Tao Geoghegan Hart (foto Instagram in apertura) a fine stagione lascerà la sua “casa” ciclistica: la Ineos Grenadiers. Il britannico si trasferirà alla Lidl-Trek, una squadra che da quando ha cambiato nome, e sponsor, si è mossa tanto nel prendere nuovi corridori. Tao ha 28 anni, cambia squadra in quello che è sempre stato il periodo di maturazione per un ciclista professionista.
Una decisione che merita un approfondimento, per questo abbiamo cercato di capire di più parlando con il suo procuratore: Joao Correia. Ex corridore portoghese che da qualche anno rappresenta alcuni dei corridori più importanti del gruppo con la sua agenzia Corso Sports, fra cui Almeida e Pedersen. Correia ha una vita “divisa” in tante parti del mondo: Stati Uniti, Portogallo e Italia. Quando si trova da noi sta in Toscana, dove ha un B&B con il quale organizza viaggi legati alla bici per i turisti stranieri, in particolare americani.
Buongiorno Joao, innanzitutto, come procede la riabilitazione di Geoghegan Hart?
Ha terminato la settimana scorsa, è stata lunga: più di 3 mesi di lavoro per tornare in bici. A breve riprenderà a pedalare su strada e metterà nel mirino la preparazione verso la prossima stagione. Da quando abbiamo capito che nel 2023 non avrebbe più corso si è deciso di guardare al futuro. La squadra gli ha dato una grande mano, nonostante a fine stagione si saluteranno ha avuto un ottimo appoggio.
2024 che vede un grande cambiamento per l’appunto, cosa c’è dietro?
Dietro questa divisione c’è l’ambizione, che ogni corridore ha, di voler provare qualcosa di nuovo. Avere degli stimoli diversi fa bene agli atleti. In estate c’erano stati dei colloqui con la Ineos ma non tutto era chiaro, per esempio il ruolo che Tao avrebbe avuto. Lui vuole essere un uomo da grandi Giri, un leader. Non un capitano unico, perché nel ciclismo moderno è impossibile, l’abbiamo visto con la Ineos.
Ultima tappa del Giro, Almeida terzo: al centro Joao Correia, a destra il suo socio Ken Sommer (foto Fizza/UAE Emirates)Ultima tappa del Giro, Almeida terzo: al centro Joao Correia, a destra il suo socio Ken Sommer (foto Fizza/UAE Emirates)
Quando è caduto al Giro, fratturandosi il femore, la Ineos aveva Thomas come “seconda punta”.
Esatto. Si sono invertite le parti rispetto al 2020, quando Geoghegan Hart vinse il Giro. A quell’epoca cadde Thomas e lui fu l’uomo di classifica, quest’anno è stato il contrario.
Allora com’è si è arrivati alla volontà di cambiare?
Tao ha un obiettivo: il Tour de France. Gara che ha disputato solamente una volta, nel 2021, in supporto a Carapaz e Thomas. Ormai è arrivato ad un’età in cui deve dire “ho vinto un grande Giro, ora ci voglio puntare in alto”.
Il cammino è proseguito lineare fino al Tour of the Alps, vinto da TaoIl cammino è proseguito lineare fino al Tour of the Alps, vinto da Tao
Pensi che sia maturo per farlo?
Quest’anno al Giro d’Italia stava davvero bene, lo si è visto alla cronometro di Cesena. Lui è uno scalatore, quando un corridore del suo tipo fa una cronometro a quel livello vuol dire che sta molto bene.
Com’è nato il contatto con la Lidl-Trek?
Ho un grande rapporto con Luca Guercilena, grazie al fatto che un mio corridore, Mads Pedersen, corre per loro. Così parlando con lui è uscita questa occasione ed è stato tutto molto veloce. La Lidl-Trek stava cercando un uomo per fare classifica nei grandi Giri e l’occasione era importante. Ci sono anche altri profili (Ciccone su tutti, come detto dallo stesso Guercilena, ndr).
Al Giro, Geoghegan Hart aveva sorpreso tutti a crono fin dal primo giorno di Giro a OrtonaAl Giro, Geoghegan Hart aveva sorpreso tutti a crono fin dal primo giorno di Giro a Ortona
Geoghegan Hart ha corso sette anni con la Ineos: un corridore britannico in una squadra britannica, il cambiamento si farà sentire?
Non penso proprio. Tao è un ragazzo che sa stare molto bene in contesti internazionali, si trova a proprio agio a contatto con culture e lingue diverse. Quando è in Spagna parla spagnolo con grande disinvoltura e ha una speciale connessione con l’Italia. Ha un modo di pensare multidimensionale.
Il cambiamento gli farà bene quindi?
Quando si cambia si assumono nuove responsabilità. Ora deve focalizzarsi sul recupero e fare un buon inverno, poi vedremo dal 2024 cosa succederà.
Luca Guercilena fa il punto della situazione sulla squadra che sta nascendo per la prossima stagione. E’ abbastanza evidente che l’arrivo di Lidl abbia portato più risorse, ma quello che ci interessa approfondire è la compagine italiana. Se infatti Tiberi e Baroncini hanno preso strade diverse, non si può negare che gli arrivi di Milan, Consonni, Bagioli e Felline abbiano rinforzato il contingente nostrano nella squadra che, pur avendo sponsor tedeschi e americani, ha una fortissima componente italiana.
Ad ora gli italiani sono sette, circa un terzo del totale. Da chi cominciamo?
Partirei da Dario Cataldo, un uomo storico del ciclismo italiano. Un gregario che conosce bene la storia del ciclismo. A prescindere dall’infortunio, è una persona che porta equilibrio all’interno del gruppo e sa soprattutto calmare i compagni, consigliarli nei momenti più complessi. Poi abbiamo il rientro di Fabio Felline.
Ciccone con Cataldo, rientrato dopo la frattura di primavera: il leader e il braccio destroCiccone con Cataldo, rientrato dopo la frattura di primavera: il leader e il braccio destro
Fabio era già stato con voi per sei anni, tanti…
Abbiamo sempre avuto un rapporto ottimo: fra noi e con la squadra in generale. Ci ha chiesto appunto l’opportunità di tornare con noi ed è stato più che ben accetto, ovviamente con un ruolo diverso da quello che aveva qualche anno fa. Con noi ha vinto delle belle corse, mentre ora insieme a Dario sarà uno degli uomini di esperienza, quelli che ormai vengono definiti “road captain”. Poi abbiamo Jacopo Mosca, che ormai è diventato uno dei pilastri del team. Dal punto di vista sportivo, nel senso che è il classico corridore che si fa trovare sempre pronto, che ha grinta, che lavora. Un gregario che sa fare bene il suo lavoro ed è ancora in crescita. E poi ha qualità, è una persona che riesce a fare veramente gruppo.
Finora sono stati due degli uomini di fiducia di Giulio Ciccone.
Giulio è uno dei nostri leader, con l’obiettivo chiaro di continuare a crescere. Credo che ormai si sia consolidato per le gare di una settimana. Sicuramente per i grandi Giri resta l’obiettivo delle tappe, insieme alla possibilità di fare classifica qualora ci fosse una componente maggiore di salita. Ovviamente Giulio si sta confermando come riferimento e deve continuare in questa direzione. Per noi è un grosso investimento per cui dobbiamo cercare di portare bene a casa i frutti.
