Rigato e i progressi di Toniolli: «La vittoria più bella della Top Girls»

16.12.2024
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A qualunque ora lo chiami, Lucio Rigato risponde sempre. Non si ferma mai anche se ne avrebbe tutti i diritti per farlo dopo una vita nel ciclismo. E parla sempre con schiettezza come fanno gli uomini della sua età e della sua terra. Da Ferragosto poi la solidità interiore della sua Top Girls Fassa Bortolo è stata messa a dura prova, ma poco alla volta si è tornati a parlare del 2025.

L’organico della formazione trevigiana subirà un sostanziale rinnovamento, sempre nel segno delle giovani, anche se Rigato per un attimo, vista la riforma ProTeam voluta dall’UCI, ha vacillato se proseguire o meno con la sua Continental. E anche per la Top Girls, così come abbiamo visto per la BePink, gli inviti già arrivati per la prossima stagione sono un ottimo punto di partenza.

Virgina Bortoli è una delle riconfermate della Top Girls. Qua nella vittoria ad Arcade davanti a Giuliani e Zontone (foto facebook)
Virgina Bortoli è una delle riconfermate della Top Girls. Qua nella vittoria ad Arcade davanti a Giuliani e Zontone (foto facebook)
Lucio facciamo un bilancio del 2024. Com’è andato?

Siamo molto soddisfatti e personalmente direi che è andato molto bene. Abbiamo ottenuto otto vittorie, abbiamo partecipato a sei gare a tappe, tra cui il Giro Women e abbiamo avuto Segato che ha vestito la maglia azzurra all’Avenir Femmes. Questo è l’aspetto tecnico, mentre sotto il profilo umano poteva andare decisamente meglio. Sono tanti anni che sono in questo mondo e purtroppo ho fatto il callo alla sfortuna perché so che certe cose possono succedere.

Immaginiamo tu faccia riferimento all’incidente di Toniolli. Come sta?

Alice per noi è stata la vittoria più bella. Era fratturata in tanti punti, è stata in coma, ma sapere che si sta riprendendo molto bene vale più di un successo. Naturalmente ci vuole della pazienza e dell’equilibrio a livello psicologico. Alice vuole tornare a correre e chiama Slongo, che cura la nostra preparazione, per prepararle le tabelle di allenamento. Bisogna tenerla a freno (dice con un sorriso misto ad emozione, ndr) e da una parte sono contento che si senta così. Previsioni non se ne possono fare, ma ha fatto progressi inaspettati. In ospedale la chiamano la “miracolata” perché nemmeno i dottori credevano a questi suoi veloci miglioramenti. Purtroppo i problemi sono stati altri.

Lucio Rigato è l’anima della Top Girls. In più di 30 anni di attività, ha guidato tante atlete di spessore internazionale (foto facebook)
Lucio Rigato è l’anima della Top Girls. In più di 30 anni di attività, ha guidato tante atlete di spessore internazionale (foto facebook)
Cosa intendi?

L’ho già detto più volte e non ho paura a ripeterlo. Nel trattare il suo caso è mancata l’umanità. Molta gente ha voluto marciare su questa notizia per fare scoop sulla pelle della ragazza e della sua famiglia. Tutta questa situazione, con le tante informazioni false che sono state messe in giro, ci ha segnato come società. Chi mi conosce sa che la mia filosofia è sempre stata quella di aiutare le mie ragazze, che sento come mie figlie.

Tu hai tanta esperienza, ma c’è qualcosa di nuovo che ti ha insegnato questa vicenda?

Ho quasi quarant’anni di ciclismo e pensavo di aver visto tutto. Sono stato toccato dalla morte di Chiara Pierobon che mi è venuta a mancare mentre era con noi sul furgone. Credevo di essere grande, grosso e vaccinato a certe cose ed invece no. Ho scoperto ancora di più la disonestà di tanta gente. Quando ho letto certe cose, ho dovuto andare per vie legali e sporgere denunce. C’è un limite a tutto. Adesso gli avvocati seguiranno il loro iter, però per noi è importante che Alice stia bene e che si possa pensare all’anno prossimo comprendendo lei.

La tua idea ce l’avevi detta già un anno fa, ma Lucio Rigato come ha affrontato la questione delle Professional femminili?

Vi confesso che ero deciso a smettere, poi sono arrivati una serie di inviti per il 2025, ed altri arriveranno, e questi mi hanno fatto cambiare idea. Mi basterebbe fare la stessa attività di questa annata. E’ ovvio però che per l’Italia questa riforma segna l’inizio della fine delle nostre Continental. Stanno obbligando i vivai a smettere. Se chiudono formazioni come la nostra, chi farà crescere le giovani? Perché nessuno fa mai uno studio su quante juniores smettono di correre? Dietro la nascita dei devo team ci sarà sicuramente un interesse, ma queste squadre pensate così non hanno molto senso se poi hai delle atlete che corrono al massimo 15 gare in un anno.

Per il ciclismo italiano può esserci una soluzione?

Adesso in Italia non c’è la possibilità concreta di fare una Professional e per fortuna che abbiamo individualità di caratura mondiale. Io credo che qualcosa dovrebbe fare la Federciclismo, quanto meno in termini di intermediazione. Bisognerebbe prendere spunto dalla Francia e dalla Spagna, le cui squadre hanno contributi economici dalle regioni o dalle province. Qua da noi invece non succede, eppure parliamo di un ciclismo femminile cresciuto tantissimo a livello nazionale ed internazionale. Se non cambierà qualcosa, rischiamo quindi di spendere le nostre risorse per fare una formazione che magari non viene più invitata da nessuna parte.

Intanto per il 2025 che squadra hai allestito?

Abbiamo fatto un po’ di movimenti. Monticolo, Missiaggia, Bariani e Palazzi hanno smesso di correre. Segato è andata alla BePink ed è giusto che abbia fatto la sua scelta per perseguire altri obiettivi. Ripartiamo con le conferme di Bortoli, De Vallier, Reghini, Castagna, Pavesi e Toniolli, che per me fa parte della squadra. Sono arrivate Luccon e Foligno dalla Horizons e poi abbiamo preso tre juniores molto interessanti.

Chi sono?

Zambelli dalla Biesse-Carrera, Siri dalla Conscio Pedale del Sile e Bulegato dal Breganze Millenium. Faremo i primi test nei prossimi giorni, poi ad inizio gennaio faremo un ritiro a Spresiano a casa mia. Speriamo di fare risultati. Di sicuro alle nostre ragazze non mancheranno tutte le varie figure professionali che abbiamo sempre messo a disposizione per la loro crescita. Sappiamo fare il passo non più lungo della gamba. E’ per questo che sono orgoglioso della nostra realtà, dove sono passate tante campionesse.

Giro Women al via, dove si deciderà? Rispondono i diesse

06.07.2024
8 min
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Con i 15,7 chilometri contro il tempo, scatta domani da Brescia il Giro d’Italia Women targato Rcs Sport. Dalla Lombardia all’Abruzzo, si snoderà un percorso, a detta di atleti e tecnici, dalla durezza crescente dalla prima all’ottava ed ultima tappa. A parte la crono iniziale ed un paio di occasioni per velociste, il terreno per attaccare o cercare gloria personale non mancherà.

