Widar-Finn: grande duello sul Maniva, la spunta il belga

17.06.2025
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PASSO DEL MANIVA – Lorenzo Finn e Jarno Widar in un duello testa a testa sulle montagne bresciane, guardandosi negli occhi, studiandosi a vicenda e in una sfida a colpi di pedali (in apertura foto La Presse). Vince il belga della Lotto Development Team, che ritrova la maglia rosa del Giro Next Gen dopo un anno. Sette secondi dividono i due contendenti sulla linea del traguardo, quando Widar esulta alzando un dito al cielo Lorenzo Finn sbuca dall’ultima curva ai cento metri dall’arrivo. Si stringono la mano e corrono a coprirsi dall’aria fredda. Una giacca e l’asciugamano intorno al collo per l’italiano della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies, solo una maglia primaverile a maniche lunghe per il belga. 

Gli altri contendenti alla vittoria sono saltati quando Widar e Finn hanno alzato il ritmo nell’ultima parte di salita. E’ bastato poco per mettere un distacco non tanto ampio ma significativo. Quando a Lorenzo Finn domandano se si aspettasse di essere il più forte insieme a Widar risponde con un secco: «Sì»

Visma frettolosa

Finita la prima salita di giornata, il Passo dei Tre Termini, la testa del gruppo si è tinta di giallo. I corridori della Visma Lease a Bike Development si sono messi a fare il ritmo nella vallata che ha portato il gruppo all’inizio del Passo del Maniva. Probabilmente guidati da Nordhagen che pensava di poter fare la differenza, ma quando il norvegese è rimasto da solo mancava ancora tanto alla fine. 

«Oggi mi sentivo benissimo – afferma Widar mentre con un filo di voce racconta la giornata – e ho detto ai miei compagni di fare un buon passo fin dalla prima salita. Aldo (Taillieu, ndr) ha controllato bene il gap con la fuga. Nel momento in cui la Visma si è messa a fare il ritmo noi ne abbiamo approfittato. Il piano era di andare tutti insieme ma non ha funzionato. Non volevo attaccare troppo presto e ho aspettato gli ultimi trecento metri. Quando sono rimasto da solo con Finn lui ha rallentato un po’ il passo, ho pensato stesse giocando con me e non ci sono cascato rispettando il piano di attaccare nel finale». 

La rosa (di nuovo)

Jarno Widar torna sul podio del Giro Next Gen con lo stesso timido sorriso che aveva un anno fa. E’ un corridore più forte e solido, ci dice, ha la consapevolezza nei suoi mezzi che solo i campioni possono avere. Riuscire a mantenere il simbolo del primato fino a Pinerolo sarebbe una conferma della crescita fatta e del suo talento

«Quest’anno la maglia è un po’ diversa – dice rigirandola tra le mani – ha il logo differente rispetto allo scorso anno (nel 2025 anche la maglia rosa del Giro Next Gen è realizzata da Castelli, ndr). Ero abbastanza sicuro di poter vincere ma riuscire a farlo è un bel segnale. Sono più veloce di Lorenzo Finn. Lo avevo già incontrato al Giro della Lunigiana nel 2023 ma non lo conoscevo, posso dire che rispetto a due anni fa è migliorato tanto».

Le consapevolezze di Finn

Lorenzo Finn ha la calma dei corridori forti e lo sguardo sicuro di chi sa che può scrivere il proprio futuro in questa corsa con la forza delle gambe e della mente. Ce n’è voluta di freddezza per ripartire dopo la caduta, i segni all’arrivo sono evidenti

«La caduta sulla prima salita – spiega dopo le medicazioni – mi ha un po’ destabilizzato. I miei compagni sono stati bravi a tranquilizzarmi, abbiamo cambiato bici prima dell’ultima salita e siamo rientrati. Durante lo sforzo non l’ho sentita troppo, ora un po’ mi fa male ma vediamo. A Widar devo fare i complimenti per la vittoria, ha fatto un suo solito scatto negli ultimi metri e non sono riuscito a seguirlo. Conoscevo il suo spunto e ho provato ad attaccare prima ma ha resistito bene

La Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies ha piazzato tre dei suoi uomini tra i primi dieci in questo arrivo in salita. Una conferma della forza dei suoi componenti, cosa che Finn ha già accennato nei giorni scorsi

«Credo siamo la squadra organizzata meglio sia tatticamente che a livello di forze (prosegue il ligure, ndr). Quando è partito Nordhagen non ci siamo scomposti, accanto a me avevo ancora il mio compagno Luke (Tuckwell, ndr). Lo ha tenuto lì e ci ha riportato sotto con un lavoro perfetto. Quando lui ha finito il suo lavoro ho attaccato e siamo andati fino alla fine. Battere Widar sarà difficile, ma ci proveremo e abbiamo le nostre armi».

Le parole di Widar che torna in Italia per difendere la maglia rosa

14.06.2025
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Jarno Widar parla a monosillabi, a volte quando risponde alle domande dei giornalisti sembra che ti faccia un favore. Il sorriso è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere lo scorso anno sulle strade del Giro Next Gen quando il giovane belga ha messo tutti in fila senza troppi complimenti. Ancora prima di passare under 23 la forza di Jarno Widar era emersa al Giro della Lunigiana, quando fu il mattatore indiscusso delle prime due semitappe. Una forza e una solidità che lo ha portato spesso a vincere fin da piccolissimo

Le stigmati del predestinato che tuttavia non è immune da giornate no. Lo scorso anno dopo aver dominati all’Alpes Isere Tour, al Giro Next Gen e quello della Valle d’Aosta sembrava essere lanciato verso la conquista del Tour de l’Avenir. Alla corsa a tappe francese invece crollò inesorabilmente e questo piccolo passo falso bastò per minare le sicurezze e la fiducia nel progetto che la Lotto gli aveva cucito addosso (in apertura foto Alexis Dancerelle/DirectVelo).

Jarno Widar ha vinto il Giro Next Gen nel 2024 al suo primo anno da U23 (foto LaPresse)
Jarno Widar ha vinto il Giro Next Gen nel 2024 al suo primo anno da U23 (foto LaPresse)

Più convinto 

Scongiurati addii prematuri e rinforzato il rapporto con il team, Jarno Widar ha ripreso il 2025 cambiando qualcosa ma non i risultati. Dopo un primo blocco di gare con il team professional è tornato sugli stessi passi fatti lo scorso anno per preparare il Giro Next Gen, nel quale tornerà a difendere il titolo conquistato a Forlimpopoli. 

