Frattura del trochite omerale: scopriamo di cosa si tratta

08.12.2023
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L’esperienza di Montoli e della frattura all’area trochite omerale che ha compromesso il suo 2023 è stata lo spunto giusto per parlare di questa problematica. Per affrontare il tema abbiamo chiesto il supporto di Loris Perticarini, ortopedico con un master in chirurgia della spalla. 

«Intanto – spiega subito il dottor Perticarini – va individuata la zona di cui stiamo parlando. Il trochite si trova nella parte finale della spalla, vicino alla testa dell’omero, sotto il deltoide (foto apertura My-personaltrainer.it, ndr). E’ il punto dove ci sono le cuffie dei rotatori e da dove partono i tendini della spalla. Il trochite è un osso spugnoso».

Il dottor Loris Perticarini ha conseguito un master in chirurgia della spalla
Il dottor Loris Perticarini ha conseguito un master in chirurgia della spalla

La frattura

«Solitamente – prosegue Perticarini – si staccano i tendini e, di conseguenza, non si ha una frattura. Se, invece, si ha una frattura vuol dire che il trauma è stato così forte che i tendini non si sono rotti, ma hanno strappato via una parte dell’osso. Per fare un esempio concreto: è come i “panettoni” di cemento che ci sono in strada, collegati da catene. Se la catena viene via senza danneggiare il blocco di cemento è come se si rompessero i tendini. Al contrario, se la catena rimane intatta ma strappa via il blocco di cemento allora quella situazione è paragonabile alla frattura».

Montoli con l’evidente tutore alla spalla destra, in compagnia di Van Aert alla partenza della Coppa Bernocchi
Montoli con l’evidente tutore alla spalla destra, in compagnia di Van Aert alla partenza della Coppa Bernocchi
Noi parliamo di frattura, che è il caso di Montoli

Ci sono due opzioni. Se la frattura è minima, quindi meno di un centimetro, si lascia guarire da sola. Altrimenti se la frattura supera il centimetro, o vi è una rotazione o una rotazione della struttura, si opera. Nel caso di un atleta si può decidere di operare anche se la frattura è ridotta.

In cosa consiste l’operazione?

Si può ricorrere una stabilizzazione percutanea, ovvero con l’utilizzo di una vite, nel caso ci fosse un distaccamento importante. Oppure un’artroscopia: quando si ha un distaccamento ridotto, come un frammento osseo, si usano delle piccole ancore. 

Come mai questa distinzione?

Perché nel caso di una frattura minima, quindi sotto al centimetro di distaccamento, l’osso è in grado di attaccarsi da solo. Mentre nel caso di un distaccamento maggiore la parte danneggiata non si riattaccherebbe più. 

Tornare in bici dopo l’infortunio sarebbe stato rischioso nel caso di altre cadute (foto Instagram)
Tornare in bici dopo l’infortunio sarebbe stato rischioso nel caso di altre cadute (foto Instagram)
Per un ciclista cosa è meglio fare?

Ci sono casi e casi. Da un certo punto di vista è meglio operare, per ridurre i tempi di recupero. Questo permette al corridore di rimettersi in sella al più presto, ma vanno considerate anche altre variabili. 

Quali?

La prima è quella di eventuali cadute. E’ vero che un’operazione attacca l’osso, ma non riduce a zero i tempi di recupero. Operare serve per non lasciare troppo tempo l’articolazione immobile, con il rischio di farla irrigidire. Dopo l’operazione magari non si torna in strada, ma sicuramente si pedala sui rulli senza problemi

La glena è una parte molto delicata nell’articolazione della spalla (foto Dottor Vivanti Giovanni Battista)
La glena è una parte molto delicata nell’articolazione della spalla (foto Dottor Vivanti Giovanni Battista)
Montoli ci ha parlato anche di un problema alla glena.

La glena è la parte della spalla dove si articola l’omero. Una frattura in questa zona porterebbe ad un maggior pericolo o meglio al rischio che non guarisca bene. Ci sono colleghi che curano solo traumi alla spalla, talmente è delicata e complessa questa parte del corpo. 

I tempi di recupero quali sono?

Ci sono tante variabili da tenere in conto. La prima è il tipo di danno che si è subito e lo sport che si pratica. Un ciclista ha il problema che se rimane troppo tempo immobilizzato perde elasticità e capacità di mantenere la posizione in bici. Ma come detto prima un ritorno troppo affrettato potrebbe portare a danni superiori nel caso di altre cadute.

Froome e l’errore nelle misure della bici: fantasia o verità?

22.11.2023
5 min
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Un errore di valutazione nella misura e nella taglia della bici di Froome, come ha lasciato intendere il britannico in svariate interviste? E’ ancora possibile nel momento in cui la cura di ogni dettaglio è maniacale? Ci può essere una correlazione tra il non sentirsi a posto sulla bici e la rottura del femore?

