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EDITORIALE / Questioni di cuore, da non prendere alla leggera

10.07.2023
4 min
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Il primo di cui ho memoria si chiamava Joachim Halupczock, polacco, classe 1968. Vinse il mondiale dilettanti del 1989 a Chambery, dopo aver preso l’argento nella 100 Chilometri vinta dalla Germania Est, che l’anno prima aveva già battuto la sua Polonia alle Olimpiadi di Seoul. Halupczock passò professionista con la Diana Colnago, ma alla fine del primo anno saltò fuori un problema di cuore: un’aritmia cardiaca a causa della quale dovette fermarsi per tutta la stagione successiva.

Lo conobbi nel 1992, quando rientrò alle corse con la MG-GB nata dalla fusione fra la Del Tongo e il gruppo belga di Patrick Lefevere, fra Ballerini e Chioccioli, Museeuw e il connazionale Zenon Jaskula. Corse per un solo anno, ma quel cuore troppo grosso continuò a dargli problemi e lo convinsero a smettere, questa volta definitivamente. Morì per un infarto nel 1994 durante una partita di calcetto.

A Niwki, la sua città natale in Polonia, sorge il monumento a Joachim Halupczock (foto CC BY-SA 3.0)
A Niwki, la sua città natale in Polonia, sorge il monumento a Joachim Halupczock (foto CC BY-SA 3.0)

Haussler, Polanc e Vanmarcke

Il cuore è una cosa seria: la vera differenza. In base alla sua capacità si distinguono i campioni dagli altri. Le leggendarie frequenze bradicardiche di Bartali e Coppi, come pure di Indurain erano la base di quel loro essere tanto resistenti e forti. Del cuore ti devi fidare. Non lo vedi come le gambe, semmai lo senti che pulsa nel collo e nel petto. In certi momenti pompa così forte da superare i 200 battiti: che cosa succede se di colpo senti di non poterti più fidare?

Eppure casi di corridori costretti a smettere per sopraggiunti problemi cardiaci sono sempre stati cosa rara. Basta chiedere ai medici delle squadre. Di recente è capitato semmai di imbattersi in atleti sottoposti ad ablazione per risolvere aritmie o fibrillazioni, che avrebbero potuto metterli a rischio, le cui origini sono state rintracciate in episodi vecchi di anni.

Invece in questa stagione, tre professionisti di squadre WorldTour hanno appeso la bici al chiodo per sopravvenute complicazioni cardiache: Haussler, Polanc, Vanmarcke (nella foto di apertura), atleti già grandicelli, ma per anni in perfetta efficienza. Sommando le loro vicende a quanto successo nel 2022 a Sonny Colbrelli, la voglia di fare una riflessione più approfondita è rimasta a lungo sulla punta della penna. Ogni caso merita infatti una trattazione a parte: cadere nel qualunquismo è l’ultima cosa che si vuole, ma la tempistica è insolita.

Non tutte le federazioni nazionali hanno mantenuto il protocollo di ripresa dopo il Covid (foto WavebreakMediaMicro)
Non tutte le federazioni nazionali hanno mantenuto il protocollo di ripresa dopo il Covid (foto WavebreakMediaMicro)

Il caso Masciarelli

Qualcuno infatti a questo punto sarà già in piedi puntando il dito sui vaccini contro il Covid. Il tema è noto ed è stato dibattuto a lungo, ma si ferma (ancora) contro l’assenza di una letteratura clinica che possa suffragare o sconfessare la tesi. Di certo però gli anni della pandemia hanno lasciato qualche strascico. E se anche non si tratta del vaccino, varrebbe la pena fare una riflessione sui tempi con cui alcuni atleti sono ripartiti dopo aver avuto il virus.

Se infatti le tecniche di indagine clinica sono sempre le stesse e le visite di idoneità non si discostano da quello che erano nel 2019, al momento soltanto l’Italia costringe i suoi atleti al protocollo Return to Play, sia pure più blando di quanto fosse all’inizio, prima di riprendere l’attività agonistica. All’estero ciò non succede. Vanmarcke si è fermato dopo un’aritmia percepita agli ultimi campionati nazionali e la scoperta di tessuto cicatriziale sul muscolo cardiaco (lo stesso che ad esempio deriva dalla miocardite), che in prospettiva avrebbe potuto creare problemi maggiori. Intendiamoci, anche con una ripresa incauta dopo la mononucleosi si incorre nello stesso rischio, ma il Covid potrebbe averlo accentuato.

Polanc si è ritirato quest’anno per irregolarità cardiache: nel 2022 ha corso al Vuelta aiutando Ayuso
Polanc si è ritirato quest’anno per irregolarità cardiache: nel 2022 ha corso al Vuelta aiutando Ayuso

Una visita approfondita fatta con anticipo avrebbe rilevato prima il problema? Probabilmente sì. Il caso di Masciarelli è lampante. Se non fosse stato per la caduta di maggio e il conseguente ricovero in ospedale, l’abruzzese del Team Colpack-Ballan non avrebbe scoperto la pericardite per la quale è stato subito fermato. Lorenzo è rimasto fermo per due mesi, ha da poco ottenuto l’idoneità ed è pronto a ripartire da Livigno. Un percorso simile l’ha seguito Gianmarco Garofoli, fermato a lungo a tutela della sua salute.

Mancata condivisione

Con il cuore non si scherza. Ciò che potrebbe aiutare a fugare i dubbi e ad individuare una via d’uscita comune e sicura per tutti, anche per gli amatori che magari non hanno mai approfondito il loro stato di salute prima di tornare in sella, sarebbe la condivisione delle esperienze, come ha fatto Vanmarcke. Tutti gli altri che si sono chiusi dietro il legittimo diritto alla privacy impediscono di fatto di capire qualcosa di più. E quella letteratura clinica di cui si lamenta la mancanza farà sempre più fatica a formarsi.

Masciarelli e la pericardite scoperta grazie all’incidente

16.05.2023
5 min
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«Sono uscito a fare allenamento – racconta Masciarelli, in apertura col padre Andrea – con Giulio (Ciccone, ndr) e con un gruppo di ragazzi. Quando siamo arrivati vicino alla Tiburtina, ci siamo immessi in una rotonda. C’era una macchina ferma e appena siamo passati è ripartita e noi l’abbiamo presa. Sono caduto e ho battuto il braccio. Ho chiamato l’ambulanza perché mi faceva male. E alla fine mi tocca dire: per fortuna che ho avuto l’incidente, altrimenti mi sarei fatto male in modo diverso e più grave…».

Il cuore dei corridori veri non fa lo stesso lavoro del nostro. Il Covid ma anche una semplice influenza sono una minaccia concreta. Ci sono atleti che hanno smesso di correre dopo una febbre non curata, Ulissi probabilmente per motivi analoghi ha dovuto subire un intervento. In questi giorni, i social e i bar traboccano di facili commenti spesso superficiali sul ritiro di Evenepoel dal Giro, sbagliato probabilmente nei modi ma non nella sostanza. Questa allora è la storia, a suo modo emblematica, di quello che è successo ieri a Lorenzo Masciarelli, abruzzese del Team Colpack, rientrato quest’anno in Italia dopo l’esperienza di ciclismo e vita in Belgio.