«Mi sento abbastanza bene – racconta – credo di essere pronto per iniziare questa corsa. Il Giro Next Gen è un grande obiettivo ma non il più importante dell’anno. La preparazione nel complesso è andata bene, siamo stati in altura con la squadra e poi una volta tornato a casa ho lavorato sui cambi di ritmo e l’alta intensità». 

Il 2025 ha visto Widar confermare le sue qualità, qui vittorioso alla Liegi U23 (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Il 2025 ha visto Widar confermare le sue qualità, qui vittorioso alla Liegi U23 (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Avete già pensato a una tattica per la corsa?

Ci piace attaccare, quindi probabilmente cercheremo di farlo. Ma forse sto dicendo troppo. 

Chi pensi siano i rivali principali di questo Giro Next Gen?

Nordhagen e Lorenzo Finn. C’è anche Albert Whiten Philipsen da tenere sotto controllo. Però mi sento pronto e sicuro di me. Cos’altro devo dire? Farò del mio meglio, questa è la cosa più importante. Solo così potrò guardarmi indietro felice.

Widar ha già un contratto con il team professional per le prossime due stagioni (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Widar ha già un contratto con il team professional per le prossime due stagioni (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Qual è il più grande insegnamento che ti sei portato a casa lo scorso anno?

Non ammalarmi nei momenti più importanti. 

Sta iniziando un periodo dove lo scorso anno hai fatto vedere grandi cose, senti la pressione di doverti ripetere?

No, non mi stresso affatto. La pressione per me arriverà più avanti credo e sarà lì che mi preoccuperò un po’ di più. Al momento sono tranquillo. Sono sorpreso delle mie qualità e aver raccolto ottimi risultati mi motiva ulteriormente. 

La Ronde de l’Isard, vinta, ha rappresentato l’ultimo passo prima di preparare il Giro Next Gen (foto Florian Frison/DirectVelo)
La Ronde de l’Isard, vinta, ha rappresentato l’ultimo passo prima di preparare il Giro Next Gen (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come ti sei preparato per questo Giro Next Gen?

Abbiamo fatto un periodo in altura a Sierra Nevada. E’ stata la prima volta per me in altura quest’anno ma mi sono sempre trovato molto bene con questo tipo di allenamenti. 

Hai guardato il percorso, cosa ne pensi?

La cronometro iniziale sarà un bel test. Sicuramente questo tipo di prove non sono mai state il mio punto forte ma ci abbiamo lavorato bene in quest’ultimo periodo. Poi altre frazioni fondamentali saranno la terza, la settima e l’ultima a Pinerolo. 

Giro Next Gen: gli azzurri al via e le speranze di Amadori

13.06.2025
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Il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori prepara il taccuino degli appunti e si dice fiducioso per il prossimo Giro Next Gen. Mancano poco più di ventiquattro ore al via della cronometro di Rho e poi ognuno avrà le risposte che cerca. La corsa rosa under 23 arriva dopo due prove interessanti di Nations Cup nelle quali gli azzurri guidati da Amadori sono stati assoluti protagonisti. E proprio insieme al cittì, alla vigilia di uno degli appuntamenti più importanti della stagione, facciamo un punto sulle forze dei nostri ragazzi

«Penso che per i team – dice Amadori – non ci sia gara più importante. Tour de l’Avenir, mondiali ed europei sono una faccenda diversa, riservata alla nazionale, mentre qui siamo davanti a un impegno fondamentale per tanti ragazzi. Il Giro Next Gen è il palcoscenico di riferimento nel quale mettere in mostra le proprie qualità e tanti atleti sono chiamati a fare bene in ottica futura. Noi come Italia arriviamo da due gare a tappe di Nations Cup nelle quali abbiamo dimostrato di essere competitivi. Gualdi è uno dei nomi che mi sono segnato per la classifica generale, in Repubblica Ceca ha corso bene e non era ancora al 100 per cento (in apertura sul podio finale con Pau Martì e Simon Dalby, ndr)». 

Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)
Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)

Risposte azzurre

Dalle due prove di Nations Cup, prima in Polonia e poi in Repubblica Ceca, l’Italia è uscita con un bottino più che soddisfacente: due vittoria di tappa e in entrambe le prove anche un podio finale. 

«Abbiamo dimostrato di essere competitivi – analizza il cittì Amadori – anche perché la concorrenza non era di certo bassa. Ci siamo scontrati con diversi ragazzi interessanti tra cui Pau Martì, che l’anno scorso è arrivato terzo al Giro Next Gen. Gualdi, Savino, Mellano e Turconi hanno fatto vedere delle belle cose. Peccato per Mellano che a causa della maturità non potrà esserci. Però dai ragazzi che ho portato con me in nazionale mi aspetto mantengano lo stesso livello, se non qualcosa in più».

Squadre italiane

Le formazioni italiane al via saranno quattordici e per i loro ragazzi la corsa di casa rappresenta un palcoscenico importante nel quale dimostrare di poter essere competitivi nel ciclismo che conta. 

«Tutti gli atleti delle nostre realtà – continua Amadori – che siano esse squadre professional, continental o di club possono fare qualcosa di interessante. Questo è il momento giusto per cercare di fare il salto di qualità e mettersi in mostra. Nelle prove con la nazionale ho portato ragazzi da ogni realtà e abbiamo fatto vedere belle cose, vuol dire che il livello di base è alto. Una cosa bella che ho notato è che tutte le formazioni italiane hanno preparato al meglio questo appuntamento correndo altre corse a tappe prima e con periodi di altura.

«Mi aspetto qualcosa – dice ancora – da ragazzi come Chesini, Nespoli, Lorenzo Masciarelli, ma anche dai tre corridori della Vf Group-Bardiani: Scalco, Paletti e Turconi. Il percorso è vario e aperto a tante occasioni differenti». 

I devo team

Dalle sedici formazioni development invitate escono una dozzina di nomi interessanti.

«Per le volate – analizza Amadori – mi aspetto qualcosa da Delle Vedove e Matteo Milan. Mi sono segnato anche il nome di Lorenzo Conforti che corre nella Vf Group-Bardiani ma è pronto per far vedere quanto vale. Una menzione speciale va fatta anche a Pietro Mattio e Federico Savino, loro sono dei riferimenti per la nazionale e sono convinto faranno un grande Giro Next Gen. Mattio sarà chiamato a lavorare per Nordhagen che viene qui per vincere visto che da quest’anno era già stato aggregato alla formazione WorldTour della Visma. Però le sue qualità le conosco bene e sono convinto che farà un lavoro eccezionale. Altro nome importante è quello di Alessandro Borgo, da lui mi aspetto di vederlo vincente almeno in una tappa». 

Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)
Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)

Capitolo Finn

Il campione del mondo juniores merita una parentesi tutta per sé. Le qualità non mancano ma il Giro Next Gen è un primo passaggio in un percorso di crescita ben delineato. E’ giusto che le aspettative intorno a lui siano alte ma, come detto dallo stesso Finn e come ribadisce Marino Amadori, questo è un momento nel quale imparare.

«Lorenzo Finn – conclude il cittì – è sicuramente la nostra punta in prospettiva futura, ma al momento non ci devono essere pressioni. Lui stesso è di questa idea. Si tratta della sua prima corsa a tappe di otto giorni e andrà a sfidare corridori forti e potenzialmente pronti ad altri palcoscenici. Lui sa cosa può prendere dal Giro Next Gen e penso sia un’esperienza importante anche in ottica di europeo, mondiale e Tour de l’Avenir». 

Finn verso il Giro Next Gen: la crescita e la voglia di imparare

12.06.2025
5 min
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Una videocamera nella hall dell’hotel ad Andorra, posto scelto per i ragazzi del team Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies per il ritiro in preparazione al Giro Next Gen (in apertura foto Twila Federica Muzzi). Al centro Lorenzo Finn che con questi colori lo abbiamo visto correre lo scorso anno e vincere il mondiale juniores a Zurigo. A sinistra John Wakefield responsabile della parte di sviluppo della squadra, a destra Werner Muller-Schell responsabile della comunicazione e addetto stampa. Nonostante la presenza di cinque giornalisti italiani, compreso chi scrive, le domande vengono poste in inglese. E’ il ciclismo dei devo team e che piaccia o meno la piega è internazionale. 

Intorno al campione iridato juniores del 2024 c’è tanta curiosità. Le sue qualità alzano le aspettative ma la giovane età invita a restare calmi e avere pazienza. Quando si ha tra le mani un talento come quello di Lorenzo Finn serve programmare tutto con i giusti passi. Il lavoro dei tecnici Red Bull-BORA-Hansgrohe è volto a questo anche se l’inizio del Giro Next Gen porterà sicuramente un primo banco di prova. 

Pressioni? Poche

Il ragazzo nato e cresciuto in Liguria sfoggia la sua solita calma e risponde alle domande. Ogni tanto si lascia andare a qualche battuta ma la concertazione verso questo primo grande obiettivo di stagione è massima. 

«Non vedevo l’ora che arrivasse questa gara – racconta subito – sarebbe stato bello conoscere il percorso un po’ prima. Correrò vicino a casa (le ultime tre tappe non saranno lontane dalla sua Genova, ndr) e verranno parenti e amici a vedermi. Il Giro Next Gen è un grande obiettivo fin dall’inizio della stagione.  Sono al primo anno da under 23 e accanto a me avrò compagni più esperti. Mi limiterò a fare del mio meglio senza troppa pressione».

Arrivare alla gara di casa forte del titolo di campione del mondo juniores come ti fa sentire?

Sereno. Si tratta di un bellissimo risultato ma ottenuto in un’altra categoria. Sono molto orgoglioso di quanto fatto ma si parla dello scorso anno, ora sto lavorando per fare altri step. Il Giro Next Gen sarà la corsa a tappe a cui ho preso parte, saranno otto tappe impegnative. 

Come avete lavorato in questi giorni di ritiro ad Andorra?

Siamo stati qui per tre settimane (il team è tornato a casa domenica 8 giugno, ndr). All’inizio abbiamo lavorato in maniera tranquilla per abituarci alla quota perché ci trovavamo a 2.400 metri. Per il resto, una volta trovato il ritmo giusto, ci siamo concentrati su blocchi di due giorni con sforzi sulla media distanza e uno incentrato sulla resistenza. 

Durante le otto tappe del Giro Next Gen Finn si metterà alla prova e avrà il supporto di tutta la squadra (foto Flavio Moretti)
Durante le otto tappe del Giro Next Gen Finn si metterà alla prova e avrà il supporto di tutta la squadra (foto Flavio Moretti)
Quanto ti sei concentrato nel curare la cronometro? Visto che il Giro Next Gen partirà con una prova contro il tempo?

Ci siamo concentrati abbastanza su questo aspetto, in primavera una caduta mi ha causato la frattura della clavicola e non è stato facile allenarsi sulla bici da cronometro. Fino ad ora non abbiamo mai fatto gare contro il tempo ma non credo sia un problema, alla fine la cronometro di Rho misura otto chilometri. Non credo risulterà decisiva per la vittoria finale. 

Guardando il percorso che idea ti sei fatto?

Penso che la terza tappa sia più una scalata sola e darà già delle buone indicazioni. Ai fini della classifica finale le ultime due frazioni, quella di Prato Nevoso e di Pinerolo, saranno realmente decisive. La settima è un continuo sali e scendi con degli strappi che possono fare male. Personalmente credo di preferire un percorso del genere piuttosto che avere una sola salita nel finale. 

Hai detto che questo è il tuo primo obiettivo di stagione, come mai?

Perché da bambino ho iniziato a guardare il ciclismo con il Tour de France, quindi il sogno che ho coltivato è quello delle corse a tappe. Crescendo però ho scoperto che mi piacciono molto anche le corse di un giorno, la squadra sta lavorando molto per farmi diventare un corridore da corse a tappe viste le mie qualità però vedremo. Sto crescendo e vedremo cosa ci riserverà il futuro. 

Ultima domanda: sarai contento se a fine Giro?

Penso che sarò felice comunque perché la mia ragazza verrà a vedermi. A essere totalmente onesti mi piacerebbe vincere una tappa, sarebbe bello ma ci sono tanti corridori forti. Però direi che voglio dare il meglio senza subire infortuni e lavorando bene con la squadra.

La “prima” di Villa su strada. Tante idee e un talento cristallino

18.04.2025
5 min
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Al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria vinto da Luca Colnaghi, c’è stato l’esordio di Marco Villa sull’ammiraglia della nazionale italiana. Una prima assoluta? Non proprio, considerando che nel lungo periodo di permanenza del cittì azzurro nel mondo della pista, spesso ha portato i suoi ragazzi a competere nelle gare su strada con la maglia azzurra. Resta però il fatto che la classica italiana era la prima occasione per indossare le “nuove” vesti di responsabile chiamato a rilanciare il mondo della strada, quello guida del ciclismo italiano.

Villa però resta attaccato fortemente alla pista, tanto è vero che in queste ore è a Gand, con la Fidanza e la Baima chiamate a raccogliere punti in una competizione nel velodromo insieme a 6 ragazzi. Sa bene però che tutti guardavano alla prova calabrese con una certa curiosità e il pluripremiato tecnico non si tira indietro.

