Oldani ci riprova: nuovo preparatore e finalmente i tubeless

04.01.2025
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Oldani è di buon umore e quando gli diciamo che la nuova maglia della Cofidis piacerà sicuramente ai tifosi della Roma, la guarda e sorride. I nuovi colori, con il giallo e il rosso, danno alla divisa un tocco vivace e sbarazzino. Quasi il segno di un nuovo inizio nelle forme e nella sostanza. L’arrivo di Mattia Michelusi e del suo staff fra i preparatori e l’adozione di nuove ruote e nuovi materiali ha rinfrescato l’approccio degli atleti e il cambio di marcia, per ora nell’attitudine, si percepisce chiaramente.

«Sono a casa fino a martedì- dice Oldani, che il 10 gennaio compirà 27 anni – poi martedì vado in ritiro a Denia con la squadra. L’inverno sta andando bene, tutto tranquillo. Quello che sta cambiando in squadra ci voleva proprio, sul fronte della prestazione e dei materiali. E’ quello che effettivamente fa la differenza nel ciclismo moderno. Secondo me l’anno scorso alcuni risultati sono dipesi anche da questo. Con Mattia per quello che ho potuto vedere finora, abbiamo un’altra marcia. Un’altra mentalità, un’altra voglia di fare».

La squadra francese ha scelto il velodromo di Roubaix per le foto di inizio anno, approfittandone per test su posizioni e materiali (foto Team Cofidis)
Hai cambiato anche tu preparatore?

Non sono direttamente con Michelusi, ma con Luca Quinti, però con la coordinazione di Mattia. C’è un lavoro coeso di tutti i preparatori interni alla squadra. Mi sto trovando molto bene. Lavoriamo più in linea con le moderne metodologie, la squadra ha preso una decisione corretta.

Il tuo 2024 era partito con grandi attese, poi un infortunio e un continuo rincorrere…

E’ stato sicuramente un anno molto molto complicato, è inutile nasconderci. Sono stato molto sfortunato e penso che questo lo abbiano visto tutti. Cadute e una serie di vicissitudini che hanno portato a una stagione molto travagliata. Nel male sicuramente ho imparato qualcosa, perché non mi era mai successo di iniziare la stagione con una frattura, in questo caso dello scafoide.

Che cosa hai imparato?

A gestirla oppure come si sarebbe dovuta gestire. Non mi era mai successo e non ho avuto la freddezza, né io né chi mi era vicino, di prendere il tempo giusto. Avremmo dovuto capire che non saremmo riusciti a ripresentarci bene alla Tirreno, alla Sanremo e agli appuntamenti che ci eravamo dati. Io da corridore mi sono fatto prendere dalla voglia di fare: stavo già bene, ho avuto troppa fretta di rientrare. E alla fine l’ho pagata per metà stagione. Ho capito che l’importanza delle basi nella preparazione è fondamentale. Una cosa su cui mi sono concentrato molto quest’anno.

L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
In che modo rientrare troppo in fretta ti ha danneggiato?

Facevo un giorno molto bene, diciamo alle stelle, e i cinque successivi alle stalle. Diventava complicato far combaciare il momento giusto con le stelle, per cui per la maggior parte delle volte ero alle stalle (sorride, ndr). Ne soffrivo sia mentalmente sia fisicamente. Poi è stato tutto un rincorrere, aggiungere corse, continuare ad avere sfortune, ricadere, rincorrere di nuovo. Anche il Giro d’Italia non era programmato, si è inserito poco prima.

Non era nei programmi?

C’è entrato un mese prima, più o meno. Avrei voluto prepararlo, poi è stato aggiunto il Romandia e ci sono arrivato che ero già a mezzo e mezzo. In Svizzera ho preso freddo, sono arrivato alla partenza da Torino che non andavo. Mi sono ammalato, altre vicissitudini. Per fortuna dopo il Giro sono stato bravo. Non sono andato al Tour, ma sono riuscito a resettarmi mentalmente e fisicamente. Sono stato per tre settimane in altura, mi sono allenato molto bene e quando sono tornato, ho fatto un mese abbondante senza uscire dai primi 10. Sono ritornato lo Stefano di sempre.

La Cofidis ti aveva preso perché portassi risultati e punti: si riparte con gli stessi obiettivi?

Di sicuro le mie ambizioni non cambiano. Penso che con il supporto giusto del preparatore e i nuovi materiali, posso tornare a dimostrare di avere le qualità che servono. Forse sono un po’ diminuite le attese, ma va bene così. Sarà uno stimolo per dimostrare quello che valgo. Ho un bel programma, ne sono soddisfatto. L’unica corsa che non farò e un pochino mi dispiace è la Sanremo, ma bisogna ammettere che per un corridore come me è una corsa chiusa. Però farò Mallorca, Valencia, Laigueglia, Murcia, Almeria, la Tirreno, poi il Cataluyna. Tante corse con percorsi selettivi e la possibilità di arrivare a sprint ristretti.

Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Hai parlato spesso di materiali, quello che salta agli occhi è che avete cambiato ruote e userete finalmente pneumatici tubeless…

Quando sono arrivato dalla Alpecin, ho cercato di portare la mia esperienza. Ma visti i risultati che avevo, mi sono rimboccato le maniche e ho pensato solo a pedalare. Quest’anno la prima cosa di cui si è parlato è stato proprio questa svolta tecnica e io sono super felice, perché usavo i tubeless già in Alpecin. Avremo le gomme Vittoria che ho usato anche alla Lotto e sono prodotti eccezionali, hanno un grip e una scorrevolezza notevoli che permetteranno di andare forte e risparmiare energie. Le ruote sono le Bora Campagnolo, che sono rigide, aerodinamiche e scorrevoli. Sono molto felice, l’abbiamo provata e la bici è svoltata completamente.

Il telaio resta lo stesso?

Sì, è sempre stato un bel telaio che forse non rendeva al meglio, mentre ora è molto più performante. Davvero una svolta.

Ben O’Connor, che ha trascorso quattro anni in una squadra francese ha raccontato di aver dovuto imparare per forza il francese: come procede il tuo inserimento in squadra?

