Spesso quello che si vede non è quello che si può mostrare. E’ successo all’Italian Bike Festival, con bici che abbiamo da parte pronti per mostrarvele e si è ripetuto alla Roc d’Azur. Nel maxi evento di Frejus, in Costa Azzurra, Van Rysel ha messo appena un po’ alla finestra la sua nuova bici da ciclocross, svelata appena pochi giorni dopo l’annuncio del team ufficiale, composto dal campione di Francia Joshua Dubau, oltre a Romain Seigle che fino al 2021 correva alla Groupama-FDJ e Lucas Dubau.
Non solo strada
Il marchio francese continua a muovere i suoi passi verso un’offerta completa al 100 per cento e a ben vedere quello che mancava erano le bici. In occasione di un incontro con i suoi vertici nella tappa di Dunkerque del Tour de France, ci eravamo limitati a parlare dell’impegno per l’abbigliamento della Cofidis e della possibile fornitura futura di biciclette.
«Le bici – aveva spiegato Marion Gachies, responsabile della comunicazione – non saranno pronte per il prossimo anno, ma ci stiamo lavorando con alcuni atleti. Nel 2023 saranno pronte quelle da crono su cui avviare lo sviluppo. Sono loro il vero fronte della sfida, perché fornire le bici a una squadra WorldTour significa essere al top per quelle da strada e quelle da crono. Nel 2024 saremo pronti e allora magari ci aggiorneremo per riparlarne».
Nel team Van Rysel corrono i fratelli Dubau e l’esperto Siegle (foto Louis Legon)La Van Rysel da cross ha corso anche ieri in Coppa del mondo a Tabor (foto Louis Legon)La Van Rysel da cross ha il telaio in carbonio, è montata Sram e ha ruote Duke (foto Louis Legon)
La nascita del Team Van Rysel di ciclocross è il modo per iniziare a occupare il terreno, con l’appoggio di Peltrax, colosso francese nel mondo del bricolage e non solo.
I tre atleti avranno in calendario eventi sul territorio fracese, ma prenderanno parte anche a prove di Coppa del mondo e ad altri eventi internazionali.
Monocorona Sram Red
Quello che si è visto e non si può mostrare è il primo volto della RCX da ciclocross, ammesso che sarà questo il suo nome e che al momento della presentazione non sarà stat rivoluzionata. Dall’azienda francese confermano che il lancio ufficiale potrebbe avere luogo a marzo-aprile 2023, ma non ci sono per ora dettagli più precisi.
La sigla RCX potrebbe denotare il modello da ciclocross di Van Rysel (foto Louis Legon)La sigla RCX potrebbe denotare il modello da ciclocross di Van Rysel (foto Louis Legon)
La bici ha telaio in carbonio, è montata con gruppo Sram Red e ha ruote Duke con coperture Challenge. Geometria estremamente race, con l’innesto degli obliqui sul piantone ben al di sotto del nodo di sella, per un orientamento di rigidità e leggerezza molto diffuso. Il tubo orizzontale in realtà ha un andamento arcuato che incide sul comfort e la reattività della bici.
Per quello che è dato capire al momento, la componentistica per il team ufficiale vede manubrio, attacco e reggisella di FSA e la sella Fizik.
Joshua Dubau ha già portato la nuova bici alla vittoria in Coppa di Francia (foto Facebook)Joshua Dubau ha già portato la nuova bici alla vittoria in Coppa di Francia (foto Facebook)
Altro per ora non è dato di sapere, salvo annotare che il campione francese ha portato alla vittoria la sua maglia tricolore e la sua nuova bici nella gara di Vouille. Per il resto, restiamo in osservazione, certi che presto altri indizi verranno alla luce.
La valigia del corridore per il Tour contiene piccoli spicchi del suo mondo e tutto quello che potrà servirgli nelle tre settimane della corsa. La valigia grande e il trolley da portare sempre con sé, quello in cui si mettono il computer, le scarpe, il casco e un completo da gara, casomai il bagaglio più voluminoso si perdesse fra un trasferimento e l’altro. Noi abbiamo chiesto a Benjamin Thomas di fotografare la sua valigia e da lì siamo partiti per raccontare l’azienda che produce l’abbigliamento per la Cofidis. Si chiama Van Rysel ed è il top di gamma di Decathlon: negozi che tutti, chi più chi meno, ben conoscono essendoci entrati almeno una volta nella vita per comprare o solo per curiosare.