Gli azzurri alla partenza da Reggio Calabria, alla sinistra Finn, alla destra Viviani (foto Mazzullo)
Gli azzurri alla partenza da Reggio Calabria, alla sinistra Finn, alla destra Viviani (foto Mazzullo)

«Parlare di esordio mi pare un termine eccessivo, non solo per il fatto che sono già stato su un’ammiraglia azzurra, quanto perché un vero e proprio esordio è quando affronti una gara titolata. Questa era una rappresentativa nazionale in una corsa per club e con questo non intendo minimamente sminuirla, anzi credo che esperienze simili, che ho già affrontato, siano utilissime».

Come ti sei regolato nelle convocazioni?

Ho scelto di portare una squadra di giovani insieme a Elia Viviani, che ringrazio sempre per la sua disponibilità e che ha fatto un po’ da “chioccia” per i suoi compagni. Era importante sfruttare quest’occasione per far capire che una nazionale è qualcosa di diverso da una normale corsa vissuta nel proprio team, si ha una responsabilità diversa vestendo quella maglia con tutto il suo carico di storia e devo dire che ho trovato fra i ragazzi uno splendido affiatamento.

L’arrivo vittorioso di Colnaghi. Per Finn il primo podio da pro’ (foto Mazzullo)
L’arrivo vittorioso di Colnaghi. Per Finn il primo podio da pro’ (foto Mazzullo)
Come sei stato ricevuto dagli altri dirigenti delle formazioni italiane, è cambiato qualcosa?

Non direi, paradossalmente era più complesso parlare con loro prima, quando bisognava affrontare la programmazione di un quadriennio. Ora da questo punto di vista è tutto molto più semplice. E’ chiaro che alla base dei mio lavoro c’è sempre il dialogo costruttivo con i manager e i team per quegli atleti che ritengo utili alla causa azzurra e in questo senso ho già avuto segnali molto positivi.

In quale misura?

Io ho già in testa una certa intelaiatura per la nazionale per mondiali di settembre ed europei di ottobre, in base ai percorsi. La gran parte degli atleti che mi interessano, faranno programmi che contemplano Giro e Vuelta e questo ai fini delle prove titolate è un programma che mi va benissimo. Il Tour è lontano, significa chiedere ai ragazzi di avere un terzo picco di forma che non si raggiunge con facilità. Poi ci può essere l’eccezione, ma io devo ragionare su dati reali. Anche perché io avrò bisogno di una nazionale composta da corridori tutti al 100 per cento della forma.

Con Finn e Viviani, Villa ha portato anche D’Amato, Fancellu, Garibbo, Raccani e Belletta
Con Finn e Viviani, Villa ha portato anche D’Amato, Fancellu, Garibbo, Raccani e Belletta
Che impressione hai tratto dalle classiche nella tua nuova veste, le hai viste con occhio nuovo?

Non direi, d’altronde non è che prima la strada non la guardavo, anzi. Ho fatto il professionista per 11 anni, i miei corridori su pista hanno sempre gareggiato su strada, non avrei potuto non avere un occhio interessato oltre che appassionato. La mia esperienza mi dice ad esempio che non bisogna guardare solo ai risultati: il Fiandre con tanti italiani davanti è stato un bellissimo segnale.

Tu hai detto che guardi soprattutto ai giovani, la maggior parte dei quali è all’estero…

Anche su pista ero chiamato a parlare con i team esteri per i vari Ganna, Viviani, Consonni e compagnia. Dobbiamo abituarci a un ciclismo globalizzato, avere rapporti con tutte le squadre del WorldTour, era ed è ancora di più il mio compito. Se quelle squadre investono sui nostri ragazzi, significa che il talento non è minimamente venuto meno.

Podio finale per Colnaghi, Bais e Finn nell’ordine (foto Mazzullo)
Podio finale per Colnaghi, Bais e Finn nell’ordine (foto Mazzullo)
La tua prova calabrese si è chiusa con il podio di Lorenzo Finn, chiaramente sul campione del mondo junior c’è tanta attenzione addosso. Tu come lo hai visto?

Avevo visto il mondiale e quel successo non è stato casuale – afferma Villa – Ho parlato di lui con Gasparotto e mi ha detto che nei ritiri prestagionali ha visto un ragazzo molto talentuoso ma anche maturo, che era già all’altezza di corridori molto più esperti e blasonati. Ha iniziato la stagione in ritardo per colpa della frattura alla clavicola, ma io l’ho visto alla Coppi e Bartali trovandolo già brillante. Sapendo che doveva correre nelle Ardenne gli ho chiesto se voleva mettere dentro un’altra gara, l’ha chiesto al team e mi ha dato la sua adesione.

Che corridore hai trovato?

Ho trovato un gran talento, ma non parlo solo delle sue qualità fisiche. Ha già la testa del professionista, dall’alimentazione alla vita in hotel, anche a come organizzarsi per le trasferte. In gara ha corso da leader: ha attaccato nella prima salita e si è innervosito perché non aveva collaborazione, ha attaccato nella seconda portando con sé il solo Fiorelli con lui e gli ho detto di non spingere troppo ma aspettare la rampa finale. Così ha fatto portando via la fuga decisiva. Per essere all’inizio della sua avventura da pro’, ha fatto vedere belle cose.

Il ligure Finn ha attaccato più volte nel corso della gara, impressionando il suo cittì per la sua autorevolezza
Il ligure Finn ha attaccato più volte nel corso della gara, impressionando il suo cittì per la sua autorevolezza
C’è da attendersi una nazionale imperniata sulla gioventù?

Chi mi conosce sa che sono sempre stato abituato a lavorare con corridori giovani ma anche con gente esperta – sentenzia Villa – Io mi baso su due principi che valevano prima come adesso: un corridore esperto, a prescindere dall’età, che può darmi qualcosa troverà sempre la porta aperta da me, se sarà utile per il team. Dall’altra parte non mi sono mai fatto scrupoli nel gettare nella mischia ragazzi che hanno talento, anche qui a prescindere dalla data di nascita. Il metodo di lavoro non cambia…

Obiettivi chiari per Finn: esperienza, maturità e Giro NextGen

04.04.2025
5 min
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RICCIONE – Il suo approccio nel mondo dei grandi è in linea con la personalità che abbiamo imparato a conoscere. Basso profilo, idee chiare, poche parole e tanti fatti a parlare per lui. Lorenzo Finn è un diciottenne atipico per questa generazione di baby-fenomeni cui si vuol far bruciare le tappe più del dovuto. Lo splendido mondiale vinto l’anno scorso a Zurigo tra gli juniores non lo ha cambiato più di tanto, nonostante stia crescendo in uno dei vivai più importanti del WorldTour.

