EDITORIALE / Quel duello solo rimandato

24.04.2023
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Bisogna tornare indietro al 1997 di Michele Bartoli per trovare un vincitore di Liegi che sia succeduto a se stesso e fino al 1987 per rintracciare l’ultimo vincitore in maglia iridata: un altro italiano, Moreno Argentin. Nella domenica di Evenepoel, che da domattina sarà nuovamente in ritiro per il Giro, c’è qualcosa che i belgi giustamente celebrano e che aggiunge il campione del mondo a un club di giganti che in questo scorcio di 2023 hanno reso straordinarie le classiche Monumento. Poco importa che il duello con Pogacar non si sia svolto.

Dalla Sanremo e la Roubaix di Van der Poel, passando per il Fiandre di Pogacar. Per vincere la Liegi, Evenepoel ha avuto bisogno di circa 30 chilometri di azione solitaria iniziata dalla Redoute. Un attacco quasi annunciato. Il belga infatti aveva chiaro che la vera differenza si sarebbe fatta nel tratto che conduceva alla Cote de Forges e così è stato. Chiedere a Pidcock per averne conferma.

L’uscita di scena di Pogacar ha cancellato il duello, ma non sminuisce l’impresa di Evenepoel
L’uscita di scena di Pogacar ha cancellato il duello, ma non sminuisce l’impresa di Evenepoel

Assenti e presenti

Ieri sera e ancora oggi sarà difficile non incappare nei commenti che cercheranno di ridimensionarne la vittoria, sostenendo che l’avversario più forte – Tadej Pogacar – sia rimasto presto fuori dai giochi a causa della caduta che ha causato la frattura dello scafoide e la conseguente operazione.

Sia chiaro: l’obiezione non è priva di fondamento, ma ricorrere agli assenti potrebbe spingere a ridimensionare la vittoria dell’Amstel dello sloveno, parlando dell’assenza di Van der Poel, Van Aert e di Evenepoel. Lo sport vive di duelli, ma anche di fortune e sfortune. E bisogna riconoscere che quanto fatto ieri dal 23 enne della Soudal-Quick Step ha avuto del portentoso, allo stesso modo in cui l’anno scorso riuscì a vincere il mondiale dopo la Vuelta, dimostrando di non avere più paura dell’altitudine. Di una cosa siamo tutti sicuri: quel duello è solo rimandato.

La Cote de Saint Roch si è nuovamente riempita di migliaia di tifosi: il duello ne ha richiamati a frotte
La Cote de Saint Roch si è nuovamente riempita di migliaia di tifosi: il duello ne ha richiamati a frotte

Il riscatto del Wolfpack

Una vittoria, quella di Remco, figlia della sua forza, ma anche della dedizione della squadra che lo ha accompagnato. Dedizione e voglia di dimostrare (forse) di non aver completamente perso la capacità di andare forte. Da Alaphilippe a Van Wilder, passando per Vervaecke, Schmid e Serry, la squadra guidata da Peeters e Lodewyck ha preso in mano la corsa anche quando l’uscita di scena di Pogacar avrebbe potuto rimescolare le carte.

Avevano programmato di muoversi dopo la Redoute e hanno tenuto fede al piano. E forse, sempre che Pogacar non avesse in mente di attaccare da molto prima, avere lo sloveno in corsa ancora avrebbe permesso ai corridori del Wolfpack di avere degli alleati per controllare la corsa fino all’attesa (e sfumata) resa dei conti.

«La gente non lo vede – ha commentato Lefevere dopo la corsa – ma Remco e il team quest’anno sono rimasti a casa a dire tanto per quattro giorni. Ritiri, allenamenti in quota, ricognizione dei percorsi. La loro vita è fatta di queste cose ed è bello vederle ripagate dalla vittoria».

E adesso il Giro

Il focus si sposta ora sul Giro d’Italia, dove gli avversari non saranno Pidcock e Buitrago, ma corridori ben più solidi come Roglic, Thomas, Almeida e Vlasov. Eppure la sensazione è che questo Evenepoel abbia chiaro in testa il ruolino di marcia verso la maglia rosa. La crono di apertura gli sorride, i primi arrivi in salita non gli sono ostili. Bisognerà vedere nel fluire dei giorni se la fortuna e la condizione lo assisteranno ancora: il fieno che saprà mettere in cascina fino alla cronometro di Cesena sarà la dote con cui si presenterà alle grandi montagne.

Lo scorso anno alla Vuelta, prima di incorrere in quella disastrosa caduta, Roglic aveva dato a sensazione di poterlo sovrastare nella terza settimana. Ma come nel caso dell’assenza di Pogacar a Liegi, nessuno è in grado di dire come sarebbe finita la Vuelta del 2022: per la rivincita ci sarà da attendere il via da Fossacesia Marina.

Con Remco sul podio Pidcock e Buitrago (posizioni invertite rispetto all’ordine di arrivo). Al Giro il livello sarà più alto
Con Remco sul podio Pidcock e Buitrago (posizioni invertite rispetto all’ordine di arrivo). Al Giro il livello sarà più alto

Ci aspetta un Giro d’Italia tutto da seguire. Con la certezza che Roglic ci arriverà con una condizione stellare e che Thomas, con Tao Geoghegan Hart al fianco, non sarà da meno. Sarà in qualche modo un altro scontro generazionale. E la storia recente dice che i giovani non hanno alcun timore reverenziale.

Ci saremo ovviamente anche noi di bici.PRO pronti a raccontare la corsa rosa per la quarta volta dalla nostra nascita. E quest’anno agli articoli, ai video, le foto e ai post sui nostri social si aggiungerà una bella novità, di cui vi daremo l’annuncio a ridosso della partenza del Giro. Sarà un modo in più per essere in gruppo accanto a noi.

Il Belgio lo aspettava. Evenepoel bis alla Doyenne

23.04.2023
6 min
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Probabilmente se non fosse piovuto si sarebbe presentato a Liegi con tre minuti di vantaggio. Ancora una volta Remco Evenepoel ha fatto uno show dei suoi. Il Belgio lo aspettava. I tifosi sull’arrivo quando è scattato sulla Redoute hanno lanciato un boato. E urlato il suo nome.

Una festa sì, ma il duello tanto atteso della Liegi-Bastogne-Liegi non c’è stato. La caduta di Tadej Pogacar ha compromesso questa domenica di sport. Un duello che quasi era già epico, anche se ancora doveva disputarsi per la prima volta di fatto. Davvero un peccato che non ci sia stato.

Remco Evenepoel conquista la sua seconda Liegi consecutiva
Remco Evenepoel conquista la sua seconda Liegi consecutiva

Superiorità netta

Ma come cantavano anche i Queen “The show must go on”, lo spettacolo deve andare avanti. E così ancora di più la Soudal-Quick Step ha preso in mano la gara. 

Che il campione del mondo stesse bene lo si vedeva a occhio nudo. Pedalava a bocca chiusa quando gli altri ce l’avevano spalancata. Guardava il panorama quando gli altri impugnavano stretto il manubrio e guardano fissi la ruota davanti. Guadagnava terreno quando chi gli stava a ruota Tom Pidcock si staccava perché era in pieno fuorigiri. 

«Remco – ha detto il corridore della Ineos Grenadiers – è stato incredibilmente forte oggi. Non c’era davvero niente da fare. Io ho capito subito che non potevo seguirlo, ma corro per provare a vincere e l’ho seguito lo stesso».

Remco sta bene, mette alla frusta i suoi e l’atteso attacco sulla Redoute non può non arrivare. Tanto più che ha già “consumato” i suoi: per forza deve attaccare. E infatti…

Dopo essere rimasto da solo Evenepoel è stato attentissimo nella guida. In discesa e in curva non ha mai rischiato troppo
Dopo essere rimasto da solo Evenepoel è stato attentissimo nella guida. In discesa e in curva non ha mai rischiato troppo

Sulle uova…

E qui si apre un capitolo interessante. Evenepoel è in fuga, ma non rischia nulla. Anche in settimana vi avevamo detto che non avrebbe osato troppo per tutelare il suo Giro d’Italia. E’ un obiettivo troppo grande quello rosa. E ci lavora da tempo.