Ma dove si deciderà il Giro Women? Chi punta alla maglia rosa finale de L’Aquila dovrà fare i conti con tanti metri di dislivello e noi abbiamo fatto un rapido sondaggio tra diversi diesse per capire il loro pensiero. Le risposte sembrano univoche indicando nel Blockhaus il giudice supremo della corsa, però per qualcuno ci possono essere dei punti di svolta alternativi da non sottovalutare. Ecco cosa ci hanno detto.

L’istantanea di Zini

Il primo a dare il proprio parere è Walter Zini, team manager della Bepink-Bongioanni, formazione sempre pronta ad animare le tappe e che cercherà di mettere in mostra i migliori talenti. Per il tecnico milanese non sarà solo la settima frazione l’ago della bilancia.

«Sicuramente la tappa del Blockhaus – analizza – sarà importante perché ha 3.600 metri di dislivello, ma credo che, un pezzetto oggi e un pezzetto domani, è facile che si possano già vedere delle differenze tra le donne di classifica nei giorni precedenti. Da lì si capirà chi non vincerà il Giro, così come penso che l’ultimo giorno potrebbero esserci delle “cotte”. In ogni caso bisognerà vedere chi sarà al via e di conseguenza capire che tattiche adotteranno le squadre più attrezzate.»

Per Zini le differenze dei valori in campo si vedranno anche nelle tappe intermedie prima delle ultime due tappe di alta montagna
Per Zini le differenze dei valori in campo si vedranno anche nelle tappe intermedie prima delle ultime due tappe di alta montagna

Visto da Lacquaniti

Anche Fortunato Lacquaniti, diesse della Ceratizit-WNT che quest’anno è sbarcata nel WorldTour, è dello stesso avviso, seppur con un spunto di discussione ulteriore. Per stessa ammissione del tecnico veneto, il team tedesco, che finora ha conquistato undici vittorie (le ultime tre al Thuringen Tour con Martina Fidanza e Alonso), al Giro vorrà incrementare il bottino puntando più ai successi parziali che alla generale.

«La doppia scalata Passo Lanciano-Blockhaus – spiega – sarà l’ultimo scontro qualora ci fossero ancora i giochi in sospeso, però per me ci arriveranno con posizioni già ben delineate. Le tappe intermedie, come ad esempio il primo arrivo in salita a Toano alla terza tappa e il giorno successivo a Urbino con un finale intenso, potrebbero già creare distacchi importanti. Dalla crono di Brescia avremo subito una indicazione dei valori in gara. E’ un Giro Women ben disegnato, che tuttavia potrebbe essere difficile da interpretare per diversi motivi. Oltre a vedere gli organici delle formazioni più forti, bisognerà vedere quali saranno gli obiettivi reali. Ci saranno atlete che correranno in funzione delle Olimpiadi e quindi queste strategie di preparazione potrebbero condizionare l’andamento della corsa

Per Lacquaniti il Giro Women è ben disegnato, ma difficile da interpretare per diversi motivi ed alcune strategie
Per Lacquaniti il Giro Women è ben disegnato, ma difficile da interpretare per diversi motivi ed alcune strategie

L’opinione di Fidanza

Sulla rilevanza del totem abruzzese nell’economia della gara si sbilancia Giovanni Fidanza. Per il team manager della Isolmant-Premac-Vittoria – che ha lanciato verso il WorldTour proprio l’abruzzese Gaia Realini, una delle favorite alla vittoria finale – tutto si giocherà alla penultima giornata.

«La crono di Brescia – commenta l’ex pro’ della Chateau d’Ax con cui vinse una tappa al Tour e al Giro – è molto tecnica e lo strappo del Castello può essere indigesto a qualche atleta. Così come la salita di Toano al terzo giorno potrebbe creare distacchi. Tuttavia le cosiddette tappe intermedie, come quella mossa di Chieti, secondo me saranno molto controllate. E’ per questo che penso che si deciderà tutto sul Blockhaus. Per tutte sarà lo sforzo massimo, tant’è che per me l’ultima tappa de L’Aquila, che è comunque molto dura, servirà solo per limare secondi o posizioni di rincalzo nella generale. Comunque tutte dovranno correre con molta attenzione sul piano tattico.»

Giovanni Fidanza prevede molto controllo nelle tappe intermedie, Blockhaus decisivo e nessun stravolgimento nell’ultima tappa
Giovanni Fidanza prevede molto controllo nelle tappe intermedie, Blockhaus decisivo e nessun stravolgimento nell’ultima tappa

La previsione di Bronzini

Ancora più sicura appare Giorgia Bronzini, diesse di una Human Powered Health che si presenta al Giro Women col morale alto per merito della vittoria nella generale di Edwards al Thuringen Tour e con l’obiettivo di curare la classifica con Malcotti.

«Vi rispondo velocemente – dice la piacentina col suo solito spirito intriso di grande conoscenza tattica – e senza troppe esitazioni. Il Blockhaus deciderà tutto. La salita è molto dura e le atlete avranno le visioni già al primo passaggio. Gli ultimi tre giorni sono impegnativi, ma tutto ruota attorno a quella tappa. Il Blockhaus penso che possa essere determinante per chi vorrà riscattare una brutta prova il giorno precedente. O viceversa possa essere la salita nella quale puoi prendere una sonora crisi che non puoi più rimediare il giorno dopo. Di certo le ragazze che puntano alla generale dovranno essere molto brave a gestire le energie, tenendo conto anche delle temperature alte che potrebbero esserci.»

Per Bronzini sarà fondamentale la gestione delle energie, ma il Giro Women sarà deciso dal Blockhaus
Per Bronzini sarà fondamentale la gestione delle energie, ma il Giro Women sarà deciso dal Blockhaus

Le impressioni di Busato

Sull’ammiraglia della Top Girls Fassa Bortolo restringono le contendenti ad un numero ridotto di corridori che si giocheranno tutto alla settima tappa. Se lo storico team manager Lucio Rigato è onorato di partecipare al suo ennesimo Giro femminile in trentadue anni di attività, sperando che la vincitrice sia la sua ex atleta Longo Borghini, il diesse Matteo Busato entra più nello specifico.

«Penso che la crono iniziale – afferma l’ex pro’ di Castelfranco Veneto – potrà dire chi sta bene e chi meno, ma non farà grandi distacchi. Il livello delle atlete più forti è molto alto e sanno preparare molto bene gare del genere. Il Giro è comunque duro anche nelle tappe che non tutti considerano. Ad esempio, la quarta che arriva ad Urbino ha un dislivello alto concentrato negli ultimi cinquanta chilometri. Queste tappe serviranno per fare selezione e per me alla tappa del Blockhaus ci si arriverà con la generale già definita o racchiusa a tre atlete, non di più

Secondo Busato la generale sarà già ristretta a tre atlete nei giorni precedenti all’arrivo del Blockhaus (foto Top Girls)
Secondo Busato la generale sarà già ristretta a tre atlete nei giorni precedenti all’arrivo del Blockhaus (foto Top Girls)

Il parere in casa UAE

La nostra rapida inchiesta termina bussando alla porta della UAE Team ADQ, dove ci risponde la general manager Cherie Pridham. La squadra degli Emirati Arabi Uniti si dividerà tra la generale con Magnaldi e i successi di tappa con Persico e Consonni, ma anche per la dirigente britannica esiste solo un punto chiave.