Ho un bel rapporto con tutti e anche io sto imparando il francese. Non lo parlo fluentemente però mi faccio capire. Mi è capitato anche di intervenire bene durante il meeting. A livello tecnico, riesco a spiegarmi, quindi dinamiche di corsa e vari aspetti del ciclismo. Per il resto della conversazione sono un po’ impacciato perché ci sono parole che si usano un po’ meno, ma piano piano ci arrivo. La squadra sta diventando un po’ più internazionale, però anche Michelusi e lo staff performance ci spingono ad andare nella direzione del francese. Se proprio è necessario ci si sforza di usare l’inglese, ma se fai capire che vuoi imparare il francese, non ti dicono di no…

I direttori sportivi parlano francese?

Alcuni anche inglese, alcuni solo francese. L’anno scorso ad esempio al Tour de l’Ain si parlava solo francese. Ero secondo in classifica generale e la comunicazione era importante e abbiamo faticato un po’. Però alla fine è andata bene, ci siamo arrangiati e le cose si dicevano. Quello che conta ora è fare una buona base, avere una buona preparazione e i materiali giusti. Adesso sta a me, lingua o non lingua. Voglio far vedere che Oldani sa ancora fare il suo mestiere.

Campagnolo torna nel WorldTour con il Team Cofidis

04.12.2024
4 min
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Il 2024 si chiude con il classico botto. Dopo solo un anno di assenza, Campagnolo ritorna ufficialmente nel WorldTour e lo fa in grande stile legandosi ad una delle formazioni storiche del ciclismo mondiale. Stiamo parlando dei francesi del Team Cofidis, attesi ad una stagione di riscatto dopo un 2024 alquanto deludente. 

Il ritorno di Campagnolo è una notizia destinata a fare felici i tanti appassionati del brand italiano che auspicavano un ritorno nel mondo del grande ciclismo da parte dell’azienda veneta.

Dopo un anno di assenza torneremo a vedere il gruppo Campagnolo su una bicicletta di un team WT
Dopo un anno di assenza torneremo a vedere il gruppo Campagnolo su una bicicletta di un team WT

Quattro anni insieme

L’accordo con il Team Cofidis avrà inizio il primo gennaio e avrà una durata di quattro anni coinvolgendo la formazione maschile e quella femminile, e soprattutto lo storico marchio di bici con il quale il team francese collabora da anni. Stiamo naturalmente parlando di Look Cycles.

I tecnici e i meccanici del team hanno avuto l’opportunità di testare, collaudare e infine scegliere la componentistica Campagnolo ideale per le bici che la squadra andrà ad utilizzare nel 2025. In un certo senso si è trattato di un lavoro a tre mani che ha coinvolto i tecnici Campagnolo, i responsabili di prodotto Look e i meccanici della squadra. Dalla loro collaborazione si è arrivati alla configurazione ideale che nel 2025 vedremo montata sulle Look del team

Sulle biciclette Look del Team Cofidis vedremo montato il gruppo Super Record Wireless
Sulle biciclette Look del Team Cofidis vedremo montato il gruppo Super Record Wireless

Il top di Campagnolo

Scopriamo a questo punto quella che sarà la componentistica Campagnolo che nel 2025 troveremo sulle biciclette del Team Cofidis. Si parte dal gruppo, il Super Record Wireless. Si caratterizza per una cambiata veloce e precisa e una frenata modulare e potente, fondamentale per gestire ogni situazione di gara. Il gruppo è completato da molteplici combinazioni tra cassette, corone e lunghezza pedivelle, in grado di rispondere al meglio alle esigenze di ogni singolo atleta. A supporto della squadra l’app MyCampy 3.0, il “centro di controllo” della bici, che permette di customizzare i settaggi, dalla selezione schermate alle modalità di cambiata, passando anche per la gestione del ciclocomputer.

Le ruote, invece, saranno le Bora Ultra WTO per la bici da strada, con profilo da 45 mm o da 60 mm
Le ruote, invece, saranno le Bora Ultra WTO per la bici da strada, con profilo da 45 mm o da 60 mm

Ecco le ruote Bora

Quando si pensa a Campagnolo viene subito naturale pensare alle ruote Bora. Le biciclette della squadra monteranno infatti le nuove Bora ULTRA WTO, scelte dai tecnici del team per l’elevata rigidità ottenuta con la raggiatura G3. Questa riduce al minimo la dispersione della potenza scaricata dal ciclista sulla bici. Anche per le ruote gli atleti potranno scegliere, in base alle condizioni di gara, tra profili da 45 o 60 mm che, grazie al canale 2-WAY FIT da 23 mm, offrono eccellenti prestazioni aerodinamiche, abbinate ai tubeless da 28 o 30 mm. Nelle gare a cronometro, ecco la ruota lenticolare Bora Ultra WTO TT, apprezzata dai corridori per la sua elevata rigidità e un peso di soli 930 grammi. Tutti modelli BORA in dotazione alla squadra utilizzeranno i cuscinetti CULT, che garantiscono un’ottima scorrevolezza.

Per quanto riguarda le prove contro il tempo il Team Cofidis si affiderà al modello Bora Ultra WTO TT
Per quanto riguarda le prove contro il tempo il Team Cofidis si affiderà al modello Bora Ultra WTO TT

Un nuovo capitolo

Il ritorno nel mondo del grande ciclismo rappresenta per Campagnolo un nuovo capitolo nella sua lunga storia fatta di 90 anni di grandi successi. Solo per fare alcuni esempi, Campagnolo è stato il partner tecnico nella conquista di ben 43 Tour de France e 30 Giri d’Italia, a cui si aggiungono 30 titoli mondiali. Si tratta di risultati straordinari ottenuti grazie a campioni che hanno avuto a disposizione l’eccellenza produttiva dell’azienda di Vicenza. Non va dimenticato che in quasi un secolo di storia Campagnolo ha sviluppato e depositato oltre 1.600 brevetti internazionali

Il ritorno nel mondo del WorldTour può essere quindi considerato a ragion veduta per Campagnolo come il ritorno nel proprio ambiente naturale. 

Campagnolo

Scopriamo la Look P24, bici medaglia d’oro nell’Omnium a Parigi

25.09.2024
5 min
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Look P24 è una bici avveniristica in tutto e per tutto. Ha vinto la medaglia d’oro a Parigi grazie a Benjamin Thomas nella prova dell’Omnium, una bici ammirata anche dai brand competitor in questo settore.

E’ difficile paragonare questo mezzo ad altri della stessa categoria e anche per questo motivo Look si conferma un punto di riferimento. Siamo andati nel cuore del progetto a abbiamo chiesto a Romain Simon, responsabile del settore bike di Look.

