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La Patagonia di Lola e Stefania, il racconto di un viaggio condiviso

14.03.2023
8 min
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Una gravel e una handbike. Lola e Ste. Un viaggio ai confini del mondo tra Cile e Argentina, ricco di esperienze di condivisione e legame con un territorio unico come quello della Patagonia. Una meta agognata, anelata, bramata, da qui il nome della spedizione, Patagogna. Da El Chalten a Ushuaia, 25 giorni, 1300 chilometri per attraversare luoghi iconici al ritmo di una pedalata alla volta, nella lentezza di quello che è un viaggio unico. Ecco il racconto di quei giorni con le due protagoniste Eleonora Delnevo e Stefania Valsecchi.

Qui Lola e Stefania con dietro il mastodontico ghiacciaio Perito Moreno
Qui Lola e Stefania con dietro il mastodontico ghiacciaio Perito Moreno

Eleonora e Stefania

Con l’aiuto di Serena Cugno di MyfamilyBike vi avevamo presentato il viaggio. Oggi andiamo a scoprire chi sono e come è stata questa esperienza supportata da Liv. Eleonora Delnevo, Lola per tutti, è un’alpinista bergamasca, del Gruppo Ragni di Lecco, amante della montagna e della natura. Nel 2015 è rimasta vittima di un grave incidente durante una scalata su una cascata di ghiaccio che le ha causato una lesione spinale completa e quindi una paralisi dalla vita in giù. 

Stefania Valsecchi è nata a Lecco 55 anni fa, è una maestra elementare in una scuola lecchese, una professione scelta per divertimento e passione. Campionessa mondiale di triathlon invernale nel 2013, fa da quasi vent’anni viaggi in bici in tutto il mondo e per lei questa Patagonia è un altro tassello tra le sue innumerevoli avventure. 

Il viaggio è stato affrontato in totale autonomia senza supporto esterno
Il viaggio è stato affrontato in totale autonomia senza supporto esterno

La prepazione

Una spedizione più che un viaggio. Nessun supporto, solo i propri mezzi e le borse con sacchi a pelo, viveri e tutto ciò che serve per stare via un mese.

«Tutto è partito – dice Lola – con l’investimento della mia handbike e visto che non è costata poco, ho subito pensato che ci volesse un viaggio importante per provarla. Sono consulente ambientale e l’anno scorso mi si è creato un momento libero nel mio lavoro in cui ho potuto organizzare il viaggio. Così mi sono messa a cercare compagni di viaggio per questa esperienza e Mario Conti, un membro dei Ragni di Lecco (oggi unico sopravvissuto fra i conquistatori del Cerro Torre, ndr), mi ha fatto conoscere Stefania. Ci doveva essere anche mia sorella ma non è riuscita a esserci per motivi lavorativi. 

«Ne ho parlato – spiega Eleonora – con Marta Villa di Liv che si è subito innamorata del progetto e ha deciso di supportarci in questa nostra spedizione. Mi piace molto il loro modo di intendere il ciclismo femminile e del pedalare per il puro piacere includendo tutti e tutte. L’etica del viaggio è un altro aspetto condiviso da Marta che ne è rimasta molto entusiasta».

«Sono partita – dice Stefania – per il semplice fatto che ci fosse Lola. Nel senso che io di viaggi in bicicletta è dal 2006 che ne faccio: Mongolia, Tibet, Himalaya e Sud America. Viaggiare in bicicletta per me è una cosa normale in terre anche molto inospitali. Non sarei mai andata in Patagonia perché non pedalo mai quando c’è vento, io sono di Lecco e a noi ciclisti del lago non piace uscire quando spira forte il vento. La Patagonia è sinonimo di vento, ma il fatto di essere con lei mi ha convinto».

I paesaggi mozzafiato si susseguivano tra vento e sole
I paesaggi mozzafiato si susseguivano tra vento e sole

Il viaggio

Come detto, 1300 chilometri in 25 giorni. Un’avventura che ha coinvolto le due cicliste e le ha messe di fronte a sfide e gioie.

«Siamo partite da El Chalten – spiega Lola – per arrivare ovviamente a Ushuaia, per circa 1300km dall’1 al 25 gennaio. Quella che è un po’ la Ruta 40 ma io non volevo fare troppo asfalto perché sono un po’ “fifona” e ho paura delle macchine. Ne abbiamo approfittato per fare strade secondarie e vivere la Patagonia più verace. Volevo capire cosa vuole dire il viaggio lento, non avendolo mai fatto. Invece devo dire che se avessi fatto questo viaggio in macchina mi sarei persa un sacco di momenti e luoghi bellissimi, così abbiamo visto tantissimi animali, e posti che non avremmo mai visitato. 

«Tra le cose belle – racconta Stefania – che mi porto dentro c’è la gente spettacolare, perché ha una calma, una pazienza e una gentilezza che rende tutto più accogliente e bello. In più c’era il mio rapporto con Lola. Io purtroppo e non per scelta, non sono madre. Ma avendo 13 anni in più di lei mi sentivo molto protettiva nei suoi confronti. Devo dire che questo senso di protezione è stato bellissimo. Sono una maestra ed è un sentimento che provo spesso, ma estremizzato in quelle situazioni ha reso il mio viaggio ancora più speciale. Lola è davvero forte e non ha bisogno di tutto questo, ma io l’ho vissuto e ha riempito un po’ quel sentimento che da madre non ho mai provato».

Le bellezze 

A rendere ogni metro unico per Lola e Stefania ci sono stati i rapporti umani e la natura. «La parte del Paine – riprende Eleonora – mi è piaciuta davvero tanto perché è una parte affascinante, tra lagune, sali e scendi e sterrato con le montagne sempre al proprio fianco. Poi devo dire che siamo state molto fortunate con il meteo perché a parte il vento che è una costante, non abbiamo subito pioggia se non uno o due giorni. 

«Una cosa che mi ha colpito particolarmente – dice Lola – è la condivisione del viaggio anche con la gente che trovavamo sul percorso. Io magari non sono così aperta, ma la Ste riusciva a coinvolgere tutti e a far si che ci si trovasse subito a ridere e scherzare insieme. Gli ultimi giorni per esempio abbiamo condiviso la strada con una coppia francese che avevamo incontrato a Puerto Natale e che avevamo inseguito nella Terra del Fuoco. Abbiamo trovato delle persone con cui abbiamo costruito subito un rapporto di complicità. 

