Secondo riposo, le cose da vedere non finiscono mai

11.07.2022
9 min
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Nel secondo giorno di riposo, prosegue il nostro percorso tra le curiosità del Tour de France 2022. Biciclette, capi tecnici e soluzioni che vedremo nel prossimo futuro, alcuni di questi prodotti non ancora ufficializzati e già vittoriosi. E poi c’è la conferma che il ciclismo interessa anche alle serie tv (e non è la prima volta), un bello spot promozionale che fa bene al nostro sport.

Altre bici nuove, anche la Propel

La nuova Giant Propel, non ancora presentata ufficialmente e già vittoriosa. E’ la bicicletta aerodinamica di Giant, prodotto massiccio e importante nelle forme. Nel caso della nuova versione, vittoriosa con Groenewegen, si nota una bicicletta sì aero, ma più sfinata e magra, soprattutto nel comparto centrale e posteriore.

Altrettanto interessante è l’aver mantenuto il seat-post integrato, una sorta di marchio di fabbrica Giant, con una forma mutuata dal modello TCR. Dopo averla vista in corsa e poi in mano ai meccanici nel giorno di riposo, la vedremo ufficialmente con tutte le sue specifiche prima della fine dell’estate?

Tra fatica, tecnologia e serie tv

Vista quella scatoletta sul cappellino post gara di Van Aert? L’oggetto in questione è il trasmettitore del microfono, perché l’atleta della Jumbo-Visma è… spiato costantemente. Ma non solo Van Aert, in alcune occasioni i microfoni sono stati montati anche sulle biciclette dei corridori, generalmente agganciati al supporto del computerino. Il Team Jumbo Visma al Tour de France 2022 sarà soggetto di una serie Netflix, come già accaduto per il Movistar Team, che vedremo in futuro.

Magnus Cort, il corridore danese, grande protagonista nella sua terra natale, è l’unico del Team EF-Easypost ad utilizzare la aero Cannondale SystemSix. Il resto degli atleti utilizza la Cannondale SuperSix Evo.

Se analizziamo i capi tecnici, quelli normalmente utilizzati al Tour de France e finalizzati per combattere il caldo, gli spunti d’interesse sono sempre numerosi. Ci ha colpito la maglia Le Col della Bora-Hansgrohe, con un girocollo molto basso, ma con una ribattitura doppia. Una pannellatura frontale fitta e aderente e un tessuto dalla trama a micro-celle sulla parte superiore delle maniche. Il fondo-manica invece è molto sottile ed è una sorta di rete elastica.

Shimano Dura Ace a 11v. Sono due i team che hanno scelto di optare per le trasmissioni ad 11 rapporti: la Total Energies e la Israel-Premier Tech. L’obiettivo è quello di far scendere il più possibile le variabili che si generano nel mix di componenti delle diverse famiglie di prodotti.

La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo
La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo

Una trasmissione Sram Eagle in futuro?

Nessuno vieta di immaginarlo e pensarlo e la trasmissione montata nelle tappe della Super Planche des Belles Filles e Losanna sulla bici di Skujins è una sorta di conferma. L’ultimo pignone (quello nero) non è un 50, come quello utilizzato sulla versione mtb, ma è di sicuro un fuori misura, una sorta di salva-gamba. E poi ci sono i pignoni dorati che appaiono senza grossi salti tra l’uno e l’altro. Staremo a vedere.

Ma che scarpe sono?

Louis Garneau. Sono due gli atleti della Israel-Premier Tech che indossano le calzature del marchio canadese, quasi scomparso e che ora è tornato tra i professionisti di primissima fascia. Micheal Woods e Simon Clarke indossano la costosa versione Course Air Lite XZ.

Q36.5 per Geschke. Sono di colore argento e sono il modello Unique Silver dell’azienda di Bolzano, le calzature indossate dal corridore tedesco ora in forza al Team Cofidis.