Benjamin Thomas, medaglia d’oro a Parigi con la P24
Benjamin Thomas, medaglia d’oro a Parigi con la P24
Quanto tempo è stato necessario per sviluppare questa bici?

Look P24 rappresenta il nostro impegno profuso ai massimi livelli e per la categoria top del ciclismo, mi riferisco anche alla ricerca tecnologica. Il ciclismo su pista prevede molte competizioni durante l’anno, ma l’evento più grande si tiene ogni 4 anni. I risultati guidano le nostre scelte per il prossimo sviluppo e partiamo da lì. Poi un lungo processo di ricerca, sviluppo e progettazione porta ai prototipi, ai test, alla prima serie. Un anno prima delle prossime Olimpiadi dobbiamo essere pronti con una bicicletta competitiva. Per essere chiari ci sono voluti 4 anni, dalle prime idee, fino ad arrivare alla consegna.

Nelle prime fasi dei test è stato coinvolto anche Benjamin Thomas, che poi ha vinto la medaglia d’oro a Parigi?

Non solo Benjamin, diciamo che la P24 è il risultato di un enorme lavoro di squadra, eseguito in diversi momenti. Abbiamo lavorato con i nostri partner delle federazioni e con gli atleti, durante tutto lo sviluppo. Benjamin è una delle persone migliori a cui affidarsi per lo sviluppo della bici, sia su pista che su strada, con risultati di grande successo. Non è l’unico atleta coinvolto nel nostro processo, ma è un corridore e una persona sulla quale si può fare affidamento, sempre.

Il primo elemento che ha richiesto uno sforzo generoso in fase di sviluppo, carro posteriore e supporto sella
Il primo elemento che ha richiesto uno sforzo generoso in fase di sviluppo, carro posteriore e supporto sella
Sono stati utilizzati nuovi modelli anche per i calcoli e l’applicazione del carbonio?

Abbiamo utilizzato una base del know-how della precedente piattaforma Look T20, una bici all’avanguardia proprio per l’utilizzo del carbonio. Sapevamo di poter contare sulla migliore stratificazione del carbonio esistente, quindi ci siamo concentrati maggiormente sull’aerodinamica per la LOOK P24. Tuttavia, arrivati ad un certo punto abbiamo dovuto innovare e cambiare nuovamente il modo in cui utilizzare la fibra di carbonio per adattarci al design della P24.

Il secondo è tutto l’avantreno ed il manubrio
Il secondo è tutto l’avantreno ed il manubrio
Look P24 è monoscocca?

No, la bici è assemblata da diversi elementi in carbonio, essi stessi nati da un layup complesso.

Quanto tempo è necessario per costruire un singolo telaio?

Complessivamente sono necessarie 52 ore per costruire un telaio Look P24.

Due sezioni risaltano più delle altre, l’avantreno/forcella e il reggisella. Cosa ha portato a definire queste forme?

Tutte le sezioni e parti che compongono l’avantreno sono progettate per allineare il corpo del ciclista alla bici. È stato il cambiamento dell’aerodinamica nel ciclismo su pista che ci ha portato ad ottenere miglioramenti impressionanti, evoluzioni positive che sono state tradotte al mondo reale. Atleta e bicicletta combinati tra loro in una cosa sola. Abbiamo progettato la Look P24 per diventare un tutt’uno con il ciclista.

In qualche modo possiamo ipotizzare un collegamento con la vostra 796 Monoblade, oppure le due piattaforme sono completamente agli estremi?

Le regole non sono le stesse per ogni disciplina e le bici da crono non sempre possono beneficiare del lavoro svolto nel ciclismo su pista e viceversa. Ma le conoscenze acquisite e l’innovazione che abbiamo apportato per raggiungere i risultati ottenuti con la P24, ci hanno fatto capire che la strada è quella giusta, sotto diversi punti di valutazione. Saranno e sono utili per molti dei nostri sviluppi futuri, questo è certo.

La sezione frontale impressiona per il suo disegno e combinazione degli elementi
La sezione frontale impressiona per il suo disegno e combinazione degli elementi
Se volessimo individuare una caratteristica del P24 che risalta su tutte le altre, quale potrebbe essere?

E la bici più veloce che potremmo costruire per i ciclisti su pista, consideriamo atleti da Olimpiadi. La P24 è da record poiché otteniamo guadagni impressionanti in termini di risparmio di watt. Per un ciclista che vuole pedalare più veloce per un tempo più lungo è di gran lunga la bici più aerodinamica che abbiamo mai sviluppato.

La catena e la sua registrazione non sono le classiche di una bici standard
La catena e la sua registrazione non sono le classiche di una bici standard
Look P24 dà l’impressione di essere leggera, una piuma. E’ così?

Se contestualizzata al suo ambiente ideale, la pista, Look P24 è straordinariamente leggera. E’ l’unica bici di questo segmento a combinare elementi larghi a costruzione rigida, senza flessioni e con sezioni frontali risicatissime.

P24, Made in France in ogni singolo pezzo
P24, Made in France in ogni singolo pezzo
E’ possibile dare un valore economico alla bici che ha vinto a Parigi?

Difficile quantificare in modo preciso, ma indicativamente siamo appena al di sotto dei 40.000 euro. E’ molto, ma non è una cifra iperbolica se consideriamo il contesto pista e tutto il lavoro, la tecnologia e la ricerca che c’è alle spalle del progetto P24. Ci sono bici di questa fascia che costano molto di più.

785 Huez: il telaio perfetto per vincere la salita

04.05.2024
3 min
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Look ha rimesso mano al suo telaio votato a chi cerca le massime prestazioni anche su salite lunghe e impegnative: il 785 Huez. Un telaio realizzato in fibra di carbonio che, grazie alla tecnologia della casa francese, è realizzato per soddisfare gli standard degli scalatori più esigenti. Risulta quindi leggero, reattivo e molto confortevole.

La particolarità di questo telaio è che incorpora tubi Nano, un design specifico volto a ridurre lo spessore e, di conseguenza, il peso. La rigidità rimane invariata, ma a guadagnarne è il ciclista che si trova una bici leggera ma sempre reattiva. Nei punti più delicati e importanti (foderi, tubo sterzo e movimento centrale) il telaio offre comunque una grande solidità. 

