Nocentini, 9 anni (e 9 giorni in giallo) alla corte di Lavenu

01.09.2024
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Ha fatto notizia il recente licenziamento di Vincent Lavenu da team manager della Decathlon-Ag2R La Mondiale, squadra da lui fondata nel 1992. Dapprima si chiamava Chazal-Vanille, poi diventò la Casinò e infine, dal 2000 al 2023, ha avuto come primo sponsor Ag2R.

Qualunque fosse il nome, Lavenu è stato per 32 anni l’anima di quella realtà, tuttora il più antico team professionistico francese in attività. Capace di conquistare complessivamente 19 vittorie di tappa al Tour de France, 5 al Giro d’Italia e 7 alla Vuelta a España.

Ne abbiamo parlato con Rinaldo Nocentini, nove anni alla corte di Lavenu, tra i quali spicca un 2009 memorabile in cui ha indossato per 8 tappe la maglia gialla al Tour de France. Oggi il toscano collabora con una squadra juniores che si chiama Mepak.

Rinaldo, come hai preso la notizia del licenziamento di Lavenu?

Non ne sapevo niente, me l’ha detto l’altro giorno Enzo Vicennati al telefono. Mi sembra molto strano, qualcosa dev’essere successo, si devono essere rotti degli equilibri. Anche perché normalmente i francesi sono molto attenti a queste cose, a gestire queste dinamiche internamente. Ripeto, è strano che sia stato licenziato così, a stagione in corso, subito dopo il Tour. Avrebbero potuto aspettare la fine dell’anno, quando anche l’attenzione mediatica è meno presente. Ho letto che sembra possa entrarci il caso doping di Bonnamour. Quello che posso dire io è che con noi ha sempre trattato il discorso doping molto chiaramente e rigidamente. Quindi l’impressione è che, forse, la nuova dirigenza possa avere preso la palla al balzo per sistemare attriti interni con questo pretesto.

Di lui che ricordi hai, che tipo di team manager è stato?

Ho corso nella sua squadra per nove stagioni, dal 2007 al 2015, ed è sempre stato un ottimo manager. Meticoloso, sempre presente nelle gare più importanti, al Tour la prima ammiraglia la guidava lui. Personalmente mi ci sono sempre trovato bene, perché ha un carattere molto tranquillo, ci potevi parlare, non era uno che urlava o sbraitava. Per esempio, quando sono stato in maglia gialla ha lasciato che mia moglie rimanesse con noi tutti i nove giorni, assieme alla squadra, una cosa tutt’altro che scontata. Mi trattava come un figlio, si potrebbe dire.

Hai accennato a quella maglia gialla del 2009, un momento speciale per te ma anche per tutto il team. Ci racconti com’è andata?

Quel giorno era in maglia gialla Cancellara, e alla riunione della mattina avevamo deciso di andare in fuga. La tappa era Barcellona-Andorra, arrivo in salita oltre i 2000 metri. Alla fine ci siamo riusciti, in tutto eravamo in dodici, due della nostra squadra. All’inizio ovviamente pensavo solo alla tappa, poi negli ultimi chilometri è passato la moto con la lavagnetta che diceva che avevamo ancora quasi 6 minuti di vantaggio. In quel momento ho detto, ok, ci provo, vediamo se riesco a prendere la maglia. Non mi sono più preoccupato di seguire gli scatti degli altri e sono andato su del mio passo, anche se mi ricordo che c’era vento contro ed è stata molto dura. Ma dopo l’arrivo del gruppo, quando abbiamo capito che avevamo conquistato la maglia, è stato fantastico.  In hotel abbiamo festeggiato tutti assieme, per quanto possibile durante un Tour de France, e Vincent era più che felice, radioso.

Anche perché quella maglia poi l’avete tenuta per molte altre tappe, otto in totale.

Esatto, otto tappe più il riposo, nove giorni in totale. Non è stato facile perché avevo solo 6’’ di vantaggio su Contador e 8 Armstrong. Quindi sarebbe bastato un buco, una volata, per cui è stata battaglia ogni giorno. Poi c’è da dire che a loro, i favoriti, andava anche bene che la maglia la tenessimo noi, almeno per un po’. Quel periodo per noi è stato bellissimo, il giorno di riposo poi hai il mondo addosso, tutti ti cercano, tutti vogliono farti interviste. A fine Tour calcolarono che il valore della visibilità per lo sponsor data da quei giorni in maglia gialla era quantificabile in circa 60 milioni di euro. Capite bene perché Vincent non poteva che essere contento.

Facciamo un passo indietro, all’inizio della tua esperienza con Lavenu. Qual’è il tuo primo ricordo a riguardo?

Molto bello direi. La prima corsa con loro è stato il Giro del Mediterraneo e sono riuscito a vincere la 4ª tappa, quella del Mont Faron. Era la salita simbolo della gara, dove avevano vinto campioni come Bartoli e Casagrande. Lavenu lì non era mai riuscito a vincere, e così è stato un tripudio. Mi ricordo che feci la premiazione e poi partimmo subito in macchina per correre in albergo a berci una birra tutti assieme. Eravamo appena partiti quando gli addetti dell’antidoping ci hanno bussato sul finestrino per fermarci. In quanto vincitore di tappa dovevo presentarmi al controllo, ma dalla contentezza tutti in squadra se n’erano dimenticati. Ovviamente poi siamo scesi e l’abbiamo subito fatto.

Un team manager presente e allo stesso tempo alla mano, insomma.