Cerchiamo di approfondire l’argomento con l’aiuto del dottor Loris Perticarini, ortopedico e traumatologo a Brescia, che tra gli altri ha operato Formolo e più recentemente Marco Frigo, oltre ad aver curato il ginocchio di Colbrelli. E poi con il parere di Alessandro Mariano, biomeccanico che in più di un’occasione ha aiutato diversi pro’ a rimettersi in sella.

Il dottor Loris Perticarini è un ortopedico piuttosto conosciuto nel ciclismo
Il dottor Loris Perticarini è un ortopedico piuttosto conosciuto nel ciclismo
Dottor Perticarini, quanto influisce la rottura del femore nella carriera di un pro?

La rottura del femore è un discorso ampio. La gamba inizia proprio dal femore, ma nel caso di una rottura sono da considerare i diversi fattori. Le cicatrici ad esempio e i danni muscolari, aspetti che portano ad alterazioni nell’espressione della forza sui pedali. Il femore guarisce, ma tutto quello che è intorno può aver subito dei danni. Il femore è articolato al bacino, di conseguenza alla colonna:, argomento davvero ampio e complesso.

Cosa significa?

Il femore non è circondato dal vuoto. Quando si ha la frattura ad un femore i tessuti intorno si lacerano, si tagliano e, quando guariscono, lasciano cicatrici. Bisogna valutare con attenzione se la contusione si è estesa al bacino, alla colonna con alterazioni di entità varie. La colonna vertebrale ad esempio può ridurre la lordosi naturale, con la conseguente modifica della mobilità. Quello che succede al femore si ripercuote inevitabilmente sul resto.

Il femore è l’osso più lungo del corpo umano
Il femore è l’osso più grande del corpo umano
Si rompe un femore, è da prevedere l’accorciamento dell’arto inferiore?

Decisamente no, bisogna capire dove si trova e come è fatta la frattura. Chiaro è che l’intervento, ovvero la riduzione della frattura, deve essere fatto bene. Non devono esserci dismetrie.

La frattura può portare a problemi al gesto della pedalata e a modificare la posizione in sella?

Sì, si possono verificare degli squilibri biomeccanici, soprattutto a livello del ginocchio e dell’anca. Non cambiano i punti di appoggio delle tuberosità ischiatiche una volta in sella, piuttosto influisce sulla mobilità della colonna.

Ha seguito il caso Froome?

Io penso che questi ragazzi, capaci di erogare prestazioni eccezionali, sentano a naso i 2 millimetri di differenza, mi limito a dire questo.

La vecchia Pinarello

In un’intervista rilasciata a Cyclingnews, Froome aveva raccontato di aver portato da un esperto una vecchia Pinarello dei tempi del Team Sky e di aver confrontato la posizione di allora con l’attuale. Il risultato è stato riscontrare una differenza di altezza sella di qualche centimetro. E avendo riportato le misure di allora sulla bici di oggi, avrebbe dichiarato di sentirsi molto più a suo agio.

«Partiamo dal presupposto – argomenta Alessandro Mariano – che mi sembra molto strano che un corridore del calibro di Froome non si accorga di un fitting che non gli permette di essere efficiente. Non è da escludere che gli sia stata impostata una posizione antalgica sulla bici e che questa non sia stata aggiornata nei periodi successivi all’infortunio. Detto questo, parlare di centimetri mi sembra un’enormità. Faccio fatica ad accettare una considerazione del genere».

Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center a Pesaro. A destra, Alessandro Mariano
Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center a Pesaro. A destra, Alessandro Mariano
Nel caso di Froome è possibile un errore di valutazione biomeccanica?

L’errore ci può stare, ma quello che ritengo inaccettabile è una differenza così grande, inoltre 3 centimetri in allungamento si vedono ad occhio. Si parla di centimetri, considerando che ci sono atleti che sentono i millimetri del fondello.

Cosa succede quando si è troppo lunghi sulla bici?

C’è sempre da fare tre valutazioni. Se l’attacco manubrio è troppo lungo, se il telaio è lungo, oppure se la sella ha un arretramento/avanzamento non adeguati. Come principio la bici lunga, con la sella a posto, aiuta a scaricare le pressioni che si generano sulla schiena, ma è vero che ogni caso è a sé e merita una valutazione specifica. Quando si è troppo lunghi sulla bici, si possono verificare dei problemi alle ginocchia e all’articolazione del bacino, in particolar modo quando c’è la misura sbagliata del telaio. Quando si è troppo corti, è la schiena a risentirne maggiormente.

Un trauma come quello subito da Froome, obbliga a un cambio di posizione in sella?

Generalmente sì, talvolta si tratta di un fitting temporaneo per poi tornare alla posizione usata in precedenza. In altri casi il cambio è radicale e viene portato avanti per il resto della carriera. In casi come questo di Froome, è necessario analizzare cosa è stato coinvolto, se solo l’arto inferiore o altre parti. Ma a prescindere, faccio fatica ad immaginare un corridore professionista di alto livello che non si accorga di una differenza così importante.