Stoll S1 Race, la Bugatti Veyron delle biciclette

18.04.2024
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La Stoll S1 Race non è solo una bici esclusiva nel prezzo e non è solo una bici da vetrina. E' estremamente performante sotto molti aspetti e una volta portata su strada è gratificazione allo stato puro. Le Lightweight? Certo, influiscono sulla resa tecnica, ma diventano il valore aggiunto e una sorta di ciliegina sulla torta. L'abbiamo provata e vogliamo raccontarla.

Le biciclette Stoll nascono in Svizzera, sono fatte a mano e su ordinazione. Si tratta di un brand di nicchia che, al di là delle caratteristiche tecniche delle versioni, fa della lavorazione del carbonio e delle performance i suoi punti di forza. Ovviamente i prezzi non sono alla portata di tutti. Il kit telaio della S1 Race è proposto ad un listino di 6.950 euro (manubrio escluso).

Abbiamo provato Stoll S1 Race, quella più estremizzata delle tre. Le altre due sono la Gran Turismo e la Strade Bianche. Entriamo nel dettaglio del test.

Muscolosa, ma anche elegante (foto Malaspina)
Muscolosa, ma anche elegante (foto Malaspina)

Carbonio laminato su misura

«Mi mancano due valori molto importanti: l’altezza ed il peso». Dopo aver fornito la scheda tecnica con alcuni dati specifici e relativi alla geometria, Thomas Stoll, titolare dell’azienda, ci contatta tramite il distributore (BikePassion) con l’esigenza di entrare in possesso di queste cifre per laminare il carbonio su misura. Significa che oltre alla taglia, ogni volta che Stoll inizia a costruire una bicicletta anche le tubazioni, con i relativi spessori, sono customizzate. E’ vero, si tratta di una nicchia, ma è bello sapere che esistono anche queste realtà. Nel mondo delle bici non di rado si fanno accostamenti tra le auto di lusso e proprio le biciclette. Paralleli improbabili, ma che rendono bene l’idea del valore, del pregio e anche della tecnologia.

La S1 Race del test

Da considerare una sorta di taglia media, con un valore alla bilancia (rilevato e senza pedali) di 6,5 chilogrammi. La trasmissione è Sram Red AXS 48-35 e 10-33 (il power meter Force è stato montato solo per il test), la sella di Selle Italia modello SLR Kit Carbonio e le ruote Lightweight Obermeyer EVO. Queste ruote sono il modello con la predisposizione agli pneumatici tubeless, con soli 1230 grammi (dichiarati) la coppia. Challenge i copertoncini, con sezione da 25 e modello Strada. Revoloop le camere d’aria, quelle in poliuretano.

La Stoll S1 Race è in carbonio, è un blocco unico, con il reggisella specifico (anche il supporto della sella è in carbonio) ed il manubrio che è una sorta di semi-integrato, decisamente fuori dagli standard. Lo stem è in alluminio, rigidissimo e squadrato nelle forme, si abbina alla perfezione con il disegno della bici, mentre la piega è in carbonio (nasce da un’indea di Stoll). Sono uniti tra loro in modo indissolubile, quasi come un cockpit integrato. Al centro della piega c’è una sorta di maschio (non si vede) che si innesta nell’attacco manubrio. E questa, nell’era della fibra composita a tutti costi è già una particolarità.

Uno sloping “normale”

Il carro posteriore ha una lunghezza di 41,3 centimetri, mentre l’interasse anteriore è lungo 59,8 (rilevati entrambi). Il profilato dello sterzo è alto 15,5 centimetri. L’impatto estetico ci mostra una bici che non ha uno slooping pronunciato e non è eccessivamente compatta, a tutto vantaggio della tanta stabilità che si percepisce in discesa.

Dettagli importanti

La scatola del movimento centrale è larga 92 millimetri e le sedi dei cuscinetti sono press-fit. Nessun compromesso e rigidità sopra ogni cosa. Il blocchetto del reggisella è integrato tra il piantone e l’orizzontale, ma se lo si osserva con attenzione è perfettamente in linea con la tangente dei foderi obliqui. Il nodo sella è una delle sezioni con il maggiore rinforzo ed inspessimento, capace di contrastare anche le forze che arrivano dal retrotreno.

Gli obliqui sono più sottili, ma non presentano rotondità, mentre i foderi bassi hanno sezioni grandi e si allargano ulteriormente man mano che si avvicinano alla scatola centrale. Lo sterzo è massiccio e muscoloso, arrotondato davanti con due vistose nervature che segnano l’innesto di orizzontale ed obliquo. La forcella sembra un braccio umano, con la parte superiore che ricopia “quasi” fedelmente i muscoli deltoide e bicipite.