Mosca si è scavato il suo spazio da uomo squadra: ha rinnovato fino al 2025Mosca si è scavato il suo spazio da uomo squadra: ha rinnovato fino al 2025
Fra gli investimenti importanti, a quanto si dice, c’è Jonathan Milan.
Lo apprezzavo da tempo, fortunatamente non ho aspettato il Giro d’Italia. Jonathan ha fatto vedere a tutti un grandissimo potenziale, che chiaramente adesso va incanalato all’interno del gruppo. Ma soprattutto lui deve lavorare per sfruttare tutte le sue qualità, andando a vincere le corse importanti e non solo in volata. Credo infatti che un ragazzo come lui debba avere l’ambizione di essere forte in volata, ma anche nelle classiche. Con i dovuti paragoni, per l’amor di Dio, visto che è tutto da scoprire…
A chi ti fa pensare?
Lo vedo vicino a un Tom Boonen, con cui potevi fare determinati sprint di gruppo, determinati sprint ristretti, però poi la differenza vera andavi a giocarla alle classiche. Io credo che Milan possa avere certe qualità, anche se quest’anno al Nord ha avuto parecchie cadute, per cui è da scoprire. Oltre al fatto che ovviamente fino a Parigi la pista per lui sarà una cosa importante.
Felline torna alla corte di Guercilena, dove ha già corso per sei stagioniFelline torna alla corte di Guercilena, dove ha già corso per sei stagioni
Simone Consonni, altro arrivo importante.
Con lui abbiamo fatto un’analisi e Simone chiaramente, da persona matura, ha capito che le sue chance di vittoria all’interno di un gruppo WorldTour possono esserci, ma chiaramente ridotte. Il suo desiderio in questo progetto era quello di affiancare Jonathan per fare il suo ultimo uomo, che è un ruolo che a noi effettivamente mancava. Di conseguenza, benvenga. Perché quando un ragazzo ha le idee chiare, abbiamo già fatto il 50 per cento del lavoro.
E poi c’è Bagioli, uno che da junior era fortissimo, poi è finito a fare spesso l’uomo di rincalzo…
Penso che Andrea abbia ancora grandissimi margini. Se si analizza la sua carriera da professionista, da under 23, ma anche delle categorie giovanili, è sempre stato vincente con regolarità. Secondo me, con più libertà in determinate corse, ad esempio Ardenne o altre corse miste, credo che lui possa fare un grande passo, per collocarsi su un livello nettamente superiore. Tutto lo fa presagire.
Bagioli è vincente e alla Lidl-Trek, su rassicurazione di Guercilena, avrà spazio per emergere nelle classicheBagioli è vincente: Guercilena gli darà spazio spazio per emergere nelle classiche
Su cosa ti basi?
Sul fatto che anche quest’anno, quando ha avuto le sue opportunità, ha vinto. E’ chiaro che vincere le corse più piccole è meno complicato e quando vai sui livelli superiori è più complesso. Però se il trend è quello e quando gli si dà spazio vince, allora io sono convinto che possa continuare a farlo. Negli ultimi anni abbiamo dimostrato che la nostra politica è quella di dare spazio, a volte forse esageriamo nel dare possibilità agli atleti, anche quando poi non ti mostrano niente. Io credo che con noi Bagioli avrà grandissime possibilità e un calendario ad hoc. Penso che possa realmente dimostrare tutto il suo valore. Sono sincero, secondo me lui è un ragazzo che può veramente fare tantissimo.
Il video di Ganna che al via della tappa di ieri porta a spalla la Trek di Mosca e pedalando la deposita davanti al cambio ruote Shimano ha fatto il giro del web, diventando virale. I due non sapevano che di lì a poco sarebbero andati in fuga verso Laguna Negra, perché al momento erano presi soprattutto a farsi due risate.
«Uno scherzetto – ride Mosca durante i massaggi dopo la tappa – di quelli che fai quando puoi, quando si è un po’ tranquilli. Gli ho rubato il Garmin, perché alla firma avevo la bici accanto alla sua. Ho visto che non aveva il filo, l’ho preso e gli ho detto: “Tieni, se vuoi te lo vendo”. Lui non ha capito subito che era suo, poi però mentre eravamo sul palco, ho visto che tirava su la mia bici, dopo aver firmato qualche autografo. E mi ha fatto ciao-ciao con la mano…».
Questa la storia su Instagram in cui Ganna porta via la bici di Mosca: è diventata praticamente viraleQuesta la storia su Instagram in cui Ganna porta via la bici di Mosca: è diventata praticamente virale
Dice che Cerea sta facendo un massaggio profondo e che in certi momenti gli fa anche male, ma va bene, almeno domattina (oggi, ndr) avrà le gambe sciolte. La Vuelta è ancora lunga e il compito del corridore piemontese, di cui pochi giorni fa è stato annunciato il rinnovo del contratto fino al 2025, è quello di entrare nelle fughe e tirare le volate per Edward Theuns.
Al momento dello scherzo avevate già previsto di andare in fuga insieme?
No, ognuno fa la sua corsa. Però non è che ci voglia un genio a capire che se loro vogliono andare in fuga con Thomas, è Pippo quello che la porterà via. Anche perché onestamente, la fuga l’ha proprio portata via lui. Aveva già provato prima con Bernal, ma credo ci fosse dentro qualcuno troppo vicino in classifica e la Jumbo ha chiuso subito. Poi dopo 30 chilometri ha portato via quella giusta. Ha fatto tutto lui. E sulla salita finale, mi ha fatto morire. Pensavo di star bene, poi l’ho visto passare davanti a tirare… Ma gliela farò pagare questo inverno, in qualche uscita me ne ricorderò (ride, ndr).
Decimo giorno di Vuelta alle spalle, metà corsa. Mosca va avanti con le fughe e le volate da tirareDecimo giorno di Vuelta alle spalle, metà corsa. Mosca va avanti con le fughe e le volate da tirare
Come sta andando questa Vuelta per te?
Benone, direi. Tendenzialmente siamo venuti qua con l’obiettivo delle tappe e comunque ci stiamo provando ogni giorno. Chiaro che oggi (ieri, ndr) ci siamo trovati davanti Vergaerde ed io e non eravamo i due migliori per essere in una fuga con arrivo in salita. Però alla fine, dopo 60 chilometri di scatti, ci sta che non tutto vada secondo i piani. Anche perché lui ed io siamo qua per le tappe di pianura e finora nelle tre volate è andato tutto abbastanza bene. Vediamo domani a Saragozza se ne faremo un’altra buona, ma non credo avremo problemi a recuperare le fatiche di oggi.
Non sembrano volate con un treno che la fa da padrone, giusto?
Di molto organizzata c’è la Alpecin, per cui sono volate tanto caotiche proprio perché c’è una squadra sola che prova a controllarle. L’ultima volta c’è stata una caduta ai 5 chilometri e siamo rimasti tutti dietro. Per mia fortuna però, ho trovato Vlasov che era rimasto dietro, quindi la Bora ha fatto tutto il lavoro e ci riportato dentro a 1,5 chilometri dall’arrivo. E io mi sono ritrovato a ruota di Theuns e sono riuscito a tirargli la volata. Quindi ho avuto anche un po’ di fortuna.
