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Metodo PIT, inverno da campioni lavorando indoor

28.10.2021
6 min
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Cercate un modo per allenarvi in casa durante il prossimo inverno per raggiungere livelli di prestazione mai toccati prima? Forse il Metodo Pit può fare al caso vostro. Il lockdown del 2020 ha cambiato il mondo a tutti i livelli. E se un’ampia fetta dello stesso è stata costretta a fermarsi, i ciclisti hanno fatto sfoggio della loro capacità di adattarsi, mentre le industrie del settore hanno iniziato a spingere forte sulle piattaforme virtuali e i rulli di nuova generazione, consentendo agli appassionati di non interrompere l’attività.

«La premessa d’obbligo è che l’habitat, il contesto ideale di chi pratica ciclismo è la strada – dice Fabrizio Pederzoli, ideatore circa 10 anni fa del Metodo PIT – su questa premessa penso che siamo tutti d’accordo. Anch’io non appena è possibile e le condizioni meteo lo permettono, preferisco allenarmi outdoor. Ma non sempre è possibile farlo. Ed è per questo che è nata l’idea di proporre un metodo di allenamento indoor».

Da novembre a marzo

Di cosa si tratta? Non si tratta di una piattaforma di allenamento virtuale, ma di un metodo di lavoro pensato e realizzato per chi ha poco tempo a disposizione e crede nel valore dell’allenamento invernale indoor.

L’aspetto più importante da evidenziare infatti è proprio PIT, un trainer, un personal coach che incita, sprona, fissa gli obiettivi della sessione di allenamento e il traguardo da raggiungere. Questo è ciò che viene riconosciuto unanimemente – con valutazione Eccezionale su TrustPilot – da tutti coloro che da anni seguono questo metodo di allenamento, che fa la differenza rispetto a qualsiasi altro video di allenamento o tabella.

Sviluppo 3.0

Il sistema è stato sviluppato inizialmente proprio su tabelle, che poi sono state convertite in presentazioni interattive digitali e dal 2013 in formato video. Dapprima su chiavetta e dal 2018 fruibili in streaming oppure offline dal web. Cinque mesocicli per coprire il periodo più freddo e piovoso dell’anno, da novembre a marzo. Quaranta sessioni nelle quali l’atleta viene accompagnato in un percorso allenante che affronta le principali componenti dell’allenamento: forza, potenza, agilità, vo2max (massimo consumo di ossigeno) e rifinitura.

«Rispetto al metodo precedente – spiega Pederzoli – siamo passati dal riferimento della frequenza cardiaca, alla potenza. Il Power Meter diventa a tutti gli effetti protagonista, con la potenza e relative zone di potenza che, insieme al dato della cadenza, si aggiungono alla frequenza cardiaca».

Il monitoraggio di ognni seduta si può effettuare utilizzando lo smartphone come interfaccia
Il monitoraggio di ognni seduta si può effettuare utilizzando lo smartphone come interfaccia

Tre formati diversi

Ovviamente la svolta delle piattaforme virtuali non ha colto Pederzoli impreparato, anzi gli ha permesso di rendere il suo metodo ancora più incisivo. E’ stata introdotta una nuova spinbike, una visualizzazione più chiara sul video dei dati di allenamento e una nuova ambientazione.

«Da pioniere e forte sostenitore dell’importanza dell’allenamento invernale e indoor – spiega – non posso che essere contento di questo sviluppo. Chi oggi sceglie il mio metodo di allenamento, oltre alle consuete tabelle in pdf, riceve anche i 40 workout del Metodo Pit 3.0 in 3 principali formati. Lo Zwo, formato degli allenamenti di Zwift. I 40 allenamenti sono utilizzabili anche da chi non è dotato di misuratore di potenza. Questo perché il dato della potenza viene calcolato dagli algoritmi di potenza virtuale di Zwift. Non è come avere il misuratore di potenza ma può essere un primo approccio».

Il secondo formato è quello della piattaforma TrainerDay. Il terzo infine è quello nativo per chi possiede il rullo Jarvis di Magnetic Days.

Anche outdoor

A questo punto però il collegamento è immediato: chi lo ha detto che tale Metodo debba essere impiegato soltanto indoor? Nessuno e Pederzoli infatti lo conferma.

«Sulla mia bici – dice – ho montato due pedali Assioma Duo (in offerta sul sito in abbinamento al Metodo Pit 3.0), che utilizzo anche su strada così da fare anche confronti sulle mie prestazioni con lo stesso allenamento in indoor e in outdoor. Questa primavera ho anche realizzato un nuovo pacchetto, si chiama Metodo Pit Audio Training, 32 sessioni di allenamento solo audio da utilizzare soprattutto outdoor. Basta avere un cardio abbinato a un misuratore di potenza. Tutto il lavoro allenante viene eseguito rispettando le zone di potenza, quindi serve prima individuare le proprie tramite un test Fpt (test di potenza alla soglia funzionale, ndr)».