Direi proprio di sì. Mi ricordo un altro episodio, al Tour del 2010. Quell’anno ero reduce da un infortunio, quindi tendevo a correre sempre in fondo al gruppo. Ad un certo punto Lavenu è venuto da me e mi ha detto, con la sua pacatezza ma comunque molto deciso: «Non penserai mica di stare lì tutto il tempo…». Allora ho annuito e ho subito risalito il gruppo.

Per finire un’ultima domanda su quel magico 2009. Quel Tour non era nei tuoi programmi ad inizio stagione. Quando hai saputo che ci saresti stato?

La stagione iniziò bene con la vittoria di una tappa al Giro di California, poi purtroppo presi la mononucleosi. Al campionato italiano però feci bene e il giorno dopo, era un lunedì, Lavenu mi chiamò per chiedermi se volessi andare al Tour. Io ovviamente accettai di corsa, perché si trattava della mia prima volta alla Grande Boucle. In squadra c’era una certa aspettativa perché l’anno prima avevamo fatto 9° e 10° in classifica con Valjavec ed Efimkin. Io avrei dovuto aiutarli, ma loro ebbero dei problemi e alla fine io feci 13°, un risultato di tutto rispetto per un esordiente. Però nulla a confronto con quei 9 giorni in giallo. Quelli, per me e per la squadra, certamente anche per Vincent Lavenu, valsero quasi un podio.

Una mostra di maglie gialle. Il tributo di Bettini al Tour

14.07.2024
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Il passaggio del Tour de France a San Marino è stato festeggiato anche attraverso una mostra fotografica dedicata alla Grande Boucle, autore il “nostro” Roberto Bettini, collega con il quale abbiamo condiviso una vita di trasferte in giro per il mondo e che attraverso la sua agenzia fornisce gran parte delle foto che trovate sul nostro sito. Bettini è la perfetta incarnazione dell’uomo che ha fatto della sua passione un lavoro, non perdendone nel corso degli anni neanche un’oncia.

Una rassegna di campioni e protagonisti per un solo giorno, accomunati dalla maglia gialla
Una rassegna di campioni e protagonisti per un solo giorno, accomunati dalla maglia gialla

La storia attraverso i leader

La sua mostra ha una particolarità, legata al tema scelto: per identificare il Tour ha deciso di proporre solo ed esclusivamente foto delle varie maglie gialle indossate nel corso degli anni. La storia della corsa attraverso i suoi leader, da chi ha vinto più edizioni consecutivamente a chi magari l’ha indossata solo per un giorno, conservandone quel ricordo per tutta la vita.

«Niente più di quella maglia è il manifesto, l’icona del Tour – spiega così la sua scelta Bettini – non a caso tutto è giallo e lo si è visto anche nelle varie località italiane toccate dal suo passaggio. Era la prima volta che avveniva una cosa del genere da noi e bisognava darle il giusto peso, il problema era scegliere qualcosa che fosse immediatamente identificativo. A San Marino avevano pensato di fare un chilometro tutto giallo, ma avere i permessi (anche lì era tempo di elezioni) era difficile. Così abbiamo scelto la strada della mostra delle maglie gialle, un simbolo che porti appresso tutta la vita».

L’ampio locale che ha ospitato la rassegna fotografica di Roberto Bettini
L’ampio locale che ha ospitato la rassegna fotografica di Roberto Bettini
Quanti Tour hai vissuto in prima persona?

Tutti dal 1991 fino al 2014, poi ho passato la mano a mio figlio, tramite lui mi sono sempre sentito parte della carovana, anche perché ogni anno qualche tappa l’ho comunque vissuta in prima persona. Facendo il conto ho seguito in moto più di 500 tappe in Francia e in giro per l’Europa e ho vissuto sulla mia pelle l’evoluzione, il cambiamento profondo che questo mondo ha vissuto e vive ancora adesso.

Rispetto a quando hai iniziato a seguirlo, quant’è cambiato l’ambiente dal tuo punto di vista?

Profondamente. E’ molto più difficile lavorare oggigiorno, ci sono tante regole da seguire, tanti mezzi in più ma paradossalmente molte meno moto a nostra disposizione. Inoltre prima ci si poteva muovere meglio in mezzo al gruppo, oggi devi chiedere permesso ai regolatori e quando ti arriva, magari il momento buono è passato. Le foto oggi sono molto più frutto di fortuna per trovare l’attimo giusto. D’altronde normalmente trovi 2 moto per l’acqua, 4 per i regolatori, poi le Tv senza considerare i mezzi per i vip. Le ammiraglie sono poste davanti invece che dietro, insomma è un modo diverso di vivere la corsa. Spesso si sceglie un punto, ci si ferma e si fotografa il passaggio, ma bisogna essere fortunati.

Vingegaard in primo piano in occasione del suo ultimo Tour vinto, di fronte Stephen Roche, primo nel 1987
Vingegaard in primo piano in occasione del suo ultimo Tour vinto
Come si ovvia a tutte queste difficoltà?

Cercando anche di mettersi d’accordo, di collaborare fra noi fotografi. Questo avveniva anche prima, perché non sempre si aveva la moto a disposizione, erano un po’ ruotate fra i fotografi. Diciamo che ci si passa la base di lavoro in corsa.

Oltretutto anche dal punto di vista tecnico il vostro lavoro è cambiato…

Infatti, ora è tutto diverso. Prima si portavano le foto all’arrivo e magari si scaricavano e si identificavano alla sera, ora le richieste sono in tempo reale, serve quindi la persona in sede che raccolta e prepari le foto per la pubblicazione in tempi rapidissimi perché già pochi minuti dopo siti e social chiedono. Io infatti mi dedico a questa fase del lavoro, per caricare le foto sul sito prima possibile.

