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Ciclismo e gravidanza: risponde il dottor Besnati

19.01.2023
5 min
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La gravidanza delle atlete (in apertura Elinor Barker in una foto Instagram), approfondita con l’esperienza vissuta da Marta Bastianelli, ci ha dato alcuni spunti. La velocista 35enne della UAE Team ADQ ha spiegato il suo percorso a cavallo della maternità e l’argomento stavolta lo abbiamo voluto girare a Massimo Besnati, medico di base al servizio del ciclismo professionistico per più di trent’anni.

Per il dottore di Busto Arsizio – che ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23 – l’aspetto soggettivo influisce in ogni gravidanza tra le donne agoniste e non, ma tuttavia ci sono delle buone regole che andrebbero osservate per non compromettere il periodo della gestazione ed il successivo ritorno alle proprie attività sportive.

L’ecografia è un valido strumento per dare indicazione alla futura mamma-atleta (foto mydbook.it)
L’ecografia è un valido strumento per dare indicazione alla futura mamma-atleta (foto mydbook.it)
Dottor Besnati è cambiata la concezione della gravidanza nel ciclismo?

Tantissimo, per fortuna. Partendo da un discorso più generale, una volta le donne associavano la maternità quasi ad una malattia quando si chiedeva la loro anamnesi. Invece è un evento piacevole che, ritornando nel caso specifico del ciclismo, non compromette la carriera. Certo, bisogna mostrare molta attenzione durante le progressione dei nove mesi.

Lizzie Deignan dopo la prima figlia ha vinto, tra le tante, gare importanti come Liegi e Roubaix, così come fece Bastianelli. C’è un motivo “scientifico”?

Anche in questo caso facciamo un ragionamento più ampio. Le atlete migliorano col passare del tempo, indipendentemente dalla maternità. E’ una regola che vale per tutte. Qualche anno fa la Artsana (azienda che distribuisce prodotti sanitari e per l’infanzia, ndr) aveva condotto uno studio per vedere se lo sport durante la gravidanza facesse bene o meno alle donne. La risposta fu positiva. Anzi, le atlete testate in quel periodo registrarono dei miglioramenti delle performance rispetto a prima. E torniamo a quello che dicevo prima. L’attività sportiva non incide negativamente sulla gravidanza come si pensava prima. O meglio, fino ad un certo punto.

Deignan esulta a Roubaix 2021. Sta per rientrare dopo la seconda gravidanza avuta lo scorso settembre
Deignan esulta a Roubaix 2021. Sta per rientrare dopo la seconda gravidanza avuta lo scorso settembre
Bastianelli ci ha detto che aveva smesso di pedalare mentre Deignan e Blaak hanno pedalato durante i primi mesi di gravidanza o fatto esercizi in palestra. C’è il rischio di qualche contro-indicazione?

Dipende da donna a donna e da sport a sport. Ad esempio corse, salti o attività che possano dare contraccolpi vanno evitati all’inizio della gestazione. Si sconsigliano certi movimenti per la loro meccanica. Pedalare non è sbagliato però col passare del tempo può diventare pericoloso per la formazione del feto. La posizione sulla sella provoca una compressione e di conseguenza potrebbe aumentare la contrattilità uterina. Personalmente farei attenzione anche agli squat fatti con un bilanciere scarico. Ripeto, tutto è soggettivo, anche se parlando di atlete di alto livello so che sono seguite da figure specifiche. Non so se esista già, ma credo che in futuro troveremo sempre più preparatori atletici specializzati nella gravidanza.

Come si possono dividere quei nove mesi?

Non ci sono differenze da una donna non agonista, ma sostanzialmente direi in tre fasi. La prima è quella dei tre mesi iniziali ed è la più delicata per i motivi che dicevo prima. La seconda potremmo definirla di mantenimento. Dal quarto mese in avanti il feto è al sicuro e volendo non ci sarebbero limitazioni, se non per l’ingombro della pancia. La terza fase è quella del pre-parto. Anche in quel caso bisognerebbe evitare ulteriori sforzi e attendere gli ultimi giorni con serenità. A margine di tutto ciò, converrebbe non lasciarsi andare troppo. Troppi chili, oltre ad un affaticamento fisico, sarebbero difficili da smaltire per chi vuole tornare a correre subito.