E così per radio gli dicono ogni cosa. Pidcock già è un fenomeno di suo in discesa e gli rientra con facilità dopo la Redoute. Remco fa tutto con calma e lucidità. Guida come se stesse pedalando sulle uova.

E lo si vede alla prima curva dopo essere rimasto solo. L’iridato si tira su. Si allarga, stringe, poi si riallarga. Una traiettoria da manuale delle giovani marmotte. Pidcock, ma anche gli altri, invece entrano diretti “a cannone”. Solo su quella curva l’iridato avrà perso 5”. Capito perché è idea comune che sarebbe arrivato a Liegi con tre minuti senza pioggia?

Altri dettagli del suo grande margine. In un tratto stretto e veloce in discesa fa allontanare la moto, non vuole il minimo intralcio sulle traiettorie, neanche da dietro. Evita con costanza le linee bianche della segnaletica orizzontale. Troppo scivolose. E in discesa prende sempre il manubrio nella curva e mai sulle leve. Sembra un esordiente, non il campione del mondo tanto è palese il “compitino” che sta sbrigando (nel senso buono s’intende!).

Un grande calore per Remco. Non è ancora ai livelli di Van Aert, ma la sua popolarità è in netta crescita
Un grande calore per Remco. Non è ancora ai livelli di Van Aert, ma la sua popolarità è in netta crescita

Qualche difficoltà?

A noi da fuori è sembrato tutto facile, ma sentendo è Evenepoel stesso è stato più complicato di quanto potesse sembrare. 

«La vittoria di quest’anno – ha detto il belga nel dopogara – è ancora più bella perché sono orgoglioso di aver vinto con questa bellissima maglia sulle spalle. E speciale. Come ho detto più volte, volevo questa vittoria per avere la foto per la mia camera da letto. Ora ce l’ho!

«E’ vero non ho rischiato troppo. Quando ho sentito che avevo un minuto di vantaggio ho pensato più a spingere sulle salite, che non in altri punti. La strada era scivolosa. Per esempio, quando ho attaccato sulla Redoute, la ruota posteriore slittava».

Senza Pogacar

L’assenza di Pogacar è l’altro punto chiave della Liegi. Come sarebbero stati i piani con Tadej in corsa? In qualche modo, essendo meno veloce in volata, quello costretto ad attaccare era Remco stesso. Tanto più che il suo ritmo gara non era dei migliori visto che veniva dal Teide. E non a caso ieri in Soudal-Quick Step hanno svolto dei lavori di attivazione, come ci aveva detto Bagioli, toccando anche la soglia. E Remco aveva addirittura fatto dietro motore.

«I piani? Dovevo attaccare dalla Redoute in poi – spiega – sapevo di dover spingere al massimo lì per staccare tutti. Abbiamo mantenuto questo programma. Ma è stato meno facile del previsto perché comunque la Jumbo-Visma ci ha attaccato. Noi però siamo rimasti calmi e abbiamo fatto la nostra corsa».

Il resto del podio è andato a Pidcock che in volata ha avuto la meglio su Buitrago e Healy
Il resto del podio è andato a Pidcock che in volata ha avuto la meglio su Buitrago e Healy

Il graffio di Lefevere

Sornione, Patrick Lefevere, team manager della Soudal-Quick Step, arriva ciondolante sull’arrivo. Passa tra folla e giornalisti. Evenepoel deve ancora arrivare e lui raccoglie i complimenti della gente. Nonostante Van der Poel, nonostante Van Aert, alla fine la sua squadra – quassù un vero totem per certe gare – non torna a casa a mani vuote.

«Ora diranno che ha vinto perché Pogacar è caduto – ha detto sibillino ai microfoni di Sporza – ma già lo scorso anno avevamo vinto allo stesso modo. E anche lo scorso anno avevamo avuto una primavera difficile. Ma siamo ancora qui».

Il belga ha rivolto un pensiero a Pogacar: «E’ dura. Ci sono passato. Spero stia bene»
Il belga ha rivolto un pensiero a Pogacar: «E’ dura. Ci sono passato. Spero stia bene»

Ora il Giro

E adesso davvero sotto con il Giro d’Italia. Se prima Evenepoel aveva una pressione pari a dieci, ora è diventata pari a cento. L’operazione Giro doveva partire già questo martedì con un sopralluogo sul Lussari, ma le recenti nevicate hanno mescolato un po’ le carte. In ogni caso questa sera è il momento di fare festa.

«Come festeggio? L’anno scorso – ha detto alla tv Belga Evenepoel – ho potuto festeggiare a lungo questa vittoria, non avevo altri obiettivi imminenti. Quest’anno avrò meno tempo. Però ho un accordo con la nutrizionista della squadra. Se vincevo potevo mangiare le patatine fritte. Lei ha detto di sì e quindi stasera saranno patatine fritte!».

La strategia alimentare per le cotes della Doyenne

22.04.2023
5 min
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Liegi-Bastogne-Liegi: 258 chilometri e 4.450 metri di dislivello, la classica Monumento più dura. Tutto deve essere preparato a puntino e per correrla bene dal primo all’ultimo chilometro è importante attuare una valida strategia alimentare. Bisogna considerare gli strappi in successione, le pendenze a doppia cifra, le curve… In questa gara non è “facile” mangiare come in una Sanremo o anche in una Roubaix che, per quanto stressante, presenta stradoni larghi e piatti tra un settore e l’altro.

Strategia per la Doyenne, la decana delle classiche così è chiamata anche la Liegi, che noi chiediamo di illustrarci a Nicola Moschetti, nutrizionista in forza alla Bahrain-Victorious (in apertura @charlylopezph).

L’altimetria della Liegi: 258 km e tante cotes, concentrate soprattutto nella seconda metà quando si decidono i giochi
L’altimetria della Liegi: 258 km e tante cotes, concentrate soprattutto nella seconda metà quando si decidono i giochi
Nicola, la strategia alimentare per la Liegi…

Direi che parte già dal giorno prima con un apporto maggiore di carboidrati nell’arco dei tre pasti principali. Già a colazione si vanno a caricare i carbo. L’obiettivo è quello di completare le riserve di glicogeno, affinché si sia pronti per il giorno dopo. Quindi se a colazione un corridore solitamente manda giù 120 grammi di carboidrati, alla vigilia della Liegi ne prenderà 160-180. Poi dipende anche dal tipo di corridore, dall’obiettivo, dal suo ruolo… ma di base la regola è questa. Che poi soprattutto con le corse di un giorno e in Belgio, se si aumenta un filo di peso (i carbo possono dare ritenzione idrica, ndr) non è un problema. Guardate Pogacar che ha detto di correre queste prove con un chilo e mezzo in più!

A pranzo e a cena?

La stessa cosa: più carboidrati, cercando però di limare un po’ i grassi, ma non le proteine che aiuteranno il muscolo a non andare in sofferenza il giorno dopo. Quindi porzioni maggiori di riso o pasta. Un altro accorgimento è il “low fiber”, vale a dire quello di ridurre o addirittura eliminare le verdure, per agevolare l’assorbimento dei carboidrati.

Passiamo quindi alla corsa. Altimetria alla mano cosa consigli ai tuoi ragazzi?