Nella tappa di Oliva, Theuns ha colto il terzo posto: Mosca gli ha tirato la volata dopo una caduta di gruppoNella tappa di Oliva, Theuns ha colto il terzo posto: Mosca gli ha tirato la volata dopo una caduta di gruppo
Cosa si può dire delle polemiche sulla sicurezza e le varie neutralizzazioni?
Devo dire che le polemiche alla fine sono sempre fatte da chi non è sulla strada o in gruppo. Nella tappa di Barcellona, purtroppo, la sfortuna è stata che ha piovuto proprio la sera della cronometro ed è venuta giù tutta l’acqua che non era caduta negli ultimi tre mesi. Fino a poche ore prima c’erano 35 gradi. Il giorno dopo è veramente piovuto tanto e la strada, come succede nelle località di mare quando non piove da tanto tempo, era scivolosa e il finale di tappa era in ogni caso troppo pericoloso. Fortunatamente siamo arrivati a questa via di mezzo, per cui i tempi della generale sono sati presi ai 9 dall’arrivo, perché quelli di classifica non devono rischiare. Se metti un gruppo di 170 corridori alla prima tappa della corsa, dove tutti sono freschi e motivati, è chiaro che tutti i velocisti ci avrebbero provato e anche gli uomini di classifica avrebbero provato a tenere. E su quelle strade non c’era posto per tutti.
Invece l’altro giorno a Caravaca de la Cruz, con la neutralizzazione ai due chilometri?
Gli organizzatori hanno fatto una bella scelta. Chiaro che poi vengono le polemiche, perché uno dice che con l’arrivo in salita c’era margine per passare in sicurezza. Ma sinceramente, già noi corridori non siamo dei geni, per una volta che usiamo il cervello non è che ci si può dire tanto. Se è pericoloso, perché devo rischiare quando ormai la tappa è andata, la generale è già definita e a 200 metri dall’arrivo c’è una curva con il fango? Io sono passato dopo 80 corridori e ce n’era ancora parecchio. Immagino che i primi l’abbiano visto anche meglio, mentre nel parcheggio dopo l’arrivo si sono infossate le ammiraglie. Bisogna dire un’altra cosa sugli organizzatori…
La pioggia di Barcellona ha reso pericolosi i primi due giorni. Mosca applaude le decisioni degli organizzatoriLa pioggia di Barcellona ha reso pericolosi i primi due giorni. Mosca applaude le decisioni degli organizzatori
Che cosa?
Stanno facendo delle gran belle cose, in quanto a sicurezza per noi. Ci sono delle discese dove vedi i materassi per fermare eventuali cadute, ci sono i segnalatori e tutto quel che serve. Poi è chiaro che ci sono sempre problemi, si può sempre migliorare, però per ora non possiamo lamentarci. Loro hanno questo modo di fare gli arrivi in mezzo al nulla, ma è una loro scelta: a noi non cambia molto.
Com’è stare in fuga, che ambiente c’è là davanti, che pubblico?
Oggi per la prima volta in una salita sono arrivato quando ancora la gente faceva veramente il tifo. Quando passi nel gruppetto è diverso, invece anche se all’ultimo chilometro ero già un po’ indietro, è stato bello vedere l’entusiasmo dei tifosi, quello vero.
L’annuncio del rinnovo del contratto è appena arrivato, ma l’accordo era stato raggiunto a marzoL’annuncio del rinnovo del contratto è appena arrivato, ma l’accordo era stato raggiunto a marzo
Che effetto fa aver rinnovato il contratto per altri due anni?
Diciamo che è stato ufficializzato solo ora, però io avevo parlato con Luca Guercilena nel periodo della Sanremo e abbiamo impiegato veramente due minuti a trovare l’accordo. Io gli ho chiesto quale fosse la loro idea, lui si è detto contento del mio lavoro e che volevano tenermi. Il mio ruolo in squadra ormai è ben definito e fortunatamente è abbastanza solido. Sono contento, finalmente mi sento ritrovato dopo l’incidente. Purtroppo vado ancora un po’ troppo piano in salita, ma secondo me io vado forte come nel 2021, è il gruppo che ha accelerato…
Si va avanti fra altre battute. Sulle prossime fughe e le volate. Sulla campagna acquisti della Lidl-Trek e sulla compagna Elisa Longo Borghini ormai prossima al rientro, che intanto manda avanti tutto quello che serve per il matrimonio di ottobre. C’è la leggerezza del dopo tappa e c’è la serenità di aver trovato un ruolo ben definito in cui muoversi bene. Il resto sarà la strada a dirlo. A partire da quella verso Saragozza. Si parte alle 13,58, arrivo previsto per le 17,30. Lungo il percorso un paio di salitelle e l’annuncio di un’altra volata.
Balsamo, Kool e Vos. Terzo sprint, solito podio degli altri. L'iridata in carica fa il bis al Giro Donne e intanto dietro c'è chi vuole inserirsi fra le tre
Ad aprile è diventato ufficiale e a quel punto hanno avuto due mesi per trasformare tutto in Lidl-Trek. Guercilena racconta, le tessere vanno a posto. Come succede che si possa cambiare il primo nome il primo luglio, con tutte le conseguenze che questo comporta? Le nuove maglie da disegnare e realizzare. L’abbigliamento da riposo. Le ammiraglie, i furgoni e il pullman da riverniciare. Non sono riusciti a mettere mano solo sulle bici, che hanno colori nuovi al Tour e avranno una grafica dedicata dal prossimo anno. Le ragazze sono passate alle Trek rosse, lasciando l’azzurro alle spalle.
«Grazie all’aiuto di Segafredo – racconta il team manager milanese – abbiamo fatto in modo ottimale sei stagioni e mezza, avendo a disposizione le risorse che ci hanno consentito di raggiungere determinati risultati. Però c’era anche il desiderio di crescere, di metterci in gioco a un livello più alto, con la possibilità di continuare a lavorare con i giovani che abbiamo cresciuto e che finalmente sono arrivati a ottenere dei risultati concreti. Per investire nuovamente su di loro e rinforzare la squadra, serviva un cambio di strategia. E così, in comune accordo con la stessa Segafredo, abbiamo cominciato a valutare eventuali opzioni e fortunatamente siamo arrivati a Lidl».
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Quando è venuto fuori il contatto con Lidl?
Già dall’inverno scorso c’era stato un abboccamento, poi gradualmente le cose sono proseguite e c’è stato il desiderio comune di partire già a luglio per ovvie ragioni. Quindi abbiamo fatto il possibile per riuscirci.
Quanto lavoro è stato necessario per fare tutto nei tempi?