Massimo Besnati ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23
Massimo Besnati ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23
Recentemente Omer Shapira (campionessa israeliana della EF Education, ndr) ha dichiarato di non aver preso subito bene la notizia della gravidanza perché vedeva il suo corpo cambiare e non si piaceva più. Come si valuta dal punto di vista psicologico?

Come in tutte le gravidanze ci sono sbalzi d’umore o ormonali. Tant’è che la depressione post-parto è una vera e propria patologia per cui proseguono gli studi. La ciclista non è diversa da una donna normale. Conta tanto l’ambiente che si ha attorno. Il sostegno psicologico è fondamentale. Sapendo già che sforzi andrà a fare quando tornerà, possiamo dire che per la ciclista quella può essere una grande motivazione per mantenere un buon morale. Anche perché le cicliste partono tutte da una buona dose di grinta e attributi facendo quello sport. Poi ha ragione Bastianelli quando dice che il nostro fisico ha memoria. Anche quello aiuta moralmente a tornare in forma più in fretta e stare meglio.

Omer Shapira diventerà mamma ad agosto. Ha dichiarato che inizialmente non ha vissuto bene la propria gravidanza
Omer Shapira diventerà mamma ad agosto. Ha dichiarato che inizialmente non ha vissuto bene la propria gravidanza
Consiglierebbe pertanto ad una ciclista di affrontare la gravidanza nel pieno della sua attività?

Certamente. Ribadisco tuttavia che è soggettivo visto che è un momento delicato per la donna, quindi non bisogna forzare i tempi. Va fatta quando una se la sente. Però mi sento di dire che una ciclista, considerando che può avere in media 10/15 anni di carriera ad alto livello, può permettersi a metà una o addirittura due gravidanze come è successo a Deignan.

La gravidanza di una ciclista. Una gara lunga 9 mesi

16.01.2023
7 min
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Diventare mamma alla fine della propria carriera agonistica è stato un pensiero ricorrente di tante atlete, specie in epoche passate ed in qualsiasi sport. Col passare del tempo però si è sdoganato questo dogma e così sono più frequenti gli esempi di atlete che hanno affrontato la gravidanza nel pieno della loro attività. Considerando la complessità dei suoi sforzi, non ne è rimasto esente nemmeno il ciclismo.

Come si vive quindi a livello psico-fisico il periodo pre e post maternità? Abbiamo voluto chiederlo a Marta Bastianelli che nel 2014 è diventata madre di Clarissa e poi tornò alle corse molto più forte di prima. Prima però vale la pena ricordare altri casi, nei quali curiosamente troviamo altre campionesse del mondo che sono diventate mamma o lo saranno.

Marta Bastianelli e suo marito Roberto De Patre. Da loro a maggio 2014 è nata Clarissa
Marta Bastianelli e suo marito Roberto De Patre. Da loro a maggio 2014 è nata Clarissa

Mamme in gruppo

L’ultimo in ordine temporale è quello di Chantal Blaak che partorirà a maggio e che finora ha partecipato – e pedalato! – ai training camp della sua SD Worx. Fra qualche settimana dovrebbe scadere il termine per Tatiana Guderzo, che tuttavia aveva già annunciato da tempo che il 2022 sarebbe stato la sua ultima stagione. Chi sta invece per tornare ad attaccarsi il numero sulla schiena è Lizzie Deignan. Dopo la bambina avuta a settembre 2018, quattro mesi fa l’inglese della Trek-Segafredo ha partorito il secondo figlio (in apertura, un’immagine tratta da Instagram della campionessa con il piccolo Shea), per il quale la sua formazione le aveva rinnovato il contratto fino al 2024.

Un’altra iridata (della pista) e compagna di Deignan è Elinor Barker cui lo scorso marzo è nato Nico. La gallese della Uno-X aveva rivelato di aver vinto l’argento olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre che era già incinta senza saperlo. C’è anche la lituana Rasa Leleivyte dell’Aromitalia Vaiano che a gennaio del 2014, mentre preparava il rientro in gruppo, vinse una mezza maratona pochi mesi dopo aver dato alla luce Alberto che adesso la segue spesso alle gare.

Marta, torniamo indietro di qualche anno e alla tua gravidanza. Era stata programmata?