Come accennavate anche voi, non è facile alimentarsi in una corsa del genere. Almeno non con i cibi solidi, come barrette, banane o rice cake. I cibi solidi, a seconda dei tratti e delle andature, non sono facili né da ingerire, né da digerire e quindi si tende a scegliere fortemente le maltodestrine disciolte nelle borracce. E anche i gel. Noi in Bahrain-Victorious per esempio usiamo le malto C90 della Neversecond, in cui C90 sta per 90 grammi di carboidrati. Vale a dire che in una borraccia ci sono disciolti 90 grammi di carboidrati.

Le malto Neresecond di cui parlava Moschetti. Ogni pack va disciolto in 500 ml di acqua, in pratica in una borraccia
Le malto Neresecond di cui parlava Moschetti. Ogni pack va disciolto in 500 ml di acqua, in pratica in una borraccia
E come vanno prese?

L’ideale è una borraccia l’ora, quindi 90 grammi di carbo, accompagnata da un gel o una rice cake, che ne contengono altri 30, per arrivare così ai 110-120 grammi l’ora di carboidrati che sono l’obiettivo. Va da sé che raggiungere 120 grammi con i cibi solidi sarebbe difficile: bisognerebbe prendere il corrispettivo di quattro barrette o rice cake l’ora. E anche se si deglutiscono bene, alla lunga è più complesso digerirle. Poi è chiaro che se si va piano, e quindi si spende meno, si può anche scendere al di sotto dei 120 grammi di carbo l’ora.

E immaginiamo cambino anche i tempi di assorbimento. I liquidi dovrebbero essere più rapidi…

Esatto e infatti non bisogna guardare troppo avanti: bisogna pensare che quel che serve è ora. Il problema è che spesso i corridori sono presi dalla gara e non è così scontato che mangino con costanza. Pertanto alla base serve la consapevolezza da parte loro. Devono avere una certa educazione alimentare. E questo vale soprattutto per i cibi solidi: che li mangino quando è possibile.

L’ultima “abbuffata” eventualmente di cibi solidi è prima della Redoute, quindi nell’ultima ora e mezza, ora e 20′ di corsa?

Sì, ma un gel dovrebbero prenderlo anche dopo. L‘obiettivo è quello di non arrivare scarichi di carbo nell’ultima ora. Pertanto l’assunzione di quei famosi 120 grammi è ancora più importante nell’ultima ora. E qui è importante che anche l’ammiraglia glielo ricordi. Di certo non devono prendere cibi solidi. In questa fase due gel e mezza borraccia vanno bene. Magari un gel può essere alla caffeina.

Roche aux Faucons è l’ultima cotes della Liegi. Potrebbe essere un momento chiave. Non bisogna arrivarci senza carboidrati in circolo
Evenepoel sulla Roche aux Faucons nel 2022: potrebbe essere un momento chiave. Non bisogna arrivarci senza carboidrati in circolo
La caffeina è usata in modo sempre più ponderato.

Riduce il senso di stanchezza. Ma è importante prenderla al momento giusto. Quando si assume questo gel bisogna farlo sapendo che il picco della caffeina arriva 40′-45′ dopo, quindi bisogna farsi i calcoli. Se il mio punto “X” è la Roche aux Faucons devo prendere quel gel alla caffeina 40′ prima che ci arrivi.

Nella strategia alimentare rientra anche l’idratazione. Hai parlato di malto e con l’acqua invece come la mettiamo?

Quando si prendono le maltodestrine nelle borracce, l’acqua è compresa e paradossalmente non serve. I corridori la cercano per variare un po’ il gusto. Quindi meglio semmai l’acqua nella prima parte accompagnata magari da qualche boccone solido.

La “lista della spesa” per la strategia per Liegi perciò prevede…

Sono circa sei ore di gara, quindi 5-6 borracce di malto, 3 rice cake, 6 gel (1-2 dei quali alla caffeina).

Il record su Strava è un messaggio per Pogacar?

22.04.2023
5 min
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Il record di Strava sulla Redoute nel giorno di allenamento, ieri mattina. Mentre Pogacar sulla stessa cote ardennese faceva video, Remco Evenepoel si è presentato così ai suoi tifosi, dopo il ritiro sul Teide e alla vigilia della Liegi. Da vincitore uscente non poteva mancare, ma è ben consapevole che si troverà davanti un Pogacar pressoché intoccabile. La sensazione tuttavia è che non se ne stia facendo una malattia, consapevole (come ci aveva detto Cattaneo) che il vero focus della stagione sarà il Giro d’Italia.

«Quell’accelerazione – spiega sorridente – serviva principalmente per “aprire le gambe”. Avevo bisogno di un po’ di intensità dopo gli ultimi giorni più tranquilli e il volo di ritorno da Tenerife. Quindi uno sforzo supplementare di cinque minuti poteva aiutarmi. Infatti ha funzionato bene. E voi adesso avete da scrivere… (ridacchia, ndr)».

Nell’incontro con la stampa prima della Liegi, un Evenepoel molto rilassato e motivato
Nell’incontro con la stampa prima della Liegi, un Evenepoel molto rilassato e motivato
Sta di fatto però che tu sei appena sceso dall’altura, mentre lui (Pogacar) è nel pieno di una condizione eccezionale.

Già un paio di altre volte sono tornato dall’altura e sono andato subito bene. Penso che l’esempio migliore sia San Sebastian dello scorso anno. Scesi, vinsi e poi andai alla Vuelta. Ecco perché abbiamo optato per questo approccio, cercando di rimanere il più a lungo possibile in quota. Finora sta andando tutto bene. Giovedì abbiamo avuto qualche ritardo di troppo con i voli, ma ho passato una buona notte e ieri ho fatto una bella ricognizione sul percorso.

Si dice che Pogacar sia imbattibile.

Le cose sono un po’ diverse da come paiono da fuori. Tadej è in forma dalla Sanremo e questo lungo periodo ai massimi livelli lo trovo piuttosto impressionante, così come il fatto che abbia già vinto due Tour. Colpisce che certi numeri per lui siano normali. E’ stato il numero uno al mondo per quasi due anni, merita rispetto, perché è forte ed è anche un ragazzo super simpatico.

San Sebastian 2022: Remco è appena sceso dall’altura, vince la Clasika e poi va a conquistare anche la Vuelta
San Sebastian 2022: Remco è appena sceso dall’altura, vince la Clasika e poi va a conquistare anche la Vuelta
State seguendo due programmi diversi, ma intanto per l’organizzazione, la Liegi sarà Pogacar contro Evenepoel…

Penso che sia un onore essere uno dei due favoriti nella classica più bella dell’anno. E’ innegabile che abbiamo seguito due preparazioni completamente diverse. La mia ha il focus sul Giro, lui da lunedì sarà in vacanza.

Questo significa che la Liegi non è un obiettivo?

Domenica sarà un grande test e spero di avere anche una grande giornata. Abbiamo fatto una buona preparazione la scorsa settimana, un sacco di lavoro di base, dato che in una gara come questa contano soprattutto le ultime ore. Alla fine parlano le gambe.

La Liegi è gara di rientro per Alaphilippe, dopo la caduta del Fiandre (foto Wout Beel)
La Liegi è gara di rientro per Alaphilippe, dopo la caduta del Fiandre (foto Wout Beel)
Cosa ti pare della modifica al percorso dopo Redoute? Hanno tolto il falsopiano su cui attaccasti lo scorso anno…

Eppure il nuovo finale è… fantastico. Sarà la Liegi più difficile degli ultimi quindici anni. La nuova Cote de Cornemont dopo la Redoute ha la tipica strada delle Ardenne, con molte buche e cattivo asfalto. Poi si continua a salire e scendere. Avremo bisogno di una strategia completamente diversa rispetto allo scorso anno. Il cattivo tempo e il vento a favore renderanno il finale più difficile. Sospetto che la gara sarà già esplosa sulla Cote de Wanne (a più di 80 chilometri dal traguardo, ndr). Oppure forse da Bastogne (ride, ndr).

La vittoria dell’anno scorso è stata una svolta?