«I punti più belli per me che amo la montagna – racconta Stefania – sono quelli di Fitz Roy dove c’è il Cerro Torre che fu conquistato per la prima volta dai Ragni Daniele Chiappa, Mario Conti, Casimiro Ferrari e Pino Negri nel gennaio del 1974. Sono luoghi evocativi per noi di Lecco. Oppure Le Torri del Paine, perché è un luogo molto vasto, ricco di colori, l’azzurro del cielo, le sfumature del ghiaccio, il contrasto delle rocce granitiche. Poi ovviamente c’è il Perito Moreno, il ghiacciaio mastodontico che arriva fin dentro l’oceano».

L’arrivo a Ushuaia dopo 25 giorni di viaggio nel punto più a Sud del mondo
L’arrivo a Ushuaia dopo 25 giorni di viaggio nel punto più a Sud del mondo

La fatica e le gioie

Tra le fatiche e le gioie per le due viaggiatrici c’è un sentimento di reciprocità.

«La fatica – spiega Lola – è più quella mentale. Certo c’è anche quella fisica, non sono mancati i momenti dove più per il carico che portavamo che per altro, Stefania è dovuta scendere per spingere la sua bici e a volte anche la mia. Questo è un po’ il risvolto di fare un viaggio in autonomia. Un giorno non ce la facevo più e ho mollato le valigie a un furgone e da li sono andata su come se niente fosse. La fatica mentale è quella più provante, andare anche solo in bagno per me non era semplice…Devo dire che Stefania mi ha aiutato un sacco. Un viaggio di questo tipo non sarei mai riuscita ad affrontarlo da sola. Stefania è una forza della natura, bisogna trovare il tasto “off” ogni tanto. Ha un’energia contagiosa».

«Poiché tutto è andato bene – dice Stefania – anche i momenti difficili ora fanno parte del lato bello del viaggio. Anche le difficoltà ora sono un motivo di sorriso. Ricordo un giorno che abbiamo dovuto smontare una porta per permettere l’accesso ai servizi per Lola. Da un problema per quanto banale siamo riusciti a trovare una soluzione e quindi trovarci a ridere subito dopo.

«Lola è di un’indipendenza incredibile – racconta Stefania – là tutta la sua autonomia veniva costantemente limitata. Ricordo tanti momenti difficili. Il vento, le mie cadute, la bicicletta che volava via. La stanchezza continua. Una macchina mi è venuta addosso, ringraziando Dio non è successo niente. Alla fine del viaggio tutto questo lo rende ancora più vero e vissuto». 

Stefania ha percorso i 1300 km a bordo della gravel Liv Devote Advanced 2
Stefania ha percorso i 1300 km a bordo della gravel Liv Devote Advanced 2

L’inclusività del ciclismo

In un mondo che va veloce, tra la frenesia del lavoro e della vita quotidiana, la bici e lo sport sono un antidoto per tentare di rallentare tutto ciò. Oltre a questo, l’obiettivo di Liv è anche quello di rendere lo sport accessibile a più donne possibili, facendo conoscere il ciclismo in tutte le sue forme.

«Io che vengo anche dalle competizioni – afferma Stefania – riesco ad apprezzare molto questo concetto di inclusività e di pedalare per il puro piacere. Ogni cosa ha un suo tempo per me. Il ciclismo fatto in un certo modo può diventare un gesto femminile che ti permette di instaurare relazioni e conoscere persone praticando uno sport bellissimo. Noi stesse abbiamo stretto amicizia con cicloviaggiatori e persone del luogo che sentiamo tutt’ora. Si pedala, ma con la giusta lentezza per parlare, condividere, chiacchierare e instaurare tante belle relazioni. 

«Di viaggi in bicicletta – conclude Stefania – ne ho fatti tanti. Per Lola invece era il primo e il fatto che tutto andasse per il meglio era il mio obiettivo. Non guardavo a me stessa ma è come se il mio scopo fosse riuscire a trovare tutto adeguato per lei. Un aspetto che mi ha aiutato è stato fare il mio viaggio sulla Liv Devote che mi è stata fornita per la spedizione. E’ una bici splendida, di una comodità estrema. Io muovevo tra bici e borse circa 35 kg e non me ne accorgevo quasi di avere tutta quella zavorra. Sono una ciclista da quando ho 18 anni, ho smesso di fare gare tre anni fa. E’ la bici più confortevole che abbia mai guidato. Se devo essere sincera non avevo mai compreso il ruolo della gravel. Ho sempre pedalato o in strada o in Mtb e invece è stata una piacevole sorpresa».

Liv Amiti E+, la trekking versatile e propositiva

07.03.2023
4 min
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Dalle strade ghiaiate e accidentate a quelle urbane, la nuova Liv Amiti E+ è stata realizzata per ottimizzare il comfort, il fitness e la sicurezza. Versatile e capace, il design e la tecnologia di questa bici rendono possibile ogni avventura. La sua anima propositiva si rispecchia in dettagli tecnici come una apprezzabile autonomia nella dotazione di base e pregi tecnologici come gli ammortizzatori e la predisposizioni per portapacchi e borse.

Adatta anche a un utilizzo che si spinge a escursioni e giri turistici
Adatta anche a un utilizzo che si spinge a escursioni e giri turistici

Fattori chiave

Da un giro in città per un caffé a un trekking lungo sentieri sterrati, la nuova Amiti E+ ti porta ovunque si voglia andare con stile e comfort. Con un’autonomia massima di 180 km e 75Nm di coppia questo modello offre potenza e ore di divertimento all’aria aperta.

La tecnologia è di nuova generazione e l’unità di controllo a colori mostra tutti i dati in modo immediato e chiaro. E ‘abbinata all’app RideControl anche per le notifiche telefoniche opzionali. E’ inoltre disponibile una pratica porta USB per mantenere il dispositivo carico. Questa tecnologia e il passaggio interno dei cavi si traducono anche in una serie sterzo premium. Una serie di fattori chiave che rendono questa bici una compagna perfetta per ogni tipo di avventura. 