Lui sa che ora deve accumulare esperienza di qualsiasi genere tra gli U23. Perché anche se Finn può apparire come un predestinato, al momento non c’è la necessità di caricarlo di responsabilità. Ha avuto un debutto stagionale da più giovane in gara che non lo ha spaventato e che fa parte del percorso di crescita graduale. Infatti un mese dopo essere diventato maggiorenne (essendo nato il 19 dicembre 2006), il ligure a Mallorca ha aperto il 2025 direttamente con la prima squadra della Red Bull-Bora-hansgrohe benché faccia parte della “Rookies”, ovvero il devo team. Dopo un piccolo stop fisico, è poi tornato ad attaccarsi il numero sulla schiena alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali dove lo abbiamo incontrato.

Lorenzo ha aperto il 2025 correndo a Mallorca e mettendosi subito alla prova tra i pro’ (foto Getty Sport)
Lorenzo ha aperto il 2025 correndo a Mallorca e mettendosi subito alla prova tra i pro’ (foto Getty Sport)

Avvio ad ostacoli

Quando scende dal pullman, Lorenzo Finn indossa la tuta ed il piumino della squadra. Piove, fa freddo, la riunione pre-gara è già finita è meglio tenersi ancora un po’ al caldo prima di cambiarsi e andare verso la partenza. Notiamo un tape verde che spunta dal polso sinistro e non possiamo chiedergli cosa sia successo.

«Al termine della seconda tappa – racconta – sono caduto a circa quattro chilometri dal traguardo di Sogliano al Rubicone quando iniziava l’ultima salita. Siamo caduti in tre della mia squadra, assieme ad altri atleti. E’ stata a centro gruppo e non ho potuto fare nulla. A quel punto non aveva senso provare a rientrare, ormai era andata. Peccato perché il finale mi piaceva ed ero curioso di vedere cosa avrei potuto fare.

«Per fortuna – prosegue Finn – il polso non è gonfio e non mi ha dato troppe noie con la pioggia e l’umidità. Diciamo che avevo già dato in quel senso. A fine febbraio mi sono rotto la clavicola in allenamento. Era una frattura composta, quindi un male e un disagio sopportabili. Sono riuscito a fare una decina di giorni di rulli e poi sono riuscito ad allenarmi su strada per prepararmi a questa gara e alle altre».

Il meteo inclemente della Coppi e Bartali non ha condizionato le prestazioni di Finn, che sotto la pioggia vinse il mondiale di Zurigo
Il meteo inclemente della Coppi e Bartali non ha condizionato le prestazioni di Finn, che sotto la pioggia vinse il mondiale di Zurigo

Osservato speciale

La lente di ingrandimento su Finn c’è dai tempi del suo primo anno juniores quando aveva dimostrato le sue grandi doti in salita. Ed è continuata quando ad inizio 2024 era diventato il primo italiano di quella età ad andare a correre in una formazione estera, il Team Grenke-Auto Eder. Mentre ci sta spiegando la sua nuova vita da corridore, spuntano Marino Amadori e Marco Villa, rispettivamente i cittì delle nazionali U23 e professionisti.

«Di sicuro – ci dice – il mondiale vinto l’anno scorso è un ricordo che rimarrà per sempre, che terrò per tutta la vita e che non me lo potrà togliere nessuno. Ripensandoci mi dà ancora morale, però con questa categoria è iniziata una nuova carriera per me. Chiaramente con nuovi obiettivi».

Ma correre davanti ai due tecnici azzurri che effetto crea? «Tutte le gare sono sempre toste – risponde mentre li saluta con un cenno della mano – a maggior ragione correndo in mezzo ai pro’. Inevitabilmente so di avere gli occhi puntati addosso, però non la vivo con pressione. So che è tutta esperienza. Dall’anno scorso con gli juniores ai pro’ è un salto comunque è enorme. Sono tutte gare impegnative».

Finn a colloquio con Villa e Amadori, cittì dei pro’ e U23. Un corridore che può tornare utile ad entrambi
Finn a colloquio con Villa e Amadori, cittì dei pro’ e U23. Un corridore che può tornare utile ad entrambi

Tra scuola e ciclismo

Per un ragazzo dell’età di Lorenzo che corre in bici, il primo anno tra gli U23 coincide quasi sempre anche con l’ultimo di scuola. Il diploma da conseguire tra i libri e i banchi è il primo vero appuntamento della categoria, che verosimilmente diventa più “semplice” da luglio in poi. Il ligure della Red Bull-Bora-hansgrohe Rookies ha sempre avuto buone medie scolastiche, così come in bici. Merito della sua gestione in cui cerca di conciliare anche la programmazione agonistica.

«Quest’anno ho la maturità e devo organizzarmi – va avanti Finn – è ancora dura per decidere tutto, ma intanto sono già riuscito a farmi posticipare l’esame di stato dopo il Giro NextGen, che è un grande obiettivo per noi. Anzi non nascondo che è il grande obiettivo della mia prima parte di stagione. Assieme agli altri cinque ragazzi con cui farò il Giro andremo in altura ad Andorra per tre settimane prima dell’inizio e lo prepareremo. Prima di allora farò tutto il calendario U23 con Liegi, Belvedere, Recioto e altre corse. Fino all’estate non credo che correrò ancora con la formazione WorldTour. Eventualmente vedremo nella seconda parte di stagione se si presenterà nuovamente l’occasione di fare qualche gara di un giorno».

La Coppi e Bartali per Finn è stato uno step importante per acquisire subito ritmo dopo l’infortunio alla clavicola
La Coppi e Bartali per Finn è stato uno step importante per acquisire subito ritmo dopo l’infortunio alla clavicola

Ammiraglia italiana

In ammiraglia può contare su Cesare Benedetti, all’esordio da diesse e prima ancora atleta-simbolo del gruppo sportivo dal 2010 fin quando si chiamava NetApp ed era un team continental.

«Con Cesare mi trovo molto bene – chiude Finn – per me è una grande fonte di esperienza e consigli. Non ho problemi con l’inglese, ma ogni tanto è anche bello parlare in italiano col tuo diesse. Sta procedendo bene anche l’inserimento con i nuovi compagni. Naturalmente ho legato un po’ di più con Davide (Donati, ndr), ma siamo un bel gruppo e si è creata subito sintonia fra tutti. Siamo convinti di fare tutti assieme una bella annata e di crescere bene».

In Australia il battesimo di Philipsen, il “bimbo prodigio”

15.01.2025
5 min
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21 gennaio. Una data fatidica per Albert Withen Philipsen che non solo indosserà per la prima volta in gara la divisa della Lidl-Trek, ma inizierà anche ad assaggiare la realtà del WorldTour attraverso il Santos Tour Down Under, quindi partendo direttamente dalla cima.