«Credo – sintetizza – che tutto si deciderà nella Lanciano-Blockhaus, la tappa regina della corsa con le salite più impegnative e con le quote più alte. Sarà una sfida fondamentale per i corridori dal punto di vista fisico, ma anche strategico poiché la salita avrà un impatto significativo sulla classifica generale. Arrivando al penultimo giorno di gara, ci sono poche possibilità di recupero o errori tattici. I distacchi che si apriranno su queste cime saranno decisivi.»

Fra una settimana conosceremo il verdetto emesso dal Blockhaus, però anche le altre tappe di questo Giro d’Italia Women promettono battaglia e spettacolo.

ProTeam femminili dal 2025. Quale futuro per le continental?

29.11.2023
6 min
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Quando ad inizio agosto l’UCI ha annunciato la nascita dei ProTeam femminili a partire dal 2025, forse la questione è stata trattata troppo sbrigativamente dallo stesso maggiore organo ciclistico internazionale nei confronti delle continental (in apertura il Gp Liberazione, foto Spalletta). Per loro stessa affermazione, attraverso il presidente Lappartient, l’intenzione è quella di garantire maggiore professionalità e sicurezza economica ad un numero sempre più alto di atlete, evitando quindi nuovi “casi Zaaf Cycling”.

Inizialmente questa novità sarebbe dovuta avvenire nel 2026, ma non è detto che anticipare di un anno un’operazione simile sia un bene per tutti. Vale la pena ricordare anche che, a differenza del maschile, nel ciclismo femminile esistono solo due divisioni di formazioni. Se le WorldTour hanno organizzazioni pressoché identiche fra loro (e a quelle degli uomini), nelle Continental esistono disparità importanti nelle strutture fra le stesse squadre. Un esempio concreto di differenti continental sono team come AG Insurance-Soudal Quick-Step, Ceratizit-WNT e Laboral Kutxa Euskadi che hanno fatto richiesta per la prossima stagione di diventare WorldTour (dovrebbero diventarlo le prime due) grazie a budget considerevoli

L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT
L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT

Molte domande, poche risposte

Altre squadre però riuscirebbero a fare il salto nelle professional auspicate dall’UCI nel giro di soli dodici mesi? Guardando in casa nostra, le continental italiane sarebbero pronte ad acquisire la licenza della categoria superiore? O ancora, è stata pensata una nuova regolamentazione di un calendario dedicato? E si potrebbe continuare ancora tanto con gli interrogativi.

Non è dato a sapere se l’UCI prima di prendere questa decisione abbia fatto un sondaggio generale tra le continental per conoscere il parere, ma sembrerebbe che a gennaio sia in programma una riunione per spiegare meglio (per la prima volta) tutto quanto. Noi nel frattempo abbiamo voluto sentire le opinioni dei team manager italiani che hanno avuto un riflesso pavloviano non appena gli abbiamo sottoposto l’argomento. Oggi iniziamo da Lucio Rigato, Walter Zini e Giovanni Fidanza.

Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)
Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)

Sponda Top Girls

L’impressione, nemmeno tanto inaspettata, del malcontento generale è tangibile. Lucio Rigato, capo della Top Girls Fassa Bortolo, starebbe valutando l’ipotesi di chiudere a fine 2024 e diventa un fiume in piena quando ci addentriamo nella vicenda.

«La mia è stata una battuta fatta in un certo contesto – spiega il team manager trevigiano – e non ho voglia di smettere, però se l’UCI cambierà le cose allora devo pensarci seriamente perché ne sarò quasi costretto. Se devo spendere un certo budget senza avere certezze di calendario, inviti e regolamentazioni per noi continental, allora chiudo davvero. Non condivido la nascita dei ProTeam, pensata senza considerarci e senza comunicarci nulla. Suppongo ci vorranno dei requisiti economici minimi e ho sentito dire che potrebbe servire un budget da un milione e duecento mila euro, ma qui in Italia si fa già fatica a trovare solo i duecentomila. Anche se è in forte crescita, il ciclismo femminile negli ultimi anni ha fatto passi troppo grandi e precoci per la sua struttura, ma l’UCI non se ne rende conto. Per me fanno solo i loro interessi».

Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata
Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata

«Se copieranno in tutto il sistema maschile – prosegue nella sua analisi Rigato – noi ad esempio al Giro Women non potremo più partecipare. Già oggi c’è un trattamento impari da parte di alcuni organizzatori di gare importanti tra team WorldTour e continental. Noi dobbiamo sperare che accettino la nostra richiesta e poi pagarci vitto e alloggio. Le continental non possono farle morire. Sono i vivai della squadre più forti, altrimenti cosa serve avere tante esordienti, allieve e junior se poi non possono mettersi in mostra nei team continental? Spererei in un aiuto da parte della nostra federazione. Forse sono diventato troppo vecchio per farmi andare bene certe cose. Ho 70 anni con cinquanta di attività e onestamente non sono molto fiducioso in generale per il futuro».

Visto dalla BePink

Non cambia tanto l’umore chiamando in causa Walter Zini, team manager della BePink-Gold, preoccupato che l’attività delle continental possa sparire o ridursi drasticamente. Di sicuro per il dirigente milanese ci sono degli aspetti che andavano cambiati anche prima e altri che già si immagina.

«A vederla così – spiega Zini – temo che nel giro di 4-5 anni possa esserci un’implosione provocata dalla mancanza di un giusto ricambio generazionale. Anche perché finora non è mai stato regolamentato il riconoscimento del valore del cartellino di un’atleta che passava dalle continental ad un team WorldTour. E quelle entrate erano valide da reinvestire. Tuttavia so che renderanno ufficiale questa norma proprio dal 2024. E speriamo che modifichino la regola dei punti, perché al momento seguono le atlete. Adesso ci hanno sempre obbligato a ripartire da zero ogni volta che ti andava via la ragazza col punteggio più alto. Comunque vedremo se penseranno ad un calendario più ampio per le continental o U23 e contemporaneamente a limitazioni di partecipazione per i team WorldTour in alcune gare».

Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)
Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)

Il tecnico della BePink ipotizza che, in base ai parametri richiesti dall’UCI, possa servire un budget minimo di settecento-ottocentomila euro e che nasceranno 4-5 ProTeam. «Nel totale devono esserci i salari minimi garantiti, uno staff più numeroso e altri mezzi. Una situazione che in Italia ad oggi diventa difficile da realizzare. Si potrebbe prendere spunto da ciò che ha fatto la Eneicat, dov’è andata Basilico, che ha unito le forze con la Burgos-BH (professional maschile, ndr). Però da noi non credo che siano interessati ad un’operazione simile».

Il parere di casa Isolmant

Il primo giro del nostro sondaggio si ferma con Giovanni Fidanza, team manager della Isolmant-Premac-Vittoria, che spera in una riforma fatta con senno nonostante anche lui lamenti la mancanza di comunicazioni ufficiali da parte dell’UCI.