L’incidente che ha coinvolto Masciarelli e Ciccone si è verificato in questa rotonda fra Chieti e Pescara
L’incidente che ha coinvolto Masciarelli e Ciccone si è verificato in questa rotonda fra Chieti e Pescara
Che cosa è successo dopo l’incidente?

Abbiamo chiamato l’ambulanza e sono andato in ospedale per farmi controllare il braccio, perché mi faceva male. Appena arrivato, dato che c’era stato un trauma da impatto, mi hanno fatto un elettrocardiogramma e hanno visto che qualcosa non tornava. Poi sono andato a fare la TAC e francamente al cuore non ho più pensato. Venivo da due ore e mezza di allenamento spinto, ho pensato che fosse un po’ affaticato. Le solite cose che succedono anche quando fai la prova da sforzo e ti dicono che sei un po’ stanco.

Per il resto, a parte la botta, stavi bene?

Ero stato male nei giorni precedenti. Avevo un po’ di tosse e di catarro, facevo fatica a respirare. La settimana prima avevo fatto un tampone ed era negativo. Un altro me l’hanno fatto in ospedale ed era negativo, perciò pensavo a un’influenza, tanto che stavo facendo anche l’aerosol. L’unica cosa era la tosse e il fatto che all’inizio mi bruciasse un po’ il petto, infatti in bici non andavo benissimo. Comunque hanno fatto altri esami e hanno visto c’era una leggera bronchite, quasi polmonite, però proprio una macchia piccola. Si vedeva che stava svanendo, però ugualmente hanno voluto ripetere l’elettrocardiogramma.

Lorenzo Masciarelli è stato trasportato in ambulanza all’ospedale di Chieti
Lorenzo Masciarelli è stato trasportato in ambulanza all’ospedale di Chieti
E cosa è venuto fuori?

Mi hanno mandato dal cardiologo per una visita più approfondita, perché hanno riscontrato che il battito non era regolare, c’era qualcosa che non andava. Dalle analisi del sangue avevano visto che avevo la troponina leggermente più alta del normale (è una delle spie di possibili problemi al carico del miocardio o del pericardio, ndr) e quando il cardiologo mi ha visitato, ha visto che c’è un’infiammazione del pericardio. Mi ha detto che è leggera, ma devo rimanere in ospedale per accertamenti. Nel frattempo ho finito di fare altri accertamenti e nel frattempo mi hanno di fatto tre analisi del sangue.

Cosa cercavano?

Hanno controllato la variazione dei parametri e visto che la troponina non si era ancora abbassata, nonostante avessero iniziato a darmi un antinfiammatorio. Mi hanno fatto la coronarografia, cioè hanno inserito un catetere nell’arteria del braccio per vedere se ci fossero lesioni sulle arterie che portano sangue al cuore, per capire se il problema fosse dovuto all’impatto o piuttosto al fatto che stavo male e allenandomi ugualmente era arrivata l’infiammazione.

La pericardite è un’infiammazione del pericardio, la sottile membrana che fascia il cuore (foto La Nurse)
La pericardite è un’infiammazione del pericardio, la sottile membrana che fascia il cuore (foto La Nurse)
Come è andata?

Per fortuna dalla coronarografia non è risultato niente, poi ho rifatto l’ECG da cui si è visto che il cuore sta bene. Rimangono alti i valori della troponina che indicano la leggera infiammazione del pericardio. Per cui adesso dovrò fare un po’ di riposo, perché l’infiammazione è dovuta al fatto che ho continuato ad allenarmi forte nonostante avessi questa influenza addosso. Non si è capito se ci sia di mezzo il Covid, i tamponi sono stati negativi, ma non so se per esempio l’ho avuto nelle settimane precedenti.

Non avevi avuto segni che lo facessero pensare?

Ero stato fermo 2-3 giorni per una caduta nella corsa di Roccastrada, con un piccolo strappo dietro la spalla. Quando poi ho ricominciato mi sembrava strano che avessi perso così tanto in bici, perché mi sentivo un po’ affannato. La tosse persisteva e globalmente non mi sentivo granché. Quando poi è venuto fuori che c’è questa infiammazione, ho collegato anche il fatto che dopo le salite avevo sempre l’affanno e forse dipendeva dall’infiammazione al cuore e da un principio di sinusite.

Se non avessi avuto l’incidente e avessi continuato per altre tre ore e poi anche nei giorni successivi, ti hanno detto cosa avresti rischiato?

Mi hanno detto che rischiavo forte, che se non me ne fossi accorto e magari avessi continuato ad allenarmi e correre, non sarebbe stato piacevole. Il cuore sarebbe peggiorato, l’infiammazione che ora è leggera sarebbe peggiorata e avrei rischiato anche di dover smettere di correre. Così invece con due settimane di recupero, dovrei tornare a posto. C’è gente come Garofoli che è stata ferma per mesi e altri che hanno dovuto smettere di correre per problemi cardiaci (corridori che hanno smesso di correre per miocarditi ci sono sempre stati, anche prima del Covid, ndr).

In azione al Palio del Recioto, Masciarelli corre con la Colpack da quest’anno (photors.it)
In azione al Palio del Recioto, Masciarelli corre con la Colpack da quest’anno (photors.it)
Alla fine bisognerà ringraziare la sorte per l’incidente in quella rotatoria?

Probabilmente sì. E poi bisogna ringraziare i medici dell’ospedale di Chieti, che sono stati bravissimi a farmi tutti quegli esami.

Per quanto tempo ancora dovrai restare in ospedale?

Fino a venerdì, per fare la risonanza magnetica al cuore. Adesso sono collegato a un holter per registrare i battiti e in base a quello vedranno se posso tornare a casa o converrà aspettare qui fino a venerdì.

Masciarelli continua a crescere: parola di Bevilacqua

01.05.2023
5 min
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Lorenzo Masciarelli continua fare esperienza con la Colpack Ballan: nei giorni scorsi era in Toscana insieme a Bevilacqua per correre. Abbiamo deciso di sentire proprio il suo diesse per farci raccontare come stanno andando questi primi mesi bergamaschi. Masciarelli, intervistato da noi tra Belvedere e Recioto, si è detto sereno, non è questo il periodo per raccogliere i frutti del suo lavoro. Insomma, tempo al tempo. 

Dopo l’esordio nel ciclocross Masciarelli si è preso un periodo di pausa per poi iniziare la preparazione su strada
Dopo l’esordio nel ciclocross Masciarelli si è preso un periodo di pausa per poi iniziare la preparazione su strada

L’adattamento

Il corridore abruzzese arriva dal mondo del cross e questo cambio improvviso di disciplina si fa sentire ancora un po’. Non si può pretendere di passare da un impegno all’altro senza gettare delle solide basi.