Come va

Non è solo unica nel suo genere per quanto concerne design, costruzione e prezzo, perché è splendidamente performante. E’ molto rigida e si sente, ma tutta questa rigidità è ben distribuita. Non c’è una porzione della bicicletta che sovrasta l’altra, non c’è una parte della S1 Race che viene soffocata da un componente o da un altro punto del telaio. Inoltre, le Lightweight non fanno altro che dare valore ad una bici superlativa, eppure non sono le ruote a mettere l’accento.

La Stoll S1 Race se utilizzata anche con un paio di ruote standard è comunque ai limiti della perfezione e forse ancor più sfruttabile anche da chi non ha il manico in discesa e dove è necessario sfruttare l’anteriore nell’ingresso in curva a velocità elevata. Nonostante questo, è sempre perfettamente sul filo della linea impostata, senza spingere verso l’esterno e senza dare l’impressione di andare in sottosterzo. Le vibrazioni che arrivano dal basso della forcella e si riflettono sullo sterzo non esistono, a tutto vantaggio di un livello di sicurezza non trascurabile, che può aumentare ulteriormente con degli pneumatici da 28 (soluzione a favore anche del comfort).

Sensazioni positive quando viene rilanciata fuori dalle curve (foto Malaspina)
Sensazioni positive quando viene rilanciata fuori dalle curve (foto Malaspina)

Lode meritata

In salita e durante le accelerazioni mette sul piatto una reattività non comune, zero cedimenti e zero flessioni, ma non scappa via mostrandosi nervosa. Non una è bici comoda. Potremmo affermare che è un po’ per come si mostra in fatto di estetica: muscolosa di certo, ma capace di indossare e portare un abito di Armani. Pensiamo al tempo stesso che il cliente che vede e acquista una bici del genere non cerca il comfort come cardine della performance complessiva.

La comodità da un prodotto del genere deve arrivare prima di tutto da una corretta impostazione in sella e dal giusto equilibrio dei valori della taglia del telaio. La considerazione finale si rivolge al prezzo del kit-telaio, che è sicuramente elevato, ma paradossalmente in linea con alcuni prodotti della mass production attuale, pur sempre di una fascia over the top. La differenza sta nel fatto che una Stoll è cucita su misura, e non è un dettaglio.

Stoll

Facciamo un giro sulla Dogma F oro a Tokyo

28.07.2021
7 min
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La voce raggiante di Fausto Pinarello dopo la vittoria di Carapaz nella prova su strada delle Olimpiadi parlava di passione sportiva e realizzazione professionale. L’ecuadoriano aveva già condotto alla vittoria la nuova Dogma F al Giro di Svizzera, ma in quei giorni la bici era mascherata da F12. Questa volta invece, con un’edizione olimpica che prevedeva la bandiera della nazionale sulla forcella e quella del Giappone al posteriore, la medaglia d’oro è stata il riconoscimento più prestigioso che il trevigiano potesse immaginare.

Laboratorio Ineos

La Dogma F è l’ultima nata dell’azienda trevigiana ed è la bici destinata a dare la svolta, lanciando il brand verso il nuovo quadriennio olimpico, durante il quale vedremo anche il varo della nuova bici da crono. E ancora una volta sarà il Team Ineos il partner dello sviluppo.

La bici è stata tenuta nascosta fino a maggio, poi lo stesso Fausto ha pensato bene di farsi fotografare al Giro d’Italia, nel giorno di riposo di Canazei, mentre ne utilizzava una. La squadra correva ancora con la F12, Bernal con essa ha conquistato la maglia rosa, ma a partire dal Tour è andato in scena il cambiamento. Con la sola eccezione dei freni, non ancora a disco. Ma anche questo è destinato a cambiare a breve. I corridori hanno già le bici così equipaggiate, ma finché Shimano, ancora soffocata dai ritardi Covid, non potrà garantire la fornitura completa di ruote allo squadrone, si resterà con i rim brakes di sempre.

Fibra spaziale

La nuova bici nasce da fibra di carbonio Torayaca T1100 1K, garanzia di altissime prestazioni, grazie alla sinterizzazione che consente un controllo della struttura delle fibre a livello nanometrico. Il risultato è un sostanziale miglioramento delle prestazioni rispetto alle altre fibre di carbonio di Toray, già ampiamente utilizzate nel settore aerospaziale e in altri settori di altissima fascia. A ciò si aggiunge la nuova tecnologia utilizzata per le resine. Tramite l’utilizzo di nanoleghe, si ottimizzano in un colpo solo la resistenza alla trazione e alla compressione, dando vita a materiali pre-impregnati in grado di soddisfare i livelli di prestazioni richiesti dagli elementi strutturali nell’industria aerospaziale e anche da attrezzature sportive di fascia alta.