A dire il vero no. Con Roberto (Roberto De Patre, suo marito, ndr) avevamo però manifestato il desiderio di diventare genitori. Non c’è stato un vero motivo, ma qualcosa che mi sentivo dentro da un po’ di tempo. Un insieme di contesti in cui mi sentivo bene. Ed è avvenuto spontaneamente, senza pressioni, poi lo abbiamo vissuto con tranquillità.

Nel periodo in cui hai pensato di diventare mamma, andavi alle gare con qualche remora o paura di compromettere quel progetto familiare?

No, mai. Ho sempre corso serenamente e senza mai tirare i freni. Mi sono sempre buttata nelle volate. Nel 2013 ero alla Faren. A maggio ho vinto la prima tappa del Tour Languedoc, disputando regolarmente il mio calendario. La mia annata l’ho interrotta chiaramente di colpo a settembre quando ho scoperto di essere incinta.

Durante i nove mesi di gravidanza guardavi già avanti a quando e come saresti rientrata?

Zero (ride, ndr). Devo dirvi che il ciclismo era l’ultimo dei miei problemi. Lo seguivo in maniera leggera, il minimo indispensabile. Restavo aggiornata grazie alle Fiamme Azzurre, visto che ero comunque una loro tesserata. In quel periodo ho preso i chili che si prendono normalmente quando si aspetta un bambino. Non pedalavo, a differenza di quello che fanno adesso. Personalmente all’epoca non avevo tanta voglia di usare la bici, neppure per tragitti cortissimi. Anche perché purtroppo adesso sta diventando pericoloso pedalare per tutti. Insomma, la bici poteva aspettare.

Com’è stato il rientro?

L’ho fatto gradualmente. A settembre, quattro mesi dopo che era nata Clarissa, ho corso i campionati italiani in pista vincendo due bronzi, nel keirin e nei 500 metri. Per il resto è stata parecchio dura. Avevo perso tanto sul piano atletico. Dovevo ricominciare daccapo. Però quando dicono che i muscoli hanno memoria non è affatto una sciocchezza. E’ decisamente vero, tant’è che non appena ho preso il ritmo, tutto è stato più semplice. Anzi, sono tornata più forte, ho vinto di più e meglio.

Tante tappe e classiche, Gand, europeo, Fiandre, campionato italiano. Risultati alla mano, dopo la gravidanza hai ottenuto 38 delle tue 40 vittorie. Qual è il motivo?

Non saprei dirvi cosa possa scattare sul piano fisico. Per tornare a quei livelli ci ho messo un po’, ma non è solo merito mio. Dietro ci sono sempre state due squadre che mi hanno aiutato e che mi aiutano tutt’ora. Una è quella in cui corri in quel momento, con lo staff atletico e dirigenziale che ti segue in tutto, proprio come adesso. L’altra è la famiglia. Un team di persone a casa che ti supporta e ti asseconda. Perché devi avere qualcuno che ti accudisca la figlia mentre lei è ancora piccola e tu sei in giro per il mondo a correre. Ancora oggi è così e non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha aiutato finora.

Ti ripetiamo la domanda di prima. Ora che sei mamma, corri con qualche condizionamento?

Sì, certo. Adesso un pensiero a mia figlia e a chi ho a casa ce lo faccio. Sia chiaro, corro sempre al massimo, ma non c’è più quella cattiveria ed incoscienza che avevo prima. Credo tuttavia che sia dovuto all’età, non necessariamente all’essere mamma.

Fiandre 2019. Una delle più belle vittorie di Bastianelli dopo la gravidanza
Fiandre 2019. Una delle più belle vittorie di Bastianelli dopo la gravidanza
C’è differenza tra una mamma che corre in bici per lavoro ed un papà che fa lo stesso mestiere?

Che differenza c’è tra moglie e marito? Si sa che la moglie fa tutto (ci dice ridendo, ndr). I padri ciclisti hanno meno pressioni, come è normale che sia, perché a casa ci pensa la moglie. Facendo anche la mamma, per me il lavoro è triplo. Ormai il mio stress-control fa parte di me, non lo calcolo più su Training Peaks (sorride ancora, ndr). A parte le battute, sono fortunata perché Roberto è stato corridore (pro’ per cinque stagioni, ndr) e capisce velocemente tutte le situazioni. Un giorno ne parlavo proprio con la Deignan, anche lei nelle mie stesse condizioni.