«Masciarelli – racconta Antonio Bevilacqua – ha sempre lavorato per il cross ed i suoi allenamenti erano tutti di natura esplosiva. La prima cosa che abbiamo notato in lui era una mancanza di resistenza, allora insieme al nostro staff performance: Fusi, Giovani e Mazzoleni si è deciso di cambiare la preparazione. La cosa più importante era fare tante ore in bici, così da incrementare la resistenza. Abbiamo iniziato a lavorare in quest’ottica fin dal ritiro di febbraio a Calpe (foto Instagram di apertura). Non si è allenato sempre in gruppo, anzi, aveva praticamente un suo programma dedicato. Per tutto il tempo in cui siamo stati in Spagna ha fatto tantissimo fondo senza mai superare una certa soglia di intensità».

Masciarelli si è allenato più volte da solo, mentre la squadra seguiva altri programmi (foto Colpack)
Masciarelli si è allenato più volte da solo, mentre la squadra seguiva altri programmi (foto Colpack)

Allenamenti separati

Bevilacqua ci spiega molto bene quale fosse la condizione di Masciarelli appena arrivato alla Colpack. Tanta energia, ma di breve durata, com’è giusto che sia quando il tuo periodo di sforzo si concentra nell’inverno del ciclocross.

«Già dalle prime uscite – continua – si vedeva una buona condizione. Fuori dal comune per chi deve correre su strada, anzi, per meglio dire, troppo precoce. Quando i ragazzi si mettevano a “giocare” sugli strappetti di Calpe, Masciarelli è sempre stato il più pimpante, poi però si spegneva. Una volta costruita la base, abbiamo aggiunto qualche lavoro di forza, questo verso marzo, poco prima che iniziasse a correre. Poi si sono aggiunte delle ripetute al medio ed al medio-soglia. Infine l’ultimo passaggio sono stati gli interval training, quindi 40-40 e 30-30». 

A marzo ha esordito, tante gare per fare fondo e prendere dimestichezza con le corse su strada (foto Colpack)
A marzo ha esordito, tante gare per fare fondo e prendere dimestichezza con le corse su strada (foto Colpack)

Subito in corsa

L’esordio in gara per Masciarelli non si è fatto attendere, il 19 marzo a Montecassiano, aveva già attaccato il numero sulla bici. Una scelta dettata dalla necessità di trovare subito il ritmo ed il feeling con la strada. 

«Nelle prime gare è andato bene – continua a raccontare il diesse – ma ce lo si poteva aspettare. D’altronde Masciarelli arrivava da un grande periodo di forma visti gli impegni nel ciclocross. Tuttavia non dovevamo farci ingannare, si trattava di un momento positivo che non sarebbe durato molto. Un esempio può essere quello che è successo tra il Piva e il Belvedere. Alla prima corsa è andato bene, è arrivato nei primi quindici, una settimana dopo, al Belvedere, la condizione era già in calo. Ma è normale che sia così, la cosa importante per il ragazzo ora è correre, fare esperienza. Non deve pensare al risultato, quello arriverà in futuro, alla classifica penseremo da giugno in poi.  L’obiettivo dei primi mesi era quello di prendere confidenza con l’asfalto, prima d’ora aveva disputato poche corse su strada».

La condizione crescerà di corsa in corsa, gli obiettivi che contano arriveranno nella seconda metà di stagione (foto Colpack)
La condizione crescerà di corsa in corsa, gli obiettivi che contano arriveranno nella seconda metà di stagione (foto Colpack)

Giro? Forse

Uno degli impegni che potrebbero attendere il giovane abruzzese è il Giro d’Italia Under 23, il percorso dovrebbe uscire a breve, da quel momento in poi i programmi saranno più chiari.

«La prima parte di stagione – conclude Bevilacqua – era dedicata ai corridori veloci, ora si pensa alla seconda metà del calendario. Le corse diventano più dure, in questo momento è facile vedere ragazzi che vanno forte. Man mano che i mesi avanzeranno verranno fuori i corridori davvero in condizione, ci aspettiamo che Lorenzo venga fuori da giugno. Il Giro d’Italia dovrebbe essere un suo obiettivo ma sarà difficile, fino a quando non abbiamo il percorso non possiamo scegliere i corridori. Se viene fuori un percorso duro come quello dello scorso anno potremmo lasciare a casa i velocisti. I posti sono limitati: cinque, ed i ragazzi ambiscono tutti a far parte della rosa del Giro. Il 3 maggio dovrebbero presentare il percorso, con la speranza che ci aiuti ad avere le idee più chiare. Per Masciarelli le occasioni per mettersi in mostra ci saranno, se non dovesse fare il Giro avrà comunque a disposizione il Giro della Valle d’Aosta».

Masciarelli: le prime impressioni dopo il ritorno in Italia

14.04.2023
4 min
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Nel parcheggio che ospita i mezzi delle squadre, a Cordignano, c’è un continuo via vai: bici, atleti, massaggiatori e diesse. Ognuno è intento ad ultimare i propri compiti o rituali, iniziano a vedersi le prime riunioni tecniche e qualche ragazzo parte per una piccola sgambata di riscaldamento

Nella piazzola dedicata al Team Colpack Ballan i ragazzi sono già pronti, tra loro c’è Lorenzo Masciarelli. L’abruzzese è alle prime gare con la nuova squadra e sta prendendo le misure con la categoria under 23. 

L’abruzzese sistema gli ultimi dettagli prima del Giro del Belvedere
L’abruzzese sistema gli ultimi dettagli prima del Giro del Belvedere
Come stanno andando questi primi mesi?

Mi mancava avere attorno un gruppo di ragazzi giovani, andare alle gare con i miei coetanei. Ci divertiamo, parliamo della gara e si vive in un clima più sereno. Nella vecchia squadra (la Bingoal, ndr) non avevo pressioni, ma sentivo che ero in mezzo ai professionisti. Il clima era notevolmente diverso.

Con i ragazzi ti trovi bene?

Assolutamente, siamo tutti molto tranquilli ma concentrati sulle gare, c’è tanta voglia di fare. Mi sto trovando bene e non ho pressioni. 

Hai iniziato con il ritiro in Spagna…

E’ stato un ritiro diverso rispetto a quelli fatti precedentemente con la Bingoal, con loro in passato avevo fatto massimo una settimana. Quello con la squadra belga era un ritiro che serviva per conoscersi, iniziare a pedalare e stare tutti insieme. Con la Colpack siamo rimasti più tempo ed abbiamo fatto dei lavori più specifici, il modo di lavorare è cambiato molto. 

Masciarelli, il secondo da destra, ha corso cinque gare con la Colpack fino ad ora
Masciarelli, il secondo da destra, ha corso cinque gare con la Colpack fino ad ora
Tu eri appena arrivato?

Sì, ero con loro da pochi giorni. Sono stati bravi a farmi lavorare tranquillo e non darmi subito carichi di allenamento troppo elevati. Mi hanno fatto ambientare bene, anche perché io arrivavo dal periodo di stacco che avevo fatto un po’ dopo rispetto ai miei compagni, visto che ho corso nel ciclocross durante l’inverno. 