E’ stata un enorme impulso alla mia autostima e alla fiducia in me stesso e in quello che posso fare nelle grandi gare. Da allora i miei risultati sono diventati più stabili rispetto a prima. Nelle gare del WorldTour mi sono sempre espresso ad alto livello e sono convinto che continuerò a farlo anche nelle prossime settimane.

E’ il 24 aprile 2022, Remco Evenepoel conquista la Liegi a 22 anni. Con lui, Bramati (foto Facebook/Getty)
E’ il 24 aprile 2022, Remco Evenepoel conquista la Liegi a 22 anni. Con lui, Bramati (foto Facebook/Getty)
Pogacar sarà l’osservato speciale?

A essere onesto, non sto davvero guardando nessuno. Abbiamo un piano per fare la nostra gara e provare a vincerla. Siamo molto fiduciosi di poterlo battere. In gruppo ci sono molti corridori in forma, ma ovviamente è logico che Tadej sia il favorito.

A che punto è la tua forma?

Il 100 per centro sta arrivando e forse anche il 105. Se domenica dovessi avere solo brutte sensazioni, vorrebbe dire che abbiamo fatto qualcosa di completamente sbagliato. Al giorno d’oggi i programmi di allenamento sono così ben organizzati e rispettati alla lettera, che è abbastanza logico arrivare al massimo nel momento giusto.

Come vedi un arrivo in volata?

E’ sempre meglio arrivare da soli, ma se sto bene, non ho paura dello sprint. Ho battuto Roglic che a sua volta ha battuto Pogacar. La Liegi è lunga 260 chilometri, probabilmente nel finale pioverà. Non farà caldo. Sarà una corsa estenuante, quindi alla fine sarà una specie di sprint tra cigni morenti e si spera che io sia quello meno morto.

Evenepoel è arrivato giovedì da Tenerife e ieri ha pedalato sul finale della Liegi (foto Wout Beel)
Evenepoel è arrivato giovedì da Tenerife e ieri ha pedalato sul finale della Liegi (foto Wout Beel)
La squadra non ha vinto classiche, ti senti un po’ di pressione addosso?

No, è diverso dallo scorso anno. Siamo qui preparando il Giro, ma faremo tutto il possibile per vincere. Sulla carta abbiamo la squadra più forte. Tranne forse Pieter Serry, tutti gli altri potrebbero vincere. Potrebbe vincere anche lui, ma dovrà tirare dall’inizio e credo che questo non gli piacerà (ride, ndr).

Il risultato di domenica influenzerà l’avvicinamento al Giro?

No, questa è una gara di un giorno in cui devi sperare che tutto vada bene. Una gomma a terra può rovinare tutto. Perciò lunedì andrò a Calpe per un nuovo ritiro e volterò pagina, qualunque sarà il risultato di domenica. Anche se sono molto fiducioso che non sarà una brutta giornata.

Col telefono sulla Redoute, ma con la testa già a domenica

21.04.2023
6 min
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La Redoute con il telefono in mano per riprendere le scritte, appena fatte, che portano il suo nome. Un sorriso grosso così. E i compagni intorno pronti a proteggerlo da qualche tifoso e cicloamatore più invadente di altri. E’ la vigilia della Liegi-Bastogne-Liegi di Tadej Pogacar.

La UAE Emirates, a dispetto di altri team che hanno ripassato gli ultimi 75 chilometri e prima ancora avevano fatto la mitica tripletta Wanne, Stockeu e Haute-Levée in macchina, ha percorso “solo” gli ultimi 55 chilometri. Quindi sono partiti dalla Rosiere. E sono arrivati proprio dentro Liegi. Tagliando il traguardo di domenica.

«Dettagli – ci spiegano i tecnici Gil e Marcato – che possono fare la differenza. Si vede come il rettilineo finale tiri un “filino” a scendere».

La Redoute si anima

Le storie si susseguono sulla Redoute. Passano i corridori, gli ospiti dei vari team e tra questi c’è anche Francesco Busatto. Il giovane corridore della Circus-ReUz-Technord, in pratica la continental della Intermarché-Wanty Gobert, ha vinto la Liegi U23 e oggi scorta i Vip dei suoi sponsor su queste rampe.

Intanto sotto, a “casa” Gilbert l’area dei camper va riempendosi. Si scrive su ogni centimetro di asfalto e il tendone Gilbert appunto è un via vai di vettovaglie. Si allestisce la zona hospitality più bramata della Vallonia.

Passano atleti ed atlete. Demi Vollering segue di qualche minuto la nostra Marta Cavalli. Ma poi si alza un piccolo boato e allora si intuisce che può essere uno tra Pogacar o Evenepeol.

La UAE Emirates ha fatto tutta la ricognizione a ritmo blando
La UAE Emirates ha fatto tutta la ricognizione a ritmo blando

Telefono in mano

E’ Tadej che sale allegro con i suoi compagni. Telefono in mano, riprende le scritte col suo nome ma è anche attento.

«Se il percorso è più duro? Sarà la gara a renderlo più duro, ma di certo dà meno respiro. La Redoute è un po’ più corta, poi però c’è meno spazio per recuperare – dice Pogacar – in ogni caso è una gara molto lunga.

«La mia condizione è buona. Sono in forma da molto tempo è vero, ma credo forse di essere un po’ più forte rispetto alla Sanremo».

Parlando di Redoute non si può non parlare di Gilbert. Tra l’altro Pogacar può emularlo conquistando la tripletta delle Ardenne: Amstel, Freccia e Liegi.

«Ho un bel rapporto con Philippe e spesso a Monaco vado nel suo negozio per farmi sistemare la bici. Ha un ottimo servizio. Ma credo che essendo belga dia più consigli a Remco piuttosto che a me!

«Che corsa mi aspetto? Che possa esplodere prima, tanto più se ci dovesse essere brutto tempo come sembra. Anche perché poi dopo la Redoute è davvero tutto molto veloce e senza respiro». 

Da notare che Pogacar è sempre stato in testa. Segno che se anche scherzava era concentrato. E’ lui che doveva memorizzare strade, curve e pendenze
Pogacar sempre in testa: anche scherzava era concentrato. E’ lui che deve memorizzare strade, curve e pendenze

Difficile recuperare

Il nuovo percorso in effetti, sembra essere più tosto. E’ ancora una volta la Redoute in qualche modo a dettare legge. In pratica appena finisce il muro di questa mitica cote, non si prosegue per quei 700-800 metri di falsopiano, che spesso hanno fatto la differenza, ma si scende immediatamente a valle con una curva a gomito. Strada stretta e poi una curva a 90 gradi verso sinistra.

Da qui in poi, sulla carta manca una cote, ma in realtà il tracciato è più nervoso. Prima infatti c’era un bel segmento di strada larga e in qualche modo si andava regolari. Anche se si faceva lo Sprimont. Ora invece ci sono due “zampellotti” prima di ricongiungersi al tracciato originale. Due zampellotti con pendenze che sforano anche il 10 per cento, ma soprattutto le strade sono strette e ricche di curve. 

Chi ha gamba può scappare via bene. Chi sta dietro fa fatica ad organizzarsi.

Spunta Remco

Tutti aspettano il duello tra Pogacar ed Evenepoel. E anche Tadej sembra essere molto concentrato sul campione del mondo. Quando infatti gli chiediamo se oltre a Remco teme altri corridori la sua risposta è molto diplomatica.

«Non guarderò solo lui – dice lo sloveno – ma sono contento che ci sia. Ci sono molte squadre con formazioni fortissime. Penso alla Israel, alla Ineos, alla Jumbo… Non sottovaluto nessuno. Ogni leader potenzialmente può vincere».