La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese
La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese

«Dovremo capire che parametri vorranno introdurre – commenta il padre di Arianna e Martina in forza alla Ceratizit – ma mi auguro siano fattibili e che non esagerino con noi continental. Quanto meno mi auguro che possano apporre correzioni strada facendo. Il movimento femminile è cresciuto tanto, ma deve ancora consolidarsi a dovere, soprattutto tra le continental. E’ per questo che penso sia stata una decisione avventata. Tutto deve essere adeguato alle ragazze con cui lavoriamo. Il nocciolo della questione saranno i calendari, con relativi inviti e regolamenti.

«Certamente per i nostri sponsor non è una buona notizia – conclude Fidanza – perché significherebbe non avere più la visibilità di prima. E’ vero che si potrebbero lavorare con le juniores, ma magari i nostri investitori potrebbero non essere più interessati e lo vedrebbero come un passo indietro. Attenzione perché se questa riforma non ci farà fare salti in avanti, è un attimo tornare alla situazione di tanti anni fa».

Marturano, un bello Scandinavia ma peccato quella caduta…

01.09.2023
7 min
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Una caduta all’ultima tappa l’ha privata di una sicura Top 10 nella generale del Tour of Scandinavia. La sfortuna ci vede sempre troppo bene purtroppo, ma questo ritiro forzato non cancella le belle prestazioni di Greta Marturano tra Norvegia e Danimarca.

Ultimi venti chilometri scarsi della seconda frazione, quella più dura dello Scandinavia. Una decina sono di salita impegnativa (punte addirittura al 20 per cento), gli altri che portano al traguardo di Norefjell sono di mangia e bevi. E’ in quello spazio di gara che la 25enne della Fenix-Deceuninck fa capolino in testa riportandosi sulle battistrada Ludwig e Van Vleuten assieme alla giovane neozelandese Cadzow. Il quarto posto di tappa tuttavia ha garantito a Marturano il terzo in classifica (per due giornate) dietro la danese della FDJ-Suez e la quarantenne olandese della Movistar. Là davanti la scalatrice di Mariano Comense non c’è arrivata per caso anche se ha certamente sorpreso perché forse tutti – soprattutto quelli che la conoscono bene – si aspettavano che raccogliesse dei risultati prima. Quell’azione e l’attuale periodo di riposo sono stati complici per fare con lei una panoramica della sua annata.

Greta innanzitutto come stai e cosa è successo in quella quinta tappa?

Sono ancora un po’ scossa perché ho battuto forte la testa. Ho toccato terra anche col mento e mi sono fatta male al labbro. Infatti sto parlando un po’ piano perché ho ancora le croste. In più ho picchiato entrambe le ginocchia col destro che mi dà più fastidio. Però va meglio ogni giorno che passa, sono già riuscita a fare poco più di un’ora di bici un paio di volte con molta calma. E’ stata una caduta stupida, dopo circa 90 chilometri di gara. Due ragazze davanti a me stavano cadendo, c’è stato un brusco rallentamento e mi hanno ruotato buttandomi a terra. Ho avuto un po’ di paura perché sono cadute altre e tutte addosso a me, forse qualcuna mi è passata sopra. Peccato davvero, non ci voleva…

Stavi disputando la tua miglior gara stagionale. Le prove convincenti restano…

Diciamo che me ne devo fare una ragione perché chiudere con un DNF (acronimo di “did not finish”, ovvero gara non finita, ndr) non è mai bello e perché non c’è indicato il motivo. In ogni caso sono contenta per le mie prestazioni. Ho fatto tre top ten nelle prime tre tappe. Malgrado l’abbandono ho contribuito alla vittoria della classifica a squadre. Quello lo riteniamo un grande risultato perché alla fine lo abbiamo ottenuto con solo tre atlete. Anche il mio team era soddisfatto di me. Sicuramente sono tornata con delle botte ma anche con del morale.

Dovevi essere tu la capitana dello Scandinavia?

No, sono partita libera da obblighi di classifica. Il nostro diesse mi aveva detto che avevo carta bianca, addirittura mi aveva dispensato dall’aiutare le compagne ma quello mi sembrava troppo. Mi sono buttata nel primo arrivo ed è andato bene. Il secondo giorno ho visto che stavo bene e a quel punto mi hanno lasciata libera di seguire le più forti anche se c’era Yara (Kastelijn, vincitrice di una tappa al Tour Femmes, ndr) che era nel gruppetto dietro il mio di pochi secondi. In realtà è stata lei che da dietro ha rotto i cambi per proteggere la mia avanscoperta. Anche nello sprint della terza tappa mi sono buttata nuovamente facendo bene. E’ stata poi la crono del quarto giorno che ha ridisegnato la mia generale. Mi sono ritrovata ottava ma con una buona gamba per difendere quel piazzamento.

Che sensazioni hai provato a trovarti così davanti in una gara WorldTour?

Non mi era mai capitato e devo dire onestamente che lì per lì erano più contente le mie compagne di me. Sul bus anche i miei diesse mi facevano i complimenti però caratterialmente sono una pacata. Il giorno della crono sono partita un minuto prima della Van Vleuten ed il mio pensiero era di farmi riprendere il più tardi possibile. Così è stato solo negli ultimi due chilometri ed ero mediamente soddisfatta. Nella seconda tappa invece ho pensato alla vittoria o comunque ad un attacco ma non è stato per nulla semplice. Subito ero quasi in imbarazzo ad essere in mezzo a Ludwig, Van Vleuten ed una Jumbo Visma poi ho capito cosa volessero fare ed ho collaborato. Quando però sono partite ai 200 metri per lo sprint, io avevo le gambe che bruciavano (sorride, ndr). I miei tecnici mi hanno detto cosa fare meglio la prossima volta che capiterà.

Abbiamo notato che quest’anno hai “solo” 27 giorni di gare e solo WorldTour in pratica. C’è un motivo in particolare?

La nostra squadra non ci fa correre molto. Ha una sua filosofia ben precisa in merito. Non porta le atlete alle gare prendendole come allenamento. Ci porta alle gare più adatte alle nostre caratteristiche e dove noi possiamo essere più performanti. A parte l’esordio di febbraio alla Valenciana (che è una 2.PRO, lo step sotto le gare WT, ndr), ho sempre fatto corse WorldTour perché volevano che io conoscessi e mi abituassi nel miglior modo possibile a quel tipo di gare. In effetti si cresce e si impara tanto.

In cosa sei migliorata?

Difficile dire un aspetto nello specifico. Direi che ho notato che la qualità degli allenamenti fa tanto. Adesso faccio sedute di allenamenti che non ho mai fatto prima. Più distanza, più dislivello. Si fanno sentire perché talvolta mi sento al limite però danno i loro frutti. Quest’anno sono stata in altura due volte nell’arco di poco. A La Plagne prima del Giro Donne con la condizione in crescendo. Poi altri sedici giorni da sola a Livigno e la mia forma è cresciuta ancora tanto. Allo Scandinavia l’ho sentito. Adesso sono più consapevole dei miei mezzi. Dovevo crederci prima e un po’ di più perché le mie compagne mi hanno detto di non essere sorprese del mio recente rendimento. Rientrerò al Romandia (dal 15 al 17 settembre, ndr) e cercherò di mettermi ancora in mostra fino a fine stagione.