Un lavoro enorme. Già alla fine dell’anno avevamo cambiato anche la marca di vetture, quindi abbiamo passato tutto l’inverno a disegnarle con il marchio Segafredo. Invece a maggio, dopo il Giro, le abbiamo rimandate tutte indietro per mettere i colori di Lidl-Trek. E’ stato un lavoro veramente complicato, avendo solo due mesi e quasi quattro attività in contemporanea. Che poi non si trattava solo della squadra…
La presentazione della nuova maglia è avvenuta in un negozio Lidl di Bilbao prima del Tour (foto Lidl-Trek)La presentazione della nuova maglia è avvenuta in un negozio Lidl di Bilbao prima del Tour (foto Lidl-Trek)
Cioè?
Come sempre, per quanto ci sia l’interesse comune e per quanto tra grandi aziende abbiano trovato l’accordo, ci sono sempre i tempi tecnici della negoziazione che fanno dilatare tutto. Però eravamo consapevoli delle regole del gioco ed è stato importante da manager evitare di andare nel panico e nella confusione. Siamo stati realisti, abbiamo fissato un punto di arrivo raggiungibile e il resto, almeno per ora, lo abbiamo lasciato stare. Il solo modo per non fare brutta figura.
Lidl era già stato sulle maglie della Quick Step.
L’unica cosa che sappiamo del loro accordo è che era vincolato a Lidl Belgio, mentre noi abbiamo fatto l’accordo con Lidl International. La persona che prima era a capo della filiale belga ora è il Ceo di Lidl International. Si chiama Kenneth McGrath, ha corso e suo padre aveva un negozio di bici. C’è una sorta di fil rouge con il ciclismo, insomma…
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Con Segafredo vi siete lasciati bene?
Sì, perché sono convinto che abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Da italiano penso che al dottor Zanetti dobbiamo solo dire grazie, perché alla fine è stato l’unico che ci ha creduto e ha voluto mettere per sei anni e mezzo quattrini veri all’interno del team. Ha messo in atto una campagna di marketing che gli ha portato sicuramente visibilità mondiale in Asia, nel Pacifico, in Italia, Europa e chiaramente in America, per cui il marchio l’abbiamo sicuramente più che onorato.
Perché smettere?
Credo che dopo sei anni e mezzo si chiudano i cicli, come è successo per altri grandi nomi, come Fassa Bortolo. Ci hanno informato che avrebbero voluto valutare anche altre possibilità, però il rapporto è rimasto di grandissima amicizia. Credo che il dottor Zanetti possa spiegare a tanti imprenditori il vantaggio di aver sponsorizzato il ciclismo, perché alla fine, a prescindere dalle scelte di marketing, credo che abbia vissuto il beneficio sia con la squadra maschile sia soprattutto con la femminile, con cui abbiamo vinto parecchio e che ha dato lustro al marchio.
Anche le ammiraglie hanno dovuto cambiare look e coloriAnche le ammiraglie hanno dovuto cambiare look e colori
C’è mai stata la reale possibilità che diventasse una squadra italiana con Segafredo come primo nome?
All’inizio un po’ ne avevamo discusso. Nel 2016, l’unico budget realmente fuori misura era quello di Sky, ma nell’arco di 2-3 anni le squadre con budget elevatissimi sono diventate 3-4-5, per cui il fatto di essere o non essere primo nome dipende anche dai numeri e da quanto un’azienda può davvero investire. Il vero limite è stato quello e come l’abbiamo vissuto noi, ora lo stanno vivendo anche altri. Il ciclismo professionistico WorldTour sta diventando veramente dispendioso, quindi il target di azienda che può investire determinati soldi è ovviamente molto diverso. Questo ovviamente se non parliamo di Stati nazionali…
Il nuovo budget vi permetterà di tenere i giovani e anche di fare mercato?
Per essere realistici sul budget bisognerà aspettare fine anno e i report UCI per il 2024, quando sapremo in quale quarto di ranking andremo a collocarci. L’obiettivo è tenere i ragazzi che abbiamo e investire su qualche altro atleta (pare sicuro ormai l’arrivo di Jonathhan Milan, ndr), consapevoli che le 4-5 star hanno contratti lunghissimi. Questo però non ci fa demordere, perché sappiamo che il ciclismo vive di cicli e se si lavora bene, poi si riesce a ottenere i risultati che si vogliono.
Longo Borghini ha vinto i due tricolori con la maglia Trek-Segafredo e una tappa al Giro con la nuova magliaLongo Borghini ha vinto i due tricolori con la maglia Trek-Segafredo e una tappa al Giro con la nuova maglia
La presenza del team femminile ha giocato un ruolo importante?
E’ stata uno dei must per definire dove avrebbero investito. L’atleta donna interessa moltissimo, visto che uno degli obiettivi di Lidl sono il cibo fresco e la nutrizione corretta. Sappiamo che l’atleta donna è ancora più attenta rispetto agli uomini e di conseguenza la squadra femminile era assolutamente necessaria, oltre ovviamente agli aspetti giovanili.
Farete un Devo Team?
Ci sarà un Devo Team maschile dal 2024 e valuteremo se averne uno femminile dal 2025, in base alla possibilità di avere un numero di atleti validi. Inizialmente per gli U23 avevo valutato di appoggiarci a una squadra continental italiana che già esiste, ma bisognerà capire se lo sponsor vorrà tenerla in Italia oppure all’estero. Parlavo con un amico e dicevo che se adesso tutte le WorldTour fanno i devo team, i migliori spariranno dalla circolazione. Ma questi sono tutti ragionamenti da approfondire, al momento la testa è soprattutto sul Tour.
«Nel WorldTour femminile c’è un problema legato al salario minimo. Non si può pagare 60.000 euro un’atleta che non è in grado di gareggiare. Una cifra difficile da giustificare». Si è un po’ smorzata l’eco delle parole di Patrick Lefevere, uno che ogni volta che parla smuove le acque o solleva un polverone.
Per la verità il 68enne general manager della Soudal-Quick Step e del team continental femminile AG Insurance ha usato bastone e carota nel trattare un argomento che lo riguarda da vicino. Nel corso delle sue dichiarazioni rilasciate in Belgio, Lefevere ha infatti affermato di credere appieno nel potenziale del movimento femminile tanto da aver cambiato idea sul tema rispetto ad un paio di stagioni fa, decidendo di investire budget importanti. Sulla scia di queste affermazioni abbiamo voluto sentire il parere di Luca Guercilena, general manager della Trek-Segafredo, che ha fortemente voluto la parità di trattamento sia per uomini che donne nella sua squadra e che ha lavorato con Lefevere fin dai tempi della Mapei.
Luca Guercilena è il general manager della Trek-Segafredo che dal 2019 ha un team femminileGuercilena è il general manager della Trek-Segafredo che dal 2019 ha un team femminile
Luca cosa ne pensi di quello che ha detto il tuo ex collega?
Secondo me bisogna fare una valutazione come premessa. Dal 2019 ad oggi il ciclismo femminile è cresciuto in maniera esponenziale. Ha avuto tanta attenzione mediatica, spinta anche da messaggi etici, come l’uguale considerazione con gli uomini in questo sport. Negli ultimi anni possiamo dire che la situazione sia esplosa e il movimento, o parte di esso, è stato costretto a fare delle scelte.
Intendi proprio quelle di tipo economico?