Tadej spera in una corsa dura. Lui glissa ma per una volta forse non saranno loro a dover prendere in mano la gara, come invece è successo ad Amstel e Freccia. Lo sloveno può permettersi di arrivare in volata. Ci si aspetta che sia la Soudal-Quick Step di Remco a spingere.

«Forse può andare così – dice Tadej – lui viene da un periodo di altura, magari non sarà super brillante, ma una volata dopo tanti chilometri non è scontata e Remco è migliorato molto. In più non posso rispondere bene a questa domanda: non ho mai fatto uno sprint con lui. Non so quanto è veloce».

Ma Remco spunta davvero e non solo nei discorsi. Andando avanti con la ricognizione, sulla Roche aux Faucons eccolo guidare il suo team. Anche lui parla serenamente. C’è la tv e anche lui sembra lasciarsi scivolare il mondo addosso. 

Il duello più atteso è iniziato in ogni caso. Dopo Van Aert e Van der Poel ci potremmo godere questo altro dualismo. Un dualismo più da salita.

Remco vuole vincere la Liegi, ma penserà anche al Giro

19.04.2023
5 min
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Dopo l’Australia, il silenzio. E complice il ritmo frenetico della stagione appena sbocciata, di Mattia Cattaneo avevamo perso un po’ le tracce. Le foto lo ritraevano risalire la corrente fra il Catalunya e il Giro dei Paesi Baschi e poi sulla rotta del Giro, come supporto per Evenepoel. Perciò, approfittando del fatto che il piccolo capitano sarà impegnato nella Liegi, abbiamo chiesto al bergamasco di fare il punto sulla sua situazione e quella della squadra, la Soudal-Quick Step, che da corazzata del pavé si sta trasformando in gruppo per i Giri.

«Adesso va tutto bene – dice – ci ho messo un po’ a recuperare dalla caduta in Australia. Avevo una micro frattura al piatto tibiale che in sé non era tanto importante, ma si era formato un ematoma all’interno dell’osso che noi si riassorbiva più e di conseguenza faceva un gran male. Non riuscivo a pedalare o comunque a imprimere una forza tale per poter pensare di allenarsi».

Questa caduta alla Cadel Evans Great Ocean Road Race ha procurato la microfrattura che l’ha bloccato
Questa caduta alla Cadel Evans Great Ocean Road Race ha procurato la microfrattura che l’ha bloccato
Vorrà dire che arriverai più fresco al Giro?

La prima parte di stagione è tutta concentrata lì, per cui non sarebbe male. Il Giro del resto quest’anno per noi è molto più importante che altre volte e sento di arrivarci abbastanza bene, sono contento della mia condizione, ma non so ancora se mi porteranno. Il gruppo verrà definito nei prossimi giorni.

Avete parlato del percorso?

Un po’ sì, ma alla fine tanto dipende da come va la corsa. Puoi parlarne quanto vuoi, ma magari immagini una situazione e va nel modo opposto. I grandi Giri in generale sono difficili da prevedere, perché ci sono le dinamiche di tappa e di classifica. Puoi fare una previsione però secondo me è difficile azzeccarci.

La Soudal-Quick Step era la squadra del pavé, ora sta cambiando pelle. Come la vivete?

Credo che ormai sia sotto gli occhi di tutti. La cosa si sta notando e quando questo avviene, vuol dire che il cambiamento è già in atto. Si vede che la squadra sta investendo in questa direzione, ma adesso sta a noi fare in modo che funzioni. Quello delle classiche è sempre stato il momento centrale della nostra stagione, quest’anno il loro posto è stato preso dal Giro.

Se convocato per il Giro, Cattaneo dovrà stare accanto a Evenepoel, sfruttando gambe ed esperienza
Se convocato per il Giro, Cattaneo dovrà stare accanto a Evenepoel, sfruttando gambe ed esperienza
Però sono tutti certi che Evenepoel andrà alla Liegi non di passaggio.

Per quello che lo conosco, credo che voglia fare anche una grande Liegi. Non so come la viva lui, però se fossi al suo posto, non tirerei i freni, ma sarei consapevole che in quelle corse a volte si rischia tanto, quindi terrei la testa un pelino più avanti. Magari vince lo stesso, però secondo me non ci sarebbe da stupirsi se magari in certe circostanze rimarrà un po’ indietro. Bisogna sempre pensare che ha impostato tutta la prima parte di stagione sul Giro, che inizia 10 giorni dopo la LIegi. Credo che correrà per vincere, ma forse avrà un occhio in più.

La tua preparazione è cambiata, visto il lavoro che ti attende?

Ho lavorato come facevo quando dovevo sfruttare le occasioni. Questa volta ho lavorato per aiutare Remco il meglio possibile. Quello che conta è avere la condizione, poi un corridore come me puoi metterlo a tirare le volate oppure in salita, senza grosse differenze.

Sul Teide si è svolto l’ultimo blocco di lavoro in altura prima del Giro (foto Soudal-Quick Step)
Sul Teide si è svolto l’ultimo blocco di lavoro in altura prima del Giro (foto Soudal-Quick Step)
E le crono si faranno a mezzo gas o provandoci?

Dipende da quello che mi diranno. Da parte mia, non ho mai nascosto che la crono è una parte importante di me stesso. E’ un aspetto cui tengo molto, però stiamo parlando di un grande Giro, quindi sicuramente la crono non deve andare a discapito dell’obiettivo finale.

Che cosa farai nei giorni che mancano fino al Giro?

Allenamento, recupero e mangiare nel modo giusto. Quello che davvero contava è già stato fatto, adesso si tratta “solo” di mantenere e magari migliorare un po’ sulla brillantezza nei giorni immediatamente prima. Però senza arrivarci stanco. Le due settimane prima servono più che altro per non perdere condizione e arrivare fresco e pronto alla partenza del Giro. Anche perché poi c’è da correre per tre settimane…

La base di lavoro è più ampia di prima?

E’ la preparazione standard per un grande Giro. Ormai ogni anno si fa sempre un pelino di più perché questo è il ciclismo moderno e se non ti adegui, ti stacchi.

Nella quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi, Cattaneo è stato in fuga per 133 chilometri
Nella quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi, Cattaneo è stato in fuga per 133 chilometri
Il peso è a posto o bisogna raggiungerlo?

Sono già a posto, nel senso che devo cercare di mantenere quello che ho raggiunto. Onestamente poche volte sono stato così magro, per cui non ho necessità di dire che devo perdere ancora un chilo, né che non fa niente se ne metto su uno. Bisognerà fare la vita da atleti, non puoi permetterti di arrivare a limare il peso all’ultimo, perché rischi di perdere anche un po’ di forza.

Si sente sulle spalle il peso della responsabilità?

Io personalmente sono ancora come gli altri anni, poi magari arrivi a Pescara e l’ambiente ti condiziona. Allo stato attuale sono tranquillo e sereno, poi c’è anche da dire che non sono proprio la persona più agitata del mondo, quindi magari non faccio troppo testo (ride, ndr).

Valverde, il signore della Freccia raccontato da Visconti

18.04.2023
7 min
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Domani la Freccia Vallone porterà sul Muro d’Huy tifosi e storie da raccontare. Quel budello ripido e silenzioso, che si inerpica lungo le Chemin de Capelles, per un giorno diventerà un’arena selvaggia. L’ultima vittoria italiana porta la firma di Rebellin: sembra ieri che lo intervistammo per parlarne, invece è passato più di un anno e nel frattempo quel dannato camionista, di cui non si sa più nulla, gli ha rubato la vita.

Oggi però vogliamo raccontarvi la Freccia e le Ardenne con gli occhi di Giovanni Visconti, che le ha vissute accanto a uno dei più grandi di sempre: Alejandro Valverde, che detiene il record di cinque vittorie a Huy e ha vinto quattro a Liegi.