Pregi tecnologici

Un pregio tecnologico della Amiti E+ è sicuramente il motore compatto e silenzioso SincDrive Sport 2. Un sistema aggiornato per fornire 75 Nm di coppia, un aumento di 70 Nm dalla generazione precedente. L’esperienza di guida sarà così più potente, anche a basse velocità, e con un’eccellente trazione e maneggevolezza. La batteria EnergyPak Smart 625, leggera e affidabile, si integra nel tubo obliquo per fornire un profilo compatto e snello.

La forcella da 100mm è un’ottima compagna sullo sterrato. I 25mm in più rispetto alla generazione precedente possono fare la differenza sui terreni difficili. La luce posteriore LED si accende ogni volta che si frena per essere sicuri e visibili. Il portapacchi MIK (Mounting Is Key) blocca in modo sicuro la borsa sulla bici. Può inoltre, trasportare un seggiolino per bambini e un carico massimo di 30 kg. È compatibile con borse e cestini MIK. A completare la stabilità ci sono i copertoni gravel da 700x57C.

Oltre all’anima trekking incarna anche una versatilità rivolta alla città
Oltre all’anima trekking incarna anche una versatilità rivolta alla città

Tecnicità e prezzi

Il motore compatto sviluppato con Yamaha offre potenza, comfort ed efficienza. Estremamente silenzioso, ha la modalità Smart Assist che utilizza 6 sensori per ottimizzare autonomamente il supporto energetico. Fornisce un’accelerazione senza soluzione di continuità e una spinta di potenza esattamente quando se ne ha bisogno.

La batteria Energy Smart 625 affidabile, co-sviluppata e testata da Panasonic (abbinata al motore SyncDrive Sport 2) offre un’autonomia che arriva a 180 km. Per percorsi più lunghi si può usare  il range extender con una capacità aggiuntiva di 250 Whr. In alternativa si può passare alla batteria EnergyPak Smart 800 con un’autonomia massima di 290 km.

I modelli si suddividono in tre tipologie. Amiti E+ 1 con un prezzo al pubblico 3.499 euro. Amiti E+ 2 al prezzo di 3.199 euro e infine l’Amiti E+ 3: a 2.899 euro.

Liv

Liv EnviLiv Advanced 1 e Pro, le nuove aero pensate per lei

23.02.2023
5 min
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Più aerodinamiche e più leggere: sono due fra i numerosi miglioramenti che Liv ha apportato alle nuove EnviLiv Advanced 1 e Advanced Pro. Neanche a dirlo, ovviamente questi modelli sono progettati sotto ogni particolare e dettaglio per le esigenze biomeccaniche delle donne. Una filosofia che sta aprendo la strada a tecnologie e innovazioni fatte appositamente per questa importante fetta di mercato. 

Le due bici, che condividono tecnologie e geometria, sono infatti il frutto di accurati test effettuati in galleria del vento e su strada. Scopriamo il restyling di queste aero, rivolto a prestazioni aerodinamiche ottimizzate e maggiore rigidità a vantaggio del peso.

Sviluppo e focus

La ricerca dell’aerodinamica è un aspetto trainante che ha portato allo sviluppo di questi modelli. Per Liv però l’importanza dei feedback e del riscontro dell’utilizzatrice finale va al di là di tabelle e numeri pratici. Ecco perché la nuova EnviLiv è stata testata in galleria del vento e su strada dalla triathleta professionista Lisa Tertsch. In Liv le donne sono al primo posto, dall’inizio alla fine. Oltre a Lisa i telai EnviLiv sono stati dati in dotazione alle atlete della LivRacing TeqFind e del Team Jayco AlUla.

Gli innumerevoli test hanno portato a vantaggi anche pratici e facilmente leggibili. Il paragone è stato fatto tra la EnviLiv 2019 con ruote Cadex 65 e Cadex 42 con copertoni da 25 mm Cadex Race e una EnviLiv 2023 con ruote Giant SLR 50 e gomme Cadex Race da 25 mm. Il risultato è stato un miglioramento del 3.9%, che corrisponde ad un risparmio di 34 secondi su 40 chilometri condotti a 40 km/h. A conferma del mantra che sta alla base di questo tipologia di modello: “Il design aero è il continuo inseguimento della velocità”.

Aerodinamica ottimizzata

Nella ricerca di massima efficienza e potenza viene analizzato come la bici e la ciclista sperimentino il flusso d’aria a ogni velocità e direzione, sia al computer sia in galleria del vento. La forma dei tubi a profilo alare a ellisse tronca ed il nuovo cockpit Contact SLR Aero a profilo piatto, garantiscono alla nuova EnviLiv una resistenza ridotta, maggiore controllo e migliori prestazioni aerodinamiche complessive.

Per ovviare i problemi che attanagliano la ricerca dell’aerodinamica, cioè rigidità e peso, Liv ha creato il nuovo telaio EnviLiv Grade Composite e una forcella Advanced SL Grade Composite, con 205 grammi (292 grammi per la Advanced 1) di risparmio di peso rispetto alla generazione precedente. 

Alla cura del dettaglio si aggiungono il design e l’estetica pulita. E’ stato infatti sviluppato un nuovo metodo di integrazione dei cavi nel manubrio, nell’attacco e nel telaio, che migliora le prestazioni di penetrazione dell’aria e facilita anche lo smontaggio e la manutenzione.

Particolari e prezzo

I particolari sono la combinazione di qualità e scelta accurata di componenti per un risultato finale notevole. A partire dalla fibra di carbonio di prima qualità realizzata in Liv, utilizzando avanzati metodi di ingegneria e costruzione per una maggiore resistenza, minore peso e processo di fusione per rendere le giunzioni del teaio più leggere e resistenti. La serie sterzo D-Fuse e gli steli della forcella sono in Carbonio ADV SL per un peso leggero e una maneggevolezza superiore. L’attacco manubrio in carbonio integrato offre prestazioni aerodinamiche migliorate. Il movimento centrale sovradimensionato di 86,5 mm e i foderi asimmetrici offrono una rigidità aggiuntiva sul lato guarnitura e stabilità sull’altro.