Sei passato dai suoni duri del fiammingo all’italiano…

Con i ragazzi sto benissimo, si scherza e si ride tutti insieme. Poi, giustamente, quando arriva il momento di allenarsi lavoriamo seriamente, però nei momenti di stacco mi sento proprio a casa. 

Sei stato a Bergamo?

Per queste gare sono stato da loro per tre settimane, mi sto trovando bene. E’ stata una decisione mia quella di rimanere su ad allenarmi piuttosto che fare avanti e indietro. 

Alla presentazione del Recioto qualche piccolo tifoso chiede un autografo
Alla presentazione del Recioto qualche piccolo tifoso chiede un autografo
Perché?

Mi trovo bene, sto con la squadra, esco tutti i giorni con i miei compagni. Sto meglio rispetto a rimanere in Abruzzo dove sarei solo ad allenarmi e poi dovrei fare dei viaggi molto lunghi per venire a correre. 

Alloggi negli appartamenti della squadra?

Sì. Sono comodissimi, non ci manca niente. Troviamo da mangiare, abbiamo ogni tipo di comodità, abbiamo il magazzino vicino. La squadra ci mette nella condizione di pensare solo alla bici e di non aver preoccupazioni. 

Sei alle prime gare, come sono andate?

Non sono andate male, la condizione è in crescita, non mi sento ancora al massimo ma piano piano ci stiamo arrivando. Mi sto comportando bene direi, sono arrivato 14° al Piva, sto pagando un pochino di inesperienza nel correre in questa categoria, ma troverò il ritmo. Nelle prime tre gare sono sempre riuscito a restare nei primi 20. 

In azione al Palio del Recioto, non la miglior condizione per Masciarelli ma tanta esperienza (photors.it)
In azione al Palio del Recioto, non la miglior condizione ma tanta esperienza (photors.it)
Le ultime due, Belvedere e Recioto sono state più toste?

Sì, il Giro del Belvedere non era esattamente la corsa adatta a me. Il Recioto in teoria lo era di più, ma è venuta fuori una gara ad eliminazione. Come detto questo non è il momento in cui devo essere al top, quello arriverà. 

Come ti trovi con i nuovi compagni in gara?

Siamo un gruppo affiatato ed anche in gara riusciamo a correre molto vicini, l’uno a supporto dell’altro, questo a livello mentale è un grande aiuto. 

Il cambiamento più grande che hai trovato?

Lo vedo nelle internazionali come Belvedere e Recioto, nelle gare regionali trovo più un clima tipo kermesse in Belgio. In queste corse importanti mi sento un po’ più a mio agio, ci sono squadre davvero importanti con ragazzi forti, sai che ti stai confrontando con i migliori al mondo della tua categoria. Capisci quello che puoi fare e dove puoi arrivare, inizi a mettere i primi punti e ti rendi conto di come va.

I Masciarelli e la seconda vita in Belgio

11.01.2023
7 min
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Quando Simone Masciarelli risponde al telefono si trova ancora in strada verso Pescara, la connessione va e viene così decide di chiamarci dal numero italiano. La notizia di suo figlio Lorenzo che approda alla Colpack è un terremoto che scuote ancora il mondo del ciclocross. Figuriamoci mamma Michela e papà Simone, che ormai a Oudenaarde si erano stabiliti per seguire loro figlio in Belgio e non avevano intenzione di tornare indietro. 

«Il viaggio procede bene», racconta dal camper Simone. «E’ lunghetto – ribadisce con una risata – siamo partiti lunedì mattina da Oudenaarde. Abbiamo fatto tappa a  Bergamo da Bevilacqua. Mia moglie ed io siamo tornati perché daremo supporto a Lorenzo al campionato italiano, poi torneremo in Belgio».

L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)
L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)

Un rapido cambiamento

La carriera di Lorenzo, e conseguentemente la vita della sua famiglia, è cambiata spesso negli ultimi anni. Prima il trasferimento in Belgio alla Bingoal Pauwels per seguire il ciclocross ed ora il ritorno in Italia con la Colpack Ballan

«In famiglia eravamo tranquilli – risponde Simone Masciarelli – Lorenzo aveva un contratto fino al 2025. Questa scelta è stata un po’ un fulmine a ciel sereno, direi quasi per tutti. La Colpack ha contattato Lorenzo in Val di Sole dopo aver visto i suoi dati e test. Si chiedevano cosa facesse un ragazzo come lui in Belgio. Appena la proposta è arrivata, ne abbiamo parlato con Mario De Clercq, all’inizio il suo è stato un “no” secco. Nei giorni successivi abbiamo approfondito il discorso e Mario ha guardato bene che tipo di squadra fosse la Colpack e si è convinto».

Per Lorenzo la figura di Mario De Clercq è stata quella di un “padre ciclistico”
Per Lorenzo la figura di Mario De Clercq è stata quella di un “padre ciclistico”

“Papà” Mario

Fa strano sentire un padre usare questo termine riferito ad un’altra persona parlando del proprio figlio. Ma la sincerità e la spontaneità di Simone fanno capire come nella squadra belga si sia davvero creata un’altra famiglia.

«Il no iniziale di Mario è arrivato perché lui in Lorenzo ha sempre creduto molto – riprende il padre Simone – non prendi un ragazzo a 15 anni se non ci credi davvero. Mario lo ha amato fin da subito e non uso questo verbo a caso. Quando abbiamo comunicato la notizia di voler seguire la Colpack qualche lacrimuccia sulla guancia di ognuno di noi è caduta. Lorenzo ed io siamo arrivati qui quattro anni fa un po’ alla cieca ma credendo in questa nuova avventura. Pian piano noi, con tutta la famiglia, ci siamo costruiti una nuova vita qui ad Oudenaarde.

«Mario De Clercq, una volta visto il progetto Colpack, non ha più avuto nulla da ridire. Le corse su strada in Belgio non erano molto nelle corde di Lorenzo e venire a fare attività in Italia gli farà bene. Il cross non lo abbandona, Mario gli ha lasciato tutto il materiale per concludere la stagione e gli ha già detto che il prossimo inverno lo aspetta su per allenarsi insieme».

Lorenzo al campionato italiano su strada under 23 della scorsa stagione a Carnago
Lorenzo al campionato italiano su strada under 23 della scorsa stagione a Carnago

Il futuro in breve

La notizia del passaggio in Colpack ha aperto nuovi scenari per il giovane Lorenzo che punterà tanto sulla strada. 

«Per capire come evolverà la stagione di cross bisogna aspettare – dice papà Simone – l’infortunio patito prima di Namur si sta rivelando più tosto del previsto. Dopo i campionati italiani capiremo che fare, forse finirà qui la stagione. Pontoni gliela farebbe fare tutta, ma è anche vero che a fine febbraio la Colpack andrà in ritiro a Calpe. Lorenzo non inizierà a correre subito ma dovrà comunque allenarsi, un periodo di riposo dovrà pur farlo. Siamo tutti curiosi di questa nuova avventura. Le qualità ci sono, a chi dice che ha perso tempo rispondo che Mario e la Pauwels lo hanno fatto crescere con metodo ed i margini ci sono tutti. Lorenzo è un 2003, ha ancora tre stagioni da under 23 su strada e due nel ciclocross».