Ti diverte questo ciclismo?

Molto. Con corridori come quelli di oggi, i Pogacar e i Vingegaard che si confrontano di continuo è incerto. E’ un bel momento, io ho vissuto quello dei dominatori assoluti, l’epoca di Armstrong che toglieva smalto al ciclismo dal punto di vista dell’incertezza. Oggi non sai quel che può succedere e questo appassiona.

Servirebbe però il corridore italiano di riferimento…

Infatti se ne sente tanto la mancanza. Anche se l’Italia nel ciclismo di oggi c’è, molto più di quanto si pensi, basta pensare alla Uae che ha tanto d’italiano al suo interno e anche Pogacar in effetti è un nostro “vicino”. Il problema è che senza un italiano, la gente è distratta, si vede ad esempio quel che sta succedendo nel tennis che oggi attira tanta attenzione. Non c’è l’entusiasmo di prima. A Ravenna tanti si lamentavano per il blocco delle strade, vagli a spiegare che stava succedendo qualcosa di storico, mai avvenuto prima…

Greg Lemond, uno dei grandi interpreti negli anni Ottanta, tre volte vincitore
Greg Lemond, uno dei grandi interpreti negli anni Ottanta, tre volte vincitore
Ma la gente secondo te ama ancora questo ciclismo?

Io dico di sì. Una cosa che mi colpisce sempre è vedere quanti cartelli ancora ci sono in giro per le corse che inneggiano a Pantani, questo fa capire quant’era l’amore per il Pirata. Oggi però il ciclismo soffre un po’ come il calcio, perché non c’è il riferimento a cui appoggiarsi.

E parlando di passione, la tua c’è ancora?

Sì, non diminuisce anche se il modo di lavorare è cambiato. Ma anche occupandomi di editing vivo questo mondo, quando sono presente respiro le stesse sensazioni di allora e sembra che gli anni non sono passati. D’altronde un Bettini in carovana c’è sempre…

Santini non solo Tour…ecco la Vuelta!

11.07.2023
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Santini non si ferma davvero mai. In questi giorni l’azienda bergamasca è protagonista sulle strade del Tour de France in una doppia veste. Da un lato è fornitore ufficiale delle maglie di leader delle singole classifiche, a partire naturalmente dalla maglia gialla. Dall’altro è partner tecnico della Lidl-Trek, che proprio al Tour ha sfoggiato la sua nuova divisa per celebrare l’ingresso della famosa catena di supermercati come primo sponsor. 

Nei giorni che hanno preceduto la partenza del Tour, Santini è però stata protagonista di un altro evento, questa volta in Spagna: la presentazione della maglie ufficiali dell’edizione 2023 de La Vuelta, in programma dal 26 agosto al 17 settembre (foto sprintcycling in apertura).

Sette anni

Quella con la corsa a tappe spagnola è una collaborazione davvero solida, tanto da essere arrivata al suo settimo anno. 

La presentazione delle nuove maglie ufficiali destinate ai leader de La Vuelta si è svolta nell’insolita ma affascinante cornice dell’Ippodromo della Zarzuela a Madrid.

«Una partnership giunta al settimo anno quella che abbiamo instaurato con La Vuelta e che conferma il nostro costante impegno nell’ambito del ciclismo professionistico – ha commentato Monica Santini, Amministratore Delegato Santini Cycling Wear – che oggi festeggiamo presentando le maglie che vestiranno i campioni dell’edizione 2023».

«Queste maglie – continua – sono il segno distintivo de La Vuelta e rappresentano non solo quattro classifiche, ma anche cultura, città e salite emblematiche della gara», ha aggiunto Javier Guillén, direttore generale de La Vuelta.

Ricordiamo che le maglie destinate ai leader de La Vuelta sono le seguenti: la Maglia Rossa sponsorizzata Carrefour per il leader della classifica generale, la Verde a logo Skoda per il migliore nella classifica a punti, la maglia Bianca brandizzata Plenitude che andrà al miglior giovane, quella a Pois, sponsorizzata Loterías y Apuestas del Estado, che incoronerà il Re della Montagna.

Tre kit speciali

Come da tradizione, oltre alle maglie leader, Santini ha realizzato dei kit speciali da collezionare, ma anche da indossare, per celebrare le tappe più significative de La Vuelta. Ciascun kit è formato da jersey, pantaloncini e baselayer, e per ognuno è proposta anche una t-shirt in cotone con la grafica del kit.

La prima maglia coincide con la prima tappa de La Vuelta in programma a Barcellona. Il completo disegnato da Santini gioca sui colori nero, blu e viola con una grafica che richiama la personalità vibrante della famosa città spagnola. Presente anche l’icona di un cronometro dal momento che la tappa di apertura sarà una prova contro il tempo.

La seconda maglia celebra la salita dell’Angliru, una delle scalate più dure e famose al mondo. Il completo Santini gioca su variazioni di verde, a richiamo delle foreste che caratterizzano la regione delle Asturie dove ha sede l’Angliru. Sui capi spiccano elementi che ricordano la salita e la Croce della Vittoria, emblema della regione, che presenta un alfa ed un omega poste sotto i bracci orizzontali.