Sul sito è prevista una audioguida per realizzare un test in completa autonomia, anche se sarebbe preferibile almeno una volta, eseguire un test funzionale in un laboratorio specializzato in modo da determinare un valore attendibile. A questo proposito presso la sede del Metodo Pit vengono eseguiti Test di Conconi con metabolimetro e Test Biomeccanici.

Metodo PIT, ideale per l’attività indoor, ma valito anche all’aperto
Metodo PIT, ideale per l’attività indoor, ma valito anche all’aperto

Sessione di prova

E visto che la pioggia ha già iniziato a cadere e le temperature si sono abbassate, si può provare una sessione omaggio del Metodo PIT: una sorta di demo che funziona anche da seduta di allenamento. Dopodiché, il Metodo si potrà acquistare, a singoli mesocicli o a pacchetto completo.

«Da inizio anno – chiude Pederzoli – c’è anche la possibilità di acquistare i pacchetti di allenamento e i bundle/combo con i quali proponiamo l’acquisto del Metodo Pit in abbinamento ad una spin bike, ad un rullo o ai pedali con misuratore di potenza, anche in 12 rate senza interessi. I video che compongono il Metodo Pit e più in generale tutti i pacchetti di allenamento, una volta acquistati, restano nella disponibilità del cliente per sempre, basterà accedere al sito».

Quel che va fatto notare sono i risultati. I progressi si ottengono, sono tangibili e riscontrabili, tramite l’analisi dei valori di riferimento come la FTP (potenza di soglia funzionale) e non solo.

metodopit.eu

Bontempi 2018

Un nuovo lockdown per Caruso? Bontempi storce il naso

30.08.2021
4 min
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Nella lunga confessione di Caruso sul pullman per Santander, alcune parole sono rimaste lì nella testa, a ronzare. Il siciliano ha… rivalutato il lockdown del 2020: «Pensavo che alla mia età i lunghi stop fossero deleteri, invece nel periodo dopo la sosta il mio livello si è alzato. Quel lockdown, pur forzato, mi ha fatto bene. Perciò ora voglio impormene uno da me». Se è legittimo presupporre che i suoi grandi risultati siano scaturiti anche da quel forzato stop, siamo sicuri che fa bene a riproporlo?

Nel 2021 Caruso ha compiuto ben 66 giorni di gara, che aumenteranno progressivamente con l’avvicinarsi della Vuelta al suo termine. Una cifra notevole, considerando che il limite stabilito dall’Uci è 85. Ha esordito il 21 febbraio negli Emirati Arabi, disputando le altre gare tra Italia, Svizzera e Spagna, senza dimenticare la gara olimpica in Giappone.

Caruso Gpm Vuelta 2021
Damiano Caruso con la maglia di leader della classifica dei GPM alla Vuelta. Finora ha collezionato 66 giorni di gara con 2 grandi vittorie
Caruso Gpm Vuelta 2021
Damiano Caruso con la maglia di leader della classifica dei GPM alla Vuelta. Finora ha collezionato 66 giorni di gara con 2 grandi vittorie

Andando a cercare negli archivi, abbiamo ritrovato dichiarazioni di un vecchio volpone del ciclismo come Guido Bontempi, che sosteneva la necessità per un corridore anziano di aumentare il lavoro per essere brillante, quindi evitando lunghe soste. Il bresciano, vincitore in carriera di ben 70 corse tra cui 25 tappe di grandi Giri e due Gand-Wevelgem, è ancora convinto delle sue idee.

«Il metabolismo del recupero di un corridore cambia con il tempo – spiega Bontempi, oggi regolatore in motocicletta per le corse della Rcs dopo i 30 anni il recupero non è più veloce come prima, quindi serve un allenamento costante. Diciamo che più gli anni passano, più la sosta invernale deve essere abbreviata e parlo anche per esperienza personale».

Bontempi Giro 1988
Una delle 16 tappe vinte in carriera da Guido Bontempi: qui siamo ad Ascoli, nel 1988
Bontempi Giro 1988
Una delle 16 tappe vinte in carriera da Guido Bontempi: qui siamo ad Ascoli, nel 1988
Tu come ti regolavi? 

Io solitamente finivo la stagione con le ultime gare di ottobre, facevo una Sei Giorni a novembre, poi riprendevo gradatamente tra dicembre e gennaio per gareggiare già a febbraio in un’altra Sei Giorni ed arrivare al ritiro prestagionale già con un minimo di condizione per sostenere certe andature.

E’ una questione anche di tenuta della condizione fisica?

Certo, ma non è detto che il corridore più anziano sia sempre penalizzato. Mi spiego meglio: a 25 anni il picco di forma lo raggiungi più velocemente che oltre i 30 anni, ma lo perdi anche più rapidamente, mentre con l’esperienza impiegherai sicuramente più tempo per costruire la miglior condizione, ma questa durerà di più.