Il reggisella full carbon, leggero e altamente aerodinamico, è progettato specificatamente per le esigenze della ciclista su strada. La base in carbonio e rail con tecnologia High – Elastic Particle si adattano alla propria forma e riducono i punti di pressione. Il sistema aero di ruote e pneumatici tubeless Dynamic Balanced Lacing garantisce efficienza, controllo e aerodinamica

La EnviLiv Advanced Pro con ruote Giant SLR 1 50 Carbon Disc, manubrio integrato Giant Contact SLR Aero gruppo Shimano Ultegra Di2 è disponibile ad un prezzo di 5.999 euro. 

La EnviLiv Advanced 1 con la stessa componentistica ma con gruppo Sram Rival ha un prezzo di 4.399 euro. Le taglie ordinabili vanno da XXS a L.

Liv

Patagogna: il viaggio speciale di Serena, Stefania e Lola

26.12.2022
7 min
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Una meta desiderata, bramata, agognata. Per riassumerlo in una sola parola Patagogna. Un errore voluto quello di intitolare il viaggio fino all’estremo confine del Sud America per chiarire fin dall’inizio il senso di questa esperienza. Proprio oggi nella festività di Santo Stefano, Eleonora Delnevo e Stefania Valsecchi stanno sorvolando l’Oceano in direzione Patagonia per iniziare la loro avventura. Al fianco di questa fantastica esperienza a supportare le due ambasciatrici c’è Liv. Il brand delle due ruote il cui intento è quello di portare il maggior numero di donne e ragazze in bicicletta facendole divertire e creando una community. 

Una meta così ambiziosa e lontana ha però bisogno di una pianificazione accurata e meticolosa. Ed è qui che è entrata in scena Serena Cugno. Autrice del blog e anima del progetto Myfamilybike, è una donna di 40 anni, mamma di due splendide bambine, Nicole e Cloe, che ha fatto della passione per la bici uno stile di vita. Cinque anni fa lei stessa ha solcato quelle terre lontane e oggi insieme a Liv è pronta a supportare le due nuove avventuriere. 

Il progetto Myfamilybike è rivolto a far conoscere quanto sia bello viaggiare con la propria famiglia
Il progetto Myfamilybike è rivolto a far conoscere quanto sia bello viaggiare con la propria famiglia

Myfamilybike

La storia di Serena Cugno parte da un innamoramento per le due ruote nato lontano dalla competizione. A sentire la sua storia sembra che le parole di Liv fossero già nella sua indole da molti anni.

«Da quando abbiamo iniziato – dice Serena – a fare viaggi in bicicletta nel 2004 è stato amore a prima vista. Da lì mi è proprio scattata una passione verso la bici anche se non ho mai fatto gare né da giovane né da più grandicella. Non mi è mai scattata quella voglia di pedalare per fare gare e competere con le altre. L’ho sempre visto come un mezzo per esplorare e fare viaggi in tutto il mondo.

«Dal 2019, quindi prima della pandemia – spiega – abbiamo iniziato a raccontare i nostri viaggi. L’isola di Guadalupe nei Caraibi. Poi nel 2021 siamo andati a fare il viaggio dei viaggi da Helsinki a Rovaniemi dove siamo andati a trovare Babbo Natale con il sole di mezzanotte a luglio. Quando sono arrivate le nostre figlie abbiamo deciso di non abbandonare le nostre passioni e da lì è nato Myfamilybike. Un blog su Instagram e Facebook per raccontare ed essere d’esempio per le altre famiglie. Vedevo le mie amiche un po’ frustrate perché si erano dedicate a fare le mamme al 100%, mettendo da parte qualsiasi passione che fosse bici o altro. Il messaggio di Myfamilybike sta proprio in questo, comunicare che si possono portare avanti le passioni. La pagina Myfamilybike è stata la chiusura di un cerchio, quando si viaggia sappiamo che abbiamo tutto quello che ci serve, la famiglia e la bici».

Per Serena viaggiare in bici è sinonimo di libertà e gioia
Per Serena viaggiare in bici è sinonimo di libertà e gioia

Decidere di partire

Prima di Eleonora e Stefania, Serena con una storia tutta sua è andata alla scoperta della Patagonia in sella alla propria bici. Un viaggio unico e in grado di trasmettere emozioni irripetibili che ancora oggi sono motivo di grande sorriso e motivazione transitiva a chi si vuole mettere sulla strada.

«Mio marito mi ha fatto lo scherzo – racconta Serena – di licenziarsi e aprire il negozio di bici che ha tutt’ora di nome Ciclocentrico, interamente dedicato al cicloturismo. Per ringraziarmi di non avergli impedito di fare questa cosa mi ha regalato un volo per la Patagonia. Così sono partita a febbraio 2017 e ho pianto tutte le lacrime che avevo perché la mia bimba aveva 2 anni e mezzo. Decidere di partire, come accade spesso, è stata la parte che ha richiesto più coraggio.

«Il viaggio è stato bellissimo – dice – e tornassi indietro lo rifarei. Ho sempre fatto viaggi con lui e questo era il mio primo in solitaria. Io avevo il volo di ritorno dopo 17 giorni. Per arrivare giù ce ne ho messi due. I chilometri da coprire erano 1.200 divisi in 12 tappe da El Calafate a Ushuaia. Le incognite atmosferiche di solito sono due vento e pioggia. Ho provato fuori misura anche tanto freddo. Un giorno si unirono tutte queste intemperie e pensai di mollare quella tappa. In realtà ciò che ti circonda laggiù è talmente meraviglioso che trovi la forza in qualsiasi cosa e non ti puoi fermare. Infatti quando mi chiedevano Stefania e Lola i lati negativi di questa esperienza, ho risposto loro che i ricordi positivi superano di gran lunga qualsiasi imprevisto o avversità. Solo meraviglia e un continuo alternarsi di testa bassa e bocca aperta per lo stupore di ciò che mi circondava».

Bellezza e fatica

Perché ci si spinga ad un’avventura alla scoperta di una meta che si trova dall’altra parte del mondo non sempre è cosa semplice da capire. Ascoltando le parole di Serena si percepisce un’aura di bellezza che unita alla fatica acquisisce un sapore di conquista che solo situazioni di questo tipo sono in grado di regalare.