Sì, ma non solo. Siamo tutti consapevoli che il volume di cicliste di alto livello non fosse molto grande prima. Normale quindi che ci fossero ragazze che venissero pagate oltre la media. Adesso c’è quasi un centinaio di atlete competitive, perché tutte possono allenarsi come si deve proprio perché percepiscono un salario minimo, che permette loro di vivere. L’anno scorso, ad esempio, tra Giro Donne, Tour Femmes e Vuelta abbiamo visto una buona qualità media per questo motivo. Alla fine è stata una scelta che ha dato dei frutti. Le gare sono belle da vedere, anche se ancora qualche tattica può essere rivedibile.
Per Guercilena una come Balsamo nei prossimi anni potrebbe guadagnare come un top rider maschilePer Guercilena una come Balsamo nei prossimi anni potrebbe guadagnare come un top rider maschile
Quindi lo stipendio minimo di cui parlava Lefevere è giustificato?
E’ giusto che tutte vengano pagate in modo adeguato o proporzionale perché le carriere ormai sono sempre più veloci. Vi do alcuni parametri. La base salariale lorda prevede circa 27.000 euro per le neopro’ dipendenti e 44.000 euro per le neopro’ autonome. Mentre sono circa 32.000 euro per le elite dipendenti e circa 52.000 euro per le elite autonome. Detto questo, il movimento economico attorno al ciclismo femminile è ancora in crescita. Per me da qua a tre anni si posizionerà al livello di quello maschile. Non mi stupirei se una atleta venisse pagata un milione di euro. In gruppo ce ne sono già che lo valgono. E penso a Van Vleuten, Wiebes o Balsamo. Da noi alla Trek-Segafredo, come sapete, le atlete partono dal mimino salariale previsto per gli uomini, ovvero 65.000 euro.
Secondo te le cicliste come possono aver reagito alle affermazioni di Lefevere?
Posso dirvi che con le mie ragazze ne ho chiacchierato spesso. Loro sostengono giustamente che ci voglia un minimo salariale anche sotto il WorldTour. D’altronde si sa che ci sono squadre che pagano poco o nulla. Tuttavia le mie stesse ragazze sono consapevoli che mancando una categoria cuscinetto come le U23, le giovani vengono catapultate in realtà troppo grandi per loro.
Sperando di trovare nuovi talenti come Realini da far crescere, Guercilena pensa ad un futuro Devo Team femminileSperando di trovare nuovi talenti come Realini da far crescere, Guercilena pensa ad un futuro Devo Team femminile
L’UCI potrebbe fare una ulteriore riforma nel femminile su questo aspetto?
Andando avanti ci sarà sempre più la corsa ad avere le licenze WT per poi andare ad allestire un development team magari legato al territorio. E lì a quel punto potrai far crescere le giovani di cui parlavamo prima. Credo che sarà inevitabile questo passaggio.
Anche per la Trek-Segafredo?
Sì, ci stiamo pensando sul medio termine. Stiamo buttando un occhio in giro e vedere che opportunità ci sono per trovare ragazzine talentuose. Dal 2024 potremmo fare un devo team in cui fare crescere con tranquillità.
Voi vi siete sempre contraddistinti per la parità di trattamento, ma c’è mai stato tra maschi e femmine un atleta che Luca Guercilena si è pentito di aver pagato troppo?
No, mai. La Trek-Segafredo è sempre stata una fautrice dell’ingaggio minino uguale perché noi ragioniamo come una squadra unica tra uomini e donne. Certo ci sono ragazzi in generale che hanno reso di più o di meno come capita spesso, ma siamo soddisfatti al 100 per cento di tutti quelli che sono stati con noi. Siamo sempre stati fortunati ad aver avuto atleti di alto livello. Magari mi sento di dire che alcuni aspetti regolamentari si possono indicizzare. Chi resta a casa per la maternità non la si può sostituire se non prendendo una ciclista dalle continental. Oppure la figura del procuratore che non ha una associazione propria andrebbe regolamentata.
A luglio ci sono Giro Donne e Tour Femmes. Secondo Guercilena vanno cambiate le dateA luglio ci sono Giro Donne e Tour Femmes. Secondo Guercilena vanno cambiate le date
Molte caratteristiche del WorldTour femminile si legano fra loro. Ce ne sono alcune che possono cambiare ancora?
Bisogna trovare il giusto mix tra il buono del maschile e quello del femminile. Bisogna prendere le misure alla crescita ed evitare che il calendario diventi iper fitto. Che poi porta le logistiche ad impazzire. Ad esempio, credo che il format da dieci giorni delle grandi gare a tappe sia più che soddisfacente, anche perché bisogna tenere conto dell’aspetto fisiologico della donna. Poi non si possono avere Giro e Tour a luglio. Oppure la Vuelta a maggio dopo tutta la campagna delle classiche considerando i roster attuali. Se a medio-termine li porteranno a venti atlete, allora si potrà pensare a gare di due settimane o più lunghe come chilometraggio. Ma io vorrei che si evitassero gli errori del maschile.
Elisa Longo Borghini è al suo decimo Giro d'Italia Donne. Sta bene, ma anche lei non sa dove potrà arrivare. Per questo le prime due frazioni saranno decisive
I pedali Time tornano alla grande nel “circus” del massimo circuito del ciclismo professionistico – il WorldTour, sia maschile che femminile – in virtù di un nuovo accordo di fornitura e di sponsorizzazione pluriennale definito con il team Trek-Segafredo (foto apertura Ross Bell).
Questa nuova ed interessante collaborazione rientra a pieno titolo nella più ampia partnership che Sram, la società proprietaria di Time, ha attivato con Trek: primo sponsor e fornitore delle bici e dei componenti al team di Luca Guercilena. Un accordo, quello definito tra Time ed il team Trek-Segafredo, che come anticipato in precedenza, segna il ritorno di questo iconico brandproduttore di pedali nel contesto del grande ciclismo su strada.
Gli atleti e le atlete del team Trek-Segafredo utilizzeranno il modello top di gamma XPRO, sviluppato ed ingegnerizzato con il costante supporto e feedback di alcuni tra i migliori corridori professionisti in circolazione. I pedali da strada Time sono dotati di tecnologia ICLIC per un aggancio facile, una ridotta distanza fra suola e pedale, per avere così una migliore efficienza, e una piattaforma più ampia per trasferire meglio la potenza della pedalata.
Time fornirà i pedali a tutte le squadre del team Trek-Segafredo (foto Ross Bell)Time fornirà i pedali a tutte le squadre del team Trek-Segafredo (foto Ross Bell)
Tecnologia & performance
Forti di una grande e lunga storia in termini di innovazione tecnologica e di successi in campo agonistico, i pedali Time hanno costantemente affiancato il mondo delle corse del ciclismo professionistico dagli anni ’80 e fino al 2000, supportando imprese di campioni del calibro di Greg Lemond, Miguel Indurain, Marco Pantani e Tom Boonen.