Anche quest’anno La Vuelta si concluderà con la passerella finale di Madrid e proprio alla capitale spagnola è dedicata l’ultima maglia. Protagonisti due elementi che caratterizzano la città, e in particolare la Piazza Puerta del Sol: lo stemma della città, il famoso orso con il corbezzolo, e la placca che indica il Kilómetro Cero, cioè il punto della città dal quale partono le strade che collegano i luoghi più importanti della Spagna.

Le repliche delle maglie leader e i tre kit speciali sono già disponibili per l’acquisto online sul sito di Santini e in negozi di ciclismo specializzati.

Santini

Rosita Zanchi, una sarta bergamasca al Tour de France

27.06.2023
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BERGAMO – Fra coloro che si apprestano a raggiungere il Tour de France, c’è anche Rosita Zanchi, di professione sarta. Bionda. Simpatica. Diretta. Dallo scorso anno, il maglificio Santini è sponsor della maglia gialla e fra i compiti più delicati c’è quello di fare gli adattamenti dell’ultima ora sui titolari delle maglie, quando devono indossare i body da crono. E’ un paradosso. Le squadre spendono un occhio in test e galleria del vento e quando poi i loro campioni si giocano la corsa più importante al mondo in una crono, devono usare un body diverso da quello su cui hanno lavorato. E’ perciò immediato capire quanto sia delicato il lavoro di Santini nel metterli nelle migliori condizioni possibili.

«La maglia gialla – racconta Rosita, da 36 anni in Santini – ha cambiato le cose, che si erano già accelerate quando abbiamo preso la Trek-Segafredo. Prima facevamo le maglie del Giro, ma erano altri tempi e non c’era tutta questa attenzione. Prima l’aerodinamica si limitava alla bici, adesso investe ogni dettaglio. Così con la squadra abbiamo iniziato a fare le lavorazioni personalizzate, che prima non si facevano tanto spesso».

Rosita Zanchi lavora in Santini da 36 anni ed è oggi la sarta con più esperienza (foto Santini)
Rosita Zanchi lavora in Santini da 36 anni ed è oggi la sarta con più esperienza (foto Santini)
Cosa puoi dirci del viaggio al Tour 2022?

E’ stato un’esperienza bellissima, anche solo nel vedere quello che c’era fuori, la gente, l’ambiente. Era la prima volta che lo vedevo dal vivo. Invece per quanto riguarda il lavoro, abbiamo fatto il meglio per riuscire ad accontentare ogni corridore. Abbiamo trovato le macchine lì sul posto, nel laboratorio di una sartina…

Come l’avete trovata?

Tramite il nostro referente in Francia. Grazie a lui abbiamo trovato queste macchine simili alle nostre. Lavoravamo di notte, perché andavamo da lei finita la corsa, fra le 20 e le 21, e lei è stata gentilissima. Però a un certo punto è successa una cosa…

Che cosa?

E’ successo che il giorno dopo i corridori avevano l’hotel lontano e non facevamo in tempo a fare il fitting e poi tornare per cucire. Così le abbiamo lasciato un biglietto con le scuse, e alle 3 del mattino siamo usciti dal laboratorio con le macchine in mano. Qualcuno avrà pensato che le stessimo rubando, ma il giorno dopo gliele abbiamo restituite.

Vingegaard, spiega Rosita, ha il polso di 3 centimetri: esile come quello di un bambino (foto Santini)
Vingegaard, spiega Rosita, ha il polso di 3 centimetri: esile come quello di un bambino (foto Santini)
Non avevate portato le vostre?

Era il primo anno, dovevamo prendere le misure: ora ci siamo attrezzati. E così, per evitare critiche, magari sul fatto che possa esserci una piegolina sul body, quest’anno portiamo le nostre macchine.

Servono macchine speciali per i tessuti sottilissimi su cui lavorate?

Serve una tagliacuci. E’ difficile trovare una macchina industriale che sia anche portatile, così ho chiesto al mio fornitore e ci ha procurato una macchina professionale simile alle nostre, che sta in un trolley ben protetto e alla fine è abbastanza simile a quelle della sartina.

Cosa fate quando arrivate nell’hotel in cui alloggia il leader della classifica?

Siamo in tre. Monica Santini, il nostro capo. Raffaella, la modellista. E io, la sarta. Portiamo i body di tutte le taglie. I corridori sono magrissimi perché vestono XS, tranne Van Aert che è un adone. Glielo facciamo provare, chiediamo come lo preferiscono. Il polsino di Vingegaard sarà di 3 centimetri: penso che mia nipote di tre anni ce l’abbia uguale. Infatti cucivo e mi chiedevo come facciano a starci dentro. Ci vogliono due persone per riuscire a metterlo su, perché sono proprio pennellati. Il body è una seconda pelle.

Si va al Tour con la macchina per cucire, ma anche col vecchio metro: il lavoro è artigianale al 100 per cento (foto Santini)
Si va al Tour con la macchina per cucire, ma anche col vecchio metro: il lavoro è artigianale al 100 per cento (foto Santini)
Provano il body sui rulli?

Di solito nella stanza in cui facciamo le misure, troviamo già la bici montata. Ci spostiamo di albergo in albergo. Da Pogacar siamo arrivati che erano giù a fare colazione. Erano le 8. Abbiamo messo le macchine sui tavoli del ristorante, poco distante da dove mangiavano i corridori. Hanno portato i rulli e le bici. Pogacar è andato in bagno, si è messo il body, è venuto lì, abbiamo preso le misure che servivano, poi lui è tornato a colazione. E mentre finiva di mangiare, noi abbiamo fatto le sistemazioni. Credo che la scena la possiate vedere anche nella serie Netflix sul Tour

C’è da intervenire tanto?