«La popolazione del posto è davvero poca e molto distante tra un contatto e l’altro. Nella Terra del Fuoco abbiamo chiesto ospitalità nelle fattorie e ci facevano posizionare la tenda nei loro terreni sconfinati. Uno dei luoghi più affascinanti è Torres del Paine dove si va a dormire di fronte alle cime. E’ stata un po’ la stessa emozione che ho vissuto in Tibet quando ho visto l’Everest che si è aperto dietro ad una nuvola e sono scoppiata in lacrime dalla bellezza. Si tratta sempre di una meta che ti devi conquistare dopo tanta salita e fatica. 

«Spazi smisurati, enormi, sconfinati – spiega – dove a perdita d’occhio vedi questi terreni e gli animali che attraversano la strada. L’asfalto sta aumentando in quelle zone, ma gran parte è ancora sterrata. Il traffico è davvero poco, si è totalmente immersi nella natura. I percorsi sono molto ondulati, c’è molta salita. Su 1.200 chilometri il dislivello era di circa 10.000 metri. E’ un viaggio impegnativo, soprattutto nella prima parte. Meno nella Terra del Fuoco, dove si attenuano le salite. L’arrivo era a Ushuaia che è la città più a sud del mondo. Infatti ho questo timbro sul passaporto dove c’è scritto la “La ciudad mas austral del Mundo».

Lola a bordo della sua handbike elettrica affronterà tutte le mete per attraversare la Patagonia
Lola a bordo della sua handbike elettrica affronterà tutte le mete per attraversare la Patagonia

Consigli per Lola e Stefania

Oggi a partire sono Eleonora Delnevo, per tutti Lola, e Stefania Valsecchi. Due donne forti e avventuriere che non si pongono confini. Stefania nata a Lecco 55 anni fa, è una maestra elementare in una scuola lecchese, una professione scelta per divertimento e passione, con la sua bici viaggia e abbatte ogni limite. Lola è un’alpinista bergamasca, rimasta vittima nel 2015 di un brutto incidente che l’ha paralizzata dalla vita in giù. A bordo della sua handbike elettrica affronta ogni sfida con determinazione e dedizione.

«Ci siamo conosciute – spiega Serena Cugno – tramite Liv perché Marta Villa, Marketing Coordinator del marchio, ci ha messe in contatto per la mia esperienza in questo viaggio. Lola e Stefania sono due persone meravigliose. L’unica cosa che ho consigliato loro è quella di fare attenzione sulla pianificazione e sulle soste. Ci si può prefissare di fare 100 chilometri e poi riuscire a farne solo 50 e la volta dopo 120. Quindi di essere flessibili e di stare attente ai giorni dopo. Nonostante sia una località frequentata da turisti, comunque è una terra selvaggia e con una densità di popolazione bassissima. In sostanza non devono lasciare nulla al caso. Sarà un viaggio pieno di sorprese in positivo e di emozioni continue. Gli ho detto di godersi ogni metro. Sono due donne forti e toste. Super decise e determinate, per quello gli ho dato pochi consigli, avendo due caratteri molto forti non avranno problemi a superare ogni ostacolo, hanno vissuto entrambe di peggio».

Stefania non è nuova a questo tipo di avventure tra freddo e fatica
Stefania non è nuova a questo tipo di avventure tra freddo e fatica

Liv Committed

Le tre ambasciatrici portano avanti la filosofia di Liv. Un concetto di inclusione che fa bene al ciclismo, e che attraverso il ciclismo femminile è pronto a dare un esempio a tutti i ciclisti del mondo.

«Diciamocelo con franchezza, in Italia – spiega Serena – quello della bici è un mondo prettamente maschile e rivolto alla competizione. Quindi una come me, donna, che non è mai stata interessata all’agonismo… Ho sempre pensato di essere tagliata fuori dal ciclismo. Invece è una passione in grado di smuovere il mondo e Liv vuole comunicare tutto ciò. Il mio messaggio dell’inclusione che parte dalla famiglia ripercorre in modo parallelo questo pensiero. Soprattutto anche cercare di far capire alle donne che questo sport è adatto a loro. In molti casi c’è il marito che va troppo forte, trovare un gruppo alla propria portata non è mai semplice e spesso questo porta ad abbandonare le due ruote e non sentirsi adatti. 

«Creare gruppi di donne – conclude – che abbiano voglia di pedalare solo per il piacere di farlo è il mio obiettivo per il 2023. In Liv ho trovato supporto e persone che la pensano esattamente come me. Inclusione e uscire dallo stereotipo della competizione a testa bassa. Una donna, una mamma, non ha sempre la possibilità di allenarsi ed essere competitiva rimanendo quindi indietro.  Invece bisogna mettere da parte i sensi di colpa e godersi ogni uscita in sella».

Devote Advance: la bici tuttofare di Liv

30.11.2022
3 min
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Liv, noto marchio legato al ciclismo femminile, presenta Devote Advance: il suo nuovo modello “tuttofare”. Una bici adatta ad affrontare qualsiasi viaggio: dal bikepacking fino al gravel puro. Devote Advance permette di godersi le uscite di ogni giorno, decidete dove andare e lei vi accompagnerà. 

Avventurosa

Il telaio Advanced-Grade Composite, super resistente e costruito in alluminio Aluxx assorbe le vibrazioni, qualunque sia la superficie da affrontare. Il tutto grazie anche al supporto fornito dalla forcella full-composite. Lo spazio per i copertoni, da 45 millimetri, è la prova che la Devote Advance è studiata per ogni situazione.

Sul telaio è possibile aggiungere i supporti per i portapacchi, accessori e tre borracce. Il passaggio cavi è totalmente integrato, per un design pulito. Il reggisella Giant Contact Switch ne aumenta considerevolmente il comfort.

Da sinistra Marta Villa, Serena Cugno, Eleonora Delnevo e Stefania Valsecchi
Da sinistra Marta Villa, Serena Cugno, Eleonora Delnevo e Stefania Valsecchi

Dettagli

Il design non nasconde comunque un animo racing, questo grazie alla tecnologia Compact Road. Il tubo orizzontale inclinato verso il basso crea dei triangoli anteriori e posteriori più piccoli, così da avere una bici più leggera e rigida. Oltre a queste caratteristiche tecniche la tecnologia Compact Road permette a tutte le taglie di avere una “vestibilità” più ampia. 