Per Lorenzo Masciarelli la Colpack rappresenta l’occasione di mettersi alla prova in gare più adatte a lui su strada
Per Masciarelli la Colpack rappresenta l’occasione di mettersi alla prova in gare più adatte a lui su strada

La vita cambia, di nuovo

Quattro anni fa, per la famiglia Masciarelli la novità si chiamava Belgio ed aveva il duro suono del fiammingo. Ora si ritorna in Italia, non tutti subito però, quello che si è costruito ad Oudenaarde non può essere abbandonato. 

«Dovremo di nuovo affittare casa a Pescara – dice ridendo Simone – ma per il momento io e mia moglie non torneremo in Italia. In Belgio abbiamo un lavoro ed una casa e non possiamo lasciare tutto da un momento all’altro. Aspetteremo ancora qualche mese, il tempo per la nostra affittuaria di Oudenaarde di trovare dei nuovi inquilini. Il lavoro in Italia sarà più “semplice”, tornerò nell’azienda di famiglia, che in realtà non ho mai abbandonato. Però in Belgio, sia io che Michela lavoriamo e non possiamo andare via senza preavviso. Michela è in un ristorante ed io in un’azienda che produce etichette alimentari. Da ora in avanti Lorenzo rimarrà a Bergamo con la Colpack, mentre noi tutti torneremo a Pescara. Stefano, il fratello piccolo, quando lo ha saputo era felicissimo. Ha chiamato subito il nonno per avvisarlo che sarebbe tornato.

«Per Stefano e Lorenzo quest’avventura è stata bella, ma complicata. Lorenzo con la Bingoal ha trovato una famiglia vera e propria. Tutti gli hanno voluto bene e la notizia della partenza ha commosso gran parte dello staff e dei compagni. Stefano, il piccolino, soffriva un po’ di più perché in Belgio è tutto diverso, lingua compresa, e fare amicizia non è semplice. A scuola entrambi studiavano l’inglese e l’olandese, ma poi una volta usciti si parla il fiammingo. Io e mia moglie, invece, avevamo creato una bellissima rete di rapporti con tante persone, praticamente tutti ex ciclisti o tecnici».

Nel ciclocross i rapporti sono stretti e viscerali, qui Masciarelli con il meccanico Mario Tummeleer
Nel ciclocross i rapporti sono stretti e viscerali, qui Masciarelli con il meccanico Mario Tummeleer

Il cross è una famiglia

Non è facile racchiudere quattro anni di vita in poche parole e quando la lingua si scioglie fermarla è difficile. Interromperla sarebbe anche un peccato, perché ci si perderebbe degli aneddoti davvero unici.

«Siamo arrivati qui quattro anni fa e tutto ci sembrava nuovo – spiega Simone come solo un padre può fare – Lorenzo aveva quindici anni. Ora andiamo via che è un ragazzo nuovo e maturo. Io ho imparato tanto, sia da padre sia da uomo. Non vivo più con troppa apprensione le gare di Lorenzo. ll mondo del ciclocross vive di passione, anche qui dove è più di una religione. Andare alle corse vuol dire conoscere le famiglie dei corridori. Michela ed io eravamo lo staff di nostro figlio, lei si metteva all’inizio ed alla fine del percorso, mentre io ed un meccanico restavamo nella zona dei box. Di volta in volta abbiamo conosciuto tutti, perfino i genitori di Iserbyt».

I nuovi vicini di casa

La prima casa che la famiglia Masciarelli ha avuto era di proprietà di Mario De Clerq e si trova in centro alla piazza di Oudenaarde, a due passi dal Museo delle Fiandre. In breve tempo l’abitazione è cambiata ed i vicini di casa sono diventati tutti da scoprire. Anzi secondo noi li conoscete

«Tornare a casa fa strano anche a noi adulti – conclude Simone Masciarelli – ci eravamo creati la nostra cerchia di amici. Mario De Clercq ci ha aperto le porte di Oudenaarde ed abbiamo trovato un mondo già conosciuto nei suoi personaggi, ma molto ospitale. Michela si è inserita grazie all’amicizia fatta con la moglie di De Clerq e con Cameron Vandenbroucke (figlia di Frank, ndr). I ragazzi, Lorenzo e Stefano hanno legato molto con i figli di Van Petegem che sono loro coetanei. Abbiamo conosciuto anche Tim Merlier, Mattan, Museeuw e tantissime volte ci siamo trovati a cena con loro parlando di ciclismo. Con alcuni di loro sono già d’accordo che verranno a trovarci quest’estate a Pescara e noi torneremo ogni tanto a salutarli ad Oudenaarde».

Francesco Masciarelli: «Per Lorenzo inizia un’altra vita»

08.01.2023
3 min
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Lorenzo Masciarelli è in procinto di lasciare il ciclocross per passare alla strada. Il giovane abruzzese, è un classe 2003, vestirà i colori della Colpack-Ballan. Speranze e attenzioni su di lui non mancano. Con suo zio Francesco Masciarelli, che è anche il suo preparatore, cerchiamo di capire come si potrà trovare su strada Lorenzo. 

Francesco con suo nipote Lorenzo, figlio di Simone, pronto a passare alla Colpack-Ballan
Francesco con suo nipote Lorenzo, figlio di Simone, pronto a passare alla Colpack-Ballan

Dna da stradista

«Diciamo – spiega Francesco – che Lorenzo è stato sempre uno stradista e così è nato ciclisticamente. Il cross è arrivato perché volevamo diversificare da ragazzo, poi però è diventato un amore.

«Qualche tempo fa c’è stata l’opportunità di andare a fare il cross in Belgio e anche di fare qualche gara su strada alla Bingoal tramite Mario De Clercq. Però ha effettivamente corso poco proprio su strada e da secondo anno tra gli under 23 era importante che facesse una stagione intera e con costanza su strada».

Una stagione intera, costanza… Francesco Masciarelli parla indirettamente di volumi e di costanza di allenamenti e gare, perché alla fine i crossisti veri corrono e si allenano per sei, forse sette mesi l’anno. «E questo gli aveva di fatto precluso le stagioni su strada».

Lorenzo è un vero appassionato di cross, ma ormai era giunto ad un bivio
Lorenzo è un vero appassionato di cross, ma ormai era giunto ad un bivio

Uomo di fondo

Francesco ha detto che suo nipote ha un “motore da stradista”. Cosa voleva dire? 

«In generale – va avanti l’abruzzese – credo che Lorenzo abbia delle buone qualità. Le aveva sin da giovane, mostrando un bel motore negli allenamenti su strada. Adesso dovrebbe mostrarle anche su strada e in corsa, ma il fatto è che i tempi ormai sono un po’ accelerati per lui.

«Ha buone doti di fondo. Dopo 3 o 4 ore riesce ad esprimersi come nella prima, cosa non comune per molti crossisti. Insomma esce bene alla distanza… almeno in allenamento, perché poi la gara è un’altra cosa. Senza contare che lui ovviamente non ha grandi esperienze tattiche, si ritroverà a lottare col gruppo…».