Questa dovrebbe essere la tua ultima stagione. Marta Bastianelli mette in preventivo una seconda gravidanza?

Ora penso a correre al meglio questo 2023, poi perché no? Anzi, direi proprio di sì, è una delle cose belle della vita.

Prima Roubaix e impresona Deignan. Longo terza: si fa la storia

02.10.2021
6 min
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«Una magnifica corsa – dice Elisa Longo Borghini dopo la prima Roubaix Femmes della storia vinta da Lizzie Deignan – una corsa epica a dispetto delle cadute e del caos. Ma in fondo la Roubaix è fatta di cadute e caos. Magari non ripartirei subito, ma tornerò a farla. E’ stato un po’ come affrontare l’ignoto e questo mi piace».

La campionessa italiana, terza sul podio, questa volta ha più sorriso e meno rammarico. Ci sono podi e podi. E quando in testa c’è dal via una tua compagna di squadra e arrivi terza al primo assaggio di pavé, puoi a buon diritto ritenerti soddisfatta.

Ha vinto appunto Lizzie Deignan, paladina della parità di corse fra uomini e donne, che a un certo punto è uscita in testa dal primo pavé (che voleva prendere da sola per evitare le cadute) e ha tirato dritto fino al traguardo. Non l’hanno mai neppure avvicinata. E se non fosse stato per il forcing di Marianne Vos, cui il secondo posto brucia invece quanto quello del mondiale, avrebbe fatto in tempo a fare la doccia prima dell’arrivo delle rivali.

«Nessuna merita più di Lizzie – prosegue Elisa – di stare su quel podio. Io ero rimasta dietro una caduta e quando siamo arrivate al secondo settore di pavé, ho sentito dalla radio che lei era già avanti. Stamattina al via aveva lo sguardo frizzante, ha seguito l’istinto».

Alle spalle di Lizzie Deignan in fuga, la Longo faceva buona guardia
Alle spalle di Lizzie Deignan in fuga, la Longo faceva buona guardia

Lavoro di squadra

Alle spalle della britannica dal cognome francese, un paio di squadre hanno provato a organizzarsi, ma non c’è stato verso di guadagnare.

«Avevamo fatto alcune ricognizioni – racconta la Longo – ed eravamo pronte, ma un conto è provare il pavé con le tue compagne, tutte a distanza di sicurezza, un conto entrarci dentro full gas. Alcuni settori erano molto scivolosi, sono caduta 3-4 volte, ma mi sono rialzata e sono rientrata. La Roubaix è questo, mentre davanti Lizzie ha fatto qualcosa di incredibile.

«Noi abbiamo cercato di stare davanti per rallentare l’inseguimento. Soprattutto Cordon-Ragot ha fatto un lavoro eccezionale. Poi quando è partita la Vos, ho provato a seguirla, ma mi sono sentita impacciata. Ho rischiato anche di cadere in un paio di curve…».

Arrivo solitario con 1’17” su Marianne Vos per Lizzie Deignan
Arrivo solitario con 1’17” su Marianne Vos per Lizzie Deignan

Trek Domane più monocorona

Fra gli accorgimenti fatti durante le ricognizioni invernali e quelle dei giorni scorsi, la Trek-Segafredo ha puntato su una soluzione tecnica molto interessante, dovuta anche e soprattutto alla presenza del fango che ha minato l’efficienza delle parti meccaniche.

Così sulle Domane del team, già dotate dell’ISoSpeed per ammortizzare l’effetto del pavé, si è scelto di montare una guarnitura monocorona: 50 per tutte, tranne Ellen Van Dijk che ha scelto la 54. Tutte con guidacatena K-Edge. La cassetta scelta invece aveva pignoni dal 10 al 33.

«Per il resto – dice Elisa – doppio nastro, perché altrimenti il manubrio sarebbe stato troppo diverso da quello della mia Emonda, e niente guanti».

Tutto per caso

Lizzie sorride e ne ha motivo. Non ha capito neppure lei da dove le sia venuta l’idea di andarsene dal primo tratto di pavé, ma solo ora inizia a rendersi conto di quanto sia andata forte. Vanno bene tutte le osservazioni tecniche precedenti, ma se da sola riesci a tenerti dietro il gruppo, vuol dire che vai forte come e più di loro.