Il danese, intercettato proprio in aeroporto prima di effettuate il lunghissimo viaggio, non è per nulla spaventato, anzi ha una gran voglia di mettersi all’opera e forse mettersi alle spalle un biennio da junior che gli ha dato tantissimo a livello di risultati, ma che cominciava a sentire un po’ stretto.

Per il danese due anni di grande crescita su strada, con titolo mondiale in linea ed europeo a cronometro nel 2023
Per il danese due anni di grande crescita su strada, con titolo mondiale in linea ed europeo a cronometro nel 2023
Come sono state queste prime settimane alla Lidl-Trek?

È stato davvero bello. Il team mi ha supportato molto e mi ha dato molta spinta per avvicinarmi a questo che rispetto agli juniores è un mondo tutto nuovo. Esco da questo periodo di allenamento molto carico, con una buona condizione e mi sento davvero felice nell’affrontare questa trasferta che farà da rompighiaccio.

Sei il più giovane del team e sei passato subito alla squadra WorldTour, che cosa ti aspetti da questo primo anno?

Penso che sia un anno delicato, io non voglio avvicinarmi al nuovo mondo con l’atteggiamento sbagliato. Credo che sia importante soprattutto per imparare, acquisire un po’ più di esperienza e abituarsi a essere al livello dei grandi. Intanto mettendomi a disposizione e svolgendo i compiti che mi verranno dati. D’altronde è difficile avere grandi aspettative perché non so nulla del livello, intanto si tratta di abituarmi al nuovo livello di corsa.

21 giorni di gara nel 2024, con 9 vittorie e qualche delusione, come alla Roubaix e al mondiale
21 giorni di gara nel 2024, con 9 vittorie e qualche delusione, come alla Roubaix e al mondiale
Partirai subito dall’Australia, che sentimenti provi ad affrontare subito una corsa a tappe WorldTour contro molti grandi corridori?

In realtà mi sento abbastanza carico, sono contento di iniziare subito e anche di farlo a un livello così alto. Penso che anche la squadra sia un po’ più rilassata al riguardo. Non hanno aspettative molto alte per me per fare qualcosa di folle perché è così presto nella stagione. E’ la mia prima gara, sarà un po’ un test che mi incuriosisce ma che affronto con tranquillità e il fatto di rientrare nel gruppo, di mettere da parte tutto quel che è successo in questi due anni non mi dispiace. Io comunque voglio crescere velocemente e guardo già alle gare più avanti nella stagione.

Com’è stato il tuo 2024?

La mia stagione è stata piuttosto buona. Ho raggiunto quasi tutti i miei obiettivi, tranne per i campionati del mondo, dove ho dovuto fare i conti con la sfortuna, che si è un po’ accanita… Alla fine comunque posso dirmi soddisfatto.

Philipsen e Finn nella fuga decisiva dei mondiali. Una rivalità che potrebbe svilupparsi fra i grandi
Philipsen e Finn nella fuga decisiva dei mondiali. Una rivalità che potrebbe svilupparsi fra i grandi
Torniamo al mondiale, senza la caduta pensi che vi sareste giocati il titolo tu e Finn e che cosa pensi del corridore italiano?

Devo dire che Finn stava andando davvero forte. Per questo mi è spiaciuto come sono andate le cose, sarebbe stata una bella sfida, incerta, un ultimo giro tutto da vivere, ma nel ciclismo bisogna anche pagare dazio. Io penso che anche lui avrebbe voluto giocarsi la vittoria ad armi pari e credo che anche il pubblico, a prescindere dal tifo, avrebbe gradito. Vorrà dire che ci affronteremo nella categoria superiore…

Continuerai a fare strada e mountain bike?

Per quest’anno ho intenzione di continuare sia per la strada che per la mountain bike, concentrandomi principalmente sulla corsa su strada e poi facendo solo una manciata di gare di mountain bike parallelamente. Diciamo che quest’anno la bilancia penderà molto più che in passato verso il ciclismo su strada e non potrebbe essere altrimenti, è un grande investimento che sto facendo io su me stesso e che sta facendo la squadra.

Philipsen intende continuare nella mtb, dove vanta 2 titoli mondiali e uno europeo da junior
Philipsen intende continuare nella mtb, dove vanta 2 titoli mondiali e uno europeo da junior
Il ciclocross lo hai abbandonato del tutto?

Qualcosa dovevo per forza lasciarla da parte. Ho deciso di non fare più il ciclocross solo per potermi allenare meglio in inverno e prendermi una pausa mentale dalle gare. A questo punto era diventata una necessità.

Perché hai scelto la Lidl-Trek?

E’ difficile dire esattamente perché ho scelto il team. Direi che sono stati loro che mi hanno dimostrato grande interesse e prospettato un programma ideale per la mia crescita, devo dire che la cosa che mi ha colpito di più è che erano davvero entusiasti. In generale ero una buona atmosfera e poi mi piace molto anche l’attrezzatura che utilizzano, sono davvero contento delle bici da corsa e anche degli altri corridori che corrono nel team. Soprattutto in squadra ho trovato un buon numero di corridori danesi che possono aiutarmi e darmi qualche consiglio importante.

Il diciottenne di Holte è molto cresciuto a cronometro, il che ne fa un elemento di punta per le corse a tappe
Il diciottenne di Holte è molto cresciuto a cronometro, il che ne fa un elemento di punta per le corse a tappe
In questi due anni da junior hai vinto molto, ma al di là di questo, come stradista quanto pensi di essere cresciuto?

Molto, sono stati gli anni in cui mi sono concentrato davvero sulle corse su strada, quindi la mia curva di apprendimento è stata piuttosto ripida. Certamente non sono più il Philipsen vincitore a sorpresa del titolo mondiale nel 2023, sono migliorato molto a livello tattico e su come comportarmi in gruppo e come correre. Ma so di avere ancora molto lavoro da fare. Comunque mi sento molto più a mio agio con la bici da strada e mi sento più sicuro del mio stile di corsa e di come affronto le gare.

Benedetti alla guida di Finn, Donati e… Capello: Come farà?

27.10.2024
5 min
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Da pochi giorni Cesare “Cece” Benedetti ha tra le mani i suoi ragazzi della Red Bull-Bora Hansgrohe Rookies, in particolare i due italiani: Lorenzo Finn e Davide Donati. «E anche Roberto Capello, che fa parte della squadra juniores, il Team Grenke – Auto Eder (la squadra da cui viene Finn stesso, ndr)». Benedetti è quindi già nel pieno dei lavori e inizia a sentirli come “suoi” ragazzi (in apertura foto @anderl_haartmann).