Il telaio è realizzato con fibra di carbonio Torayaca T1100 1K
Il telaio è realizzato con fibra di carbonio Torayaca T1100 1K

Bici all-round

Utilizzando un materiale così pregiato, gli ingegneri Pinarello e quelli Ineos hanno concepito un telaio aggressivo e filante, che al primo sguardo si fa apprezzare per il nuovo disegno del carro, la rimodulazione dei tubi del triangolo principale e la nuova forcella.

L’innesto dei foderi sul piantone è sottile e ottimamente raccordato. Il triangolo dal perimetro ridotto, che rispecchia una tendenza molto… americana, rende la bici reattiva. Al contempo, il fatto di averlo realizzato con sezioni ridotti (possibile proprio grazie alla altissima qualità del carbonio utilizzato) consente la flessione che rende la bici anche confortevole: quello di cui hanno bisogno i corridori, che qui sopra sono… condannati a starci anche per otto ore. Non è una bici aero e neppure una bici da salita: è una bici all-round che permette al professionista e a chiunque avrà il piacere di utilizzarla di avere vantaggi su ogni terreno.

La Dogma F, come nello stile di Pinarello, è asimmetrica, per compensare le sollecitazioni che sul lato destro vengono imposte dalla catena.

La zona della scatola del movimento centrale è resa più rigida del 12 per cento
La zona della scatola del movimento centrale è resa più rigida del 12 per cento

Nata in galleria

Però all’aerodinamica è stato dedicato più di un occhio. La forcella, innanzitutto. La nuova Onda discende direttamente da quella montata sulla Bolide da crono, con un disegno a lame che le permette di infilarsi nel vento e di mantenere l’ottima manovrabilità della bici.

Restando nel comparto anteriore, un grande apporto al design più filante viene anche dalla completa integrazione dei cavi sul manubrio, con lo sterzo reso più fluido dall’adozione di nuovi cuscinetti più performanti.

Nuovo è anche il disegno del tubo obliquo, con il profilo troncato che accresce la rigidità e insieme riduce la resistenza al vento laterale.

La testa della nuova forcella Onda mette in risalto l’asimmetria della bici
La testa della nuova forcella Onda mette in risalto l’asimmetria della bici

Reggisella in 3D

Osservandola da dietro, con il piantone dalla sezione a lama, si ha davvero il senso di una bici da crono e in questo contesto risalta anche il reggisella, realizzato in un pezzo unico di titanio stampato in 3D dalla tedesca Materialise. 

A Brema sono stati effettuati prima i test di simulazione virtuale, garantendo la stampabilità e l’affidabilità del risultato. Poi il team ha condiviso i progetti stampati in 3D con Pinarello perché conducesse i suoi test su un banco di prova e su strada. Alla fine il componente in titanio è risultato più leggero del 42,5 per cento rispetto alla versione originale in alluminio.

Cura dimagrante

La Dogma F nasce nella doppia versione con freni a disco e rim brakes (che hanno ancora mercato), con una diminuzione di peso di 265 grammi nella misura 53 rispetto alla Dogma F12, 250 grammi nella misura 55 da noi provata.

Il nuovo disegno della scatola del movimento ha permesso di conferire a quella zona così delicata una rigidità superiore del 12 per cento, mentre il computo complessivo della rigidità risulta migliore del 3,2 per centro nella versione con freni tradizionali e del 4,8 per cento rispetto alla versione con freni a disco.

In termini di resa, dati forniti da PiInarello, il miglioramento a 40 km/h è di 1,3 watt che diventano 2,6 watt a 50 km/h, con la sensazione di una bicicletta che ai 40 all’ora ci arriva da sé, poi ha bisogno di una… spintarella.

352 combinazioni

Il telaio della nuova Dogma F è prodotto in 11 misure, cui si sommano 16 misure di manubrio e 2 di reggisella, per un totale di 352 combinazioni. Se proprio un difetto le va trovato, quello è il prezzo. Non è una bici per tutti. Montata con lo Sram Red da noi provato, la quotazione si attesta sui 14 mila euro. Aggiungendo al carrello le Lightweight di questo test, si raggiungono i 17 mila. L’eccellenza ha il suo prezzo. E se il risultato finale è una medaglia d’oro alle Olimpiadi, si capisce che stiamo parlando di una vera macchina da corsa. Quanti di quelli che comprano una Ferrari, del resto, sono in grado di apprezzarla al massimo dei suoi cavalli?