Visconti e Valverde hanno corso insieme dal 2012 al 2016: l’anno successivo, Giovanni passerà al Bahrain
Visconti e Valverde hanno corso insieme dal 2012 al 2016: l’anno successivo, Giovanni passerà al Bahrain
Valverde lo conoscevi prima di andare alla Movistar nel 2012?

No, lo conobbi lì. Il primo approccio fu un messaggio Whatsapp. Chiesi il numero a Unzue, perché sapevo che Alejandro rientrava dalla squalifica e gli scrissi l’ammirazione che avevo e che ero strafelice di andare in squadra con lui.

E lui?

Più contento di me. Quell’anno rientrò con una vittoria al Tour Down Under, ma quando arrivammo ad Amorebieta ed eravamo in fuga noi due con Igor Anton, gli chiesi se potesse lasciarmi vincere e lui non fece neanche un’obiezione. Fu la prima vittoria in maglia Movistar.

Tu avevi già fatto le classiche con Bettini alla Quick Step, trovasti punti in comune?

Due situazioni completamente diverse. Paolo era molto meno metodico, Valverde sapeva cosa avrebbe fatto e cosa avrebbe mangiato ogni giorno fino alla gara. Bettini faceva le cose come gli venivano, anche perché in quegli anni il ciclismo era meno scientifico sul fronte della preparazione e dell’alimentazione. A colazione la Nutella non doveva mancare mai.

Il suo massaggiatore Escamez lo accoglie ogni giorno col suo bibitone proteico, poi sotto col riso e tonno
Il suo massaggiatore Escamez lo accoglie ogni giorno col suo bibitone proteico, poi sotto col riso e tonno
Invece Valverde?

Non era mai nervoso, però era schematico. Il suo massaggiatore Escamez, quando finivamo l’allenamento, gli faceva trovare un piattino di riso col tonno. Faceva così anche di pomeriggio. Intorno alle 17, si faceva portare lo stesso riso e lo faceva mangiare anche a me, che spesso ero suo compagno di camera. Mi diceva: «Come, come», mangia, mangia! E mi spiegava che me lo sarei ritrovato nelle gambe nel giorno della corsa. A tavola poi era anche più preciso.

Cioè?

Se nel piatto avevano messo più riso, lui lo scansava. Se doveva mangiare due pezzettini di pollo, il terzo lo scansava. Il bicchierino di birra, quello ci poteva stare. E spesso anche una pallina di gelato. Però se gliene portavano due, una la lasciava. Non c’era verso, non sbagliava mai. Ed era così anche a casa, perché sono stato da lui ad allenarmi. Io credo che in tutta la vita da corridore abbia mangiato solo riso bianco col tonno, oppure pollo. E anche in bici non scherzava.

In che senso?

Era maniaco dell’integrazione. Durante il giorno si prendeva i suoi 20 grammi di proteine, voleva la borraccia con le maltodestrine e gli aminoacidi. E anche in gara voleva che avessi le borracce identiche alle sue.

Com’era fare le ricognizioni sui percorsi?

Alejandro le faceva in maniera molto tranquilla. I primi tempi, ma questo riguarda la Liegi, sulla Redoute capitava di incontrare Florio (un italo-belga, grande tifoso di Giovanni, ndr) con la sua famosa torta di riso e un paio di volte ci siamo anche fermati. Negli ultimi tempi no, perché più passavano gli anni e più sapeva di non poter sbagliare neanche una virgola.

A livello di tensione, Freccia e Liegi per Valverde erano la stessa cosa? 

Uguale. Il suo programma era quello è lo stile di vita identico dalla mattina alla sera. Ci si distraeva solo la sera dopo la Freccia, magari si andava a mangiare fuori. Una volta che aveva vinto ci portò in un posto bello a Maastricht. Lui mangiò un piatto di riso o comunque cercò di avvicinarsi il più possibile alla sua alimentazione, mentre tutti noi ordinammo il sushi.

Sulla Redoute con Quintana: mancano tre giorni alla Liegi del 2015
Sulla Redoute con Quintana: mancano tre giorni alla Liegi del 2015
Si faceva anche la ricognizione sul Muro d’Huy?

Sempre. Col pullman ci fermavamo in basso, davanti a una scuola sulla sinistra con un muro molto alto, e lanciavamo le borracce ai bambini. Era un vero rituale, come pregare allo stesso modo tutti i giorni. Sempre la solita preghiera, che non cambiava mai.

Il Valverde della vigilia era nervoso?

Anche se era concentrato, il suo pregio era essere proprio un bambinone. Glielo dicevo sempre: «Tu sei capace solo di andare in bici». Infatti non riesce a smettere e lo ha sempre fatto col sorriso, perché è proprio quello che gli è piaciuto fino a 42 anni. L’ha fatto sempre seriamente, ma sempre con buon umore e scherzando. Sul pullman faceva lo scemo, certi scherzi è meglio non raccontarli (ride, ndr).

Si capiva dalla vigilia che avrebbe vinto?

Si capiva che avrebbe lottato per vincere, come in ognuno dei cinque anni che sono stato al suo fianco. Non c’era una sola gara in cui non volesse farlo. Si capiva casomai quando aveva una giornata storta, ma io penso che mi sarà successo al massimo due volte. 

In Belgio c’era spesso la sua famiglia…

La portava perché il 25 aprile è il suo compleanno e la Liegi è sempre in quei giorni. Nessuno gli ha mai fatto storie, anche perché Valverde era la squadra, quindi nessuno si permetteva di dire nulla. Forse per come è oggi, con le squadre tutte chiuse, anche lui avrebbe qualche problema.

Che ruolo avevi al Nord con lui? 

Gli stavo accanto, sempre. Ho partecipato a tre vittorie: una Liegi e due Freccia. Avevo capito da subito come voleva essere trattato e tante volte, anche se non era vero, gli dicevo quanto fosse tirato e che grande gamba avesse. Lui si girava e lo vedevi che era più motivato. Magari cavolate così gli davano l’uno per cento in più. Per il resto ho tirato tanto nei momenti decisivi della corsa dalla Freccia al Lombardia, passando per la Liegi e il Giro.

L’abbraccio a Sant’Anna di Vinadio, dopo il sacrificio che permise a Valverde di arrivare sul podio del Giro 2016
L’abbraccio a Sant’Anna di Vinadio, dopo il sacrificio che permise a Valverde di arrivare sul podio del Giro 2016
Che cosa hai imparato da Valverde in quegli anni?

Mi ha dato una grande lezione di umiltà. Io che ero super permaloso, da lui ho imparato anche a sapere arrivare secondo o essere d’aiuto ed essere ugualmente felice un compagno. A Sant’Anna di Vinadio nel Giro 2016, mi fermarono dalla fuga per aspettarlo e tirare 500 metri per lui: normalmente mi sarei stranito. Invece lui è arrivato, mi ha abbracciato e mi ha messo davanti agli occhi l’umiltà di un immenso campione. Quel gesto fu meglio di ogni ricompensa.

EDITORIALE / Qualcuno può mandarlo fuori giri?

17.04.2023
5 min
Salva

Vedremo come finirà la Liegi. O meglio, vedremo quanti pezzi grossi – delle classiche e dei Giri – ci saranno alla Liegi per giocarsi la corsa. Un passaggio di ieri nel pezzo sulla vittoria di Pogacar all’Amstel ha infatti scatenato i tifosi dello sloveno. Si parlava dell’assenza di rivali “veri”, perché è indubbio che rispetto al Fiandre in cui la partecipazione era di prima classe, ieri nella corsa olandese i cosiddetti big non c’erano. Sarà probabilmente dipeso dalla caratura della corsa, allo stesso modo non erano tutti neppure alla Gand-Wevelgem. Perciò vedremo come finirà la Liegi, che in quanto Monumento ne richiamerà certo altri.