Proprio ieri si è concluso il primo “raduno” dell’anno per la Red Bull-Bora Hansgrohe. Più che altro si è trattato di visite mediche, team building, colloqui… In questo contesto c’erano anche i team giovanili della corazzata di Ralph Denk.
«Anche se io – dice Benedetti – come direttore sportivo, resto ancora un po’ qui nei pressi di Salisburgo per alcune riunioni con i coach e il management».

L’intera Reb Bull-Bora si è ritrovata in Austria, nei pressi di Salisburgo per le prime riunioni in vista della stagione 2025
L’intera Reb Bull-Bora si è ritrovata in Austria, nei pressi di Salisburgo per le prime riunioni in vista della stagione 2025
Cesare, qual è stata la tua prima impressione su questi ragazzi?

Con gli under 23 abbiamo davvero un bel gruppo, valido sia dal punto di vista atletico che personale. Mi sembrano già uniti e ben integrati. Questi quattro giorni in Austria mi lasciano ottimista. Ho visto tanto talento e ambizione, e per questo uno degli obiettivi principali sarà farli lavorare bene insieme. Nei primi colloqui abbiamo detto, e loro hanno capito, che non serve essere individualisti.

Su cosa vertevano i colloqui?

Sul conoscerli meglio. Abbiamo fatto sia dei colloqui di gruppo che uno a uno, soprattutto per capire i loro obiettivi, le loro personalità, chi è più aperto e chi più timido. Con gli juniores abbiamo parlato anche di scuola e di come adattarla agli allenamenti. Oltre al fatto che il ciclismo, come si suol dire, è una scuola di vita… specie a quell’età, aggiungo io.

Hai parlato di obiettivi: ma i ragazzi scelgono loro quali corse fare? Oppure vi riferite a grandi obiettivi, come un sogno in carriera da realizzare?

No, obiettivi molto più concreti. Dove vogliono migliorare? Dove sentono di dover crescere di più? Nella cronometro, sulla resistenza… Poi, chi è al secondo o terzo anno di categoria è naturale che, avendo visto il calendario, abbia puntato l’attenzione su alcune gare.

Con la vittoria iridata juniores, Lorenzo Finn (classe 2006) è la stellina dei Reb Bull Rookies
Con la vittoria iridata juniores, Lorenzo Finn (classe 2006) è la stellina dei Reb Bull Rookies
Veniamo ai tre italiani: Finn, Donati e Capello…

Donati e Capello sono due atleti che seguo direttamente io, insieme al preparatore ovviamente. Abbiamo coach specifici per juniores e under 23. In tal senso è come se fossimo “distaccati” dalla struttura centrale, anche se poi tutto è collegato. Finn, invece, è seguito dai piani alti… diciamo così! Lorenzo viene da una stagione davvero brillante, e io comunque mi relazionerò soprattutto con lui come persona e poi in gara.

Sei freschissimo di addio alle corse, ad agosto avevi ancora il numero sulla schiena… Cosa dici ai ragazzi? Qual è il tuo approccio?

Che devono divertirsi e apprezzare quello che fanno. Che devono fare tesoro dei momenti di gruppo, delle esperienze che vivranno. La mia filosofia è: anche se lavoro su un progetto che punta ai risultati, la cosa più importante è la crescita e la formazione dell’atleta e della persona. Va bene se vinci il Recioto per esempio, una gara under 23 importante, ma preferisco che fai quinto al Recioto e fra due anni mi vinci una tappa al Giro d’Italia.

Che programma seguiranno i ragazzi?

Per ora sappiamo dei ritiri che faremo con la prima squadra, quindi a dicembre e gennaio a Majorca. Gli juniores però non saranno a gennaio: visto che la loro stagione inizia più tardi, faremo qualcosa verso fine gennaio o febbraio.

GP Liberazione 2024, Davide Donati (classe 2005) si prende le strade di Roma
GP Liberazione 2024, Davide Donati (classe 2005) si prende le strade di Roma
E per quanto riguarda i carichi di lavoro? Si parla già di aumenti?

Questo è un discorso che stiamo affrontando con i preparatori, delicato e, a mio avviso, anche logico. Mi spiego: chi ha fatto quest’anno un grande salto di qualità non può aspettarsi di crescere altrettanto. Se sei migliorato del 40 per cento quest’anno, non puoi pensare che anche il margine di quest’anno sarà così ampio. Detto questo, però, i margini di miglioramento ci sono: anche solo a occhio mi sembrano acerbi fisicamente. Negli ultimi anni di carriera, io stesso mi trovavo accanto a ventenni già fisicamente formati. Bene così, quindi, vuol dire che margine ce n’è.

Passiamo ai ragazzi. Partiamo da Lorenzo Finn, campione del mondo juniores e al primo anno nella categoria under 23…

È un ragazzo molto tranquillo e al tempo stesso sicuro di sé. Spero solo che la stampa italiana non esageri con lui. È ovvio che Lorenzo avrà molta attenzione, ma è importante evitare paragoni, pressioni eccessive o aspettative. Ognuno ha la sua storia e a 18-19 anni non è facile gestire tutto questo. Anche se uno dice di non sentirla, una parte del cervello ci pensa sempre. Credo comunque che Lorenzo farà bene. Ha un grande talento.

Davide Donati…

Anche lui mi sembra un ragazzo tranquillo, a posto. Quest’anno Davide era partito molto bene, poi nella seconda parte di stagione ha pagato un po’, forse anche per la scuola di mezzo. Ecco, lui è uno di quelli che ha un grande margine di crescita. Lo vedo bene nelle classiche.

Roberto Capello (classe 2007) trionfa a Montecampione (immagine Youtube)
Roberto Capello (classe 2007) trionfa a Montecampione (immagine Youtube)
Roberto Capello, lo junior…

Roberto è molto convinto e determinato. Bisognerà tenerlo un po’ calmo! Non vedeva l’ora di ricominciare. Quasi non ha staccato e la sua stagione inizia fra cinque mesi… Sarà dura frenarlo! È interessante che questo giovane piemontese vada in bici solo da tre anni, e posso capire il suo entusiasmo. È molto forte in salita.

Secondo te, Cesare, questi ragazzi hanno consapevolezza dell’opportunità che hanno di fronte?

Sì, sì… specie dopo questo ritiro e i primi contatti con la squadra WorldTour sono rimasti molto colpiti in positivo.

E tu?

Per ora lavoro come devo, mi trovo bene e ho la giusta pressione. Da corridore ce n’era di più! Anzi, va meglio di quanto mi aspettassi. Devo e voglio capire bene cosa posso dare ai ragazzi, come parlargli, lasciargli più spazio e far vedere loro come vanno le cose. Ma vedremo: dobbiamo ancora iniziare!