Non troppo. Forse su Van Aert, perché ha una taglia in più rispetto agli altri. E’ alto, ha polsi e gambe più grossi. Se non ricordo male veste una L, ma considerate che le nostre taglie sono molto slim, per cui anche la L è molto stretta. Non devono esserci pieghe, il body deve essere davvero una seconda pelle.

Quanta manualità serve per fare certi interventi?

Ormai a me viene naturale perché lo faccio da trent’anni. Ma se mi avessero mandato al primo anno, se mandassimo ora una ragazza giovane, avrebbe problemi anche a regolare la macchina. Tutte le macchine cuciono, devi saper regolarle. E servono anche i fili adatti, infatti porto i miei. La lycra ha un’elasticità e il filo deve andargli dietro. Poi servono anche aghi sottilissimi e la capacità di fare punti ravvicinati, quasi continui.

Van Aert indossa un body taglia L, che è comunque strettissimo: servono tre persone per infilarlo. Davanti c’è Rosita (foto Santini)
Van Aert indossa un body taglia L, che è comunque strettissimo: servono tre persone per infilarlo. Davanti c’è Rosita (foto Santini)
Sono lavori veloci?

Per Pogacar sono bastati cinque minuti. E siccome nell’hotel c’era anche la Trek-Segafredo, abbiamo accontentato Mollema che voleva un aggiustamento sulla vita e sulle gambe. Non sembra, ma sono body così aderenti che ci si accorge della differenza quando i corridori perdono peso durante la corsa.

In 36 anni, avrai incontrato parecchi campioni che vestivano Santini: chi ti è rimasto impresso?

Uno che ho conosciuto anche personalmente, è stato Pantani. Venne in azienda a ritirare il kit per un evento che aveva a Milano. E’ stato lì, ha fatto il giro in azienda, ha dato la mano a tutti, proprio una persona alla mano, umile. Lo vedevi che era una persona buona. C’era il signor Santini che gli spiegava e noi che intanto gli preparavamo quel che doveva prendere. Qui funziona così. A volte si lavora davvero in tempi strettissimi.

Monica Santini e Rosita Zanchi al lavoro per eliminare ogni possibile piegolina: le leggi dell’aerodinamica non guardano in faccia nessuno (foto Santini)
Monica Santini e Rosita Zanchi al lavoro per eliminare ogni possibile piegolina: le leggi dell’aerodinamica non guardano in faccia nessuno (foto Santini)
Perché fai la sarta?

Era sarta anche mia madre, ma farlo a livello industriale è un’altra cosa. Ho cominciato cucendo le etichette e poi ho girato tutti i reparti. Adesso sono un po’ il riferimento per le più giovani. Il ciclismo non sapevo cosa fosse, ma ormai ci vivo dentro da tutta la vita.

La sartina francese ha detto niente quando le avete riconsegnato le macchine?

No, nulla. Le ho rimesso i suoi fili e non l’abbiamo più sentita. Evidentemente è andato tutto bene anche con lei.

Santini Trionfo: la collezione nata per omaggiare il Tour

15.12.2022
3 min
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L’iconico arrivo del Tour de France a Parigi strega gli appassionati di ciclismo di tutto il mondo, anno dopo anno. La ritualità con la quale si ripete è diventata ormai sacra e inviolabile. Santini, che nel 2022 ha vestito il vincitore della Grande Boucle, ha deciso di celebrare l’ultima tappa del Tour con un completo dedicato. 

Trionfo

Il nome di questa nuova creazione del maglificio bergamasco prende spunto dall’omonimo arco che con la sua maestosità guarda i ciclisti girargli intorno in una danza di bici e maglie colorate. I sarti di Santini hanno preso spunto dalla forma della place de l’Etolie, e dalle strade che si diramano dal suo centro, come raggi di una stella. 

I colori usati richiamano la bandiera francese, a questi, com’è giusto che sia, si è deciso di unire un tocco di giallo, a richiamare la Grande Boucle. Il completo firmato da Santini comprende: maglia, sottomaglia, pantaloncini, guantini, cappello e calze. 

Maglia e pantaloncini

La maglia della collezione Trionfo ha una vestibilità classica con maniche tagliate al vivo, per non avere cuciture che a lungo andare possono risultare fastidiose e creare sfregamenti con la pelle. La combinazione dei tessuti, in microrete, rende il capo estremamente traspirante e leggero, in grado di asciugare rapidamente. Il sottomaglia abbinato è cucito senza maniche e con un taglio più allungato. 

I pantaloncini sono realizzati in tessuto Thunderbike Power per migliorare la circolazione. A fondo gamba è presente un elastico con grip, un dettaglio importante che permette di mantenere la vestibilità perfetta anche dopo tante ore di allenamento. Il fondello usato da Santini è il GITevo, con parte centrale in gel che garantisce il massimo comfort. 

Santini

Santini veste L’Étape du Tour 2023

23.11.2022
4 min
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L’edizione 2023 del Tour de France è meno lontana di quello che si possa pensare. Poco meno di un mese fa è stato presentato il percorso e da allora gli addetti ai lavori hanno iniziato a studiare a fondo planimetria e altimetria di ogni singola tappa per cercare di capire dove il Tour potrà essere vinto o malauguratamente perso.

La presentazione del Tour de France è anche l’occasione per scoprire il percorso de L’Étape du Tour, un evento che ogni anno richiama migliaia di appassionati da tutto il mondo, che per un giorno hanno il privilegio di pedalare sulle stesse strade del Tour in uno degli happening sportivi più attraenti e popolari nel calendario ciclistico mondiale.