Questo è il trolley di Benjamin Thomas. Completo Van Rysel, accessori, scarpini e computerQuesto è il trolley di Benjamin Thomas. Completo Van Rysel, accessori, scarpini e computer
Lo staff al completo
In questi giorni francesi, è stato interessante rendersi conto di come attorno alla squadra ci sia un andirivieni di tecnici che parlano con i corridori e annotano le loro richieste. Finché al via della tappa di Lille abbiamo incontrato lo staff di Van Rysel e, grazie a Marion Gachies che fino a poco tempo fa lavorava all’ufficio stampa della FDJ, abbiamo cercato di capire il legame fra il nuovo marchio e Decathlon, fra Decathlon e il WorldTour.
«Nel 2019 – spiega Marion, Partnership Leader dell’azienda – Decathlon è cambiata e ha smesso di essere un brand unico. E’ nato Van Rysel, che è il top di gamma dell’azienda. Btwin è rimasto per i bambini e per la mobilità urbana. Van Rysel produce tutto ciò che può servire a un corridore. Dalla bici alle scarpe, passando per casco, occhiali e abbigliamento. La differenza rispetto al precedente coinvolgimento con una squadra, è che ora i nostri prodotti sono realizzati con la collaborazione degli atleti».
Al Tour, lo staff Van Rysel. Da sinistra: Marion Gachies, Claire Fernandes, Nicolas Pierron, Guillaume PichotAl Tour, lo staff Van Rysel. Da sinistra: Marion Gachies, Claire Fernandes, Nicolas Pierron, Guillaume Pichot
Da Nocentini al futuro
I primi infatti, lo ricordiamo bene, furono nel 2007 i corridori della Ag2R in cui correva Rinaldo Nocentini. Il team venne rifornito con prodotti Btwin e poco gli fu consentito di cambiare rispetto alla dotazione standard. Rispetto ad allora, la differenza è evidente.
«Era importante per noi sviluppare il prodotto – spiega Nicolas Pierron, responsabile di Van Rysel – e ora penso che il livello sia decisamente alto. Per un team WorldTour servono prodotti di elevata tecnologia, sviluppati da corridori che abbiano una buona sensibilità nel dare indicazioni. All’interno di Decathlon abbiamo un gruppo di persone concentrate su questo progetto, con l’obiettivo di tornare in gruppo anche con i nostri caschi, gli occhiali e le bici».
Nel 2007, la Ag2R corre con abbigliamento e bici Btwin di Decathlon: ecco il nostro NocentiniNel 2007, la Ag2R corre con abbigliamento e bici Btwin di Decathlon: ecco il nostro Nocentini
Ripartiti da zero
Per ora si tratta di abbigliamento, con capi di cui vi abbiamo già detto nei giorni scorsi, il cui sviluppo è affidato a Guillaume Pichot.
«Abbiamo cominciato da zero – spiega – raccogliendo le esigenze specifiche dei corridori, a partire dalla vestibilità, passando poi all’aerodinamica e la traspirabilità. Abbiamo fatto parecchi meeting fra noi e con la squadra. Abbiamo individuato i giusti tessuti e sviluppato un fitting su misura per i corridori, che continuano a fornirci i loro feedback. Per arrivare alla maglia attualmente in uso, abbiamo lavorato per un anno, con passaggi in galleria del vento per essere certi di essere sulla strada giusta. Per il Tour abbiamo fornito un kit specifico e un altro è in fase di realizzazione per la Vuelta».
Calzini rigati per l’aerodinamica: lo studio sui prodotti Van Rysel è al livello top di gamma
Anche le maniche hanno una lavorazione aerodinamica e il fondo a taglio vivo (Mathilde L’Azou)
Il tessuto della salopette su SImon Geschke, attuale maglia a pois
In questi giorni di caldo torrido, la maglia deve essere aerata, ma anche proteggere dai raggi UV (Mathilde L’Azou)
I corridori danno quotidianamente i loro feedback. Ora si lavora a un kit per la Vuelta (Mathilde L’Azou)
Calzini rigati per l’aerodinamica: lo studio sui prodotti Van Rysel è al livello top di gamma
Anche le maniche hanno una lavorazione aerodinamica (Mathilde L’Azou)
Il tessuto della salopette su SImon Geschke, attuale maglia a pois
In questi giorni di caldo torrido, la maglia deve essere aerata, ma anche proteggere dai raggi UV (Mathilde L’Azou)
I corridori danno quotidianamente i loro feedback. Ora si lavora a un kit per la Vuelta (Mathilde L’Azou)
Corridori tester
I corridori partecipano allo sviluppo e l’entusiasmo che traspare dalle parole di Pichot parla certo della sua esperienza, ma anche della continua scoperta all’impatto con un mondo così stimolante.