Che consiglio si sente di dare Greta Marturano alla ex compagna Vigilia che nel 2024 approderà nel WT?

Sono contenta per Alessia, sia per il passaggio in FDJ-Suez sia per la vittoria al Toscana. La sento spesso, anche dopo questi due momenti. Non mi sento di darle suggerimenti particolari, le dico solo che quello che abbiamo imparato alla Top Girls con Lucio (il team manager Rigato, ndr) torna utile nella massima categoria. Sento spesso anche lui assieme a sua moglie. Personalmente se sono nel WT lo devo a lui che mi ha spronato a capire che ci potevo stare. Mi fa piacere anche per Tonetti che andrà all’estero (alla Laboral Kutxa, ndr) così come aveva fatto Masetti. Significa che la scuola di Lucio funziona.

La prima di Vigilia in Croazia. E la crescita prosegue

09.03.2023
6 min
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Mentre stava tagliando il traguardo dell’Umag Trophy sul suo viso la smorfia di fatica si è trasformata in un sorriso. E l’indice della mano sinistra indicava il cuore, gli sponsor, la squadra. Alessia Vigilia ha aperto marzo vincendo in solitaria in Croazia la sua prima gara UCI, regalando alla Top Girls Fassa Bortolo un bell’inizio di stagione.

Il sigillo della 23enne di Bolzano – che in queste ore è impegnata nel Trofeo Ponente in Rosa – è stata la finalizzazione di un periodo nel quale la stessa Vigilia aveva mostrato di avere una discreta forma. Qualche giorno prima di Umag, era arrivato un convincente segnale in Belgio alla Het Hageland chiudendo nel gruppetto delle migliori regolato allo sprint da Wiebes davanti a Bastianelli e Cordon-Ragot. Lecito quindi per Alessia, come ci ha spiegato lei, guardare al resto del 2023 con fiducia ai nuovi traguardi, magari rispolverando quel talento mostrato da junior.

Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Quest’anno la condizione è arrivata presto. Era voluto?

A dire il vero non proprio, perché inizialmente non dovevamo partecipare al UAE Tour. Lo abbiamo saputo solo due settimane prima e la nostra preparazione non era al top. Però tutte noi ragazze ci siamo subito rimboccate le maniche e ci siamo messe sotto con gli allenamenti. Alla fine credo che sia stato un bene partire a correre dagli Emirati, anche se il livello era molto alto.

Che trasferta è stata?

Innanzitutto una bella esperienza in generale per la nostra squadra. Ci siamo fatte vedere in fuga, ci siamo prese un po’ di visibilità. E lo abbiamo fatto scontrandoci con formazioni WorldTour. Le tappe non sono state semplici. C’era nervosismo perché era una delle prime gare importanti dell’anno. Poi c’era tantissimo vento. Abbiamo imparato tutte noi ragazze a fare i ventagli in mezzo ad atlete più esperte.

Prove generali per il Belgio dove hai colto un buon ventesimo posto dove la qualità era forse ancora più alta.

Esattamente, poi sapete anche voi com’è correre al Nord. Tutto un altro mondo (sorride, ndr). La Hageland praticamente è la rivincita della Het Nieuwsblad del giorno prima. Non è una gara semplice anche se non è WorldTour. Ho patito il freddo, ero una delle poche con i gambali. Ho sofferto sugli strappi ma ho tenuto duro. Negli ultimi 10 chilometri sono rimasta davanti quando il gruppo si è frazionato per andare a prendere le otto fuggitive. Da quel momento siamo andate fortissimo e alla fine ho finito in fondo al primo gruppo. Onestamente non potevo fare di più visti i grandi nomi che mi erano attorno. Vale quasi più questo piazzamento che la vittoria di qualche giorno dopo (sorride, ndr).

Con una gamba così ti sentivi favorita in Croazia?

No però è ovvio che ci sono andata con una grande carica mentale, sapendo comunque che potevo contare anche sul supporto della squadra. Infatti devo ringraziare in particolare Giorgia (la sua compagna Bariani, ndr) perché nelle fuga decisiva ha lavorato tanto per me. Ci siamo confrontate con Davide in ammiraglia (il diesse Gani, ndr) e abbiamo pensato alla tattica. Eravamo in dieci e volevamo anticipare la volata perché sapevamo che con Carbonari eravamo battute. Anzi, mi ricordavo che con Anastasia mi ero trovata in fuga nel 2019 in una gara open e mi aveva battuta nettamente. Stavolta sul terzo degli ultimi tre strappi sono partita in contropiede ed è andata bene. Diciamo che sono stati due risultati che significano che sto bene.

Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Sul traguardo hai reso omaggio un po’ a te e un po’ alla squadra.

Soprattutto alla squadra. Devo ringraziare tanto Lucio (il team manager Rigato, ndr) che mi ha dato fiducia e che nell’ultimo anno e mezzo mi ha rimesso in piedi. Volevo arrivare da sola proprio per avere il tempo necessario sulla linea d’arrivo di dedicare a lui e alla società questa vittoria. Qua sto imparando nuovamente a fare il corridore dopo anni bui e sto continuando a crescere.

Nel 2022 ti eri riguadagnata la maglia azzurra. Sangalli cosa ti ha detto dopo la vittoria di Umag?

Ci siamo visti alla Strade Bianche e mi ha fatto i complimenti. Anche lui mi ha aiutato dal punto di vista mentale durante il ritiro invernale con la nazionale. Per me è stato importante svolgere quel volume di lavoro, è stato molto proficuo e ne sento il beneficio.

Oltre a voler passare nel WorldTour quali altri obiettivi hai per quest’anno?

Naturalmente vorrei anch’io trovare un contratto in una formazione importante, ma non mi faccio aspettative per il momento. Per fare il salto nella categoria superiore bisogna essere pronti e poi bisogna essere altrettanto pronti per poterci rimanere. Quello è il difficile. Intanto per quest’anno punto a voler fare molto bene agli italiani a crono, che per me è collegato strettamente alla convocazione in nazionale. Voglio dare qualche certezza in più a Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Poi vorrei fare bene il Giro Donne. Non ho un obiettivo specifico, se non quello di centrare una bella fuga, magari a lunga gittata che può arrivare al traguardo.

La attuale Alessia Vigilia sta tornando a quella junior di cui si parlava tanto bene?

Le sensazioni sono buone. Non mi pesa fare fatica, perché quando stai bene psico-fisicamente è una fatica bella (sorride, ndr). Posso dire che mi si è riaccesa la fiammella della speranza di poter avere un futuro in bici. Non ho pressioni da nessuno però devo continuare su questa strada. A cominciare da questi giorni di gara in Liguria dove sono pronta a mettermi a disposizione delle compagne o per puntare a qualcosa di personale.