«Time è davvero orgogliosa di supportare per le prossime stagioni questa fortissima squadra WorldTour – ha dichiarato Benjamin Marinier, il product manager del brand – e tornare in tutte le gare più importanti rappresenta per noi un passo davvero molto importante. I nostri pedali sono estremamente competitivi, sotto molti punti di vista, considerandone il peso, l’aerodinamica, il comfort, la regolazione e il disegno. Non a caso, abbiamo speso molto tempo con gli atleti per poter fornire loro una piattaforma in grado di rispondere alle loro più specifiche esigenze».
Dopo molti anni Time torna in gruppo, un passo davvero importante per il brandDopo molti anni Time torna in gruppo, un passo davvero importante per il brand
«La scelta di rientrare con un competitivo team WorldTour – ha aggiunto Ken Lousberg, il CEO di Sram – è la dimostrazione migliore della qualità e delle performance che ci attendiamo da Time. Non vediamo l’ora di vedere fino a dove potrà spingersi il team Trek-Segafredo utilizzando quello che probabilmente viene considerato uno dei migliori sistemi di pedali al mondo».
Nei giorni del ritiro della Trek-Segafredo a Calpe, la settimana prima di Natale, avevamo raccontato dello scambio con Dario Cataldo sulle velocità del gruppo e il correre frenetico da un paio d’anni a questa parte. Riavvolgendo però il nastro, il viaggio con l’abruzzese prevedeva anche un excursus sul suo ruolo di regista in corsa: “road captain”, come dicono da quelle parti. Arrivato nella squadra di Guercilena al colpo di reni, Dario si è infatti fatto largo con la sua esperienza, firmando un rinnovo biennale fino al 2024.
«C’è stato da subito un ottimo approccio – spiega – il fatto di avere un team ben strutturato aiuta a lavorare meglio. Mi sono trovato a mio agio sin da subito. Potremmo definirlo un incontro di necessità. Io con l’esperienza di regista in corsa fatto in altre squadre, loro che avevano bisogno di una figura di questo tipo e quindi è andato tutto molto bene. Già dalle prime gare, almeno per i riscontri che ho avuto, i miei compagni sono stati contenti e quindi è stato un piacere ricevere questa proposta di rinnovo da parte di Luca. Conferma la fiducia che mi ha dato e io sono contento di averla ripagata».
Al suo primo anno in Trek, Cataldo ha scortato Ciccone al Giro d’ItaliaAl suo primo anno in Trek, Cataldo ha scortato Ciccone al Giro d’Italia
Hai parlato di struttura. Tu hai cominciato con Liquigas, poi Quick Step, quindi Team Sky, Astana e Movistar. Ci sono dei requisiti perché una squadra sia definibile ben strutturata?
La parte fondamentale è legata alle persone che ci lavorano. E’ necessario che siano non solo professionali, ma che ci mettano impegno e passione per creare la giusta collaborazione. La struttura è relativa a chi la dirige dall’alto, al team manager che organizza il lavoro e assegna i compiti. E Luca Guercilena in questo è molto bravo. In una mega struttura come la Ineos, hanno una quantità di personale impressionante ed è facile dividere i compiti quando hai tantissime persone.
Facile rispetto a cosa?
Per qualunque compito, riesci a trovare la persona ad hoc. In una squadra come questa c’è tanto personale, però il giusto per quello che serve. Credo che Luca riesca ad organizzare molto bene tutte le risorse di questo team per farle rendere al meglio di quello che si può. E quando c’è l’impegno da parte di ognuno nel suo ruolo, anche noi atleti siamo stimolati a dare il massimo. Non hai scuse, devi dare il massimo per ripagare l’impegno che ci stanno mettendo anche gli altri.
Nel 2014 e 2014, Cataldo ha corso con Sky: qui con Froome all’Oman 2014 dopo la vittoria a Green MountainCataldo ha corso con Sky: qui con Froome all’Oman 2014 dopo la vittoria a Green Mountain
Che lavoro fa il regista in corsa?
Il road captain, qui lo chiamiamo così, fondamentalmente è l’anello di congiunzione tra il corridore e il direttore sportivo, nel senso che fa il direttore in corsa. Quando ci sono decisioni veloci da prendere o bisogna gestire le piccole dinamiche che si creano all’interno del gruppo, che ovviamente un direttore sportivo dalle retrovie non riesce a vedere. Quindi, usando l’esperienza, uno con il mio ruolo dice come muoversi, sa gestire i tempi e i corridori. E intanto insegna il mestiere ai ragazzi più giovani.
Da solo o in comunicazione con il direttore sportivo?
Porti gli occhi del direttore in gruppo. Quindi bisogna comunicargli le informazioni ed è lui che prende le decisioni finali sulle tattiche di corsa. Ogni giorno si fa una strategia e il regista la gestisce. E se ci sono imprevisti, comunica alla radio e riceve le informazioni utili per la corsa. A volte ad esempio dal gruppo non vedi chi c’è nella fuga, altre volte non lo vede l’ammiraglia, perché radio corsa non è tempestiva…
Con il meccanico Adobati, ragionando sul nuovo manubrio BontragerCon il meccanico Adobati, ragionando sul nuovo manubrio Bontrager
Sono punti di vista tanto diversi?
Quando si osserva cosa succede in gruppo, chi ha un’esperienza di anni fa valutazioni differenti. Sa come si muovono certi corridori o certi gruppi. Io stesso vedo un grosso cambio in me da quando ero più giovane, come vedevo il gruppo e come lo vedo adesso. Ci sono alcuni dettagli da cui riesco ad anticipare tante situazioni.
Il regista rinuncia alle proprie chance di vittoria oppure ha i suoi spazi?
Alla fine può anche capitare, però dipende dalle caratteristiche personali. Se analizzo la mia carriera, devo ammettere che la mia predisposizione per questo ruolo ce l’avevo sin dagli juniores. E’ vero che ho vinto un Giro d’Italia U23, ma non sono mancati segnali forti di una certa attitudine. In alcune situazioni dove sarei dovuto essere più egoista, non lo sono stato. Ne avrei avuto tranquillamente la possibilità, ma invece di cogliere l’occasione, ho optato per aiutare il corridore di riferimento.
Il primo team in cui Cataldo è spiccato come regista in corsa è stata l’Astana: più con Aru che con NibaliIl primo team in cui Cataldo è spiccato come regista in corsa è stata l’Astana: più con Aru che con Nibali
La vittoria di un compagno ti ripagava?
In realtà, non sempre il compagno in questione riusciva a vincere e io avevo perso comunque la mia chance, ma non me ne sono mai fatto un problema. Comunque l’anno scorso mi sentivo tanto la responsabilità di questo ruolo, quindi mi ci sono buttato al 100 per cento. Da un certo punto di vista è un peccato non provare a fare qualcosa per me stesso, tanto che lo stesso Josu (Larrazabal, capo dei preparatori della Trek-Segafredo, ndr) mi ha detto che vuole tornare a vedere il Dario che, quando c’è il momento, approfitta dell’occasione.
Quindi si può fare?