Juniores o under 23? Per Ballan è il momento di scegliere

12.10.2024
5 min
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Inutile nasconderselo: i mondiali di Zurigo hanno dimostrato una volta di più come ormai il ciclismo guardi molto più alla categoria juniores che a quella Under 23. L’Uci vuole correre ai ripari, ha detto che dal prossimo anno chi è nelle WorldTour non potrà più fare le gare titolate di categoria, si pensa anche a una riduzione dell’età da 23 a 21 anni, ma questo è come spalare acqua con un colapasta. Le gare juniores hanno avuto molto più risalto di quelle della categoria superiore, questo è stato un dato di fatto.

Tutto ciò si ripercuote a livello generale e infatti nell’ambiente sono giorni di grandi discussioni. Chi vuole lanciarsi nel mondo degli under è visto con occhio critico, ma dall’altra parte chi punta sui più giovani si trova a fare i conti (è davvero il caso di dirlo) con grandi problemi economici. Lo sa bene Alessandro Ballan, ex iridato oggi commentatore Tv, ma anche responsabile del team juniores UC Giorgione.

Europei e mondiali hanno dimostrato come gli juniores abbiano ormai più appeal degli U23
Europei e mondiali hanno dimostrato come gli juniores abbiano ormai più appeal degli U23

«La gestione di un team – spiega – sta raggiungendo costi esagerati. Questo avviene proprio perché team, procuratori, tecnici, tutti guardano a questa categoria quindi devi avere materiale all’altezza. Una volta si partiva da zero, si doveva imparare, si faceva attività per crescere. Qui oggi vogliono tutti corridori già svezzati, campioni in erba».

Quando parli di costi esagerati a che cosa ti riferisci in particolare?

Non puoi accontentarti, quindi devi avere bici all’avanguardia, accessori all’altezza, garantire a chi corre per te un livello organizzativo quasi da squadra pro’. E questo ha un costo. Io dico sempre grazie a chi investe nel ciclismo, a quelle aziende che ci sostengono ma non possono fornire il materiale gratis… Se mi fermo a pensare mi accorgo che le difficoltà sono grandi anche perché chi corre pretende e mi riferisco ai ragazzi ma anche alle famiglie. Io ho fatto i calcoli: l’attività di un ragazzo costa dai 12 ai 15 mila euro e noi ne abbiamo poco meno di una decina, i conti sono presto fatti.

I ragazzi dell’Uc Giorgione. Ballan sottolinea i costi che ha un’attività come la loro
I ragazzi dell’Uc Giorgione. Ballan sottolinea i costi che ha un’attività come la loro
In che consistono i costi pro capite?

Una bici ultimo modello costa almeno 5.500 euro, poi 1.000 di abbigliamento, 600 di accessori, e mettiamoci anche trasferte, gasolio, usura del materiale… I genitori aiutano, ma certamente non per cifre del genere, considerando anche che hanno paura. Noi siamo sul filo del rasoio.

Gli juniores sono ormai i veri dilettanti, la porta di accesso al ciclismo che conta…

Già, ma non si possono prendere come riferimento solo Evenepoel, Del Toro o pochissimi altri. Io dico sempre che nel ciclismo d’oggi non sarei mai passato pro’, persi i primi due anni da U23 e non mi avrebbe seguito più nessuno. Ma come me ce ne sono tanti, non tutti maturano così presto, anzi sono eccezioni. Tanti ragazzi sviluppano dopo i 17-18 anni, ma così li perdiamo tutti. Non tutti sono fenomeni, ma i procuratori vanno dietro solo a quelli, guardano troppo a questa categoria e non più a quella successiva che tecnicamente avrebbe ancora un senso.

Lorenzo Finn, qui vincitore al Ghisallo, è da vedere come un’eccezione nel suo percorso di crescita (foto Berry)
Lorenzo Finn, qui vincitore al Ghisallo, è da vedere come un’eccezione nel suo percorso di crescita (foto Berry)
E’ anche un problema di calendario?

Se ne parla tanto, ma il problema non è ridurre il numero di gare, quanto aumentare il numero di società. 25 anni fa, se eri un ragazzino che voleva fare ciclismo trovavi posto in una società, dappertutto. Oggi è impensabile, ci sono tanti allievi che non trovano spazio e mollano e magari tra loro ci sono potenziali campioni inespressi. Ormai per andare avanti devi portare sempre risultati, ma così i ragazzini li spremi molto prima del dovuto. Il bacino è ampio, per questo dico che bisogna apprezzare e spingere a creare più società per juniores, partire da qui e non dalle categorie superiori. Ivan Basso ad esempio lo ha capito.

E’ un serpente che si morde la coda: l’attività U23 servirebbe, ma servono più società nella categoria inferiore…

Dobbiamo guardare la realtà e raggiungere un compromesso. Se vuoi fare un team devi avere un progetto solido, a medio-lungo termine e per primissima cosa andare a caccia di partner. Trovarti un’azienda ciclistica e di abbigliamento – per fortuna in Italia ce ne sono tantissime e sono le migliori – che ti supportino economicamente. Bisogna sfruttare anche qualche agevolazione che finalmente a livello governativo arriva, ad esempio la proroga del credito d’imposta per investimenti pubblicitari per le società sportive, portata da agosto al 15 novembre. Così le aziende possono recuperare il 50 per cento delle spese.

Non è solo un problema di calendario. E’ necessario rivedere anche il marketing del prodotto ciclismo
Non è solo un problema di calendario. E’ necessario rivedere anche il marketing del prodotto ciclismo
Il tuo discorso però vale anche per la categoria superiore…

Certo, c’è bisogno anche lì, ma devi innescare un effetto a catena. Partire dai più piccoli e spingere perché l’onda arrivi anche a livello superiore. La storia della Zalf che chiude dopo una vita è l’emblema del momento che stiamo vivendo. Io sono convinto che un’azienda che investe nel ciclismo ne verrà ripagata: la Mediolanum è sponsor del Giro d’Italia da vent’anni, avevano preventivato 7 anni di partenariato e sono ancora lì. Il ciclismo è appetibile, ma dobbiamo venderlo meglio.

Ti riferisci anche alle gare?

Sì. Una volta prove come il Trofeo Laigueglia o la Coppa Agostoni avevano un’attenzione enorme, ora io che sono addetto ai lavori spesso vengo a sapere di gare e vincitori il giorno dopo, a cose fatte. E questo è folle nell’era dei social, del “tutto e subito”. Abbiamo avuto sulle strade italiane la rivincita del mondiale fra Pogacar ed Evenepoel, perché se n’è parlato così poco?