Lorenzo Masciarelli impegnato lo scorso anno al Giro del Friuli con la nazionale
Lorenzo Masciarelli impegnato lo scorso anno al Giro del Friuli con la nazionale

Prendere il ritmo

E qui si apre il capitolo delle difficoltà per Lorenzo. Stare in gruppo, sapersi muovere nel vento, entrare nei giochi di squadra, spingere forte dopo tante ore…

«Questi – va avanti Francesco – di certo sono punti che non lo agevolano, ma io credo che le difficoltà maggiori per Lorenzo saranno quelle di amministrarsi nell’arco della stagione. Lui viene da periodizzazioni particolari, in cui corre molto. Spesso si ritroverà in periodi in cui non avrà gare. Allenamenti, gare, stacco… dovrà prenderci le misure e mentalizzarsi.

«Anche per questo mi aspetto che nei primi due o tre mesi vivrà un periodo di adattamento, magari sarà competitivo dall’estate. Di fatto andrà a fare un altro sport. Oggi si allena per 10-12 ore a settimana, passerà alle 20, anche 30 ore settimanali».

Francesco ancora non conosce il calendario del nipote. Lo seguirà da vicino, ma la palla passa a Fusi e ai tecnici della Colpack. 

«Andrà in ritiro quando ci sarà da correre e poi si allenerà a casa. Intanto però vuole finire la stagione del cross. E’ ancora concentrato su di questa, almeno fino all’italiano, poi spetterà alla Colpack-Ballan e al cittì Pontoni che lo vorrebbe in nazionale, decidere cosa fare. Una cosa è certa: la Colpack era un’occasione che non si poteva perdere, specie alla sua età».

La scelta di Masciarelli: alla Colpack per pensare alla strada

05.01.2023
5 min
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Nel giorno di Capodanno più di qualcuno è rimasto colpito, assistendo alla gara di Petange in Lussemburgo, vedendo Lorenzo Masciarelli con una maglia nuova, diversa da quella della Bingoal Sauzen con cui eravamo abituati a conoscerlo. La notizia del suo passaggio al Team Colpack è arrivata così, come un botto di Capodanno e dietro a quell’immagine (la foto di apertura è di Hervé Dancerelle/DirectVelo) si nasconde una profonda scelta di vita e anche un grande investimento che il team italiano ha voluto fare nei confronti del corridore abruzzese.

Per il figlio d’arte, più giovane esponente di una famiglia che ha sempre dato tanto al ciclismo, significa porre fine a una lunga parentesi in terra belga, iniziata quand’era appena entrato nella categoria juniores e che non ha coinvolto solo la sua passione ciclistica, ma tutta la sua esistenza. Ora arriva un altro cambio profondo, che coinvolgerà tutta la famiglia.

L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)
L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)

Il contatto con la Colpack non è nato recentemente: «In estate avevo fatto dei buoni test, ma non ero riuscito a tradurli in risultati anche perché non avevo disputato gare a me adatte – racconta il giovane corridore di Pescara – ma avevo già scelto di investire di più nell’attività su strada. Ho avuto occasione di parlare con Antonio Bevilacqua, gli ho spiegato le mie esigenze e lui mi ha presentato le ambizioni del team. Ci siamo trovati in perfetta linea, ma prima di decidere volevo consigliarmi con la mia “famiglia belga”, Mario De Clercq in primis».

E che cosa ti ha detto l’ex campione del mondo?

Mario mi conosce come le sue tasche e mi ha detto che è giusto seguire la mia strada, giocarmi questa grande opportunità. Ne abbiamo parlato molto e anche grazie alle sue parole mi sono convinto ad accettare la proposta.

Per Masciarelli 4 anni di attività in Belgio conditi da molti piazzamenti di prestigio (foto Bram Van Lent)
Per Masciarelli 4 anni di attività in Belgio conditi da molti piazzamenti di prestigio (foto Bram Van Lent)
La domanda, conoscendoti, viene spontanea: che fine farà il Masciarelli ciclocrossista?

L’idea è di continuare a praticare l’attività invernale perché è troppo importante per un corridore, ti dà quell’esplosività che non riesci a ottenere in allenamento. Chiaramente però passerà un po’ in second’ordine: se prima correvo su strada pensando al ciclocross, ora sarà il contrario. Penso che farò come molti stradisti, iniziando la stagione invernale più tardi e riducendo gli appuntamenti. Non posso dimenticare che proprio per l’amore per il ciclocross mi sono trasferito in Belgio, quest’attività mi ha dato tanto e non voglio abbandonarla.

Alla Colpack che cosa hanno detto di quest’idea, sono favorevoli a farti continuare o hai trovato più resistenze?

No, non mi hanno messo alcun freno. E’ chiaro che in questo caso parliamo di un team che fa attività su strada, a loro interessa quella, ma non mi hanno assolutamente forzato, anzi sono contenti di queste prime apparizioni con la maglia nelle gare di ciclocross. Ora tirerò dritto fino ai campionati italiani, poi tirerò un bilancio della stagione: se arriverà una convocazione azzurra per la Coppa del mondo e/o i mondiali (ma sarebbe meglio dire: se me la sarò meritata…) tirerò dritto, altrimenti chiuderò allora la mia annata sui prati per pensare alla strada.

Sai già che programma di gare farai?

No, anche perché stando in Belgio i contatti sono stati solo per telefono, salvo quando ci siamo visti in Val di Sole. Ora che torno in Italia verrà stilato un piano d’azione.

I Masciarelli hanno avuto più corridori fra i pro’. Lorenzo vuole seguire le loro orme (foto John De Jong)
I Masciarelli hanno avuto più corridori fra i pro’. Lorenzo vuole seguire le loro orme (foto John De Jong)
Questa scelta rappresenta per te una profonda trasformazione: con che spirito lasci il Belgio?

Non posso negare che mi dispiace un po’ perché qui mi ero fatto davvero un’altra famiglia, con Mario, Nico Mattan, i miei compagni di squadra… E’ stata un’esperienza imparagonabile con qualsiasi altra e proprio ragionandoci ora che torno in Italia sono convinto che sia stata la scelta giusta. A 19 anni ho un bagaglio di esperienza enorme, ho potuto gareggiare fianco a fianco con gente come Iserbyt e Vanthourenhout che sono i campionissimi della specialità, ma ho anche già potuto assaggiare anche gare su strada di altissimo livello come il Giro del Belgio. Ho imparato ad affrontare le strade belghe, il vento, la pioggia e anche se non sono fisicamente adatto a quelle gare, sono un patrimonio incommensurabile per uno stradista.

E che effetto ti fa tornare in Italia?

E’ come se tornassi al vecchio me, quello che era allievo e stava per partire lasciandosi tutto alle spalle. Sarà un bel salto, anche se a Pescara ci passavo le estati e quindi riadattarsi sarà qualcosa di molto veloce. Ma un certo effetto lo fa, non posso negarlo…

Masciarelli fa parte del gruppo azzurro U23 Decisivi però saranno i tricolori (foto Willem Beerland)
Masciarelli fa parte del gruppo azzurro U23 Decisivi però saranno i tricolori (foto Willem Beerland)
Che cosa ti aspetti da questa nuova esperienza di stradista?