Il gruppo utilizzato sulla Devote Advance è lo Sram Rival eTap AXS a dodici velocità. I copertoni in dotazione, invece, sono i Maxxis Rambler, 700x45c con tecnologia tubeless. Questa bici verrà utilizzata anche da Serena Cugno, nuova ambassador Liv. Lei ed il marito hanno creato Myfamilybike ed insieme organizzano viaggi in bicicletta per famiglie.

Liv

Con Rachele da LIV, un viaggio sul treno di Monaco

10.09.2022
5 min
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Rachele Barbieri si muove attraverso lo stand LIV all’Italian Bike Festival con i passi timidi dell’ospite e gli occhi puntati addosso (in apertura è con Marta Villa di LIV). Per la campionessa europea dell’omnium è la meritata accoglienza, strappata fra un allenamento e l’altro a Montichiari, sulla strada dei campionati italiani su pista, la Tre Giorni di Aigle e dulcis in fundo i mondiali di Parigi.

Il passaggio alla LIV Racing Xstra è stato un cambio di vita e di prospettive. E così ora, raccontandosi ai giornalisti presenti, le parole che più ricorrono sono onore, responsabilità e organizzazione. E pur avendo ammesso che all’inizio dell’anno avrebbe firmato per una stagione come questa, che le ha portato anche il bronzo nella gara europea su strada, capisci che in fondo agli occhi c’è la sana insoddisfazione degli atleti di rango. La molla che li spinge a pretendere sempre più da se stessi.

Nella volata degli europei, il colpo di reni di Barbieri le ha permesso di conquistare il bronzo
Nella volata degli europei, il colpo di reni di Barbieri le ha permesso di conquistare il bronzo

E così, a margine della passerella e del racconto delle cinque bici a sua disposizione, torniamo a quattr’occhi con Rachele proprio al giorno di Monaco. Quando il treno azzurro ha preso in mano la corsa e ha disfatto quello delle olandesi e ha lanciato Elisa Balsamo nella volata contro Lorena Wiebes. Non abbiamo vinto, ma il modo in cui le azzurre hanno gestito il finale è stato notato e apprezzato da tutti. Il racconto di Giorgia Bronzini al riguardo è il motivo per cui chiediamo a Rachele di raccontarci quel finale.

Comè è andata?

E’ stato un finale molto bello, diciamo che è stato studiato da lontano. Già prima di partire, l’idea di arrivare in volata era l’ultima opzione. Volevamo provare ad attaccare per non portare Lorena in volata, ma allo stesso tempo sapevamo che Elisa poteva giocarsela e quindi anche in volata non ci sentivamo sconfitte.

Dopo l’arrivo degli europei, le azzurre hanno rivisto il video della volata nel telefono di Elisabetta Borgia
Dopo l’arrivo degli europei, le azzurre hanno rivisto il video della volata nel telefono di Elisabetta Borgia
Per attaccare, avete attaccato…

La gara è stata abbastanza tirata, abbiamo provato appunto a portare via qualche fuga, ma non è andata. Per cui a quel punto ci siamo metallizzate 100 per cento sulla volata di Elisa. Ed è stato bellissimo rivederla.

Da dentro non si vede molto…

Viverla è stato bello, ma naturalmente quando sei in gara capisci un po’ meno. Rivederla dopo è stato emozionante. Anche le mie compagne mi hanno detto che abbiamo fatto un treno proprio bello. C’era a sinistra quello dell’Olanda e a destra il nostro. Temevamo che con le atlete che avevano in partenza fosse difficile fare un treno al loro livello, invece abbiamo dimostrato che il nostro è stato addirittura meglio.

E’ venuto come lo avevate pensato? 

E’ stato questione di attimi. Abbiamo lanciato benissimo il treno con Arianna Fidanza ed Elena Cecchini che hanno fatto un bellissimo lavoro prima di entrare nella curva finale, dove ha preso la testa Maria Giulia (Confalonieri, ndr).

Confalonieri, Balsamo, Fidanza, Barbieri, Guarischi, Sanguineti: le azzurre di Monaco
Confalonieri, Balsamo, Fidanza, Barbieri, Guarischi, Sanguineti: le azzurre di Monaco
Poi?

Ha proseguito Barbara (Guarischi, ndr), che ha fatto un lavoro eccezionale, perché ha cercato di tenere il più a lungo possibile. E a quel punto è partita Yaya (Sanguineti, ndr) e dopo spettava a me fare il lavoro finale.

Cosa dovevi fare?

Mi era stato detto di tirare dritto fino all’arrivo, per cercare di fare una volata esplosiva e lanciare Elisa alla migliore velocità e nella migliore condizione. E’ quello che ho fatto, poi onestamente per un attimo mi sono rialzata. Perché un po’ la stanchezza un po’ tutto… Poi ho visto che ero lì e mi sono detta: «Perché no?». E ho provato a dare il colpo di reni, che mi ha permesso fare il terzo posto.

Inatteso o ci poteva stare?

Sono molto contenta, anche se come ho detto e come ho dichiarato in tutte le interviste, non era quello il mio obiettivo. Volevo solo lasciare Elisa nelle migliori le condizioni. E’ stata una bella volata, soprattutto è stato bello viversela, perché sin da dopo l’arrivo non si capiva chi avesse vinto. Elisa guardava Lorena, Lorena guarda Elisa.

Rachele Barbieri ha risposto alle domande della stampa prima di tornare alla preparazione in pista
Rachele Barbieri ha risposto alle domande della stampa prima di tornare alla preparazione in pista
E voi?

C’era lì Elisabetta (Borgia, mental coach della nazionale, ndr) che ci ha fatto vedere il video e stavamo veramente tutte insieme aspettando l’esito finale. E’ stata molto bella anche la sincerità e l’onestà di Elisa che ci ha ringraziato tutte. «Comunque sia – ha detto – vi ringrazio tanto per quello che avete fatto». E’ sempre un piacere, quando lavori per qualcuno, che ti venga riconosciuto così tanto. E’ stato una bellissimo europeo e una bella esperienza per me. Era la prima esperienza nella categoria elite.