Disegnata sull’utente

Gli ingegneri di Look hanno incentrato la loro scelta su una fibra di carbonio ad alto modulo, con tubi sottili e arrotondati. Il trasferimento di potenza è senza eguali, sia che ci si alzi sui pedali o che si rimanga seduti. Il comfort non è stato messo in secondo piano, anzi, il telaio 785 Huez risulta ideale per chi vuole pedalare per tante ore. Lo spazio per i copertoni è stato ampliato, ora è possibile montare pneumatici con dimensioni fino a 32 millimetri. Una scelta che offre grande versatilità e una sicurezza maggiore in discesa. 

Il telaio 785 Huez offre integrazione completa dei cavi. Mentre gli assi, il movimento centrale e il reggisella sono pensati per combinare performance, semplicità di manutenzione e durabilità, senza compromettere le linee raffinate della bici. 

Le parole di Look

«L’ultima versione della 785 Huez – ha dichiarato Romain Simon, Bike Products Manager di Look – offre ai ciclisti le migliori prestazioni olistiche per lunghe giornate in montagna ed è stata progettata per accelerazioni esplosive su qualsiasi pendenza, offrendo allo stesso tempo ai ciclisti un’esperienza di guida senza precedenti per lunghe giornate in sella. Con la sua costruzione leggera e la tecnologia del carbonio all’avanguardia, crediamo che il 785 Huez consentirà ai ciclisti appassionati di raggiungere obiettivi personali misurandosi con le più grandi salite del mondo del ciclismo».

Look

Alzini-Thomas, un caffè sul lago, parlando della Look

02.04.2024
9 min
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Una mattinata con Martina Alzini e Benjamin Thomas, atleti dell'Equipe Cofidis, cercando di capire in che odo abbiano personalizzato le loro Look 795 Blade RS. Differenze nella scelta delle ruote, soprattutto, e delle regolazioni. Tutto da leggere e seguire.

DESENZANO DEL GARDA – Martina Alzini e Benjamin Thomas stanno insieme da dopo il Covid e vivono da queste parti, in un paesino fra il Garda e Montichiari, che per entrambi sono teatro di allenamenti. Entrambi iridati su pista (cinque volte lui fra omnium, madison e corsa a punti; una lei nell’inseguimento a squadre) dal 2022 corrono anche nella stessa squadra, l’Equipe Cofidis, sulla stessa bici Look. Scherzando, chiedemmo a lei come facessero a non confondere maglie e calzini nei rispettivi cassetti.

Oggi siamo tornati con la curiosità di scoprire in che modo abbiano declinato le scelte tecniche sulla stessa bici: la Look 795 Blade RS in uso alla squadra, che Thomas ha contribuito a sviluppare. In queste settimane che conducono alle Olimpiadi di Parigi, le scadenze sono serrate, per cui non è semplice trovarli entrambi a casa. Un tavolo e un caffè ai margini del mercato sono l’occasione per una sorta di dialogo a due su questo tema. Una reciproca intervista in cui due atleti professionisti hanno parlato per quasi mezz’ora del loro strumento di lavoro.

La stessa bici per Alzini e Thomas, la Look 795 Blade RS
La stessa bici per Alzini e Thomas, la Look 795 Blade RS

Rigida e leggera

ALZINI: «Allora Ben, da quanto tempo hai iniziato a usare questa bici? Soprattutto sappiamo che sei stato uno degli atleti che ha lavorato allo sviluppo del telaio e dei materiali...».

THOMAS: «Sì, è già dall’estate 2022 che proviamo questo telaio. I primi test sono stati soddisfacenti. Mi sono sentito subito bene e ormai la uso in gara da due stagioni. All’inizio ha debuttato come prototipo adesso abbiamo la versione finale ed è una bella bici da gara».

ALZINI: «Quali sono le differenze rispetto alle bici che usavi prima, in cosa è diversa?».

THOMAS: «La prima cosa è che è una bici molto reattiva e leggera. Quando ti alzi sui pedali, la senti andare avanti, soprattutto in salita. E poi dà una sensazione di comfort nelle discese, senti di avere una bici veloce, ma anche precisa in frenata e manovrabilità. Volendo usare tre qualità per descriverla, parlerei di leggerezza, rigidità e reattività. A te invece cosa sembra?».

ALZINI: «Penso la medesima cosa, però per quanto riguarda la discesa. Rispetto alle bici che ho utilizzato nelle precedenti stagioni (Alzini ha corso alla Valcar con Cannondale e al primo anno in Cofidis con De Rosa, ndr), questa mi ha colpito subito perché nelle discese ha veramente una grande reattività, che a me interessa anche più della leggerezza. La bici deve andare dove dico io, deve schivare una buca, un ostacolo all’ultimo, deve reagire al millisecondo. Poi c’è da dire un’altra cosa. Secondo me nella guidabilità di una bici fanno tanto anche le ruote e per me Corima con Look è veramente una bella combo. Certo ora conta tutto: la scelta del pneumatico, la ruota, il telaio, però secondo me queste ruote sono davvero in sintonia col telaio».

Quali ruote?

THOMAS: «Telaio e ruote sono stati sviluppati insieme, dato che Corima e Look fanno parte dello stesso gruppo. Quindi è vero che un certo tipo di bici va con certe ruote e queste si abbinano bene. Sia quelle da 47 mm che uso in allenamento, sia quelle più alte da 58 che sono davvero una bomba in discesa e anche in pianura. Quelle da 47 passano dovunque, sono ruote complete». 

ALZINI: «Io penso che le 47 sono quelle che scelgo nel 99 per cento delle gare, perché non sono super alte come le 58. Specie quando sei in Belgio e hai tanto vento laterale e senti l’impatto. Danno anche una bella inerzia, che magari con le 32 non avviene, anche se pesano qualcosa in meno».

THOMAS: «Le 32 le usano di più gli scalatori, quindi io non le ho mai usate (sorride, ndr). Poi c’è anche da dire che con queste ruote da 47 o le 32 la bici si avvicina a un peso quasi sotto i 7 chili, quindi una bici molto competitiva su tutti i terreni. E’ all’altezza dei migliori telai nel mondo, è una bici da gara».

Alzini Thomas 2022
Matina e Benjamin sono entrambi pistard di altissimo livello: entrambi ora puntano su Parigi 2024
Alzini Thomas 2022
Matina e Benjamin sono entrambi pistard di altissimo livello: entrambi ora puntano su Parigi 2024

La posizione in sella

ALZINI: «Ti è venuto facile trovare la posizione in sella?».