«Gli atleti propongono giornalmente delle modifiche – ammette – che secondo loro permetterebbero di essere più efficienti. Ne abbiamo alcuni cui ci rivolgiamo più che ad altri. Penso al nostro leader Guillaume Martin, come pure a Izagirre. E poi c’è Walscheid, in quanto specialista delle crono e anche Anthony Perez. Con loro stiamo ragionando sul discorso Vuelta, per alcuni cambiamenti che consentano di essere più veloci. All’interno del gruppo Van Rysel c’è un ingegnere che si occupa solo del team».
Guillaume Martin in azione alla Planche des Belles Filles
Walscheid, ora impegnato al Tour, è uno dei tester di Van Rysel
Guillaume Martin in azione alla Planche des Belles Filles
Walscheid, ora impegnato al Tour, è uno dei tester di Van Rysel
Nel 2024 le bici
E se per ora si parla di abbigliamento, il progetto è ben più ambizioso e vorrebbe portare nel team la dotazione a 360°. In una fase in cui dagli sponsor tecnici arrivano materiale e soldi, si tratta di una scelta contro corrente. E se da una parte non dubitiamo che un colosso come Decathlon disponga della liquidità per pagare la sua presenza, dall’altro è interessante capire che la fornitura di bici avverrà quando saranno certi di avere prodotti all’altezza.
«Le bici – spiega di nuovo Marion Gachies – non saranno pronte per il prossimo anno, ma ci stiamo lavorando con alcuni atleti. Nel 2023 saranno pronte quelle da crono su cui avviare lo sviluppo. Sono loro il vero fronte della sfida, perché fornire le bici a una squadra WorldTour significa essere al top per quelle da strada e quelle da crono. Nel 2024 saremo pronti e allora magari ci aggiorneremo per riparlarne».
La maglia ufficiale del Team Cofidis firmata Van Rysel e da tutti i corridori (Mathilde L’Azou)La maglia ufficiale del Team Cofidis firmata Van Rysel e da tutti i corridori (Mathilde L’Azou)
L’origine del nome
Prima di andare via, Marion toglie l’ultima curiosità: perché Van Rysel? «Semplice – sorride – ecco spiegato. “Van” in fiammingo significa “da”, nel senso della provenienza. “Rysel” ugualmente in fiammingo è il nome di Lille, questa città nelle Fiandre francesi in cui ha sede il centro ricerche e sviluppo dei nostri prodotti. Quindi Van Rysel significa “da Lille”, ma così suona decisamente meglio».
Poi si allontana con il suo team, di cui fa parte anche la designer Claire Fernandes che per tutto il tempo se ne è rimasta in disparte. La sfida è interessante. A Benjamin Thomas e ai suoi compagni sono stati forniti 52 articoli per ogni esigenza. Preparare la valigia per il Tour in mezzo a tanta abbondanza non sarà stato poi troppo difficile.
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Viviani esce, Cimolai entra. La Cofidis non rinuncia alla componente italiana e aggiunge il velocista friulano a Simone Consonni, che spunta alla sua sinistra nella foto di apertura e che il team ha pensato bene di tenersi ben stretto. E così “Cimo” torna in Francia dopo aver già varcato le Alpi nel 2017 assieme all’amico Guarnieri, compagno nei dilettanti e per due stagioni alla Liquigas, quando insieme andarono nell’attuale Groupama-Fdj.
Lille, il primo assaggio
Il primo contatto c’è già stato nella sede della squadra a Lille: c’erano tutti tranne Consonni che poco lontano, a Roubaix, stava vincendo il mondiale del quartetto. Appuntamento per la burocrazia e la conoscenza, da cui tuttavia Davide ha iniziato a trarre le prime sensazioni. E così, strappandolo per qualche minuto alla quiete del primo inverno da padre di famiglia, gli chiediamo di raccontarci il ritorno in Francia e che cosa significherà per lui questa nuova esperienza.
Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?
«Sono già stato in una squadra francese – conferma – ci sono pro e contro rispetto alle altre. I pro sono che c’è molta meno pressione sugli atleti per quanto riguarda i risultati. I contro sono che soprattutto il personale ha un approccio piuttosto rigido col lavoro. Se i massaggiatori finiscono il loro turno alle 20, alle 20 il massaggio finisce. Non voglio dire che sia meglio o peggio rispetto a quelli che tirano dritto. Dico solo che è diverso e bisogna abituarsi».
Una risata. Un commento di favore alla nomina in nazionale di Bennati, con cui ha corso due anni in Liquigas, poi il discorso prosegue.
Che cosa ti è parso al primo impatto?
Sono cose buone. Nel cambiare squadra, qualche dubbio c’è sempre, perché sai cosa lasci e non cosa trovi. Devi conoscere il personale e tutti i compagni. Però cercavo e ho trovato un ambiente in cui provare a fare risultato. Ci sono già due ritiri organizzati per dicembre, ho Damiani come direttore sportivo di riferimento. C’è tutto per fare bene. Immagino che se Viviani non si sia trovato bene è perché se arrivi da Sky e Deceuninck, fai fatica a trovare un ambiente migliore.
Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick StepAl Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Quando è nato il contatto?
Dopo il Giro. Cercavano un corridore veloce, capace di giocarsi le corse e di fare punti. E’ quello che voglio anche io. Non sono il solo velocista, ovvio che Consonni avrà più spazio e che a volte dovrò sacrificarmi per Coquard. Ma l’obiettivo di cui abbiamo parlato sarà quello di non incrociarci o sovrapporci troppo. Comunque dei programmi parleremo seriamente a dicembre. Mi hanno chiesto quale sia la mia idea e ho notato con piacere che coincide con la loro.
Di quale idea parliamo?
Quest’anno ho smesso di correre il 21 agosto, quando ho lasciato la Vuelta. Ho la fortuna di non prendere peso, altrimenti sarebbero guai. Perciò vorrei cominciare presto a correre per mettere chilometri e ritmo nelle gambe, con la Tirreno e la Sanremo come primi obiettivi veri. Poi il Giro e a quel punto un bello stacco e il finale di stagione con la possibilità eventualmente di andare ai mondiali in Australia. Poi ci saranno le varie ed eventuali, di cui parleremo in ritiro.
Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di FactorHa corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Hai parlato di Damiani e Consonni…
Con Roberto ci ritroviamo. Mi portò lui alla Lampre dalla Liquigas e si creò un bel rapporto, anche se ai tempi era più un manager che un direttore sportivo. Con Consonni abbiamo parlato tanto durante il Giro e tutte le volte che ci siamo incrociati. Sul fronte italiano c’è anche De Rosa, con le cui bici ho corso il primo anno alla Israel Academy. Con Cristiano ho un ottimo rapporto, a Lille c’era anche lui. All’appello manca un solo italiano e mi dispiace molto…
Di chi parli?
Di Alessandro Amadio, nipote di Roberto, che ho scoperto alla Liquigas. Lui è il numero uno assoluto nel suo lavoro di massaggiatore, ma ha avuto una bimba e ha fatto una scelta di vita, accettando un lavoro in ospedale. Bene per lui, male per me (sorride, ndr).
Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola MiaStupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Tu dovresti capire che cosa si provi quando arriva una bimba…
Infatti l’ho detto con un sorriso grande così. Anche io per il momento me la sto godendo e la vedo crescere. Però sento crescere anche la voglia di ripartire, di riprendere la mia routine. Sono contento. Partii per il Giro senza avere un contratto e ora l’ho trovato per i prossimi due anni. Vasseur, il team manager, mi ha fatto una gran bella impressione. Si respira aria di famiglia e mi hanno già detto che gli piacerebbe continuare con me anche dopo questo primo contratto, da vedere in che ruolo…
Da tecnico?
No, proprio no. Nel ciclismo non mi vedrete mai in un ruolo diverso da quello di corridore. Da vedere in che ruolo nel senso se da velocista leader o uomo squadra. Ma ci penseremo fra due anni. Adesso si ricomincia e si prova a vincere.
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