Nuovo team per la Segato: promessa mantenuta

29.11.2022
4 min
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Spesso il premio per una bella stagione agonistica arriva proprio alla fine. Il 2022 di Gaia Segato è stato molto ricco, prestigioso, tanto che la junior veneta è ormai agli occhi di tutti considerata l’autentica terza forza del ciclismo azzurro di categoria, dietro le due primattrici Ciabocco e Venturelli. Se ne sono accorti soprattutto i responsabili della Top Girls Fassa Bortolo, che non hanno tardato a metterla sotto contratto e farne un perno dell’opera di rifondazione della loro squadra.

A dir la verità, il contatto con la Segato era iniziato molto prima e tutte le prestazioni succedutesi nell’anno non hanno fatto altro che confermare che la scelta operata era stata quella giusta: «Ne avevamo già parlato a inizio anno – racconta Gaia – poi ci siamo tenuti costantemente in contatto. Nel frattempo mi sono arrivate molte proposte, ma io avevo dato la mia parola a Rigato e mi sembrava onesto onorarla fino in fondo, anche perché le prospettive che mi aveva illustrato mi avevano convinto».

La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
Che voto ti daresti in base alla tua stagione?

E’ stata nel complesso molto positiva. L’accesso alla nazionale è stato non solo la ciliegina sulla torta, ma la dimostrazione che ho lavorato bene. Certo, è mancata la vittoria, ma mi darei un bel 9.

Essere nella stessa categoria con Ciabocco e Venturelli, trovartele sempre davanti è stato un ostacolo, ha avuto un peso negativo?

Sono delle grandi avversarie, questo è sicuro, ma non si può mai dire «se non ci fossero state loro, allora…». Ogni gara fa storia a sé in base a chi partecipa. Io penso di aver imparato qualcosa da ogni gara, anche da quelle dove Eleonora e Federica mi hanno preceduto. C’è sempre da migliorare.

Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Proprio il fatto di non avere mai vinto ha messo però in evidenza le tue capacità nel metterti a disposizione delle compagne e in nazionale questo tuo peso, questa tua duttilità sono emerse chiaramente…

Diciamo che per certi versi è il mio lavoro, io mi metto a disposizione delle altre per portare a casa il miglior risultato possibile. Sia agli europei che ai mondiali ad esempio sapevo che non erano arrivi per me e quindi dovevo essere io a poter favorire chi aveva più possibilità.

Cambio di squadra e nuova categoria: che cosa ti aspetti dal 2023?

In verità non molto. Quest’anno ho gli esami di maturità e fino a giugno prenderanno certamente il sopravvento sulla mia attività sportiva. Alla Top Girls lo sanno e appoggiano in pieno questa scelta, anzi mi hanno incoraggiato. Non mi pongo particolari obiettivi, diciamo che ogni gara sarà utile per capire, voglio crescere pian piano e abituarmi alla nuova categoria.

La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
Conosci già alcune compagne di squadra?

Abbiamo già fatto un primo incontro, tra l’altro ho ritrovato la Bortoli con cui avevo corso insieme a Breganze due anni fa. Con le altre intanto ci siamo conosciute, io dico che è un bel gruppo con il quale si potrà fare molto insieme.

Tu sei esponente di un movimento, quello veneto, che sta producendo molti talenti, come, te a parte, la De Vallier. A che cosa si deve questo momento felice?

Da noi c’è sempre stata molta attività. Ricordo che nelle mie prime gare da bambina dicevano che il mio anno, il 2004, era stato prodigo di cicliste, eravamo sempre tante a gareggiare. Ho ricordi molto belli, ci divertivamo tanto e questo è successo anche andando avanti. Credo che la cosa si ripeterà anche con chi è nata dopo di me.

La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
Adesso approdi alla categoria superiore: c’è qualche atleta alla quale ti ispiri?

Innanzitutto la Longo Borghini, sono cresciuta ammirando le sue imprese ed ora che potrò correre nelle sue stesse gare sarà qualcosa di unico. Una ciclista alla quale mi sento però vicina è Marta Cavalli, forse perché ci unisce la passione per la salita.

Tonetti, un’annata all’attacco. E la vittoria di Racconigi alza il morale

28.09.2022
6 min
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La grinta non manca e spesso le scappa di andare in fuga. Corre all’attacco perché forse da bambina, prima di iniziare col ciclismo, ha giocato a calcio proprio in attacco. Cristina Tonetti ha saputo farsi ben conoscere nella sua prima vera stagione da elite nel circuito UCI.

Anzi, domenica 18 settembre la ventenne brianzola della Top Girls Fassa Bortolo è riuscita a ritagliarsi una giornata tutta per sé conquistando la gara open a Racconigi. Una zampata che è arrivata a distanza di cinque mesi da un promettente podio ottenuto al Grand Prix di Chambery dietro due atlete WorldTour della Fdj-Suez. E così noi abbiamo voluto sapere da lei cosa c’è stato in mezzo tra questi due risultati e cosa vuole dal suo futuro.

Cristina, facciamo un rapido riassunto su di te.

Sono di Carate Brianza. Ho cominciato a correre relativamente tardi perché prima giocavo a calcio. Ho corso da G6 ed esordiente primo anno al Costamasnaga, poi quattro annate al Cadorago e infine le ultime due alla Vo2 Team Pink di Piacenza. L’anno scorso ho dovuto abbandonare la facoltà di Biotecnologie per la questione legata alle presenze. Ma quest’anno mi sono iscritta a Lettere all’Università di Milano perché mi piace leggere e amo la cultura. In questo periodo ho i primi test d’ingresso e vorrei trovare il giusto compromesso di rendimento tra bici e studio.

A proposito di risultati, quella in Piemonte la possiamo considerare la tua prima vittoria?

Direi proprio di sì. Nel 2021 avevo vinto la gara open di Bianconese in provincia di Parma, ma mi consideravo più un terzo anno junior che un primo elite. A Racconigi è andato tutto bene. Ho vinto su un percorso piatto, ovvero l’opposto di quello che mi si addice, battendo due ragazze come Cipriani e Crestanello che sono molto più veloci di me. E’ stata la ciliegina sulla torta. Questo successo lo dedico a Lucio (Rigato, team manager e presidente della squadra, ndr) e a tutta la squadra.

Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Come è andato finora il 2022?

Abbiamo fatto una bella stagione di squadra. Siamo riuscite a raccogliere cinque vittorie totali. Ci siamo sempre fatte vedere, anche nelle corse più importanti o internazionali. Non ho avuto pressioni dalla squadra, ma è stata una annata lunga e faticosa. D’altronde ho affrontato gare che non avevo mai fatto prima, confrontandomi spesso con le ragazze più forti del panorama del WorldTour. A livello psicofisico l’ho sentito e lo considero un anno di gavetta che tuttavia reputo ottimo per crescere e imparare. E comunque qualche buon piazzamento nelle top ten di gare internazionali è arrivato.

Anche tu hai beneficiato dei consigli di “mamma” Guderzo?

Assolutamente sì. La sola presenza di Tatiana per me era uno stimolo che mi dava tranquillità. Ho avuto l’onore ad inizio stagione di averla come compagna di camera e conoscere le sue esperienze e i suoi aneddoti. Sono cresciuta negli d’oro di Tatiana e un giorno le ho confidato che il suo bronzo al mondiale di Innsbruck mi era rimasto impresso, perché non aveva mollato un metro per conquistarlo. In questo mi ci rivedo perché sono una testa dura anch’io. Mi è piaciuto poi che mi abbia lasciato fare errori per correggermi successivamente.

Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Al Giro Donne ti abbiamo vista spesso attiva. Che esperienza è stata?

E’ stata dura, anche perché l’ho fatto all’attacco, che poi è il mio modo di correre. Ad esempio la fuga della seconda tappa è figlia della tensione del prologo del giorno prima. Nelle crono brevi solitamente vado bene, ci tenevo a fare bella figura, ma non mi sono espressa come volevo. Ero un po’ in tilt così ho deciso di rompere davvero il ghiaccio la giornata seguente andando in avanscoperta. Poi ci ho preso gusto e mi sono fatta 90 chilometri di fuga nella tappa del Maniva.

Cosa ti hanno lasciato quei dieci giorni di corsa?

Sono uscita dal Giro con la convinzione che c’è senz’altro da lavorare, ma che è fattibile poter correre a quei livelli. Se una si applica come si deve, passo dopo passo, credo che si possa ottenere sempre di più.

In cosa senti che devi migliorare?

Credo di avere il “motore” e di averlo dimostrato però devo lavorare tanto sui dettagli. Principalmente alimentazione e aspetto mentale. Devo imparare a gestire le energie. Dalla emozione pre-gara al non sprecare troppo in corsa, anche quando non serve.

Tu hai caratteristiche da passista-scalatore simili a tuo padre Gianluca che è stato pro’ negli anni 90/2000. Ti dà suggerimenti?

No, zero. Non si intromette mai perché dice che devo ascoltare i miei tecnici e apprendere da loro. E poi perché non voleva che io corressi in bici. Forse conosce la fatica che si fa e i rischi che si corrono. In ogni caso lui è fiero di me, della mia crescita malgrado sia di poche parole.

Obiettivi tra fine stagione e 2023?

Correrò ancora Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine e lo farò con l’intenzione di farmi vedere, come sempre. Per l’anno prossimo ho un po’ di programmi che vorrei realizzare. Raccogliere qualche risultato di rilievo in più. Mi piacerebbe farlo alla Strade Bianche, gara che mi affascina molto. Poi, visto che avevo avuto un contatto col cittì Sangalli, vorrei provare ad entrare nel giro della nazionale.

Marturano pronta per il WorldTour malgrado la sfortuna

15.08.2022
5 min
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E’ una ragazza che sa quello che vuole. Sa anche che per fare un ulteriore step non deve lasciare nulla al caso. Anche lei è finita nei taccuini degli osservatori delle formazioni WorldTour. Adesso però è alle prese con una frattura composta della clavicola, frutto di una caduta ieri nella gara open di Vittorio Veneto. Malgrado tutto, quest’anno Greta Marturano ha comunque alzato la propria asticella ed è pronta per compiere il salto in avanti (in apertura foto Ossola).

«Devo stare ferma immobile col tutore per cinque giorni – ci aggiorna la 24enne della Top Girls Fassa Bortolo – poi rifarò le lastre per vedere che la frattura sia rimasta ferma. Se invece sarà scomposta, mi dovranno operare. Adesso cambiano un po’ di obiettivi. Speriamo bene però sono fiduciosa».

Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto
Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto

Un vero peccato questo stop perché la scalatrice di Mariano Comense arrivava da un buon momento di forma, a conferma della continua crescita fatta vedere soprattutto nelle ultime due stagioni. Era reduce da una serie di piazzamenti ottenuti al Tour Féminin des Pyrénées ad inizio agosto in cui ha chiuso quarta nella generale a soli due secondi da un podio tutto composto da atlete di team WT. Non è certo questo minimo scarto a sminuire le sue prestazioni. Noi l’abbiamo voluta sentire per farci raccontare cosa c’è stato finora – infortunio a parte – e cosa ci sarà nel suo futuro.

Greta in Francia sei andata forte sul tuo terreno.

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo a fare bene perché erano percorsi adatti a me. Naturalmente c’è il rammarico per quel terzo posto finale sfuggito per un niente. Ho ripensato tanto a dove ho perso quei due secondi o dove potevo guadagnarli. Ma va bene così, perché so di aver corso bene. Avevo buone sensazioni. Inizialmente noi eravamo partite con due punte. Alessia Vigilia ed io. Poi nella seconda semitappa del primo giorno ho centrato la fuga giusta. Eravamo in cinque e la classifica in pratica si è delineata subito. Grazie alla squadra, sono riuscita a mantenere le posizioni di vertice fino alla fine.

Della tua annata cosa ci dici?

E’ una stagione tutta positiva nonostante la caduta. Sono cresciuta mese dopo mese. Risultato dopo risultato ho preso fiducia. Luglio e agosto sono stati due mesi molto buoni finora. Sono uscita dal Giro Donne con buone gambe e con un buon recupero che mi hanno consentito di infilare una serie di risultati. Ho fatto anche due terzi posti nelle gare open di Levada e Tarzo. Mi è mancata la vittoria, però onestamente non pensavo di fare questo salto mentale e fisico.

A cosa è dovuto questo salto?

Due anni fa ho iniziato un percorso con un mental coach. Marino Rosti che collabora con l’Astana. Mi segue molto bene. Avevo bisogno di sbloccarmi mentalmente. Non credevo più in me stessa e facevo fatica in corsa naturalmente. Grazie a lui ora ho più autostima anche se dobbiamo finire il nostro percorso. Da allora ho deciso di fare le cose più seriamente. Ho pensato che corro da quando sono G1, che ho dedicato la mia vita al ciclismo. E così mi sono affidata anche ad altri specialisti.

Parlacene pure.

A livello fisico mi prepara Fabio Baronti del CTF Lab. Mi ha aiutata tanto dal punto di vista atletico. Ero già metodica negli allenamenti, ma con lui ho capito come esserlo, ottimizzando i lavori. Dal punto di vista alimentare invece mi segue Laura Martinelli, che lavora con la BikeExchange-Jayco. Anche con lei mi trovo benissimo, ho imparato molto. Naturalmente ringrazio tutti e tre perché tutti assieme mi hanno fatto fare un salto psico-fisico importante. Se si vuole diventare veramente dei corridori bisogna fare qualche sacrificio.

In cosa devi migliorare ancora?

Nelle discese e nelle posizioni di testa. Talvolta in gara sprecavo troppe energie per andare davanti prima di una salita. Però ho fatto grandi progressi. In questo mi è stata di enorme aiuto Tatiana Guderzo. Mi ha dato tantissimi consigli. Come ha già detto Alessia (Vigilia, ndr), lei è stata davvero disponibile e preziosa per noi giovani.

Con queste prestazioni hai mai pensato alla nazionale?

Ovviamente l’obiettivo di tutte le italiane è quello di poter indossare la maglia azzurra. Non ho mai parlato col cittì Sangalli, ma spero che mi abbia notata. Io finora ho sempre cercato di mettermi in luce e dove mi era possibile. So che si può sempre fare qualcosa di più e lavorerò per migliorarmi.

Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Si dice che tu sia in procinto di passare nel WorldTour. Ti senti pronta?

Al momento c’è la possibilità nel 2023 di andare in qualche team straniero. Ho avuto dei contatti con una squadra, ma stiamo valutando, perché nel frattempo al mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) sono arrivate nuove richieste dopo la gara sui Pirenei e ne stiamo ragionando. Naturalmente mi piacerebbe andare nel WorldTour. Ci entrerei in punta di piedi, disponibile a imparare e mettermi al servizio della squadra e delle leader. Ora in Top Girls non ho troppe pressioni. Lucio (Rigato, il team manager, ndr) è al corrente di tutto ed è contento se riuscissi a trovare un ingaggio nella categoria superiore. Lui mi ha aiutato molto e dopo quattro anni posso ritenermi pronta anche per lo stress che ruota attorno alle formazioni più grandi. Speriamo bene. Intanto però vorrei guarire subito da questo infortunio alla spalla.

Maglia azzurra agli europei: la rinascita di Alessia Vigilia

12.08.2022
6 min
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Cinque anni per tornare a vestire la maglia della nazionale sono tanto tempo. Nel ciclismo di adesso poi sembrano quasi un’eternità, anche se hai ancora solo ventitré anni. Alessia Vigilia indosserà nuovamente il body azzurro nella crono dell’europeo. Il cittì Paolo Sangalli l’ha convocata assieme ad Arianna Fidanza per la prova di Monaco di Baviera in programma il pomeriggio di mercoledì 17 agosto.

L’ultima volta che la bolzanina della Top Girls Fassa Bortolo gareggiò con la nazionale fu a Bergen in Norvegia nel 2017 nella crono iridata juniores. Conquistò un bellissimo argento dietro alla sua concittadina e compagna (anche di club alla Mendelspeck) Elena Pirrone. In quel periodo le due amiche sbaragliavano spesso la concorrenza nelle prove contro il tempo. Vigilia nel 2016 aveva vinto il tricolore di categoria e ottenuto il secondo posto nella crono della rassegna continentale in Francia.

Da allora sono trascorsi un po’ di anni opachi fino a questo 2022 che le sta riservando nuovamente delle gioie. Per raccontare questa sua rinascita, abbiamo così contattato Alessia che ci risponde da Verona, dove ormai vive da tre anni studiando Scienze Motorie all’Università.

Iniziamo subito dalla convocazione. Che effetto ti fa?

Non me l’aspettavo sinceramente. Sapevo che c’era questo appuntamento, ma sapevo anche che c’erano atlete più importanti di me nonostante molte azzurre non avrebbero partecipato per un motivo o l’altro. Dopo il Giro avevo staccato per qualche giorno per recuperare, poi è arrivata la chiamata e mi ha dato nuove motivazioni. E’ una disciplina che mi piace molto, non era così scontato che Sangalli mi chiamasse. Sono contenta che abbia pensato a me e che mi dia questa opportunità.

Sangalli quando te lo ha comunicato? E cosa ti ha detto?

L’ho saputo attorno al 20 luglio. Inizialmente Paolo mi ha detto che avrei potuto correre la crono degli europei. Poi me lo ha confermato due settimane fa. Mi ha anche detto che vuole guardare lungo, che ha fiducia in me. Mi ha lasciata tranquilla, dicendomi di lavorare come ho fatto finora, ora che ho imboccato la strada giusta. So che è adatta alle mie caratteristiche perché ha un percorso un po’ mosso. Io cercherò di arrivarci il più pronta possibile. Sarà difficile ottenere un risultato, ma voglio fare una buona prestazione.

Ultimamente hai fatto lavori specifici?

A dire il vero no, perché comunque nell’ultimo periodo ho continuato a correre, ultimamente in Francia sui Pirenei. Ecco, lì c’è stata una cronosquadre e per me è stato un test. Io poi ho bisogno di continuare a correre per stare bene. Diciamo che il lavoro necessario l’avevo fatto già in precedenza nelle varie gare, specie al Giro, anche se di cronometro ne abbiamo fatte poche. Una in provincia di Parma a inizio giugno, poi il campionato italiano e il prologo del Giro. Ora userò la bici da crono per curare i dettagli, poi faremo la ricognizione a Monaco con l’assetto da gara per le ultime cose.

Prima hai detto che hai imboccato la strada giusta. Cosa intendi?

Nei primi due anni da elite in Valcar non ho fatto tanti risultati, ma ho corso tanto. D’altronde erano anni di apprendistato. Poi nel 2020 sono passata in una formazione spagnola (la Cronos Casa Dorada, ndr) che sembrava avere un bel progetto, ma non si è rivelata una scelta fortunata. Il lockdown ha complicato tutto. Sia per me che ho corso pochissimo anche l’anno successivo, solo 28 giorni in due stagioni. Sia per la società che ha perso molti sponsor e non poteva portarci a correre. Facevo tanti giorni in Spagna e l’unica era venire in Italia per le gare open, ma non era così comodo e semplice.

Il ritorno in Italia com’è nato?

Dopo gli ultimi due anni ho riflettuto. Mi ero un po’ persa. Dovevo capire cosa volessi fare da grande. Continuare ad andare in bici o continuare a correre? Ho contattato Lucio (Rigato, il team manager e diesse della Top Girls Fassa Bortolo, ndr) e lui era disponibile a prendermi. Tutto è cambiato per me, ho visto una luce. Qui non ci manca nulla. Sono tornata a fare quello che mi è sempre piaciuto fare. E’ vero che faccio la stessa fatica di sempre e che la fanno tutti, ma almeno adesso arrivano le soddisfazioni che te la fanno sentire meno. Anzi, devo ringraziare una persona in particolare…

Chi?

Tatiana Guderzo. Mi ha trasmesso, come a tutta la squadra, tanti consigli e tante motivazioni. Ci ha seguito giocando un ruolo molto importante. Le riesce bene mettersi a disposizione se pensiamo che campionessa è e che palmares ha. E’ stata la nostra mamma, pardon sorella maggiore che poi si arrabbia se la chiamiamo così (ride, ndr). Era contenta per la mia convocazione e mi ha già dato qualche suggerimento in più.

Finora la stagione è andata bene, hai colto due vittorie…

Sì, esatto in corse open. Una a Monselice e l’altra a Tarzo. Quest’ultima il 31 luglio frutto del gioco di squadra con la mia compagna Greta Marturano (terza, ndr) e frutto anche della motivazione della convocazione appena ricevuta. Sono soddisfatta finora, anche al Giro dove ho fatto tanti chilometri di fuga. Sia Lucio che il cittì volevano vedere il mio processo di crescita e al momento sto cercando di accontentarli.

Da junior eri tra le più promettenti in circolazione. Adesso che stai tornando su quei livelli, hai pensato a cambiare squadra per l’anno prossimo?

No assolutamente, a meno che non arrivi una proposta davvero irrinunciabile. Devo parlare ancora con Lucio, ma la mia intenzione è di restare almeno un altro anno per proseguire la mia ripresa e crescere ancora. Intanto però penso alla crono europea e magari a qualche altro risultato nel finale. Se si lavora bene, poi le cose vengono da sé.