Possibile che in quel treno ci fosse anche l’affiatamento di anni insieme nei quartetti?

Di sicuro io non avevo mai corso con loro su strada, in una gara così importante. Però abbiamo mostrato molto affiatamento e questo secondo me sta nella professionalità di noi ragazze. Quando siamo avversarie, ci scanniamo all’impossibile. Ma quando siamo in una squadra insieme, siamo in grado sempre di mettere da parte tutte le rivalità e sappiamo farne una forza.

Faulkner, due tappe al Giro. Ecco la sua LIV Langma

10.07.2022
4 min
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Con quale bici si vince la tappa regina del Giro d’Italia Donne, resistendo al ritorno di Cavalli, Van Vleuten e Longo Borghini? C’è riuscita ieri Kristen Faulkner, l’atleta americana di 29 anni, che corre con la Bike Exchange-Jayco e a San Lorenzo Dorsino si è sciroppata 73 chilometri di fuga, sulla sua LIV Langma Advanced Pro Disc, arrivando con 59 secondi su Cavalli.

«E’ stata davvero dura – ha detto – sapevo che il modo migliore per vincere la tappa era partire da lontano, quindi sulla prima salita, neanche 20 chilometri dopo la partenza, Gaia Realini è partita e io sono andata con lei. E’ stata una gara di resilienza, la tappa di Cesena è stata piuttosto dura per me per la disidratazione, mentre ieri Amanda Spratt e Georgia Baker non sono partite per il Covid, quindi è stato davvero speciale restare forti e mostrare l’unione della nostra squadra e come non lasciamo che nulla ci abbatta».

Faulkner ha portato la sua LIV al successo dopo 73 chilometri di fuga
Faulkner ha portato la sua LIV al successo dopo 73 chilometri di fuga

Il cuore della Langma

Faulkner ha portato per tutto il giorno sulle salite del Trentino la stessa bici in dotazione alle ragazze del team ufficiale LIV-Xstra. Mentre gli uomini della Bike Exchange-Jayco corrono con bici Giant, alle ragazze è stato fornito il modello di punta di LIV, brand femminile del gruppo taiwanese.

Il cuore della Langma è un telaio ultraleggero in carbonio Advanced Grade, che offre un ottimo rapporto fra rigidità e peso per una reattività ed esplosività senza pari. I tubi hanno sezione ellittica troncata. 

In discesa nella tappa di ieri. La conformazione dell’obliquo rende la LIV molto guidabile
In discesa nella tappa di ieri. La conformazione dell’obliquo rende la LIV molto guidabile

L’obliquo è rettangolare e massiccio, mentre l’orizzontale è sovradimensionato. Essi lavorano all’unisono per fornire precisione di sterzata e maggiore resistenza alla torsione, offrendo una rigidità di guida e di pedalata senza precedenti.

Stabile nelle curve

Interessante anche la concezione del cannotto di sterzo. I cuscinetti della serie sterzo sono sovradimensionati (1-1/2” inferiore, 1-1/4” superiore) e il tubo è conico, lavorando in armonia per fornire la massima rigidità dell’anteriore.

«Mi sento molto stabile sulla bici – ha confermato Faulkner dopo la tappa di ieri – risponde molto bene, soprattutto nelle curve in discesa. Ce sono state molto critiche in questa tappa. Anche quando piove e la strada è scivolosa e me ne sono accorta al Giro di Svizzera. E’ stabile e sicura. E sono riuscita a esprimere una bella potenza, senza mai avere la sensazione che la pioggia rendesse pericoloso oppure ostacolasse il mio avanzare. E questo grazie alla bici».

Posizione avanzata

Faulkner pedala con altezza di sella di 69,5 e un discreto avanzamento, per avere una posizione aggressiva e reattiva: un’impostazione che le viene anche dall’attitudine per le crono. Oltre alla tappa di montagna di ieri, l’americana ha vinto anche il prologo di Cagliari, conquistando la prima maglia rosa (foto di apertura).

I freni a disco integrati flat mount offrono la sicurezza necessaria per mantenere la velocità anche in curva e pedalare in condizioni meteorologiche variabili, come testimoniato dall’atleta americana. Ieri il meteo è stato tutt’altro che incerto, ma l’impianto frenante è stato piuttosto stressato dalle discese veloci e tecniche di tutta la tappa. La Langma può ospitare anche pneumatici fino a 32 millimetri, anche se l’atleta americana utilizza sempre Tubolari vittoria da 28, montati su ruote Cadex da 42 millimetri di altezza.

La LIV Langma Advanced Pro Disc è leggerissima: 6,8 chili
La LIV Langma Advanced Pro Disc è leggerissima: 6,8 chili

Quanto al resto dei componenti, spicca la sella Alacra Sl, disegnata proprio per il pubblico femminile. La forma riduce la pressione, il telaio è in lega superleggera. Il design del naso largo e corto offre più supporto in varie posizioni di guida.

A Kristen Faulkner non resta che la tappa di Padova di oggi, poi il suo Giro sarà concluso e l’americana potrà tirare il fiato. E magari riposerà anche la sua bici Liv…

LIV Macha Pro: il nostro test e il parere di Rachele Barbieri

Giada Gambino
04.06.2022
4 min
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Scarpe LIV Macha Pro, ossia disegnate e realizzate per l’utente donna. Noi le abbiamo provate in questa parte di stagione in cui l’estate è esplosa con particolare veemenza, mettendoci a dura prova.

La resa delle Macha Pro in fase di spinta è notevole: sensazione riscontrata immediatamente
La resa delle Macha Pro in fase di spinta è notevole: sensazione riscontrata immediatamente

La prova su strada

Le nuove scarpe LIV Macha Pro sono super leggere, comode e si adattano perfettamente anche ad un piede magro. La chiusura con i Boa permette che la scarpa si stringa e si modelli perfettamente sul piede.

In più dopo parecchi chilometri ci si rende conto che questa scarpe traspirano molto e rendono piacevoli gli allenamenti anche a temperature elevate. E poi, cosa che non guasta affatto, sono belle, femminili e, soprattutto, dal momento che sono interamente bianche, anche molto eleganti.