«Sono molto emozionata – dice – anche molto orgogliosao. Non posso credere che sia successo. Stavo lottando per prendere davanti il primo settore e sapevo che Ellen Van Dijk, uno dei nostri leader, non era in buona posizione. Ho pensato di darle il tempo per rientrare. Poi ho guardato dietro e non c’era nessuno. Così ho pensato: «Beh, almeno allora devono inseguire”. Io andavo e sapevo che dietro Ellen, Elisa e Audrey (Cordon-Ragot, ndr) mi guardavano le spalle. Avevamo la squadra migliore, per questo ho vinto».

Marianne Vos era la grande favorita anche grazie al ciclocross, ma è arrivata seconda
Marianne Vos era la grande favorita anche grazie al ciclocross, ma è arrivata seconda

L’Inferno del Nord

Il vero Inferno del Nord, con la temperatura che negli ultimi due giorni si è abbassata, la pioggia nella notte e lungo il percorso. Quadro peggiore non si poteva immaginare, eppure le ragazze, anche la più scettica Bastianelli e la preoccupata Guderzo, all’entrata del velodromo sorridevano.

«Non sapevo che avrei vinto finché non sono entrato al velodromo – racconta ancora Deignan – perché sinceramente non sentivo nulla. Avevo i crampi alle gambe e sapevo che anche nell’ultima sezione avrei potuto perdere due minuti. A questo punto della stagione sono stanca e sapevo che la cosa migliore per me era mantenere un ritmo regolare.

«E’ sempre stata una gara maschile. E sono così orgogliosa di questo e dove siamo, che il ciclismo femminile adesso è sulla scena mondiale. Sono orgogliosa che mia figlia possa guardare questa pietra (indica il trofeo con il sasso di Roubaix, ndr). E’ davvero speciale poter dire che il mio nome sarà il primo dell’albo d’oro. Sono davvero orgogliosa di essere qui, lo meritiamo. Sono orgogliosa di tutto il gruppo».

Longo Borghini terza a Roubaix, «a dispetto di caos e cadute», ha detto sorridendo
Longo Borghini terza a Roubaix, «a dispetto di caos e cadute», ha detto sorridendo

La Vos alle spalle

Parlerebbe per ore, come quando vuoi che il bel sogno non finisca mai. La tirano per la manica, propongono di chiuderla con le domande perché la squadra deve andare subito oltre la Manica per il Women’s Tour, ma lei sorride e si concede.

«Nessuno sarebbe stato così pazzo da prevedere un piano del genere – dice – è stato davvero doloroso. Però mi sentivo in controllo e sapevo di non poter superare il limite. Alla fine ho sentito che Marianne Vos era da sola al mio inseguimento e mi son detta che non era una bella notizia averla alle spalle. Sapevo anche di aver un buon margine. Poi sono entrata nel velodromo ed è stato surreale. Sono anni che guardo gli uomini farlo e dire che sono stata la prima donna è davvero speciale. Ci vorrà del tempo per farsene una ragione, ma avrò questo pezzo di pavé da guardare per gli anni a venire. Sono davvero orgogliosa: è questa la parola giusta».

Santini, una dedica speciale per Nibali e Deignan

22.06.2021
4 min
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Santini presenta due nuove linee speciali, la Nibali Squalo e la Lizzie Lovers dedicate ai campioni del team Trek-Segafredo Vincenzo Nibali e Lizzie Deignan. Il primo, vincitore di 2 Giri d’Italia, un Tour de France, una Vuelta di Spagna e due grandi classiche come la Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia; la seconda invece si è laureata campionessa del mondo nel 2015 a Richmond e ha conquistato importanti vittorie come il Giro delle Fiandre, la Liegi-Bastogne-Liegi e la prestigiosa Strade Bianche. Il completo dedicato a Nibali è realizzato con dei colori accesi che hanno un significato particolare: blu come il mare, giallo e rosso come i colori della bandiera della regione Sicilia. Il kit Nibali Squalo è composto da una maglia a maniche corte più calzoncini, smanicato, giacca e altri accessori come scalda collo, calzini, baselayer e guantini.