Intendiamoci: Pogacar è un fenomeno. Il solo capace di vincere classiche e Giri, in mezzo a gente che prepara le une oppure gli altri. Un gradino sopra Van der Poel e Van Aert, perché loro un Tour de France non lo vinceranno mai.

Le ottime relazioni con VdP emersero già al Tour del 2021: qui al Mur de Bretagne, quando Mathieu vinse la tappa e prese la maglia
Le ottime relazioni con VdP emersero già al Tour del 2021: qui al Mur de Bretagne, quando Mathieu vinse la tappa e prese la maglia

Addio al Team Sky

Stiamo vivendo un ciclismo da capogiro. Dopo gli anni in cui il treno di Sky portava il capitano all’ultimo chilometro della salita finale, asfissiando così la corsa e mandando fuori giri i rivali sulle montagne precedenti, oggi grazie a Pogacar, Van der Poel, Evenepoel, Van Aert e a tratti Alaphilippe, sono saltati tutti gli schemi. Sono i capitani per primi a correre in modo imprevedibile e questo priva le squadre avversarie di ogni punto di riferimento. La corsa è un corpo a corpo e il colpo che ti stende può arrivare anche a 100 chilometri dall’arrivo. Devi starci o resti indietro.

Niels Verdijck, compagno di allenamento di Van der Poel ha raccontato ieri nel podcast Café Koers di aver ricevuto da Mathieu uno screenshot dello scambio di messaggi con Pogacar a proposito del punto in cui attaccare all’Amstel

«Ovviamente non conosco Pogacar personalmente – ha detto – ma la mia impressione è che lui e Mathieu abbiano quasi lo stesso stile di vita, non fanno troppi calcoli: “Non preoccuparti troppo delle cose di cui non devi preoccuparti e controlla solo le cose che puoi controllare”. Mathieu non è stato affatto deluso dopo il Fiandre. Ha riconosciuto la superiorità di Pogacar e ha detto che non poteva davvero pedalare più forte. Però ci ha provato fino alla fine, non si è mai arreso».

Fuga a 90 chilometri dall’arrivo: giusto o sbagliato collaborare con Pogacar, finendo fuori giri?
Fuga a 90 chilometri dall’arrivo: giusto o sbagliato collaborare con Pogacar, finendo fuori giri?

Il limite di Pogacar

Qualcuno ha obiettato, dicendo che parlare dell’assenza di rivali per Pogacar gli ha ricordato la storiella per cui Nibali vinceva a causa delle cadute dei suoi rivali. Niente di più falso, ovviamente. Ma è innegabile che ieri in Olanda e domenica alla Liegi qualche assenza pesante s’è registrata e si registrerà.

La grandezza di Nibali contro certi avversari era proprio indurli all’errore. Cadde Wiggins nella pioggia di Pescara, nel primo Giro vinto da Vincenzo, perché lui attaccò e il britannico palesò i suoi limiti di guida. Cadde per lo stesso motivo Contador nel Tour del 2014 e qualche giorno prima era finito sull’asfalto Froome nella tappa del pavé, perché l’Astana si era messa a fare il forcing e Chris sul bagnato si dimostrò troppo fragile. I due – lo spagnolo e il britannico – erano così forti quell’anno, che ad agosto andarono alla Vuelta e si piazzarono primo e secondo. Eppure al Tour, contro Nibali, dovettero alzare bandiera bianca, perché il siciliano li spinse oltre il limite.

Ammesso che sia possibile, chi è in grado di inventare qualcosa che porti oltre il limite super Pogacar?

«Tutti devono capire – ha detto ieri Maxime Monfort, ora diesse della Lotto-Dstny – che non si può collaborare con la UAE Emirates. Dobbiamo lasciare loro il peso della corsa, isolare Pogacar. Non capisco le squadre che collaborano con loro. Lo trovo frustrante».

Se Pogacar attacca a 90 chilometri dall’arrivo dell’Amstel, tolti forse Lutsenko e Pidcock, perché gli altri collaborano? Pensano di poterlo battere o di essere saliti sul treno che li porterà vicini al podio?

Roglic e Vingegaard sono stati i soli finora a a mandare Pogacar fuori giri, attaccandolo a ripetizione
Roglic e Vingegaard sono stati i soli finora a a mandare Pogacar fuori giri, attaccandolo a ripetizione

La sfida della Liegi

Vero, come dice qualcun altro, che dietro c’erano Hindley (vincitore di un Giro) e anche Benoot che non è l’ultimo arrivato, ma quante classiche hanno vinto? Nell’Amstel del 2021, il vincitore Van Aert si lasciò dietro Pidcock, Schachmann, Matthews, Valverde, Alaphilippe, Sbaragli, Kwiatkowski, Mohoric: gente che ha vinto classiche e mondiali e sapeva il fatto suo molto più dei primi 10 alle spalle di Pogacar (Pidcock escluso).

Per questo vedremo chi ci sarà alla Liegi e come andrà a finire. Sappiamo già che non ci saranno Roglic e Vingegaard. Il primo una Liegi l’ha vinta, il secondo non ha mai ben figurato, ma sarebbe stato interessante vederli rispondere a Pogacar o Evenepoel quando attaccheranno sulla salita prescelta. Di fatto per ora, tolto il Mas del Giro dell’Emilia, sono stati gli unici a cogliere Pogacar in castagna.

Ci sarà appunto Remco, che l’anno scorso attaccò sulla cima della Redoute e crediamo non avrà problemi a seguire un attaccante di gran nome se deciderà di muoversi prima. E poi chi ci sarà? Leggiamo di Jungels, Hindley, Vlasov, Mohoric, Landa e Pello Bilbao. Carapaz, Healy. Martinez, Kwiatkowski e Pidcock. Gaudu. Mas. Bagioli e il malconcio Alaphilippe. Ci sarà anche Ciccone.

Pogacar ed Evenepoel non hanno avuto grosse occasioni di confronto: a Liegi ne sapremo di più
Pogacar ed Evenepoel non hanno avuto grosse occasioni di confronto: a Liegi ne sapremo di più

Mentalità vincente

Non è affatto detto che saranno in grado di rispondere a un attacco a fondo dello sloveno, candidato alla vittoria. Sarebbe però sbagliato che andassero al via rassegnati.

«Per la Liegi partiremo addirittura per il terzo posto – ha detto a L’Equipe Cedric Vasseur, team manager della Cofidis – perché ci sarà anche Remco Evenepoel, un altro fenomeno».

Se anche i manager delle squadre lasciano passare questo messaggio ai loro corridori, poi non vadano a lamentarsi per la mancanza di punti a fine stagione. Roberto Damiani, che di quella squadra è il tecnico, ha sempre insegnato ai suoi ragazzi che si va alle corse per vincere. Ma se ci sono tecnici che in vita loro non hanno mai dovuto tirare fuori l’acqua dal sale e corridori già rassegnati, è certo che l’innegabile immensità di Pogacar e di quelli della sua classe sembrerà sempre più grande.

Quattro Liegi in bacheca e una corsa da organizzare

16.04.2023
6 min
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In cima c’è Merckx, con le cinque vittorie. Poi nell’albo d’oro della Liegi, a quota quattro ci sono un italiano e uno spagnolo: Argentin e Valverde. L’ultima del veneziano porta la data del 1991 e dopo di allora, Moreno fece in tempo a centrare anche il quinto posto del 1993, alla vigilia dell’anno del suo ritiro. Classe 1960, smise a 34 anni, senza fare come Cavendish che per vincere la tappa che gli manca per il record di Merckx al Tour, ha trovato a 37 anni il contratto con l’Astana.

«In realtà – racconta Argentin – a quel record non ci ho mai pensato. Se fosse stato una priorità, avrei provato magari qualche anno in più, perché come avete detto, ho fatto anche dei piazzamenti. Però, insomma, essere secondo non è una vergogna, anzi è un orgoglio. Eddy è un grande, molto più di certi italiani che nel conto delle loro vittorie mettono anche i circuiti a pagamento. Cominciamo a togliere le decine di vittorie combinate e poi di certi record riparliamo… ».