Io voglio mettermi alla prova, sapendo che ho molto da imparare. In fin dei conti ho sempre gareggiato da solo, nelle gare in Italia non avevo compagni di squadra. Ora ci sarà da lavorare in gruppo. Devo dire che ho già trovato un bell’ambiente, i tecnici mi sono molto vicini e siamo in stretto contatto. Io voglio provare a far bene soprattutto nelle corse a tappe, il Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta, soprattutto le gare d’estate dove ci sono percorsi più adatti alle mie caratteristiche.

Ti definisci uno scalatore puro, uno specialista, razza quasi in estinzione fra i giovani italiani ma molto ricercata dai team…

E’ quella la mia caratteristica, con l’aggiunta dell’esplosività che mi deriva dal ciclocross. Questa è una scelta importante, so che nella prossima estate mi gioco molto, ma sono curioso di capire dove posso arrivare.

Masciarelli: tutto pronto per l’europeo, la condizione c’è

05.11.2022
5 min
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Mancano poche ore all’europeo ciclocross di Namur. Lorenzo Masciarelli ci ha risposto dal Belgio dove si trova e dove c’è la sede della sua squadra: la Pauwels Sauzen-Bingoal. Sono passati pochi giorni dal Koppenbergcross e Lorenzo (che in apertura è ritratto all’edizione 2021 degli europei) ha disputato una gara nelle sue corde, almeno a leggere il decimo posto nell’ordine d’arrivo. La dinamica della corsa però ha dimostrato ben altro, con un BOA della scarpa rotto contro un paletto quando era con i primi cinque e la rimonta partita dal 17° posto. Insomma per il diciannovenne abruzzese la condizione sembra essere molto buona. 

Andiamo alla scoperta del suo avvicinamento a questa stagione del cross, fatta di corse su strada tra le WorldTour e un calendario alle porte, fatto di obiettivi misurati e voglia di crescere senza bruciare le tappe.

Lorenzo Masciarelli è da tre anni in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal
Lorenzo Masciarelli è da tre anni in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal
Lorenzo, come stai?

Mi sento abbastanza bene, vengo da una preparazione estiva che avevamo studiato insieme alla squadra per avvicinarsi al meglio alla stagione di cross.

Ti abbiamo visto spesso con la maglia azzurra…

Sì, anche con la nazionale abbiamo avuto un bellissimo programma di avvicinamento, prima con il Giro del Friuli e poi in Polonia

Un calendario del tutto in funzione della stagione del cross?

Tutto il calendario che abbiamo fatto su strada non è stato pieno di gare, proprio per non appesantire la preparazione e arrivare pronti alla stagione invernale. Siamo andati nell’ottica di fare più corse a tappe per cercare di mettere distanza e ritmo. Anche perché durante la stagione del cross è difficile fare distanza o avere quella qualità di allenamenti che si possono avere d’estate su strada. 

Com’è stato il tuo primo anno da under?

Mi sono trovato subito a fare delle gare tra le WorldTour come il Giro del Belgio ed è stata subito una bella esperienza. Penso mi abbia fatto crescere correre tra i grandi. 

Qui Masciarelli ai Campionati italiani ciclocross 2022 di Variano di Basiliano
Qui Masciarelli ai Campionati italiani ciclocross 2022 di Variano di Basiliano
Come ti trovi con la squadra?

Mi trovo benissimo, non mi fanno mancare niente. Sono super disponibili e diciamo che mi lasciano sempre tranquillo e senza pressioni. Poi man mano che si andrà avanti, gli appuntamenti diventeranno sempre più importanti. Stiamo lavorando in tranquillità. Tra un anno o due cambieranno gli obiettivi. In particolare per questa stagione abbiamo qualche traguardo ulteriore visto che ho un anno in più d’esperienza. 

Com’è andato questo avvio di stagione del cross?

Le prime due corse sono state dure perché dovevo ritrovare un po’ il ritmo con i professionisti qua in Belgio e sono state abbastanza impegnative. Poi dopo la nazionale ci ha portato in Spagna per cinque gare internazionali e lì diciamo che ho ritrovato la mia condizione per il cross e mi sono sentito subito bene. 

Come sono andate le prime due tappe di Coppa del Mondo?

Le prime due, a Tabor e a Maasmechelen, potevano andare meglio, ma le sensazioni erano comunque buone. 

Pochi giorni fa hai disputato una bellissima rimonta al Koppenbergcross, ce la racconti?

Mi sentivo molto bene, ero con i primi cinque. Era una gara a cui tenevo molto perché è considerabile la gara di casa e tra le mie preferite dell’anno. In una scivolata al secondo giro ho rotto il BOA della scarpa e ho dovuto fare mezzo giro “azzoppato”. Al momento del cambio scarpe ero 17° e da lì ho rimontato fino a concludere 10°. E’ stata molto dura.

Masciarelli e Toneatti entrambi impegnati anche su strada
Masciarelli e Toneatti entrambi impegnati anche su strada
Il percorso dell’europeo di Namur ti piace?

E’ bellissimo, è molto tecnico e mi piace molto. Ho visto che è cambiato leggermente rispetto agli anni precedenti e il tempo è incerto e dovrebbe piovere prima della gara, ma non il giorno stesso. Sarà bella impegnativa. Perché oltre a essere un tracciato duro, non ci sono molti tratti dove rifiatare. E dove è possibile farlo, bisogna restare comunque concentrati al massimo. Questo perché è molto facile fare errori in quei frangenti, specialmente in discesa con molti sassi e radici. Se si aggiunge il terreno probabilmente scivoloso sarà una gara molto delicata

Lo vedi adatto alle tue caratteristiche?

Mi si addice abbastanza. Ci sono due salite lunghe per essere una gara di cross. Circa 250 metri che non è poco e si può fare la differenza. 

Che obiettivo ti sei dato per questa corsa?

Non sono ancora riuscito a centrare la top five in Coppa. Vincerlo sarà difficile perché ci sono dei corridori di alto livello. Per esempio Ronhaar e Nys che al Koppenbergcross sono partiti con gli elite e hanno chiuso rispettivamente quinto e settimo. Qui in Belgio abbiamo un sito dove possiamo vedere i tempi sul giro e ho visto che hanno fatto dei gran tempi. Sarà dura ma ovviamente ci si prova sempre. Posso ipotizzare un piazzamento nei primi otto e potrei ritenermi soddisfatto. Poi ogni gara è diversa e ha la sua storia. 

Masciarelli e Vanthourenhout si allenano spesso insieme, anche questo fa parte della crescita
Masciarelli e Vanthourenhout si allenano spesso insieme, anche questo fa parte della crescita
Sei ottimista quindi?

Penso che con la condizione del Koppenbergcross, in top ten sento di poterci stare. Nel cross non si può mai sapere, basta sbagliare una partenza o una curva e si perde tantissimo quindi vedremo. La forma c’è, speriamo nel meglio. 