Sarà una piccola sfida per me stesso. Rifare quello step indietro e non concentrarmi solo come road captain, ma provare a cogliere anche le occasioni che dovessero capitare (Cataldo ha vinto 7 corse da pro’, fra cui una tappa alla Vuelta, una al Giro e un tricolore crono, ndr). Non credo si possa dire che mi sia seduto in questo ruolo, perché comunque è un incarico di grossa responsabilità. Il fatto di cercare qualche occasione è paradossalmente più comodo. Se fai un’azione, parlano di te in televisione. Magari nei giorni prima hai fatto un lavoro ben più importante, ma non se ne è accorto nessuno…
Cataldo riprenderà a correre alla Vuelta San Juan: questa la sua Emonda da gara, messa a punto a CalpeCataldo riprenderà a correre alla Vuelta San Juan: questa la sua Emonda da gara, messa a punto a Calpe
Si parte dall’Argentina?
Alla Vuelta San Juan e poi ci sarà il Giro d’Italia, che parte dall’Abruzzo. E’ quasi obbligatorio!
Svolgi in squadra il ruolo che Bennati ha avuto per anni in squadra. Come va col nuovo cittì?
Abbiamo corso insieme un anno alla Liquigas e sono arrivato alla Movistar l’anno dopo che ha smesso. A Benna, come prima a Cassani, dico: «Se ti servo per la causa, io ci sono». Ma non mi va di andare in nazionale solo per dire che ho indossato la maglia azzurra. Che io venga convocato oppure escluso, non me la prendo sul lato personale. Indossare la maglia azzurra, soprattutto se ti impegni al massimo, resta l’onore più grande.
Dopo la Gand di Hailu Girmay, Balsamo realizza un altro capolavoro e vince quella delle donne. Gran lavoro della Trek, ma Elisa ha una solidità meravigliosa
Trentatré a diciannove: è questo il divario fra le vittorie di donne e uomini in casa Trek-Segafredo. La squadra delle due “Elise” (Balsamo e Longo Borghini) ha surclassato quella di Ciccone e Pedersen e questo ha dato il via a una serie di riflessioni. La più evidente è che in proporzione il tasso tecnico del team femminile è molto più elevato rispetto al maschile. Poi c’è il fatto che probabilmente fare mercato fra le ragazze è meno proibitivo. E dato che il team di Luca Guercilena si è mosso per tempo e ha investito comunque parecchio, il suo organico vanta nomi di primissima grandezza e contratti ancora lunghi.
Le due “Elise” della Trek-Segafredo: Balsamo con la maglia tricolore, ereditata proprio dalla compagna di squadraLe due “Elise” della Trek-Segafredo: Balsamo con la maglia tricolore, ereditata proprio dalla compagna di squadra
Parità assoluta
La curiosità è però capire in che modo convivano le due anime della squadra e se questa disparità di risultati dipenda solo dai nomi o anche dalle diverse motivazioni. Guercilena è la guida ideale.
«E’ ovvio che quando fai la squadra – dice – cerchi ragazze valide sotto tutti i punti di vista. Una volta che le prendi, offri loro le stesse possibilità degli uomini. Quindi fanno vita da atlete al 100 per cento e si sentono al pari dei colleghi maschi, perché su questo abbiamo puntato fortemente dall’inizio. Quanto alle motivazioni, è possibile che le ragazze in alcuni casi si sentano meno appagate. Dipende da persona a persona. La differenza reale sta nel fatto che il movimento femminile sta crescendo e farne parte le responsabilizza. C’è meno… routine rispetto a quello che succede nel maschile, dove le cose sono ormai stabilizzate».
Guercilena con Ciccone in giallo al Tour 2019. Il settore maschile è trainante, ma le donna incalzanoGuercilena con Ciccone in giallo al Tour 2019. Il settore maschile è trainante, ma le donna incalzano
Si può dire che i risultati delle donne ripaghino ampiamente l’investimento?
Sicuramente hanno un’immagine che funziona e ci fa dire che abbiamo fatto bene a puntarci tanto. Il maschile però resta trainante, il rapporto fra i due budget è di 1/10. Ma è vero che gli investimenti delle prime 10 squadre femminili stanno crescendo e presto ci sposteremo dalla parità di genere verso la costruzione di squadre con l’obiettivo di vincere.
Le ragazze traggono stimolo dall’essere nello stesso grande gruppo degli uomini?
E’ un fattore che permette loro di crescere rapidamente. Abbiamo una squadra maschile forte, ma vedere le ragazze che spingono e vincono così tanto è uno stimolo anche per gli uomini. I primi tempi la buttavano sull’ironia, ma adesso che le grandi corse si somigliano ed hanno in proporzione gli stessi contenuti tecnici, c’è poco da scherzare.
Foto di gruppo alla vigilia della stagione 2022: i ritiri insieme compattano il gruppoFoto di gruppo alla vigilia della stagione 2022: i ritiri insieme compattano il gruppo
Il fatto che alcune ragazze facciano parte di corpi militari crea conflitti?
Nessun intralcio. I corpi militari hanno tenuto vivo il settore. E’ inevitabile che a lungo andare ci sarà uno scollamento, soprattutto quando gli ingaggi delle ragazze diventeranno tali per cui il doppio stipendio diventerà un conflitto di interessi. Credo che a un certo punto, mantenere lo status di dipendente statale sarà difficile.
Le vostre squadre sono sponsorizzate da Bontrager, stessa famiglia di Trek: come si vive il fatto che nelle gare con la nazionale o nei tricolori un’atleta del valore di Elisa Longo Borghini usi i materiali della Polizia di Stato?
Ci sono dei piccoli conflitti di interesse per i materiali, ma siamo coscienziosi. Non ci sono mai stati problemi. Elisa Balsamo si è sfilata quest’anno e anche Longo Borghini sta facendo le sue valutazioni.
Vuelta 2022, vigilia dei mondiali. Balsamo vince l’ultima tappa, Longo 2ª in generale. Per la Trek donne 33 vittorie nel 2022Vuelta 2022, vigilia dei mondiali. Balsamo 1ª a Madrid, Longo 2ª in generale. Per la Trek 33 vittorie nel 2022
In che modo si integra la componente dei direttori sportivi?
Fanno parte dello stesso gruppo. Le riunioni si fanno tutti insieme e i direttori sportivi degli uomini e delle donne sono a conoscenza di ogni cosa che riguardi gli atleti. Quando Ina Teutenberg va alle corse degli uomini acquisisce più nozioni perché si trova a condividere nuove esperienze. Per contro, quando direttori uomini vanno alle corse delle donne, notano le differenze nelle dinamiche della gestione del gruppo e portano la loro esperienza.
Come si trovano i corridori con un direttore donna? E’ la stessa esperienza che si vivrà a breve alla Corratec con Fabiana Luperini…
L’approccio è identico. Se presenti il gruppo come unico già dai primi ritiri, non ci sono problemi. Chiaramente la gestione di gara è diversa, perché il livello femminile non ha ancora raggiunto lo stesso livello sul piano del controllo tattico. C’è proprio un diverso modello di gestione della gara, ma anche qui c’è uno scambio di spunti. Quello che cambia è l’aspetto emozionale.
Ina Teutenberg, qui al TDU 2019, è il direttore sportivo delle donne Trek, ma segue anche le corse degli uominiIna Teutenberg, qui al TDU 2019, è il direttore sportivo delle donne Trek, ma segue anche le corse degli uomini
Vale a dire?