Dal 2018, Argentin è l’organizzatore della Adriatica Ionica Race
Dal 2018, Argentin è l’organizzatore della Adriatica Ionica Race
Per uno come te che è stato grande al Nord e che oltre alle 4 Liegi, ha 3 Freccia Vallone e anche il Fiandre, quando arriva questo periodo, torna fuori qualche prurito?

E’ passato tanto tempo, ovviamente il prurito ce l’ho avuto i primi anni. Avevo ancora la smania di essere lì, anche se non ero più allenato. Ormai vediamo tutto con una lente di ingrandimento, ma non ho più lo sguardo del corridore che le ha fatte. Solo una sensazione non va via…

Di cosa si tratta?

L’unica emozione, anche se non so se sia un’emozione, è quando li vedo cadere e ultimamente cadono spesso. Mi vengono i brividi, come se io fossi là: sento la carne che si strappa. La sensazione come se a scivolare sull’asfalto, ci fossi io al posto loro. Ecco, questa mi rimane ancora. Sento il dolore, per un attimo mi vengono i brividi. Penso a quello che provano loro. Insomma, fanno di quelle cadute certe volte…

Quando li vedi attaccare, magari sullo Stockeu o la Redoute, le gambe cosa dicono?

Oggi niente. Allora il mal di gambe, quando andavi forte, non lo sentivi. Sentivi i dolori da stanchezza, più che altro. Però c’era la voglia di tenere comunque. Lo Stockeu era una salita a metà percorso, in cui iniziavano a fare la prima selezione. Si entrava nel vivo della corsa, ma non si impiegava tanto a lasciarselo dietro. Lo Stockeu è uno strappo breve, non è che senti il mal di gambe come fosse una salita da 20 chilometri. Finiva presto, poi iniziava la discesa e si recuperava. Io avevo questa caratteristica.

Liegi del 1991: arriva il quarto sigillo, davanti a Criquielion, Sorensen e Indurain, tre giorni dopo la vittoria nella Freccia
Liegi del 1991: arriva il quarto sigillo, davanti a Criquielion, Sorensen e Indurain, tre giorni dopo la vittoria nella Freccia
Dopo aver corso per 10 volte la Liegi e averne vinte quattro, se chiudi gli occhi, ricordi ogni passaggio?

Mi ricordo le strade e forse ancora di più gli episodi. Quando magari inseguivi perché il gruppo si era rotto oppure eri davanti e controllavi la situazione. Mi ricordo che dopo lo Stockeu, quando venivi giù scendevi in paese a tutta, trovavi il pavé, poi iniziava subito l’altra salita, la Haute Levée. In quella doppietta di cote, i miei mi portavano davanti. Dovevi per forza fare la salita davanti per stare lontano dai pericoli. Anche se lo Stockeu ancora è lontano.

Qual era la tua cote preferita?

Ovviamente era la Redoute, quella che mi è rimasta più nella mente. Anche se non è proprio bellissima, perché si va fuori dal paese e passi vicino all’autostrada, poi la pendenza cresce sempre di più. Alla fine gli davi la stoccata in cima e si rimaneva in pochi. Oddio, se non scattavo io, comunque gli andavo dietro, perché tante volte è successo anche così.

Detta così la fai sembrare facile…

La Liegi è sempre stata una corsa un po’ controllata e dal punto di vista tattico abbastanza semplice. Bastava star davanti, non staccarsi e andar dietro ai vari Criquielion oppure Van der Poel che scattavano e a tutti gli avversari che mi sono ritrovato nelle varie edizioni.

Nel 1990, Argentin vince prima il Giro delle Fiandre e poi la Freccia Vallone
Nel 1990, Argentin vince prima il Giro delle Fiandre e poi la Freccia Vallone
La preferita?

La terza, la più rocambolesca: quella del 1987 (foto di apertura, ndr). Facevamo la salita dell’Università dopo aver passato la Redoute e Sprimont, che non era questa grande salita. Però alla fine, andando forte faceva la differenza anche questa. E mi ricordo che dovetti mollare perché mi avevano un po’ messo in croce. Avevo mal di gambe e crampi, non riuscivo più a reagire. In un primo momento fui abbastanza freddo da lasciarli andare, cercando di ritrovare un po’ di gambe. E poi mi è andata bene, perché loro hanno iniziato a guardarsi e io li ho rimontati. C’era Yvon Madiot, il francese fratello di Marc quarto all’arrivo, che dopo il traguardo mi venne vicino, battendomi la mano sulle spalle: «E così avevi i crampi?».

Invece la Freccia ti piaceva?

Il motivo per cui non ho mai fatto la Roubaix è che il mercoledì, quindi tre giorni dopo, si correva la Freccia Vallone. Mi tenevo per le mie corse, che erano appunto la Freccia, la Liegi e poi l’Amstel che si faceva la domenica dopo. Quelli che venivano a fare la Freccia e provenivano dalla Roubaix erano distrutti. La Freccia Vallone aveva qualche chilometro in meno, però era tutta piena di strappi. Io in quei territori ho costruito la mia carriera, soprattutto sulle Ardenne, anche se poi venne pure il Fiandre. Evidentemente il percorso si adattava alle mie caratteristiche di scattista e ne ho tratto beneficio. Soprattutto quando spostarono l’arrivo in cima al Muro d’Huy, mentre i primi tempi era già a Spa.

La terza che vincesti fu quella della fuga a tre con Berzin e Furlan.

Neanche volevamo attaccare, ma la squadra ci portò davanti all’attacco del secondo Muro e quando in cima ci voltammo e vedemmo che non c’era dietro nessuno, tirammo dritto.

Nel 1994 Argentin vince la terza Freccia Vallone, battendo Berzin e Furlan
Nel 1994 Argentin vince la terza Freccia Vallone, battendo Berzin e Furlan
Tre giorni dopo la tua Freccia Vallone, Berzin vinse la Liegi. Come fisionomia ricordava l’Evenepoel di oggi?

Era piccolotto, robusto: stagno, come si dice da noi. Però quando dava le sue stilettate non era facile stargli dietro...

Veniamo un po’ al presente: come procede l’organizzazione della Adriatica Ionica Race?

Stiamo lavorando per le tappe, spaziando tra Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Reggio Calabria. Le ultime due saranno in Puglia e spero proprio che quest’anno si possa fare un’edizione della Adriatica Ionica Race al Sud, arrivando finalmente allo Ionio. Dobbiamo sempre aspettare la fine dei giochi del Giro d’Italia, perché prima vengono quelle trattative e poi, dove resta spazio, andiamo noi. Le risorse non te le tirano dietro e io non ho nessuna intenzione di organizzare tanto per farlo. Per fare un prodotto di qualità devi anche investire, ma abbiamo problemi con la Lega Ciclismo. Non si vede un gran disegno, abbiamo ancora problemi con i diritti televisivi e chissà se saranno risolti.

Sul podio finale della Adriatica Ionica Race 2022, Zana, Tesfatsion e Pronskiy
Sul podio finale della Adriatica Ionica Race 2022, Zana e Tesfatsion
Che problemi vedi?

Non so quali siano i ragionamenti che hanno fatto, ma hanno sbagliato tutto perché se non dai a tutti lo stesso contratto, saremo sempre divisi. L’unico collante che abbiamo è la produzione televisiva. Se dai le stesse cose, il collante diciamo che è efficace. Altrimenti ognuno va per i fatti propri, come sta accadendo. Il Commissario Straordinario sta gestendo la Lega Ciclismo come se ne fosse il presidente, mentre dovrebbe solo portarci alle elezioni. Siamo sicuri che così le corse rinasceranno?