Nuove scarpe Giant per Matthews? Già in passato, nel suo trascorso al Team Orica-Green Edge, Michael Matthews è stato uno dei principali artefici nello sviluppo delle Shimano S-Phyre. Il corridore australiano è particolarmente ambito dalle aziende, per le fasi di test dei prodotti. Quelle che indossa al Tour de France hanno tutta l’aria di essere una nuova versione top di gamma delle calzature Giant.

Pogacar e Stuyven, corridori diversi in tutto. Doti atletiche a parte, i due corridori rappresentano anche gli antipodi nel modo di utilizzare le calzature ed i pedali. Pogacar, pedali Look Keo, scarpe DMT KR SL con i lacci e tacchette grige, pedala con le punte verso l’esterno. Stuyven, pedali Shimano (in realtà dovrebbe avere i Look), calzature Bontrager e tacchette Shimano blu, pedala con le punte rivolte all’interno.

Tra caschi e gomme

Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM. Rispetto al “vecchio” modello top di gamma Furo, il nuovo casco Bollè ha delle feritoie più ampie nella sezione frontale e lateralmente, forse meno votato all’aerodinamica, ma non per questo meno efficiente. C’è sempre la calandra posteriore tronca, ma il casco è meno pronunciato verso il retro ed è maggiormente arrotondato sopra.

S-Works Prevail e Evade. Il primo è quello meno calottato, spesso scelto dagli uomini di montagna e per le giornate da canicola. Lo Specialized Evade è quello “aerodinamico”, più chiuso e tra i caschi più efficienti mai sviluppati. Entrambi adottano anche un nuovo sistema Mips al loro interno.

Tre team in gara, tra tubeless copertoncino. Per le tappe tradizionali (esclusa quella del pavé) tutti i team supportati da Specialized si dividono tra tubeless e copertoncino. E’ necessario ricordare che la Quick Step-Alpha Vinyl è stata coinvolta in modo diretto nello sviluppo dei nuovi pneumatici Turbo di Specialized. Inoltre, le ruote Roval del team belga arrivano anche dalla fornitura del 2021, come si vede da una delle immagini. Nessun riferimento di “inventario” per le ruote TotalEnergies, considerando la sponsorizzazione recente.

Manubri super leggeri e spessori

Interessante la scelta di Patrik Konrad, che utilizza l’attacco manubrio full carbon Vibe Carbon da poco più di 100 grammi e la piega Pro Vibe Carbon SL compact. Il peso di quest’ultima è intorno ai 200 grammi, per un’accoppiata che supera di poco i 300 grammi e con una rigidità complessiva molto elevata.

Ma quanti spessori sulla bici da Gaudu? Oltre al cap in battuta, ci sono ben 3,5 centimetri di spacers (sono sette da 0,5 cadauno) tra lo stem e lo sterzo della bici di Gaudu. Già al Tour of the Alps avevamo documentato i bike fitting “non estremi” del gruppo di scalatori del Team Groupama-FDJ. Osservando con maggiore attenzione la bici del corridore transalpino, vediamo anche un seat-post con un abbondante arretramento.

Facendo la somma dei dettagli, cosa potremmo scrivere? Un telaio piccolo e una posizione non facile da adattare, con la necessità di portare il peso del corpo sulla ruota posteriore e lasciare scaricate le ginocchia. Inoltre il corridore non si schiaccia mai in modo eccessivo verso l’anteriore e verso il basso.

Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni
Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni

Quel vedo non vedo

Gli inserti dentro le gomme, nel giorno di riposo c’è modo di parlare anche di questo. Torniamo per un attimo alla tappa del pavé di questo Tour de France 2022. Non si vedono perché inseriti dentro i tubeless, ma Pogacar ha utilizzato gli inserti tra gomma (Pirelli TLR da 30 millimetri) e cerchio, una sorta di salsicciotto di schiuma/spugna densa e compatta, non assorbe il liquido anti-foratura ed evita lo stallonamento del tubeless, anche e soprattutto con i colpi proibiti che subiscono le ruote in carbonio. I liner non sono Pirelli, che ad oggi non ha in gamma questa tipologia di accessorio. Inoltre, Pogacar ha corso quella frazione con la Colnago Prototipo, molti suoi compagni hanno utilizzato la “vecchia” V3Rs.