THOMAS: «E’ stato importante regolare bene il posto di pilotaggio…».

ALZINI: «Che cosa?».

THOMAS: «Il posto di pilotaggio, come dite in italiano le post de pilotage? Dico manubrio, che è meglio (ride, ndr). E’ stato importante trovare la giusta misura dell’attacco, perché poi una volta trovata quella, la posizione rimane fissa. Io l’ho cambiata due volte durante la prima stagione, fino a trovarmi bene. E tu l’hai trovata subito bene?».

ALZINI: «Questa cosa che il manubrio e l’attacco non sono integrati, nel senso che non sono un unico pezzo, mi ha aiutato parecchio. Puoi tenere la stessa larghezza, ma cambiare la pipa. Questo mi è piaciuto molto, specie in inverno le prime volte che provavo la bici. Non sei mai sicura al 100 per cento e mi ha aiutato molto fare varie prove mantenendo la larghezza della curva. E’ questo che mi piace rispetto ai manubri totalmente integrati».

THOMAS: «E comunque, anche se in due pezzi, lascia una bella impressione di rigidità. Io lo trovo molto reattivo anche in volata, quando ti alzi e lanci una volata, non senti il manubrio che balla. E’ subito rigido e puoi trasmettere tutta la forza».

Nuovi pedali in arrivo

THOMAS: «I nuovi pedali Look sono stati presentati pochi giorni fa e penso che li useremo già alla fine dell’anno su qualche bici, per provarli in gara. E poi penso dall’anno prossimo li useremo tutti e ci daranno un bel guadagno di peso di circa 80-100 grammi rispetto ai sensori di potenza integrati nella pedivella. Quindi ancora un piccolo guadagno per avvicinarsi a quel limite di 6,8. La cosa trovo interessante di questi pedali, però, più che la leggerezza è la rigidità. Io adoro che il pedale sia il più rigido possibile, devo sentire sempre il minor gioco possibile».

ALZINI: «Anche io nei pedali cerco la rigidità. Ancora prima della leggerezza, la cosa che guardo è che quando decido di spingere a fondo sui pedali, magari nel fare uno sprint o un rilancio, devo avere una risposta immediata. Ci deve essere il minor gioco possibile e mi piace veramente la possibilità di chiuderli del tutto. Magari all’inizio quando lo sganci lo senti un pochettino più duro, specie all’inizio, però ci si abitua a tutto e io preferisco così, in modo da avere una reazione istantanea. Invece ci sono mie compagne, specie le scalatrici, che preferiscono una risposta un po’ più soft. Loro magari hanno il pedale impostato a metà della rigidità, io invece stringo tutto, come gli sciatori in discesa. Ma visto che prima si parlava di ruote e coa ti pare del comfort di questa bici?».

Comfort e test

«Io uso al 99 per cento le ruote 58 rispetto a te, anche su percorsi duri, magari con 3.000 metri di dislivello. Non guardo molto le differenze di peso in salita, a me piace di più andare forte in pianura, recuperare il tempo nelle discese. Con le 58 magari perdi un po’ sulla salita, ma recupero il triplo nella discesa o dopo nei tratti di pianura. Mi piace avere la bici più rigida possibile e con le ruote da 58 mi trovo bene. E poi sono quelle che rispondono meglio in volata e con gli pneumatici da 28 trovo anche un discreto comfort. Non sento tutte le buche e non ho di schiena. Posso fare anche 5-6 ore su strade brutte e tornare a casa senza senza avere male dappertutto. Questo è importante perché la bici è rigida, ma è stata sviluppata per essere più confortevole. Ricordo che quando nel 2022 facevamo i test con Look, mettevamo dei sensori sotto la sella, la forcella e il manubrio per valutare le vibrazioni causate dalla strada».

ALZINI: «Che cosa veniva fuori?».

THOMAS: «Vedevamo che la bici aveva diverse rigidità di telaio e abbiamo scelto quella più rigida, ma anche con meno vibrazioni, che è molto importante. Passiamo quasi 25-30.000 chilometri all’anno sulla bici, è importante che non ci provochi problemi. Questo è un parametro su cui gli ingegneri di Look hanno molto ragionato e alla fine ci ritroviamo con una bici confortevole anche per amatori che non vogliono usarla in competizione, ma anche solo per farsi qualche girata. E comunque, come dicevi anche tu, se parliamo di comfort bisogna considerare anche le gomme.

Alzini e Thomas vivono nel bresciano, fra Montichiari e il lago di Garda
Alzini e Thomas vivono nel bresciano, fra Montichiari e il lago di Garda

Copertoncini e camera d’aria

ALZINI: «Io qui adesso ho dei 28 con camera d’aria, ma in gara usiamo i tubolari e non i tubeless, anche se qualcuno li ha testati. Nel 99 per cento delle corse, noi donne usiamo uno pneumatico da 25, qualcuna il 28 nelle classiche. Lo standard è il 25 con il bordo beige, perché appunto è stato testato che dia la resa migliore in abbinamento a queste ruote. Invece in condizioni di pioggia, anche se scorrono meno, usiamo uno pneumatico tutto nero. Magari nei tratti dritti e in pianura ti può sembrare che renda meno proprio in termini di watt, ma senti la differenza specie in curva. Ti puoi permettere di frenare un secondino dopo, che in una gara a volte fa la differenza. Specie quando devi rimontare o devi prendere una determinata curva per forza in testa, sempre nei limiti della sicurezza. Con il copertone nero, ha lo stesso grip di quando la strada è asciutta».

THOMAS: «Restando sempre sul discorso dei copertoni con la camera d’aria, usiamo il 28 con le camere d’aria latex. Pesano meno e rendono di più. Nei test che abbiamo fatto, sono meglio del tubeless che al momento sono l’ultima tendenza del mercato (oltre a queste considerazioni tecniche, risulta che la Cofidis non utilizza pneumatici tubeless perché le ruote Corima non sono ancora state sviluppate in modo adeguato, ndr)».

Trasmissione Shimano

ALZINI: «L’anno scorso, passando da De Rosa a Look, siamo passati anche da Campagnolo a Shimano. Tu che rapporti usi?».