Caratteristiche tecniche

La maglia Squalo è realizzata in microfibra di poliestere nella zona anteriore e con tessuto in microrete nella parte posteriore, che garantisce un’alta protezione ai raggi UV. E’ un capo leggero, ideale per le alte temperature. Infatti una delle sue caratteristiche più importanti è la traspirabilità, dovuta anche alla leggerezza. Le tasche posteriori sono tre, mentre le maniche risultano essere aderenti e aerodinamiche, anche grazie alla caratteristica a taglio vivo. I calzoncini invece sono realizzati in rete Delta, anch’essi estremamente traspirabili e confortevoli, grazie al fondello GiTevo. Quest’ultimo presenta un gel al suo interno, realizzato con un processo di Carving che riesce a ideare spessori differenti senza l’utilizzo di cuciture e incollamenti. In ogni indumento è inserito un logo dedicato alla vittoria di tutti e tre i grandi Giri, ovvero 3 pinne di squalo, ognuna delle quali colorata in base alla maglia di leader delle rispettive classifiche.

Linea Lizzie Lovers

La maglia Lizzie Lovers è stata realizzata con un mix di tessuti in microrete. E’ un capo traspirabile e confortevole ed offre un’alta protezione ai raggi UV.

I pantaloncini invece sono realizzati con tessuto Thunderbike Power che offre una leggera compressione alle gambe. Il design della Lizzie Lovers presenta un emisfero con cinque strisce che rappresenta la vittoria al campionato del mondo a Richmond, disegnato sotto la spalla sinistra. Il kit completo dedicato alla campionessa statunitense è composto da maglia e calzoncini a maniche corte, baselayer, guantini, calzini e scalda collo.

Prezzi

I prezzi consigliati al pubblico dei prodotti descritti in precedenza sono i seguenti: 99 euro per la maglia Nibali Squalo e 89 euro per la maglia Lizzie Lovers, 129 euro per i calzoncini Nibali Squalo e 99 euro per i calzoncini Lizzie Lovers.

santinicycling.com

“Lizzie” sogna la Roubaix e un Tour di 3 settimane

18.01.2021
4 min
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Se cercate in un archivio fotografico le immagini di Lizzie Deignan, ricordate che fino al 17 settembre del 2016 si chiamava Armitstead e a quel punto davanti ai vostri occhi si apriranno pagine e pagine di foto bellissime. Oltre ad essere fortissima, la ragazza britannica, che in quel giorno di 4 anni fa sposò il professionista irlandese Philip Deignan, alla Trek-Segafredo ha portato la capacità di essere una leader che aggrega e non una che divide. L’esempio più eloquente viene dall’aver accolto Elisa Longo Borghini a Monaco dal 1° gennaio e fino all’inizio del ritiro spagnolo, nonostante la compagna piemontese potrebbe essere vista come una rivale interna.

Ha vinto il mondiale del 2015 a Richmond, battendo Anna Van der Breggen
Ha vinto il mondiale del 2015 a Richmond, battendo Anna Van der Breggen

«L’idea del team – ha detto Deignan, spigliata su Zoom come dal vivo – è quella di consolidare la nostra forza e restare ad alto livello. La cosa più difficile da fare sarà mantenere il più alto livello di prestazioni. Ma penso che siamo tutte sulla stessa barca e che siamo determinate a farlo. Io ed Elisa ci completiamo a vicenda per il nostro diverso stile di corsa. Davvero spero di poterla ripagare nel 2021 per tutte le volte che mi ha aiutato l’anno scorso. Penso che la maggior parte delle mie vittorie siano derivate direttamente dal suo lavoro in gara».

Cambio di rotta

Nel 2020 del Covid, la britannica s’è portata a casa Plouay, La Course by Le Tour, la crono inaugurale del Giro e la Liegi. Ma siccome dà l’idea di non voler tornare nei posti in cui ha già vinto, la sua idea di 2021 ha presto cambiato forma. La squadra ha ingaggiato due velociste come Chloe Hosking e Amalie Dideriksen, che garantiranno il numero di vittorie, e le altre potranno selezionare gli obiettivi. Lizzie ha così deciso di spostare lo sguardo sulle classiche del pavé. Farà il Fiandre, poi la Roubaix, prima edizione per le donne, quindi le Olimpiadi e i mondiali, che si correranno ancora nelle Fiandre.

Lizzie Deignan, da ragazza Armitstead, è nata nel 1988 nel Regno Unito
Lizzie Deignan è nata nel 1988 nel Regno Unito
Basta Ardenne?