Nel rapportarsi con gli atleti, i direttori sanno di dover usare registri diversi, proprio perché l’alto livello femminile si sta assestando. Con gli uomini l’intervento secco è di prassi, con le ragazze si interviene ancora in modo graduale, per evitare un impatto troppo forte in gruppi limitati, in cui delle tensioni eccessive rischiano di deteriorare i rapporti.
Gruppi limitati, appunto. Hai la sensazione che in rapporto al calendario gli organici siano esigui?
Ci siamo resi conto che con 14-15 atlete si fa fatica. Tante hanno di base la pista o il cross, ugualmente però bisogna essere presenti alle gare principali, quindi il calendario va studiato nei dettagli. Bisogna gestirle con attenzione. Trek approva la multidisciplina, anche il cross, visto che produce bici specifiche. Quindi se un atleta di alto livello, uomo o donna, vuole dedicarsi ad altro, cerchiamo di assecondarlo.
Paolo Slongo segue spesso il team femminile. Qui al Giro 2022 con Giorgia Bronzini, diesse della Liv e prima alla TrekSlongo segue spesso il team femminile. Qui al Giro 2022 con Bronzini, diesse Liv e prima alla Trek
Squadre come la SD WORX che non hanno un team maschile alle spalle riusciranno ad andare avanti a lungo?
Credo che alla lunga sia complicato avere solo la squadra di donne, ma la SD Worx è una squadra storica che alle spalle ha un grande marchio e un progetto vincente. Non so quanto sia sostenibile, ma credo che la loro si possa ritenere un’eccezione.
Quale impatto ha avuto il Tour Femmes sul movimento?
Ha portato grandissima eccitazione, che ha velocizzato la crescita. Finora abbiamo vissuto la fase in cui per fare una bella squadra potevi evitare di svenarti, la sensazione però è che non durerà a lungo.
Mads Pedersen centra la prima vittoria di tappa al Tour. Decisiva la fuga inventata di forza da Ganna. Un Tour frenetico. E domani la grande sfida di Mende
Fedorov ha fatto la Vuelta e ha vinto il mondiale under 23. Anche noi avevamo un ragazzo, un talento, che ha fatto la Vuelta, ma al mondiale non ci è andato. Parliamo di Antonio Tiberi. Messa così sembra anche facile. Se avesse spiccato il volo per Wollongong di certo avrebbe detto la sua. Forse sì, forse no.
Ma non siamo qui per fare processi, bensì per sapere il parere del corridore stesso in merito ad una questione che in qualche modo è aperta. E che avrebbe potuto vederlo protagonista. Questione, per altro, emersa anche ieri parlando con Luca Guercilena, il team manager della Trek-Segafredo. E come vedrete tra i due, dirigente e corridore, c’è una forte coerenza di pensiero.
L’ultima apparizione di Tiberi in azzurro risale alla Coppa Sabatini del 2020 quando era ancora alla ColpackL’ultima apparizione di Tiberi in azzurro risale alla Coppa Sabatini del 2020 quando era ancora alla Colpack
Antonio, ti sarebbe piaciuto rispondere presente ad una convocazione di Amadori per Wollongong?
Sì, dai… sarebbe stata una bella esperienza. Mi avrebbe fatto piacere.
Però Amadori aveva fatto un sondaggio alla Coppi e Bartali, poi lasciò cadere la proposta in quanto non ebbe segnali d’interesse da parte della squadra…
Personalmente non ci ho parlato, semmai non di questo. Nulla di particolare nelle conversazioni in quella occasione. Magari ne hanno parlato Marino e i diesse, Baffi per esempio, ma nessuno mi ha interpellato. In ogni caso mi va bene aver fatto la Vuelta.
Cosa pensi invece tu, Antonio, che un corridore che ha fatto la Vuelta abbia vinto il mondiale U23?
Sicuramente è un vantaggio. Ha corso con molta gente che fa solo il calendario under 23. Tuttavia da un lato la vedo in senso negativo, sinceramente. A me avrebbe fatto piacere andare, ma non è molto giusto. Ragazzi che sono già nel WorldTour e fanno solo o quasi gare di alto livello, contro ragazzi che fanno un’altra attività: non ha senso. E se poi se uno del WorldTour vince, la maglia iridata quando la vediamo?
I primi 9 del mondiale venivano da una WT o vi avevano fatto lo stagista. Solo l’australiano Dinham (7°) non aveva un contratto neanche per il 2023 Fra i primi 9 del mondiale, 8 venivano da una WT o vi avevano fatto lo stagista
Questa estate hai preparato la Vuelta, ti sarebbe piaciuto magari preparare anche Avenir e mondiale?
E’ un po’ il solito discorso. Non riuscirei a fare un confronto tra preparare un Avenir e un mondiale under 23 con una Vuelta. Fosse stato un mondiale dei professionisti sarebbe stato diverso, ma così ho dato più importanza alla Vuelta.
Un po’ ci sorprendi. Che un corridore delle tue caratteristiche possa “glissare” sul mondiale, corsa di un giorno, ci sta, ma credevamo che un Avenir fosse diverso. Che ti avrebbe fatto più gola. Uno come te sarebbe andato per giocarsela…
Sì, l’Avenir è una corsa prestigiosa, importante. E’ una vetrina soprattutto per chi vuol passare in un team importante. Messa così, mi sembrerebbe di andare a togliere un posto, o comunque dello spazio, ad un ragazzo che sta cercando un posto in una WorldTour.
Chiaro, però se andiamo a vedere l’ordine di arrivo dello scorso anno per esempio Johannesen aveva già il contratto con la Uno-X (squadra in crescita), Zana era con la Bardiani Csf Faizanè e Rodriguez addirittura con la Ineos-Grenadiers…
Quello è vero, ma ripeto, resta pur sempre una gara under 23 ed è anche diverso il modo di correre in quella categoria. Per me, o sei under 23 nel vero senso della parola o sei professionista. E se sei un pro’ non vedo il senso di continuare a fare l’under. Poi dipende anche da dove sei. Zana, per esempio, era alla Bardiani, una professional e non sempre aveva la possibilità di fare delle gare WorldTour. In quel caso ci sta anche che possa andare all’Avenir.
Il laziale alla Vuelta davanti a Carapaz. Ritrovarsi all’improvviso fra gli U23 potrebbe non essere così facile come sembraIl laziale alla Vuelta davanti a Carapaz. Ritrovarsi all’improvviso fra gli U23 potrebbe non essere così facile come sembra
Hai detto modo diverso di correre. Cosa intendi?
Negli under 23 è diverso lo stile di gara. Magari all’Avenir è un po’ più alto il livello e questa differenza si avverte meno, ma nelle gare under 23 si parte forte, c’è sempre un rimescolamento. Nei pro’ una volta andata via la fuga ci si gioca tutto negli ultimi 50 chilometri, dove si va forte veramente e chi ha gamba… ha gamba.
Come a dire che c’è un andamento più regolare. Ultima domanda. Avete fatto la Vuelta entrambi: parlavi mai con Fedorov? E come lo vedevi?
Sinceramente non abbiamo parlato molto, però era sempre lì a lottare esi vedeva che pedalava bene.
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
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