THOMAS: «Io faccio una scelta abbastanza classica, con il 54-40 davanti e dietro 11-30 oppure 11-34 per le tappe di montagna. Poi possiamo anche mettere rapporti da 55-56 per gli sprinter o quando c’è una tappa con vento a favore. E’ interessante anche la possibilità di variare la lunghezza della pedivella senza doverla cambiare. Grazie al meccanismo di Look, possiamo passare da 170, 172,5 oppure 175. Io le uso da 172,5 e 170 a crono, basta ruotare l’eccentrico su cui è inserita la boccola filettata e varia anche la lunghezza della pedivella».

Adesso è tempo di iniziare l’allenamento. Per Ben, che vive sul lago da prima del Covid, la giornata prevede riposo: il prossimo obiettivo è il Giro d’Italia. Ma la giornata di sole e la necessità di fare qualche foto autorizzano un piccolo strappo alla regola. Martina in questi giorni fa avanti e indietro fra la strada e la pista. Manca poco alla Nations Cup su pista di Milton, poi l’avvicinamento a Parigi 2024 entrerà nel vivo. Lei dice un gran bene della nuova Pinarello per gli inseguitori, lui scherza dicendo che le bici francesi sono migliori. E così, ridendo, si allontanano lungo la sponda bresciana del lago. La loro stagione sta entrando nel vivo, lo spirito è quello giusto.

Look Keo Blade Power, il power meter è nel pedale

05.03.2024
5 min
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Dopo il lancio ufficiale del nuovo Keo Blade, Look ufficializza anche la versione con il power meter integrato. Due le versioni, quello classico da strada (che abbiamo testato in anteprima) e quello dedicato all’off-road, che si rivolge anche al mondo gravel da competizione.

La versione Power mutua le caratteristiche tecniche del pedale in fatto di piattaforma di appoggio e forma. Il misuratore è completamente integrato nell’asse e utilizza una batteria ricaricabile. C’è anche la versione singola, con la rilevazione/trasmissione sul pedale sinistro (non drive). Interessanti i prezzi, cosiderando che parliamo di un top brand quale è Look: 999 euro di listino per la versione Dual, 659 euro per la Single.

Perno quadro per la classica chiave da 15
Perno quadro per la classica chiave da 15

Power meter nel pedale

Il misuratore di potenza è sotto molti punti vista uno strumento tanto utile, considerando i canoni attuali di utilizzo della bicicletta, quanto invasivo e che talvolta condiziona l’utilizzatore. Lo è ancor di più nell’ottica di uno strumento che spesso è legato ad alcuni componenti della bicicletta (ad esempio i misuratori integrati nella guarnitura). Un misuratore, che è anche un pedale, è più facile sotto tanti punti di vista.

Si può spostare da una bici all’altra e la tecnologia attuale permette di avere uno strumento affidabile, robusto e non eccessivamente costoso, in grado di fornire una rilevazione/trasmissione stabile, con dati sovrapponibili nel tempo. Look Keo Blade Power è tutto diverso, rispetto ai modelli del passato e utilizza il corpo del nuovo Keo Blade. Stessa superficie di contatto, medesima altezza del pedale e stesso fattore Q (53 millimetri), del tutto paragonabile ai pedali standard.

Come è fatto

Il corpo è tutto in carbonio e come vuole la tecnologia Blade, anche la lama di tensione è in fibra (da 16 Nm). Può essere sostituita e/o cambiata con una lama (che è la medesima della versione standard) più dura, oppure con minore tensione. Anche per quanto concerne le tacchette nulla cambia rispetto alla versione Keo.

Se comparato con la versione standard, è invece differente il perno, in cui sono alloggiati la batteria e tutto il pacchetto di lettura e trasmissione del segnale. E’ in acciaio Inox di grado militare, con una filettatura tradizionale per l’inserimento nella pedivella e un quadro da 15 millimetri per la chiave inglese: non c’è la sede per la brugola. Al suo posto c’è una sorta di cappuccio in policarbonato da dove l’antenna trasmette il segnale. Buona parte dello spazio interno al perno è occupato dalla batteria, che ha una autonomia garantita di oltre 60 ore (l’utilizzo effettivo è di poco superiore, intorno alle 64/66 ore anche in condizioni di freddo e umido).

La misurazione della potenza avviene 100 volte al secondo, vale a dire che ad una frequenza di 90 rpm, un singolo giro di pedale viene valutato su 67 punti differenti. E’ praticamente infinito il range ottimale di analisi dei dati, da 30 a 180 pedalate al minuto, un ulteriore dettaglio (molto importante) che determina la cura e la precisione del nuovo Blade Power.

Durante la fase di test, l’applicazione è stata aggiornata 2 volte
Durante la fase di test, l’applicazione è stata aggiornata 2 volte

Il nostro test

E’ molto diverso dal modello Look Exakt e si parla di un sistema che fa parte di una generazione più avanzata, sviluppato con tecnologie diverse. Se entriamo nella categoria dei misuratori di potenza, oggi come oggi è difficile trovare un power meter che pecchi nella precisione, ma è fondamentale considerare la categoria del prodotto. Un misuratore con gli estensimetri all’interno dell’asse passante ha delle caratteristiche differenti da uno che rileva sullo spider, che a sua volta è diverso da un power meter integrato nel pedale. Il fattore più importante, per un utente che acquista e spende dei soldi per un misuratore è la ripetibilità dei dati. Il nuovo Keo Blade Power offre dei dati ripetibili e se volessimo fare un confronto è perfettamente comparabile con un power meter che adotta degli estensimetri interne alle pedivelle.

Anche nelle fasi di sprint e di cambi di ritmo perentori, pur rilevando il picco immediato (tipico dei power meter a pedale) è difficile rilevare uno scostamento anomalo e, di sicuro non c’è nessuna perdita del segnale. Quest’ultimo aspetto non è banale e porta il misuratore integrato nel pedale ad un livello superiore, del tutto paragonabile ad altre categorie già consolidate. Per l’analisi dei nostri dati abbiamo utilizzato la piattaforma Shimano Connect Lab.

Anche la app Look è tutta nuova, ricca di istruzioni e modalità
Anche la app Look è tutta nuova, ricca di istruzioni e modalità

C’è anche l’app

Oltre alle varie operazioni di gestione del power meter, il pedale fornisce i dati in tempo reale, che possono tornare utili quando si pedala indoor e (se necessario) avere un confronto diretto con la rilevazione dei watt dello smart trainer.