Sarebbe bello essere la prima a vincere la Roubaix, anche perché con il mondiale nelle Fiandre, vorrei spostare la mia attenzione sule classiche del pavé, piuttosto che sulla settimana delle Ardenne. In un primo momento si poteva pensare di fare il Fiandre e poi Freccia e Liegi, ma ora c’è la Roubaix di mezzo e dovrò lavorare per specializzarmi su quei terreni.

Per vincere?

La Parigi-Roubaix è un’ambizione molto alta, perché non ho mai nemmeno pedalato su quelle pietre. Quindi sembra un po’ audace dire che voglio vincerla. Mi piacerebbe sicuramente essere nella mia forma migliore.

E’ vero che non credevi si sarebbe corso nel 2020?

Durante il lockdown della scorsa primavera ho deciso di concentrarmi su qualcosa di tangibile. E siccome non sapevamo se ci sarebbe stato un 2020, ho cominciato a fare progetti a lungo termine, guardando ai campionati del mondo di quest’anno. Sono stati il motivo per lavorare duro e ora sono il mio grande obiettivo.

L’anno scorso sul podio de La Course dicesti che ti sarebbe piaciuto un Tour de France femminile.

E subito dopo il presidente dell’Uci Lappartient ne ha parlato, ha tirato in ballo Aso per il 2022, ma non si è saputo altro. A me non piacerebbe un Tour più corto. Perché sia davvero il Tour de France, dovrebbe replicare in tutto l’edizione maschile. Sarebbe pieno di tappe diverse dalle solite. Penso che sarebbe bello se includesse grandi passi di montagna, montagne iconiche dove di solito non possiamo correre mai.

Così ha vinto con grande autorità a Plouay, battendo Banks
Così ha vinto con autorità a Plouay, battendo Banks
Non sarebbe troppo duro?

Dal punto di vista del corridore, vorrei avere l’opportunità di correre per tre settimane in quella che potrebbe essere la nostra gara più impegnativa.

Squadre WorldTour, Ardenne, Roubaix, forse il Tour… il mondo sta cambiando in fretta!

Tempo fa ci siamo ritrovate a tavola con ragazze della mia età (Lizzie ha 32 anni, ndr). E ci siamo dette che è un dolore essere diventate vecchie e vedere tanti progressi. Però è eccitante per le più giovani, anche se sono un po’ gelosa. Però ci tengo a dire che la generazione cui appartengo può essere orgogliosa di ciò che ha fatto per contribuire a tutto questo. E’ fantastico che il ciclismo femminile stia crescendo così. Sono conquiste che non riusciranno a portarci via

Franco Vita, Giorgia Bronzini, Vittorio Adorni

Bronzini, la gavetta e la ripresa

25.09.2020
5 min
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Giorgia Bronzini è uscita dal Giro Rosa Iccrea provata come se l’avesse corso da atleta. Il Covid ha messo a dura prova gli organizzatori e questo ha avuto riflessi sulle squadre, costrette a gestire la quotidianità giorno per giorno. Esserci e correre, è stato risposto più volte, è stato già un lusso.

«E’ stato un Giro impegnativo – conferma Bronzini, diesse della Trek-Segafredo – in cui venivamo a conoscenza delle variazioni, fossero di percorso o altro, solo all’ultimo momento. Per fortuna si è creato un bel clima fra le squadre e ci siamo dati tutti una mano».

Un Giro impegnativo al termine di una stagione faticosa per la lunga pausa e la rapida riorganizzazione.

Tutto da buttare?

Diciamo che dal peggio abbiamo cercato di ricavare qualcosa. E di sicuro la lunga sosta ci ha permesso di allacciare e stringere i rapporti. Da atleta avrei vissuto il lockdown malissimo. Io odiavo i rulli, ho la massima ammirazione per quei ragazzi che ci hanno passato sopra delle giornate intere.

Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Longo Borghini è uscita dal lockdown con grande freschezza atletica
Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini è uscita dal lockdown con una grande freschezza atletica
E da tecnico come va l’esperienza di Bronzini?

Ero quasi sempre al telefono, a volte in modo serio, a volte per ridere. Quando poi è arrivato il calendario, ci siamo rimboccate le maniche.

Come si è organizzata la ripresa?