Foto dell’Etape du Tour de France edizione del 2022 (A.S.O. foto Benjamin_Becker)
Foto dell’Etape du Tour de France edizione del 2022 (A.S.O. foto Benjamin_Becker)

Si va in Alta Savoia

Le iscrizioni all’edizione 2023 de L’Étape du Tour si sono aperte lo scorso 2 novembre. Il prossimo anno, esattamente il 9 luglio, si pedalerà nel dipartimento dell’Alta Savoia, da Annemasse a Morzine passando per il Col de Saxel, il Col de Cou, il Col du Feu, il Col de la Ramaz e quello de Joux Plane, per un totale di 152 chilometri e 4.100 metri di dislivello. 

Vestiti da Santini

L’Étape du Tour rientra naturalmente fra gli eventi organizzati da A.S.O., primo fra tutti il Tour de France che da quest’anno ha come partner Santini come fornitore della maglia gialla e di tutte le maglie di leader.

L’evento richiama ogni anno circa 16.000 ciclisti da tutto il mondo. Per farci raccontare che tipo di impegno richieda l’essere partner di un evento di questo tipo abbiamo deciso di sentire Stefano Devicenzi dell’ufficio marketing di Santini.

Questa è la maglia disegnata da Santini per le donne
Questa è la maglia disegnata da Santini per le donne
Facendo un passo indietro, quanti capi sono stati realizzati per l’edizione 2022?

Complessivamente abbiamo realizzato 10 tipologie di prodotti: maglia uomo, calzoncino uomo, maglia donna, calzoncino donna, smanicato anti-vento, guantini, calzini, cappellino, t-shirt e borraccia. Erano prodotti celebrativi, che gli appassionati potevano acquistare al Village dell’evento o sul sito Santini. Anche per l’edizione 2023 abbiamo realizzato una collezione dedicata per lui e per lei. La linea uomo, che gioca sul blu e sull’azzurro, è composta da jersey, calzoncino, baselayer e T-shirt tecnica, mentre la collezione donna, nei colori viola e lilla, propone kit da ciclismo e baselayer. Da abbinare a tutti i capi, sono disponibili lo smanicato, i guantini, il cappellino e i calzini.

Per l’edizione di quest’anno era prevista una vostra presenza all’interno del villaggio della manifestazione?

Assolutamente sì. Ci saremo anche il prossimo anno tanto che ci stiamo già organizzando in tal senso. L’esperienza di quest’anno ci aiuterà nel “calibrare” meglio la suddivisione dei capi da realizzare a livello di taglie. Ad essere onesti, è stato un successo, ma ovviamente esiste sempre un margine per migliorarsi.

Stefano Devicenzi responsabile marketing di Santini
Stefano Devicenzi responsabile marketing di Santini
Che cosa rappresenta per Santini un evento di questo tipo?

Pensiamo che si tratti di un evento fantastico. Partecipano tantissimi appassionati. L’Étape du Tour de France registra ogni anno la presenza di oltre 16.000 concorrenti, e crediamo anche che si tratti di un modello da seguire e al quale ispirarsi. Un evento unico che permette di vivere le emozioni di una tappa del Tour, ma con al posto dei professionisti, gli amatori.

La grafica della collezione dedicata all’edizione 2023 de L’Étape du Tour de France è stata sviluppata dall’irlandese Fergus Niland, creative director di Santini. Richiama i profili delle salite presenti sul percorso e omaggia la Regione dell’Alta Savoia con il dettaglio della croce bianca su sfondo rosso. I capi presentano un incrocio di linee, che rappresentano appunto i profili delle salite, che si intersecano su uno sfondo colorato.

Tutti i capi realizzati da Santini per l’edizione 2023 de L’Étape du Tour de France saranno in vendita presso il Village dell’evento e sul sito ufficiale Santini.

Santini

Santini ti fa vestire come i leader del Tour

11.11.2022
3 min
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La divisa per chi pratica un’attività sportiva è da sempre elemento di aggregazione e identificazione, qualunque sia lo sport praticato. Per ogni sportivo la propria divisa non deve essere però solamente bella, deve essere anche performante, magari come quella di un professionista.

In concomitanza con la presentazione dell’edizione 2023 della Grande Boucle, Santini ha deciso di mettere a disposizione di qualunque squadra amatoriale la tecnologia e i materiali utilizzati per realizzare i capi tecnici che vestono i leader del Tour de France. Stiamo parlando delle maglie destinate ai leader delle classifiche individuali, la Maglia Gialla in primis, ma anche dei body da strada e da cronometro.

Santini ha ridisegnato e implementato la piattaforma dedicata alla linea custom
Santini ha ridisegnato e implementato la piattaforma dedicata alla linea custom

Come Vingegaard

Quando si pensa al Tour de France, il primo pensiero va alla Maglia Gialla, quest’anno conquistata dal danese Jonas Vingegaard (foto di apertura di BeardyMcBeard). Come tutte le maglie destinate ai leader delle singole classifiche, anche la Maglia Gialla è confezionata con due tessuti rigorosamente eco. Sono infatti provenienti da produttori locali, e sono totalmente riciclati da PET e filati di avanzo.

La parte anteriore e le tasche sono realizzati in “Think 606 Eco”. Per schiena e maniche si adotta il “Finally Eco”. Entrambi i tessuti presentano una trama orientata in modo da favorire la miglior termoregolazione sotto sforzo, durante le calde giornate di luglio sulle strade della Grande Boucle. Vestibilità Sleek a effetto seconda pelle, zip nascosta, maniche tagliate al vivo, e finitura interna a fondo manica in silicone sagomato.