Look Cycle

Esclusivo / I nuovi Keo Blade, più grandi, resistenti e rivoluzionati

24.01.2024
6 min
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La prima versione del Look Keo Blade nasce nel 2011. E’ stato il pedale che, grazie alla lama di tensionamento in carbonio, ha cambiato il DNA della categoria. Il nuovo Blade non cambia il concetto che lo ha reso celebre, ma tutto quello che sta intorno sì.

Entriamo nel dettaglio del nuovissimo pedale di casa Look, snocciolando i dettagli e la tecnica del prodotto, ma anche le prestazioni. Lo abbiamo provato in anteprima.

Nuovo Look Blade, forma diversa e appoggio maggiorato
Nuovo Look Blade, forma diversa e appoggio maggiorato

Blade Carbon, inizia tutto qui

Una delle caratteristiche tecniche principali è l’aumento della superficie di appoggio, che nel nuovo Blade Carbon si amplia a 705 millimetri quadrati (in precedenza era 700). Il corpo del pedale è in carbonio. La tacchetta appoggia completamente sull’area superiore del pedale, con dei vantaggi tangibili sulla ripartizione delle masse durante le fasi di spinta e trazione. Le tacchette Look Keo non sono cambiate.

Aerodinamico. Lo si nota fin dal primo sguardo, per via del suo profilo laterale ridotto, così come tutta la sezione anteriore. Non solo per via della lama in carbonio, il nuovo Keo è completamente “calottato” nella parte interna, soluzione che contribuisce ad aumentare l’efficienza aerodinamica, ma anche la rigidità. Le lame in fibra sono sostituibili in modo semplice in fase di manutenzione. Noi l’abbiamo fatto e l’operazione richiede solo qualche minuto. Le lame disponibili sono 4, con altrettante tensioni: 8, 12, 16 e 20 Nm. Le “vecchie” lame Blade sono perfettamente compatibili.

Le versioni sono tre

Le prime due hanno i cuscinetti ceramici, sono il Keo Blade Ceramic Ti (con asse in titanio e ad un prezzo di listino di 310 euro) ed il Ceramic (quello provato da noi, con un listino di 210 euro) con asse in acciaio chromo. Rispetto alla precedente versione è stato cambiato il grasso che è contenuto nei cuscinetti, oggi più longevo del 18% e in grado di offrire una maggiore stabilità del comparto. Il primo ha la lama in carbonio con tensione 16, mentre il secondo porta in dote la 12 (noi abbiamo montato una “vecchia” 20). Il terzo modello è il Look Keo Blade (145 di listino) con asse e cuscinetti in acciaio.

Il design non cambia per nessuno di loro, così come il fattore Q di 53 millimetri e un’altezza tra asse e suola che è di 14,8 millimetri.

Petilli al Tour Down Under 2024 con i nuovi materiali
Petilli al Tour Down Under 2024 con i nuovi materiali

I feedback di Simone Petilli

Simone Petilli, corridore della Intermarché-Circus-Wanty, ha iniziato a usare i nuovi pedali alla vigilia della trasferta australiana del Tour Down Under.

«Colpisce subito e in positivo – spiega – l’ampiezza della superficie di appoggio, sicuramente utile ad una migliore espressione della potenza. La percezione di sfruttare una maggiore forza impressa sui pedali è assolutamente reale. Al pari della versione precedente, lasciano la pedalata libera e rotonda. Ho trovato anche una maggiore stabilità della tacchetta che è tutta all’interno del pedale, nonostante io utilizzi la grigia che, rispetto alla nera, offre più agio e libertà laterale».

Sviluppati con modelli CFD

Per contestualizzare ancor di più tutto quello che si cela dietro i nuovi Look, abbiamo interpellato Alexandre Lavaud, Product Manager dell’azienda francese per la categoria dei pedali.

«Il progetto dei nuovi Blade è partito tre anni fa – spiega – con l’obiettivo di incrementare la longevità, la robustezza e tutto quello che tocca la resa tecnica dei pedali. Il nuovo Blade non è solo un pedale diverso – prosegue – ma è un prodotto che ci ha obbligato a cambiare diverse procedure di sviluppo che a cascata coinvolgeranno l’intera gamma dei pedali. In questo rientra anche il modello CFD creato appositamente per i pedali, riferito alla valutazione aerodinamica e da impiegare nella galleria del vento. Questa ricerca ci ha permesso di ridurre l’impatto frontale con effetti positivi del drag e senza sacrificare la resistenza complessiva, che è addirittura aumentata del 200% rispetto alla versione precedente».

Le nostre impressioni

Più rigido, più forte in fase di aggancio e di tenuta della tacchetta, soprattutto nella sezione posteriore (a parità di tensione della molla). Sempre in questo punto trattiene in modo impeccabile la tacchetta che non accenna al minimo basculamento.

Se è complicato quantificare l’efficienza aerodinamica di un pedale, è facile sottolineare quanto il nuovo Look Blade faccia sentire il sostegno nella fasi di rilancio e quando ci si alza in piedi. Supporta ed invita a caricare il peso, inoltre non strozza l’angolo e l’apertura del gesto naturale (e soggettivo) della caviglia (al di la del posizionamento della tacchetta).

Rispetto alla precedente versione non abbiamo sentito la necessità di modificare l’altezza sella, un fattore non banale che aiuta a mutuare un feeling importantissimo ai fini della qualità prestazionale.

Look Indoor Dual, versatili e tecnici per allenarsi al meglio

11.10.2023
4 min
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Un movimento completo ed efficiente, una pedalata silenziosa e fluida per diventare un tutt’uno con la bicicletta e migliorare la resistenza con sessioni di allenamento al chiuso. I nuovi Look Indoor Dual, sono i pedali studiati per soddisfare le esigenze specifiche dell’atleta indoor con una pedalata che combina controllo, prestazioni e comfort. Facili da installare e regolare, sono compatibili con entrambi i più diffusi standard di tacchette per l’indoor cycling, Delta Grip Fitness e SPD. 

Design robusto

Grazie al loro design robusto, i pedali indoor Dual sono in grado di supportare tutta la potenza a ogni sessione di allenamento. Sono ideali sia per i ciclisti principianti che per quelli esperti. Più resistenti dei pedali per indoor bike standard, questo modello è stato creato per resistere ad altissime intensità.