Valverde Tour 2021
Il “grande vecchio” del ciclismo attuale, Alejandro Valverde, a 41 anni ancora capace di fare Classiche del Nord, Tour e Vuelta
Valverde Tour 2021
Il “grande vecchio” del ciclismo attuale, Alejandro Valverde, a 41 anni ancora capace di fare Classiche del Nord, Tour e Vuelta
Caruso parlava di ripetere un lockdown personale, staccando completamente la spina per un periodo lungo: fa bene?

Dipende dai programmi della squadra per il prossimo anno. Se punta al Giro d’Italia, come è presumibile, e la Bahrain Victorious gli dà tempo per raggiungere la miglior condizione non mettendogli fretta di esordire, allora può prendersi anche un lungo stop, un “lockdown” per ricaricare le batterie, ma significa che dovrebbe evitare le competizioni almeno fino alla Milano-Sanremo. Da marzo avrebbe tutto il tempo per trovare la necessaria brillantezza per la corsa rosa.

Il siciliano ha detto che dovranno decidere il programma in base al percorso del Giro…

Parliamoci chiaro: possono cambiare le località, ma le caratteristiche generali del Giro d’Italia restano sempre quelle. Sai che avrai a che fare con una settimana almeno di grandi salite nel Nord Italia e che ti troverai qualche tappa aspra anche sugli Appennini e nel Centro-Sud. A ben guardare, alla fine i numeri relativi a chilometraggi, salite, pendenze cambiano poco, quindi si può già programmare il 2022 in funzione della corsa rosa.

Nizzolo, ricordi la Parigi-Nizza dello scorso anno?

11.03.2021
3 min
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Durante le tappe c’è tempo per riflettere e guardando le campagne francesi, oppure attraversando le piccole cittadine in attesa che ogni frazione prenda fuoco, il pensiero non può non andare allo scorso anno. La Parigi-Nizza è stata nel 2020 l’ultima gara prima del lockdown generalizzato. Chi ha buona memoria ricorda l’atmosfera che si viveva in Francia, le polemiche che circondavano la corsa, l’incertezza che regnava fra i corridori e gli organizzatori, come in fin dei conti fra tutti. Giacomo Nizzolo c’era, allora come oggi, e queste riflessioni hanno riempito la sua mente nel corso delle prime tappe.

«Era una sensazione strana – ricorda – andavamo avanti consci che tutto si sarebbe fermato. Certo non pensavamo che la sosta durasse così a lungo, che si tornasse poi a gareggiare solo d’estate e si affrontasse un calendario completamente stravolto. Fu davvero un’edizione strana».

Nel 2020, avendo già vinto al Down Under, Nizzolo vinse anche alla Parigi-Nizza
Alla Parigi-Nizza 2020, Nizzolo vinse una tappa
Che differenze riscontri tornando a gareggiare su quelle stesse strade?

Oggi non sentiamo addosso la stessa incertezza, è come se avessimo fatto l’abitudine a questo modo di correre, un po’ ovattato, senza il pubblico. Ci concentriamo su quel che dobbiamo fare ed è quasi la normalità, anche se normale non può essere. E’ quasi diventata una routine, da un anno a questa parte, pedaliamo e lottiamo fra noi, ma intorno si sente che manca qualcosa.

Sentivate lo scorso anno le polemiche intorno alla corsa? In fin dei conti continuavate la gara mentre tutti gli altri eventi sportivi si fermavano e già si parlava del rinvio delle Olimpiadi…

Era una situazione difficile, lo era anche per gli organizzatori. Sapevamo già da qualche giorno che saremmo comunque arrivati a Nizza, magari riducendo le tappe come effettivamente è stato, ma la corsa in un modo o nell’altro doveva completarsi.

Foglio firma, il campione europeo e italiano non si riconosce solo dalla maglia…
Foglio firma, il campione europeo e italiano non si riconosce solo dalla maglia…
Giacomo Nizzolo a che punto è arrivato, nella sua ricerca della forma migliore, in questa Parigi-Nizza?

Diciamo che… sto ancora cercando. Non sono al top, devo lavorare molto e questa corsa serve proprio per salire di qualche tacca. Non ho la condizione dello scorso anno, le gambe sono ancora un po’ dure, ma la gara può servire proprio a migliorare la situazione. Il risultato magari arriverà, ma se capita come avvenuto nella seconda tappa, quando la caduta a più di un chilometro dal traguardo mi ha messo fuori gioco, allora è peggio perché non puoi neanche giocare le tue carte…

Magari la Parigi-Nizza del 2022 sarà davvero quella del ritorno alla normalità…

Lo speriamo tantissimo, in gruppo ogni tanto ne parliamo guardando quel che c’è intorno ma soprattutto che cosa significa affrontare il nostro mestiere in queste settimane. Il pubblico è una parte essenziale del nostro mondo, ci manca tantissimo. Senza tifosi, anche le vittorie perdono un po’ di sapore…