La suola è in carbonio, le cuciture sono come saldature: la Macha Pro è leggera e filante
La suola è in carbonio, le cuciture sono come saldature: la Macha Pro è leggera e filante

Cuciture invisibili

Entrando nel dettaglio tecnico, la tomaia è realizzata in poliuretano rivestito in rete e microforato al laser. Questo garantisce resistenza a lungo e la massima ventilazione. Le cuciture sono come saldate e questo riduce il peso, aumenta l’elasticità e dà alla scarpa un profilo snello.

Il tallone in TPU stampato ad iniezione garantisce una vestibilità aderente, eliminando lo scivolamento del tallone. Il collo è foderato in microfibra, mentre la soletta TransTexturaPlus ™, traspirante e removibile, consente di sfuggire al calore, mantiene i piedi freschi e offre la possibilità di regolare il supporto dell’arco plantare.

Suola in carbonio e doppio BOA

La suola appartiene invece alla nuova generazione ExoBeam, realizzata con una doppia piastra di carbonio che riduce il peso e aumenta la rigidità e l’efficienza nella fase di spinta. Inoltre riduce lo sforzo sulle articolazioni del ginocchio e della caviglia.

La chiusura a doppio BOA, distribuisce ottimamente la pressione e questo, unitamente al tallone imbottito e all’omogeneità della tomaia permette di bloccare il piede, personalizzando la chiusura senza rinunciare a un sol grammo di comfort. La microregolazione offre infatti una vestibilità e un supporto insuperabili.

Rachele Barbieri utilizza le LIV Macha Pro dall’inverno. Qui al Trofeo Binda
Rachele Barbieri utilizza le LIV Macha Pro dall’inverno. Qui al Trofeo Binda

Il parere di una pro’

Abbiamo chiesto il parere di Rachele Barbieri, atleta azzurra del team Liv Racing Xstra, che sta utilizzando le LIV Macha Pro dal momento in cui sono uscite.

«All’inizio soprattutto sul pavé – ci ha detto – non ero perfettamente a mio agio, poi sono venuti i tecnici LIV per farci le suole su misura e da quel momento sono state perfette. Sono rigide quanto basta, ma il piede sta comodo e abbastanza stretto. Nonostante siano bianche, ho fatto tutto l’inverno con il primo paio e sono ancora abbastanza pulite. Il materiale è molto valido e non si rovina con l’uso intenso. La chiusura con i Boa è molto comoda sia in gara che in allenamento».

Le LIV Macha Pro sono disponibili in due colorazioni: White e Blur. In entrambi i casi, il prezzo alla vendita, come indicato nel sito di Liv, è di 299,99 euro.

LIV CYCLING

Liv, dall’impegno per le donne al Tour

21.04.2022
3 min
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Per il terzo anno di fila ritorna “Liv Committed”, la campagna promossa a livello globale dal marchio Liv per sottolineare il legame che unisce fra di loro le donne grazie alla passione comune per la bicicletta (foto apertura Luke Frazier). Nel 2021 tema della campagna era stato la celebrazione della resilienza che la comunità femminile a due ruote aveva mostrato nei confronti della pandemia Covid. Per quest’anno si è deciso di puntare su temi quali l’impegno, l’inclusività e l’uguaglianza nel mondo del ciclismo. Lo slogan scelto per l’edizione 2022 è “We’re All Inn”.

Un video e nuove testimonial

Per promuovere la nuova campagna è stato realizzato un video che vede protagoniste le nuove testimonial del brand. Stiamo parlando in particolare della tredicenne Tayte Proulx – Royds del Liv off-road team, di Allysa Seely che alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ha bissato l’oro conquistato nel triathlon a Rio 2016, prima donna nella storia a farlo. Accanto a loro troviamo i membri di The Black Foxes, l’associazione internazionale che riunisce ciclisti di colore come Alexa Everson e Shequaya Bailey. Una menzione particolare va sicuramente fatta per Vanessa Lebrun in quanto si tratta della marketing manager di Liv per il Canada.

Nel video ogni ragazza parla della propria passione legata alla bicicletta raccontandoci cosa significa per ciascuna di loro andare “all in”.

La nuova campagna “Liv Committed” sarà promossa a livello globale per tutto il 2022 in più di 50 paesi, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Australia, Canada, Taiwan, Giappone, Corea e Paesi Bassi. L’obiettivo finale è quello di raggiungere complessivamente 16 milioni di persone.

Team femminile LivRacing Xstra (foto Jeff Clark Photography)
Team femminile LivRacing Xstra (foto Jeff Clark Photography)

Dalle pro’ al Tour

Liv è da qualche anno presente anche nel mondo del ciclismo professionistico femminile. Sono infatti ben due i team che utilizzano bici Liv e gareggiano nell’UCI Women’s WorldTour. Stiamo parlando del Liv Racing Xstra e della BikeExchange-Jayco. In entrambe le formazioni gareggiano alcune delle migliori cicliste italiane come Rachele Barbieri, Katia Ragusa e Arianna Fidanza.

Per tutte loro c’è una bellissima novità in arrivo. Stiamo parlando della prima edizione del Tour de France Femmes avec Zwift. Liv sarà partner della manifestazione sponsorizzando la maglia bianca riservata alla migliore giovane.

Il brand taiwanese è andato oltre offrendo a due fortunati la possibilità di vivere da vicino la partenza della corsa a tappe francese. Lo scorso 19 aprile è stato lanciato un concorso grazie al quale due persone potranno vincere un viaggio e soprattutto vivere un’esperienza da VIP in occasione della tappa di apertura della corsa in programma a Parigi il prossimo 24 luglio.

L’obiettivo di Liv è sempre stato quello di unire le donne grazie alla passione per la bicicletta
L’obiettivo di Liv è sempre stato quello di unire le donne grazie alla passione per la bicicletta

Chiudiamo con un pensiero di Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidente di Giant Group:

«In qualità di marchio impegnato in favore delle donne, continueremo a cercare attivamente modi per coinvolgere più donne sia nello sport che nel mondo del lavoro. Per noi, dare il massimo significa accogliere tutte le donne nel ciclismo femminile, indipendentemente dal fatto che si tratti di atlete o semplicemente di donne che vogliono andare in bici».

Liv