciare dal Giro di Polonia, per continuare a farlo crescere per gradi, considerando che parliamo di un americano poco più che ventenne. Ma se trattiamo la nuovissima “Usa connection” che in terra francese ha fatto mirabilie, non possiamo non considerare anche Sheffield, che in primavera è stato il portacolori a stelle e strisce che più ha fatto parlare di sé.
La sua impresa alla Freccia del Brabante, con quella vittoria in condizioni climatiche molto difficili e sul classico pavé non poteva passare inosservata e per certi versi è come se avesse chiuso la prima fase di una storia velocissima, perché questo ragazzone di Minneapolis, ma cresciuto a New York è abituato ad andare a tutta velocità. Lo ha sempre fatto, la sua crescita ciclistica è infatti durata lo spazio di pochissimi anni, chiudendo la precedente parentesi dedicata allo sci alpino.
Nella sua evoluzione lo spostamento da Minneapolis a New York ha un suo peso. Da una città americana a quella che molti considerano un “pezzo d’Europa” trasferito oltre Atlantico, Sheffield ha sempre avuto nel suo cuore una forte vocazione europea, probabilmente mutuata dalla madre norvegese. Per anni Magnus, che ha il doppio passaporto, aveva proprio seguito le orme materne. Appena arrivavano i mesi freddi, via verso le montagne, con gli amati sci ai piedi. In Colorado o in Europa, sulle Alpi, a imparare e divertirsi, a guardare i campioni come Bode Miller. Sognava di essere come lui, ma pian piano quella bici che era il suo strumento per mantenere la condizione d’estate ha preso il sopravvento.
Il dono della memoria
Quella passione della sua infanzia ha però avuto un forte impatto sulla sua carriera ciclistica, perché rispetto a tutti gli altri Sheffield ha una particolarità: una memoria prodigiosa. Gli basta un solo sopralluogo sui percorsi e impara ogni metro di percorso, soprattutto ogni curva. Anzi proprio le curve sono un aspetto fondamentale perché non sbaglia mai traiettoria. Tutto grazie a quell’esperienza e colpo d’occhio che ha maturato sulla neve, come fanno gli slalomisti quando ripassano mentalmente la pista mimando ogni passaggio di porta.
Su capacità simili hanno messo subito gli occhi i dirigenti della Ineos. Dopo la straordinaria carriera da junior, con il podio mondiale nel 2019 (nella foto in apertura di Getty Images), lo avrebbero tesserato subito, ma non avendo spazio hanno per così dire contribuito a trovargli spazio alla Rally Cycling, una delle principali professional americane, dove comunque Sheffield è rimasto ben poco, perché già da quest’anno era nel gruppo principale del team britannico e i tecnici non lo hanno risparmiato. Ben 46 giorni di gara fino ad ora e risultati di grande spessore con una vittoria alla Vuelta a Andalucia oltre a quella belga. In più altre 8 top 10 al suo attivo, tra cui la piazza d’onore ai nazionali a cronometro e il terzo posto in linea.
Podio mondiale junior 2019, con due americani (l’oro Simmons e Sheffield) e Martinelli 2° La vittoria dell’americano alla Freccia del Brabante, in una giornata di cattivo tempo
L’obiettivo del Tour
Ma che corridore è Sheffield? A chi glielo chiede, l’americano risponde sempre allo stesso modo: «Uno che vuole andar forte dappertutto. Per ora emergo nelle classiche d’un giorno, ma il mio obiettivo è puntare alle classifiche generali delle corse a tappe». Il che tradotto significa al Tour de France, unica “vera” gara per gli americani, unico evento su due ruote che riesce a sfondare l’interesse sportivo dell’americano medio solitamente assorto fra gli sport nazionali di squadra.
Per arrivare a questo, Sheffield fa un po’ di tutto: ciclocross, mtb, anche pista. Qui addirittura vanta il record mondiale junior nell’inseguimento in 3’06”447 (ancora non riconosciuto dall’Uci). Su di lui gli americani puntano per costruire un quartetto in grado di giocarsi il podio già a Parigi 2024, Sheffield è pronto, anche se ammette che su pista ha ancora poca esperienza e soprattutto, inseguimento a parte, si sente come un pesce fuor d’acqua.
In Polonia per Hayter
Intanto al Giro di Polonia è stato un gregario prezioso per Hayter, ma definirlo gregario è forse riduttivo. I tecnici della Ineos erano estasiati nel vedere il suo acume e la sua forte presenza nel gestire alcune fasi della corsa in difesa del capitano britannico. A chi gli chiedeva come facesse a essere così maturo per la sua età, Sheffield ha risposto: «Non mi presento mai al via così tanto per farlo, ogni mia gara deve avere uno scopo». La sua storia è appena iniziata.