La prima maglia gialla firmata da Santini è stata indossata da Jonas Vingegaard
La prima maglia gialla firmata da Santini è stata indossata da Jonas Vingegaard

Anche i body

Da oggi tutta la tecnologia e i tessuti utilizzati per realizzare maglie e body da strada e da cronometro sono a disposizione dei team amatoriali. A proposito dei body, questi sono il risultato di continui investimenti in ricerca e sviluppo basati su una attenta analisi della struttura dei materiali per trovare la migliore combinazione di tessuti, taglio e vestibilità.

La ricerca è finalizzata a trovare il materiale che per elasticità, posizione e struttura influisca positivamente sul flusso d’aria che entra in contatto con parti specifiche del corpo, creando una sorta di microflusso continuo che agisce da spinta aerodinamica. Testati in laboratorio e in galleria del vento per ottenere le migliori prestazioni in ogni situazione.

I team amatoriali avranno a disposizione le stesse tecnologie usate per cucire il body del vincitore del Tour
I team amatoriali avranno a disposizione le stesse tecnologie usate per cucire il body del vincitore del Tour

C’è anche una nuova piattaforma

A supporto di questa iniziativa, Santini ha totalmente ridisegnato e implementato la piattaforma dedicata alla linea custom, per guidare l’acquirente in ogni fase della personalizzazione della divisa della propria squadra, sotto ogni aspetto: stile, disegni, comfort e performance. Si tratta di una soluzione online immediata, che permetterà a chiunque di avere la propria “Maglia Gialla”, realizzata con la stessa esperienza, cura e manualità e con i medesimi tagli, processi e materiali che Santini utilizza per le divise del Tour de France.

Santini

Dovranno dire grazie alla Vos per questi giorni francesi

31.07.2022
3 min
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Marianne Vos è probabilmente la migliore ciclista di tutti i tempi. Tre mondiali su strada. L’oro su strada di Londra 2012 e in precedenza a Pechino quello della corsa a punti. Otto mondiali di cross. Cinque volte la Freccia Vallone e 32 tappe del Giro d’Italia. 

Tra i sogni che restavano da esaudire all’atleta della Jumbo Visma c’era indossare la maglia gialla del Tour de France e l’ha esaudito, con la vittoria di Provins, i successivi cinque giorni da leader e l’altra vittoria a Rosheim. E’ stata lei a rilanciare l’idea rivolgendosi alla direzione del Tour, che aveva così ideato La Course by Le Tour, l’evento di un giorno da cui è nato il Tour Femmes.

Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha conquistato la prima maglia gialla della carriera
Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha conquistato la prima maglia gialla della carriera
Quanto è importante per te il Tour de France?

E’ uno dei più grandi eventi sportivi del mondo. Forse è più grande del ciclismo stesso. E’ eccezionale avere la possibilità di correre nella prima edizione della sua versione rinnovata. Non pensavo che sarebbe mai successo. Finalmente è giunto il momento.

Qual è stato il tuo ruolo nella rinascita del Tour Femmes?

Facevo parte di un gruppo di corridori attorno al tavolo con ASO, per discutere la possibilità. La prima volta è stata nel 2013. Nel 2014 è nata La Course, perché ASO ha reagito rapidamente. Poi abbiamo cercato di valutare cosa si potesse fare di più. Ci è voluto tempo. Abbiamo iniziato a parlarne nove anni fa e oggi c’è una corsa a tappe di otto giorni. 

Il ciclismo resta uno sport maschile?

Penso che se un atleta professionista dà il meglio di sé, non cambia nulla che sia uomo o donna. Storicamente, è uno sport maschile. Il ciclismo femminile non esisteva e c’è voluto del tempo perché si arrivasse al professionismo. C’è stata un’evoluzione enorme, il Tour ne è la conseguenza.

Si dice che quando eri una ragazzina, volessi fare il medico per curare le persone. E’ vero?

Non ho mai pensato di diventare una ciclista professionista. Molto semplicemente, non era possibile. Così ho studiato con l’idea di diventare medico. Ho fatto del mio meglio. Mi interessava tutto ciò che riguardava il corpo umano. Poi però ho scelto di diventare un’atleta a tempo pieno, ma non avrei mai immaginato che sarebbe durato così a lungo.

Vos ha indossato il primato per cinque tappe, cedendo poi il passo alla connazionale Van Vleuten
Vos ha indossato il primato per cinque tappe, cedendo poi il passo alla connazionale Van Vleuten
Prosegui nella doppia attività: cross e strada?

La combinazione delle due discipline significa diventare corridori più completi. Il susseguirsi di alte intensità nel ciclocross ti fa stare meglio su strada o anche in pista. Allo stesso modo, la velocità e la tecnica acquisite in pista ti rendono un corridore su strada migliore. Praticare diverse discipline ti aiuta.

La vera parità potrebbe essere il prossimo grande passo?

Non si può crescere troppo in fretta. Se forziamo le cose, lo sport non ce la fa. Negli ultimi cinque anni, ho visto il ciclismo crescere così velocemente che forse adesso è meglio non affrettare le cose. Ora i media lo hanno riconosciuto, le persone vogliono essere coinvolte, i fan vogliono andare a vedere le gare femminili e questo è fantastico. Altre squadre pro’ inizieranno ad avere la loro squadra femminile, ma non credo sia una buona cosa renderla obbligatoria. Sarà molto più prezioso se questa squadra sarà davvero ben fatta. Siamo in un momento in cui gli organizzatori vogliono allestire gare femminili o una versione femminile delle loro gare, gli appassionati vogliono vederne alcune. E’ il meglio che può succedere.

Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha esaudito il suo sogno di indossare la maglia gialla e le ragazze del gruppo, a partire dalla Van Vleuten che ieri ha conquistato la maglia gialla, dovranno un giorno dirle grazie. Non è frequente che un campione si preoccupi dello sviluppo del suo sport. Anzi, guardandoci intorno, si può dire che sia davvero merce rara.

Santini, tutto pronto per il debutto al Tour

01.07.2022
4 min
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Mancano ormai poche ore alla partenza di una nuova edizione del Tour de France che si annuncia davvero speciale per Santini. Per la prima volta nella sua storia, l’azienda bergamasca avrà infatti l‘onore di vestire il vincitore della maglia gialla. Si tratta del coronamento di un lungo viaggio iniziato nel lontano 1965 con la nascita di Santini Maglificio Sportivo. Un viaggio caratterizzato da tanti momenti importanti.

Dal 1965 ad oggi l’azienda bergamasca ha realizzato le divise per diverse migliaia di team professionistici e amatoriali. Alcune di queste divise sono diventate iconiche tanto da essere ricordate ancora oggi. Basti pensare a La Vie Claire di Bernard Hinault e Greg Lemond ispirata ai quadri del pittore olandese Piet Mondrian. 

Dal 1988 Santini è fornitore ufficiale dell’UCI per il Campionato del mondo. Per tanti anni ha inoltre vestito di rosa i vincitori del Giro d’Italia e da sei anni a questa parte è partner tecnico de La Vuelta.

Santini per questa edizione del Tour de France ha realizzato 2.400 capi (foto paolociaberta)
Santini per questa edizione del Tour de France ha realizzato 2.400 capi (foto paolociaberta)

Numeri da capogiro

Come anticipato, a partire dalla cronometro di oggi di Copenaghen, il leader del Tour de France indosserà tutti i giorni una maglia gialla firmata Santini. Per farci raccontare l’impegno, anche a livello di capi prodotti, che comporta una corsa come il Tour per chi realizza le maglie ufficiali abbiamo sentito Stefano Devicenzi dell’ufficio marketing di Santini.

«Per il Tour de France sono stati realizzati circa 2.400 capi – racconta Devicenzi – fra questi quasi 1.000 sono esclusivamente maglie. Non dobbiamo dimenticare che, oltre alla maglia gialla, vestiremo anche i leader della classifica a punti, dei gran premi della montagna e di quella dedicata al miglior giovane. Non sapendo poi chi vestirà giorno per giorno la maglia di ogni singola classifica, abbiamo dovuto prevedere per ogni maglia un range di taglie che va dalla XS alla L. Naturalmente trattandosi di atleti professionisti che curano con particolare attenzione il loro peso la prevalenza è per le taglie XS e S».

La spedizione in Francia di tutto il materiale destinato ad ASO è avvenuta nel mese di giugno. Nella settimana che ha preceduto il Gran Depart da Copenaghen sono stati invece spediti i body per le cronometro e quelli da strada. Con quest’ultima spedizione la fornitura è stata definitivamente completata. In ogni caso, per qualsiasi emergenza, in Santini sono sempre pronti a intervenire inviando in Francia quanto necessario. 

Ricordiamo che nella fornitura destinata ad ASO rientra tutto il materiale di merchandising la cui vendita sarà gestita direttamente dalla stessa ASO nelle località di partenza e arrivo di ogni singola tappa.

Lo studio e la progettazione per la maglia gialla sono partiti molti mesi fa (foto paolociaberta)
Lo studio e la progettazione per la maglia gialla sono partiti molti mesi fa (foto paolociaberta)

Al seguito del Tour

Santini sarà presente in Francia per tutta la durata del Tour con un proprio team coordinato proprio da Stefano Devicenzi. Con lui ci saranno l’ex professionista Alessandro Vanotti, che da tempo collabora con l’azienda bergamasca, e Charly-Evan Hary, sponsor manager di Santini in Francia.

E’ ancora Devicenzi a raccontarci come si caratterizzerà la loro presenza al Tour.

Dei capi realizzati più di mille sono esclusivamente maglie (foto paolociaberta)
Dei capi realizzati più di mille sono esclusivamente maglie (foto paolociaberta)

«Ci muoveremo con tre mezzi brandizzati Santini – racconta Devicenzi – un auto e due van. Questi ultimi serviranno per accompagnare i nostri ospiti alla partenza e all’arrivo di ogni tappa e per organizzare delle soste lungo il percorso per vedere il passaggio della gara. Per noi la sponsorizzazione tecnica del Tour de France è una grande opportunità per stringere ancora di più i rapporti con i nostri distributori e i loro clienti».

«Ad una settimana dalla partenza da Copenaghen – continua – avevamo già confermati oltre 160 ospiti distribuiti lungo le 21 tappe della corsa. La macchina servirà a me per anticipare ogni giorno all’arrivo i due van con i loro ospiti e assicurarmi che tutto sia a posto. Avrò anche l’occasione e il compito di gestire in prima persona ogni eventuale emergenza che si dovesse mai presentare in sede di arrivo».

Fra poche ore scatterà l’edizione 109 del Tour de France. Santini porterà con orgoglio anche un po’ di tricolore in Francia.

Santini