Questo pedale offre una doppia compatibilità: Delta e SPD, per permettere di scegliere liberamente il lato più congeniale. Con le tacchette Delta si hanno vari vantaggi, a partire dall’ampia superficie per una trasmissione ottimale della potenza. Gli inserti grip anteriori e posteriori sono stati posizionati per evitare scivolamenti mentre si cammina. La tecnologia “Silent float” regala un’esperienza di pedalata ottimale e senza rumore. Infine, c’è un’ampia regolazione per un posizionamento preciso del piede. 

Per quanto riguarda l’attacco SPD, il comfort è agevolato anche nella camminata, grazie alle sue dimensioni ridotte che gli permettono di rimanere a filo con la suola. La resistenza è aumentata grazie al materiale metallico che ne assicura la durabilità.

La superficie delle tacchette Delta permettono una superficie d’appoggio maggiore
La superficie delle tacchette Delta permettono una superficie d’appoggio maggiore

Facili e resistenti

Qualità Made in France firmata Look Cycle: una garanzia di affidabilità. La progettazione dei nuovi Indoor Dual ha coinvolto anche aspetti importanti come comfort e montaggio. E’ infatti possibile regolare molto facilmente la tensione on/off su ciascun lato del pedale. Questo consente di migliorare il comfort adattando la tensione alle proprie preferenze e al livello di pratica (più alta è la tensione, maggiore sarà la forza di cui avrai bisogno). Anche le prestazioni non sono trascurate, la sensazione sarà infatti quella di un sostegno più solido del piede che si sposa perfettamente con allenamenti tipo l’interval training.

Installarli è semplice. Sarà importante posizionare i pedali nella direzione corretta per evitare problemi operativi. Per questo motivo gli Indoor Dual hanno delle incisioni R e L sull’asse. Questa semplice indicazione permette di distinguere il pedale destro da quello sinistro. Il che può rappresentare un prezioso risparmio di tempo, poiché elimina la necessità di consultare il manuale dell’utente o di perdersi in istruzioni complesse per un’installazione senza problemi.

Le Delta Grip Fitness sono silenziose e hanno un aderenza ideale su pavimenti lisci
Le Delta Grip Fitness sono silenziose e hanno un aderenza ideale su pavimenti lisci

Delta Grip Fitness

Grazie alla loro superficie d’appoggio, le tacchette Delta Grip Fitness sono la scelta ideale per gli allenamenti al chiuso. La potenza viene infatti trasferita seguendo gli standard delle tacchette Keo, tra le più utilizzate su strada. Le tecnologie implementate da Look però, rendono questo modello di tacchette la versione congeniale per l’indoor.

Lo standard Delta funziona con un movimento rotatorio per consentire il rilascio sia dall’interno che dall’esterno del piede. Grazie alla tecnologia Safe Walk sono ideali per l’indoor perché diventa estremamente comodo camminare a casa o in palestra senza il rischio di scivolare o danneggiare il pavimento. Questo grazie al materiale delle tacchette morbido e gentile sul passo.

Infine è presente anche la tecnologia del float silenzioso. Questo sistema brevettato riduce l’attrito ed elimina i cigolii indesiderati per una pedalata ancora più piacevole. Una caratteristica non trascurabile è il Float 9°, che garantisce un’ampia libertà angolare e riduce il rischio di lesioni, diminuendo lo sforzo su muscoli e tendini.

Look

Alessandro D’Amore entra nella squadra Look e Corima

19.09.2023
3 min
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Look Cycle e Corima hanno recentemente deciso di rafforzare la loro presenza in tre mercati strategici come quelli di Francia, Italia e Spagna. Nel farlo hanno voluto nominare un nuovo Responsabile delle Vendite, unico per tutti e tre i Paesi. Si tratta di Alessandro D’Amore presentato tramite un comunicato stampa.

«Alessandro – riporta il comunicato – porta con sé un’eccezionale esperienza nelle vendite e nella gestione all’interno dell’industria ciclistica. Con oltre 14 anni di esperienza in ruoli di leadership nelle vendite e nel marketing presso aziende rinomate del settore, è riconosciuto per la sua visione strategica e la capacità di stimolare la crescita delle vendite».

D’Amore assume il suo incarico in una fase “sportiva” estremamente importante per entrambi i brand, quest’anno partner tecnici del Team Cofidis.

Alessandro D’Amore sarà il nuovo responsabile delle vendite di Look e Corima
Alessandro D’Amore sarà il nuovo responsabile delle vendite di Look e Corima

Un compito ambizioso

La nomina di Alessandro D’Amore vuole rappresentare per Look Cycle e Corima una tappa significativa nell’espansione e consolidamento della loro presenza nel mercato ciclo europeo.

Nel suo nuovo ruolo di Responsabile delle Vendite per i mercati di Francia, Italia e Spagna, D’Amore sarà chiamato a svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo della strategia commerciale di Look Cycle e Corima in questi Paesi. La sua competenza sarà essenziale nel rafforzare la posizione de due brand e nel consolidare la loro presenza in mercati chiave, come lo sono appunto quello francese, italiano e spagnolo.

Look è un’azienda francese che da tempo è legata al mondo del ciclismo
Look è un’azienda francese che da tempo è legata al mondo del ciclismo

Un ruolo estremamente importante

A confermare l’importanza del ruolo che D’Amore andrà a ricoprire è stato Sébastien Coue, Direttore delle Vendite e del Marketing presso Look Cycle Group.

«Siamo fiduciosi che la sua leadership stimolante e il suo impegno per l’eccellenza – ha dichiarato Sébastien Coue – consentiranno a Look Cycle e Corima di continuare a crescere in questi mercati strategici. I suoi sforzi contribuiranno a rafforzare la nostra posizione come riferimento indispensabile nell’industria ciclistica».

«Sono entusiasta di unirmi a Look Cycle e Corima – ha dichiarato D’Amore – due marchi con una reputazione eccezionale nel mondo del ciclismo. Il mio obiettivo è continuare a far progredire questi marchi concentrandomi sull’innovazione, sulla qualità del prodotto e sull’eccellente servizio clienti».

In Look Cycle e Corima sono assolutamente convinti che con la sua profonda conoscenza dell’industria ciclistica e la padronanza delle dinamiche di mercato in Francia, Italia e Spagna, Alessandro D’Amore sia il responsabile ideale per aumentare la visibilità dei loro prodotti, e nel contempo rafforzare le relazioni con i partner di distribuzione e rivendita.

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