Sonny Colbrelli

Tre settimane da gregario per Colbrelli

22.09.2020
3 min
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Alla fine del Tour de France, con un nono posto come miglior risultato, Sonny Colbrelli si è detto che un altro grande Giro solo per tirare non lo farà più. Dopo il terzo posto ai campionati italiani, c’era da sperare che la Bahrain-McLaren lo portasse alla Grande Boucle per vincere una tappa o lottare per la maglia verde. Invece le parole dei manager sono state chiare: si va al Tour e si tira per Landa. Null’altro. E Colbrelli ha accettato, difficile capire se perché sprovvisto di alternative. Il suo Tour de France si è chiuso con l’11° posto a Parigi e il 93° posto in classifica finale a quattro ore e mezza da Pogacar.

Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Una Grande Boucle inattesa per il bresciano, che si è ritrovato a lavorare in salita
Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Una Boucle inattesa per il bresciano, che si è ritrovato a lavorare in salita
Cominciamo dagli altri: credevi che Roglic potesse perdere così?

Una ripassata del genere è stata fuori dal normale, anche perché Roglic nella crono finale ha chiuso nei primi cinque. Non è andato proprio piano. Pogacar ha avuto davvero un giorno di grazia.

Che cosa hai pensato quando ti hanno detto che avresti dovuto lavorare e basta?

Che è il mio lavoro. All’inizio è stata un po’ dura, poi mi sono abituato. Sapevo che non avrei avuto occasioni per me e quando a Lione mi sono ritrovato davanti, ho fatto la volata per orgoglio. Diciamo che mi hanno voluto a tutti i costi, ma un po’ mi è dispiaciuto non aver potuto lottare davanti. Quando c’era Nibali, mi capitava di tirare, ma nelle tappe veloci avevo i miei spazi. Se non altro ho capito di poter essere leader in certe corse e gregario in altre.

Dopo tanto lavorare in salita, si poteva sperare in un posto per i mondiali?

Sapevo che sarebbe stato difficile. Quando Cassani ha la sua idea su un percorso o un corridore, difficilmente gliela fai cambiare. Eppure io uno veloce lo avrei portato, come jolly. E non parlo per forza di me, magari ci sarebbe stato bene Trentin che regge a certi dislivelli. I mondiali duri sono difficili da interpretare: Innsbruck doveva essere durissimo, ma sono arrivati sotto l’ultimo muro col gruppo quasi compatto.

Dopo il primo Tour non volevi più tornarci, ora è cambiato qualcosa?

La stanchezza è arrivata per tutti nell’ultima settimana, ma l’ho gestita. Il primo Tour fu devastante, lo confermo, ma era il mio primo anno in un team WorldTour e serviva tempo per fare esperienza.

Come è stato il Tour nell’anno del Covid?

La verità è che mi pare non sia cambiato niente, a parte metterci la mascherina. Non c’era gente ai pullman e alla partenza, ma sui percorsi era pieno di tifosi. Per il resto eravamo blindati.

Due soli italiani, Caruso e Colbrelli, come è andata?

Eravamo in camera insieme, Caruso ed io, ma dopo una settimana abbiamo litigato e per una notte ci siamo separati. C’è stata tensione dopo il giorno dei ventagli, poi però abbiamo fatto pace.

Che Tour è stato?

Folle, corso a mille all’ora. Non un sol giorno che siamo stati tranquilli, non so perché. A ogni tappa facevo il record dei watt o dei fuori soglia.