All’Orlen Grand Prix, nella tappa polacca della Nations Cup riservata agli under 23, c’era anche la nazionale italiana. Una nazionale però per certi versi originale, perché composta da specialisti del ciclocross. Il progetto voluto da Daniele Pontoni va avanti e la squadra che aveva preso parte con buoni risultati al Giro del Friuli, con Toneatti sul podio, è andata anche alla prova polacca, senza però quest’ultimo e senza lo stesso Pontoni, sostituito dal suo secondo Luigi Bielli.
La squadra è partita con 4 ragazzi (nella foto di apertura da sinistra Ceolin, Bergagna, Leone e Masciarelli) ai quali far fare esperienza pensando già a quel che sarà, alla stagione sui prati.
«Appena avuto l’invito – racconta Bielli – abbiamo colto l’opportunità. Abbiamo trovato una gara allestita davvero in maniera impeccabile, sembrava di essere a una corsa professionistica, ma non c’è da stupirsi visto che lo staff è lo stesso del Giro di Polonia».
La vostra era una presenza particolare, essendo tutti specialisti di un’altra disciplina…
Non siamo certo partiti per far risultato, ma per proseguire sulla rotta che ci siamo prefissi. Questa gara doveva disputarsi a fine aprile, ma la situazione bellica (si gareggia in una zona particolarmente vicina alla Bielorussia, ndr) aveva consigliato il rinvio. Era una gara di alto livello, in particolare Germania e Danimarca avevano nazionali davvero forti, mentre c’erano squadre polacche con già esperienza nelle prove professionistiche. La cosa più curiosa è stata che prima di partire mi ero sentito con Amadori per capire chi fossero i corridori da seguire. Non ci crederete ma ha indovinato in pieno il podio finale (nell’ordine il danese Nortoft, il tedesco Luhrs e l’estone Karpenko, ndr)…
Nel complesso come giudichi la prova dei ragazzi?
Io dico che se la sono cavata più che bene. Stiamo già lavorando nell’ottica degli europei di ciclocross di Namur a novembre, alcuni di loro non avevano molta esperienza su strada, anzi Samuele Leone prima di questa doppia prova a tappe ne era completamente sprovvisto. Tanto è vero che quando è salito sulla bici da crono in Friuli, non gli sembrava vero. Pedalare in gruppo, affrontare i ventagli sono esperienze delle quali era digiuno. Gli altri erano già più esperti.
Masciarelli è stato il migliore con il 15° posto finale.
E con un pizzico di fortuna in più poteva anche centrare la top 10. Nella prima tappa si è trovato a cambiare la bici quando davanti si erano formati i ventagli. I danesi avevano messo fuori gioco il Belgio e quindi si è sviluppata una grande battaglia fra primo e secondo gruppo. Lui è rientrato su questo, ma non c’è stato modo di ricucire e alla fine era in debito di energie. Si vede comunque che ha corso spesso su strada con il suo team belga.
Gli altri?
Avevamo in squadra Federico Ceolin che ha fatto già attività su strada quest’anno con la Beltrami Tsa Tre Colli e Tommaso Bergagna che invece si è dedicato alla mtb. Mi sono piaciuti molto nella seconda tappa. Bergagna era caduto e, appena rientrato, Ceolin ha forato durante l’ennesimo ventaglio dentro la foresta. L’altro lo ha aspettato per non fargli perdere troppo tempo. Ho visto lo spirito giusto, hanno onorato la maglia che portavano.
In funzione dei vostri obiettivi, che cosa chiedevate ai ragazzi?
Noi abbiamo lavorato pensando al ciclocross. I ragazzi dovevano spingere soprattutto nelle prime due ore di gara, sapendo che è il doppio di quanto avviene nelle gare invernali. Quelle due ore sono più performanti e sono quelle che servivano alle nostre necessità. Nella sera tra la prima e la seconda tappa, ci siamo anche visti in videoconferenza con Daniele, abbiamo esaminato la corsa e ripassato quel che ha funzionato di più e di meno. E’ stata comunque una trasferta molto funzionale. Tra l’altro l’organizzazione ci ha già invitato per il prossimo anno, garantendoci anche la possibilità di schierare due squadre, una di stradisti e la nostra.
Ora come andrete avanti?
Intanto molti ciclocrossisti saranno già impegnati domenica nei campionati italiani gravel ad Argenta. So che buona parte vorrebbe fare anche il mondiale, al pari di alcuni stradisti che hanno già espresso l’auspicio di affrontare almeno parte della stagione di ciclocross. Non va dimenticato però che il gravel e il ciclocross sono due specialità distinte e per certi versi anche molto distanti fra loro dal punto di vista tecnico. Noi comunque terremo conto di tutto, anche di chi è ancora impegnato su strada e in questi giorni è in partenza per l’Australia: Persico e Venturelli ad esempio hanno già garantito la loro presenza nella prima parte di stagione fino agli Europei. Vedremo come venire incontro alle loro esigenze.