E dopo Namur come proseguirà la tua stagione?

Venendo da un periodo molto stressante a livello fisico e con una gran mole di gare, a dicembre faremo un po’ meno. Anche in ottica 2023, dove ci saranno molte tappe di Coppa del mondo, gare under 23 e infine il mondiale. Quindi da qui a fine anno farò qualche gara con i professionisti e qualche gara con gli U23 in Francia. 

Com’è vivere e praticare il ciclocross in Belgio?

Da italiano è una bellissima esperienza. Sono già tre anni che sono qui. E’ un modo di pensarla e vederla completamente diversa da noi. Ogni anno imparo qualcosa di nuovo. Loro hanno questo sport nella propria cultura e si vede proprio che lo amano. Se prendiamo come esempio i top al mondo come Iserbyt o Vanthourenhout hanno un modo di pensare molto diverso rispetto alla mentalità che abbiamo in Italia riguardo a questa disciplina.

La nazionale di cross in Polonia: Bielli, raccontaci tutto…

14.09.2022
5 min
Salva

All’Orlen Grand Prix, nella tappa polacca della Nations Cup riservata agli under 23, c’era anche la nazionale italiana. Una nazionale però per certi versi originale, perché composta da specialisti del ciclocross. Il progetto voluto da Daniele Pontoni va avanti e la squadra che aveva preso parte con buoni risultati al Giro del Friuli, con Toneatti sul podio, è andata anche alla prova polacca, senza però quest’ultimo e senza lo stesso Pontoni, sostituito dal suo secondo Luigi Bielli.

La squadra è partita con 4 ragazzi (nella foto di apertura da sinistra Ceolin, Bergagna, Leone e Masciarelli) ai quali far fare esperienza pensando già a quel che sarà, alla stagione sui prati.

«Appena avuto l’invito – racconta Bielli – abbiamo colto l’opportunità. Abbiamo trovato una gara allestita davvero in maniera impeccabile, sembrava di essere a una corsa professionistica, ma non c’è da stupirsi visto che lo staff è lo stesso del Giro di Polonia».

Bielli con Bergagna al centro e Masciarelli. Per gli azzurri è stata una trasferta di lavoro
Bielli con Bergagna al centro e Masciarelli. Per gli azzurri è stata una trasferta di lavoro
La vostra era una presenza particolare, essendo tutti specialisti di un’altra disciplina…

Non siamo certo partiti per far risultato, ma per proseguire sulla rotta che ci siamo prefissi. Questa gara doveva disputarsi a fine aprile, ma la situazione bellica (si gareggia in una zona particolarmente vicina alla Bielorussia, ndr) aveva consigliato il rinvio. Era una gara di alto livello, in particolare Germania e Danimarca avevano nazionali davvero forti, mentre c’erano squadre polacche con già esperienza nelle prove professionistiche. La cosa più curiosa è stata che prima di partire mi ero sentito con Amadori per capire chi fossero i corridori da seguire. Non ci crederete ma ha indovinato in pieno il podio finale (nell’ordine il danese Nortoft, il tedesco Luhrs e l’estone Karpenko, ndr)…

Nel complesso come giudichi la prova dei ragazzi?

Io dico che se la sono cavata più che bene. Stiamo già lavorando nell’ottica degli europei di ciclocross di Namur a novembre, alcuni di loro non avevano molta esperienza su strada, anzi Samuele Leone prima di questa doppia prova a tappe ne era completamente sprovvisto. Tanto è vero che quando è salito sulla bici da crono in Friuli, non gli sembrava vero. Pedalare in gruppo, affrontare i ventagli sono esperienze delle quali era digiuno. Gli altri erano già più esperti.

Masciarelli con il meccanico Vincenzo Bonavita. In Polonia i ragazzi hanno trovato clima invernale
Masciarelli con il meccanico Vincenzo Bonavita. In Polonia i ragazzi hanno trovato clima invernale
Masciarelli è stato il migliore con il 15° posto finale.

E con un pizzico di fortuna in più poteva anche centrare la top 10. Nella prima tappa si è trovato a cambiare la bici quando davanti si erano formati i ventagli. I danesi avevano messo fuori gioco il Belgio e quindi si è sviluppata una grande battaglia fra primo e secondo gruppo. Lui è rientrato su questo, ma non c’è stato modo di ricucire e alla fine era in debito di energie. Si vede comunque che ha corso spesso su strada con il suo team belga.

Gli altri?

Avevamo in squadra Federico Ceolin che ha fatto già attività su strada quest’anno con la Beltrami Tsa Tre Colli e Tommaso Bergagna che invece si è dedicato alla mtb. Mi sono piaciuti molto nella seconda tappa. Bergagna era caduto e, appena rientrato, Ceolin ha forato durante l’ennesimo ventaglio dentro la foresta. L’altro lo ha aspettato per non fargli perdere troppo tempo. Ho visto lo spirito giusto, hanno onorato la maglia che portavano.

La volata della seconda tappa, con tripletta tedesca firmata Theiler, Luhrs e Teutenberg (foto Orlen Grand Prix)
La volata della seconda tappa, con tripletta tedesca firmata Theiler, Luhrs e Teutenberg (foto Orlen Grand Prix)
In funzione dei vostri obiettivi, che cosa chiedevate ai ragazzi?

Noi abbiamo lavorato pensando al ciclocross. I ragazzi dovevano spingere soprattutto nelle prime due ore di gara, sapendo che è il doppio di quanto avviene nelle gare invernali. Quelle due ore sono più performanti e sono quelle che servivano alle nostre necessità. Nella sera tra la prima e la seconda tappa, ci siamo anche visti in videoconferenza con Daniele, abbiamo esaminato la corsa e ripassato quel che ha funzionato di più e di meno. E’ stata comunque una trasferta molto funzionale. Tra l’altro l’organizzazione ci ha già invitato per il prossimo anno, garantendoci anche la possibilità di schierare due squadre, una di stradisti e la nostra.

Czeslaw Lang. L’ex gregario di Saronni è organizzatore anche dell’Orlen Nations GP (foto Orlen Grand Prix)
Lang. ex gregario di Saronni, è organizzatore anche dell’Orlen Nations GP (foto Orlen Grand Prix)
Ora come andrete avanti?

Intanto molti ciclocrossisti saranno già impegnati domenica nei campionati italiani gravel ad Argenta. So che buona parte vorrebbe fare anche il mondiale, al pari di alcuni stradisti che hanno già espresso l’auspicio di affrontare almeno parte della stagione di ciclocross. Non va dimenticato però che il gravel e il ciclocross sono due specialità distinte e per certi versi anche molto distanti fra loro dal punto di vista tecnico. Noi comunque terremo conto di tutto, anche di chi è ancora impegnato su strada e in questi giorni è in partenza per l’Australia: Persico e Venturelli ad esempio hanno già garantito la loro presenza nella prima parte di stagione fino agli Europei. Vedremo come venire incontro alle loro esigenze.