L’annuncio dell’addio al ciclismo di Luca Rastelli è stata affidata ad un post su Instagram. Qualche riga di testo, tanti pensieri e una foto in bianco e nero, a racchiudere una pagina della sua vita. Ora per Rastelli inizia un altro capitolo, fatto di normalità: un lavoro, una casa e delle nuove dinamiche da instaurare.
Pagina bianca
Ventiquattro anni però non si racchiudono in un post su un social, meritano almeno un approfondimento. Serve scavare, chiedere, capire prima l’uomo del ciclista e raccontare una storia che può essere d’insegnamento. Perché si impara tanto anche da chi è capace di dire “basta”.
«Va tutto bene – racconta Rastelli al telefono – ho iniziato a lavorare, faccio il metalmeccanico in un’azienda tra il Veneto e il Friuli. E’ abbastanza vicina a casa, sono nato a Cremona, ma da un paio d’anni vivo a Fontanafredda dalla mia fidanzata. Sono stato fortunato perché ho trovato subito un impiego. Sulla decisione di smettere ci ho riflettuto bene a metà gennaio, poi ho fatto l’annuncio su Instagram».
Eppure eri partito per fare il 2024 con la Work Service…
Avevo parlato con la squadra della mia situazione. Era da tempo che avevo perso la motivazione, ma abbiamo provato a fare la preparazione invernale e vedere poi come mi sentivo. Volevo provare a ritrovare quel Luca Rastelli che ero da under 23 e al mio primo anno con la Bardiani.
Anche con la Work non hai ritrovato la motivazione?
Ho provato, ma mi pesava allenarmi, mi pesava fare la vita da professionista. Sapevo di non fare le cose al 100 per cento, come andrebbero fatte. Quindi ho deciso di smettere, senza aspettare le corse. Può sembrare una decisione affrettata.
In effetti…
Ma ho voluto essere sincero prima con la squadra e poi con me stesso. Era inutile attaccare il numero sulla schiena, già durante la preparazione avevo capito di non essere in condizione.
Lasci dopo due stagioni da professionista.
Vero, sono passato in Bardiani nel 2022 e mi sono trovato subito bene. Ho messo insieme tante esperienze e la prima presenza al Giro d’Italia. A fine stagione ho avuto qualche problemino, ma era stata un’annata positiva.
Poi è arrivato il 2023…
Ho iniziato la stagione con qualche problematica, sia personale sia con la squadra. Avevo un dolore al ginocchio che mi ha dato qualche pensiero, poi non c’è più stato comune accordo con il team.
Cos’è successo?
C’era stata qualche discussione sulla preparazione, non ci si trovava più con le stesse idee. Avevamo approcci differenti tra i vari preparatori e questo ha portato a continui confronti con la squadra
Nel 2023 il team ha preso una serie di allenatori nuovi, tu avevi mantenuto il tuo esterno?
Reverberi a fine 2022 ha preso la squadra di preparatori dal team Drone Hopper che aveva chiuso. Io avevo una persona esterna che mi seguiva, come nel 2022. Solo che i pensieri sui metodi di allenamento erano differenti. Non è stato questo a farmi smettere, non sto dicendo che è colpa del team.
Allora cosa ti ha fatto smettere?
Quella passata è stata una stagione di alti e bassi. In certi momenti stavo bene e poi non andava nulla come previsto. Ho corso poco e ho perso la voglia, il motivo del ritiro è proprio questo: perdita di motivazione. Non vedevo nel ciclismo degli obiettivi futuri, ma solo un conto alla rovescia, qualcosa che prima o poi sarebbe finito comunque. L’unica cosa che provavo era vivere il ciclismo solo come stress.
Come stai ora? In che modo vedi la tua vita futura?
Sono sereno, della mia carriera porterò bei ricordi. D’ora in poi vedrò la bici in altra maniera, come un cicloamatore. Può sembrare strano, ma mi sento più felice rispetto a come stavo quando ero ciclista, ora sono più contento.