Sembra brutto dirlo, ma abbiamo messo prima le priorità delle atlete di fascia A, con un sacrificio per le atlete B, che sono entrate in scena in un secondo momento. Non è stato bellissimo, anche perché di solito i due gruppi si fondono, ma quest’anno è stato molto più difficile.

Come hanno reagito le ragazze?

Un po’ sono rimaste male, ma non hanno detto niente. Hanno capito la situazione e soprattutto il nostro sponsor non ci ha fatto mancare nulla, non c’è stato molto di cui lamentarsi.

Si dice nell’ambiente che il lockdown abbia giovato a Longo Borghini…

Forse è vero. Non è mai stata così bene, soprattutto a livello fisico. La chiusura le ha impedito di esagerare in allenamento, che per lei è sempre stato un grosso problema. E’ la sua attitudine e si sfinisce. Ma non solo lei è uscita bene dal periodo…

Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Chi altro?

Deignan, ad esempio. Al Giro ha fatto vedere il suo livello e in lei un po’ mi rispecchio. Ha quello spunto che può fare la differenza.

Che effetto ti ha fatto trovarti davanti la Voss ancora così vincente?

Tanto di cappello e tanta stima per come è tornata. Dopo tanti problemi, c’è riuscita solo lei a riemergere. Poi magari ti sembra che vinca meno di prima, ma la verità è che durante la sua assenza il livello medio del gruppo si è alzato e le differenze sono meno marcate.

E’ sempre forte?

Fisicamente Marianne Voss è un toro, se le permetti di arrivare a vedere il traguardo e la punti sullo scontro fisico, vince lei. Allora devi usare la testa, costringerla a spendere energie lontano dalla’arrivo, come a volte è riuscito alla… Bronzini.

Avresti corso volentieri il mondiale in Italia?

Di mondiali in Italia ne ho fatti ed è stato bellissimo, ma parlando con le ragazze non so quanto si siano rese conto che stavano correndo in casa. Nessuno ha potuto andare a trovarle in hotel e anche la gente sul percorso è stata meno di come sarebbe stato a cose normali. Correre in casa ti dà una carica in più, che alcune soffrono. Io mi sarei caricata a manetta.

Davvero uno strano anno.

Particolare. Ti guardi negli occhi, negli spostamenti sei costretto a usare la mascherina. E’ diverso e purtroppo ogni cosa ha avuto un altro sapore. Detto questo, un applauso agli organizzatori italiani per aver salvato il mondiale.

Elisa Longo Borghini, Assisi, Giro Rosa Iccrea 2020
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea, su un muro asfissiante
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea
Parliamo di te, sei soddisfatta del tuo ruolo?

C’è ancora tanto da fare, ma sono contenta. Sono arrivata alla Trek-Segafredo da una squadra in cui quasi non avevo direttore sportivo e all’inizio ho fatto fatica a gestire tutte le cose. Piano piano ho scoperto cose nuove e aver fatto tante corse con gli uomini mi ha permesse di confrontarmi con Baffi e Popovych. Però di fatto non c’è stata una scuola. Sono andata a sensazioni e piano piano arrivo…

Le ragazze cosa dicono?

Di sicuro hanno visto che a Bronzini direttore manca la gavetta e che sto ancora imparando, però mi hanno anche dato dei feedback positivi. Ogni volta che organizzo qualcosa e magari aggiungo un tocco di esperienza, mi guardano quasi stupite. Diciamo che mi perdonano le piccole mancanze, perché sono una che impara.

Ultima cosa, come va con Paternoster?

E’ stato a lungo tutto fermo, finché non si è ripresa dall’infiammazione al ginocchio. E’ stata una cosa lunga non per negligenza sua, ma perché quando c’è di mezzo la cartilagine serve tempo. La sfortuna è che si è bloccata alla fine del lockdown e mentre le altre correvano, lei era ferma. E’ rientrata al Lotto Belgium Tour, dopo che abbiamo parlato molto bene con i dottori, per farla sentire parte del gruppo.

Di certo non è sparita…

Ma un giorno mi ha chiamato e mi ha detto di aver staccato da tutto e tutti per potersi allenare bene. Le ho fatto i complimenti, poi ho aperto i suoi social ed era presente da tutte le parti. Ma lei è così, le piace e magari questa leggerezza è ciò che le permette di vivere il ciclismo senza troppe tensioni.